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GIUGNO 1990 LIRE 7000
QuattroPro in italiano
SuperCalc 5.0 in italiano
WordPerfect per MS-DOS
Amiga, Atari, Mac
&jjeeHand 2.0
Anteprima: Windows 3.0
Esprit: si sv&jlia la tecnologia e
Il portatile universale:
Desktop Publishing, la
Dal lavoro al divertimento
con un semplice tasto
Fantastico: basta premere
un tasto e il CDR-35 si trasforma
in lettore HiFi di compact disc.
Se volete rilassarvi un po’ dal
lavoro, inserite un compact disc e
godetevi la vostra musica preferi-
ta attraverso l’amplificatore o la
cuffia. Potete infatti usare l’appa-
recchio con compact disc da 8 o
12 cm di diametro contenenti sia
audio che dati.
.Piesso k> rete di distribuzione
Axx oh m
La banca dati compatta per
l’ufficio e il viaggio
Con il CDR-35 non solo
avrete una banca dati personale
direttamente sulla scrivania, ma
potrete portarla con voi ovunque.
Le sue dimensioni compatte, il
peso ridotto fmeno di 1 kg) e l’a-
limentazione anche a batteria lo
rendono il partner ideale anche
in viaggio.
Compatibile con tutti gli
standard PC correnti
Adesso potete attrezzare facil-
mente il vostro PC per la lettura
dei CD-ROM. Grazie ai kit di
interfaccia opzionali, il CDR-35
può essere collegato a XT/AT e
compatibili, PS/2 MicroChannel
e Apple Macintosh. Ha un’inter-
faccia SCSI e legge i CD-ROM
secondo lo standard High Sierra,
ISO 9660 o Apple HFS.
NEC
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NEL
NUMERO
97
GIUGNO 1990
Prova: Logitech Junior Mouse Pilo!
di Massimo Truscelli 110
Prova: Borland Quattro Pro in italiano
di Francesco Petroni 114
Prova: Computer Associates SuperCalc 5
di Francesco Peironi 122
Prova: WordPerfect
di Dario de Judicibus 130
MCmicro CAMPUS
a cura di Francesco D'Angelo e Gaetano Di Slasio 143
Desk Top Publishing di Mauro Gandini
Immagini e calcolatori, gioie e dolori 148
Grafica di Francesco Petroni
L’organizzazione del lavoro grafico 152
IntelliGIOCHI
Crobots di Corrado Giustozzi 159
Story Ware Inizia la rassegna di Elvezio Pelrozzi 164
Playworld di Francesco Carià
Avvenimento. Best In Software. Panorama.
Inside Reader. Hitachi Videoprint 168
Archimedes
Risc-os: OverView sul Kernel (2) di Bruno Rosati 181
Archie Mail & News di Bmno Rosati 184
Archie PD Software di Massimo Miccoli 186
Macintosh di Raffaello De Masi
Aldus FreeHand 190
ADPnetwork: Net-Handler & Net-Server
di M.L Ciuchini e A. Suatoni 196
EasylGraphic Tablet di Bruno Rostì 200
Programmiamo Videogiochi di Marco Pesce 204
PD Software: Fratelli (d'Italia e) d'Amiga di Enrico Ferrari 208
Programmare in C su Amiga (23) di Dario de Judicibus 212
Atari ST di Vincenzo Folcarelli
GFA Raytrace V2.1 218
Appunti di Informatica di Giuseppe Cardinale Ciccotti
Architettura e programmazione
dei sistemi multiprocessore 224
Intelligenza Artificiale di Raffaello De Masi
Cosa é un Sistema Esperto 230
C di Corrado Giustozzi
Scrivere programmi portabili
Prima parte: dipendenze dall’hardware 234
Turbo Pascal di Sergio Poiini
La unit TSR al lavoro 238
Turbo Prolog di Raffaello De Masi
Il controllo dell'editing sullo schermo 242
MSX di Maurizio Mauri
La RS232 247
CP/M di Corrado Conforti
Software PD per il CP/M:
un Sistema Operativo Shareware 252
Software Amiga a cura di Andrea de Prisco
XFormat 256
Software Atari a cura di Vincenzo Folcarelli
Tris e Carene 263
Software MS-DOS a cura di Valter Di Dio
Il Diavoletto di Maxwell - Criminals 266
Software MSX a cura di Maurizio Mauri
Anoid 270
Software C-64 a cura di Tommaso Pantuso
SAM: scritte scorrevoli - Strisce colorate nel bordo 275
Software di MC disponibile su miniflopply 279
Guidacomputer 280
Micromarket - micromeeting 298
Moduli per abbonamenti - arretrati - annunci 305
MCmicrocomputer n. 97 (numerazione editoriale)
Indice degli Inserzionisti
64 4 Bytes srl Via Lorenzo il Magnifico. 65-001 62 Roma
44 A.P.C. - Via Magenta, 13/15r- 50123 Firenze
33-207 A.R. Computer srl - Via Malta. 8 - 00198 Roma
251 Acca srl Via Michelangelo Cianciulli, 41 - 83048 Montella
70 Advanced Technology srl - Viale Alessandrino. 251 - 00172 Roma
158 Alpha Team Software sas - Via Cicioni, 10 - 06100 Perugia
48- 52 Artek - Via Gora e Barbatole. 1 50/Z - 51000 Pistoia
42 Baxel srl - Via Ippolito Nievo. 61 - 00153 Roma
22-23-24-25 Borland Italia srl - Via Guido Cavalcanti. 5 - 20127 Milano
IV cop. Bull Hn Information Systems Italia spa - Via G. B Pirelli, 32 - 20124 Milano
30-31 C.B.S. Control Byte System srl - Via Comelico. 3-20135 Milano
39-41-43 C.O.C. spa - Via Toscoromagnola, 61 - 5601 2 Fornacette
40 CDMP Via Amatea, 51/53 - 951 29 Catania
18 Chicony - Taipei. Taiwan
72 C.S.H. - Via dei Giornalisti. 40 - 001 35 Roma
19 Commodore Italiana spa - Viale Fulvio Testi. 280 - 201 26 Milano
299 Computer Center Via Forze Armate 260/3 - 20152 Milano
129 D.P.I. Data Peripheral Italiana srl - Via Leonardo da Vinci, 21/23 - 20090 Sagrate
38 Data Automation srl - Milano Fiori Strada 4 pai. A2 - 20094 Assago
54 Digitek srl - Via Valli, 28 - 4201 1 Bagnolo in Piano
33 Digitron srl - Via Lucio Elio Seiano, 15 - 00174 Roma
142 DMC srl Strada Statale 3 bis Tiberina - 0601 1 Cerbara
74-75 E.GI.S. Via Castro de' Volsci. 42-001 79 Roma
37 Easy Data - Via Adolfo Omodeo. 21/29 - 00179 Roma
32 ECS - Via Casarini, 3/c- 40131 Bologna
262 Elettronica Centostelle srl - Via delle Cento Stelle. - 5/a-b - 50137 Firenze
245 Executive snc Via Buozzi, 23 - 22053 Lecco
26 Executive Service sas Via Savigno. 7 - 40141 Bologna
223 Fantasoft Via O Targiom Tozzetti. 7b - 571 26 Livorno
261 Flopperia srl Via Montenero. 31 - 20135 Milano
56-57 Fora -Taipei, Taiwan
233 Gianni Vecchietti GVH - Via della Selva Pescarola. 12/8 - 40131 Bologna
32 H.H.C. Italiana srl Via S Maria Goretti, 16 - 00199 Roma
65 Hewlett Packard italiana spa - Via G Di Vittorio. 9
20063 Cemusco Sul Naviglio
17 Hitachi Sales italiana spa Via Ludovico di Breme, 9 - 20156 Milano
113 Informatica Italia srl - Corso Re Umberto. 128 10128 Torino
109 Ing. C. Olivetti 8i C. spa - Via Jervis. 77 - 10015 Ivrea
121 Intercomp spa - Via della Scienza, 27 - 37139 Verona
163 Italsoft srl - Via Dottor Palazzolo snc • 94011 Agita
83 Jen Elettronica srl - Via Ravenna. 98 - 65122 Pescara
52-76 Kyber Calcolatori srl - Via L. Ariosto. 18 - 51 100 Pistoia
180 Luigi Buffetti spa Via Banco di Santo Spirito, 56 - 00186 Roma
301 M3 Informatica sas Via Forti. 82 - 10149 Torino
147 Maff Systems srl Via Paracelso 18. C. Colleoni - 20041 Agrate Brianza
50 Master's Team - Via Pironti, 27 - 83100 Avellino
18 Media Disk - Via Ciocaria. 12 - 00162 Roma
255 MG Elettronica snc - Via G. Negri. 2f - 20100 Novara
10-274 Microforum - 944 St. Clair Ave West ■ 00000 M6C1 C8 Toronto Ont. Canada
5-6-7 Microlink srl - Via Montegrappa. 1 77 - 50047 Prato
179 Microsoft spa - Via Cassanese. 224 Pai. Tiepolo - 20090 Segrete
11 cop./ll Nec Business Systems Italiana srl
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246 Newel srl - Via Mac Mahon, 75 - 20155 Milano
46 Overline Computers srl - Via Manzoni. 1 7 - 20055 Renate
12 PC Maint srl Via Albalonga. 42 - 00183 Roma
91 Peripherals srl - P zzle della Vittoria. 4 - 80121 Pozzuoli
44 Pertel srl - Via Matteucci. 4 - 1 01 43 Torino
73 Philips spa P.zza IV novembre. 3 -20124 Milano
269 Pix Computer Service srl Via Franceso D’Ovidio. 6c 00137 Roma
303 Porta Portese - Via di Porta Maggiore. 95 -001 85 Roma
68-69-71 Quota 32 srl Via Giano della Bella, 31 - 50125 Firenze
16 Royal Taipei, Taiwan
27 S.C. Computers Via Enrico Fermi, 4 - 40024 Castel San Pietro T
63 S.T.E. srl - Via Casamari, 29 - 00142 Roma
189 Sim Hi-Fi Ives - Via Domenichmo, 1 1 20149 Milano
82 Sincron srl - Via Cassia, 701 - 00189 Roma
III cop. Sisoft srl - Corso Sempione. 8-20154 Milano
49- 51 Softcom srl - P.za del Monastero. 17 -10146 Tonno
36 Spem - Via Ponchielli. 26/C - 1 01 54 Torino
45-47-53-55 Technimedia srl - Via C Perrier, 9 - 00157 Roma
13 Telcom srl - Via M Civitali. 75 - 20148 Milano
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28-29 Unidata srl - Via San Damaso, 20 - 001 65 Roma
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Collaboratori:
Massimo Truscelli.
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Francesco Carlà. Francesco F
Castellano. Giuseppe Cardinale
Decotti. Marco Ciuchmi,
Francesco D'Angelo, Raffaello
De Masi. Dario de Judicibus,
Valter Di Dio. Gaetano Di Slasio,
Enrico M Ferrari, Vincenzo
Folcarelli, Corrado Giustozzi.
Maurizio Mauri, Massimo Miccoli.
Tommaso Pantuso. Claudio
Petrom. Francesco Patroni. Elvezio
Petrozzi, Sergio Polim, Gabnele
Romanzi. Bruno Rosati. Luigi
Sandulli, Andrea Suatoni.
Segreteria di redazione:
Paola Pu|ia Iresponsabile).
Massimo Albarello,
Francesca Bigi,
Franco Fulignoli,
Giovanna Molinari
Grafica e impaginazione:
Roberto e Adnano Saltarelli
Grafica copertina:
Pubblicità:
Maurizio Zinelli
Manna Durand de La Penne
Roberta Grande, Rosana Melis
Segreteria materiali:
Alessandro Lisandri, Manna Pnncipi
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Festeggiamo insieme il primo
Consentiteci per una volta, cari amici, di non celebrare i nostri prezzi ed il nostro assortimento di
software, ma semplicemente di festeggiare con Voi la conclusione del primo anno di attività. Il
bilancio per noi è esaltante e utilizziamo questa rivista per ring raziare i nostri clienti , dall'hobbysta
al professionista, dalla grande industria alla scuola, dall'ente pubblico all'azienda, cioè tutti quei 2.500
clienti che ci hanno seguito e che ci permettono di essere su queste pagine ad offrirvi sempre le
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L'alta qualità, per noi, è un vizio di famiglia.
I computer Titan costituiscono una gamma completa di sistemi di
elaborazione professionali disponibili nelle più svariate configurazioni.
Al la base vi sono due modelli con microprocessore 80286; il Titan
2000 / 1 2. un classico e funzionale PC basato sul microprocessore 80286
a 12 MHz, ed il Titan 2000/16, polente ed espandibile, con dock a 16
MHz, fino a 8 Minte di memoria RAM su piastra madie, controller
integrato di memoria EM5. due porte seriali, due porte parallele e la
funzionalità di Sliadow Rum. Entrambi con chassis da tavolo, sono natu-
ralmente compatibili con MS DOS e OS/2.
Poi i potentissimi Titan basati su microprocessore 80386, al
confine con i minicomputer; il Titan 3000/ 25 che lavora alla frequenza
di 25 MHz e può essere espaaso fino a 8 Mbyte su piastra madre; il Titan
5000 '25 anch'esso con clock a 25 MHz ma con prestazioni addirittura
superiori grazie ai 32 Kh di cache memore : il Titan 5000/33 a 33 MHz e
con 32 Kbyte di cache memory. Assolutamente espandibili grazie al
versatile chassis da pavimento, i Titan 5000 raggiungono 16 Mbyte di
Ram. dispongono di Shadow RAM e possono utilizzare sia 11 coproces-
sore 80387 che II Weitek, per ottenere il massimo della velocità di
elaborazione; inoltre dispongono di controller cache INTEL 80385, E,
naturalmente, possono far girare lutto il software esistente, compreso
quello di nuovissima concezione realizzalo appositamente per il micro-
processore 80386 con totale compatibilità con il bus AT a 8 MHz
Li stessa potenza dei Titan 2000 e 3000 è disponibile poi sui T1T
MT 2000/16 e 3000/25. in un elegante c compatto chassis "minitower".
Sempre con chassis minitow er, completa l'offerta HBS il TIT SX espandi-
bile fino a 8 Mbyte su piastra madre e dolalo del nuovo microprocessore
80386 SX: garanzia di compatibilità con il software di nuova genera-
l’ersonal computer Titan. la forza italiana ha dato il meglio di sé.
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i fax in arrivo, poi li salva su disco!
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per poter vedere sullo schermo il fax
in arrivo anche se è stato trasmesso
sottosopra o orizzontalmente!
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NEC Pinwriter P6/P7 Plus
Perché accontentarsi
di meno?
Le eredi di una leggenda
Vi siete mai trovati in questa situazione: la vostra
stampante deve stampare un documento lungo e
blocca il PC perché non ha un buffer sufficiente e
non è abbastanza veloce?
Oppure in questa: avete elaborato una bellissima
grafica e sulla carta vi ritrovate solo una massa di
puntini grigi? Se avete risposto di sì ad almeno una
di queste domande, avete la stampante sbagliata. E
sicuramente non avete una NEC P6 o P7Plus. Sono
le eredi della leggendaria P6. con la quale NEC ha
imposto un nuovo standard per stampanti ad aghi.
Le P6/P7 Plus fanno ancora di più. Sono veloci
(fino a 256 caratteri al secondo), stampano con
assoluta nitidezza (fino ad una risoluzione di
360 x 360 dpi) e hanno una grande memoria (buf-
fer da 80KByte, fino a 50 pagine).
Alcuni altri plus: attrezzatoli per la stampa a colori
— parcheggio carta — nastro carbografico/nailon/
colore — cartucce con set di caratteri opzionali.
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di formato A3 o tabulati a 132 colonne..
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nali e riconosciute dalla NEC Business Systems
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adattarsi automaticamente alle più svariate schede grafiche
installate nel personal computer, sia che si tratti delle VGA,
sempre più diffuse nel mondo del lavoro, che delle più avanzate
CAD-CAM utilizzate dagli specialisti in grafica computerizzata.
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consente il collegamento simultaneo a due computer oppure a due
diverse schede della stessa unità centrale, rendendo superfluo, ad
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L'immagine centrale è tratta dal Demo VGA della Sigma Design ■ . Le altre sono rispettivamente tratte da una scenografia originale della
Micrograph s.p.a.. da una tabella a 132 colonne realizzata con Lotus 123® e da un'applicazione CAD Computervision' .
Nella tradizione della
perfezione artigiana
Mentre la produzione tecnologica cambia in modo radicale
dopo l'incoronazione dell'insigne imperatore, le tradizionali virtù
artigiane, ancora prevalgono. 0 almeno ciò è vero per i 400 operai
della TRL, che fabbrica 60 mila monitor mono cromatici e 40 mila
a colori al mese.
Ricerca attenta, scelta di materiali di prim'ordine, e sapiente
lavorazione, hanno reso la TRL l'azienda Taiwanese leader nella
produzione di monitor da 12 e 19 pollici. Ma non ci siamo riposati
sugli allori: ingegneri scelti della sezione R&D recentemente hanno
sviluppato due monitor ad alta risoluzione di formato A4.
Il successo intemazionale della TRL è inoltre basato su di
un'efficiente rete di validi distributori e venture partner, con i
quali stretta collaborazione e promozioni congiunte sono all'ordine
del giorno.
Questa rete si espanderà presto. Se volete fame parte,
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Monitor TRL A4:
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17 pollici monocromatico
Frequenza orizzontale: 64 KHz
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Frequenza orizzontale: 30-64 KHz
Frequenza verticale: 60 KHz
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Impieghi diversi richiedono
Mentre alcuni impieghi con dei computer di classe laptop
principalmente hanno bisogno di una velocità di calcolo
elevata, altri richiedono periferiche sofisticate per elaborazioni
grafiche, altri ancora usano i laptop come macchine da scrivere
portatili e così via.
Qualunque professionista ricerca nei laptop una caratteristica
specifica, ma c’è un particolare comune: la richiesta di prodotti
di alta qualità che unisce performance attendibili con la
massima facilità d’uso e portatilità.
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largo ventaglio di necessità che i professionisti odierni
richiedono. 286 come 386SX, corredati di video LCD o al
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ergonomiche, display nitidi, ed un controllo sulla qualità con
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America Office: Toppcs Int’l Ine.
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A COSA SERVONO GLI OGGETTI.
Fatevi strada nel mondo degli
oggetti. Provate il nuovo Tur-
bo C + + , il linguaggio che ac-
coppia la collaudatissima effi-
cienza di C alle delizie della
programmazione object-orien-
ted. Con Turbo C + + è un gioco
prendere confidenza con gli og-
getti e le loro leggi, dall’eredi-
tarietà al polimorfismo. Pro-
messa: non tornerete più indie-
tro, perché nella programma-
zione object-oriented anche le
applicazioni più complesse
scorrono lisce come l'olio.
OBJECT-ORIENTED,
MA SENZA DISORIENTARVI.
Per la prima volta, un compila-
tore in C porta il mondo degli
oggetti sul vostro PC. E se vi
trovate bene con C, vedrete che
Turbo C + + è la sua evoluzione
naturale. Tanto più che Turbo
C + + compila sia in C++ che in
ANSI C, quindi potete conti-
Pochc chiacchiere. Voglio subito:
□ dati sui linguaggi Turbo
□ l'elenco dei Borland Center.
Nome
Cognome
Azienda
Ruolo
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Cap e Città
Spedire a: Borland Italia, via
Cavalcanti 5, 20127 Milano.
nuare in tutta calma il vostro la-
voro in C e passare a C + + nei
tempi che preferite. Una possi-
bilità che solo il leader nella
programmazione object-orien-
ted poteva darvi.
UN BEL RESPIRO, E VR00MM.
Ma il bello di Turbo C + + non è
solo la programmazione object-
oriented. E l'ambiente dove
utilizzarla. Una straordinaria
struttura integrata dalla quale
accedere all'editor multi-file, al
project manager, al sofisticato
debugger interno, a tool come
Turbo Debugger. In più, fine-
stre e supporto mouse. E sul
fronte della memoria? Altra
sorpresa: VROOMM™, una
esclusiva gestione della memo-
ria che permette di creare pro-
grammi con dimensioni supe-
riori alla memoria disponibile.
VROOMM vi dà più spazio in
modo semplice e automatico.
IL PIÙ DEL PIÙ:
TURBO C++ PROFESSIONAL.
E possibile fare di più? Sì, con
la versione Professional di Tur-
bo C + + : linguaggio base e tre
tool superlativi. Turbo De-
bugger 2.0, una nuova versione
che per la prima volta vi con-
sente ('esecuzione inversa: da-
rete la caccia agli errori riper-
correndo all’indietro il codice
appena fatto. Turbo Profiler:
una novità assoluta, il primo
profiler interattivo per scoprire
tutti i punti dove migliorare il
vostro codice. Turbo Assem-
bler 2.0, versione perfezionata
del più veloce assembler in cir-
colazione.
ECCO UN BELL'UPGRADE
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il numero è 02.2610102.
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B ORLA N D
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non inviate francobolli!
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* er ovvi motivi di tempo e spazio sulla
rivista, non possiamo rispondere a tutte le
lettere che riceviamo né, salvo In casi del
tutto eccezionali, fornire risposte private
per tale motivo, preghiamo l Lettori di non
accludere francobolli o buste affrancate.
Leggiamo tutta la corrispondenza e alle
lettere di Interesse più generale diamo ri-
sposta sulla rivista, Teniamo, comunque,
nella massima considerazione suggerlmen
tl e critiche, per cui Invitiamo In ogni caso 1
Lettori a scriverci segnalandoci le loro opi
Pubblicità, chiarezza, fiducia
Al Direttore Marketing
della Olivetti Office Italia
Divisione Personal Computer
e. p.c. :
MCmicrocomputer,
Egregio direttore marketing:
grazie. Olivetti I Peccato. Olivetti I
Verrebbe voglia di esordire cosi in questa
missiva semiaccorata (e semisena...) che sento
il bisogno di scriverLe a nome dell'azienda che
dirigo, la Llnibit SpA, e di qualche utente non
troppo smaliziato.
Intanto a proposito di cosa ?
L'attenzione è sul nuovo ( forse ammetterà
che « nuovo » è un po' esagerato, se avrà la
pazienza di leggere fino in fondo) M290S pre-
sentato a piene pagine dalla pubblicità Olivetti
dal 21 marzo 1990, giorno di inaugurazione del
Cebit, la più grande mostra di computer euro-
pea e, forse, mondiale, con frasi come questa
« Olivetti vince la sfida del 286. M290S a 16
MHz. Record di Velocità ». Oppure con attributi
come questo :
«... M290S a 16 MHz il Personal Computer
286 più potente sul mercato».
E poi ancora «le sue caratteristiche sono la
massima velocità di elaborazione 116 MHz, la
più alta del mercato)», etc. etc.
Tutto questo a partire dal 21 marzo 1990
Che c'è di strano dirà ?
Di strano non ci sarebbe niente lo molto di
meno) se questi messaggi venissero non da
uno dei leader europei e, forse, mondiali del
mercato dei PC, ma da altre aziende
Da aziende, cioè, che fanno delle iperboli un
uso non più che ingenuo: troppo evidente ne è
l'abuso dei superlativi assoluti, quali «il più velo-
ce», « il più potente ». per apparire addirittura un
po' malizioso anche ai più sprovveduti.
Ma la tecnologia è un campo minato, quando
a firmarne la relativa informazione è un nome
prestigioso, come Olivetti.
Perché in questo caso la firma del messaggio
col suo prestigio e quindi la sua credibilità
abbatte il naturale filtro della diffidenza verso
quanto è proclamato come assoluto,
E allora, visto che Olivetti ha dalla sua delle
sicure qualità quali, tra le altre, il possesso o la
comprabilità delle migliori tecnologie, allora, di-
24
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
POSTA
cevo. perché trasformare la sua pubblicità del
suo « nuovo » M290S nella migliore pubblicità
esistente, ad esempio, del nostro Unibit PCbit
286SP?
Perché dico questo, ammesso e non conces-
so che Ella non abbia già intuito tutto ?
Ma semplice I Perché:
— IVnibit PCbit 286SP, basato, come FM290S.
sul veloce 80286 a 16 MHz. è stato immesso
sul mercato non il 21 marzo 1990 ma Fin dal 29
settembre 1988. durante SMAU, che grande
come il Cebi t non è ma
— l'Unibit PCbit 286SP. che all'epoca « forse »
era anche il più veloce I scusi ora la mia iperbo-
le). si é visto confermare il suo successo da una
commessa per ben 285 unità ricevuta dal Co-
mando Generale deila Guardia di Finanza l'8
febbraio 1990 quindi ancora prima del 21 marzo
1990:
— se l'M290S è vincente col suo prezzo che è
quello di v un personal computer a 12 MHz»,
allora l'Unibit PCbit 286SP, la cui affidabilità è
confermata da una tradizione ormai biennale,
costa ancora meno e quindi...
Allora grazie Olivetti, peccato Olivetti!
Grazie per la pubblicità!
E se per un momento io e Unibit abbiamo
pensato di rivolgerci al Gran Giurì della pubblici-
tà. appellandoci alle norme che difendono gli
utenti dalla pubblicità ingannevole, altri impegni
e altre nuove, nostre, idee ce lo hanno fatto
dimenticare, oltre naturalmente alle nostre di-
mensioni lillipuziane (circa 18 miliardi di fatturato
nel 1989, 150 rivenditori in Italia, 2 distributori in
Grecia e Portogallo e basta cosi, altrimenti an-
che noi. nel nostro piccolo, rischiamo di gon-
fiarci!).
Peccato Olivettil Non solo per il ritardo nel-
l'annuncio, ma anche perché l'M290S, proposto
cosi come è stato fatto, fa tanto retroguardia,
mentre suggerito come valido entry leve I. senza
troppa retorica, avrebbe ben altra dignità (e non
lo diciamo solo perché è cosi che Unibit propo-
ne la sua « vecchia » macchina con uno slogan
tranquillo come «partenza valida»).
Peccato anche perché Olivetti è stata invece
tra le prime a scoprire le potenzialità da vero
mini dell'80486 Intel. A proposito, in questo
caso cosa ne facciamo del vituperato strapotere
Intel chiamato da Olivetti a giustificazione della
scelta dell'80286 a 16 MHz prodotto da altri,
come se poi l'Intel non percepisse royalties. e
non potesse quindi condizionarne le politiche,
dai produttori su sua licenza degli 80286 a 16 e
20 MHz? Insistere poi sulle doti di compatibilità
dell'M290S oltre che con l'MS-DOS, con l'OS/2
e lo Xenix// (che aspirano, invece, per dare il
meglio di sé, almeno a macchine 80306SX) e
sulle sue capacità di soddisfare «qualunque tipo
di utenza » (ma «qualunque» non sarà troppo?),
è un atteggiamento chiaramente pubblicitario,
forse non troppo attento alle esigenze di qualun-
que (ora si, qualunque) utente.
Peccato, poi. perché a febbraio 1990 nella
convention Unibit a Sorrento avevamo suppo-
sto, tra gli scenari vicini, la chiusura, dopo due
anni gloriosi, della linea PCbit 286SP a favore,
verso il basso, dei PCbit 286/12 (80286 a 12
MHz) e verso l'alto del PCbit 386SX.
Peccato quindi, Olivetti, perché ci toccherà
continuare a fornire gli Unibit PCbit 286SP,
magari ad un prezzo ancora più concorrenziale.
perchè se Olivetti vince la sfida dei 286 con
l'MS290S. non sia mai detto che questo avven-
ga per assenza di chi la sfida nel 1988 ha
contribuito a lanciarla: Unibit. cioè.
A proposito!
Arrivederci al prossimo Cebit (quello del 1991,
magari) quando qualcuno annuncerà il prossimo
PC. magari col 386SX... più veloce del mercato!
Quel qualcuno é avvisato fin da ora: il nostro
Unibit 386SX è stato presentato il 5 ottobre del
1989 a SMAU e poi anche il 21 marzo 1990 al
Cebit ...
Non ce ne voglia.
Giovanni Coviello. Direttore Generale Unibit
In giro per i nostri uffici ho visto tempo fa un
foglietto, che qualcuno aveva esposto sul muro
della propria stanza, con scritto che per corruga-
re la fronte occorrono non so quanti muscoli,
mentre per sorridere ne basta un numero molto
inferiore: «allora, almeno per economia, sorri-
di!" conclude la scherzosa ma significativa epi-
Non c'entra nulla, salvo che mi dà lo spunto
per dire che la fiducia è una cosa seria e. se la si
perde, sono dolori riconquistarla. Allora, almeno
per convenienza, cerchiamo di non tradirla!
Ciò che mi trova più concorde, nella lettera
della Unibit, é proprio il fatto che una casa con
la tradizione e la credibilità della Olivetti non ha
alcun bisogno di ricorrere, nella propria pubblici-
tà. ad affermazioni che non siano improntate
alla massima chiarezza.
Non ne ha bisogno né. a mio avviso, conve-
nienza. Gli slogan utilizzati possono far presa su
chi non conosce esattamente la situazione tec-
nologica del mercato. Quindi su un numero di
persone che magari è grosso, ma che non
comprende i migliori, i più competenti, che di
286 a parecchi mega Hertz ne hanno ormai visti
parecchi. Anzi, su costoro non ha un buon
effetto, perché suona solamente come «ora
finalmente ce lo abbiamo anche noi». E c'è di
più: supponiamo che una persona non molto
esperta del settore, ma che reputa il nome
Olivetti una garanzia di credibilità, venga in
qualche modo informata sull'esatta realtà delle
cose: sarà molto più scettica, quando leggerà il
prossimo annuncio.
Ecco perché dico che la fiducia non bisogna
perderla.
Ed ecco perché dico che non mi sembra
conveniente ricorrere alla non chiarezza. Ma
questi non sono fatti miei: certo è che personal-
mente avrei preferito ad esempio «Ci sono altri
personal computer come questo, ma non sono
Olivetti», aggiustato in qualche modo e comple-
tato dall'informazione che i suoi requisiti sono i
migliori attualmente offerti sul mercato. Per i
non esperti va bene, per gli esperti pure: non
contiene affermazioni contestabili.
La pubblicità, a mio giudizio, andrebbe pensa-
ta in questo modo.
Quando non è cosi, non è di molto aiuto agli
utenti, non fa bene al mercato e... stimola nei
concorrenti la vena polemica, come chiaramen-
te mostrato dalla comprensibile reazione Unibit.
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VGA-70: 80286. clock a 16 MHz LM. 1 Mb RAM, 1 Dr. 3"l/2da 1.44 Mb. 1 HDda 68 Mb. 1
Seriale. 1 Parallela. 1 P.ta Mouse. Tast. 102 Tasti ITA. Scheda Video VGA 1024. MS-DOS 3.3
SX-70: 80386SX, clock a 21 MHzLM. 1 MbRAM*5M, 1 Dr.3’l/2da 1.44 Mb. 1 HDda 68 Mb,
1 Seriale. 1 Parallela. 1 P.ta Mouse, Tast. 102 Tasti ITA, Scheda Video VGA 1024. MS-DOS 3.3
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26
POSTA
Ma voglio aggiungere che. nei giorni degli an-
nunci in questione, mi è capitato di scambiare al
proposito alcune impressioni con il responsabile
delle comunicazioni di una grossa azienda (piu
grossa della Unibit, anche se meno della Olivet-
ti, ma comunque multinazionale): una signora di
grossa classe e capacità che. più o meno, ha
affermato «non capisco chi glielo ha fatto lare di
mettersi su questo piano».
Mi piacerebbe ospitare su queste pagine il
punto di vista Olivetti
Marco Marinacci
Siamo maniaci sessuali?
Egregio Direttore,
sono un giovane programmatore (27 anni) che
da alcuni anni è un affezionato lettore della
rivista da Lei diretta, Ho potuto cosi apprezzare
le qualità di MCmicrocomputer e trarne spesso
validi aiuti nel mio lavoro.
È quindi con dispiacere che mi rivolgo a Lei
per lamentare un latto riguardante il numero di
marzo. Mi ha lasciato molto perplesso notare,
nella rubrica Playworld, un articolo, volutamente
ricco di immagini, su un gioco definito dal suo
redattore « simulerotico » Tralasciando un giudi-
zio sui commenti entusiastici di tale redattore,
vorrei porre in nlievo alcune considerazioni.
Duole molto vedere su riviste, che hanno una
qualche specializzazione tecnica, lo sforzo di far
apparire ogni tanto qualche immagine poco ve-
stita o allusiva tanto per essere in linea coi
tempi e con l'evoluzione (ma propno dì evoluzio-
ne si tratta?!) del costume. Dico «duole molto »
perché ciò pone in evidenza uno scadimento
della serietà della rivista e soprattutto una pro-
fonda mancanza di rispetto per coloro che han-
no conservato un minimo senso del pudore Ma
non mi soffermo sul senso del pudore perché é
un argomento che richiederebbe un mimmo di
delicatezza di coscienza per non suscitare della
facile ironia e sarebbe inoltre fuori del seminato.
Quello che é veramente seccante è incontra-
re. appunto sul vostro numero di marzo, imma-
gini su giochi erotici con dovizia di particolari, Mi
rendo conto che il mercato ha le sue esigenze e
che dovrebbe esultare decisamente redditizio
strizzare l’occhio ad un pubblico ormai abituato
a fare de! sesso un prodotto di consumo Quindi
vi sarei veramente grato se nusciste ad essere
un po' più coerenti e un po' meno ambigui. Non
dovrebbe, infatti, essere molto difficile parlare di
computer senza rischiare di offendere la sensi-
bilità di qualcuno. Se la gente vuole trastullarsi
eroticamente sa benissimo dove e come pud
farlo. E se proprio vi risulterà difficile evitare di
documentare giochi erotici, un'idea potrebbe
essere quella di aprire una nuova rubrica dedica-
ta all'argomento: sicuramente troverebbe il gra-
dimento di un numeroso pubblico!
Con la speranza che questa segnalazione vi
risulti di qualche giovamento, invio distinti saluti
Fabio Agostini, Roma
La pubblicazione di alcune immagini «incrimi-
nate» in Playworld ha provocato alcune lettere
di protesta di lettori che hanno visto la cosa
come un attacco al senso del pudore o alla
purezza ed alla «illibatezza mentale» dei lettori
piu giovani, oltre che come un nostro tentativo
demagogico di guadagnare lettori pescandoli,
più o meno, nel settore dei maniaci sessuali
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
POSTA
Ora. come socio della Technimedia, direttore
responsabile di MCmicrocomputer. papà di due
ligli (che cerco di aiutare a crescere nel miglior
modo possibile) e soprattutto persona «norma-
le» e seria ho voglie di chiarire la vicenda, in
modo da fugare (spero) ogni dubbio di amoralità
sulla gestione della rivista.
Premessa: poiché alla Technimedia lavorano
solo persone serie, e poiché le immagini in
questione sono effettivamente di contenuto in-
consueto nspetto alla norma, mi è stata specifi-
camente chiesta l'approvazione perché venisse-
ro pubblicate. Ci ho pensato un po' e stavo per
escluderne una; poi mi sono dato dell'esagerato
ed ho pensato che quell'immagine sarebbe sta-
ta volgare se realizzata fotograficamente, ma
era tuttavia passabile in stile cosi canonistico e,
tra l'altro, pubblicata (come le altre) in formato
due centimetri per tre. Quindi, quanto apparso
sulla rivista non è dovuto ad un caso o ad un
disinteresse, ma ad una scelta.
Ciò detto, vediamo. Bisogna vedere cosa ci
stiamo a fare, noi di MCmicrocomputer e, alme-
no in teoria, la stampa in genere, specializzata e
non. Lo scopo primario delle recensioni non é
quello di attirare pubblico: é quello di dare al
pubblico notizie e commenti sul prodotto recen-
sito. Naturalmente, il successo della rivista è
influenzato dall'interesse delle recensioni e dal
modo in cui queste sono realizzate, ma questo
è un risultato e non un punto di partenza. É una
differenza sottile, ma sostanziale.
Playworld si occupa di recensire giochi quin-
di deve cercare di far capire meglio possibile di
cosa ci si trova in possesso se si decide di
acquistare un certo prodotto Se quindi questo
prodotto si discosta dalla norma per qualche
aspetto, o presenta comunque caratteristiche
significative, la conoscenza delle quali può influi-
re sulla decisione di acquisto o meno da parte di
chi legge la recensione, é quanto mai opportuno
che queste caratteristiche vengano messe in
luce. Poiché ci rendiamo conto benissimo del
fatto che il software in questione contiene delle
immagini che qualcuno ha tutto il diritto di
giudicare sconvenienti, crediamo di offrire un
servizio dando al potenziale acquirente la possi-
bilità di rendersi conto di questo fatto: in questo
modo può, se ritiene offesa la sua sensibilità,
evitare l'acquisto Certo, potevamo cavarcela
con una frasetta del tipo «attenzione, contiene
immagini vietate ai minori»; ma a quel program-
ma sono state dedicate tre pagine con venti
foto, cinque sole delle quali raffigurano ragazze
più o meno nude, e solo una (o al massimo due)
di gusto discutibile: sarebbe stato un atto di
censura ipocrita il non voler a tutti i costi, in
nome di chissà quale principio morale, non
mostrare di cosa si trattasse.
Avremmo strumentalizzato il nudo se proprio
quelle foto fossero state pubblicate più grandi o
comunque in maggiore evidenza, magan in co-
pertina. Cosi, invece, chi come ogni mese ha
acquistato MCmicrocomputer ha trovato in
Playworld, fra le altre, la recensione di un gioco
«simulerotico», come definito da Carlà: padrone
di leggere o no, di guardare le immagini o no. di
acquistare il gioco o no.
Sarò anormale, ma personalmente trovo mol-
to più fastidioso, nella stessa pagina a proposito
di Armageddon, sapere che «il toro e lo schele-
tro si fissano e la testa dello scheletro esplode.
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Dopo un po' compare un altro orrore con la testa
piena di protuberanze tipo polipo, ma molto più
ributtanti e costui spara con un fucile a pompa
cibernetica al toro, il quale toro scoppia in mille
pezzi compare un occhio nella bocca dello
scheletro, un uomo uccello viene a prendersi
l'occhio e lo porta via .. », ma nessuno si infastidi-
sce per le immagini pubblicate, che personal-
mente trovo semplicemente schifose.
Va bene che siamo in un mondo in cui beh
sentite questa. Qualche anno fa. mio padre porta
mio figlio alla stazione a vedere passare i treni
Dopo un po', Francesco esclama: «nonno guar-
da. un Master!!!» mio padre guarda il palo della
luce e ci trova il teschio con scritto «chi tocca I fili
muore». Giuro che è vero Potenza di Skeleton il
cattivo dei Masters dell'Universo: fra qualche
anno, sui pali della luce ci disegneranno Topoli-
no. o magari, chissà, una bella ragazza
Marco Marinacci
Borland: -35% per gli studenti
Sorto un ragazzo di 17 anni che ama moltissi-
mo la programmazione, vorrei lare un piccolo
appunto alla Borland. Ormai è appuralo che la
politica Borland riscuote successo in lutto il
mondo e che grazie ad essa II mercato del
software le specialmente dei linguaggi I sta of-
frendo prodotti di qualità sempre superiore ed a
costi sempre più contenuti, ma come mai la
Borland International Ine. non sta proponendo
campagne speciali per studenti, università, centn
di ricerca e via dicendo . Tanto per non lare nomi
a me conviene acquistare un prodotto come
Microsoft C compiler 6.0 I dalle prove che sono
state fatte e dalle caratteristiche tecniche che ho
potuto leggere al riguardo sono nmasto sbalordi-
to) scontato del 40% (HI), che un Turbo C 2.0
prof, a prezzo di listino,
Gradirei molto una risposta dalla Borland Italia
e la gradirei ancora di più se mi dicesse che ho
sbaglialo tutto e che la Borland ha or ora indetto
uno sconto del 40% per gli acquirenti studenti
Alessandro Pedone. Pontedera IPI)
Credo di avere una buona notizia per lei e per
gli altri studenti La Borland Italia pratica il 35% di
sconto sui propri prodotti a coloro in grado di
dimostrare una posizione studentesca Questa
facilitazione é in realtà poco nota, per cui ne
diamo volentieri comunicazione ai lettori
Da un punto di vista pratico, la cosa migliore é
quella di telefonare alla Borland Italiana a Milano
(02-2610102), chiedendo notizie su dove rivol-
gersi: la convenzione sarà infatti operativa, pro-
babilmente. anche presso alcuni dei Borland
Center di recentissima costituzione Se poi avete
voglia di scherzare, provate a chiedere della
Divisione Biotralamad Voi non sapete perché,
ma qualcuno in Borland farà finta di arrabbiarsi
moltissimo e forse non mi parlerà più..
Computer per gli handicap
Il problema del sig Cannavo è un problema da
me sentito in maniera molto intima in quanto ho
un fratello affetto da retinite pigmentosa e quindi
non vedente È stato possibile risolvere il suo
problema con l'ausilio del sistema Docmatic
System con cui é possibile acquisire i temi dei
suoi alunni té insegnante in una scuola media),
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
28
POSTA
convertirli in I ormato ASCII, salvarli su dischetti e
tarli ascoltare dal suo portatile dotato del sistema
DocmaticVox I sintesi vocale I. Il sistema è distri-
buito dalla APL con sede proprio a Roma in Via
G. Sacconi 4/b Tel. 06/3963600-392749 ( chiedere
della sig.na Luana Console) Il sistema è collega-
to ad una stampante Braille con cui I testi
vengono stampati nella maniera più consona per
un non vedente. Il costo di tutto il sistema è
proibitivo per un singolo utente, però è possibile
organizzarsi come all'Istituto Cavazza di Bologna
dove il sistema di lettura testi é gestito per tutti ì
non vedenti della città dall'istituto stesso ed i
singoli utenti utilizzano solo il portatile Docmatic-
Vox. il cui costo può essere ammortizzato dalla
stessa USL come » presidio didattico per portato-
ri di handicap» Maggiori informazioni su come
impostare la pratica il sig. Cannavò le può
chiedere alla sede UIC di Roma. Non mi dilungo
ad elencarle tutte le possibilità offerte dal siste-
ma però le posso dire che mio fratello ha
eliminato una buona fetta del suo handicap.
Francesco Loiodice, Bitonto IBAI
Mi ha fatto molto piacere leggere sulla rivista
n 95 la lettera del sig. Cannavo perché tocca un
problema molto importante . io ho un amico non
vedente, di una intelligenza fuori dal comune,
che si sta laureando in filosofia a Pisa, il quale,
prima di iniziare il corso di laurea, fece un corso
per computer presso una scuola di Bologna
appositamente studiato per non vedenti.
Bisogna subito riconoscere che un computer
può aiutare un cieco in molti casi (soprattutto per
lo studio), per cui 5 mesi fa ho cominciato a
studiare un programma (per Amiga) che potesse
aiutare l'uso del computer da parte di un non
vedente ; l'impresa si rivelò di non facile attuazio-
ne non per quanto riguarda la scrittura del
sorgente, in C naturalmente, ma per la descrizio-
ne delle caratteristiche del programma ; la mia
idea si basa su
— utilizzo del sintetizzatore vocale (con transla-
tor in italiano);
— utilizzo del mouse e tastiera da parte dell'o-
peratore non vedente,
— selezione tra 2 livelli d'uso del computer ;
lento ed esperto.
Nel caso di uso della tastiera (con wp o altro) il
caso è semplice: il computer dice la lettera
corrispondente al tasto premuto, estesa nel
modo lento (elle, kappa, etc.), abbreviata nel
modo esperto.
I problemi vengono dall’uso del mouse in
quanto la soluzione possibile potrebbe essere di
usare il sintetizzatore vocale per dire, per ogni
collisione del puntatore con gadget, icone e
delimitatori vari, cosa il puntatore ha incontrato,
ma cosi facendo si rischia di sovraccaricare il
povero operatore di informazioni e di complicare
non poco l'immagine mentale che il non vedente
si deve creare, mettendolo cosi in difficoltà.
Attualmente sto sperimentando un program-
ma che identifica solo i nomi delle icone su cui si
è con il pointer, ci dice quando entriamo o
usciamo da una finestra, citandone il nome, e
quando passiamo sui gadget di dose, sizing.
drag delle finestre, per ultimo cita ogni voce del
menu selezionata.
Purtroppo capisco che la scelta di un computer
Amiga possa limitare le possibilità di un non
vedente di trovare un lavoro come operatore
utilizzando le esperienze fatte con questo pro-
gramma. visto che il mondo del computer é
costituito da IBM-compatibili; sto cercando di
...ma anche
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hernet. e grafica XWin-
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32 bit 80386 e 80486.
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MB architettura ISA o
EISA, hard disk molto
veloci di tipo ESDI o SCSI
e controller intelligenti
ISA/EISA con cache me-
mory. Ethernet alte pre-
stazioni ISA/EISA con
TCP/IP. NSF. PC Inter-
face.
Sistema UNIX X38&486
LAN SERVER
Ine/uso sistema operati-
vo di rete Novell NetWa-
re 286 (m00 utenti) o
NetWare 386.
Linea di sistemi server per
reti locali di alte prestazio-
ni. utilizzano CPU a 32 bit
80386 e 80486 con ar-
chitettura ISA o EISA con
hard disk di elevatissime
prestazioni ESDI o SCSI.
Realizzati per reti tipo Et-
hernet e Token Ring con
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niti con sistema operativo
di rete Novell NetWare o
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MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
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sviluppare il progetto anche per MS-DOS. cosa
più semplice perché non prevedo l'uso del
mouse, ma purtroppo sono bloccato poiché non
conosco l'uso di schede per sintesi vocale I non
propriamente economiche).
Stefano Dalmiani. La Spelta
Ho appena letto sulla vostra rivista MCmicro-
computer I aprile '901 della vostra disponibilità a
fare da tramite per una divulgazione sul tema
degli ausili per persone disabili, con particolare
riferimento agli ausili basati su personal compu-
ter. È un'occasione notevole per poter finalmen-
te trattare argomenti legati all'handicap al di fuoh
di riviste specializzate «sull'handicapo senza ca-
dere nelle incredibili banalità di cronaca di quoti-
diani e compagnia danzante.
Il servizio presso il quale lavoro con il ruolo di
tecnico svolge da quasi un decennio una funzio-
ne importante riguardo agli ausili per l‘ handicap e
uno degli scopi da noi prefissati è proprio quello
della divulgazione. Nel caso della vostra rivista
penso che gli stessi concetti tecnici possano fare
anche da impalcatura portante per qualche timi-
do tentativo di apertura da e per il pubblico
sull'argomento
Pertanto diamo la nostra disponibilità Ise non
direttamente come servizio USL. io a titolo
personale) per un'eventuale collaborazione prect-
— il ns. sen/ìzio é pubblico le quindi gratuito) e
rappresenta un caso pressoché unico in Italia
/vedi volantino);
— non siamo legati ad un determinato tipo di
hardware,
— fino ad ora ci siamo occupati principalmente
di disabilità motorie e di problemi legati alla
comunicazione Ispesso con l'ausilio di PC);
— abbiamo comunque rapporti con la maggior
parte dei centri italiani e con molti centri esten
che si occupano di disabilità sensoriali e cogm-
— disponiamo di documentazione dettagliata su
centinaia di casi e sulle relative soluzioni adot-
— ci proponiamo per un rapporto « bidireziona-
le » e quindi, oltre che come fornitori di informa-
zione. anche come punto di raccolta di realizza-
zioni pratiche, esperienze, idee.
Per ulteriori chiarimenti sono contattabile su
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Bologna 1051/386516-386517. fax 385984)
Alberto Mingardi. Bologna
Tre contributi al problema del computer come
ausilio per gli handicap, in risposta alla lettera del
sig. Cannavi) pubblicata nel numero di aprile,
nella cui nsposta abbiamo Invitato chi ha espe-
rienze in questo campo a metterle a disposizione
degli altri.
I tre lettori ci presentano uno la soluzione
commerciale (acquisto di sistema prodotto da
ditta specializzata), l'altro la soluzione per cosi
dire amatoriale (soluzione del problema tramite
sviluppo di applicazione dedicata), l'altro ancora
ci relaziona sull'interessante esistenza di un
settore specializzato in materia nell'ambito di
una USL che. guarda un po', é di Bologna (città
per molti versi all'avanguardia nel campo delle
stutture pubbliche in genere).
Attendiamo, ovviamente, altri contributi
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dei chips che per la loro particolare realizzazione risultano essere più veloci e versatili dei lo-
ro blasonati predecessori. I nuovi chips UT 2C87 e UT 3C87 sono perfettamente compatibili
sia come set di istruzioni che come piedinatura ai coprocessori INTEL. Le caratteristiche so-
stanziali sono: realizzazione CMOS quindi bassa temperatura sulle giunzioni e risparmio del
25% di energia, a parità di clock richiedono meno cicli per eseguire la stessa istruzione, ar-
chitettura interna ad 80 bit, 32 registri da 80 bit 24 dei quali si possono utilizzare come stack
da 8 registri, presenti istruzioni per la trasformazione di matrici 4x4 Oltre alle classiche
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News
a cura di Massimo Truscelli
Hanno collaboraro
Giorgio Arnone
Paolo Ciardelli
Andrea de Prisco
Gabriele Romanzi
Nelle News
di questo numero
si parla di:
Acca Software srl Via Michelangelo Cianciulli 4 I. 83048 Montella IAVI
Adobe Systems World Tiade Center Amsterdam Strawinskylaan 631 - 1077 Amsterdam INL)
Advanced Micro Devices Via Novara 5 70. 20153 Milano
Borland Italia srl Via Cavalcanti 5, 20127 Milano
Bull HN Information Systems Italia Via Vida 1 1. 20127 Milano
Centro Nazionale Telematico srl P zza Risorgimento 14, 00192 Roma
Channel srl Via Bruzzesi 27, 20146 Milano
Contradata srl V Monte Bianco 4. 20052 Monza IMI I
Data Radio srl Via A. Casella 20, 00199 Roma
ExpoEdit (segreteria generale) V Domenichino 1 1, 20149 Milano
France Telecom 6 Place d'Alleray. 75 740 Pans Cedex 15
Fujitsu Italia SpA Via Melchiorre Gioia 8. 20124 Milano
dava Informatica Via Asmara 76. 00199 Roma
Longshine Electronic Co. 6F, 24 5, Sec 3 Roosevelt Rd , Taipei Taiwan
Lotus Development European Corp. Via Lampedusa I HA. 20141 Milano
Memorex Telex Italia SpA Via Caldera 21D, 20153 Milano
MicroPrint lEdit Master srll P zza Forzalé 2/3. 35 1 00 Padova
Microsoft SpA Centro Direzionale Milano Oltre - Palazzo Tiepolo, 20090 Sagrate IMII
Modo srl Via Masaccio 1 1. 42100 Reggio Emilia
Océ Graphics Italia SpA Strada Padana Supenore 8. 20063 Cemusco S/N IMI)
PiSoft Via del Chiesino 8, 56025 Pontedera IPI)
Polisystem srl C so del Popolo 1 15. Rovigo
Punctum Software RmgseisslraBe IOA, D-8000 Munchen 2
Quick Data V ie Nazioni Unite 16/1. 17019 Varazze ISVI
Siemens Data SpA V le Monza 347. 20126 Milano
Unibit SpA Via di Torre Rigala 6. 00131 Roma
Unidata srl Via San Damaso 20, 00165 Roma
Unisys Italia SpA Via B. Crespi 57, 20159 Milano
Fujitsu DL 1 100
Si estende la gamma delle stampanti Fujit-
su con II nuovo modello DL1100 a 24 aghi,
presentato ufficialmente in Italia alla fine
dello scorso marzo in occasione del SIOA e
posto in distribuzione sul mercato nazionale
dallo scorso mese
La nuova stampante opera ad una velocità
massima di 200 cps in modo high speed
draft e di 50 cps in modo LQ.
Si tratta di una stampante con un carrello
da 110 colonne che grazie ad un design
innovativo offre una superficie di ingombro
contenuta ed in alcuni casi inferiore a quella
di altre stampanti a 80 colonne,
La testina di stampa é orientata verso l'alto
e per tale ragione la carta ha un percorso
verticale molto semplice e che provoca mi-
nori possibilità di inceppamento ed una mag-
giore compattezza dell'insieme meccanico.
Il carrello della DL1100 è in grado di gesti-
re fogli in formato A4 inseriti orizzontalmente
e impiegando caratteri con passo di 12 cpi
(Elite) può stampare tranquillamente tabulati
a 132 colonne.
La nuova stampante Fujitsu, che contiamo
di provare quanto prima, offre la possibilità di
stampare buste ed etichette, gestisce modu-
li continui multicopia con possibilità di par-
cheggio temporaneo automatico per l'inseri-
mento di fogli singoli, gestisce il caricamento
e l'espulsione automatica dei moduli da
stampare.
Il set di comandi implementato è quello
corrispondente all'emulazione DPL24C Plus,
quello più recente della Fujitsu, ma in alterna-
tiva sono possibili altre emulazioni residenti
corrispondenti a: IBM Proprinter XL24. Ep-
son LQ2500/LQ2550, Altre emulazioni pos-
sono essere utilizzate grazie alla possibilità di
inserimento di cartucce opzionali
La DL1100 è disponibile a 950.000 lire IVA
esclusa, un prezzo allineato con quello di
stampanti concorrenti a carrello corto.
Lotus
La Lotus Development ha annunciato la
rottura delle trattative intercorse con la No-
vell per la fusione delle due società
Ricordiamo che lo scorso 5 aprile le due
società avevano siglato una lettera di intenti
secondo la quale la Lotus avrebbe emesso
1,19131 azioni ordinarie per ciascuna azione
ordinaria Novell.
Il criterio di scambio si basava sulla quota-
zione di mercato di ciascuna società, rilevata
in data 30 marzo 1990. Secondo tale criterio
la Lotus avrebbe dovuto emettere circa 41.6
milioni di nuove azioni. Le motivazioni di tale
rottura stando alle dichiarazioni di Jim Manzi,
vanno ricercate nella eccessiva onerosità del-
le attività relative alla messa in atto del-
l'accordo.
Adobe PhotoShop
É stata annunciata da Adobe Systems
un'applicazione caratterizzata da un elevato
grado di sofisticazione per la creazione e
l'elaborazione in ambiente Macintosh di im-
magini a colori ed in bianco e nero
Si tratta di Adobe PhotoShop, un software
per il trattamento delle immagini che com-
pleta la linea di prodotti Adobe Systems nel
campo della grafica elettronica.
PhotoShop permette il trattamento di im-
magini già esistenti nei formati di memorizza-
zione più diffusi, ma anche la loro creazione
Grazie alla possibilità di gestione della me-
moria virtuale PhotoShop permette di poter
lavorare anche su documenti di grandi di-
mensioni.
Fornito ad alcune aziende del mercato gra-
fico in anticipo rispetto alla data della sua
disponibilità commerciale, il nuovo software
consente la digitalizzazione dei documenti ed
il successivo intervento su di essi con grande
facilità per il ritocco fino alla separazione dei
Adobe PhotoShop è distribuito in Italia,
come tutti prodotti Adobe, dalla Modo srl di
Reggio Emilia per il momento nella sola
versione inglese Sarà presto disponibile an-
che la nuova versione italiana che sarà rice-
vuta automaticamente da tutti gli utenti regi-
strati della versione attualmente disponibile
34
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
Unisys potenzia la gamma
dei prodotti di rete
La Unisys ha ampliato la propria famiglia di
Personal Workstation 2. introducendo quat-
tro nuovi prodotti: 800/486-25A, 800/33A.
500/20A e UN Workstation/286-
11 PW2 800/486-25A é basato sul micropro-
cessore Intel 486 a 25 MHz ed è il primo di
una nuova generazione Unisys di server ba-
sata su i486. Dispone di una velocità doppia
rispetto ai precedenti modelli e rappresenta
un sistema di fascia alta perfettamente com-
plementare con le workstation ed i server di
rete di fascia media sempre Unisys.
La configurazione di base comprende una
piastra madre basata su i486 a 25 MHz. 8
Kbyte di cache memory, 2 porte seriali ed
una parallela. La seconda comprende un hard
disk da 140 Mbyte, un floppy disk drive da
3.25 pollici, controller SCSI, scheda video e
monitor a colori 14 pollici VGA e sistema
operativo MS-DOS 4.01 con Windows/386.
Oltre al sistema basato su i486 la Unisys
ha presentato due nuove macchine 800/33A
e 500/20A costruite attorno al processore
Intel 80386. Lo Unisys PW2 800/33A gira
con un clock a 33 MHz. dispone di una
memoria RAM di 4 Mbyte espandibile a 8
Mbyte. Il 500/20A invece conta su di una
velocità inferiore, 20 MHz. su di una memo-
ria base di 2 Mbyte espandibile però on
board a 10 Mbyte.
Entrambi i modelli possono essere corre-
dati di tutte le periferiche di memoria di
massa disponibili sul mercato: hard disk
SCSI e streamer di backup.
Ultimo prodotto presentato é la UN Work-
station/286. In pratica è una workstation
diskless basata su Intel 80286 che gira a 10
MHz con una memoria di un Mbyte espandi-
bile a 5; una memoria ROM che gli permette
il boot da remoto ed un interfaccia di rete
standard Ethernet a 8 bit.
Una unità di accesso esterna sviluppata
dalla Ethernet, Media Access Unit (MAU),
permetterà la connessione veloce e facile
tramite cablaggi sia sottili che spessi. Com-
pletano la dotazione hardware un monitor
VGA monocromatico ad alta definizione da
14 pollici ed un mouse PS/2 compatibile.
AMIGA% '90
Arie & Computer Amiga /j
Il termine per la partecipazione scade il 30 giugno
Due Hitachi Videoprinter e due Amiga 2000 per i più bravi
Come annuncialo nel numero scorso, è fissalo nel 30 giugno '90 il termine eniro il quale
devono pervenire i lavori per la partecipazione ad AMIGÀ/tery '90.
AMIGAWery '90 e, come già detto, divisa in due sezioni:
Immagini statiche.
Per la sezione dedicata alle immagini statiche, è necessario inviare sia le immagini (diaposi-
tive, foto o stampe), sia il dischetto. Il dischetto è necessario, nell'interesse degli autori,
perché la giuria selezionerà le immagini direttamente dal monitor, e le immagini pubblicate e
quelle esposte alla mostra saranno tutte fotografate e stampate a nostra cura.
Per la sezione dedicata alle immagini dinamiche, inviate una videocassetta VHS: non è
necessario, in questo caso, allegare il dischetto. I filmati devono avere una durata massima
contenuta entro i 5 minuti
Tutti i materiali devono essere originali (non immagini tratte da programmi commerciali o
demo, eccetera). Con l'invio, l’autore dichiara implicitamente l'originalità del lavoro e ne
assume la responsabilità. I materiali non saranno restituiti
Entro il 15 luglio si riunirà la giuria che visionerà tutu i lavori per scegliere quelli che
parteciperanno alla mostra che si terrà nel mese di agosto nell'isola di Salma (Eolie) La mostra
si concluderà con un convegno, al quale sarà invitato l'autore di quello che la giuria avrà
ritenuto il migliore fra I lavori peivenuti.
La giuria, come l’anno scorso, sarà composta da:
- Marco Marinami (MCmicrocomputerl
- Andrea de Prisco (MCmicrocomputerl
- Massimo Truscelli (MCmicrocomputerl
- Eliot Lamado (Hitachi Sales Italiana Div, New Media)
- Nicoletta Toniutti (Commodore Italiana)
- Alfredo Di Laura (giornalista e critico d'arte della RAI di Roma)
- prof. Carmelo Genovese (direttore del Centro Ricerche Attività Umane Superiori di Bologna)
- prof Corrado Maltese (docente di Storia dell'Arte. Università La Sapienza, Roma)
Dulcis in fundo. le ncompense per i migliori, che saranno assegnate a giudizio insindacabile
- Per ciascuna delle due sezioni, Il migliore riceverà un Hitachi Videoprinter, per la stampa
diretta di immagini da computer, tv o videoregistratore; il secondo classificato invece, sempre
per ciascuna sezione, riceverà un Amiga 2000 completo di monitor a colon.
Naturalmente, le immagini più belle saranno pubblicate su MCmicrocomputer
Vale la pena darsi da fare, no? Buon lavoro, ma affrettatevi!
Contradata
distribuisce MegaFile Siemens
La società Contradata ha recentemente
acquisito la distribuzione per il territono na-
zionale degli hard disk Siemens MegaFile
MegaFile è una famiglia di memorie di
massa costituita da diversi modelli che la
pongono al vertice della categoria.
Le elevate prestazioni sono state ottenute
con l'adozione di interfacce evolute, elevata
integrazione dei componenti, aumento della
densità del supporto magnetico, riduzione
del numero di testine, la fusione in un unico
blocco, il basso consumo, la perfetta prote-
zione da shock e vibrazioni. Inoltre gli hard
disk MegaFile vengono sottoposti a 40 mila
ore di MBFT, 15 Mbit/sec di transfert rate,
uniti nel caso di interfaccia SCSI ad una
cache memory di 32-64 Kbyte e ad un micro-
processore in grado di regolare ogni funzione
e di effettuare verifiche di lettura
Il modello 4410. entry level della famiglia,
vanta capacità di tutto rispetto: 382 Mbyte,
tempo d'accesso di 16.5 msec. interfaccia
ESDI. Un secondo 382 Mbyte è disponibile
con interfaccia SCSI (modello 4420). con il
medesimo tempo d'accesso.
Il modello top della gamma rimane il 5800,
777 Mbyte formattati ed un tempo d'acces-
so strabiliante di 14 msec. 2.5 msec da
traccia a traccia, interfaccia SCSI o ESDI.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
35
NEWS
Océ Graphics: Color PostScript
La Océ Graphics, già conosciuta come
Benson e come apprezzata produttrice di
plotter elettrostatici e di plotter a tecnologia
Direct Thermal ad alta risoluzione, ha presen-
tato la stampante PostScnpt a colori in for-
mato A4 a foglio singolo Océ Color che si
affianca alla già esistente stampante Post-
Script a colori di formato A3 Océ Graphics
G5232 CPS.
La Océ Color è in grado di riprodurre fino a
16.7 milioni di sfumature di colore ed è
certificata dalla Pantone Ine. per la riproduzio-
ne dei colori secondo il sistema Pantone
Matching System 747 XR. Offre 5 Mbyte di
memoria RAM (espandibile fino a 8 Mbyte)
ed è dotata di 35 font residenti Adobe. La
sua velocità di stampa, sia su carta che film
trasparente, è di meno di un minuto per un
foglio in formato A4. Queste prestazioni so-
no ottenute grazie all'adozione di un control-
ler integrato basato sulla scheda Atlas 68020
operante ad una frequenza di clock di 16.67
MHz. La risoluzione offerta è di 300 x 300
punti per pollice.
La compatibilità è assicurata con le più
diffuse piattaforme hardware e software gra-
zie all'implementazione del PostScript versio-
ne 50.3 ed all'adozione delle interfacce Ap-
pleTalk, RS232/422, Centronics e SCSI.
La disponibilità di quest'ultima interfaccia
consente il collegamento di qualsiasi tipo di
hard disk SCSI per il download di ulteriori
font PostScript, Grazie ad un visore LCD
capace di visualizzare messaggi in italiano,
l'utente è costantemente informato sullo sta-
to della stampante che è tra l’altro quella
attualmente in grado di fornire la maggior
superficie utile dì stampa (fino ad un massi-
mo di 203.2 x 297 mm).
L'alimentazione della carta avviene me-
diante un caricatore automatico a cassetto
da 100 fogli in formato A4 e A4 lungo mentre
la tecnologia di stampa a trasferimento ter-
mico si avvale di 3 diversi tipi di supporto
inchiostrato: a 4 colori (giallo, cyan, magenta,
nero). 3 colori (giallo, cyan, magenta) oppure
colore singolo (nero).
SPCSWORD 2.0
Nel panorama informatico commerciale si
stanno affacciando nuove possibilità di frui-
zione dei pacchetti software
Le più significative sono le possibilità
offerte dal Public Domain e dallo Shareware,
completamente gratuito il primo e condizio-
nato all'uso il secondo, che hanno fatto
sviluppare una maggiore attenzione da
parte dei produttori nei confronti dell'u-
tenza.
Uno dei primi risultati è stato il downsizing
(abbassamento del prezzo di vendita in rap-
porto all'innalzamento delle prestazioni del
prodotto).
In questo contesto si inserisce una giova-
ne società svedese, la Scandinavian PC Sy-
stems (SPCS), operante dal 1984 che ha
chiuso l'anno fiscale 1989 con un fatturato di
60 milioni di corone per un totale di 150 mila
pacchetti software.
La società scandinava si presenta ora sul
mercato italiano tramite la Quick Data, soft-
ware house specializzatasi in pacchetti ge-
stionali come Videostar, Quickstore e Ri-
La Quick Data ha mantenuto la politica
di vendita della SPCS commercializzando i
prodotti del nutrito catalogo software ad
un prezzo oscillante tra le 70 e le 140 mila
lire, pur curandone la traduzioni in lingua
italiana.
In particolare nel catalogo fanno spicco il
pacchetto di WordProcessing. Spreadsheet.
Filing (Database), Menu, Help e l’Expert Sy-
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Dedicato a coloro i quali lavorano con
sistemi di elaborazione testi non compatibili
allo standard MS-DOS. o che desiderino
scambiare dati e testi tra ambiente MS-DOS
ed altn tipi di sistemi, anche di grandi dimen-
sioni, la Punctum Software di Monaco di
Baviera offre un pacchetto software di con-
versione, il «Punctum-Transfer», che per al-
cune caratteristiche è unico anche per II
mercato tedesco.
Con l'utilizzo di Punctum-Transfer possono
essere letti o scritti ed anche formattati su
PC i dischetti originali di tutti i sistemi sup-
portati.
La trasportabilità dei dati attraverso il sup-
porto magnetico presenta alcuni grandi van-
taggi, primo dei quali il fatto che non sia
richiesto dell'hardware o del software ag-
giuntivo oltre al computer MS-DOS compati-
bile ed al programma di trasferimento, né
che i due elaboratori siano situati nello stes-
so ambiente dato che il trasferimento avvie-
ne senza l'uso di cavi di collegamento.
Tra l'altro vengono supportate versioni del
programma per il trasferimento di dati CAD
tra diversi sistemi.
La società offre inoltre la sua disponibilità a
fornire dietro richiesta un programma perso-
nalizzato previo l’invio di un dischetto conte-
nente tutte le varie combinazioni disponibili
sul sistema (accenti, caratteri speciali, tipo di
caratteri).
Su richiesta é disponibile un dischetto di-
mostrativo dietro pagamento di una piccola
quota, che verrà riscattata all'acquisto della
versione completa. In questo modo si può
verificare il grado di compatibilità del PC, e si
può familiarizzare con le funzioni e il modo
d'uso del convertitore.
Il convertitore Punctum-Transfer necessi-
ta, per funzionare, di un IBM PC, XT, AT o
compatibile con un minimo di 256 KB di
memoria con una versione DOS superiore
alla 3.1.
Impieghi grafici
per il RISC Am29000
Il microprocessore a tecnologia RISC del-
la Advanced Micro Devices é stato impie-
gato nella costruzione della nuova scheda
grafica Apple 8.24 GC. La scheda di visua-
lizzazione Apple Macintosh 8.24 GC è un
coprocessore grafico e una scheda video a
24 bit in grado di accelerare i tempi di
reazione delle varie applicazioni proprie del-
l'elaboratore Apple
A seconda del tipo di applicazione la
scheda è in grado di accelerare le applica-
zioni grafiche su QuickDraw dei computer
Macintosh da 5 a 30 volte rispetto alla veloci-
tà tipicamente raggiungibile con il Macintosh
in configurazione standard. Inoltre la scheda
sarà in grado di supportare nuove innovazioni
grafiche man mano che queste diventano
disponibili, poiché il processore Am29000
viene inizializzato tramite un file software di
QuickDraw
Fran ce Telecom:
Alphapage e Eurosignal
In materia di radio-messaggi, la società
francese France Telecom offre due nuovi
servizi complementari: Eurosignal e Alphapa-
ge. Eurosignal è un servizio totalmente affi-
dabile, adatto alla ricezione di messaggi pre-
definiti. e che conta attualmente su 130 mila
abbonati Copre sia il territorio francese che
la Germania Federale e la vicina Svizzera.
Alphapage copre al contrario la maggior
parte dei grandi agglomerati urbani francesi,
più di una trentina in totale. L'apparecchio
per la ricezione prende il nome di Alphapage
Text che permette la ricezione di messaggi
in formato alfanumerico di grandezza massi-
ma di 80 caratteri. Il messaggio in partenza
può essere immesso da uno qualsiasi dei
circa cinque milioni di terminali Minitei instal-
lati.
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NEWS
Longshine
Soluzioni per l'elaborazione e la comunicazione
PriMus: computo metrico
e contabilità lavori
Un editor particolarmente potente contrad-
distingue PriMus. il pacchetto per la gestione
completa dei computi metrici e della contabi-
lità dei lavori sviluppato dalla Acca software
di Montella (AV).
L'editor è infatti l'unica procedura con la
quale vengono immessi e corretti i dati senza
dover stabilire in precedenza se i dati saran-
no usati per un computo metrico oppure per
una contabilità dei lavori.
L'integrazione delle procedure permette di
avere sia stampe di computo metrico che di
atti contabili conformi alle norme ministeriali
riguardanti gli elaborati prodotti.
PriMus permette la gestione integrata di
preventivi, consuntivi, perizie di variante,
conto finale (computo metrico) con eventua-
le suddivisione delle categorie di lavoro (capi-
toli o sottocomputi); libretto delle misure,
registro di contabilità; sommario del registro
di contabilità; stato avanzamento dei lavori;
certificato di pagamento; tariffario; situazio-
ne contabile; elenco dei prezzi unitari; stima
dei lavori; registri di analisi dei prezzi e delle
liste settimanali degli operai, mezzi d'opera e
delle provviste. Inoltre, è prevista la gestione
della modulistica riguardante la consegna dei
lavori, il loro inizio, eventuali sospensioni e
successiva ripresa, ultimazione, verbali dei
nuovi prezzi, il certificato di regolare esecu-
zione ed il verbale di pesa secondo le norme
relative alle modifiche ed integrazioni al R.D.
25 maggio 1895. n. 350.
In PriMus ogni procedura di stampa è
indipendente e quindi si ha la possibilità di
eseguire, ad esempio, la stampa dello stato
di avanzamento dei lavon senza aver prima
effettuato le stampe degli altri atti contabili,
ma per avere i giusti riferimenti tra i vari atti
contabili, si dovrà procedere alle stampe ordi-
nate come per legge.
La Longshine Electronic Co. di Taiwan,
fondata nel 1981, occupa una posizione di
leader nel campo del design industriale
nella fabbricazione e nello sviluppo di per-
sonal computer e prodotti per le comunica-
I risultati ottenuti sono il frutto di scelte
oculate e di ricerche di mercato che hanno
puntato su aree commerciali ben definite.
Inoltre la Longshine si avvale di uno staff
tecnico di 70 ingegneri progettisti.
In sintesi la Longshine ha concentrato le
sue risorse in tre aree strategiche: le sche-
de controller per le memorie di massa, le
schede di trasmissione dati, i personal
computer senza tener conto delle altre di
carattere meno peculiare.
I controller per il pilotaggio delle memo-
rie di massa della Longshine, che in questo
specifico campo ha accumulato sei anni di
esperienza proficua, sono stati il primo
prodotto del genere ad uscire da una fab-
brica di Taiwan.
Questa gamma di controller spazia da
schede sia a tecnologia MFM che RLL
(Run Lenght Limited) per hard disk e floppy
disk drive, adattatori per streamer di back
up QIC-02, per slot a standard MCA, e QIC-
36 per slot ISA, controller SCSI per hard
disk e floppy disk drive; controller ESDI per
Nelle stampe degli atti contabili il program-
ma propone sempre i parametri esatti per la
stampa ordinata secondo le normative vigen-
ti. ma l'utente può sempre intervenire sui
parametri per avere le più svariate combina-
zioni possibili,
Il dimensionamento degli archivi non pone
limitazioni significative poiché é possibile
avere fino a 999 tariffari ognuno con 2000
voci, 999 progressivi di contabilità per ogni
lavoro; 500 misurazioni per ogni voce (circa
16 mila pagine di libretto misure) con nessu-
hard disk per finire con i sistemi di registra-
zione su nastro.
Un terzo dello staff tecnico di cui si
faceva cenno prima è indirizzato in maniera
specifica verso la progettazione di apparec-
chiature per la trasmissione di dati, inten-
dendo sia le reti locali che le apparecchiatu-
re modem.
La gamma di schede di rete si articola in
interfacce compatibili Ethernet, con bus
compatibile ISA 8 o 16 bit che MCA PS/2,
transceiver e ripetitori di linea; schede LAN
a standard Arcnet; schede di emulazione
terminale 3270; schede intelligenti di
espansione multi porta per UNIX o XENIX.
Terminano la parte comunicazione i mo-
dem sia su scheda che esterni anche in
formato pocket con velocità massima di
2.400 baud e correzione di errore livello
MNP5.
La tecnologia della Longshine ha inoltre
permesso la produzione di personal com-
puter basati sulla gamma di microproces-
sori Intel 8088, 80286 e 80386, schede di
espansione di memoria a 32 bit, schede
grafiche ecc.
La produzione però non si ferma a questi
prodotti ma prosegue con elaboratori multiu-
tenti, server di rete basati su elaboratori di
classe 386 e workstation per LAN diskless.
na limitazione per il numero di archivi memo-
rizzabili su un'unica memoria di massa se
non quella riguardante le dimensioni del sup-
porto utilizzato.
La Acca software rende disponibile in
omaggio anche un tariffario con circa 1200
voci di carattere generale.
Il programma, completo di chiave di prote-
zione hardware viene concesso in licenza
d'uso (a scelta su dischi da 5.25 o 3.5 pollici)
al prezzo di 1 .500.000 per la prima installazio-
ne e 1.300.000 per le successive.
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NEWS
Channel: Aurora VGA
La Channel srl ha inserito nel suo catalogo
di prodotti per PC la scheda video Aurora
1024 della Ènertromcs Ine.
Si tratta di una scheda video ad alta risolu-
zione per computer MS-DOS. basata sul pro-
cessore grafico Texas TMS 34010; grazie ad
una memoria dedicata da 1 Mbyte è in grado
di lavorare, in modalità interallacciata e non
interallacciata, alla risoluzione di 1024x768 in
256 colori su una palette di 262.144
La scheda è totalmente compatibile con gli
standard 8514 IBM e TIGA-340 Texas, grazie
a ciò é possibile utilizzare questa scheda con
tutti i programmi che aderiscono a questi
standard.
Insieme alla scheda vengono forniti i driver
software per Autocad 10.0 e Windows, nelle
versioni inglesi ed italiane; Aurora 1024 è
inoltre compatibile con i più diffusi program-
mi in ambiente MS-DOS. tra cui: Lotus 123 e
Symphony, Borland Quattro ed i linguaggi
Turbo. Microsoft Excel e PageMaker. Ha-
lo88. Paintbrush, GEM. oltre ad una serie di
prodotti per CAD tra cui citiamo PCAD,
CADWrite IBM. VersaCAD e RoboCAD.
Punto di forza di questa scheda è la sua
velocità di esecuzione, rispetto ad una sche-
da VGA. infatti, è 10 volte più veloce nel
tracciamento di una linea e 17 volte nel
tracciamento di un rettangolo, mentre rispet-
to alla scheda 8514 IBM è dal 40% al 125%
più veloce, in funzione della modalità grafica
di lavoro.
Altro fattore che contribuisce ad aumenta-
re le prestazioni di questa scheda è il partico-
lare progetto del drive ADI di Autocad da
parte della Enertronics Ine., la cui velocità é
di 2 volte superiore a quella delle schede di
pari categoria e di 10 volte superiore a quella
della 8514 IBM.
L'Aurora 1024 occupa uno slot di tipo
corto su macchine con bus AT e può operare
con singolo o doppio monitor; nel primo caso
è richiesta la presenza di una scheda VGA a
cui viene collegata per mezzo del connettore
«feature» di quest'ultima tramite un apposito
cavo fornito in dotazione, mentre nel secon-
do caso può lavorare in congiunzione con
un'altra scheda video installata nel computer
(VGA, EGA. CGA, Hercules, ecc.).
I monitor a cui questa scheda può essere
collegata devono avere una frequenza di 35.5
KHz (per la versione interallacciata! o 50 KHz
(per la versione non interallacciata).
I prezzi della Aurora 1024 vanno da L
1 800.00 per la versione interallacciata a L.
2.400.00 per quella non interallacciata; la
scheda è coperta da garanzia per 3 anni.
Borland Paradox Engine
La Borland International ha annunciato una
nuova release di Paradox Engine, che inclu-
derà il supporto dell'ambiente Windows 3.0.
come pure un livello di programmazione ad
oggetti che consenta la connessione a Turbo
C++ e Turbo Pascal sotto DOS.
Paradox Engine (versione 2.0) è un tool di
programmazione che consente di accedere e
modificare tabelle Paradox sia in ambiente
mono che multi-utente.
La Borland ha presentato questo pacchet-
to in contemporanea con la presentazione
della nuova release di Windows (3.0), conse-
guentemente all'annuncio di futuri sviluppi
per altri pacchetti in ambiente grafico: Quat-
troPRO, Paradox. Turbo C e Pascal.
Paradox Engine 2.0 utilizza una DDL (Dyna-
mic Link Library), che gli sviluppatori softwa-
re possono collegare alle loro applicazioni
Windows per utilizzare dati contenuti in am-
bienti Paradox
La DDL di Paradox Engine 2.0 supporta
sessioni multiple, fornendo un accesso mul-
tiutente ai dati Paradox L'architettura di que-
sta libreria consente anche a più applicazioni
di condividere una singola copia di Engine,
risparmiando memoria.
La nuova versione di Paradox Engine 2.0
include una Turbo Pascal Unit. cioè un modu-
lo separato di compilatore Pascal ed una
libreria di classi per Turbo C++ che contiene
un’implementazione di VROOMM
La versione 2.0 di Paradox Engine 2.0
verrà distribuita in Italia a partire dal mese di
settembre.
42
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Nel corso della conferenza stampa intema-
zionale organizzata dalla Hauppauges Com-
puter Work (e relativi partner europei, tra cui
la Unibit di Roma) a Monaco di Baviera il 22
maggio u.s. è stata presentata la prima mo-
iherboard bi-processor. basata sul 486 e
l'860. E non si tratta semplicemente di una
macchina compatibile AT (con tanto di bus
EISA) in cui l'860 fa da coprocessore del 486,
ma di una vera architettura parallela dove i
processori condividono memoria e risorse
collegate e programmi distinti possono esse-
re eseguiti contemporaneamente su tutt'e
due le CPU.
La memoria presente sulla scheda madre,
da 4 a 64 megabyte, è infatti completamente
accessibile da ambedue i processori grazie
ad uno schema di arbitraggio completamente
configurabile. Le restanti caratteristiche della
scheda riguardano la possibilità di inserire
anche un coprocessore Weitek 4167, 6 slot
di espansione EISA, uno slot standard 8 bit
per schede compatibili PC. uno slot a 64 bit
per I/O quali frame buffer o adattatori per
host computer, due porte seriali, una porta
parallela.
Praticamente questo sistema combina, per
la prima volta, la compatibilità MS-DOS del
486 con le elevatissime performance grafi-
che dell'Intel 860
Pur con un dock di sistema a «soli» 25
MHz. la parte 486 della scheda corre, secon-
do l'utility Speed della LandMark Software,
come un AT a 116 MHz. Il processore 860.
del canto suo, esegue fino a 33 milioni di
operazioni in virgola mobile al secondo, circa
10 volte più del 486 stesso.
Per quanto riguarda il software di sistema,
oltre ad MS-DOS. OS-2 e Unix per la parte
486, per l'860 è in preparazione una versione
di Unix, denominata appunto Unix 860. At-
tualmente con la macchina è fornito I'i860/
APX (Attached Processor Executive) che è
un sistema operativo che supporta le applica-
zioni in esecuzione sull'860 mentre un altro
sistema operativo standard gira sul 486.
Durante la conferenza stampa sono stati
mostrati numerosi esempi di elaborazione
grafica dell'860 lanciati attraverso la normale
Shell di Unix del 486.
In definitiva un prodotto realmente interes-
sante che speriamo di vedere presto in com-
mercio e soprattutto sfruttato in pieno grazie
alle notevoli performance di cui è capace
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schede e stampa delle cartelle
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vertiti e memorizzati in formato ASCII su un
archivio supplementare che consente di
esportare i dati verso programmi gestionali di
parcellazione e contabilità di studio con com-
pilazione automatica del repertorio della
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Tra le possibilità in avanzata fase di svilup-
po c'è quella di composizione delle cartelle
cliniche con immagini digitalizzate, particolar-
mente utili a chi necessiti di una documenta-
zione diagnostica per immagini (oculisti, fluo-
rangiografisti, ecografistil, e quella di poter
disporre di schermate personalizzate per esi-
genze particolari riguardanti la contattologia,
la chirurgia refrattiva. il calcolo delle lentine
intraoculari.
Arreda è la soluzione per chi si occupa di
arredamenti su misura; strutturato per segui-
re le abituali fasi di lavoro si compone di una
serie di procedure corrispondenti alle fasi di
preventivo, commessa, assegnazione dei la-
vori, ordine ai fornitori e calcolo dei costi di
produzione. Il modulo dei preventivi può es-
sere collegato mediante una personalizzazio-
ne al software AutoCAD in modo da ottenere
la compilazione automatica delle "posizioni»
citate nel disegno.
Un sistema di password assicura la riser-
vatezza dei dati anche in ambiente distribuito
come ad esempio nel caso di LAN.
Tutte le informazioni relative ad uno stesso
cliente possono essere richiamate attraverso
un unico identificativo con una procedura
sensibile al contesto di lavoro che si occupa
della ricerca automatica in base all'attività
svolta in quel momento (preventivo, com-
messa, lavorazioni, ordini, totali).
Win-prev è invece un programma che
sfruttando l'interfaccia di Windows permette
di realizzare qualsiasi tipo di preventivo con-
sentendo contemporaneamente la gestione
degli articoli mediante un data base persona-
lizzabile in grado, nel caso di archivi partico-
larmente consistenti, di utilizzare il «Ó + E»
di Excel per la ricerca e selezione anche su
archivi DBIII.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
A giugno, con AUDIOreview, in omaggio
il secondo numero di AUDIOCARSTEREO,
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NEWS
DataSat
La Data Radio S.r.l. ha messo a disposizio-
ne dell'utenza affari borsistica un sistema
integrato per la ricezione e la gestione di
informazioni economiche e finanziarie tra-
smesse via satellite: il DataSat.
Sfruttando la tecnologia delle trasmissioni
via satellite DataSat riceve in tempo reale sia
le quotazioni di azioni e di commodity che le
novità finanziarie ed i dati statistici provenien-
ti dalle principali piazze mondiali.
Tra le caratteristiche peculiari di questo
sistema sono da citare il sistema di ricezione
completamente indipendente dalle linee tele-
foniche ed una vasta gamma di strumenti di
rappresentazione grafica e di analisi tecnica
dei prezzi, delle azioni e delle commodity.
Il sistema DataSat riesce a mantenere in
tempo reale circa 80 mila voci.
L’abbonamento a questo servizio abilita a
ricevere dati dal Regno Unito. Stati Uniti e
Canada Più precisamente dal Regno Unito si
ricevono Equities. Stocks e Shares trattate
sul London Stock Exchange: l'Unlisted Secu-
rities Market (USM); le Third Market Li-
stmgs. Equity Traded Options del London
Option Exchange; i Contracts trattati sul Lon-
don International Financial Futures Ex-
change.
Da oltre oceano, invece, si ha la possibilità
di ricevere tutte le Equities americane e
canadesi quotate sulle principali borse del
Nord America; tutte le Issues del NASDAQ
(OTC Stocks); i Mutual Funds trattati negli
USA; tutti i Corporated Bonds americani e
canadesi; tutti i Bills e Bonds del Tesoro
Americano; le Municipal Bonds Options
americane; tutte le Commodities Financial
Futures trattate; tutte le Commodities Finan-
cial and Index Option americane.
A questo flusso di informazioni finanziarie
vanno aggiunte le utilità del cambio delle
principali valute, versatilità di rappresentazio-
ne grafica, dati approfonditi e fondamentali
sulle Equities americane. Vanno aggiunti tra
gli optional il collegamento con la borsa di
Francoforte ed il servizio di informazione
«Me Graw Hill News».
La visualizzazione delle quotazioni avviene
in diverse modalità Limit Minder che identi-
fica automaticamente le quotazioni che rag-
giungono il prezzo prefissato; New Highs/
New Lows che visualizza i valori che raggiun-
gono nuovi livelli; Selective Block Ticket che
rappresenta il valore degli ordinativi di vendi-
ta rapportato a quelli di acquisto; Percentage
Move High and Down che segnala se delle
azioni variano con grossa rapidità pur non
raggiungendo nuove quotazioni limiti o note-
voli quantità di scambio; Most Active che
tiene al corrente degli scambi avvenuti in
grande quantità delle High Capital Stocks;
Fast Market Indicator che funziona quando il
volume degli scambi è notevole e le quota-
zioni vengono presentate fuori sequenza con
conseguente non corrispondenza di valore
degli ordini inviati ed eseguiti rispetto all'ulti-
mo prezzo visualizzato; Time and Sales che
permette di richiamare un elenco di ogni
Trade per ogni giorno specificato e verificare
l'esecuzione dell'operazione; Information
Providers che offre alcuni servizi opzionali di
informazioni mondiali
L'utente pud realizzare grafici con valori
minimi e massimi delle misure ed a questi
possono essere sovraimposte le solite varia-
zioni medie ed altri importanti riferimenti:
sopravendita, sovracquisto, momentum, RSI
e stocastico, solo per nominarne alcuni. È
possibile inoltre effettuare grafici «intradayn
con intervalli programmabili di 3, 5. 10, o 30
minuti; grafici settimanali con intervalli di 10
minuti; grafici a barra per grossi volumi;
grafici Point e Figure; dieci indicatori tecnici
del mercato.
La configurazione hardware del sistema
DataSat é composta da un terminale con
particolari caratteristiche di velocità ed inter-
facciato verso il flusso di dati provenienti dal
satellite e da un'antenna parabolica con rela-
tivi accessori per la ricezione del segnale
trasmesso dal satellite.
La vostra professionalità' ha bisogno
di difendersi dalle mani di "improvvisatori",
non lasciate che il vostro software finisca
nelle liste di chi non ha speso un minuto per
conoscerlo e non lo onora con l'adeguata
preparazione alla vendita.
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Unidata Network/OS
È stato annunciato dalla Unidata di Roma
(Società della quale proprio in questo numero
di MC è presente un articolo sul sistema
AX9000-486) il nuovo sistema operativo per
LAN Umdata Network/OS.
Si tratta di un sistema operativo per reti
locali a basso costo per nodo che permette
di calibrare le proprie installazioni in base al
numero di stazioni da collegare.
Unidata Network/OS si basa sui sistemi
operativi MS-DOS e PC-DOS e viene predi-
sposto in configurazioni da 2, 4, 8 e/o un
numero illimitato di nodi con la possibilità di
distribuire file e periferiche
Ideato per operare su LAN a tipologia peer-
to-peer. Network/OS opera in ambiente mul-
titasking su piattaforme hardware basate sui
processori 8088/8086. 80286, 80386 e
80486 con supporto di una vasta gamma di
adattatori di rete e comunicazioni tra micro e
mainframe tra le quali le schede IRMA
Gli accessi al network ed alle risorse pos-
sono essere protetti con un sistema di pas-
sword crittografate e gestibili esclusivamen-
te dal «System Administrator».
Le carattersitiche principali comprendono
un File Server non dedicato (170 Kbyte di
memoria incluso il DOS), l'utilizzo della me-
moria espansa da parte del software di rete,
la compatibilità con NETBIOS e MS-DOS
3.10 e versioni suiccessive, la compatibilità
con Novell a livello di record e file locking in
conformità al modello OSI (Open System
Interconnect) con possibilità di disk caching e
supporto di workstation diskless e gateway
verso mainframe.
Gli adattatori LAN supportati comprendono
Ethernet, Arcnet. Starlan. Token Ring.
I prezzi delle varie configurazioni variano
tra 380.000 lire per la fornitura del solo
Network/OS per 2 utenti a 4 700.000 per la
fornitura di Network/OS. adattatori Ethernet,
cavi e terminatori per la gestione di 8 utenti.
Carriernet: arriva la versione Plus
Realizzata dalla Carrier Current Tech. Car-
riernet è una rete locale ad onde convogliate
che sfrutta i normali cavi della rete elettrica
per la trasmissione di dati, la condivisione di
periferiche ed i servizi di posta elettronica
L'uso del sistema a onde convogliale per-
mette trasmissioni a velocità non elevate,
ma con standard di assoluta sicurezza
La rete Carriernet dal punto di vista logico
è assimilabile ad una rete con configurazione
a stella con protocollo di accesso alla linea
del tipo collision avoidance: prima dell'invio
dei dati il sistema verifica la condizione della
rete, e se la verifica è negativa comunica
all'utente che non è stato possibile eseguire
l'operazione
L'utente che si collega in rete usa Quick-
up, un file batch che automaticamente guida
verso una prima installazione, ma per confi-
gurazioni particolarmente evolute è necessa-
rio procedere all'installazione con il program-
ma XLNCFG.
L'accesso alle funzioni di rete avviene con
comandi di tipo DOS preceduti dal prefisso
XL (XLDIR, XLCOPY, ecc.) oppure dal menu
invocato tramite il comando XL
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
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NEWS
É possibile far lavorare la rete in back-
ground. ma tale soluzione è consigliabile solo
su sistemi di classe superiore e con caratteri-
stiche di velocità elevata, cosi come è possi-
bile utilizzare Carriemet anche con program-
mi residenti del tipo TSR o contemporanea-
mente ad altri programmi. Le prove eseguite
con Sidekick. Lettrix. Open Access, Pagema-
ker non hanno mostrato alcun problema,
anche se. ovviamente, gli accessi a porte
seriali o parallele sono oggetto di conflitto se
insieme al software di rete si usano program-
mi che le riconfigurano.
La Giava Informatica, che distribuisce Car-
riernet. ha ora reso disponibile un nuovo
accessorio che, collegato direttamente alle
stampanti, fornisce un controller per il colle-
gamento alla rete ed una memoria RAM per
lo spool La versione base di Carnernet già
prevede la condivisione di fino a tre stampan-
ti, ma ciascuna è visibile solo se collegata ad
un PC che ne gestisce gli accessi e lo
spooling. La versione Plus di Carriemet pre-
vede 64 Kbyte di RAM, ma è possibile
espandere la memoria fino a 1 Mbyte ed
ogni unità controlla una sola stampante ad
interfaccia parallela o seriale con possibilità di
collegamento in numero illimitato in modo da
eliminare il limite delle tre stampanti disponi-
bili nella versione base.
I Mondiali in Videotel
Con il calcio di inizio della partita tra Argen-
tina e Cameroun, si è inaugurata la XIV
edizione del campionato del mondo di calcio.
Italia '90 è stato definito come il «mondiale
dell'informatica e delle banche dati» per
mezzo delle quali i tifosi possono essere
informati con un canale alternativo rispetto ai
tradizionali quotidiani sportivi o alle immagini
televisive.
Il Centro Nazionale Telematico, una socie-
tà di servizi informatici specializzata nel set-
tore telematico, in collaborazione con Optel,
una società operante da 4 anni a Parigi e con
una filiale a Milano, offre in occasione dei
mondiali un servizio completo e di facile
consultazione mediante le pagine del Vi-
deotel SIP. C.N.T è già da oltre un anno e
mezzo fornitore di informazione Videotel,
mentre Optel ha già realizzato svariati servizi,
sia per il grande pubblico (giochi, come Fief e
Starsaga), che per il settore professionale (la
borsa di Parigi in diretta).
Il servizio messo a punto per Italia '90
offre all'utente Videotel una serie completa
di informazioni che ricoprono la maggioranza
degli aspetti della manifestazione
Il servizio è strutturato in aree strettamen-
te informative ed in aree più giocose o
dedicate alla messaggena, Le informazioni
spaziano da quelle di carattere generale con-
cernenti l'albo d'oro della Coppa del Mondo,
le squadre partecipanti, il calendario delle
partite, i risultati e le classifiche, gli incontri
del giorno, le schedine del concorso totocal-
cio e le partite in diretta Le aree di gioco
comprendono quiz riguardanti gli allenatori
delle squadre e 20 calciatori a settimana,
oltre a quiz sugli allenatori ed una serie di
altri giochi.
La messaggeria comprende piccoli annun-
ci. scambio di messaggi tra caselle postali
Il Centro Nazionale Telematico non è nuo-
vo a operazioni di questo tipo; in occasione
dei XLVI intemazionali d'Italia di tennis, svol-
tisi a Roma nel 1989. ha creato una banca
dati che forniva informazioni riguardanti l’an-
damento del torneo. L'esperienza è stata
ripetuta anche quest'anno in occasione della
quarantasettesima edizione.
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MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
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Memorex e AT&T:
accordo nel settore dei terminali
Il primo ed il secondo fornitore su scala
mondiale nel settore dei terminali, e cioè
Memorex Telex e AT&T, hanno concluso un
accordo in base al quale la prima rileverà le
attività della seconda nel mercato definito
come «3270«. riservato agli utenti di medi e
grandi sistemi IBM e compatibili, costituito
da terminali asincroni, più propriamente per
la parte rappresentata da terminali video,
stampanti ed unità di controllo
Nel solo mercato statunitense la quota
complessiva delle due società rappresenta
oltre un terzo dell'intero mercato, preceduta
unicamente da IBM
L'accordo prevede la cessione a Memo-
rex Telex di una larga parte delle attività di
vendita, marketing e sviluppo nel settore,
oltre che dei relativi investimenti AT&T con-
tinuerà la produzione dei terminali sincroni
ed apparecchiature connesse per conto del-
la Memorex Telex per almeno due anni e
fornirà a quest'ultima l'accesso alla tecnolo-
gia ed al software sviluppati nei laboratori
Bell.
Memorex Telex curerà la vendita e la ma-
nutenzione della linea di prodotti 6500 MCS,
mentre la AT&T continuerà a supportare
questa linea di prodotti in applicazioni infor-
matiche di rete o soluzioni telematiche forni-
te dalla AT&T stessa.
Per i prossimi cinque anni la AT&T riceve-
rà dalla Memorex Telex le royalty derivanti
dalla vendita su scala mondiale di tutte le
apparecchiature destinate ad operare nel-
l'ambiente IBM 3270 e dalla vendita di per-
sonal computer
Memorex Telex ha realizzato nello scorso
anno un fatturato di 2 2 miliardi di dollari, dei
quali oltre 1 miliardo nel settore terminali e
comunicazione dati.
PiSoft: Audio media
e Sound Tools per Mac
La PiSoft di Pontedera (PI) rende disponi-
bili due interessanti prodotti utilizzabili in
ambiente Apple Macintosh per applicazioni
destinate all'utenza professionale nel campo
musicale e multimediale.
Il primo, denominato Audiomedia. è una
scheda NuBus della Digidesign rivolta esclu-
sivamente al settore multimediale che con-
sente di arricchire le presentazioni con una
colonna sonora comprendente brani musica-
li, parlato ed effetti speciali stereofonici ca-
ratterizzati da una qualità paragonabile a
quella di un compact disc.
Audiomedia può essere utilizzato in unio-
ne a MacroMind Director e HyperCard e le
sue specifiche per ciò che riguarda il cam-
pionamento digitale dei suoni sono identiche
a quelle di un compact disc: campionamen-
to a 16 bit con frequenza di 44.1 kHz. con
registrazione e riproduzione direttamente
dalla memoria di massa. Il processore pre-
sente su Audiomedia è il DSP (Digital Signal
Processing) Motorola 56001, il medesimo
utilizzato sul NeXT. in grado di assicurare
prestazioni molto avanzate come l’elabora-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
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zione in tempo reale di un segnale audio e
l'espansione e compressione temporale.
Ogni confezione comprende oltre alla sche-
da anche i programmi Audiomedia e
SoundAccess che consentono l’editing diret-
tamente sulla forma d'onda registrata stere-
ofonicamente con possibilità di ingrandimen-
to di singole sezioni di ciascun canale. Una
funzione di editing denominata Playlist con-
sente di creare un numero illimitato di modi-
fiche senza occupare ulteriore spazio su
Sound Tools, sempre della Digidesign, è
l'evoluzione del precedente ed offre alcune
caratteristiche superiori tra le quali l'output
digitale per DAT e campionatori, la sincroniz-
zazione SMPTE (indispensabile per la realiz-
zazione di colonne sonore), una porta di
espansione opzionale per il collegamento 1/
0 di sistemi DAT.
Sound Tools rappresenta lo strumento
ideale per l'editing e la masterizzazione digi-
tale, la post-produzione audio.
Composto di una scheda DSP equipaggia-
ta con il processore Motorola 56001, un
convertitore A/D (AD IN) ed il software
Sound Designer II, Sound Tools permette di
operare un numero incredibile di modifiche
ed adattamenti del segnale originale per pro-
cedere, ad esempio, alla ripulitura di master
digitali stereofonici, alla realizzazione di jin-
gle e spot pubblicitari, la sincronizzazione di
effetti sonori con filmati e video, la trasfor-
mazione di brani musicali singoli della durata
di 3 minuti in disco mix della durata di 10
minuti.
Lo spazio occupato sulla memoria di mas-
sa è di 10 Mbyte per ogni minuto di regi-
strazione e proprio per questa ragione il
software é dotato di due programmi di utili-
tà che permettono di far vedere diversi di-
schi rigidi come un'unica unità logica molto
capiente (Master List) e di utilizzare Sound
Tools durante le esecuzioni live per l'attiva-
zione in riproduzione di file sonori mediante
un qualsiasi evento MIDI o la semplice pres-
sione di un tasto del Macintosh.
Per le sue caratteristiche Sound Tools è
utilizzato da società quali BBC, ABC Televi-
sion, CBS Records, 20th Century Fox. Uni-
versa! Studios e da artisti affermati come
Graham Nash, Oscar Peterson, Thomas Dol-
by, Miroslav Vitous e Philip Glass. In Italia
alcuni degli studi che utilizzano il Sound
Tools sono Studio M di Firenze. Mulinetti di
Recco e Morning Studio di Milano.
Il prezzo del Sound Tools è di 4.160.000
lire IVA esclusa.
microPRINT apre a Padova
La società italiana microPRINT Italia, con-
sociata alla omonima società statunitense
Microprint USA, ha aperto un nuovo centro
servizi a Padova.
L'iniziativa è la risposta ad una precisa
domanda di apertura di Service dedicati all'e-
ditoria e grafica elettronica. Autori di questa
iniziativa sono Pierpaolo Bettetto e Roberto
Casarotti, responsabili settore tecnico e for-
mazione professionale; Marco Dalla Vedova
responsabile commerciale e Nicola Gaddi,
supervisore alla produzione.
Anche il centro di Padova segue la filosofia
della rete microPRINT Italia offrendo la possi-
bilità di utilizzare in maniera autonoma in
condizioni di completo self-service o assistiti
da personale specializzato le migliori attrezza-
ture computerizzate per la realizzazione di
stampe o altro materiale di presentazione
Non è stata tralasciata la possibilità di
seguire la clientela con apposite apparecchia-
ture telematiche oltre ad una consulenza
operativa per soluzioni particolari di software
e hardware.
56
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
Fora, per il miglior rapporto prestazioni/
prezzo che portrai trovare.
tèe-
Provare per credere.
Nel mondo dei computer laptop. Fora merita un
discorso, a pane. Prova a fare un confronto diretto tra
il fora lp-286C ed un 80286 LCD di qualsiasi altro
produttore. Per dimensioni, velocita', capacita' di
memoria, chiarezza del dispaly e le prestazioni
globali, non troverete una macchina migliore. Ed il
prezzo? Bene, a S 4195 bisogna vedere per credere.
Cataltcnsllche. Fora LP- 286 C
Sistema operativo
L'albero ad Est
Bull annuncia DPX/2
Rivenditori
all'iniziativa
di Massimo Truscelli
. 1A# ben a Wall opens up, there is olten
” Vi a iree jusi behind" I Quando un
muro si apre, spesso c’è un albero proprio
dietro!, cosi recitava l'invito della Bull
Worldwide Information Systems che ha
radunato il 22 maggio scorso 90 giornalisti,
provenienti da 12 nazioni, a Tihany. una
località turistica sul lago Balaton. nei pressi
di Budapest, in Ungheria, per una conferen-
za stampa riguardante l’annuncio di una
nuova linea di soluzioni per l'ambiente Unix
e l'illustrazione di una serie di accordi con-
cernenti la cooperazione con alcune società
locali, prima fra tutte la Videoton unghere-
se, per l'assemblaggio di alcune parti dei
nuovi prodotti
Gli annunci Unix
Con la sigla DPX/2 è designala la nuova
linea di elaboratori costituita da 4 famiglie di
sistemi per un totale di 9 modelli capaci di
offrire da 1 a 51 2 posti di lavoro e potenze di
calcolo comprese tra 3.5 e 68 MIPS.
Al vertice della gamma si pone la famiglia
500 a tecnologia RISC basata sull'impiego
del processore R6000 della MIPS Computer
Systems Ine ., con la quale la Bull ha stretto
un accordo di collaborazione, capace di
offrire una capacità di elaborazione di 68
MIPS ad una frequenza di clock di 60 MHz
ed in congiunzione con la Floating Point Unit
R601 0 una potenza di calcolo di 32 MWhe-
stones al secondo. Il processore è suppor-
tato da una cache memory multilivello di
592 Kbyte e da un'architettura tale da
garantire una velocità di 266 Mbyte/sec sul
bus interno e 33 Mbyte/sec sui due bus di 1/
O (Multibus II).
L'espandibilità del sistema è assicurata
da 6 slot a tripla altezza per schede VME e
da un sottosistema per la gestione di reti
WAN, controller Ethernet, fino ad un massi-
mo di 6 LAN contemporaneamente. La
memoria di massa disponibile ha capacità
comprese tra 675 Mbyte e 44 Gigabyte,
mentre la memoria RAM può essere da 32
a 416 Mbyte.
Un decisivo contributo alla realizzazione
della famiglia 300 è stato dato dal Centro di
Sviluppo della Bull HN Information Systems
Italia di Pregnana Milanese che opera da
oltre un anno come «alfa-site» del proces-
sore Motorola 68040. Il modello di punta di
questa famiglia è costituito dal DPX/2-360. il
primo elaboratore multiprocessore basato
su 68040 disponibile sul mercato
Grazie alle sue doti di espandibili il
modello 360 può supportare fino a 256
utenti che possono sfruttare una memoria
di 576 Mbyte, fino a 23 Gigabyte di memo-
ria di massa e fino a 4 processori Nella
configurazione a 4 processori il DPX/2 360
raggiunge una potenza di 59 MIPS, decupli-
cando la potenza disponibile sul modello
320 monoprocessore.
Con le medesime caratteristiche riguar-
danti l'adozione del Multibus II. del bus di
espansione VME. di periferiche SCSI, la
famiglia 200 offre il supporto di fino a 32
utenti che possono contare su una potenza
di calcolo di fino a 5.2 MIPS offerta dal
processore Motorola 68030 La memoria
RAM disponibile oscilla tra 4 e 16 Mbyte,
mentre la capacità delle memone di massa
e compresa tra 155 e 3000 Mbyte.
Disponibile in Italia dopo la fine del 1990.
la famiglia 100 si compone di due modelli
basati sul processore 80386, il primo dei
quali, il 110, rappresenta il modello entry
point della gamma dei sistemi di multiuten-
za Bull. Dotato di bus AT, supporta MS-
DOS, Xenix e Unix e consente a 8 utenti di
condividere le risorse hardware e software
offerte. La memoria RAM disponibile è
compresa tra 4 e 8 Mbyte.
La nuova gamma di prodotti dispone di
una versione ottimizzata di Unix, il BOS (Bull
Open Software), conforme agli standard
definiti da IEEE- Posix, X-Open Common
Applications Environments e derivato da
Unix System V con aggiunte di Berkeley
Buii-Videoton
Sin dal 1 969 la Videoton, che è la maggiore
società sul mercato interno ungherese di
elettronica di consumo, ed ha una intensa
attività nel bacino dei paesi dell'Est, collabo-
ra con il gruppo Bull nel settore dell'informa-
tica nel quale ha sviluppato il 30% dei propri
guadagni II 18 gennaio di quest'anno è stato
concluso un accordo per la creazione di una
loint-venture per l'integrazione delle attività
della Videoton nel campo dell'Informatica
La nuova società, denominata Videoton-
Bull (Magyar-Francia Informatikai Kft), conta
su un capitale di partenza di 600 milioni di
fiorini ungheresi (pari a circa 60 milioni di
franchi francesi) e le quote azionarie sono
detenute per il 51% dalla Videoton. mentre
per il restante 49% dalla Bull In una póma
fase la Videoton dovrà adeguarsi ai sistemi
produttivi della Bull adeguando conseguen-
temente anche le proprie linee di assem-
blaggio per la produzione dei sistemi GCOS
7 e successivamente dei sistemi basati su
Unix per la loro commercializzazione nel-
l'Europa dell’Est.
58
Ir Ire
Clutti ve.
/PERMUTARE
PER (CREDERE
I Rivenditori
Unibit
ti danno almeno
1 . 000.000
(un milione)
di motivi
(di lire)
per buttar via
il tuo vecchio
computer.
I Rivenditori L inibii
sono veramente genera-
si. Molto generosi. Perché
in cambio del tuo vecchio
computer (tastiera e unità
centrale), anche non fun-
zionante. ti regalano al-
meno un milione (più IVA)
se acquisti il i nu tvo L i vi >it
PCbit 386SX. Allora, in cambio del tuo vecchio
computer e con al massimo 2.950,000 lire (più
IVA), potrai acquistare ad esempio un nuovo Unibit
I ’Cbit 386SX ( tastiera e unità centrale) con hard disk
da20Mb. MS DOS* 4.01. GW Basic* e Windows*
386, il tutto con manuali in italiano e garanzia per
un alino. B se il tuo computer vale di più. anche il
risparmio sarà più grande.
L' Unibit PCbit 386SX è un personal computer
I m ifessiot tale 1 1 ìe ha il si u > piti ilo < li forza nel micro-
processore so 386SX: grazie alla sua moderna
architettura consente di utilizzare i nuovi e potenti
programmi sviluppati per i microprocessori INTEL
a 32 bit. altrimenti non utilizzabili su computer di
tipo XT 3 eAT* o su computer non MS DOS. Buttare
poi il tuo vecchio computer, se MS DOS. significa
anche conservare tutti i vecchi, cari programmi e
velocizzarli poiché l'Unibit PCbit 386SX lavora a 1 6
MHz.
I-: se invece non hai un computer ma vuoi
cominciare con uno veramente economico, questo
è oi >i nutriente il m< nncnto n ìigliore per trovarne uno
buono, usato, presso i Rivenditori Unibit
ATTENZIONE:
lotteria 6 valida lino al 30 giugno 1990 presso i Rivenditori che aderiscono all'iniziativa.
B/T
NEWS
Rivenditori Autorizzati Unibit
Convegno 12U 1990
Milano, 16-18 maggio
T ornando a undici mesi fa, la nota salien-
te di 12U 1989 era stata la fumata nera
sullo standard unico, dato che Osf-1. pur
con parecchie similitudini, si era scisso da
System V 4.0. Se dovessimo giudicare la
situazione 1990 con gli occhi di allora ci
sarebbe da mettersi le mani nei capelli
Osf-1 infatti non solo non ha mollato l'os-
so. e inoltre ha bruscamente deviato verso
Mach, la versione distribuita e parallela di
Unix BSD realizzata alla CMU, la Camegie
Mellon University; inoltre non è ancora
disponibile, ma lo sarò entro la fine del-
l’anno insieme a DCE, l'ambiente di elabo-
razione distribuita per lo sviluppo del soft-
ware di nuova generazione. Oltre a Osf-1
dobbiamo segnalare che Sun, da tempo
leader del Cad, è balzata violentemente
sulla bocca di tutti per aver aggredito il
desktop ma anche il Case e il transazionale
con una serie di prodotti tra i quali SLC.
una workstation basata sul Risc Sparc a 8.5
milioni di lire che giustifica il suo prezzo
con l'intenzione di venderne centinaia di
migliaia di esemplari.
La questione si sposa con la convergen-
za degli standard perché Sun, realizzatrice
della storica terza via di Unix, la BSD 4
continua a propugnare questo sistema ope-
rativo, anche se i documenti citano spesso
la convergenza con System V 4.0
Lo sviluppo del software, o Case che dir
si voglia, è il punto nevralgico non solo di
Unix, ma in generale dei sistemi operativi,
vale quindi la pena di fare un seppur breve
quadro della situazione, e ivi incorniciare le
specifiche novità annunciate o trapelate a
12U. Finora l'unica proposta di grandi di-
mensioni viene proprio da IBM, che pur di
controllare i punti chiave del sistema ha
accettato partnership con sviluppatori indi-
pendenti quali Knowledgeware e Bach-
mann che hanno metodologie e tool avan-
zati. e che hanno accettato di inserirli in
AD-Cycle. il quadro Case di Big Blue, che
vede e prevede mainframe, DB II e Csp,
ma permette lo sviluppo su PS/2, ovvero
stazioni in rete a basso prezzo, mentre gli
altri possono lavorare solo su mini o main-
frame, il cui costo è proibitivo per chi
sviluppa. E se finora IBM era stata l'unica,
adesso la proposta Sun li ha spiazzati, tanto
che — per fare un esempio — la Cray, attua-
le numero 1 nel settore del supercomputing
e calcolo parallelo, ha comperato diconsi
500 SLC (più amenità varie di complemen-
to) per fare software Inoltre una terza botta
al piano di IBM è l'ormai prossimo annuncio
Digital, che lancerà la sua piattaforma di
sviluppo basata su sue workstation e con
ogni probabilità su Macintosh.
Le conclusioni sulla questione degli stan-
dard sono che per applicazioni centralizzate
va ancora bene System V, ma per lo stato
dell’arte non ci siamo più Le nuove parole
d'ordine sono 'distribuito' e 'multimediale',
e se la prima era prevedibile, la seconda
per Unix è quasi una novità. Infatti Informix
ha tirato fuori un prodotto già pronto sotto
diverse piattaforme, Online, un oggetto
4GL che gestisce immagini e suoni, più o
meno come gli ipertesti di HyperCard sotto
Mac, ma con differenti caratteristiche: me-
no user-friendly, molto più potente. La nota
saliente dell'oggetto è che la sua struttura
interna, essendo basata su archivi distribui-
ti, ovvero non presenti sullo stesso disco
né elaboratore, è del tutto incompatibile
con la struttura del tradizionale 4GL della
stessa Casa. E già l'incompatibilità sarebbe
un segno fastidioso in un mondo che si
cerca di standardizzare, ma a calcare la
mano ci si mette il fatto che la vecchia
struttura era stata adottata anche da Sy-
stem V. E se il creatore del metodo affer-
ma che «una buona idea avuta dieci anni fa
non deve diventare un limite», c'è da riflet-
L'ultima nota è su una seconda maniera
di vedere la distribuzione dei compiti, che
va molto di moda: il modello client-server.
Stante che sono stati venduti tanti PC 286
e 386, e che le società non comperavano
più nulla che non permettesse di continua-
re ad usarli, qualcuno ha analizzato la situa-
zione, notando che per lo più ai PC serviva
potenza per l'interfaccia grafica, le comuni-
cazioni e la ricerca in archivi. Hanno pensa-
to quindi di dotare la rete di uno o più
elaboratori che svolgessero queste tre fun-
zioni conto terzi, ovvero per tutti i PC
collegati in rete, i quali diventavano clienti
di uno o più servitori (l’arcano non era poi
tale)
Grande idea, se fosse indolore: il grosso
del mercato italiano — ma anche estero —
ha a lungo sperato di avere a disposizione
un sistema operativo che potesse usare i
386 come server, ovvero come mini, da
completare con terminali o PC 8088, e con
workstation o altro per applicazioni partico-
lari. Questa era l'idea di System V 3.0. poi
gonfiato da Xenix e BSD per diventare un
po' per volta 4.0, teoricamente ancora ab-
bastanza snello per gestire terminali da
ufficio senza grafica e telecomunicazioni.
Osf-1, invece, è dichiaratamente un si-
stema nel quale i 300 sono Client, ovvero i
terminali di oggi (già odo gli anatemi dei
puristi); e la stessa cosa vale per l'idea
delle workstation Sun. Ciò vuol dire che.
almeno per ora, i mercati cui si rivolgono gli
attori citati sono del tutto diversi.
Guardando ancora il mercato italiano c'è
da dire che la frammentazione sia delle
software house che dei rivenditori ma so-
prattutto degli utenti genera non pochi pro-
blemi a chi si é lungamente barcamenato
con Xenix 286 et similia, onde dare multiu-
tenza di base ad un prezzo davvero basso.
Per costoro l'associazione 12U non offre
molto, impegnata com'è nelle pesanti que-
stioni dello stato dell'arte e prospettive
future. Per queste ed altre esigenze di
piccola utenza si stanno aprendo alcune
alternative, tra le quali segnaliamo il primo
convegno ASSOX — Associazione per lo
Sviluppo del Sistema Operativo uniX — ,
che avrà luogo a Milano il 21 e 22 giugno, e
sarà dedicata ai problemi di base. Di que-
ste ed altre iniziative continueremo a dar
segnalazione in seguito.
Idee produttive.
Unibit PCbit, linea
base.
Lo scatto iniziale.
Ottenere ottimi risultati col
primo personal computer da
oggi è alla portata di tutti:
studenti, professionisti,
piccole aziende. Con un
personal della nuova linea
base degli Unibit PCbit è
infatti possibile partire subito
e bene, con risultati sorpren-
denti e a costi sicuramente
vincenti.
Gli Unibit PCbit base appar-
tengono ad una famiglia di
personal con già decine di
migliaia di utilizzatori,
flessibile, affidabile, espandi-
bile e totalmente compatibile
con gli standard di mercato:
MS DOS 4.01 e GW Basic sono
fomiti di serie e in italiano,
mentre i modelli con 80286
dotati di hard disk sono fomiti
anche con Windows 286, la
potente interfaccia grafica
Microsoft.
Se i modelli da tavolo con
microprocessore NEC V20,
compatibile 8088 ma più
veloce, abbattono la soglia di
ingresso ai PC di fascia bassa,
PARTENZA VALIDA
ma con prestazioni di sicuro
interesse, il nuovissimo
portatile (con NEC V30,
compatibile 8086 ma più
veloce) stabilisce un record di
leggerezza nel peso e nel
prezzo.
Inoltre presso i Rivenditori
Autorizzati Unibit, al vostro
servizio in tutta Italia, potrete
scegliere anche il software di
base Unibit (di base anche nel
prezzo) più adatto alle vostre
esigenze, per poter essere
subito in pista con il vostro
Unibit PCbit base.
Con gli Unibit PCbit base vi
lascerete tutti alle spalle, fin
dalla partenza.
Idee produttive.
ISXPOISDIT
CCPIAW
di Massimo Truscelli
L a terza edizione di ExpoEdit-Copia ha visto la partecipazione di 50 espositori impegnati
nel settore dell'editoria elettronica, settore per il quale è stata coniata anche una
nuova denominazione: CAP. Computer Aided Publishing.
Oltre alle novità presentate dai distributori nell'area espositiva, non sono mancati i
tradizionali convegni dedicati quest'anno all'integrazione del CAD per la produzione di
documentazione tecnica, alla definizione di standard per le tecnologie editoriali ed alle
problematiche legate alla selezione del colore nei processi tipografici .
Per ciò che riguarda i prodotti, le novità vere e proprie sono state ben poche, ma questa
edizione di ExpoEdit, svoltasi tra l'altro al Centro Congressi di Milanofiori invece che nella
sede del Centro II Girasole di Lacchiarella I come era avvenuto per le edizioni precedenti),
ha fornito alcune indicazioni riguardanti un mercato interesse rivolto ad applicazioni che in
parte esulano dal mercato della tradizionale editoria su carta per rivolgersi ai settori
dell'immagine e della comunicazione elettronica con applicazioni video e audio spesso
dalle caratteristiche molto sofisticate
Apple
Senza dubbio lo stand della mela era
quello di dimensioni maggiori; al suo inter-
no erano ospitati svariati distributori di soft-
ware e periferiche legati al Macintosh. Solo
per fare qualche nome c'erano Delta, Mo-
do, Letraset. Inutile dire che c'era in bella
mostra il nuovo Macintosh llfx equipaggia-
to con le nuove schede video, la più poten-
te delle quali, la 8/24 CG è in grado di
visualizzare 16.7 milioni di colori.
Channel
Nello stand del distributore dei prodotti
Autodesk, Xerox e Logitech, uno dei pro-
dotti di maggior interesse era rappresenta-
to dal software Freedom of Press in grado
di dirigere l'output in PostScript di una
qualsiasi applicazione su stampanti non
PostScript sia a tecnologia laser che nella
tecnologia a getto d'inchiostro ed in quella
più tradizionale a matrice di punti ad impat-
to di aghi. La velocità di esecuzione di una
stampa su un sistema MS-DOS è parago-
nabile a quella di una stampa su Apple
LaserWriter; la dotazione di font compren-
de i medesimi 35 font di carattere adottati
sulla LaserWriter e la stampa può avvenire
in modo diretto oppure richiamando il file
creato successivamente.
Altri interessanti prodotti erano rappre-
sentati dallo Xerox Gray F/X. un program-
ma per il trattamento di immagini a toni di
grigio, e dal software ReadStar per il rico-
noscimento ottico dei caratteri.
Delphi
Presente per la pnma volta anche la
Delphi di Viareggio che esponeva oltre ai
potenti terminali grafici NCD ed ai software
FrameMaker 2.0 ed lllustrator I e II operan-
ti su sistemi Sun. anche la linea di compu-
ter Acom Archimedes tra i quali il modello
3000 e la workstation Unix RI 40 sulla
quale era installato un interessante softwa-
re di editoria personale, l'Acorn Desktop
Publisher In grado di pilotare stampanti
PostScript.
Delta
La postazione Delta all'interno dello
stand Apple, la parte del leone la faceva la
versione beta-test del Quark XPress relea-
se 3.0 per il momento non ancora disponi-
bile in Italia, ma prossima al rilascio proba-
bilmente entro lo SMAU
Le principali innovazioni dovrebbero ri-
guardare la possibilità di aprire più pagine
affiancate con stampa al vivo e rotazioni di
testo e grafica; la possibilità di inserire
immagini in finestre poligonali e controllar-
ne con precisione lo scontorno; la possibili-
tà di spostare gli oggetti e le immagini con
incrementi di un punto e l'allineamento di
oggetti multipli; la registrazione di una pa-
gina in EPS; allineamenti verticali del testo
e gestione dei capolettera.
DigiMail
Dovrebbe essere stata la prima appari-
zione in occasione di una mostra quella
dell'Amiga 3000 esposto nello stand della
DigiMail di Milano.
Le altre marche rappresentate oltre a
Commodore erano Mannesmann Tally.
Sharp, Taxan. Citizen.
Per il software erano esposti alcuni pro-
dotti della Soft Logik Publishing e della
Gold Disk.
Digitronica
Oltre alla linea di stampanti laser ed a 24
aghi della NEC. l'attenzione era focalizzata
su alcuni scanner della statunitense AVR
(Advanced Vision Research), in particolare
sul modello 3000/GS caratterizzato da un'e-
stetica che ricorda quella del NeXT di Jobs.
Le sue caratteristiche principali riguarda-
no la scansione di 256 livelli di grigio ad
una risoluzione di 300 dpi eventualmente in
congiunzione ad una scheda opzionale del
tipo TIGerCUB o TIGerEMS che solleva
l'impegno (gravoso) della RAM di sistema
La velocità di scansione è di 9 secondi per
immagini al tratto e 18 secondi per immagi-
ni sfumate in entrambi i casi in formato A4
La dotazione comprende anche un soft-
ware di acquisizione e trattamento delle
immagini in ambiente Microsoft Windows
(TIGerPaìnt).
Tra gli annunci della NEC un rivoluziona-
rio lettore di CD-ROM portatile capace di
trasformarsi anche in un normale lettore di
compact disc audio dalle buone caratteristi-
che qualitative.
62
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
NEWS
Elcom
Si é fatto un gran parlare di StrataVision.
un software rivoluzionario di grafica tridi-
mensionale con caratteristiche di rendering
e controllo di numerosi parametri come
luce, ombra, riflessione, trasparenza, lumi-
nosità. lucentezza.
Il programma consente di iniziare il lavo-
ro partendo da normali immagini bidimen-
sionali operando poi effetti di estrusione o
tornitura secondo le caratteristiche dell'og-
Dopo aver impostato i parametri riguar-
danti le caratteristiche di luminosità e rifles-
sione, oltre a quelli riguardanti eventuali
texture degli oggetti, il programma provve-
de ad eseguire il rendering che può durare
anche alcune ore II programma lavora a 8
o 24 bit e gli elaborati prodotti possono
essere salvati in formato PICT o TIFF
Tra i prodotti hardware di maggior inte-
resse la stampante Howtek PixelMaster a
colori ad alta definizione con tecnologia
ThermoJet a getto di cera. Le principali
caratteristiche sono: risoluzione di 240 X
480 dpi. uso di carta comune, possibilità di
riproduzione di fino a 250.000 sfumature
diverse, interfaccia IEE-488 con possibilità
di implementazione di PostScript. HPGL e
HP PCL.
Letraset
Presentato ColorStudio. il sistema soft-
ware di creazione, ritocco e stampa in
quadricromia di immagini a colori che gra-
zie alla gestione a 24 bit é in grado di poter
disporre di 16.7 milioni di sfumature di
colore.
Visto anche il DesignStudio. il program-
ma di impaginazione della Letraset che
fornisce un completo insieme di strumenti
per l'attività del grafico. Non mancavano i
prodotti più conosciuti ed affermati come
ImageStudio. LetraStudio e FontStudio.
Abbiamo chiesto qualche delucidazione
sulla CD-ROM disponibile negli Stati Uniti
che raccoglie i programmi su di un unico
supporto, ma per il momento in Italia non
sarà commercializzata.
Modo
Molto interesse per l'ultimo nato in casa
Adobe, il software Photoshop del quale
parliamo piu diffusamente in questo stesso
numero di MC in questa stessa rubrica.
Esposto logicamente il magnifico moni-
tor Pivot della Radius insieme ad una serie
di altre periferiche ed accessori. Tra gli
annunci un interessante display video
(ViewFrame 11+2) per proiezioni su lavagna
luminosa dotato di cavi di collegamento
«Y» per la visualizzazione contemporanea
sul monitor e sul pannello.
Per il software grande interesse era de-
stato dalla versione 4.0 di Aldus PageMa-
ker alla sua prima presentazione ufficiale al
grande pubblico.
Presso gli stand IBM e Olivetti erano in
dimostrazione anche altri prodotti come
PageMaker per Windows 3.0. Micrografx
Designer 3.0 e Micrografx Graph Plus 1 .3,
Corel Drawl 1.1, Adobe Streamline per
Windows.
La versione 3.01 di PageMaker per Win-
dows 3.0 presenta sostanziali miglioramen-
ti nella gestione dei formati di testo grazie
all'inclusione dei formati WordPerfect 5.0 e
5.01 e del formato RTF (Rich Text Format)
disponibile su alcuni word processor come
la versione 5.0 di Microsoft Word.
PiSoft
La società di Pontedera (PI) offriva qual-
che software dì publishing per l'ambiente
Macintosh, ma l'attenzione era focalizzata
su due prodotti ampiamente descritti in
questo stesso numero di MC nella rubrica
News: i prodotti della Digidesign per la
registrazione e l'editing digitale dei suoni
con caratteristiche di fedeltà comuni a
quelle dei compact disc audio.
Il loro campo di applicazioni tipico è
quello degli studi di registrazione audio e
gli studi di post-produzione audio e video
per la creazione di prodotti multimediali.
SCHEDA
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MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
NEWS
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Tel. 06/42.64.57 - 42.98.41 - Fax 42.98.41 [f
Chip per la compressione
delle immagini
La C-Cube Microsystems ha costruito un
processore video capace di comprimere e
decomprimere immagini L'industria C-Cu-
be Microsystems, che nasce dalla collabo-
razione di ingegneri della Weitek e della
Radius. assicura che questo chip VLSI può
comprimere un'immagine grafica di 25
Mbyte in solo un Mbyte nell'arco di un
secondo oppure 1 Mbyte di trame video in
un trentesimo di secondo, permettendo
una procedura di compressione di immagi-
ni in tempo reale.
Il chip che risponde al nome di CL550
usa l'algoritmo di compressione Joint Pho-
tographics Experts Group (JPEG), suppor-
tato da industrie come DEC. IBM e NEC. Il
sistema è molto interessante nel campo
sia consumer video che per le elaborazioni
e computer graphics.
Weitek
Co-processore RISC per i486
Sempre più veloce. La Weitek ha annun-
ciato il rilascio di processore a virgola mobi-
le, il 4167, per supportare il già spedito
i486. Lo Weitek 4167. che costa un mi-
gliaio di sterline, esegue calcoli in virgola
mobile dalle due alle tre volte più veloce-
mente dell’Intel 80387. quindi è la soluzio-
ne per pacchetti di Cad-Cam La casa inol-
tre dichiara un aumento di prestazioni pari
a 10 MegaFLops pilotandolo con il driver
NDP Fortran-486.
Questo piccolo mostro ha 142 pin e
provvede a tutti i segnali necessari per
l’interfacciamento, mentre per l'utenza che
non possiede una motherboard 386 o 486,
la Weitek mette a disposizione una soluzio-
ne su scheda con bus compatibile AT ISA o
IBM PS/2 MCA.
OS/2 2.0 per 80386
Lo sviluppo di una versione specifica
dell'OS/2 per i personal computer basati
sul processore Intel 80386 è ormai arrivata
alla fase di alfa test; in concomitanza con
questo evento la Microsoft ha messo in
vendita in USA ad un prezzo di $ 2.600 il
Software Devlopers ToolKit (SDK) che per-
metterà agli addetti ai lavori di sviluppare
applicazioni sfruttando appieno le capacità
di calcolo e di indirizzamento a 32 bit
offerte da questo processore.
NelI'SDK sono compresi: una versione
funzionante dell' OS/2 2.0. che richiede
circa 6 Mbyte di RAM per poter operare,
ma che secondo dichiarazioni Microsoft si
spera di portare a 4 Mbyte nella versione
definitiva; le versioni a 32 bit del compilato-
re «C» e del MASM. Il compilatore "C»
non è il nuovo 6.0 ma una versione modifi-
cata a 32 bit del 5. 1 (la versione di questo
compilatore è la 5.21).
Il debugger CodeView invece è identico
a quello inserito nel nuovo compilatore e
cioè la versione 3.0, che permette il debug-
ging di programmi multithread Presenta-
tion Manager
Il lutto viene completato dal Resource
Compiler e dai vari editor di icone e di
dialog box.
È quindi il classico Toolkit per OS/2 con
la possibilità, man mano che lo sviluppo del
sistema operativo procede, di avere la v
sione aggiornata per mezzo dei previsti
upgrade.
Lotus Notes
La politica della Lotus si comincia a profi-
lare. Dopo il suindicato annuncio dei rila-
scio dell'1 -2-3/G sotto OS/2 PM ecco quel-
lo passato un po' sottovoce del pacchetto
di comunicazioni Lotus Notes. Un software
preposto ad organizzare, assemblare infor-
mazioni corporative e distribuirle in un si-
stema di networking. Lotus Notes gira sot-
to MS-DOS con interfaccia grafica MS-
Windows o OS/2 PM.
Lotus 1-2-3/G
per Presentation Manager
È stata presentata l’attesa versione di
Lotus 1-2-3 per OS/2 Presentation Mana-
ger; grazie alle capacità grafiche di que-
st'ultimo è ora possibile visualizzare con-
temporaneamente sullo schermo più fogli
di lavoro e grafici, effettuare ricalcolt in
contemporanea sfruttando le potenzialità di
multitasking dell'OS/2 e scambiare dati con
altri applicativi in grado di operare sotto
questo sistema operativo.
Anche questa versione opera su spread-
sheet tridimensionali come la versione 3.0
per DOS, lasciando cosi intuire come a
che questa compagnia voglia fornire uno
stesso prodotto per diverse piattaforme,
mantenendo inalterate le funzionalità e le
possibilità operative attraverso le varie v<
sioni. La metodologia di analisi dei dati c
tipo nWhat-lf» è stata sostituita da ui
utility di risoluzione per passi all'indietro,
che permette dai dati desiderati di risalire a
quelli che li possono generare.
Per gli utenti di 1-2-3 abituati a precise
sequenze di tasti da digitare per compiere
determinate operazioni, è stata mantenuta
l'interfaccia utente tramite tastiera in modo
da facilitare il passaggio alla nuova ver-
sione.
Per il funzionamento è richiesto un C
con 4 Mbyte di RAM e 10 MByte di spazio
libero sul disco rigido.
64
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
Hewlett-Packard presenta la famiglia di pc più potente d’Europa.
Personal computer
HP Vectra 486:
il capofamiglia.
Oltre 1000
già consegnati
a clienti
soddisfatti.
HP Vectra 486, capostipite della nuova generazione di pc
486 in architettura OSA, <■ oggi capo della potente famiglia
dei personal computer Hewlett-Packard.
Una famiglia di pc che aderisce completamente agli
standard di mercato per tutte le applicazioni in ambienti
MS-DOS®, OS/2* Xenix», Unix® e di rete.
Nella famiglia HP Vectra esistono oltre 20 configurazioni
modulari di cui 12 basate su processore 80386: una gamma
che ti permette di scegliere sempre la soluzione più adatta
ad ogni applicazione e livello di spesa e che ti consente di
stare al passo con gli sviluppi della tua attività e della
tecnologia.
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Microsoft Windows 3
di Corrado Giustozzi
N ella prima metà di maggio la Microsoft
ha presentato, a poca distanza l'una
dall'altra, due novità attese oramai da mol-
to tempo, Si tratta di Windows 3, la nuova
versione della famosa interfaccia utente, e
di MSC 6.0, ultimo rilascio del noto compi-
latore C per MS-DOS. Entrambi i prodotti
sono particolarmente ricchi di novità inte-
ressanti, per cui contiamo di potervene
presto parlare in modo più completo nel-
l'ambito delle nostre consuete prove In
effetti abbiamo già ricevuto entrambi i pac-
chetti e ne abbiamo già iniziato l'esame.
Tuttavia abbiamo creduto opportuno pre-
sentarvi in anteprima almeno quello dei
due destinato ad una maggiore diffusione
commerciale, ossia il nuovo Windows, in
attesa della prova che per forza di cose
vedrà la luce solo fra qualche tempo.
Cominciamo col dire che. giunto oramai
alla sua terza versione, Windows sembra
oramai fare concorrenza allo stesso OS/2
quanto «d aspetto ed in parte a sostanza.
Le due maggiori novità del prodotto sono
infatti, secondo noi, l'interfaccia utente gra-
fica assai simile a quella di Presentation
Manager e la possibilità di funzionare in
modo protetto (su un 80286 o processore
superiore) vedendo cosi l’intera memoria
estesa del computer e raggiungendo pre-
stazioni superiori.
Per quanto riguarda l'interfaccia utente, il
vecchio MS-DOS Executive è stato sosti-
tuito da due nuove applicazioni denominate
Program Manager e File Manager La pri-
ma costituisce l'ambiente da cui lanciare le
applicazioni e permette di organizzarle, per-
sonalizzarle e attivarle selettivamente. La
seconda implementa una «metafora della
scrivania» dalla quale l'utente può con faci-
lità esaminare il contenuto dei dischi, co-
piare file, spostarsi da una directory all'altra
e cosi via; in essa è possibile visualizzare
un albero di directory espandendo a scelta i
livelli voluti, ed i file vengono rappresentati
sotto forma di icone a seconda del loro tipo
(directory, file di programma o file di dati), Il
tutto è integrato in un ambiente la cui
veste grafica, peraltro ricchissima, é assai
simile a quella di Presentation Manager
Niente più finestre schematiche e simboli
abbozzati, ora ad esempio i «bottoni» sono
realmente tali, rappresentati tridimensional-
mente. e quando li si «preme» col mouse II
si vede «rientrare» nel pannello cui appar-
tengono!
L'uso dei colori, sia da parte del sistema
che da parte dei programmi applicativi, è
stato molto migliorato' le eventuali richie-
ste di colore vengono processate da un
Color Palette Manager centralizzato il qua-
le. a seconda dell'hardware disponibile e
dell'uso attuale della palette, fornisce il
colore richiesto o «si arrangia» sfruttando
la tecnica dei retini per crearne un accetta-
bile surrogato.
L'uso del modo protetto dei microproces-
sori 80286 e 80386 è però probabilmente la
novità più rilevante del pacchetto. Finalmen-
te. dopo tanti anni di guai causati dal «mu-
ro» dei 640 Kbyte imposto dal DOS. cui si è
cercato di porre rimedio con l'assurda e
farraginosa invenzione della memoria
espansa LIM/EMS, il problema viene affron-
tato alla radice e risolto nel modo giusto
Ora Windows 3 è in grado di sfruttare il
modo di funzionamento «protetto» dei pro-
cessori superiori all'8086/8088. cosa che gli
consente di vedere l'intera memoria fisica
(estesa) installata sulla macchina fino ad un
limite di 16 MByte. In effetti Windows
stesso lavora in memoria estesa e vi fa
girare le sue applicazioni, usandola inoltre
come cache per mantenere alcune sue
risorse interne. Ciò consente in definitiva di
aumentare le prestazioni del prodotto, che
non deve effettuare più frequenti accessi al
disco per ricaricare ogni volta I suoi moduli,
e di far girare applicazioni più grandi Inoltre,
se il processore è almeno un 80386, Win-
dows gira in modo «esteso» a memoria
virtuale in questa modalità la memoria
fisica viene mappata a pagine e swappata,
secondo necessità, sul Winchester in modo
da simulare la disponibilità di una quantità
assai maggiore di memoria centrale, per-
mettendo cosi di far girare un numero assai
maggiore di applicazioni.
Ma le innovazioni non si fermano qui: in
effetti il nuovo Windows é stato quasi del
tutto ridisegnato avendo in mente, quali
obiettivi primari, soprattutto il miglioramen-
to della qualità del lavoro dell'utente e la
semplicità d'uso del prodotto. Ecco dunque
l'interessante caratteristica di autoinstalla-
zione che serve realmente a semplificare la
vita all'utente meno esperto: Windows 3
non esiste in versioni separate a seconda
del tipo di hardware cui è destinato ma è
un solo ed unico pacchetto che. all'atto
della prima installazione, automaticamente
riconosce il microprocessore della macchi-
na di destinazione e si autoconfigura per
sfruttarlo al meglio. Inoltre non è più ne-
66
MCmicrocomputer n, 97 - giugno 1990
cessano reinstallare II prodotto in seguito a
qualche modifica hardware ma lo si può
semplicemente riconfigurare senza neces-
sità di modificare il file WIN.INI né di uscire
dall'ambiente stesso di Windows, grazie al
nuovo e più potente Pannello di Controllo.
Sempre nell'ottica della maggiore «user
friendlyness» sono ora disponibili un help
in linea ad ipertesto integrato nel pacchetto
stesso, il cui «motore» può anche essere
sfruttato dai programmi applicativi, ed un
«registratore di macro» col quale l'utente
può automatizzarsi l'esecuzione di compiti
ripetitivi di uso frequente.
Una significativa aggiunta al prodotto è il
supporto nativo di un eventuale ambiente
di rete, grazie al quale l'utente può ad
esempio collegarsi e scollegarsi ai server
ed alle stampanti di rete direttamente da
Windows. È stato inoltre aggiunto il sup-
porto alle porte seriali COM3 e COM4 ed è
stata migliorata la funzionalità di spool,
abbastanza rozza nelle versioni precedenti;
essa ora permette un maggior controllo
sulla coda di stampa consentendo ad
esempio di visualizzare e modificare lo sta-
to delle voci in coda.
Anche i vari programmi forniti come ac-
cessori sono stati rinnovati e migliorati. E il
caso ad esempio di Terminal, che ora di-
spone di emulazioni migliori e di una più
completa gestione della comunicazione
consentendo ad esempio il trasferimento
di file binari con i protocolli Xmodem e
Kermit. Al posto di Paint viene ora fornito
Paintbrush della Zsoft che permette di di-
segnare a colori. La calcolatrice dispone di
un modo avanzato di tipo scientifico com-
prendente funzioni statistiche e la possibili-
tà di effettuare i calcoli in modo binario,
ottale. decimale ed esadecimale. Infine al
buon vecchio Reversi (Othello) è stato af-
fiancato un nuovo solitario questa volta
fatto con le carte da gioco.
Ci si potrebbe chiedere se a questo
punto non vi sia una certa sovrapposizione
fra Windows 3 ed OS/2. La risposta è che
essa esiste ma tuttavia non è completa.
Nella strategia Microsoft il nuovo Windows
3 dovrebbe infatti essere un po' l'«OS/2
In allo a sinistra
un'immagine del
Program Manager e
della lineslra
contenente gli
« accessori ». ossia i
programmi quali
Terni inai e Write fomiti
con Windows. Sopra a
destra è mostrato
anche il Pannello di
Controllo, ora assai più
completo Infinequia
fianco vediamo il File
Manager il quale ci
presenta graficamente
un albero di directory
parzialmente esploso
Notare la nuova veste
grafica delTambiente,
molto lontana da quella
di Windows 2 ed assai
più vicina a quella di
Presentation Manager
dei poveri», essendo destinato a girare su
piattaforme hardware meno potenti di
quelle necessarie all'OS/2 che notoriamen-
te impegna in modo massiccio le risorse di
calcolo del computer su cui gira. Nelle linee
guida si suggerisce l'utilizzo di Windows 3
su macchine 80286 e 80386 «lente» con
meno di 3 MByte di memoria e dischi
relativamente piccoli, mentre si consiglia
OS/2 sugli 80386 e 80486 più veloci e con
più di 3 MByte di RAM (ne sono consigliati
almeno quattro e considerati ottimali otto)
Inoltre va ricordato che mentre OS/2 è un
sistema operativo vero, basato su un multi-
tasking di tipo preempitivo e dotato di un
proprio file System. Windows è solo un
sofisticato multitasker non preempitivo che
«si appoggia» all'MS-DOS per la gestione
del file System e di altre risorse di sistema
Per quanto riguarda la compatibilità del
nuovo ambiente verso i vecchi applicativi
va detto che tutti i programmi «educati»
scritti per Windows 2 dovrebbero girare
tranquillamente sotto Windows 3 pur non
essendo in grado di sfruttarne le caratteri-
stiche avanzate. É tuttavia possibile che
alcuni dei programmi scritti per Windows
2, che sfruttava il solo modo reale dei
processori Intel, non girino affatto sotto
Windows 3 nella modalità protetta; in tale
caso il sistema visualizza un messaggio di
errore e suggerisce di passare al modo
reale per far girare l'applicazione incrimina-
ta. Le principali software house stanno
tuttavia già mettendo in commercio appli-
cazioni scritte specificamente per Win-
dows 3 ed esplicitamente contrassegnate
come tali. Occhio dunque all'acquisto del
software se avete intenzione di passare a
Windows 3: assicuratevi che i pacchetti
che comperate siano compatibili con la
nuova versione.
Infine un cenno alla disponibilità del pac-
chetto. La versione Euro (in inglese) do-
vrebbe essere già disponibile nel momento
in cui questo fascicolo di MC sarà in edico-
la e costare 290.000 lire; la versione italia-
na è invece prevista per agosto prossimo e
costerà 350.000 lire. Il costo dell’upgrade
dalla versione precedente è di 120.000 lire
per la versione Euro e 150.000 lire per
quella italiana. Il supporto standard sui cui
è fornito il sistema è il microfloppy da 3,5"
per 720 KByte ma dietro esplicita richiesta
è possibile averlo in alternativa su miniflop-
py da 5,25" per 360 KByte. mc
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
67
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lore ha trovato sbocchi)»
Cosi è intitolato l'articolo che
tratta, sul numero di aprile di
Byte, la situazione della visualiz-
zazione dei colori nell'elaborazio-
ne personale, provando il laptop
a colori NEC ProSpeed CSX. L'in-
teresse a parte l'argomento lo
suscita specialmente nel lettore
europeo il titolo: sbocchi o stra-
de che dovrebbero portare final-
mente al mercato comune: final-
mente perché il laptop colore
della NEC non è un prodotto
nuovo per gli Stati Uniti essendo
stato presentato a ottobre
dell’anno scorso.
Lasciando da parte sterili
spunti polemici, che nulla toglie-
rebbero alla serietà della casa
giapponese, più avanti nell'arti-
colo si legge che essere alle
prese con un laptop con il moni-
tor a colori (veri) è una cosa
simpatica anche se poi la qualità
del display ed il prezzo dell'ela-
boratore lasciano a desiderare.
L'apparecchio sottoposto al
test è la versione con CPU 386
SX con clock a 16 MHz. copro-
cessore 387 SX. 2 Mbyte di me-
moria RAM, hard disk da 42
Mbyte, floppy disk drive da 3.5
pollici da 1 44 Mbyte formattati,
porta seriale e parallela, una por-
ta per il floppy esterno, una per
l’eventuale monitor VGA ester-
no
La peculiarità rimane nel di-
splay LCD collegato che é a
standard VGA a 8 colori con 256
Kbyte di RAM video.
Il peso del ProSpeed CSX é di
8 15 kg e le espansioni (la me-
moria a 4 Mbit ed un modem in-
terno a 2400 bps) sono installabi-
li su di un apposito slot, Una
bella dotazione completata dal-
l’MS-DOS 3.3 (sic!). Gwbasic e
MS-Windows 386 versione 2.1
diecina di milioni al cambio at-
tuale. che diventano 9.499 dolla-
ri per il modello con hard disk da
100 MByte. Un po' caro anche
per un elaboratore di classe lap-
top per cui la dotazione di un
monitor a colori é d'obbligo.
E proprio il monitor a colori dà
le maggiori delusioni: lo scher-
mo LCD di 8.3 per 5.2 pollici,
offre la modalità grafica EGA
con 16 colori su una palette di
64. e la modalità text in VGA ma
può contare solo su 640x400
perdendo cosi 80 pixel; i colori
sono veri ma appaiono slavati:
ampie zone dello stesso colore
appaiono chiazzate per cui l'im-
magine non é grandiosa, inoltre
sono presenti problemi dovuti
all'angolo di visuale dello
schermo.
L'articolo continua con l'anali-
si delle prestazioni in termini di
calcolo comparando il NEC con
un IBM AT, IBM PS/2 55 SX ed
un Toshiba T5100. In tutti i test
il ProSpeed risulta penultimo di
fronte all'IBM AT Altri commen-
ti sono superflui, se non le con-
clusioni se dovete comprare un
laptop a colori ora l’unica scelta
é il NEC ProSpeed CSX. Non è
una macchina il cui prezzo verrà
ribassato per cui se non volete
spendere quella cifra dovrete
aspettare che la tecnologia LCD
a colori maturi producendo di-
splay veloci e discreti ad un
prezzo ragionevole.
D’altro canto ci sono notizie
che fanno prevedere tempi bre-
vi per la commercializzazione di
altri laptop a colon. A parte la
notizia della messa a punto da
parte della casa costruttrice
giapponese Epson di un suo di-
splay a cristalli liquidi a colon
sempre con risoluzione di 640 x
400 punti, sul fronte della com-
mercializzazione l’autorevole ri-
vista inglese PCUser annuncia
l'accordo della NEC per il merca-
to inglese (e perciò europeo?)
dedicando al tempo stesso spa-
zio agli annunci dei rilasci futuri.
Si fanno i nomi di industrie co-
me Toshiba. Hitachi e appunto
la Sharp già presente sul merca-
to italiano con pagine di pubblici-
tà a cui però non ha fatto segui-
to una disponibilità dei prodotti,
In aprile la stessa Sharp ha
presentato alla mostra inglese
Which Computer? Show il PC
8041 , dichiarandone l’immediata
disponibilità Questo laptop a
colori commercializzato al prez-
zo di 6.500 lire sterline (13 milio-
ni circa di lire italiane) sfrutta
monitor supertwist retroillumi-
nato a standard VGA. Il laptop
della Hitachi si chiama HL500
ed è basato sul processore
i386SX. Per costruire il display
ha fatto uso della tecnologia del
Thin Film Transistore (TFTs). In
pratica lo schermo è composto
da un transistor (trasparente)
per ogni pixel; ciò dovrebbe da-
re una maggiore definizione e
luminosità. Il prezzo dell'HL500,
di cui si prevede la commercia-
lizzazione nella prossima estate,
dovrebbe aggirarsi tra le 6 e le 7
mila sterline
Anche la Toshiba dovrebbe
sfruttare la stessa tecnologia
della Hitachi e montare un di-
splay a colori sul T5200. ma per
vederlo si dovrà attendere il me-
se di ottobre. Ormai i tempi
sono maturi dunque non solo
perché il mercato manifesta la
sua volontà di possedere final-
mente un laptop a colori ma
anche per la commercializzazio-
ne di periferiche ad elevato con-
tenuto tecnologico.
Un esempio ce lo propone
sempre la NEC con un lettore di
CD a batterie comodamente col-
legabile a un qualsiasi laptop do-
tato di una interfaccia SCSI.
Il lettore di CD Rom ha la
forma e mantiene anche le fun-
zioni di un lettore CD audio La
ne non dovrebbe dare problemi
anche in portatili dal layout ab-
bastanza sottile.
Tirando le somme degli an-
nunci. delle anticipazioni e degli
umori del mercato e prendendo
in considerazione anche che al
COMDEX si è già visto il primo
laptop basato su i486, il Dolch
486 Portable, un portatile da ot-
to chili e mezzo. l'MS-Wmdows
3.0 segna la fine (annunciata già
da tempo) dell'Intel 80286; al
prossimo SMAU, che si dovreb-
be tenere in contemporanea
con il concorrente franco-ameri-
cano COMDEX/SICOB. qualco-
sa di eccezionale e a colori ci
aspetta.
In chiusura
Arrivati alla chiusura della ras-
segna stampa viene voglia di
parlare di qualcos'altro che non
pare di capire dalla presentazio-
70
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sia strettamente del campo in-
formatico ma esuli un po' rima-
nendo nel campo delle novità
sia pure scientifiche.
Per prima cosa sabato 5 mag-
gio 1990, la cupola geodetica
simbolo del centro La Villette, la
Città della Scienza e dell'Indu-
stria di Parigi, ha compiuto cin-
que anni. Cinque anni fa pochi
avrebbero pensato che si sareb-
be arrivati a ncordare il suo anni-
versario. confermato da cinque
milioni di visitatori.
Sempre in Francia la prima
pagina del quotidiano Liberation
è stata dedicata al nuovo super
Concorde. l'ATSF. Capace di tra-
sportare 225 passeggeri, 97 più
del precedente, ha una autono-
mia di volo di 12.000 km. La sua
velocità 2,4 volte quella del suo-
no lo renderà capace di coprire
la distanza tra Parigi e Tokio in 5
ore e mezza, e in tre ore e 45
minuti quella tra Parigi e New
York.
Velocità e tecnologia in Fran-
cia. ricordiamo anche il record di
velocità del treno TGV di 515
km/h, ma anche romanticismo
tecnologico, come il teledrin te-
lematico che visualizza messag-
gi immessi da'un utente tramite
terminale Minitel. Molto bella la
pubblicità che rappresenta un
manager occupatissimo che let-
to il messaggio di chiara marca
sentimentale sul suo teledrin
butta all'aria le sue carte e corre
da chi ama,
Il motivo di questa divagazio-
ne non è solo il desiderio di
parlare una volta tanto di un
qualcosa che non sia fredda-
mente tecnologico, ma perché è
di novità che si riempie un gior-
nale per accontentare le aspet-
tative dei lettori. Spesso però
sembra che queste non ci siano.
Il motivo risiede come ha scritto
il sociologo Alberoni nell'incapa-
cità di guardare nella giusta dire-
zione. Questo è uno di quei mo-
menti in cui sembra che ormai
tutto sia stato inventato. I di-
splay LCD a colori ormai sono
incorporati nei videoregistratori
casalinghi, l'MS-Windows 3.0 ri-
masto nel cassetto quel tanto
che aiuterà l'Intel a rendere ob-
soleta la costruzione degli
80286, liberando il campo per il
prossimo processore, visto che
l'ultima versione di i486 é a 33
MHz e si ipotizza un suo ribasso
di prezzo dagli attuali 800 dollari
a 35 cent entro l'anno 2000, o a
motherboard 4860 basate su
i486 e Ì860 come la Hauppauge:
tutti miglioramenti, non novità.
Cercando altrove e a voler
guardare bene in altre direzioni
ci sono però degli indizi. Uno
certo é l'accordo di commercia-
lizzazione non ancora preciso
come finalità tra la IBM ed il suo
concorrente di sempre Steve
Jobs con il suo NeXt. Forse Big
Blu ci ha fatto giocare con i suoi
elaboratori MS-DOS, sapendo
che era il sistema di interfaccia
utente Apple Mac il futuro. Ha
aspettato, fatto maturare il mer-
cato. creata la richiesta ed ora
che il linguaggio PostScript en-
tra anche nel sistema di visualiz-
zazione tira le reti e stringe l'ac-
cordo con Steve per creare un
elaboratore con le peculiarità del
suo cubo nero e la facilità dì
vendita di un PC. A dar man
forte all'ipotesi c'è la dichiarazio-
ne del managing director della
Lotus, Paul Bailey, ha conferma-
to lo sviluppo (non però la data
di rilascio) di una versione dell' 1 -
2-3 in ambiente NeXTstep e so-
lo dopo richiesta precisa affer-
ma che anche (sic!) per il Mac ci
sarà un Lotus 1-2-3. La Lotus a
ragionarci sopra ha rilasciato le
nuove versioni del suo pacchet-
to per OS/2 (arrivato alla versio-
ne 2.1) dimenticandosi dell'MS-
Windows, vedi l'1-2-3/G. D'al-
tronde la fortuna dell’Apple II fu
decretata, tra l'altro dal primitivo
ma essenziale spreadsheet Visi-
cale. Che la storia si stia per
ripetere?
In ogni caso anche se questa
ipotesi affascinante rimarrà solo
tale, una lezione si impara: un
genio può creare un'industria,
un grande venditore di bevande
può farla crescere, ma ambedue
hanno bisogno l'uno dell'altro E
questo Steve Jobs l'ha capito,
mentre l'IBM l'ha sempre sa-
puto.
Prima di concludere lancio
un'altra ipotesi forse più consu-
mer. La C-Cube Microsystems,
nata dalla collaborazione di inge-
gneri della Weitek e della Ra-
dius. ha costruito un processore
video VLSI capace di comprime-
re e decomprimere immagini,
con valori da capogiro: 25 Mby-
te in solo un Mbyte nell'arco di
un secondo oppure 1 Mbyte di
frame video in un trentesimo di
secondo, compressione di im-
magini praticamente in tempo
reale. Il sistema è molto interes-
sante nel campo sia consumer
video che per le elaborazioni e
computer graphics. A quando
un videoregistratore di concezio-
ne stili video? Oppure ancora
più futuristico: un videoreqistra-
tore a stato solido?
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Informatica & Diritto
di Elvezio Petrozzi
Posta elettronica:
problematiche e bisogni
A lla fine dello scorso anno II
CEIIL, Centro Europeo di
Informazione Informatica e La-
voro, ha organizzato a Roma un
interessante convegno intitolato
«Posta Elettronica per il siste-
ma Italia: bisogni, servizi, mer-
La manifestazione, patrocina-
ta dalla Presidenza del Consiglio
dei Ministri e dal Ministero delle
Poste e Telecomunicazioni e te-
nutasi presso l'auletta dei Grup-
pi Parlamentari di Palazzo Mon-
tecitorio, ha affrontato un argo-
mento di grande attualità nel
momento in cui l'informatica è
venuta in aiuto al servizio posta-
le ed al suo sviluppo qualitativo,
consentendo l'automazione di
molte attività.
Ma il vero passaggio, la vera
trasformazione, deve ancora av-
venire: infatti siamo ormai alla
vigilia dell'introduzione della po-
sta elettronica nel servizio pub-
blico, quando sarà evento nor-
male poter introdurre, recapitare
e produrre direttamente i mes-
saggi impiegando sistemi infor-
matici e reti pubbliche di tra-
smissione dati.
Per questo motivo abbiamo
deciso di dedicare alcune punta-
te della nostra rubrica all'analisi
delle complesse problematiche
connesse con questo ulteriore
passo nel futuro. Per questo pri-
mo approccio abbiamo deciso di
fornire un quadro d'insieme del-
la situazione ispirandoci all'inter-
vento tenuto in quell’occasione
dall'ing. Giampio Bracchi, vice-
presidente del CEIIL.
Nei prossimi numeri ci occu-
peremo via via degli interventi
necessari in fatto di normative,
di tecnologie e di strategie di
mercato al fine di rendere effica-
ce e rapido il definitivo passag-
gio alla fase operativa.
Lo sviluppo dei servizi
di comunicazione
elettronica
La fondamentale importanza
dell'area della telematica è testi-
moniata dai tassi di crescita che
la caratterizzano. Il numero di
terminazioni di rete si sta tripli-
cando in Europa, passando dai
963.000 del 1983 ai previsti
2.660.000 del 1991 Allo stesso
ritmo sta crescendo anche la
penetrazione nell'ambiente di la-
voro dell'uso di strumenti tele-
matici, con un passaggio del nu-
mero di terminazioni di rete da
8.4 a 22.82 ogni 100 lavoratori
nello stesso periodo.
Fra le applicazioni della tele-
matica, i cosiddetti Servizi a Va-
lore Aggiunto, o 1/4 S, costitui-
scono un'area destinata in futu-
ro a una grande crescita, sia
presso le aziende e le pubbliche
amministrazioni, sia anche (sep-
pure in una prospettiva più lon-
tana) presso i singoli cittadini:
fra i VAS, un ruolo centrale han-
no i diversi servizi di comunica-
zioni elettronica.
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74
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
INFORMATICA & DIRITTO
Nel complesso il mercato del-
le applicazioni telematiche a va-
lore aggiunto ha nel nostro Pae-
se un valore che si aggira anco-
ra su poco più di 200 miliardi di
lire, di cui un terzo é concentra-
to nei settori della posta elettro-
nica, dell'Electronic Data Inter-
change (EDI) e, in piccola misu-
ra, del Trasferimento Elettronico
di Fondi (EFT), mentre i rima-
nenti due terzi sono assorbiti dal
settore delle banche di dati. Si
tratta di neppure l'uno per cento
del mercato complessivo delle
telecomunicazioni, e del 3% ap-
pena di quello dei servizi di in-
formatica.
Nonostante la loro ridotta
realtà odierna (con ritmi di cre-
scita però di circa il 30% all'an-
no). i VAS per la comunicazione
elettronica rappresentano tutta-
via la dimostrazione più eviden-
te del mutamento in atto nelle
telecomunicazioni, che da set-
tore semplice, con un mercato
controllato, sta divenendo una
«filiera complessa», caratteriz-
zata da segmenti di mercato di-
versi fra di loro. La stessa de-
nominazione di «Servizi a Valo-
re Aggiunto» è assai semplifica-
toria: sotto di essa si raggrup-
pano infatti applicazioni dispara-
te, utenze con caratteristiche e
bisogni diversi, e fornitori con
esperienze e approcci differen-
ziati (di apparecchiature infor-
matiche. di telecomunicazioni,
di software, di informazioni, di
servizi editoriali)
Il settore della Posta Elettroni-
ca costituisce il secondo VAS
(dopo le banche di dati) come
ordine di importanza, con un
mercato di oltre 30 miliardi di
lire in Italia. Si tratta, come è
noto, del trasferimento di mes-
saggi destrutturati attraverso
una rete di servizio che collega
virtualmente il terminale del mit-
tente con quello del destinata-
rio. impiegando caselle elettroni-
che in cui vengono depositati e/
o prelevati i messaggi destinati
ad un determinato utente.
Si valuta che nel mondo esi-
stano oltre 6 milioni di abbonati
a servizi di Posta Elettronica,
con una grossa concentrazione
negli Stati Uniti e, per l'Europa,
in Inghilterra. In Italia esistevano
nel 1988 12.500 caselle elettro-
niche. con una crescita dell'80%
rispetto all'anno precedente. Ta-
li caselle si trovano soprattutto
presso aziende di grandi dimen-
sioni. che le usano sia per co-
municare all'interno (servizio in-
tra-aziendale). sia come «came-
ra di compensazione» per co-
municare con i clienti, i fornitori
o altre società (servizio inter-
aziendale).
[.'Electronic Data Interchange
(EDI) prevede invece lo scambio
di informazioni strutturate (per
lo più documenti standardizzati,
quali fatture, ordini o bolle) tra
diverse imprese ed enti. Al puro
trasferimento di informazioni si
possono aggiungere operazioni
automatizzate (contabilizzazione
di fatture, archiviazione, gestio-
ne automatica degli ordini, ecc.).
integrando cosi TEDI con le pro-
cedure organizzative e gestionali
delle aziende.
Un altro VAS che ha oggi rile-
vanza economica è il servizio di
Electronic Fund Transfer (EFT),
e cioè i sistemi di pagamento
che utilizzano la telematica per
l'addebito e l'accredito automa-
tico nelle transazioni di acquisto
e di vendita. Il mercato italiano
vale ancora pochi miliardi di lire,
ed è in qualche modo sovven-
zionato dagli istituti bancari, che
installano i POS spesso più per
effettuare una azione di marke-
ting nei confronti della grande
distribuzione, che sperando in
immediati e quantificabili ritorni.
Risulta in definitiva evidente
che il settore dei VAS per la
comunicazione elettronica in Ita-
lia costituisce ancora un merca-
to in cui, salvo rare eccezioni, è
ancora più frequente investire
che far profitti: per questo gli
attori presenti nella fornitura ap-
partengono tutti a grandi orga-
nizzazioni. che posseggono no-
tevoli capacità di effettuare inve-
stimenti a medio e lungo termi-
ne. Il decollo appare però ormai
vicino, perché la domanda sta
mutando, le infrastrutture di re-
te stanno migliorando, e le nor-
mative e le tariffe si avviano
finalmente a una razionalizza-
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Dopo ESPRIT I arriva ESPRIT II
Un programma di ricerca Comunitario,
chiave del risveglio tecnologico europeo
di Francesco F. Castellano
I l programma comunitario ESPRIT (Eu-
ropean Strategie Programme for Re-
search in Information Technologies) è
sorto con l'obiettivo di stimolare la coo-
perazione scientifica tra le industrie eu-
ropee del settore e tra queste ed i
principali centri di ricerca ed Università.
Tale cooperazione permette di concen-
trare in modo significativo le forze di
ricerca disponibili in ambito Comunitario
su obiettivi precompetitivi di rilevanza
strategica (cioè suscettibili di applicazio-
ne industriale e commercializzazione nel
medio periodo) e di conseguire le relati-
ve economie di scala.
La prima fase di ESPRIT è stata avvia-
ta nell' or mai lontano 1984 e si è conclu-
sa lo scorso 1989. Si è giovata di un
investimento complessivo di 1.500 ME-
CO* (milioni di unità di conto) finanziati
per il 50% dalla CEE e per il restante
50% dagli stessi Enti partecipanti (im-
prese, università ed enti di ricerca pub-
blici e privati). Sia dal punto di vista
degli obiettivi scientifici raggiunti sia dal
punto di vista della crescita della colla-
borazione e dell'integrazione dell'indu-
stria europea del settore, i risultati con-
seguiti in questa prima fase sono stati
considerati altamente positivi. Ed è pro-
prio alla luce di questi favorevoli risultati
che la CEE ha deciso nel 1988 di dare
l'avvio alla seconda fase del program-
ma. che va sotto il nome di ESPRIT II
per un bilancio di spesa previsto in
3.200 MECU di cui il 50% sarà fornito
dalla Comunità. La durata complessiva
della seconda fase sarà ancora di 5
anni. La Commissione CEE ha quindi
invitato le imprese e gli enti di ricerca
europei a presentare proposte di ricerca
e sviluppo in tre aree strategiche delle
Tecnologie dell'Informazione (TI):
- microelettronica e tecnologie delle
unità periferiche;
- sistemi di elaborazione dell'informa-
zione;
- tecnologie applicative.
Fatta questa lunga e dovuta premes-
sa per entrare nel problema, sarà oppor-
tuna. per il lettore, una disamina del-
l'ambiente e dell'humus socio-culturale
in cui si è mosso e si muoverà il pro-
gramma ESPRIT.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
77
ESPRIT II
Suddivisione dei finanziamenti per
ESPRIT II
Complessivamente le spese allocate per le varie aree in questa prima fase sono state:
AREA N* A&B N° TIP MECU A&B MECU TIP MECU TOT MECU %
MEL 26 4 166 72 228 29.7
IPS 42 4 191 26 217 28.2
CIM 42 1 160 2 162 21.1
IIS/ITS 37 2 141 20 161 21.0
TOT 147 11 648 120 768 100
Numero di progetti approvati nelle varie aree e loro finanziamento
Acronimi:
MEL = MicroElettronica; IPS = Sistema per Elaborazione Informazione (Information Processing System);
CIM = Computer Integrated Manufacturing; IIS = Sistemi Informativi Integrati; ITS = Sistemi di Supporto
alle Applicazioni (Information Technology Supporti; TIP = Progetti di Tecnologie Integrate (si tratta dei
progetti più grandi); A&B = A: superion ai 5 MECU. B: inferiori ai 5 MECU.
MECU = 1 Milioni di «scudi» europei. 1 ECU = 1.610 Lire.
ESPRIT « in-deep »
Centro vitale dei radicali mutamenti
cui sono oggi confrontati la scienza, la
tecnica e l'insieme delle strutture socio-
produttive, il ruolo delle Tecnologie del-
l'Informazione (TI) assume sempre
maggior importanza. Vediamo in due
punti quanto è rivelatore il loro peso
economico:
1) nell'ultimo decennio esse hanno oc-
cupato un posto di sempre maggior
rilievo sulla scena intemazionale. Attual-
mente. l'indice di crescita annua tocca il
ragguardevole livello del 15-20%, quota
che gli esperti prevedono si manterrà
stabile fino a metà di questi anni ’90;
2) nel 1986, la spesa mondiale per la
ricerca e sviluppo era in questo settore
dell'ordine di 35 miliardi di dollari; bene,
nel 1990 si prevede che supererà i 90
miliardi.
Non è lontano il momento, andando
avanti di questo passo, in cui l'elettroni-
ca occuperà il primo posto quale settore
industriale nel commercio mondiale,
strappandolo all'industria automobilisti-
ca. Non si tratta di una semplice sostitu-
zione nella classifica di testa della produ-
zione, quanto di un'essenziale modifica
qualitativa: ormai il grado di sviluppo del-
le nostre società dipende prioritariamen-
te dal controllo sui prodotti non «tangibi-
li» (l'informazione in tutte le sue espres-
sioni) più che dalla fabbricazione di pro-
dotti materiali. Che si tratti di raccogliere
dati, di elaborarli, immagazzinarli, tra-
smetterli e. soprattutto, di progettare e
strutturare i vari campi di applicazione,
attualmente le TI rappresentano una
componente di primo piano della vita so-
cio-economica di tutti noi. Questo ruolo
di protagonista dipende dal fatto che es-
se irrorano e fertiljzzano ogni settore del-
l'attività umana. È un ruolo che possia-
mo distinguere nei seguenti tre punti:
1) le TI, associate ad altre discipline,
rappresentano oggi uno strumento
estremamente potente e polivalente,
un fattore di propulsione nell'accelera-
zione senza precedenti delle scoperte e
delle applicazioni in tutti i settori scienti-
fici e tecnologici;
2) nell'industria propriamente detta, la
progettazione e la produzione informa-
tizzata. i progressi sempre più spettaco-
lari realizzati dai robot, la gestione e il
controllo automatizzati stanno rivoluzio-
nando i sistemi di produzione e trasfor-
mando radicalmente le condizioni della
conoscenza e della concorrenza;
3) le TI rivoluzionano anche il vastissi-
mo settore dei servizi, che grazie all'in-
formatica e alle telecomunicazioni cono-
sce attualmente una espansione senza
precedenti.
Oltre a rivoluzionare e ristrutturare le
condizioni ambientali di lavoro e quoti-
diane, le TI rappresentano anche un
fattore di evoluzione di società, le cui
applicazioni coprono sfere sempre più
diversificate: istruzione, sanità, comuni-
cazione, bioingegneria, e così via.
L'Europa si confronta
Di fronte alla fondamentale posta in
gioco rappresentata dalle TI, inizialmen-
te l'Europa presentava un considerevole
handicap dovuto alle sue strutture stori-
che (non certo per insufficienza di com-
petenze tecnico-scientifiche), ma a
causa della parcellizzazione del suo mer-
cato in entità nazionali, con conseguente
frammentazione delle potenzialità intrin-
seche. L'industria europea non ha rag-
giunto. quindi, una «massa critica» e
goduto di economie di scala analoghe a
quelle realizzate dai suoi diretti concor-
renti e cioè americani, giapponesi e più
recentemente, da alcuni paesi del sud-
est asiatico. Vale la pena ricordare che
nel 1975, il saldo degli scambi commer-
ciali della Comunità in materia di TI
presentava ancora un utile di circa 1.7
miliardi di ECU (2,567 miliardi di lire). Da
allora, è rimasto in «rosso», con un
disavanzo di quasi 22 miliardi di ECU
(pari a 33,220 miliardi di lire), per il 1988.
Come risolvere il problema? Soltanto
un'iniziativa su scala comunitaria poteva
arginare questo deterioramento racco-
gliendo una sfida economica di importan-
za capitale per l’Europa. Inoltre, si tratta-
va di garantire — in un campo che nel
bene e nel «male» influenza tutta l'evolu-
zione della società — l'autonomia delle
future scelte tecnologiche del nostro
continente. Dall'Inizio degli anni '80, quin-
di, la Commissione — in stretta collabora-
zione con le industrie del settore (AEG,
Bull. CGE, GEC, ICL, Nixdorf. Olivetti,
Philips, Plessey, Siemens. STET, Thom-
son), gli ambienti scientifici e le autorità
nazionali degli Stati membri — ha avviato
un'analisi specifica degli «handicap» da
superare e delle linee di azione che ne
conseguono, dalla quale sono emerse:
1 ) la necessità di combattere la disper-
sione degli sforzi nella ricerca e nello
sviluppo, consolidando in particolare i le-
gami di cooperazione fra industria e uni-
versità;
2) l'esigenza di una nuova dimensione
europea, grazie all'ampliamento del mer-
cato (in particolare eliminando l'antico ri-
flesso delle cosi dette «preferenze nazio-
nali»), ma anche attraverso la ricerca di
una più grande dimensione ottimale delle
imprese in lizza e, quindi, attraverso una
razionalizzazione settoriale.
È in questo contesto che ESPRIT (pro-
gramma strategico europeo di ricerca e
sviluppo sulle tecnologie dell'informazio-
ne) fa la sua comparsa. Dopo una prima
fase «pilota» di breve durata, il program-
ma — previsto inizialmente per un decen-
nio — ha preso effettivamente il via nel
1984. Concepito per mobilitare su vasta
scala risorse comunitarie e private, esso
punta a tre obiettivi essenziali:
1) incoraggiare, nel settore delle TI. la
cooperazione fra industrie, università e
organismi europei di ricerca nell'ambito
di progetti di ricerca e sviluppo condotti
a uno stadio «precompetitivo», anteriori
cioè alla messa a punto di prodotti
commercializzabili ;
2) fornire così all'industria europea le
tecnologie di base indispensabili per tro-
varsi in posizione concorrenziale nel far
fronte al mercato internazionale degli
anni '90;
3) contribuire al perfezionamento ed al
riconoscimento internazionale delle nor-
me tecniche indispensabili all'espansio-
ne delle TI.
Successi di ESPRIT
Il programma, come abbiamo visto, è
stato diviso in due fasi realizzatrici di
78
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
cinque anni ciascuna. Durante la prima
fase, sono stati avviati in tutto 227
progetti, cui hanno aderito 536 entità
partecipative ed hanno mobilitato circa
3.000 ricercatori a tempo pieno. Quasi
200 fra università e istituti di ricerca
hanno preso parte al 70% dei progetti.
In oltre la metà dei casi, gli istituti
scientifici si sono assicurati almeno il
25% dei lavori. Alla fine del 1988 si
potevano stimare a 165 circa i progetti
con esito concreto e positivo sul piano
industriale.
Fra i più importanti risultati conseguiti
si possono ricordare a titolo illustrativo i
seguenti esempi:
- risultati di rilievo sono stati ottenuti
nell'ideazione e nell'elaborazione di mi-
crocircuiti elettronici. Così, sulla scia
delle ricerche svolte nell'ambito del pro-
getto «Bicmos», che associa in partico-
lare Philips (Olanda) e Siemens (Germa-
nia), quest'ultima ha annunciato un in-
vestimento di 200 milioni di marchi per
la produzione, su scala industriale, di un
nuovo circuito integrato ad alta velocità
frutto del progetto.
- In materia di trattamento avanzato
deH'informazione, vari progetti hanno
determinato sviluppi sostanziali nel lin-
guaggio informatico di programmazione
logica «Prolog».
- Il progetto «Supernode», di cui fanno
parte le ditte Thorn Emi (Gran Bretagna)
e Telmat (Francia), ha già permesso di
lanciare sul mercato — nella linea di
«mini-super-elaboratori» — un sistema
che abbina un prezzo altamente compe-
titivo e notevoli prestazioni.
- Grazie ai lavori svolti nel quadro del
progetto «Multisensor Integration», due
partecipanti industriali britannici, Joyce
Loebel e Mari, hanno perfezionato dei
sistemi robotici a doppia percezione:
tattile e visiva,
- Con il progetto PCTE (Portable Com-
mon Tool Environment) è stato possibi-
le sviluppare su scala europea un «am-
biente» di programmazione standard
nella tecnologia del software.
- Nei sistemi per linee di produzione, la
rete di comunicazione «CNMA», già
adottata dalle compagnie British Aero-
space nella costruzione dell'Airbus
A320, BMW e Aeritalia. permette di
inserire in rete diverse unità di fabbrica-
zione a comando informatizzato prove-
nienti da case costruttrici diverse.
- Nei sistemi per uffici, il progetto «He-
rode». in quanto standard riconosciuto
intemazionalmente, ha prefigurato l'a-
dozione delle norme ODA (Office Docu-
ment Architecture) già utilizzate per altri
sei progetti di applicazione.
Vi è comunque un altro prezioso risul-
tato di ESPRIT da aggiungere ai primi
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
già ottenuti: la profonda evoluzione dei
protagonisti del settore rispetto alle
possibilità offerte da forme di collabora-
zione tra partner europei. Prima di en-
trare in funzione ESPRIT, le aziende
europee del settore puntavano essen-
zialmente su accordi privilegiati con
partner americani.
In quattro anni però (1983-1986), co-
me si vede dal disegno pubblicato in
questa pagina, il numero di accordi
commerciali transnazionali fra società
europee si è moltiplicato per otto, rag-
giungendo il livello delle partnership
USA-Europa.
ESPRIT II
Aspettative e promesse
per ESPRIT II
Di fronte agli incoraggianti risultati
della prima fase, nell'aprile del 1988 il
Consiglio dei Ministri della Comunità ha
dato il via alla seconda fase del program-
ma ESPRIT, nei termini già visti nell'in-
troduzione. La risposta dell'industria non
è tardata ed ha confermato l'interesse
suscitato per ESPRIT I. Il valore globale
delle proposte e dei progetti prescelti ha
superato la metà del bilancio complessi-
vo di ESPRIT II. È da sottolineare l'impor-
tanza della crescente partecipazione del-
le PMI (Piccole-Medie Industrie), pre-
senti questa volta in oltre nove progetti
selezionati su dieci. Viene quindi consi-
derata prioritaria l'applicazione dell'inte-
grazione ottimale delle Tecnologie del-
l'Informazione, garantendo al tempo
stesso quanto segue:
- la ricerca di sinergie con altri settori
industriali, con particolare riferimento a
settori emergenti come l'automazione
industriale (sistemi per prodotti) e l'infor-
matizzazione nel settore terziario (siste-
mi per uffici) o nell'ambiente domestico
(sistemi per la casa);
- la creazione di effetti moltiplicatori,
rafforzando la cooperazione fra i vari
settori delle Tecnologie dell'Informazio-
ne, nonché fra case costruttrici e utilizza-
tori. In particolare, si tratta di incoraggia-
re investimenti e attività produttive in
imprese che si situano a valle e di
incentivare i trasferimenti tecnologici,
soprattutto a favore delle PMI.
in questa seconda fase, la strategia di
ESPRIT è applicata essenzialmente a tre
grandi settori tecnologici per i quali sono
Sistemi di elaborazione
dell'informazione
Questo settore si articola su quattro
aree:
— progetto di sistemi;
— ingegneria della conoscenza;
— architetture avanzate;
— comprensione delle immagini e del par-
lato e sistemi multisensoriali.
In particolare, nell'ambito di queste aree.
ESPRIT II si propone di:
• sviluppare ambienti integrati per la pro-
gettazione. realizzazione e manutenzione di
sistemi, con riferimento specifico alla defi-
nizione di interfacce compatibili con l'am-
biente PCTE (definito nella prima fase di
ESPRIT);
• sviluppare sistemi ad elevato paralleli-
smo, capaci di competere con quelli di altri
paesi non europei, soprattutto destinati al
calcolo numerico e simbolico;
• fornire strumenti per integrare tecniche
di ingegnerìa della conoscenza con sistemi
in tempo reale e sistemi sensoriali avan-
zati.
Due dei TIP approvati in questo settore
riguardano architetture hardware e softwa-
re avanzate (uno di essi orientato ai lin-
guaggi «dichiarativi», l'altro orientato ai lin-
guaggi a oggetti); un altro TIP. approvato
per una fase di avvio di 6 mesi, è dedicato
alle architetture parallele e uno. ancora in
fase di preparazione, sarà dedicato agli
ambienti integrati di progettazione di si-
La presenza italiana nel settore II è molto
ampia e diffusa in tutte le aree. Essa è
particolarmente significativa nell'area dei
sistemi intelligenti e in quella dei sistemi
multimediali e multisensoriali.
79
ESPRIT II
Presenza italiana in ESPRIT II
stati stanziati equivalenti fondi.
1. Microelettornica e tecnologia delle
unità periferiche: innanzitutto, qui va
stimolato il centro creativo del potenzia-
le europeo stabile in materia di progetta-
zione e produzione degli elementi elet-
tronici di punta e. in particolare, dei
circuiti integrati o «chips». Questo setto-
re in rapida espansione condiziona il
controllo delle prestazioni ad ogni livello
operativo e rappresenta, per l'industria
europea, un caposaldo essenziale a tute-
la della concorrenza sempre più spietata.
- La sfida più importante cui ESPRIT
vuole rispondere in questo campo è
quella dei circuiti ASIC (Application Spe-
cific Integrated Circuits), ossia di un tipo
di «chips» su misura che risponde ad
esigenze specifiche di vari produttori di
sistemi elettronici. È un ramo in piena
espansione, che nel 1990 avrà già coper-
to il 30% del mercato complessivo dei
circuiti integrati. Le ricerche si concen-
trano soprattutto sul miglioramento del-
le prestazioni dei circuiti (densità, multi-
funzionalità. velocità), sulle tecnologie di
progettazione e di produzione compute-
rizzata.
Quanto alla parte del programma dedi-
cata alla tecnologia dei sistemi periferici,
essa mira a sviluppare sistemi di memo-
rie di massa, schemi per elaboratori,
unità di stampa senza impatto.
2 . La creazione di tecnologie e di
strumenti per l'ideazione di sistemi di
trattamento dell'informazione: in questo
campo, l'Europa ha già dato prova di
buona creatività, sia nella concezione di
software, di trattamento di segnali (com-
prensione del parlato e dell'immagine,
sistemi multi-sensori), di ingegneria del-
le conoscenze (intelligenza artificiale e
sistemi esperti), sia di interfacce uomo-
macchina.
3 . Il miglioramento del potenziale uti-
lizzato e integrativo delle Tecnologie del-
l'Informazione, soprattutto nella prospet-
tiva di ampliarne il campo di applicazione.
- L'automazione della fabbrica, il cui
mercato aumenta in media del 15-25IS
all’anno, è una delle applicazioni fonda-
mentali in quanto rivoluziona tutto il
ramo delle industrie manufatturiere. Per
ESPRIT II si tratta quindi di un settore
chiave. Temi principali della ricerca: ar-
chitettura dei sistemi intercollegati, pro-
gettazione computerizzata di sistemi e
prodotti, gestione e controllo dei proces-
si industriali, robotica e sistemi per le
linee di produzione.
Un modello, ma anche
un programma chiave
L'entità dell'impegno della Comunità a
favore delle TI si può quantificare pren-
Nonostante l’elevata competitività deter-
minata dall'alto numero di proposte valide
presentate e dalla presenza di organismi
appartenenti a Spagna e Portogallo (di re-
cente entrati a far parte della Comunità
Europea e quindi non presenti nella prece-
dente fase del Progetto ESPRIT) gli organi-
smi italiani hanno potuto conseguire una
buona collocazione nel programma come
viene messo in evidenza dai seguenti dati:
— il numero di progetti a cui partecipano
come partner organismi italiani è 78 (pari al
49%);
— in 15 progetti, pari al 10%, gli italiani
dendo quale riferimento l'insieme del
programma quadro di ricerca e sviluppo
tecnologico di cui la Comunità si è dotata
per il periodo 1 987-1 991 , e di cui ESPRIT
fa parte. Ricordiamo ad esempio il pro-
gramma RACE (Research and develop-
ment in Advanced Communications for
Europe) nel settore delle telecomunica-
zioni, azioni specifiche come Delta, che
applica le TI all'insegnamento, AIM rela-
tivo alla bio-informatica e all'informatica
medica, o ancora Drive, in materia di
informatizzazione della sicurezza del traf-
fico stradale.
In conclusione si può dire che, com-
svolgono il ruolo di «main contractors»;
— agli organismi italiani spetterà in totale
la somma di 83 MECU, pari all'11% del
In particolare si fa notare che il numero
dei progetti approvati con partecipazione
italiana è il 31% dei progetti presentati con
partecipazione italiana, mentre nel totale
dei progetti presentati solo il 25% è stato
approvato.
Infine, e non è poco, la percentuale dei
finanziamenti ottenuti da organismi italiani
è maggiore della percentuale dei finanzia-
menti richiesti.
plessivamente. l'insieme dei crediti
stanziati per aiutare l'Europa ad uscire
vincitrice dalla sfida e dalla svolta della
società dell'informazione e della comuni-
cazione rappresenta oltre i due quinti del
programma quadro. Alla vigilia del com-
pletamento del grande mercato interno,
questo dà l'esatta misura del posto di
primo piano che i responsabili comunita-
ri hanno deciso di accordare a questa
fondamentale posta in gioco. ESPRIT,
sia I che II, è assunto a simbolo del
risveglio tecnologico di un'Europa risolu-
ta a prendere in mano il suo futuro.
* 1 ECU = Lire 7.570 circa MC
ESPRIT fase II
Organismi italiani che hanno ottenuto contratti
A. Alcatei Face, Arg-Applied Research Group S.p.A.. Alitalia, Ars S.p.A.. Algotech srl. Agusta
SpA;
B. Baltea. Bassani Ticino S.p.A.;
C. CPR — Consorzio Pisa Ricerche, CEC - JRC ISPRA ESTÀ BLI SHMENT, Consorzio per le
ricerche e le applicazioni: CNR - Cnuce. CNR - lei. CNR - lasi. CNR - Ladseb. CNR - Lamel; Cselt,
COSI - (Consorzio per TOSI in Italia). Credito Italiano, Centro Ricerche FIAT. Comau S.p.A,
Computer System, Carlo Gavazzi Impianti S.p.A;
D. Domino Studi e ricerche per l’edilizia. Delphi, Datamont, Dida-EI srl. Data Management;
E. Eikon S.p.A., Elsag, Esa Control S.pA ENEL, Enidata S.p.A. Etnoteam S.p.A.;
F. Fondazione Ugo Bordoni. FIAT; Fiar S,p.A„ Fincantieri, Fiat Aviazione S.pA;
G. Gesi srl;
H. Honeywell Bull Italia S.p.A.;
I. Italcad, Industrie Pirelli S.pA. Industrie Zanussi S.p.A., Ipacri, Italian Saving Banks Committee;
L. Lombardia Informatica S.p.A. Laben Industrie per lo Spazio e le Telecomunicazioni;
M. Montefibre S.p.A., Mandelli S.p.A., Magneti Marelli,
N. Nixdorf Computer S.pA;
O. Olivetti. Opterc, 0. Group Italia, Osai A-B S.pA;
P. Pirelli Industrie S.p.A., Prisma Informatica srl;
S. Sarin S.p.A., Selenia S.p.A., Sirti S.p.A., Systems Wizards srl. Sogei-Società Generale d’informa-
tica. Sab-Ricerche Progetti srl. Stm-Sgs Thomson Microelectronics S.p.A.. Software Sistemi S.p A..
Sesam. Sis-Av. Syntax Factory Automation. Sipa S.p.A., Speroni S.pA, Sincon S.p.A., Sepa S.p.A..
Snia Bpd, Sg2 Italia S.p.A., Sipe Optimation S.p.A., Seleco S.p.A., Synergia S.p.A., Sistemi e
Telematica Porto di Genova;
T. Tecnopolis-Csata «Novus Ortus». Tecsiel S.pA, Txt - Tech. Soft e Telematica, Tekne Comp
S.p.A.. Teseo S.p.A., Tecograf Software srl;
U. Università: Genova, Milano. Cattolica S. Cuore. Firenze. Pavia. Torino. Calabria. L’Aquila,
Bologna. Pisa e Bari.
Politecnici: Milano e Torino.
Tot. Organismi
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
ESPRIT
Tecnologie applicative
Il settore delle tecnologie applicative de-
ve essere distinto nelle tre direzioni fonda-
mentali:
— applicazioni dell'industria manifatturiera
(CIMI:
— sistemi informativi integrati;
— sistemi hardware/software di supporto
alle applicazioni.
Nella prima direzione le aree fondamen-
tali su cui sono centrati i progetti seleziona-
ti dalla Commissione sono:
• progetto e dimostrazione di architetture
basate su sistemi aperti interconnessi per
CIM;
• metodi e strumenti per progetto e otti-
mizzazione di sistemi di produzione;
• strumenti di progetto e analisi di prodot-
ti, finalizzati all'ottimizzazione dei sistemi di
produzione;
• metodi, strumenti e strategie di ottimiz-
zazione dei processi produttivi;
• sviluppo di robot e altri componenti da
integrare in sistemi di produzione.
In questo settore è stato avviato un solo
TIP, per una prima fase di 12 mesi, nel
campo della progettazione di sistemi di
produzione.
La presenza italiana nell'area, pur essen-
do forse inferiore al ruolo che l'industria
dell'automazione industriale italiana ha nel
mercato mondiale, è tuttavia molto ampia
e qualificata, in particolare nell'area del
controllo e della gestione di processi pro-
duttivi e in quello della robotica, oltreché
nel TIP.
La seconda direzione, quella dei sistemi
informativi integrati, prevede una serie di
sottoaree in ognuna delle quali sono pre-
senti progetti significativi.
Tre sottoaree sono di carattere «trasver-
sale» rispetto alle applicazioni:
• una dedicata agli strumenti e alle archi-
tetture per lo sviluppo di applicazioni in
dominii applicativi particolari;
• una dedicata a concetti e ambienti per lo
sviluppo di applicazioni;
• una dedicata ad architetture per applica-
zioni distribuite su WAN (Wide Area Net-
works).
Altre tre sottoaree sono invece rivolte a
specifici dominii applicativi:
• automazione del lavoro d'ufficio e del
lavoro intellettuale;
• applicazioni di tipo commerciale e ge-
stionale;
• automazione dell'ambiente domestico.
Attualmente è previsto l'avviamento di
un solo TIP in quest'area, dedicato a stru-
menti integrati per lo sviluppo di applicazio-
ni avanzate, con un finanziamento di 5.5
MECU per una fase iniziale di 12 mesi. Un
secondo TIP riguardante una serie di pro-
blematiche relative alle architetture OSI
non è stato finanziato anche se la tematica
è stata riconosciuta di rilevanza strategica e
su di essa si solleciteranno ulteriori pro-
poste.
Nell'area 111.2 la presenza degli organismi
italiani è estremamente ampia e raggiunge
complessivamente il 65% dei progetti. In
particolare è interessante rilevare che l'Ita-
lia è presente in modo significativo, oltre-
ché nei progetti riguardanti le architetture e
gli ambienti per lo sviluppo di sistemi infor-
mativi integrati in dominii applicativi di
grande interesse strategico in rapporto al-
l'apertura dei mercati prevista per il 1993:
banche, ospedali, infrastrutture portuali e
aeroportuali, beni culturali, ambiente dome-
stico.
L'ultima area del settore, l'area 111.3, ri-
guarda i sistemi hardware/software carat-
terizzati da prestazioni elevate e pienamen-
te integrabili secondo gli standard del mo-
dello OSI. In particolare saranno svolti pro-
getti di ricerca sui seguenti componenti:
— interfacce uomo-macchina;
— stazioni di lavoro;
— sistemi di memorizzazione e recupero
delle informazioni;
— infrastrutture di rete.
Anche in quest'area la presenza italiana
è stata molto soddisfacente (56%) e in
particolare si deve registrare un ruolo dell'I-
talia molto significativo nell'unico TIP avvia-
to in quest'area (con un finanziamento di
15 MECU per una prima fase di 24 mesi)
relativo alla realizzazione di una stazione di
lavoro multimediale per applicazioni gestio-
nali e di automazione d’ufficio.
Per concludere queste considerazioni
esaminiamo i risultati conseguiti dalla par-
tecipazione italiana alla luce delle proposte
presentate. La tabella 1 fornisce un raffron-
to tra i dati relativi alla partecipazione italia-
na nei progetti approvati.
La tabella 2 fornisce il confronto, in valori
percentuali, tra il finanziamento richiesto
ed ottenuto da parte di organismi italiani.
Questo raffronto consente di osservare
che, nonostante una presenza contenuta in
fase di presentazione delle proposte, la
qualità dei progetti e degli organismi italiani
partecipanti ha consentito all'Italia di mi-
gliorare le proprie posizioni (in termini di
percentuali di partecipazione ai progetti ap-
provati) in tutti i settori e in tutte le aree e
questo risultato quantitativo, unitamente
alle valutazioni qualitative precedentemen-
te formulate con riferimento ai vari settori,
ci consente di terminare questa nota con-
fermando un giudizio complessivamente
positivo sulla presenza italiana in ESPRIT II.
In particolare si fa notare che il numero
di progetti approvati con partecipazione ita-
liana è il 31% dei progetti presentati con
partecipazione italiana, mentre nel totale
dei progetti presentati solo il 25% è stato
approvato.
inoltre, in ogni area la percentuale dei
progetti con partecipazione italiana appro-
vati (rispettivamente 33. 54. 52) è più ele-
vata della percentuale di presenza nelle
proposte (26, 40, 43). Analogamente, dalla
tabella 2 si può dedurre che la percentuale
dei finanziamenti ottenuti da organismi ita-
liani è maggiore della percentuale dei finan-
ziamenti richiesti.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
81
| PREZZI IVA ESCLUSA |
18 MESI DI GARANZIA
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STAMPANTI EPSON
LX 800 L. 390.000
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monocromatico piallo VCA.
Con I FDD da 1.44 Mb L. 1.850.000
Con 1 FDD da 1.44 Mb
e 1 HD 20 Mb/27ms L. 2.590.000
O Con 1 FDD da 1.44 Mb
e 1 HD 40 Mb/27ms L. 2.790.000
SISTEMA 386Bsx
Microprocessore 80386sx 16 MHz -
Ram 1 Mb - VGA - Video 14“
monocromatico piallo VCA.
Con I FDD da 1.44 Mb
e 1 HD 20 Mb/27 ms L. 2.995.000
Con 1 FDD da 1.44 Mb
e I HD 40 Mb/27 ms L. 3.200.000
Con 1 FDD da 1.44 Mb
e 1 HD 100 Mb/27ms L. 3.670.000
VALIDITÀ DH.LOTEHTA: 30 CIUCNO 1990
Tini i m.lrlli iihIikU. tri prrra, il wfimir di bc* MS-DOS 4.01 E (SBASII
1
grande
opportunità
PROVA
Amiga 3000
P er un pelo, ma ce l'abbiamo fatta.
Sapeste quanto abbiamo dovuto
tribolare per riuscire ad avere in
tempo la macchina per questa prova,
dopo che più volte c'era stata confer-
mata la sua disponibilità, senza però
mai arrivare sul serio.
Stiamo parlando del nuovo Amiga
3000, degno successore della dinastia
Amiga, nata ormai più di 4 anni fa ad
opera di un gruppo di ingegneri della Hi-
Toro che. unendosi alla Commodore per
fondare la Commodore-Amiga Ine., lan-
ciarono il primo personal computer mul-
titask della storia: l'Amiga 1000.
Si trattava, a quei tempi, di una strepi-
tosa macchina basata sul 68000 dotata
di ben 256 K di RAM espandibili a
51211).
Ma il piatto forte erano i tre chip
custom di Amiga, battezzati Agnus,
Paula e Denise, coi quali grafica e suo-
no non erano più competenza del mi-
croprocessore che era così libero dì
dedicarsi a compiti più «calcolosi». E
grazie al DMA (l'accesso diretto in me-
moria da parte dei dispositivi senza
l'ausilio della CPU) era possibile esegui-
re contemporaneamente operazioni gra-
fiche (quali il riempimento di aree o il
trasferimento di porzioni di pagina grafi-
ca) e sonore (vera e propria musica
digitalizzata suonata a quattro voci ste-
reo indipendenti) senza che il processo-
re muovesse un solo... piedino.
Dalla nascita poi del Sidecar (un volu-
minoso «accrocco» da applicare lateral-
mente al 1000 proprio come un sidecar
ad una motocicletta) col quale si aveva
compatibilità hardware e software col
mondo MS-DOS. e dalla constatazione
che un Amiga 1000 così conciato diffi-
cilmente avrebbe avuto successo, la
Commodore mise alla luce due evolu-
zioni diverse del medesimo prodotto :
l'Amiga 500 quale evoluzione dilettevo-
le e l'Amiga 2000 verso il professionale.
Ma il 2000 altro non era che un 1000
col Sidecar incorporato. Anzi, incorpora-
bile, dal momento che era necessario
acquistare la cosiddetta scheda Janus
(dal mitologico mostro bifronte) che in-
serendosi a cavallo tra il bus Amiga e il
bus PC permetteva di eseguire anche
programmi MS-DOS mettendo in con-
tatto i due mondi.
Grazie poi al cosiddetto processor
slot del 2000, l'upgrade verso nuovi
processori era presto fatto. Peccato pe-
rò che l'architettura interna restava a 16
bit anche installando un 68020 notoria-
mente a 32. Da questo l'esigenza di
inserire nella stessa scheda contenente
84
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
PROVA
AMIGA 3000
Dietro al « tappo" la predisposizione per il secondo
il processore anche un certo quantitati-
vo di RAM a 32 bit per permettere
all'ospitato 68020 di non strozzarsi con-
tinuamente sul bus a 16 bit almeno per
quanto riguarda dati e programma
utente.
Eh già. la ROM sta comunque sulla
scheda madre e quindi ogni volta che il
68020 accede ad una qualsiasi routine
di sistema non caricata in RAM deve
comunque passare attraverso il collo di
bottiglia del bus Amiga. Insomma. riec-
co l'accrocco. Meglió ricominciare tutto
da capo, riprogettando da zero (o quasi)
la nuova macchina.
Dell'Amiga 3000 se ne parlava ormai
da un pezzo alcune voci lo davano
addirittura per una macchina basata sul
neo nato Motorola 68040. Poi la smenti-
ta durante la Developers Conference
degli sviluppatori Amiga tenutasi nel
febbraio scorso a Parigi. La macchina
non solo veniva mostrata ed illustrata
agli sviluppatori (noi eravamo lì...) ma
era data la possibilità di provare a far
girare il proprio software o ad installare
il proprio hardware per vedere come il
nuovo nato si comportava. Come detto
sul numero scorso, nonostante a marzo
sia stato pubblicato qui su MC un reso-
conto abbastanza dettagliato della Dev-
Con, abbiamo dovuto a suo tempo tace-
re sulla nuova macchina avendo firma-
to. per l'appunto, un accordo di non
divulgazione.
Ma torniamo al 3000. finalmente in
redazione da noi. Sulla carta si tratta di
un prodotto veramente eccezionale, dal
processore utilizzato, il 68030 a 16 o 25
MHz. alla nuova architettura interna a
32 bit, ai nuovi modi grafici stupefa-
centi.
Il software di sistema, poi. non più
denominato 1.4 come indicato a Parigi,
ma 2.0. dalla veste grafica (per quanto
riguarda Intuition, l'interfaccia ZVIMP di
Amiga) molto professionale e. perchè
no. accattivante. Hard Disk di serie e 2
mega RAM on board (espandibili a 18.
sempre sulla piastra madre!) ne fanno
un prodotto sicuramente interessante
Amiga 3000
Distributore:
Commodore Italiana
Viale Fulvio Testi 280 - Milano
Prezzi I IVA esclusa):
Amiga 3000/16 MHz
2 M RAM - HD 40 Mega
senza monitor L 5.5 00.000
Amiga 3000/25 MHz
2 M RAM - HD 40 Mega
senza monitor L. 6.500.000
sul quale la Commodore punta con tut-
te le sue forze. Il suo lancio infatti
segnerà probabilmente una pietra milia-
re nella storia dei sistemi multimediali
dove suono, grafica, video, animazioni,
sintesi e riconoscimento vocale, interat-
tività, sono magistralmente integrati per
rendere il computer qualcosa di nuovo
e. fino ad oggi, inconsueto.
Tutto questo grazie anche ad Amiga-
Vision. l'authoring System di Amiga,
mediante il quale con semplici colpi di
mouse è possibile programmare con
estrema facilità applicazioni multimedia-
li. Il pacchetto, che verrà fornito a corre-
do degli Amiga 3000, non è giunto a noi
insieme alla macchina. Meglio cosi: vor-
rà dire che gli dedicheremo successiva-
mente un intero articolo mostrandone
le particolarità in maniera ben più detta-
gliata di quanto avremmo potuto fare in
questa sede.
Prima di passare alla prova vera e
propria, non ci resta da aggiungere che
la macchina di cui disponiamo attual-
mente è la versione a 16 MHz col
software di sistema ancora in beta rele-
ase e caricato all'accensione da HD. Per
lo stesso motivo, e anche per tutti quei
programmatori che hanno scrìtto le loro
Mouse e lasliera si collegano lateralmente
applicazioni senza curarsi minimamente
di rispettare le specifiche Commodore,
la macchina attualmente ha la possibili-
tà di caricare anche il « vecchio « 1.3.
Una « marcia » in più che ci permetterà
di eseguire anche i programmi più osti-
ci. Sempreché questi non abbiano pro-
blemi esistenziali (uso « abusivo » di
istruzioni privilegiate, codice automodifi-
cante. ecc. ecc.) legati al processore
utilizzato.
Ma in questo caso non meritano per
nulla di avvicinarsi solo un po' al 3000.
Non girano? Ben gli sta...
Descrizione esterna
Ciò che colpisce maggiormente del-
l'Amiga 3000 sono le sue ridottissime
dimensioni. Occupa forse la metà del
volume occupato dal 2000 offrendo ca-
ratteristiche ben maggiori del doppio. È
così piccolo che non dà alcun fastidio
sotto al monitor (riguardo all'altezza
complessiva del sistema) e possiamo
anche usarlo accanto allo stesso come
un tower dalle dimensioni ultra ridotte.
L'interruttore di accensione posto sul
frontalino, poi, ne facilita ulteriormente
il posizionamento anche in postazioni
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
non troppo ergonomiche. Sempre sul
frontale troviamo la meccanica per mi-
crofloppy alla quale possiamo affiancare
un secondo drive una volta asportato il
coperchietto che nasconde la fessura
per i floppy. Infine due led di generose
dimensioni segnalano l'accensione del
sistema e l'attività dell'hd. Nient’altro
sul davanti. Le prese per mouse,
joystick e tastiera sono poste sul fianco
destro della macchina in una posizione
che risulta sicuramente meno scomoda
del frontale, come avviene per il 2000.
Abbastanza azzeccato anche il colore
del cabinet, beige molto più tenue di
quello utilizzato per il suo precedessore.
Sul retro troviamo un bel po' di novi-
tà. Tanto per cominciare gli slot di
espansione non sono più disposti verti-
calmente ma orizzontalmente per ridur-
re al massimo l'altezza totale del cabi-
net. Proprio al centro del pannello po-
steriore fa bella mostra di sé la presa
DB25 femmina dell'interfaccia SCSI
esterna.
Altra novità, un'uscita per monitor
VGA per visualizzare i modi grafici
deinterlacciati (flicker fixer integrato).
Accanto a questa, un deviatore a le-
vetta permette di bypassare il deinter-
lacciatore interno. Le rimanenti porte
erano tutte già disponibili sul 2000 e
nuove Preleiences,
possiamo cambiare il
formato dello
schermo, le font
ed. eventualmente,
inserire un pattern per
il tondo delle finestre
sono: una porta seriale, una porta paral-
lela, una presa per floppy disk esterno,
un'uscita video standard Amiga e un'u-
scita audio stereo. Manca l’uscita vi-
deocomposita monocromatica presente
su tutti i modelli precedenti (eccezion
fatta per gli Amiga 2000A) comoda per
collegare, ad esempio, un monitor mo-
nocromatico senza bisogno di utilizzare
alcun adattatore.
Il mouse è identico a quello dei mo-
delli precendenti mentre la tastiera è
assai simile a quella del 2000: i tasti
sono esattamente gli stessi e nella me-
desima posizione, l'estetica richiama
Il retro della macchina
disposizione
eventuali schede di
espansione. Al centro
è visibile il connettore
per l'interfaccia SCSI
6
con le sue righe il bellissimo look del
3000. Mouse e. tastiera sono finanche
elettricamente compatibili con i modelli
precedenti tant'è che è possibile usare
indifferentemente la tastiera di un 2000
su un 3000 e viceversa. Avremmo certo
desiderato una tastiera di livello parago-
nabile alla macchina e non solo un re-
styllng. ma. si sa, non si può sempre
chiedere troppo.
L'interno
L’apertura dell’Amiga 3000 é pratica-
mente indentica a quella del 2000: due
viti per lato e una sul retro proprio al
centro del pannello posteriore. Il coper-
chio scivola cosi in avanti dando modo
di accedere all'Interno.
Molto diverso dal 2000, fortunata-
mente, è il cestello porta drive e alimen-
tatore. Da notare il fatto che il pulsante
di accensione disponibile sul frontale, è
meccanicamente collegato col vero in-
terruttore presente sul blocco alimenta-
tore. Tutto questo è dovuto alle vigenti
norme di sicurezza che non permettono
interruttori «duewenti» direttamente di-
sponibili sul pannello frontale. Dall'ali-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
AMIGA 3000
‘■1
<ì
mentatore. dotato di ventola semisilen-
ziosa. escono ben 23 fili che alimentano
la scheda madre e ì device di memoriz-
zazione collegati internamente. La ven-
tola. molto intelligentemente, è un po'
più grande dell'alimentatore stesso in
modo da «refrigerare» anche la nutrita
schiera di chipponi presenti sulla mo-
ther board.
Accanto alla meccanica da 3.5" c'è
spazio per un altro dispositivo di pari
dimensioni, sia esso un altro floppy o
un altro hd. Sono disponibili, infatti, i
collegamenti «volanti» per tutt’e due i
tipi di meccaniche. Per essere più preci-
si al connettore aggiuntivo interno SCSI
possiamo, almeno teoricamente, colle-
gare qualsiasi dispositivo con questo
interfacciamento. Il problema sarebbe
solo la non accessibilità esterna, previ-
sta solo per un secondo floppy. L'hd
interno. SCSI, è montato accanto all’ali-
mentatore. dietro alla prima meccanica
fd. L'esemplare in nostro possesso di-
spone di un ottimo Quantum da 40
mega e con sovrapprezzo è possibile
acuistare il 3000 con hd da 100 mega.
Come già detto, le schede di espan-
sione sono poste orizzontalmente per
sre Qui in alio, l'utility
« Speed » di Gerald
Brandt, pur non accor-
gendosi del 68030. in-
dica un incremento
medio di velocità di 5
volte A lato possiamo
liner interno che non
regge il modo grafico
risparmiare spazio in altezza. Tale solu-
zione era già presente in alcune macchi-
ne MS-DOS dalle dimensioni particolar-
mente ridotte come quelle del 3000. Gli
slot disponibili sono quattro per quanto
riguarda il bus Amiga, due per il bus XT/
AT (che si riduce ad uno solo dal mo-
mento che l’altro sarà occupato dalla
Janus se intendiamo utilizzare software
e hardware IBM compatibile) e uno slot
video «esteso» come quello presente
sugli Amiga 2000B. Se quattro slot Ami-
ga possono sembrare pochi, ricordate
che memoria, controller per hd e flicker
fixer stanno già sulla piastra madre.
Svitacchiando un altro po’ di viti,
asportiamo completamente drive e ce-
stello e, dopo aver tolto anche il bus di
espansione che fa capo ad una coppia
di connettori sulla mother board, la pia-
stra madre è tutta per noi. Il chip qua-
drato più piccolo è proprio il 68030, a
pari merito quasi col coprocessore ma-
tematico 68881. Peccato che sia l'uno
che l'altro siano saldati direttamente
sulla piastra (il processore addirittura
surface mounted) fatto che. ahinoi, non
permette un facile upgrade verso la
versione del 3000 più veloce. Il clock di
sistema può essere, a seconda della
versione, da 16 o 25 MHz; speriamo in
futuro di vedere anche velocità maggiori
(magari non solo del processore, ndr)
considerando il fatto che ormai il 68030
è disponibile anche a 50 MHz.
Da non sottovalutare, comunque, la
presenza del processor slot a 200 pin
che permetterà di installare CPU ag-
giuntive come RISC e. sicuramente.
68040 in pompa magna. Speriamo
presto.
I banchi di memora Fast sono disloca-
ti all'estrema destra: il primo banco da
un mega è naturalmente già presente
(in package DIP), subito sopra sono
disponibili zoccoli per ospitare altri tre
mega in package ZIP. Sostituendo il
primo banco con chip da 4 megabit (per
un totale quindi di 4 megabyte) è possi-
bile utilizzare anche ZIP della medesima
capacità, raggiungendo la ragguardevole
meta di 16 megabyte di Fast RAM sulla
piastra madre. Se poi siete proprio as-
setati di memoria potete anche sfrutta-
re il bus di espansione introducendo
schede di memoria da 8 mega l'una.
Possibilmente a 32 bit, come detta il
nuovo «standard» Zorro III del bus del
3000. oppure a 16 bit ovvero le preesi-
stenti schede del 2000 (Zorro II) perfet-
tamente compatibili con il nuovo nato.
Dal lato opposto della piastra troviamo
la Chip RAM ovvero la memoria acces-
sibile anche ai tre chip custom: un
banco già occupato, uno diponibile per
arrivare a 2 mega. Purtroppo non é
possibile lo stesso gioco dei nuovi chip
da 4 megabit, ma non crediamo affatto
che qualcuno riesca a stare stretto in
ben due mega (pari a 16 milioni di
pixel!) di memoria grafico-sonora. Un'al-
tra manciata di RAM è ovviamente pre-
sente anche nel Display Enhancer che
provvede a deinterlacciare i modi grafici
interlacciati di Amiga. Altri due zoccoli
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
87
vuoti ospiteranno (assieme agli altri due
zoccoli già occupati), non appena dispo-
nibili, le nuove ROM del Kick 2.0 per
complessivi 512 K di sistema operativo.
I chip custom del 3000 sono i «soliti»
Agnus. Denise e Paula in versione «en-
hanced» per i primi due. Oltre ai nuovi
modi grafici disponibili che tratteremo a
breve, la grossa novità è sicuramente la
possibilità, come detto, di accedere fino
a ben due mega di Chip RAM. Oltre ai
chip custom troviamo anche 5 gate
array che svolgono diverse funzioni al-
cune abbastanza importanti. Come per i
«fratelli maggiori» anche a questi chip è
stato associato un nome: Fat Gary de-
codifica gli indirizzi, Fat Buster provvede
all'arbitraggio DMA per la mother board,
Ramsay al controllo della Fast RAM su
scheda, Super DMAC è il DMA control-
ler per l'SCSI, Amber implementa la
logica di controllo per il Display En-
hancer.
Nella zona posteriore sinistra della
piastra è disposta tutta l’elettronica rela-
tiva all'uscita video, compreso il Display
Enancher che. come detto, è un flicker
fixer (trasforma le immagini interlacciate
in «non interlacciate»). Purtroppo è sot-
todimensionato rispetto alle effettive
capacità grafiche della macchina. Infatti
funziona egregiamente con i vecchi mo-
di grafici di Amiga ma non regge né i
1280 pixel del modo super hires né le
appetibilissime 960 linee del productivi-
ty mode interlacciato. Sembra proprio
che avessero integrato nel 3000 il vec-
chio flicker fixer del 2000 che, natural-
mente. è capace di trattare solo i modi
grafici precedenti. Inoltre, se colleghia-
un monitor 31 KHz all'uscita VDE
(Video Display Enhancer), è necessaria
una leggera taratura ogni volta che si
passa dal productivity mode ai modi
standard, che si effettua agendo «di
cacciavitino» su un trimmer affacciato
sul retro della macchina.
Speriamo che alla Commodore ci ri-
pensino alla svelta, possibilmente prima
dell'effettiva commercializzazione del
prodotto: la macchina in prova, infatti, è
tutt'altro che definitiva, come grida a
gran voce il foglio accluso alla docu-
mentazione.
ECS: Enhanced Chip Set
Di tutta l'elettronica del 3000, sicura-
mente l'ECS è la parte più interessante.
I nuovi modi grafici spingono Amiga
nuovamente alcune lunghezze avanti a
tutti gli altri concorrenti. Proprio come
accadde nell'86 quando uscì il 1000.
Ora la massima risoluzione orizzonta-
le è di ben 1280 pixel che diventano la
ragguardevole quantità di 1440 utilizzan-
do l'overscan. La massima risoluzione
verticale è di 960 linee, purtroppo non
«miscelabili» con i 1440 pixel orizzonta-
li. ma utilizzabili solo a 640. Ricapitolan-
do di modi grafici di Amiga sono (trala-
sciano i vari overscan e indicando per
ognuno il numero massimo di bit/pixel):
320x256 6 bitplane
320x512 6 bitplane
640x256 4 bitplane
640x512 4 bitplane
1280x256 2 bitplane
1280x512 2 bitplane
640x480 2 bitplane
640x960 2 bitplane
Tutti questi modi grafici sono disponi-
bili sul connettore video DB23 standard
Amiga. Utilizzando un monitor conven-
zionale (1081, 1084. 2080) potremo vi-
sualizzare solo i primi 6 modi grafici e le
risoluzioni verticali di 512 linee saranno
tutte mostrate in modalità interlace. At-
taccando invece, sempre al DB23 un
monitor a 31 KHz (come i monitor VGA)
avremo anche il productivity mode
(640x480) liscio o gassato (interlacciato
da 960 linee).
Se invece colleghiamo il nostro moni-
tor 31 KHz all’uscita VDE potremo fruire
anche dei modi deinterlacciati delle riso-
luzioni 640x512 e 320x512. Come detto
prima il super hires 1280x512 non si
riesce a deinterlacciare.
A tutto ciò si aggiunge la possibilità di
installare il monitor monocromatico
A2024 che permette una risoluzione di
1008x1024 pixel con due o quattro livel-
li di grigio per pixel. Insomma ce n'è per
tutti i gusti, tutte le tasche e. conse-
guentemente. tutti i monitor.
Il WorkBench 2.0
Del nuovo WorkBench o. meglio, del
nuovo Intuition, colpisce più di tutto il
nuovo look delle icone e delle finestre.
È tutto un gioco di chiaroscuri che dà un
aspetto tridimensionale di notevole ef-
fetto.
Ora, quando col mouse clickiamo su
un «button» o su un'icona o su un
gadget abbiamo la sensazione di aver
pigiato sul serio su un interruttore spor-
gente mezzo millimetro dal video al
quale abbiamo applicato una forza tale
da mandarlo mezzo millimetro dentro lo
schermo. Come «impressione», é dav-
vero molto bella,
I nuovi colori del WorkBench. abban-
donati il blu e il bruttissimo arancione
delle release precedenti, sono un tenue
grigio ed un altrettanto tenue azzurrino
oltre, naturalmente, al bianco e al nero.
Ovviamente possiamo a nostro piaci-
mento tanto cambiare i colori (ma vi
assicuriamo che quelli di default sono
davvero bellissimi), quanto aumentarne
o diminuirne il numero, agendo da «Pre-
ferences» sul comando palette e sul
numero di bit piane da utilizzare. Oltre a
questo possiamo definire un pattern per
la finestra relativa al WorkBench e per
le finestre relative ai Drawer (sottodìrec-
tory). Già, ora il WorkBench. volendo,
può essere contenuto in una finestra
detta «backdrop window» che normal-
mente è sempre aperta alla massima
dimensione dello schermo. É molto co-
moda per nascondere dietro eventuali
altre finestre non utilizzate (che non
vogliamo chiudere) che riemergeranno
con un semplice colpo di click sul gad-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
La piastra madre è piena zeppa di componenti e nonostante tutto offre anche la possibilità di installare
ulteriori chip di memoria fino a ben 18 megabyle.
get di profondità disponibile anche su
questa window. E a proposito di gad-
get, troviamo molte novità anche fuori
dal semplice aspetto estetico. Ora le
funzioni «vieni su» e «vai giù» (quest'ul-
tima più nota come «levati dai...») im-
plementate fino ad ora da due gadget
distinti é realizzata da un singolo gadget
che utilizzato una prima volta fa emer-
gere la finestra, clickato nuovamente la
fa andare sotto tutte le altre. E non si
tratta di una scomodità, s'intende: oc-
corre solo farci la mano. Inoltre le fine-
stre del WorkBench emergono anche
se bi-clickate in qualsiasi loro punto. Un
nuovo gadget disponibile è il cosiddetto
zoom, che permette di cambiare la di-
mensione della finestra tra due estremi:
normalmente la dimensione di default e
la minima dimensione, ma se in que-
st'ultima posizione variamo la grandezza
della finestra, agendo sul gadget zoom
cambieremo tra quest'ultima dimensio-
ne e quella di default. Analogamente
possiamo cambiare quella di default: in
ogni caso il gadget di zoom ci farà
passare da una dimensione (da noi)
prefissata ad un'altra dimensione (sem-
pre scelta da noi).
Grosse novità anche per i menu del
WorkBench che offrono molte più pos-
sibilità di prima. I menu sono ora quat-
tro e precisamente «WorkBench»,
«Window», «Icons» e «Tools».
Dal primo menu possiamo attivare o
meno la già citata backdrop window,
eseguire un qualsiasi comando di shell
(i risultati appariranno in una finestra
all'uopo aperta), ritracciare l'intero WB
nel caso qualche finestra sia stata «mal-
menata» da un eventuale programma
scorretto, aggiornare tutte le finestre
aperte nel caso avessimo «smucinato»
con i file «.info» da Shell, oppure chiu-
dere completamente il WB e tutte le
sue finestre.
Questa funzione non permette ripen-
samenti (dopo un OK di conferma) a
meno che non abbiamo lasciato una
shell aperta da cui digitare nuovamente
il comando LoadWB. In pratica chiudere
il WB può essere utile solo per racimo-
lare un po' di Chip RAM quando siamo
a corto di memoria.
Dal menu Window (attivo solo quan-
do selezioniamo una finestra) possiamo
fare un altro po' di nuove operazioni
prima non direttamente possibili. La pri-
ma, «New Drawer», permette di creare
al volo un nuovo cassetto senza costrin-
gerci a tenere sempre a portata di mano
un drawer «Empty» da duplicare di vol-
ta in volta. Se una finestra relativa a un
drawer è selezionata, con la funzione
«Open Parent» possiamo aprire la fine-
stra «padre»: in pratica equivale ad ese-
guire, via WB, un «CD /». Con la sele-
zione «Select Content» abbiamo la pos-
sibilità di selezionare con un colpo solo
tutte le icone contenute in una finestra.
Nel nuovo WB, sempre in merito a
selezioni multiple, con il mouse possia-
mo ora tracciare un rettangolo col quale
tutte le icone anche parzialmente rac-
chiuse resteranno selezionate, insom-
ma. stile Mac.
PROVA
AMIGA 3000
E sempre «stile mac» abbiamo la
possibilità di riordinare automaticamen-
te le icone in una finestra tramite la
selezione «Clean Up» oppure scegliere
il modo di visualizzazione dei file non
tramite icone ma come lista di nomi,
dimensione, data creazione ordinata se-
condo varie possibilità.
Un altro item molto comodo del me-
nu Window è Snapshot che può agire
contemporaneamente su tutte le icone
contenute nella finestra (salvando la po-
sizione relativa sul disco) e/o sulla di-
mensione della finestra stessa. Nella
precedente release era necessario sele-
zionare a mano, una dopo l'altra, tutte le
icone contenute nella window prima di
impartire il comando Snapshot.
Infine, non manca la possibilità di
vedere come icone anche i file che non
hanno il relativo «.info». Questa possibi-
lità estende tutte le funzioni WB anche
ai file e directory di shell.
Dal menu «Icons» possiamo ora can-
cellare la posizione relativa di un'icona
dall'icona stessa. In questo caso il WB
quando ne incontra una di questo tipo la
posiziona nel primo spazio libero della
finestra alla quale appartiene. Oltre a
questo possiamo spostare in maniera
stabile un'icona dalla sua finestra alla
finestra del WB in modo da trovarla li
anche dopo i successivi reboot del si-
stema.
Questa funzione è offerta dall'item
«Leave Out» e per disabilitarla si utilizza
la selezione «Put Away». Ancora, sem-
plicemente trasferendo un'icona del
cassetto «WBstartup», possiamo atti-
varla ad ogni reboot: ad esempio, met-
tendo l'icona «Clock» in questo casset-
to ogni volta che accenderemo la mac-
china per lavorare in WB troveremo
l'orologio già aperto sullo schermo. Per
quanto riguarda il menu «Tools», que-
sto conterrà chiamate dirette a pro-
grammi contenuti nel nostro hd. Sul
manuale è indicato che tale feature è
riservata ai programmi che la supporta-
no e l'indicazione di come attuare l'up-
grade del menu «Tools» è indicata sulla
documentazione dei programmi stessi.
Attualmente il menu «Tools» dispone
di un item «Reset WB» e sulla macchi-
na in prova anche la possibilità di sce-
gliere la lingua del WB tra inglese, fran-
cese e tedesco. A breve sarà disponibi-
le anche la traduzione italiana, speriamo
(come ci risulta) fatta da qualcuno che
oltre a conoscere l'inglese conosca an-
che i computer.
A tutte le selezioni finora indicate,
molte delle quali richiamabili senza
mouse direttamente da tastiera, si ag-
giungono di diritto anche le classiche
opzioni per vuotare il cestino, formatta-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
AMIGA 3000
re un disco, rinominare e cancellare file,
aprire e chiudere finestre, insomma tut-
te le possibilità offerte dalle precedenti
versioni del WB.
Poi ci sono le commodities: una serie
di «comodità» offerte dal WorkBench
2.0. Ad esempio possiamo disabilitare il
tasto caps lock (che spesso «rompe»
accendendosi indesideratamente quan-
do non centriamo in pieno la «A»),
oppure rendere la freccina del mouse
«auto point» : attiva, stile Sun, la fine-
stra sulla quale si trova, anche senza
clickare. E che ve ne pare della possibili-
tà (offerta dal sistema) di impostare un
time out per lo schermo, che diventa
nero per preservare la vita dei fosfori
dopo un determinato periodo di inattivi-
tà della macchina ? O di definire, final-
mente. i tasti funzione da sempre pre-
senti su Amiga?
Come vedete sul nuovo WB hanno
lavorato davvero tanto. Complimenti!
Preferences 2.0
Clickando sull'icona di Preferences si
apre una window contenente 12 icone
che identificano ognuna un diverso pro-
gramma di settaggio.
La prima, «Input», permette di setta-
re alcune caratteristiche dei dispositivi
di input mouse e tastiera: velocità di
spostamento con o senza accelerazione
(mouse proporzionale), velocità del dop-
pio click, velocità e ritardo del repeat dei
tasti. Molto comoda la possibilità di
provare al volo i nuovi settaggi diretta-
mente nella finestra di Preferences.
«WBScreen» permette di scegliere il
tipo di risoluzione, dimensione e nume-
ro di bitplane utilizzati. Possiamo anche
settare un WB più grande della risolu-
zione scelta: in questo caso il nostro
schermo sarà una finestra mobile sul
nostro WorkBench «gigante». Per ogni
display mode, inoltre, appaiono nella
finestrella accanto le caratteristiche pro-
prie del modo grafico scelto (PAL, Sup-
port Genlock, Draggable, Pannelled,
Col programma «Overscan» possia-
mo, come dice il nome, dimensionare
l'overscan da utilizzare. Ciò avviene in
modo grafico visualizzando un rettango-
lo che possiamo estendere per aumen-
tare il numero di pixel degli schermi.
«Font» permette di settare i font di
sistema per le icone del WB, per le
finestre di testo (come la shell) e per le
title bar delle finestre e i menu. Possia-
mo inoltre scegliere il colore dei font
ed. eventualmente, il colore di fondo
delle scritte.
Con l'icona «IControl» possiamo set-
tare alcune caratteristiche di Intuition
Questo chip, e la
relativa memoria
affiancata, è il Video
Display Enhanced di
cui vi abbiamo
« narrato » nell'articolo.
tra cui i tasti per cambiare gli schermi,
per forzare un «OK» o un «Cancel» di
un requester senza usare il mouse.
«PrinterGfx» serve per settare alcune
Preferences riguardo la stampa grafica:
a parte l'estetica, sembra non offrire
nulla di più che nell' 1.3.
«WBPattern» si usa per scegliere, ed
eventualmente definire, un pattern per
le finestre del WB e dei Drawer.
«Time», più che un settaggio di Pre-
ferences potrebbe essere considerata
un'utility calendario. Si utilizza in effetti
per settare facilmente data ed ora, ma
grazie alla sua praticità può facilmente
essere usata come calendario. Basta
alla fine non clickare né su Save né su
Use ma su Cancel.
«Serial» serve per settare i parametri
della porta seriale: rispetto alle release
precedenti, ha in più la possibilità di
portare il buffer di ingresso fino a 64 K e
offre due nuovi tipi di parità «Mark» e
«Space». Si perde, invece, la (utile?)
possibilità di settare la lunghezza parola
differente per l'input e l’output.
Le rimanenti icone «Pointer», «Prin-
ter», «Palette», non permettono né più
né meno delle corrispondenti opzioni
presenti sul vecchio pannello di con-
trollo.
3000 conclusioni
A parte la limitazione del Video Di-
splay Enhancer solo parziale (speriamo
che ci ripensino) bisogna dire che l'Ami-
ga 3000 ci ha veramente soddisfatto. Si
tratta, finalmente, di una macchina
Commodore realmente nuova e non,
come avvenne per il 500 e il 2000, di
una semplice reingegnerizzazione del
sistema precedente. Questo vuol dire
anche, forse, qualche incompabilità ma
non vogliamo più di tanto preoccuparci
del problema che non è Commodore
ma di tutte le software house che do-
vranno fornire upgrade dei loro applicati-
vi per la nuova macchina. Non c'è affat-
to da stupirsi: successe la stessa cosa
anche col Mac quando usci la versione
a colori basata sul 68020. E se non è
successo anche con gli AT (rispetto ai
PC) è solo merito del fatto che, molto
vergognosamente, i 286 funzionano
coll' MS-DOS in completa emulazione
8088.
Cinque milioni e mezzo per la macchi-
na a 16 MHz e appena un milione in più
per la versione più veloce ci sembrano
prezzi più che ragionevoli. Se non ne
siete convinti, prendete un 2000 e riem-
pitelo di espansioni (68030+68881 +HD
da 40 Mega+un mega di Fast RAM-
+flicker fixer + Enhanced Chip Set) fino
ad arrivare ad una configurazione che
assomiglia al 3000 solo numericamente
e tirate le somme: arriverete sicura-
mente ad un prezzo ben superiore, e
avrete una macchina solo parzialmente
a 32 bit.
Bisogna solo vedere come reagirà il
mercato e come i produttori di software
attuali e futuri. La nuova macchina, in-
fatti, promette davvero bene. Senza
contare che la MMU (Memory Manage-
ment Unit) integrata nel 68030 apre la
strada tanto a Unix, da un lato, quanto
anche a successive versioni del softwa-
re di sistema con la memoria protetta,
vero tallone di Achille della attuale fami-
glia Amiga. La potenza di calcolo certo
non manca: la macchina a 16 MHz che
abbiamo ricevuto in prova é per alcuni
versi più potente addirittura dello Sperry
che è situato al piano di sotto e che
normalmente serve decine e decine di
utenti di MC-Link.
Pensate allora ad applicazioni scritte
per il 3000, sfruttanti le potenzialità del
68030 e del processore matematico in-
tegrato. Sarà come volare, per rubare
uno slogan automobilistico.
Poi le applicazioni multimediali: video
disco, CD-rom, musica, suono e imma-
gine completamente controllate da
computer. Insomma con l'Amiga 3000
questo tipo di futuro si è avvicinato un
bel po'. Sta alla Commodore, prima di
tutto, giocarsi questa sua nuova carta
nel migliore dei modi.
Tremila auguri...
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
Iper 386sx.
La Massima Integrazione
Garantita Cinque Anni.
Iper fa le cose in grande. Prendiamo, ad esempio,
l'Iper 386sx. Il suo compattissimo contenitore minito-
wer nasconde qualità straordinarie. La piastra ma-
dre, costruita dalla statunitense Monolithic Systems
Corp., utilizza il microprocessore 386sx a 16 Mhz.
Nonostante le dimensioni contenutissime rappre-
senta un esempio unico di integrazione: incorpora
infatti un'intertaccia IDE per due dischi rigidi, un'in-
terfaccia per due floppy, due porte seriali, una porta
parallela, una sezione video super VGA (dalla risolu-
zione di 800x600 punti o addirittura _ _ m
1 024x768 punti* in unione a un monitor ■ fOf JET B Qf
multisincronismo), e persino una porta £
per mouse. Tutto con un'affidabilità
sicurata da cinque anni di garanzia t
le: altro primato dell'lper 386sx.
E per chi avesse esigenze di elaborazione diverse,
la stessa qualità e la stessa affidabilità dell'lper
386sx si ritrovano negli altri componenti della fami-
glia Iper (che sono tutti forniti con MS DOS e GW
Basic in italiano) : desktop con microprocessore NEC
V20 a 1 0 Mhz. 80286 a 1 2 Mhz o 80386sx a 1 6 Mhz.
minitower con 80286 a 12 Mhz, potenti tower con
80386, a 25 o 33 Mhz, ed inline il nuovissimo tower
con microprocessore 80486 a 25 Mhz: più mini che
Tutti i prodotti della famiglia Iper sono a
disposizione dei Rivenditori, con con-
segna entro quarantotto ore, dietro or-
dine anche semplicemente telefonico.
Cose In Grande.
PEMPHERALS
Peripherals s.a.s ■ Pozzuoli iNal. piazzale della Vittoria 4 - lei. 081 8675442/8676209. la» 081.5263914
PROVA
Memorex
Telex 7270
L J universo dell'informatica com-
prende tutta una serie di mondi
che difficilmente si compenetra-
no. Spesso, anzi, gli abitanti di uno di
questi mondi non hanno nessun rappor-
to con quelli degli altri o addirittura non
ne sospettano neppure l'esistenza. Cosi
accade che coloro i quali sono protago-
nisti su qualcuno di essi finiscono esse-
re perfetti sconosciuti negli altri, tanta è
la distanza che li separa.
La più grande incomunicabilità è sen-
di Corrado Giustozzi
z'altro quella che intercorre fra il mondo
dei mainframe e quello dei PC. A parte
quei Ipochi) grandi nomi che li frequen-
tano entrambi, la maggioranza degli
operatori e del pubblico di ciascuno di
questi mondi ignora quelli dell'altro e
viceversa.
Caso eclatante quello della stessa
IBM, che l'informatica se non l'ha pro-
prio creata l'ha sicuramente condiziona-
ta parecchio: eppure prima del 1981 Big
Blue era pressoché sconosciuta ai pio-
nieristici utilizzatori dei primi Apple, che
tutt'al più la conoscevano per sentito
dire considerandola una realtà magari
importante ma così remota da essere
pressoché irreale. Stessa cosa succes-
se quando la Sperry I oggi Unisys) co-
minciò ad entrare nel mondo dei PC:
per la gente era sicuramente un nome
nuovo, un «ultimo arrivato »; e vagli a
spiegare che erano stati loro, nel 1953,
a vendere all'Ufficio Americano per il
Censimento il primo elaboratore elettro-
92
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
MEMOREX TELEX 7270
nico commerciale, il venerabile Univac I.
Ancora adesso le vicende del mondo
dei mainframe, quelle macchine gestite
in asettici sotterranei climatizzati da
drappelli dì tecnici in camice bianco,
non influenzano più di tanto quelle del
mondo dei PC. Così succede ancora, di
tanto in tanto, che ci si trovi a dover
salutare l'arrivo in questo mondo dì un
nome «nuovo» che poi nuovo non è
affatto. Come appunto accade questo
mese con la prova di un computer Me-
morex Telex. Già. solo chi in qualche
modo ha dei rapporti abbastanza stretti
col mondo dei mainframe sa cosa si-
gnifichi questo nome, il quale per tutti
gli altri suonerà probabilmente del tutto
sconosciuto. È opportuno quindi inqua-
drare brevemente l'azienda prima di
passare a parlare del prodotto che
offre.
Memorex Telex nasce nel 1988 dalla
fusione di due ditte americane veterane
per quanto riguarda il mercato dei
mainframe, la Memorex e la Telex. La
prima, nota anche al grosso pubblico
per la produzione di nastri magnetici, è
sempre stata leader nella produzione di
grosse memorie di massa «compatibili»
per mainframe IBM (più che di «memo-
rie di massa» bisognerebbe in realtà
parlare di «sottosistemi di memoria di
massa» perché nei mainframe anche le
unità a disco sono grosse come un
Memorex Telex 7270
Distributore:
Memorex Telex Italia S.p.A.
Via Caldera, 21/d
20153 Milano
Prezzi I IVA esclusa I:
7270 Modulo base: 80386 25 MHz, 4 MByte
RAM, 32 KByte cache, 1 floppy da 5,25" o
3.5" L. 7.5 00.000
Tastiera L 150.000
HO Controller L. 580.000
HD 45 MByte L. 1.200.000
HO 75 MByte L 2.200.000
HD 1 10 MByte L 2.450.000
Monitor VGA B/N L. 326.000
Monitor VGA colore L 910.000
Floppy supplementare L. 286.000
MS-DOS 3.3 L 152.000
Scheda LAN L 1.650.000
camion ed intelligenti); la seconda era
invece specializzata nella produzione di
terminali per mainframe (classe 3270 e
simili) ed in genere di apparecchiature
periferiche adatte specialmente all'im-
piego nel settore delle linee aeree e dei
grossi enti. In precedenza la Memorex
faceva parte della Burroughs, altro no-
me sacro nel lontano regno dei mainfra-
me, come divisione quasi a sé stante.
La fuoriuscita dalla Burroughs avvenne
con un'operazione che fece molto parla-
re gli osservatori finanziari, in pratica un
acquisto della società da parte del suo
stesso gruppo di dirigenti. Successiva-
mente la fusione con la Telex mise
nuovamente a rumore il mondo della
finanza, il quale giudicò l'operazione «la
miglior fusione realizzata da decenni»,
per via della spiccatissima complemen-
tarietà dei due partecipanti che lasciava
intravedere una proficua collaborazione
fattivamente basata su grandi sinergie.
Tali previsioni sono state in effetti ri-
spettate e la neoformata Memorex Te-
lex è ben presto diventata una realtà
assai importante. La sua ultima mossa
strategica, tesa a consolidare la propria
posizione di dominanza nel mercato
«Storage», è stato l'acquisto dalla Uni-
sys (avvenuto a febbraio scorso) dell'in-
tero gruppo responsabile della ricerca e
sviluppo delle memorie di massa per
grandi elaboratori. Attualmente Memo-
rex Telex è presente in 27 paesi, dispo-
ne di sei stabilimenti produttivi dislocati
un po' in tutto il mondo (tre negli Stati
Uniti, due in Europa ed uno in Giappo-
ne) ed offre una gamma completa di
prodotti che vanno dai nastri magnetici
ai terminali, dalle workstation alle gros-
se memorie a disco per mainframe. E,
da poco, anche i personal computer. Il
perché un costruttore come Memorex
Telex, tipicamente legato a doppio filo
agli ambienti mainframe, decida di pro-
durre anche PC è chiaro: non tanto e
La tastiera, di tipo avanzato.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
93
PROVA
MEMOREX TELEX 7270
non solo per raggiungere il mercato
end-user, troppo affollato da una con-
correnza assai agguerrita, quanto per
poter ampliare la propria gamma di ser-
vizi fino a diventare «fornitore globale »
per le grosse aziende già sue clienti.
Non a caso Memorex Telex si è paralle-
lamente impegnata a fondo nel settore
delle reti e nel meno diffuso ma altret-
tanto importante settore delle emulazio-
ni di terminale: i suoi PC. disponibili in
molti modelli, vengono proposti come
«workstation u facilmente inseribili in
qualsiasi architettura aziendale di elabo-
razione distribuita grazie appunto alle
possibilità che hanno di colloquiare in
molti modi con un mainframe centrale.
Ciò non toglie che i PC Memorex
Telex possano risultare interessanti an-
che all'utente finale. Si tratta infatti di
unità moderne e potenti che hanno alle
spalle tutto il know-how di un'azienda
dalla multiennale esperienza in un mer-
cato delicato come quello dei grossi
sistemi professionali. Per questo abbia-
mo deciso comunque di parlarne su
queste pagine. Ed abbiamo centrato la
nostra attenzione su uno dei modelli di
fascia superiore che rappresenta sicura-
mente il miglior investimento per l'a-
zienda ma anche per il privato. Si chia-
ma 7270 ed è una macchina 386 in
architettura MCA corrispondente gros-
so modo al PS/2 80 IBM. Il clock a 25
MHz e l'adozione di una cache memory
veloce da 64 KByte ne fanno uno stru-
mento di lavoro particolarmente poten-
te. Sul lato memoria di massa essa può
essere espansa fino a montare due
dischi da HO MByte l'uno. Dispone di 4
MByte di RAM espandibili ad 8 su pia-
stra madre e. particolare interessante.
può montare oltre ai tradizionali drive
per floppy da 5.25" anche un drive per
microfloppy da 3.5" in una apposita e
separata posizione sul pannello frontale.
Si tratta insomma, data la provenien-
za e viste le caratteristiche, di un pro-
dotto piuttosto interessante.
Descrizione esterna
Il Memorex Telex 7270 è un PC di
tipo desktop, ossia adatto alla colloca-
zione sulla scrivania. Il contenitore che
lo ospita è di dimensioni relativamente
contenute, simili a quelle di un AT «ba-
by», ed è sviluppato particolarmente in
altezza. Il colore grigio uniforme ed il
design abbastanza «spigoloso» che lo
caratterizzano gli conferiscono un aspet-
to piuttosto serio ancorché gradevole
alla vista.
Il pannello frontale, alleggerito da una
serie di sottili scanalature che lo percor-
rono in senso orizzontale, è idealmente
suddiviso in tre zone funzionali. La pri-
ma è costituita dal pennellino di control-
lo che contiene la serratura di sicurezza,
l’interruttore di alimentazione con relati-
va spia, il tasto di reset e la spia di
attività del disco rigido interno. Notiamo
che il pulsante di reset è posto a filo del
pannello per minimizzare i pericoli di
Un Fornitore Globale
L'ingresso di Memorex Telex nel
settore dei PC è avvenuto in modo
relativamente sommesso ma senza
economia di mezzi.
Infatti il listino della casa americana
comprende diversi modelli di computer
posizionati sulle principali fasce di uti-
lizzo degli stessi. Qui ne vediamo i
principali, che da sinistra a destra so-
no: il 7045 «intelligent workstation»
basato su un 80286 ad alta velocità; il
7255 con 80386SX e bus MicroChan-
nel; il 7065 che adotta un 80386; il
7070 proposto specificamente come
server di rete.
Cosi Memorex Telex vuole offrire di
sé l'immagine di «fornitore globale»
che dispone della macchina specifica
per ogni compito aziendale. E a questo
proposito va ricordata la grande impor-
tanza che essa dà alle problematiche
di comunicazione fra PC e PC e fra PC
e mainframe.
Forte di un vasto know-how derivato
dall'esperienza ottenuta nel mondo dei
terminali, Memorex Telex è in grado di
equipaggiare le sue macchine con
schede di comunicazione sincrona con
emulazione di terminale per il colloquio
con mainframe sia con protocollo 3270
che con protocollo 5250, nonché di
schede adattatrici per reti locali.
94
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
azionamento accidentale. La seconda
zona è quella che comprende le memo-
rie di massa da 5,25 pollici, che posso-
no essere fino a due del tipo a mezza
altezza, e sono disposte come di con-
sueto in orizzontale. La terza zona con-
tiene il solo il drive per microfloppy da
3,5 pollici, il quale è disposto vertical-
mente all'estrema destra del pannello.
Da notare che il drive A: è quello da
3,5". Tutta la parte bassa del frontale è
leggermente rientrata rispetto al resto;
su di essa, spostata leggermente verso
destra, si trova la presa per la tastiera
realizzata con un connettore DIN submi-
niatura come nei PS/2 IBM.
video. A destra infine, come di consue-
to, si trovano le feritoie di accesso alle
schede di espansione.
Il monitor che abbiamo ricevuto col
computer è un bel VGA dalle generose
dimensioni. È dotato di un buon tratta-
mento antiriflesso, della consueta dota-
zione di controlli cui si aggiunge l’utile
possibilità di visualizzazione monocro-
matica in diversi colori (ambra, verde e
blu commutabili con un apposito pul-
Anche il pannello posteriore è suddi-
viso in tre zone. In alto a sinistra si trova
la sezione alimentatrice, che compren-
de il cambiatensione ed una presa di
rete del tipo IEC asservita all'interrutto-
re generale. Al di sotto di essa, e dun-
que in basso a sinistra, un pannellino
leggermente incassato contiene i con-
nettori relativi alle quattro interfacce
standard incorporate nella macchina:
mouse, porta parallela, porta seriale e
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
95
PROVA
MEMOREX TELEX 7270
santino posto sul frontale) e di un prati-
co supporto basculante ed orientabile.
La tastiera, di tipo esteso, è di buona
qualità; il suo cordone termina con un
connettore DIN tradizionale per cui vie-
ne dotata di un apposito adattatore che
permette di connetterla alla presa DIN
subminiatura del PC.
Descrizione interna
Il coperchio del mobile si sfila nel
consueto modo «a cassetto» dopo aver
svitato le cinque viti che lo serrano in
sede.
La struttura interna del 7270 è. dal
punto di vista costruttivo, impostata su
canoni piuttosto tradizionali. La vista ge-
nerale della macchina aperta rivela un
montaggio molto compatto ma ordina-
to. Le parti sono disposte in modo che
tutta la «meccanica» (includendo un po'
impropriamente in questo termine an-
che l’alimentatore) sia concentrata nella
parte destra del computer mentre tutta
l'elettronica rimanga sulla sinistra. La
piastra madre naturalmente è disposta
sul fondo della macchina risultando in
parte coperta dalle unità a disco. La
cura realizzativa ci sembra buona e la
robustezza dell'assieme più che suffi-
ciente.
Notiamo subito la particolare disposi-
zione delle unità a disco. I due alloggia-
menti frontali per drive da 5,25" sono
occupati da un minifloppy e da un Win-
chester; a lato del cestello che li contie-
ne è montato verticalmente il drive per
microfloppy da 3,5"; ed infine dietro a
quest'ultimo si trova il secondo Winche-
ster. posizionato anch'esso in senso
verticale, sul lato esterno dell'alimenta-
tore.
La consueta indagine visiva della pia-
stra madre é complicata dalla posizione
particolarmente coperta in cui essa si
trova. Restano cosi nascosti il micropro-
cessore (Intel 80386 a 25 MHz), la RAM
principale realizzata con moduli SIMM
(4 MByte di serie espandibili ad 8 MBy-
te on board), i circuiti delle interfacce
incorporate (fra cui una VGA su un solo
chip). Sono invece visibili le quattro
EPROM col BIOS di sistema (di produ-
zione Phoenix, datato internamente 10
ottobre 1 988 e identificato come quello
di un PS/2 mod. 80). i chip della cache
memory verso il processore (32 «Byte
di RAM statica ad alta velocità), lo zoc-
colo per il coprocessore numerico
80387.
Gli slot disponibili, in architettura Mi-
croChannel, sono sei di cui due a trenta-
due bit e quattro a sedici bit (di cui uno
con estensioni video). Uno slot natural-
mente resta in permanenza occupato
dal controller dei dischi, una bella unità
ESDI caratterizzata da un transfer rate
assai elevato (10 M Bit al secondo), che
può gestire fino a due drive con inter-
leave unitario.
Impressioni d'uso
Non è passato molto tempo da quando i
primi 80386 a 16 MHz gettarono lo
scompiglio nel mondo dei PC. Oggi che
abbiamo le prima macchine 486 i 386/
25 sembrano roba di ordinaria ammini-
strazione. È un sintomo di quanto in
fretta si stia muovendo il mondo della
piccola informatica. Comunque è un fat-
to che alle cose nuove, belle e potenti
ci si abitua sempre troppo presto; e già
i 486/25 sono «i soliti» 486, e tutti
aspettano il 486/33 o meglio il 486/50.
Questo Memorex Telex si basa ap-
punto su di un 80386 a 25 MHz. Esso è
inoltre dotato di una cache memory
veloce da 32 KByte che contribuisce ad
ottimizzare le prestazioni del processore
sfruttando il cosiddetto «principio di lo-
calità», quello per cui è probabile che il
prossimo accesso alla memoria non sa-
rà molto distante dal punto in cui è
avvenuto quello precedente. A giovarsi
dell'intervento di una cache memory
sono soprattutto i processori più veloci,
tant'è che l’80486 ne ha addirittura una
interna da ben 8 KByte. Un 386/25 è già
abbastanza veloce da risentire in modo
benefico della presenza della cache; in
questo caso 32 KByte sono da ritenere
un buon compromesso fra costi e bene-
fici, dove fra i costi ci sono quello fisico
della SRAM ed il costo operativo della
gestione della cache stessa, mentre fra
il beneficio è ovviamente la riduzione
degli accessi alla DRAM convenzionale.
Sul fronte delle pure prestazioni, dun-
que, nulla da obiettare. Alla prova dei
benchmark, e durante le fasi più opera-
tive. la CPU si comporta come ci si
potrebbe attendere date le premesse
ossia molto bene. Ed anche i dischi
(due nel nostro caso, da 110 MByte
l'uno) hanno dato un ottimo rendimento
per merito del controller assai veloce.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
MEMOREX TELEX 7270
Dettaglio sul montaggio dei dischi supplementari : verso il frontale il microfloppy, verso il retro il secondo
Winchester.
Nel complesso il 7270 si comporta sicu-
ramente in modo più che soddisfacen-
te, offrendo prestazioni che sono da
considerarsi ai primi posti fra quelle
delle macchine della sua fascia. Da no-
tare che col software di sistema viene
anche fornito un programma di cache
verso il disco che, utilizzando parte della
RAM come area di immagazzinamento
temporaneo, consente di ridurre drasti-
camente gli accessi fisici ai dischi e
dunque ne aumenta notevolmente le
prestazioni. Ma di questo diremo me-
glio tra poco (FF).
L'installazione della macchina è piut-
tosto semplice. Il bus MicroChannel ri-
chiede un'apposita fase di configurazio-
ne nel caso in cui si aggiungano o
tolgano schede di espansione, ma que-
sto generalmente non è il caso se la
macchina è stata appena acquistata co-
sì com'è. Le uniche cose da fare sono
quelle più o meno consuete quali inseri-
re data ed ora corrette e così via. Que-
ste operazioni, ed altre più complesse,
si possono fare mediante il programma
denominato PRD che si trova sullo spe-
ciale dischetto di riferimento fornito con
la macchina. Con esso si possono confi-
gurare la macchina ed il MicroChannel,
formattare a basso livello i dischi rigidi o
parcheggiarne le testine, impostare le
password di accesso al sistema (ve ne
sono tre), attivare la cache verso il di-
sco. Queste due ultime opzioni necessi-
tano forse di qualche maggiore spiega-
zione. Cominciamo dalle password che,
come detto, sono tre. Come avviene
per i PS/2 IBM esse sono mantenute
nella RAM CMOS di configurazione e
vengono gestite dal BIOS. La prima
viene detta «password di accensione»
in quanto viene richiesta dal sistema
prima del bootstrap. La seconda è la
«password di tastiera» che serve a
bloccare la tastiera lasciando il compu-
ter acceso e funzionante. La terza è la
«password di rete» che si usa quando il
7270 svolga funzioni di server di rete:
essa non è una vera e propria password
ma una speciale opzione di partenza per
cui il computer soddisfa gli accessi re-
moti provenienti dalla rete pur impeden-
do l'uso locale a chi non conosce la
password di accensione. Il programma
di cache è molto sofisticato e dispone
di un numero elevato di opzioni selezio-
nabili; oltre ovviamente alla quantità ed
al tipo di memoria (convenzionale, este-
sa, espansa) da dedicare alla cache si
possono ad esempio definire: il tempo
massimo di permanenza in memoria di
un buffer «sporco» prima che esso ven-
ga sostituito; la dimensione ed il grado
di «intelligenza» dell'eventuale «read-
ahead» (funzione per cui il sistema leg-
ge da disco un numero di settori mag-
giore di quelli effettivamente richiesti
nella speranza di poter soddisfare in
anticipo la prossima richiesta); l'attiva-
zione della funzione di «delayed write»
(ritardamento della scrittura fisica per
poter scrivere più settori in un colpo
solo; efficace ma pericoloso in caso di
crash di sistema).
Per quanto riguarda l'uso in sé non
dobbiamo annotare nulla di particolare.
Il 7270 si è comportato in modo «nor-
male», il che ovviamente è un pregio!
La potenza di calcolo c'è e si vede, i
dischi sono molto veloci ed il monitor di
buona qualità. Il MicroChannel infine è
una scelta commerciale che, pur aven-
do parzialmente perso credibilità sul pia-
no strategico in seguito alla nascita del
bus EISA, resta tuttavia importante so-
prattutto in ambienti «corporate».
Conclusione
Il consueto sguardo al listino prezzi
conclude il nostro discorso portandoci
alle doverose considerazioni di mercato.
Vediamo dunque che la macchina in
versione base, ossia senza hard disk e
con un solo floppy, costa sette milioni e
mezzo. Per il monitor a colori e la tastie-
ra si spende un altro milione. I dischi
costano una cifra oscillante fra il milione
e duecentomila lire per l'unità da 45
MByte ed i due milioni e mezzo per
quella da 105 MByte. In pratica un
sistema completo espanso al massimo
come quello in prova finisce per costare
oltre tredici milioni e mezzo, mentre
una macchina più «normale» . con un
solo Winchester da 105 MByte ed il
monitor monocromatico si aggira sui
dieci milioni e mezzo.
Tali prezzi ci sembrano sinceramente
un po' elevati oggigiorno quando è pos-
sibile trovare 386/33 a cifre grosso mo-
do analoghe. Però in essi incide forte-
mente la presenza del «nome» Memo-
rex Telex ed il background che esso
comporta. Come dicevamo in apertura,
l'acquirente primario dei PC Memorex
Telex è soprattutto la grossa azienda
che già si trova ad essere cliente di
questo fornitore nel settore dei mainfra-
me; in questi termini l'importanza del
«nome», che ovviamente significa affi-
dabilità, competenza, know-how. assi-
stenza. è importantissima. All'utente
privato questo discorso commerciale in-
teressa di meno in quanto viene visto
come un costo in più che non produce
benefici immediati. Un ritocco verso il
basso del listino potrebbe utilmente
rendere più appetibile questo PC, facen-
do così avvicinare ad esso anche quella
fetta di potenziali acquirenti privati che
oggi potrebbero essere interessati alla
macchina dal punto di vista delle presta-
zioni. ma rimanere poi frenati da consi-
derazioni di carattere commerciale. Se è
vero che quello del prezzo non è (o non
dovrebbe essere) il primo criterio di
scelta per un'azienda (entro certi limiti
ovviamente), altrettanto vero è che dal
punto di vista del privato il suo peso è
molto più significativo.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
97
PROVA
Unidata AX9000
di Corrado Giustozzi
I 486 sono realmente tra noi. Attese
da molti mesi, le prime macchine
basate sull'ultimo gioiello di mamma
Intel hanno finalmente raggiunto il mer-
cato end-user. Tutti i produttori di hard-
ware che avevano annunciato computer
486 li stanno via via presentando e
commercializzando, dai grandi nomi bla-
sonati e multinazionali ai competitivi
OEM nostrani. Non è forse l'inizio di
una nuova era della pìccola informatica
però è senz'altro un ulteriore significati-
vo passo in avanti quanto a qualità e
potenza deU'hardware. Non vi è dubbio
infatti che tali macchine siano al top sia
nella fascia di prezzo che in quella delle
prestazioni; e mentre il primo potrà
forse lentamente calare in seguito alla
crescente diffusione di mercato, le se-
conde sono destinate ad aumentare col
prossimo rilascio dei 486 a clock supe-
riore. E comunque i computer basati sul
486 resteranno per molto tempo ancora
delle macchine di classe superiore,
inavvicinabili dall'utente non professio-
nista, ripetendo cosi quanto avvenne
durante i primi tempi di commercializza-
zione dei computer basati su 386.
1 486, per le caratteristiche native del
microprocessore su cui si basano, sono
elaboratori adatti principalmente ad un
impiego di tipo dipartimentale in multiu-
tenza, ossia sistemi eminentemente
aziendali e non più personali. Per que-
sto già molte volte in passato ci avete
sentito lanciare strali contro il diffuso
(mal)costume di usare computer di tale
potenza solo per far girare più veloce-
mente i soliti vecchi applicativi a sedici
bit sotto il solito vecchio DOS a sedici
bit; nonché predicare come i 486 vada-
no dotati di un sistema operativo che
non ne mortifichi le caratteristiche ma.
al contrario, ne esalti le enormi poten-
zialità. Bene, la macchina che vi presen-
tiamo questo mese incarna precisamen-
te questo tipo di idee. Ce la propone
Unidata, un OEM romano da sempre
orientato a fornire soluzioni tecnologica-
mente avanzate alle problematiche dì
automazione aziendale. Già il nome del
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
PROVA
UNIDATA AX9000
computer, che si fregia dell'appellativo
«Unix Engine», lascia chiaramente in-
tendere di cosa si tratti. L'AX9000 viene
infatti proposto come sistema diparti-
mentale multiutente basato su Unix. La
configurazione tipica di impiego suggeri-
ta dal produttore prevede inoltre l'uso di
una LAN ad alta velocità (Ethernet con
TCP/l P) come mezzo di interconnessio-
ne dei terminali o delle workstation re-
mote al posto dei tradizionali collega-
menti lungo linee seriali RS-232.
Le caratteristiche di base dell'AX9000
sono le seguenti: processore i486 con
clock a 25 MHz; fino ad 8 MByte di
RAM su piastra madre; cache memory
esterna di secondo livello con 64 KByte
di RAM statica ad alta velocità; bus di
espansione ISA (tradizionale) a sette
slot; zoccolo per il coprocessore nume-
rico ad alte prestazioni Weitek 4167.
Sono installabili sino a tre memorie di
massa esterne (a mezza altezza) ed una
interna (full size). La dotazione particola-
re della macchina in prova era inoltre
particolarmente ricca: LAX9000 che ab-
biamo ricevuto era corredata, oltre che
dalla scheda LAN, da un disco rigido da
700 MByte. da una VGA avanzata e da
un monitor professionale Mitsubishi;
mentre come software oltre allo Unix di
base, il cosiddetto runtime. erano instal-
lati NFS (per la gestione di file System
remoti sotto TCP/IP) ed Xwindows
(l'ambiente multifinestra per Unix). Il
risultato è una potentissima workstation
Unix che veramente ben poco ha da
invidiare alle più tradizionali unità tipo
Sun e simili.
Unidata AX9000
Distributore:
Unidata S.r.l
Via S. Damaso, 20 - 00165 Roma
Prezzi UVA esclusa):
AX9087D : 80486. cache 64KByte. RAM 2
MByte, Floppy 5,25" 1,2 MByte, tastiera,
VGA, MS-DOS, HO 80 MByte Lit. 12.000.000
AX90A7D: c.s. ma con HD 120 MByte
Lit. 12.500.000
AX90G7D: c.s. ma con HD 170 MByte
Ut. 13.000.000
AX90D7D: c.s. ma con HD 330 MByte
Ut. 15.500.000
AX90F7D: c.s. ma con HD 700 MByte
Ut. 17.700.000
Descrizione esterna
L'AX9000. come tutte le macchine di
fascia alta prodotte da Unidata, è carroz-
zato in un bel contenitore di tipo tower
realizzato su specifiche originali della
ditta romana. Le dimensioni del mobile
sono piuttosto contenute, rendendone
in particolare possibile l'inserimento
sotto ad una normale scrivania. Il design
è sobrio e piuttosto serio.
Il frontale del computer è caratterizza-
to da un largo pannello dedicato alle
memorie di massa accessibili dall'ester-
no, che possono essere fino a tre unità
a mezza altezza (di serie viene fornito
solo un drive per minifloppy 5,25" da
1,2 MByte), e dal consueto pennellino
di controllo. Il primo è inclinato di qual-
che grado verso l'altro per facilitare l’ac-
cesso ai drive da parte dell'operatore, il
secondo comprende alcune spie di se-
gnalazione oltre all'interruttore di ali-
mentazione ed al pulsante di reset. Le
spie sono in particolare quella di alimen-
tazione, quella di accesso al disco e
quella (inutile) di «alta velocità»; a que-
sto proposito ci è stato comunicato che
il pannellino montato sulla macchina
che abbiamo ricevuto non è quello defi-
nitivo, il quale non avrà appunto la spia
«HS».
Posteriormente la macchina è
idealmente divisa in due parti: la sezio-
ne alimentatrice in alto e quella riserva-
ta alle connessioni in basso. L’alimenta-
tore è dotato di cambiatensione e di
presa di rete asservita all'interruttore
generale, oltre che della solita ventola di
raffreddamento. Le connessioni sono
invece poste in un pannello leggermen-
te rientrato che protegge in certa misu-
ra i connettori stessi. La piastra madre
utilizzata da Unidata non dispone di in-
terfacce integrate e dunque tutte le
connessioni sono realizzate su schede
di espansione; il pannello dispone di
alcune forature già pronte per alloggiare
eventuali connettori supplementari di ti-
po DB.
La tastiera che equipaggia l'AX9000 è
del comune tipo esteso. E un oggetto di
buona qualità e di accurata costruzione,
dotata di un cavetto spiralato sufficien-
temente lungo e dei rilievi tattili sulle
lettere F e J.
Il monitor Mitsubishi, impressionante
MttftMA-fr* ' v
La tastiera di tipo convenzionale.
MCmicrocomputer n. 97 - oiuano 1990
PROVA
UNIDATA AX9000
per dimensioni e peso, (per trasportarlo
dalla sala computer alla sala posa sono
servite due persone!) è un oggetto stu-
pendo. Dotato di connessioni separate
per ciascun colore primario e per i sin-
cronismi (un totale di cinque ingressi
con connettore BNC) ha una qualità ed
una risoluzione eccellenti. Come ogni
apparecchio professionale che si rispetti
dispone di un numero elevato di regola-
zioni e controlli nonché del raro tasto di
«degauss» necessario su cinescopi di
tale dimensione.
L'interno
L'apertura del tower Unidata avviene
con estrema rapidità ed a mani nude:
basta svitare la vite (posta sotto la mac-
china) che tiene fermo il pannello latera-
le e sfilare verso l'alto il pannello stes-
so. Per accedere al lato delle schede di
espansione il pannello da togliere è
quello sinistro guardando dal frontale,
mentre per intervenire sulle memorie di
massa interne occorre levare quello de-
stro. A pannelli eliminati la macchina
risulta completamente accessibile la-
sciando ampio spazio di manovra per il
lavoro. Il primo sguardo d'insieme del-
l'apparecchio rivela innanzitutto una
buona costruzione: lo spazio libero è
molto ma non sprecato e le varie parti
sono montate con ordine e cura. Il
montaggio è molto pulito e la rigidità
meccanica dell'assieme più che suffi-
ciente.
Come si vede dalla foto generale,
l’alimentatore è agganciato in alto sul
lato posteriore, la piastra madre si trova
in basso sempre verso il lato posteriore,
il disco fisso interno si trova a ridosso
del pannello anteriore subito sopra all'a-
rea della motherboard riservata alle
schede di espansione e le memorie
rimovibili sono immediatamente al di
sopra di esso. Notiamo che non vi è
posto per un ulteriore disco rigido inter-
no «full size», ma ciò non ci sembra un
problema considerando la disponibilità a
listino Unidata di vari modelli di Winche-
ster tra cui uno da ben 700 MByte.
Curiosando sulla piastra madre, di
produzione taiwanese, localizziamo su-
bito il «cuore» costituito dall'oramai fa-
miliare 80486; poco distante da esso è
situato lo zoccolo per il coprocessore
numerico Weitek 4167 installabile op-
zionalmente. Ricordiamo che il 486 ha
al suo interno anche un efficiente co-
processore numerico derivato
dall'80387; il Weitek risulta però più
veloce e più versatile a patto che venga
usato da software che lo preveda espli-
citamente e lo piloti in modo adeguato.
Le EPROM contenenti il BIOS sono
customizzate Unidata; internamente
identificano la macchina come un AT e
per la cronaca sono datate 17 gennaio
1990. La RAM di sistema presente sulla
motherboard, 2 MByte di serie espandi-
bili fino ad 8 MByte, accetta moduli
SIMM con chip da 1 Mbit; la cache di
secondo livello, da 64 KByte. impiega
invece RAM statica da 25 ns di tempo
d'accesso. Da notare che questa cache
esterna, basata su un algoritmo di tipo
direct-mapped. non è gestita da un con-
troller integrato ma da una circuiteria
realizzata mediante componenti discre-
ti. Gli slot di espansione presenti sulla
scheda sono in totale otto, così suddivi-
si: uno custom a trentadue bit per l'e-
spansione di RAM (altri 8 MByte per un
totale di 1 6), sei ISA a sedici bit ed uno
ad otto bit. Ricordiamo che viene defini-
ta ISA, Industry Standard Architecture,
l'architettura del bus originale AT in
contrapposizione alle più nuove architet-
ture MicroChannel ed EISA. Alcuni slot
vanno ovviamente dedicati in modo per-
manente alle interfacce di base quali il
controller per i dischi e l'adattatore vi-
deo. Fra le schede di espansione mon-
tate nella macchina in prova e visibili in
foto citiamo, oltre al controller per Win-
chester ESDI ad alta velocità e ad una
scheda seriale/parallela, una super-VGA
ed una scheda LAN Ethernet.
Il software
Merita almeno un breve cenno anche
il software di sistema consigliato da
Unidata per questa macchina.
Benché con l'AX9000 venga fornito
di serie l'immancabile MS-DOS, è evi-
dente dalle premesse fatte finora che
esso offre il meglio di sé come stazione
Unix. Come sistema operativo è dun-
que possibile richiedere, a scelta, la
versione SCO oppure quella Interactive
di Unix System V.
La macchina che abbiamo ricevuto in
prova montava Interactive, ma la diffe-
renza non è sostanziale se non per chi
lavora a stretto contatto col sistema
operativo: SCO offre rispetto allo Unix
di AT&T alcune estensioni derivate so-
prattutto da Xenix, mentre Interactive è
più fedele allo «standard». Naturalmen-
te ciò si riflette sul costo dei due pro-
dotti. con Interactive situato ad un prez-
zo sensibilmente inferiore rispetto a
SCO.
Entrambi i produttori offrono comun-
que un completo set di software ac-
cessori, oltre al necessario runtime ed
al Software Development System com-
prendente i compilatori ed i tool corre-
lati, quali il TCP/l P per gestire il collo-
quio con i terminali di rete. l'NFS (Net-
work File System) che permette di
MOmirrocomouter n, 97 - alunno 1990
PROVA
UNIDATA AX9000
condividere file remoti tramite rete, e
Xwindows che implementa un ambien-
te operativo basato su finestre multiple
e mouse. Con queste estensioni soft-
ware una azienda può utilmente usare
l‘AX9000 contemporaneamente come
«host» e gestore di rete, collegandogli
via Ethernet l'eventuale parco preesi-
stente di PC. L'NFS si fa carico di
rendere assolutamente indipendente
dall'hardware e dal sistema operativo
l'accesso alle risorse di rete, così che
ogni PC possa accedere ai file posti
sull'host in modo del tutto trasparente
per l'utente e le sue applicazioni. Una
simile configurazione è drammatica-
mente superiore come efficienza e ver-
satilità al vecchio concetto basato sui
terminali collegati via seriale perché
ogni PC mantiene il suo stato di unità
intelligente autonoma pur potendo fun-
gere da terminale locale dell'host e gua-
dagnando automaticamente l'accesso
diretto e. ripetiamo, trasparente ai file
«di rete», siano essi residenti sull'host
o su altri PC.
Xwindows è un ambiente di lavoro
molto piacevole e giustamente famoso:
basato sull'uso di mouse e finestre so-
vrapponibili è realizzato, come molti altri
sistemi analoghi, mediante grafica bit-
mapped ad elevata risoluzione. Si tratta
ovviamente solo di un front-end, un'in-
terfaccia grafica interattiva posta fra l'u-
tente e lo Unix, un po' come sono
Windows per l'MS-DOS e Presentation
Manager per OS/2. Ma ha dalla sua
l'indiscutibile vantaggio di appoggiarsi
ad un sistema operativo «serio» come
Unix, versatile e collaudato nonché mul-
tiutente oltre che multitask. La versione
di Xwindows fornita da Interactive è in
grado di interfacciarsi alle più diffuse
schede video, anche se dato il tipo di
necessità operative si richiede almeno
una VGA; essa sfrutta eventualmente
quelle estensioni ai tradizionali modi
IBM oramai divenute standard quali la
800x600 ed oltre. È chiaro infatti che
maggiore è la risoluzione e migliore è la
resa di Xwindows quanto a definizione
delle varie finestre. Anche il numero di
colori visualizzabile è importante, non
solo per l'uso che ne fa Xwindows in sé
ma soprattutto per poter far girare appli-
cazioni grafiche sofisticate quali CAD e
simili.
Impressioni d'uso
Nel periodo di tempo in cui abbiamo
avuto l'AX9000 a nostra disposizione
abbiamo lavorato esclusivamente sotto
Unix. Abbiamo cosi potuto controllare
sul campo il tipo di prestazioni che ci si
può aspettare usando una macchina del
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
UNIDATA AX9000
genere col sistema operativo ad essa
più congeniale- L'impressione globale
che se ne ricava è che non vi sia più
nulla da invidiare ai mini tradizionali sul
piano delle prestazioni. Il DOS l'abbia-
mo utilizzato una sola volta, e precisa-
mente per far girare i nostri benchmark
in condizioni controllate cosi da ottene-
re risultati confrontabili con quelli rilevati
sulle altre macchine provate in passato.
Inutile dire che, sul fronte dei numeri-
ni. l'Unidata non fa che confermare
quanto già detto e visto il mese scorso
nella prova del Compaq DeskPro 486. Il
nuovo microprocessore Intel è realmen-
te molto efficiente, riuscendo ad offrire
prestazioni superiori in media da una e
mezzo a tre volte rispetto a quelle ri-
scontrabili su di un 386 di pari frequen-
za di clock. Buona parte di questo eccel-
lente comportamento è naturalmente
da attribuirsi alla presenza della cache
secondaria che ottimizza il funziona-
mento di quella primaria (che, lo ricor-
diamo. é formata da ben 8 KByte interni
al microprocessore stesso) consenten-
dole di lavorare al meglio delle sue
possibilità. A questo proposito notiamo
esplicitamente come le prestazioni di
pura velocità che abbiamo rilevato su
questo Unidata non siano sostanzial-
mente differenti da quelle ottenute sul
DeskPro 486, nonostante la cache sia di
«soli» 64 KByte contro i 128 Kbyte del
Compaq. Attenzione, ciò non è neces-
sariamente segno di una gestione più
efficiente della cache stessa in quanto i
test svolti, per motivi di compatibilità
col passato, consistono in programmi
DOS non specificamente mirati a stres-
sare il gestore della memoria; né abbia-
mo potuto utilizzare il Compaq sotto
Unix per avere una pietra di paragone
più ampia. Tuttavia è un fatto che in
ogni caso va preso come indicatore
_© Sfl
positivo di un buon rendimento com-
plessivo, e dunque va giustamente sot-
tolineato. Nel funzionamento sotto Unix
la velocità risulta sorprendente anche
sotto Xwindows, che notoriamente ri-
chiede un notevole impegno di risorse
da parte della macchina ospite. Solo
lanciando simultaneamente diversi task
piuttosto «sostanziosi» si ottiene un ral-
lentamento generale del sistema.
Dal canto suo pure il Winchester, una
bella unità di produzione Fujitsu, ha dato
un'ottima prova di sé esibendo presta-
zioni molto buone ed in ogni caso mi-
gliori rispetto alle specifiche del costrut-
tore. Esso unisce un elevato transfer
rate ad un basso tempo fisico d'acces-
so alle tracce, proponendosi così come
unità ottimale per l'uso su una macchi-
na multiutente e multitask dove gli ac-
cessi simultanei al disco da parte di
A sinistra, i moduli SIMM della RAM di sistema
Sopra, le EPROM de! BIOS.
Dettaglio sui pannelli anteriore e posteriore
processi concorrenti sono all'ordine del
giorno. Da notare per la cronaca che sul
controller viene usato nientemeno che
un 80186; solo pochi anni fa con questo
microprocessore, nato come successo-
re dell'8086. ci si facevano dei compu-
ter «avanzati», ed ora esso è relegato al
rango di gestore del disco!
Passando a considerazioni più gene-
ralmente operative, notiamo innanzitut-
to come le dimensioni contenute del
computer e la sua rara silenziosità ne
facciano una macchina adatta anche ad
essere utilizzata sul proprio posto di
lavoro come workstation ad elevate pre-
stazioni. In questo caso è chiaro che il
tipo di applicazione preferita sarà nel
settore del CAD in cui il 486, per motivi
costruttivi, eccelle particolarmente. A
tale proposito occorre sottolineare co-
me la recente disponibilità per SCO
Unix di un prodotto popolare e rinomato
come AutoCAD renda di fatto possibile
ed anzi auspicabile il passaggio al più
produttivo ambiente Unix di tutti quegli
utenti costretti a rimanere in DOS dalla
mancanza, sotto Unix, di programmi
adeguati alle loro necessità. Anche la
tradizionale osticità di Unix per l'utente
finale viene superata nel momento in
cui si disponga di strumenti come Xwin-
dows, facili ed intuitivi da usare pur
rimanendo estremamente potenti e ver-
satili. In questa situazione ovviamente
un monitor come il Mitsubishi da noi
ricevuto in prova rappresenta il massi-
mo, anche se il suo costo non è indiffe-
rente e si corre inoltre il rischio di
abbronzarsi il volto lavorandoci troppo
vicino! Di certo esso é assolutamente
inusabile durante la visualizzazione con-
venzionale, ossia quella 80x25 in solo
testo, dove ogni singolo carattere sullo
schermo è alto due dita; a meno di non
essere miopi, molto miopi... Diciamo
dunque che per un uso non strettamen-
te professionale anche un più normale
multisync in unione ad una super-VGA
convenzionale può andare bene, a tutto
vantaggio del portafoglio e della vista.
Per il resto null'altro da segnalare se
non che durante le varie prove tutto si è
svolto nel migliore dei modi. E dunque
in?
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
UNIDATA AX9000
l’impressione complessiva è quella di
una macchina potente ed affidabile. E
scusate se è poco.
Conclusioni
le» è senz'altro possibile risparmiare
qualcosa qua e là. ad esempio adottando
un Winchester inferiore (passando dai
700 MByte ai 330 MByte si cala di oltre
due milioni) o scegliendo un monitor
meno sofisticato (quattro milioni e mez-
zo di risparmio passando ad un conven-
zionale multisync Mitsubishi da 14 polli-
ci). Se non si fa sviluppo di software si
può inoltre evitare di acquistare il relativo
pacchetto di sviluppo, e naturalmente
tutto ciò che riguarda la rete serve solo
se si ha realmente una rete (I). Per cui
ridimensionando la configurazione in
funzione delle effettive necessità si pos-
sono facilmente ottenere dei sostanziali
risparmi. Certo restiamo ancora nella
fascia di prezzo tipica di un'automobile di
media cilindrata, ma stiamo sempre par-
lando di un computer in grado di con-
frontarsi agevolmente, a livello di presta-
zioni, con mini dipartimentali dal costo di
diverse decine di milioni. E dunque si
deve ammettere che il prezzo ottenuto è
più che conveniente. Naturalmente l'ac-
quirente tipo di una macchina del genere
non è il privato ma l'azienda; solo una
struttura aziendale, infatti, può non solo
permettersi ma anche giustificare l'ac-
quisto di un computer come questo,
specificamente disegnato per applicazio-
ni in ambiente multiutente distribuito. In
seconda battuta esso va bene come
potente workstation grafica personale
per applicazioni di tipo CAD, mentre non
va affatto bene per far girare più veloce-
mente i fogli del vecchio Lotus. O me-
glio lui andrebbe anche bene ma a noi
non sembra che il gioco possa valere la
candela. Ma questa è una storia vec-
chia...
Vediamo infine di tirare giù i soliti conti
finali per poter valutare la macchina
anche alla luce del suo rapporto prezzo-
prestazioni. Diciamo subito che il prezzo
del!'AX9000 varia sensibilmente in fun-
zione del tipo di Winchester installato,
passando a parità di altre condizioni da
un minimo di dodici milioni con 80 MBy-
te ad un massimo di quasi diciotto con
700 MByte. Questi prezzi si riferiscono
ad un sistema dotato di CPU con 2
MByte, adattatore video VGA, tastiera
ed un floppy da 1,2 MByte. A parte
occorre naturalmente acquistare almeno
il monitor, per il quale si va da un minimo
di quattrocentomila lire per un VGA mo-
nocromatico a fosfori bianchi da 1 4 polli-
ci fino agli oltre sei milioni per il Mitsubi-
shi da noi ricevuto. La scheda Ethernet a
1 0 Mbit/s costa infine ottocentomila lire.
11 sistema operativo si articola nei se-
guenti moduli: con SCO il runtime viene
due milioni, il Development System due
milioni e quattrocentomila lire, il TCP/IP
un milione. l’NFS un milione e duecento-
mila lire; con Interactive il runtime ed il
Development System stanno ad un mi-
lione e mezzo ciascuno, Xwindows un
milione e trecentomila, NFS un milione e
duecentomila, TCP/IP ottocentomila. Ti-
rando le somme, in un sistema come
quello da noi provato ci stanno quasi
ventisei milioni di hardware ed oltre sei
di software. Sicuramente non è poco in
termini assoluti ma, considerando che il
risultato è un sistema che fa invidia ai
mini, ci sembra conveniente in termini
relativi. Va anche ricordato che la confi-
gurazione descritta è particolarmente
espansa; in un'installazione più «norma-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
103
PROVA
Disco Ottico Rewritable
Triple I OR650
di Gabriele Romanzi
I l raggio laser ha due caratteristiche
peculiari che lo rendono adatto per le
più svariate applicazioni: la coerenza
(ovvero la capacità di mantenere immu-
tate le sue proprietà anche dopo un
lungo percorso) e la ridottissima dimen-
sione del fascio di luce.
Sono questi i motivi che hanno spinto
i ricercatori ad indirizzarsi verso questa
tecnologia alla ricerca di nuove soluzioni
nel campo delle memorie di massa per
personal computer, che al giorno d'oggi
hanno raggiunto capacità di elaborazio-
ne tali da rendere sempre più labile il
confine con i sistemi di classe mini.
Macchine dotate di microprocessore
386 o 486 vengono sempre più utilizza-
te come server di rete ed in queste
circostanze la mole di dati da immagaz-
zinare e rendere disponibile ai vari uten-
ti è generalmente nell'ordine delle cen-
tinaia di megabyte; quando utilizzate
come stazioni di lavoro autonome, inve-
ce, mettono a disposizione dell'utente
un'enorme potenza di calcolo con la
quale è possibile gestire, ad esempio,
sistemi per l'archiviazione della docu-
mentazione cartacea o fotografica (digi-
talizzata tramite scanner) che richiedono
grosse quantità di memoria di massa.
La tecnica di registrazione
con raggio laser
Abbiamo detto che un raggio laser altri
non è che un fascio di luce di dimensioni
ridottissime, la cui potenza può essere
modulata in modo tale da adattarlo a vari
scopi; il primo vantaggio che si ha nel
campo delle memorie di massa è che. a
parità di superficie disponibile, con un
raggio laser si può registrare una quanti-
tà maggiore di informazioni.
Vediamo un po' più nel dettaglio come
questo avviene. Nei tradizionali dischi
magnetici la scrittura di un dato avviene
tramite polarizzazione di una areola di
materiale magnetico da parte di una
testina attraversata da un fascio di cor-
rente; nella fase di lettura questa polariz-
zazione induce una corrente nella testina
di lettura, differente a seconda che si
tratti di uno «0» o di un «1».
La tecnologia ottica si basa invece
sulla riflessione di raggi luminosi; il pri-
mo esempio di dischi ottici introdotti sul
mercato sono stati i dischi WORM (Wri-
te Once Read Many) nei quali un raggio
laser incide la superficie del supporto
producendo dei veri e propri «buchi» (in
104
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
DISCO OTTICO REWRITABLE OR650
termini tecnici definiti micro-pozzi, che
mettono alla scoperto lo strato inferiore
composto da materiale riflettente) o la-
sciando la superficie inalterata, a secon-
da che si debba scrivere uno 0 o un 1 ; in
fase di lettura un fascio (di potenza
ridotta rispetto al precedente) invia un
raggio di luce sulla superficie del disco
ed a seconda che venga rilevato o meno
un raggio riflesso da parte di un gruppo
di specchi e sensori ci sarà l'interpreta-
zione del dato come 0 o 1.
Si tratta in ogni caso di un processo di
memorizzazione irreversibile, nel senso
che una volta scritto un dato in una
determinata zona questo non potrà più
essere modificato, in quanto il processo
di scrittura provoca un'alterazione del
supporto non più ripristinabile.
Il CD-ROM ed il compact dìsc musica-
le si basano fondamentalmente sulla
stessa tecnologia di registrazione delle
informazioni dei dischi WORM, con la
differenza che in questo caso si tratta di
dispositivi a sola lettura; il meccanismo
in grado di leggerne le informazioni me-
morizzate sarà quindi dotato del solo
laser a bassa potenza per la lettura, con
un notevole risparmio in termini econo-
mici.
La tecnologia dei dischi ottici riscrivibi-
li si pone a metà strada tra le precedenti
(magnetica e WORM); in questo caso
non viene rilevata l'awenuta o meno
riflessione di un raggio laser ma la sua
polarizzazione in seguito a riflessione.
Durante la fase di scrittura di un bit. un
raggio incidente riscalda il materiale co-
stituente la superficie del disco (nel
punto desiderato) per un breve intervallo
di tempo sufficiente perché un campo
magnetico possa variare l'orientazione
magnetica delle particelle in quel punto;
naturalmente il materiale utilizzato per lo
strato superficiale è in questo caso di-
verso da quello dei WORM e trattandosi
di un processo di variazione della polariz-
zazione magnetica è facilmente reversi-
bile (da qui la proprietà di poter riscrivere
le informazioni più volte sullo stesso
punto).
Analizzati brevemente gli aspetti tec-
nici relativi alle tecniche di memorizza-
zione utilizzate in questi dispositivi, pas-
siamo all'analisi dell'esemplare giuntoci
per la prova, distribuito dalla società
SITEP di Roma.
Il lettore OR650
La TRIPLE I è una cooperativa di
società con sede in Germania, composta
oltre che dalla SITEP stessa da altre
quattro società (una spagnola, una tede-
sca, una francese ed una danese) che
dopo essere state per anni dei semplici
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
Disco Ottico Rewritable
TRIPLE I OR650
Produttore:
Consorzio TRIPLE I
Distributore:
SITEP s.r.l.
Via Lombardia, 14
00187 Roma
Prezzo L. 10.800.000
I compresa una cartuccia)
distributori di unità a disco ottico hanno
deciso di consorziarsi per realizzare in
proprio questi dispositivi.
Il lettore OR650 si basa sulla meccani-
ca Sony SNO-S501-11 che equipaggia,
tra le altre, anche le memorie di massa
del NEXT di Steve Jobs ed è in grado di
operare con cartuccie da 5" 1/2 da 650
Mbyte (325 per lato, con possibilità di
effettuare delle partizioni) con un tran-
sfer rate massimo di 1 2 Mbit al secondo
ed un buffer di 256 Kbyte; il tempo
medio di accesso dichiarato è di 67
msec, che può scendere a 40 nel caso
venga utilizzato un programma di cache-
memory fornito in dotazione.
L'unità di lettura è disponibile sia nella
versione per montaggio interno che in
quella per montaggio esterno in un ap-
posito cabinet (come nell'esemplare in
prova) ed è interfacciata con il PC trami-
te una scheda SCSI prodotta dalla statu-
nitense Applied Programming Technolo-
gies la quale ha anche realizzato il neces-
sario software di gestione.
Le macchine alle quali può essere
collegato questo lettore sono sia quelle
con bus ISA o MicroChannel che quelle
della famiglia Apple Macintosh; nel pri-
mo caso i sistemi operativi supportati
sono: DOS (3.x e 4.x). OS/2 (1 .2). Novell
e SCO Xenix (2.3.2) mentre nel secondo
caso è il MAC OS 6.0.3 (la macchina
giuntaci per la prova è dotata di control-
ler ISA e driver per MS-DOS).
Una volta estratto dalla confezione il
lettore si presenta come un parallele-
pipedo grigio chiaro di dimensioni
30x20x12 cm. nella cui parte anteriore,
di colore più chiaro rispetto al resto del
corpo, è presente la fessura per l'intro-
duzione della cartuccia, sormontata per
tutta la lunghezza della facciata da una
rientranza in cui sono stati creati dei fori
per permettere una migliore aerazione
dell'interno; nella parte inferiore del
frontale sono presenti, da sinistra verso
destra, la spia dell'alimentazione, la spia
che segnala un'operazione di lettura o
scrittura in corso ed il tasto per l’espul-
sione della cartuccia.
Nella parte posteriore destra trovano
posto l'interruttore dell’alimentazione e
la presa a vaschetta per il cavo di alimen-
tazione mentre la zona centrale è forata
per permettere lo smaltimento del calo-
re da parte di una ventola (del tipo di
quelle utilizzate nei personal computer),
necessaria date le temperature raggiun-
te dal blocco laser durante il funziona-
mento; a questo proposito occorre sot-
105
PROVA
DISCO OTTICO REWRITABLE OR650
II frontale del lettore,
molto sobrio e lineare ,
scapito della qualità, in quanto nelle 37
pagine di cui è composto i vari passi
necessari all'installazione ed al funziona-
mento vengono descritti in maniera
semplice ma al tempo stesso completa.
La scheda SCSI di interfaccia ha un
bus a 8 bit ed è di tipo corto; è composta
da pochissimi elementi, essendo tutte le
funzioni principali esplicate dal chip NCR
che campeggia nel suo centro, il quale
basa il suo operato sulle informazioni
contenute in una ROM montata su zoc-
colo.
La cartuccia ottica, contenuta in un
apposito astuccio, è di dimensioni leg-
germente superiori rispetto ad un floppy
da 5”1/4 ed ha lo spessore di 1 cm; su
ogni lato è presente un fermo di plastica
rossa che, a seconda della posizione in
cui viene posto, permette o meno la
scrittura sulla singola facciata del disco.
L'interno della macchina è un esem-
pio di pulizia ed ordine costruttivo; la
maggior parte dello spazio è occupato
dalla meccanica del laser e dal meccani-
smo di rotazione del disco, sormontato
da una scheda contenente l'elettronica
di controllo, mentre la parte posteriore è
occupata dalla ventola di aerazione e dai
cavi di collegamento con il connettore di
interfaccia ed i dip switch.
Dopo questa analisi visiva del prodotto
passiamo ora a vedere il suo utilizzo «sul
campo».
tolineare il fastidioso rumore prodotto da
questa ventola, chiaramente udibile an-
che in un ambiente dove sono presenti
altre macchine in funzione, che va ad
aggiungersi a quello proprio della mecca-
nica del lettore.
Proseguendo l'analisi del pannello po-
steriore troviamo, nella parte sinistra,
due connettori per l'interfaccia SCSI,
uno per il collegamento con la scheda
inserita in uno slot del computer e l'altro
per permettere il collegamento in casca-
ta di altre unità dello stesso tipo; in
questo caso occorre assegnare a ciascu-
na unità della catena un numero identifi-
cativo, operazione eseguibile settando
gli opportuni switch presenti nella parte
superiore centrale del pannello, al di
sopra delle fessure della ventola di aera-
zione.
In dotazione al lettore vengono fomiti
la scheda di interfaccia SCSI (di progetto
custom). il cavo per il collegamento con
quest'ultima, il software di gestione ed il
relativo manuale oltre ad una cartuccia
ottica prodotta dalla Hoechst. Essendo
l'esemplare giuntoci per la prova uno dei
primi immessi sul mercato ne risente un
po' la cura dei particolari; il manuale non
è rilegato ma composto da una serie di
fogli sciolti anche se questo non va a
Particolare del meccanismo di caricamento della cartuccia.
106
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
DISCO OTTICO REWRITABLE OR650
L'installazione
Per installare il lettore OR650 occorre
inserire la scheda di interfaccia in uno
slot di tipo corto, collegare il cavo dati e
quello di alimentazione e quindi installa-
re il driver software che permette al
sistema operativo di riconoscere la nuo-
va unità collegata al PC; prima di fare
questo, però occorre compiere un'ope-
razione preliminare, non complicata ma
neanche semplicissima per chi non fos-
se particolarmente esperto di gestione
della memoria su un PC: il settaggio
dell'indirizzo di memoria in cui deve
essere mappata la ROM del controller.
Il sistema operativo MS-DOS riserva
alcune zone di memoria al di sopra dei
640 Kbyte ed al di sotto del primo mega
per permettere l'indirizzamento di even-
tuali driver software o ROM montate su
schede inserite negli slot, contenenti le
necessarie estensioni per permettere al
sistema operativo di lavorare con nuovi i
dispositivi; esempi di questo tipo sono
la ROM con l'estensione del BIOS nelle
schede video VGA. i driver per le sche-
de di rete o. come nel nostro caso, la
ROM da 8 kbyte contenente delle
estensioni software per permettere al
disco ottico riscrivibile, tra le altre cose,
di essere un disco da cui poter effettua-
re il boot.
Bll valore di default per l'indirizzo di
memoria in cui il PC deve indirizzare
questa estensione, assegnato tramite
un banco di quattro dip-switch, è
D600:0000. ma può essere variato, nel
caso di conflitto con altri dispositivi pre-
senti. nell'intervallo C800:0000/
E600:0000; purtroppo, nel caso in cui si
debba intervenire su questi valori, il
tutto è lasciato all'esperienza di chi in-
stalla il lettore in quanto sul manuale
viene soltanto riportata la tabella con i
valori di indirizzò relativi alle varie confi-
gurazioni dei dip-switch ma nessun con-
siglio è dato su quali possono essere le
zone di memoria più idonee in funzione
delle varie configurazioni del PC (con
adattatore di rete, con scheda di espan-
sione di memoria, ecc.).
Nel caso le unità da collegare al con-
troller siano più di una occorrerà setta-
re, per ognuna, il relativo numero identi-
ficativo tramite il dip-switch presente
sul pannello posteriore dell'unità.
L'installazione software è abbastanza
semplice; basta infatti copiare i file con-
tenuti sul floppy in dotazione in una
directory ed inserire nel CONFIG.SYS il
comando DEVICE=ROSE.SYS (even-
tualmente con il percorso di ricerca se
diverso dalla radice) per fare in modo
che al successivo boot il PC veda il
disco come una unità di memorizzazio-
ne (l'acronimo ROSE è l'abbreviazione
di Rewritable Optical Storage Engine).
Il funzionamento
Una volta avviata la macchina, se
l'installazione è stata effettuata corretta-
mente, apparirà il messaggio di copy-
right durante la fase di boot, con l'indi-
cazione della lettera assegnata al drive
ottico (anche più di una se sono state
effettuate delle partizioni) ed altre infor-
mazioni quali l'identificativo di unità as-
segnato al singolo lettore, nel caso ne
siano presenti più di uno.
Il computer su cui ho installato il disco
ottico per la prova è un 386 a 20 MHz
con 2 Mbyte di RAM e disco rigido da 40
Mbyte; poiché con il lettore ci era stata
fornita una cartuccia già formattata da un
lato e divisa in partizioni da 26 MByte,
non ho resistito alla tentazione di effet-
tuare subito delle prove di lettura e
scrittura, tralasciando per un momento
l'ottimizzazione dell'installazione, effet-
tuabile con le utility fomite in dotazione.
Ho provato quindi a copiare il conte-
nuto di una directory del disco rigido
(circa 2 MByte di file) su una delle
partizioni del disco ottico ed il risultato è
stato sorprendente: il transfer file è
stato molto veloce (poco più di un minu-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
107
PROVA
DISCO OTTICO REWRITABLE OR650
La cartuccia
utilizzata per la
prova è prodotta
dalla Hoechst ed è
lomita di custodia
protettiva.
to) ed il disco ottico non sfigurava asso-
lutamente in confronto a quello magne-
tico; ho quindi eseguito una cancellazio-
ne di tutti i file copiati sul disco ottico
ed il Norton Commander mi ha riportato
nuovamente 26 MByte liberi.
La seconda prova l'ho effettuata in-
stallando nel PC una scheda per la
compressione di immagini digitalizzate
da scanner; si tratta di una scheda in
grado di comprimere in meno di 2 se-
condi un file da più di 1 MByte fino a
portarlo, ad un'occupazione di circa 50
«Byte. È chiaro che le prestazioni di una
scheda di questo tipo sono fortemente
penalizzate se il dispositivo di memoriz-
zazione non è sufficientemente veloce;
anche in questo caso il Disco Ottico
Rewritable si è disimpegnato egregia-
mente non introducendo significativi ral-
lentamenti nell'esecuzione dell'opera-
zione di compressione (lo stesso dicasi
per l'operazione inversa di decompres-
sione).
Una grossa mano alle prestazioni di
questo lettore la dà la possibilità di
usufruire di una memoria cache che
può arrivare fino a 256 «Byte se rea-
lizzata in memoria centrale e fino a 8
Megabyte se realizzata in memoria
estesa (opzionalmente può essere utiliz-
zata anche la memoria espansa); se
utilizzato con versioni del DOS in grado
di superare la barriera dei 32 MByte per
partizione, inoltre, è possibile sfruttare
appieno la caratteristica di questo letto-
re di operare con cartuccie formattate a
1024 byte per settore (invece dei nor-
mali 512 previsti dal DOS fino alla ver-
sione 3.3).
È possibile comunque eseguire una
«patch» del sistema operativo tramite
l'utility ROSE.EXE fornita in dotazione;
questo programma permette di effet-
tuare le operazioni di installazione soft-
ware. di formattazione e di partizione in
più volumi di una cartuccia in maniera
guidata attraverso una serie di menu.
L'opzione di installazione del driver
software non fa altro che copiare il file
ROSE. SYS nella radice del disco di boot
ed aggiornare il file CONFIG.SYS con
l'istruzione relativa al suo caricamento;
più articolata è invece la parte relativa
alla formattazione delle cartucce da uti-
lizzare con questo lettore: le operazioni
da compiere sono simili a quelle di un
disco magnetico tradizionale, in cui ad
una prima fase di formattazione a basso
livello segue la suddivisione del disco in
più partizioni (come abbiamo visto an-
che di dimensioni maggiori di 32 MBy-
te). con la possibilità di creare partizioni
da cui poter effettuare il boot (operazio-
ne necessaria, ad esempio, nel caso in
cui il Disco Ottico Rewritable sostitui-
sca completamente le memorie magne-
tiche sul PC).
Analogamente ancora ai dischi ma-
gnetici. è possibile assegnare delle eti-
chette di volume a ciascun disco creato
e variare in momenti successivi la natu-
ra e le dimensioni delle varie partizioni.
Poiché l'operazione di formattazione
di un disco ottico può durare anche una
buona mezz'ora, è stata prevista una
comoda utility (BFORMAT) che effettua
questa operazione in background, cioè
mentre viene formattata la cartuccia l'u-
tente può continuare ad utilizzare il PC.
salvo naturalmente accedere al disco
ottico.
Altra utility fornita in dotazione è RO-
SEBACK, tramite la quale è possibile
effettuare il backup di un qualsiasi drive
DOS su una delle partizioni del Disco
Ottico Rewritable; questa utility com-
prende un algoritmo ottimizzato per la
gestione di più buffer di I/O, permetten-
do in questo modo di effettuare simul-
taneamente le operazioni di lettura dal
drive sorgente e scrittura in quello di
destinazione. Grazie a questa caratteri-
stica é possibile effettuare il backup di
un disco magnetico da 32 MByte su un
disco rewritable in circa 4 minuti, con
un transfer rate di circa 10 MByte al
minuto.
Conclusioni
Il Disco Ottico Rewritable OR650 ha
un prezzo al pubblico di 1 0.800.000 lire
(compresa una cartuccia), la qual cosa
non io rende certo un dispositivo per
l'hobbysta. ma piuttosto per sistemi
con un target più elevato.
A chi può servire una unità di memo-
rizzazione di questo tipo ed in quali
campi applicativi? Sicuramente ai cosid-
detti VAR (Value Added Reseller), ovve-
ro a quelle società che ad un prodotto
aggiungono un qualche cosa in più che
ne sfrutti le caratteristiche o che lo
integrino in sistemi più complessi, co-
me possono essere quelli per la memo-
rizzazione su dischi ottici della docu-
mentazione cartacea.
Altro campo applicativo è quello delle
reti di PC. nelle quali la possibilità di
dotare il server di grosse capacità di
memorizzazione è una necessità sem-
pre più impellente, cosi come è ipotiz-
zabile l'applicabilità di un disco di que-
sto tipo come unità di backup di grosse
dimensioni.
Queste considerazioni valgono anche
dal punto di vista strettamente econo-
mico. in quanto il costo di questo disco
ottico è paragonabile a quello di un
disco magnetico di pari capacità, con il
vantaggio però che nel caso del disco
ottico è possibile avere a disposizione
ulteriori centinaia di Megabyte liberi
semplicemente acquistando altre car-
tuccie dal costo di poche centinaia di
migliaia di lire.
L'unico appunto che può essere mos-
so a queste considerazioni è relativo al
discorso delle prestazioni, in quanto i
dischi magnetici mantengono ancora la
palma di memorie di massa più veloci
nel campo dei computer; questo disco
rewritable non sarà veloce come un
magnetico da 18 msec ma neanche
lento come un WORM che normalmen-
te ha tempi medi d’accesso al di sopra
dei 100 msec.
Le sue prestazioni «velocistiche» so-
no paragonabili a quelle di un disco
magnetico da 40 MByte e. nonostante
la sua giovane età, si comporta egregia-
mente sotto tutti i punti di vista, deno-
tando inoltre una buona affidabilità sen-
za alcuna pecca di rilievo, eccezion fatta
per la documentazione che comunque
sarà sicuramente migliorata nel prosie-
guo della commercializzazione del pro-
dotto.
Lavorare con un tale supporto di me-
morizzazione dà comunque una sensa-
zione di «spazio» difficilmente esprimi-
bile, soprattutto quando si è abituati a
fare giornalmente i conti con il laconico
«Disk Full»...
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
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etti. I
PROVA
Logitech
Junior Mouse Pilot
di Massimo Truscelli
N e avevamo dato l'annuncio sullo
scorso numero nella rubrica
News e puntualmente il «picco-
lo» mouse della Logitech, presentato
ufficialmente in febbraio a Parigi nel
corso del PC Forum, è arrivato.
Il nuovo mouse a due tasti completa
la linea dei prodotti offerti dalla Logitech
e con il suo prezzo particolarmente
competitivo rappresenta il nuovo mo-
dello entry point della gamma dei dispo-
sitivi di puntamento prodotti dalla socie-
tà svizzera.
Una gamma di prodotti composta da
dispositivi di input di vario genere (non
dimentichiamo che Logitech ha inventa-
to anche lo ScanMan. ovvero lo scanner
manuale) e già comprendente modelli
blasonati come i mouse della Serie 9
I destinati ad un'utenza professionale) e
prodotti innovativi come il TrackMan, la
comodità del quale è sicuramente supe-
riore, dopo un breve periodo di assuefa-
zione. a quella di qualunque mouse.
Lo Junior Mouse Pilot si pone sul
mercato come un prodotto destinato
soprattutto agli hobbysti ed ai principian-
ti. ma vista la sua qualità, nel pieno
rispetto della tradizione Logitech, può
sicuramente essere impiegato anche dal
professionista che usa sporadicamente
il mouse per applicazioni che non richie-
dano l'uso intensivo del dispositivo
110
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
LOGITECH JUNIOR MOUSE PHOT
Descrizione
Venduto nella solita confezione in
«stile» Logitech, il nuovo Junior Mouse
Pilot si distingue per la presenza di due
soli tasti, per le dimensioni leggermente
inferiori in larghezza rispetto al mouse
della Serie 9 e per il design, come al
solito molto elegante, che è stato tra
l'altro premiato dalla giuria internaziona-
le IF Design Hannover al CeBIT 1990.
Si tratta di un mouse seriale compati-
bile con il Microsoft Mouse, dotato (par-
ticolare molto piacevole) di un lungo
cavo di collegamento che elimina i fasti-
diosi problemi derivanti dalla scarsa lun-
ghezza del cavo specialmente in unione
a sistemi tower.
La confezione comprende, oltre al
mouse vero e proprio, il solito adattato-
re da DB9 a DB25, un manuale di
installazione del mouse ed uno riferito
al programma PaintShow Plus (fornito
in dotazione), i dischetti in doppio for-
mato (5.25 e 3.5 pollici) contenenti il
software.
Il Junior Mouse Pilot conserva il colo-
re bianco «lattiginoso» dei prodotti Logi-
tech, ma la prima impressione è che sia
molto più compatto del mouse della
Serie 9; impressione smentita dal fatto
che i due prodotti confrontati sono piut-
tosto diversi per dimensioni e confor-
mazione.
Il Junior Mouse Pilot é uguale al
Logimouse Serie 9 per ciò che riguarda
la larghezza nella parte posteriore, men-
tre nella parte anteriore è più stretto,
ma è anche più lungo del mouse della
Serie 9 di almeno un centimetro.
Una verifica che conferma come il
design del prodotto abbia contribuito
notevolmente a suggerire l'impressione
di una maggiore compattezza.
Le caratteristiche generali compren-
dono un controllo della sensibilità e l'in-
serimento o meno dell'effetto balistico
per la risposta del cursore del video in
Logitech Junior Mouse Pilot
Distributore:
Centro Dir. Colleoni Pai. Andromeda Ingr. 3,
20041 Agrate Brianza (MI)
Prezzo UVA esclusa):
Mouse + PaintShow Plus L. 99.000
funzione della velocità di spostamento
del mouse.
La gestione software del mouse av-
viene mediante un drive fornito sia in
versione .COM e quindi richiamabile dal
file AUTOEXEC.BAT, che in versione
.SYS per essere inserito all'interno del
CONFIG.SYS.
Inutile dire che i due file sono funzio-
nalmente simili ai corrispondenti di pro-
duzione Microsoft, ma hanno la possibi-
lità di settare direttamente i parametri di
sensibilità e l'attivazione dell'effetto ba-
listico aggiungendo alcuni semplici co-
mandi: «S» seguito da un numero a
due cifre compreso tra 00 e 10 per la
sensibilità; BON o BOFF per abilitare e
disabilitare l'effetto balistico. Le condi-
zioni di default prevedono una sensibili-
tà media (05) e l’attivazione dell'effetto
balistico.
Hardware
Rispetto alla precedente produzione
dei mouse Logitech, l'interno del Junior
Mouse Pilot è molto meno pieno, ma
non ci si deve lasciare trarre in inganno
sulla qualità intrinseca della realizzazio-
ne: qualità che in definitiva non si valuta
sulla quantità delle componenti; il Pilot.
non dimentichiamolo, manca del terzo
tasto e della circuiteria ad esso con-
nessa.
L'accesso all'elettronica avviene
esclusivamente separando il guscio su-
periore dalla basetta inferiore assicurata
con quattro viti. La sfera di dimensioni
ridotte che assicura l’attivazione dei
sensori di movimento è contenuta in un
cestello ubicato in posizione centrale,
solo leggermente arretrato, rispetto al
corpo del mouse. Il cestello è dotato dei
soliti rulli ortogonali che attivano i sen-
sori tachimetrici e di un terzo rullo,
dotato di una molla, che mantiene cen-
trata la leggera sfera di materiale gom-
moso.
I sensori opto-elettronici si avvalgono
di un sistema tachimetrico controllato
da un chip dedicato recante la sigla
42C40P1864 ed il Copyright Logitech
'88 Japan.
La piccola scheda ospita anche due
microswitch. corrispondenti ai tasti di
generose dimensioni che caratterizzano
il guscio superiore del mouse, ed un
piccolo connettore a 6 pin per la con-
nessione del cavo di collegamento del
dispositivo al sistema utilizzato.
Software
La dotazione software comprende
due distinte sezioni anche se esse sono
raccolte insieme (per comodità) nel ca-
so del dischetto da 3.5 pollici.
Si tratta della sezione di installazione
del mouse, che provvede a generare
una sotto-directory MOUSE all'interno
della quale viene depositato il file ese-
guibile MOUSE.COM e della sezione
dedicata aH'installazione del software
PaintShow Plus del quale in passato si
è già parlato in occasione di altri prodot-
ti della Logitech.
Infatti, il software in questione è il
medesimo fornito in dotazione con lo
ScanMan prima e con lo ScanMan Plus
in seguito e permette, oltre che la loro
gestione per l’acquisizione di immagini
grafiche, anche il successivo trattamen-
to e la creazione di immagini grafiche di
tipo pittorico salvabili in formato TIFF,
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
LOGITECH JUNIOR MOUSE PHOT
dove tale acronimo delle parole Tagged
Image File Format ha il significato di
Formato File Immagine di Riferimento
così come testualmente è riportato sul
manuale del software stesso.
Il salvataggio avviene con la possibili-
tà di specificare tre diversi modi: senza
compressione, con compressione me-
diante l'algoritmo Mac PackBits oppure
secondo lo standard CCITT per la tra-
missione dei dati via fax.
Queste tre possibilità risultano parti-
colarmente importanti se si tiene conto
del fatto che il PaintShow Plus offre
anche alcuni programmi di conversione
dei formati in grado di assicurare l'im-
port e l'export di file grafici da e verso
altre applicazioni. I tre programmi sono:
TIF2PCX, per la conversione di un file
salvato con PaintShow Plus in uno in
formato PCX per l'uso con PC
Paintbrush; PCX2TIF, per l'operazione
inversa: MAC2TIF, per la conversione di
file grafici Macintosh di tipo Paint nel
formato UFF.
Proprio con il primo di questi pro-
grammi (TIF2PCX) assume rilevanza la
possibilità di poter salvare il file com-
presso secondo due diversi algoritmi;
infatti, perché la conversione funzioni, è
necessario aver salvato il file compres-
so con l'algoritmo Mac PackBits. pena il
mancato riconoscimento del formato di
origine.
Il PaintShow Plus offre anche una
serie di programmi di completamento
che comprendono un'utility (CATCH)
per la cattura, l'archiviazione e la stam-
pa di schermi grafici; un programma
(SLIDESHOW) per la creazione di pre-
sentazioni a partire da immagini cattura-
te con il precedente, oppure generate
da PaintShow Plus.
Le funzioni di editing del PaintShow
Plus sono piuttosto complete e sono
integrate da ben 20 strumenti grafici
che consentono di spostare, ritagliare,
disegnare, cancellare, colorare a tratto
pieno o in modo sfumato: linee, poligo-
ni, cerchi, rettangoli, rettangoli con gli
angoli arrotondati e forme libere, inse-
rendo eventualmente testi scritti con
otto font diversi e sfruttando 1 6 colori e
svariati pattern con i quali campire le
figure create.
Uso
Dopo aver dato le informazioni basila-
ri e descrittive del prodotto è d'obbligo
parlare delle impressioni d'uso.
Tanto per cominciare, se già è pre-
sente un driver software Microsoft
Mouse all'Interno del sistema utilizzato,
si può cominciare da subito ad impiega-
re il Junior Mouse Pilot senza alcun
inconveniente tranne quello di non po-
rr mouse aperto: sulla
piccola scheda sono
corhspondenli ai tasti;
il coperchio è stato
invece posizionato al
contrario per mostrare
il simpatico logo della
Logitech
ter accedere alla selezione dei parame-
tri di sensibilità e di controllo balistico
propri dei driver software Logitech.
Infatti, appena il mouse è arrivato in
redazione non ho resistito alla tentazio-
ne di installarlo sul sistema impiegato
abitualmente, fornito di un mouse di
produzione taiwanese gestito dal
MOUSE. SYS originale Microsoft e ap-
pena collegato alla porta seriale, il Pilot
era pronto a funzionare con tutti i pro-
grammi applicativi che prevedono l'uso
di un mouse senza alcun problema tipi-
co di altri prodotti come «l’imbrattamen-
to» dello schermo o il movimento a
scatti.
Il programma di installazione del
mouse è provvisto anche di una serie di
comode utility che permettono di identi-
ficarne il corretto funzionamento. La pri-
ma di esse è legata al programma
COMCHKJ che esegue un controllo
sugli IRQ connessi alla porta seriale
impiegata dal mouse e avverte se l'in-
stallazione del mouse è avvenuta in
modo scorretto anche se in pratica esso
funziona.
Infatti prima di avviare il programma
MINSTALL che deposita fisicamente i
driver software sul disco é buona nor-
ma non aver caricato nessun program-
ma residente in memoria (Terminate
Un particolare del sistema di sensori opto-elettroni-
ci che trasmettono le indicazioni sul movimento
della pallina del mouse.
Stay Residenti; per capirci nessun dri-
ver particolare o programmi del tipo
Sidekick.
La Logitech consiglia di eseguire l'in-
stallazione del mouse dopo aver avviato
il sistema con un disco privo di AUTOE-
XEC.BAT e CONFIG.SYS, ma la pre-
cauzione ci sembra veramente eccessi-
va in quanto abbiamo avuto modo di
verificare che anche con continui inter-
venti sui driver software eseguiti me-
diante l'installazione di applicazioni e
ambienti operativi provvisti di propri de-
vice driver, purché si seleziona un driver
Microsoft Mouse, il Junior Mouse Pilot
funziona correttamente.
Inutile dire che l'uso è molto comodo
e pratico e che la particolare conforma-
zione dei tasti permette all'indice della
mano di riconoscerli agevolmente.
Conclusioni
Le conclusioni non possono essere
che positive specialmente se si tiene
conto del fatto che si tratta di un pro-
dotto Logitech e che il suo prezzo com-
prensivo di IVA è di poco superiore alle
centomila lire.
Qualcuno obietterà che rispetto ai
prodotti analoghi della stessa Logitech,
e di altre ditte concorrenti, non esistono
software di utilità che ne permettono
l'impiego con programmi originariamen-
te previsti per funzionare senza mouse;
tutto sommato non mi pare una grande
perdita specialmente se si tiene conto
del fatto che ormai tutti i software di un
certo peso ne prevedono l'impiego e
che grazie alla totale compatibilità con il
Microsoft Mouse può essere impiegato
agevolmente in tutte le situazioni che lo
richiedono.
Penso di poterne tranquillamente
consigliare l'acquisto a tutti coloro che
per dotarsi di tale dispositivo finora si
sono orientati verso prodotti economici;
il prezzo del Junior Mouse Pilot è deci-
samente conveniente, e il marchio Logi-
tech la dice lunga sulla qualità.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
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L.
740.000
Amiga 2000B 1MB chip
L. 1.690.000
Monitor 1084
L.
500.000
Espansione Ram 2MB per
A2000 espandibile 8MB
L.
700.000
Chip Memoria 100 ns.
per 1MB
L.
170.000
Drive Esterno
L.
200.000
Drive Interno
L.
180.000
Controller SCSI HARD-DISK
per A2000
L.
349.000
Idem con scheda ram
0K
L.
499.000
2 MB
L.
869.000
HARD-DISK SCSI:
20 MB Seagate 28 ms.
L.
499.000
40 MB Fujitzu 19 ms.
L.
833.000
80 MB "
L. 1300.000
135 MB "
L. 1599.000
200 MB "
L. 1785.000
HARD-DISK QUANTUM
(telefonare)
videogenlock MK llr
Neriki 1189C
Neriki 1189C-YC.
Neriki 1 1 87 C Broadcast
Neriki 1187C-YC "
Videocomp VCG3 "
Scanlock
Magni
ìsmìtAH/jAm
■.imi ii 1 1
Digitizer audio-video
(amatoriale)
Videon 2 (a colori no filtri)
Realtime tempo reale B/N
VD Amiga "
Framer tempo reale Colori
Easyl A4 per A500
"" " per A2000
Cherry A3
L. 449.000
L.2.230.000
L.2. 647.000
L.4.3 13.000
L.4.658.000
L.2. 150.000
L.2. 250.000
L.4.500..000
L. 188.000
L. 489.000
L. 499.000
L. 599.000
L. 1.087.000
L. 892.000
L. 949.000
L. 1190.000
(telefonare)
STAMPANTI
Xerox 4020 con starter Kit L. 2,689.000
PC
Toshiba Express Writer + Kit L, 940.000
Laser Jet IIP L. 3.463.000
PC
XT 512 KB 1 FD 5" 1/4 L. 728.000
1 FD 3" 1/2 L. 188.000
Monitor 12" monocr. + interfaccia L. 196.000
AT 286 12-16 MHZ 1MB 1FD L. 1.231.000
Hard Disk 20 MB 28 ms L. 416.000
Monitor 14" + VGA 800x600 L. 458.000
AT 386 25 MHZ 1MB 1FD
con cache memory
Hard Disk 40 MB
Monitor colori VGA 14" antiriflesso
VGA 1024x768 con 256K
L. 3.046.000
L. 624.000
L. 743.000
L. 238.000
Borland Quattro Pro
in italiano
R ispetto a sei mesi fa quando
presentammo la prova del Quat-
tro Professional nella versione
inglese (vedi MC n. 91) e che diamo per
letta, in quanto non intendiamo ripetere
banalmente quanto detto in quella occa-
sione, non è passato molto tempo. Ciò
nonostante l'arrivo della versione italia-
na ci permette di mettere a fuoco il
significato di tale prodotto, che si sta
creando un proprio considerevole spa-
zio nel mercato, già molto affollato, dei
prodotti di tipo Spreadsheet.
Nel frattempo è uscito, e noi lo abbia-
mo prontamente presentato, anche il
Lotus 123, release 2.2, che, come noto,
di Francesco Petrom
è storicamente la pietra di paragone per
qualsiasi prodotto che tenda, anche va-
gamente. ad assomigliare ad un foglio
elettronico.
Ebbene poiché, per una serie di moti-
vazioni di mercato, che ne hanno condi-
zionato anche le caratteristiche tecni-
che. il prodotto della Lotus non è risulta-
to particolarmente innovativo rispetto
alla precedente versione 2.01, il Quattro
Pro, con le sue caratteristiche evolute,
si riafferma come valido ed insidioso
contendente.
Chiariamo meglio la situazione. La
Lotus ha attualmente in listino due pac-
chetti, l'123 rei. 2.2, e la rei. 3.0. Il
primo è utilizzabile anche su macchine
non particolarmente dotate, ad esempio
su macchine con solo floppy disk e con
512 kbyte, e questo vuol dire che l'inte-
ro prodotto, ovviamente senza accesso-
ri, può essere «sistemato» su un unico
dischetto, con enormi vantaggi in fatto
di trasportabilità.
Il secondo, la release 3.0, invece lavo-
ra solo su macchine molto dotate, dalle
286 in su, e richiede almeno 1 megaby-
te di memoria PAM. Introduce, e non è
stato seguito da nessun altro per que-
sta strada, la tridimensionalità reale, in
quanto il vecchio foglio si estende ora
anche in profondità.
114
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
BORLAND QUATTRO PRO IN ITALIANO
La Borland ha inizialmente solo tasta-
to il terreno, producendo il Quattro pri-
ma versione, che era molto rispettoso
delle regole imposte dallo standard del
mercato. Poi, consolidate le proprie po-
sizioni e messi meglio a fuoco gli obiet-
tivi da raggiungere ha realizzato il Quat-
tro Professional, nel quale si sommano
una serie di soluzioni tecniche del tutto
difformi da quelle adottate dalla concor-
renza. Parliamo non solo della Lotus ma
anche della Microsoft, con Excel, e la
Computer Associated, con il SuperCalc
5. che presentiamo in questo stesso
numero.
Altri elementi non trascurabili, più in
generale, nella strategia Borland, sono
quelli che emergono dalle dichiarazioni
del suo fondatore e presidente Philippe
Kahn, puntualmente riportati ed inter-
pretati da Corrado Giustozzi, nel suo
articolo pubblicato nel numero di aprile
di quest'anno.
In sintesi la Borland individua, per la
propria strategia negli anni '90, tre pro-
dotti chiave, lo spreadsheet e quindi il
Quattro, il data base e quindi il Paradox
e i linguaggi, e quindi la serie Turbo, per
ognuno dei quali ha come obiettivo
quello di «salire sul podio», conquistan-
do, come minimo quindi, la terza posi-
zione del mercato.
Interessante è l'aspetto tecnico lega-
to all'utilizzo del «Core Technology»,
ovvero di elementi software intermedi
messi a fattor comune tra i vari prodotti
finali. Si tratta, per ora, del BGI, la
Borland Graphics Interface, del VRO-
OMM, Virtual Peal-Time Object Orien-
ted Memory Manager, e del Paradox
Engine.
Ad esempio la tecnica VROOM è
utilizzata dai due prodotti Fiat File della
Borland e quindi dal Quattro e dal Re-
flex. Ne abbiamo più volte parlato ma
vale la pena ricordare che il nemico
principale dei prodotti Fiat File, che so-
no quelli che lavorano su un solo file per
volta I come gli spreadsheet), è il limite
dei 640 kbyte imposto alla memoria
indirizzabile dal DOS.
Una soluzione hardware al problema
è quella di ricorrere alle espansioni di
memoria, sempre che il prodotto utiliz-
zato le riconosca (tutti i prodotti più
recenti le riconoscono). La soluzione
tecnica Borland è il VROOMM. attraver-
so il quale sia il prodotto sia il file di
lavoro vengono spezzettati in «granuli»
(Object), scaricati e caricati sul disco
(che diventa la Virtual Memory), dinami-
camente (Real-Tìme) da un apposito ge-
store (Manager).
Questa tecnica, che può sommarsi,
come vedremo parlando del Quattro
Pro, alla memoria espansa, allontana di
Quattro Pro in italiano
Distributore:
Via Cavalcanti, 5 - 20127 Milano
Prezzo ( IVA esclusa):
Quattro Pro in italiano Lìt. 949.000
Come upgrade da un altro foglio elettronico
qualsiasi, fino al 15 luglio '90: Ut. 299.000.
un bel po' la barriera fisica per la dimen-
sione del file gestibile, e rende inoltre
questo più facilmente trasportabile an-
che su macchine di tipo differente da
quelle su cui è stato realizzato.
Altra scelta strategica per il futuro è
quella di agganciarsi all'architettura
Client/Server, che in parole povere signi-
fica che ciascun personal computer
(Client) potrà agganciarsi ad una rete e
quindi ad un Server, e potrà, tramite
prodotti intermedi, chiamati SQL Server,
accedere agli archivi aziendali. La Bor-
land non si occuperà di sviluppare pro-
dotti di tipo SQL Server, di cui il mercato
è già pieno, e sono, in definitiva estranei
alle problematiche di personal compu-
ting, ma implementerà le nuove versioni
del Paradox, del Quattro Pro e dei propri
linguaggi con funzionalità di interfaccia-
mento diretto con tale servizio.
In definitiva l'utente, parliamo sempre
di utilizzazioni in ambito aziendale, dal
suo Quattro Pro potrà interagire diretta-
mente. attraverso l'SQL Server, in ma-
niera del tutto trasparente per lui (può
ignorare del tutto che sta utilizzando
tale interfaccia software), con le banche
dati aziendali, ad esempio per eseguire
un post-processing di tali dati.
Ultimo aspetto da rilevare nel futuro
della Borland è la pari dignità data alle
tre piattaforme software, DOS, WIN-
DOWS e OS/2. Per cui è prevedibile un
allargamento del ventaglio dei prodotti
Borland per differenziarli in funzione del-
la base software sulle quali installarli.
re Uno.
L'ambiente del Bor-
land Quattro Profes-
sional è caratterizzato
dalla possibilità di defi-
nire, per ogni foglio at-
video, manipolabile
anche via mouse I so-
luzione alla Excel). Dal-
srotolano tendine e si
aprono finestre dì dia-
logo che si sovrappon-
gono temporanea-
mente al foglio ma
che permettono dì se-
guire tutta la sequenza
mando.
te Due.
È sempre possibile,
anche nel bel mezzo
dì un lavoro, switchare
tra modalità vìdeo alfa-
numerica, più veloce,
e quella grafica, che
permette di visualizza-
nti in zone del foglio.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
Figura 3 - Borland
Quattro Pro - Installa-
zione da dentro
Anche II rapporto con
le vane periferiche av-
viene « dal di dentro «
e questo semplifica il
lavoro all'utilizzatore
che pud cambiare a
alita
video, ma anche le pe-
riferiche per l'output,
sia grafico che alfanu-
PROVA
BORLAND QUATTRO PRO IN ITALIANO
I criteri di valutazione
di uno spreadsheet
Lo spreadsheet è nato come foglio di
calcolo ed era implementato originaria-
mente solo con funzioni matematiche e
con poche funzioni di servizio.
Si è successivamente evoluto in varie
direzioni, cominciando a implementare
funzioni di stringa, funzioni di data base
sui dati presenti sul foglio, funzioni gra-
fiche, funzioni di DTP.
Al momento attuale ci sembra signifi-
cativo il metodo che la rivista americana
«PC Magazine» ha adottato per valutare
tale categoria di prodotti e che ha de-
scritto nel numero di aprile 1990. Per la
cronaca in tale numero vengono messi
a confronto dodici prodotti di recente
produzione, e i due vincitori, in termini
di «votazioni» riportate, sono il Micro-
soft Excel e proprio il Borland Quattro
Proessional.
Le caratteristiche giudicate sono:
Operatività. Come spreadsheet conven-
zionale. Il fatto che tale categoria di
prodotti sia molto evoluta, non deve far
dimenticare che la maggioranza degli
utilizzatori ne sfrutta le classiche funzio-
ni di foglio di calcolo.
Consolidamento. Ovvero la possibilità
di organizzare il lavoro su più fogli e di
poter, in un ulteriore foglio, riportare la
sintesi con delle funzioni che lavorano
su tutti i fogli nalitici.
Grafica Analitica. La grafica in uno
spreadsheet nasce come ulteriore mo-
do di esporre i dati presenti nelle celle.
Caratteristiche editoriali. Presenza di
funzionalità che permettano di esporre
su carta, in modo esteticamente valido,
i dati elaborati. E quindi possibilità di
scegliere più font, possibilità di inserire
filettature, ombreggiature, ecc. Possibi-
lità di inserire, nella pagina, dei grafici e
di eseguire una preview a video per il
controllo del futuro risultato sulla carta.
Interoperatività. Ovvero possibilità di
collegamenti, caldi e/o freddi, con altri
prodotti software.
In una scala di votazioni tra 0 e 4, il
Quattro Pro ha avuto tre 4 e due 3. I
due 3 sono stati riportati nella materia
Consolidamento, in cui ha preso 4 solo
il Lotus 123 release 3.0, che essendo
tridimensionale permette di consolidare
all'interno dello stesso file, e nell'lntero-
peratività, in cui il primo della classe è
ovviamente Excel, che gode del vantag-
gio di lavorare sotto Windows.
Sempre facendo riferimento a questa
votazione, che ci trova pienamente con-
cordi, c’è da notare come la nascita di
due Lotus 1 23, abbastanza differenti tra
di loro, abbia comportato tra i due una
differenza notevole in termini di votazio-
ni. Abbiamo, secondo l'ordine delle ma-
terie sopra citate e con votazioni che
variano tra 0 e 4. rispettivamente 3 1 2
4 1 per la versione 2.2 (che dispone in
dotazione dell'Add-ln Allways, che si
occupa della stampa), e 3 4 3 1 3, per la
versione 3.0.
Ci siamo soffermati su queste vota-
zioni. che utilizzeremo, tra poche pagi-
ne, quando parleremo del SuperCalc 5,
perché già danno un'indicazione di dove
collocare il Quattro Professional.
Si tratta di uno spreadsheet che può
essere utilizzato in maniera tradizionale,
al limite sfruttando il menu 123-like. Se
proprio si é cosi Lotus-dipendenti, con
un motove VROOM. che ne allarga i
limiti applicativi, con la possibilità di
scomporsi in finestre/foglìo tra loro col-
IPREVISIONE USCITE S]
Figure 4, 5 - Borland
Quattro Pro - Campio-
nario di Font in
stampa.
Anche la ■ messa in
esegue dal di dentro,
impostando tipi, di-
mensioni e colon, se
la stampante lo per-
mette. dei font, filetta-
ture e ombreggiature
delle tabelle Si riesce
quindi a raggiungere
anche una qualità ‘fi-
nale» degna di un
DTP In uno di questi
esempi verifichiamo
utilizzare il foglio Quat-
tro per costruire orga-
nigrammi direttamen-
te sul foglio. INon ba-
date alle qualifiche,
buttate II come ca-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
legati, con funzioni di assegnazione di
formati estetici ai dati, e di tracciamento
di filettature e ombreggiature alle zone.
Molto spinta è infine la sezione grafi-
ca che permette di personalizzare pe-
santemente i grafici inserendovi anche
figure di clip-art, di libreria o, al limite,
disegnate allo scopo.
Materiale
Riassumiamo l'elenco del materiale in
dotazione, precisando che nella versio-
ne in italiano questo è stato conservato
sia in termini di quantità che di qualità.
Continua quindi a valere il riferimento
all'articolo sulla versione inglese appar-
so sul numero 91.
I manuali sono l'Introduzione, di circa
200 pagine di significato introduttivo e
con il sesto capitolo con finalità Tutorial,
a sua volta suddiviso in varie lezioni
riguardanti i vari argomenti.
II secondo manuale è di oltre 200
pagine e riguarda i due argomenti più
facilmente enucleabili, le funzioni Chioc-
ciolina e le Macro.
L'ultimo è il manualone di riferimento
di circa 700 pagine. Più capitoli raggrup-
pati in parti, e che trattano ciascuno un
argomento specifico. Termina con una
dozzina di appendici di tipo tecnico o di
tipo riassuntivo.
È presente anche una agevole guida
tascabile con il riassunto di tutti i co-
mandi.
I dischetti sono 4 nella versione 3 e 1/
2 e 8 in quella 5 e 1/4. Durante l'installa-
zione. che è totalmente guidata, il pro-
dotto viene scompattato per cui il volu-
me definitivo dei file aumenta.
Importante è la possibilità di «nazio-
nalizzare» l'utilizzo del prodotto, ad
esempio installando l'help in italiano e
lasciando l'albero del menu e i vari
comandi e funzioni in inglese (o vice-
versa).
Tale opzione è comoda soprattutto
perché sviluppa Macro, nelle quali i co-
mandi che eseguono operazioni di Me-
nu prendono le iniziali delle voci corri-
spondenti, e che potrebbero non essere
le stesse tra le due versioni.
C'è anche da tener presente che è
possibile decidere se preconfezionare i
vari set di Font Software oppure se farli
creare «al volo», durante il lavoro.
Oltre ai Font Grafici, che sono quelli
della BitStream Fontware. va citata la
presenza di una serie di immagini Clip-
Art (nelle figure alcuni esempi) utili per
abbellire i disegni prodotti.
Caratteristiche del Quattro Pro
Ne abbiamo parlato troppo recente-
mente per ripetere le stesse cose, per
cui ci limitiamo (oltre che a rimandarvi al
più volte citato n. 91) a sintetizzare gli
aspetti più rilevanti ed a fare delle consi-
derazioni.
Figura 7 - Borland
Quattro Pro - Matema-
tica avanzata.
Il Quattro Pro dispone
di una serie di funzio-
nalità matematiche
avanzate, in più rispet-
to a quelle general-
mente presenti nei
prodotti concorrenti
Si tratta di funzionalità
di ottimizzazione che
risolvono sistemi di
equazioni sulla base di
vincoli imposti alle so-
destinato ovviamente
agli specialisti di ricer-
ca operativa.
PROVA
BORLAND QUATTRO PRO IN ITALIANO
— Interfaccia Utente.
Il Quattro lavora su video alfanumeri-
co ma permette di ricorrere al video
grafico quando serve (fig. 1 e fig. 2).
Anche sul video alfanumerico si può
lavorare sia con la tastiera che con il
mouse. Se si lavora con il mouse è
attiva una barretta sulla destra che per-
mette di eseguire tutti i comandi di
editing, o comunque quelli che non pre-
vedano di digitare qualcosa, con il
mouse.
Su tale barretta sono riportate alcune
icone fisse, che permettono di eseguire
con il mouse Return, Esc. End Down,
ecc. Alcuni bottoni sono personalizza-
bili.
Altro elemento interessante è la du-
plicità del menu che può assumere l'a-
spetto di quello del Lotus 123 oppure
quello, più adatto all'uso del mouse,
proprio del Quattro: il tutto, in italiano o
in inglese!
Vogliamo spendere qualche riga su
questo argomento, descrivendo nel det-
taglio le varie modalità operative per
117
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
a rinuncia alla tridi-
mensionalità è. in mol-
i, compen-
Figura 1 1 - Borland
Quattro Pro - Preview
L'elevato livello quali-
tativo del Borland
Quattro é confermato
in tutte le funzionalità.
Ad esempio anche la
funzionalità di Pre-
view, che é indubbia-
mente accessoria, é
comunque mollo sofi-
sticata. Il suo menu di-
spone di numerose
opzioni di indubbia co-
modità ed efficacia.
PROVA
BORLAND QUATTRO PRO IN ITALIANO
eseguire un comando di copia, che nel
menu alla 123 è opzionabile dal primo
livello e in quello del Quattro è la prima
opzione della tendina sottostante il co-
mando Modifica.
Il funzionamento del comando Copia
varia a seconda che si sia evidenziata,
con il mouse o con la tastiera, una zona o
meno. Se è stata già evidenziata, Quattro
«intuisce» che quella è la zona di copiare
e chiede solo «dove» copiarla. In caso
contrario chiede preventivamente anche
«cosa» copiare.
La posizione del «dove» copiare si
raggiunge con il mouse e da qui si clicka
su Return. In caso di errore si può clickare
sull'icona Esc, che ha il solito significato
di «passo indietro».
In definitiva esistono numerose varian-
ti operative dipendenti dal tipo di menu,
dal tipo di selezione preventiva e dal fatto
che si usi o meno il mouse. Se si usa
quest'ultimo si può eseguire il comando
senza dover mai ricorrere, neanche in
caso di un passo falso, alla tastiera.
Altro esempio che ci sembra significa-
tivo è ad quello relativo alla costruzione di
una funzione del tipo:
@SOMMA(A1 .AIO)
che si può costruire totalmente con il
mouse.
Dapprima si clicka sull'icona @ eappare
una finestrella con tutti i comandi chioc-
ciolina. nella quale si clicka sulla funzione
voluta. Occorre poi evidenziare con il
mouse la zona di celle da sommare.
Occorre a questo punto assolutamen-
te chiudere la parentesi. Si può ad esem-
pio personalizzare una delle tre ultime
Icone dandole il significato, e l'aspetto, di
chiusura parentesi. E quindi si clicka su
tale icona e poi su Enter, Anche la somma
è cosi stata fatta senza usare la tastiera.
In altre parole il Quattro non solo si
«guida bene» anche con il mouse, ma si
adatta anche alle abitudini e alla logica
dell'utente.
— Personalizzazione e Configurazioni
Varie
Il Quattro gestisce da dentro e quindi
dal menu sia gli aspetti di personalizzazio-
ne. come la scelta dei colori (che è un
esempio di funzionalità comune ai vari
prodotti Borland), sia gli aspetti di confi-
gurazione.
É ad esempio comodissimo il poter
«switchare» al volo, anche nel bel mezzo
di un lavoro, tra ben 4 (stavolta è il
numero) modalità video, se si lavora su
scheda VGA.
È altrettanto comodo il poter cambiare
durante la stessa sessione la configura-
zione della stampante (fig. 3).
È da precisare che il compito del
sottoscritto è quello di provare un po' di
tutto, e quindi ad esempio se un prodotto
stampa in modalità grafica, non posso
rinunciare a provarlo con le varie stam-
panti che mi capitano sotto tiro, siano
Laser (fig. 4), siano a Colori (fig. 5), siano
ad aghi Letter Quality (fig. 6).
Oltre alla qualità del motore (spread-
sheet) e alla facilità di guida (operatività
con il mouse), vanno citate decine di
funzionalità (optional) che però sono in
dotazione. Funzionalità di matematica
avanzata proprie della Ricerca Operativa
(procedure di ottimizzazione secondo le
teorie della programmazione lineare).
Non sono di uso comune e quindi non è il
caso di descriverle in questa occasione in
quanto ne andrebbe spiegata la teoria a
monte (fig. 7).
Funzionalità di database, abbastanza in
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
Figure 12. 13- Borland
Ouatlro Pro - Presen-
tazione Avanzala.
La filosofia deila sezio-
ne grafica del Quattro
Pro è evidente Dare
aU'utllizzatore dello
spreadsheet anche
uno strumento grafico
con il quale nsotvere.
se non tutti, almeno
problemi di produzio-
ne di elaborati grafici.
Questi possono esse-
re sia un diagramma
prodotto automatica-
gramma elaborato a
mano, sia slide di con-
tenuto vario, sia infine
un vero e proprio sli-
de-show. mediante il
quale le varie immagi-
ni vengono via via ri-
prodotte sul video
grafici che presentia-
mo non è assoluta-
mente significativo).
Figura 14 - Borland
Quattro Pro - Funzione
di Editing del grafico -
Clip Art
Una delle carattehsti-
che più importanti del
Quattro Professional è
la presenza di un mo-
dulo grafico molto
evoluto, che permette
di raggiungere una no-
tevole qualità tinaie,
non solo in termini di
Business Graphics,
ma anche in termini di
DeskTop Presenta-
tion. Dispone inoltre di
msenbili ed editabili di-
rettamente sul loglio
di lavoro grafico.
linea con quelle dell’ 123. con in più.
rispetto all'1 23 release 2.2. quella di
poter definire come archivio sul quale
eseguire le operazioni anche un database
di tipo DBF residente su disco (fig. 8). Il
che vuol dire, ad esempio, che si può
creare un file di dBIII usando Quattro Pro.
Naturalmente l'interazione con il «fratelli-
no» Paradox è completa.
Questa possibilità unita allo strumento
Linking rende possibile l'utilizzo del Quat-
tro Pro in attività di post-processing di
dati generati con altri prodotti.
— Linking
La soluzione adottata da Borland per
questo ormai indispensabile strumento,
con il quale si allarga il range di applicabili-
tà dello spreadsheet, è «alla Excel». Si
PROVA
BORLAND QUATTRO PRO IN ITALIANO
possono aprire più file e posizionarli a
piacere sul video, e si possono creare
varie forme di collegamento tra i vari file.
Esistono anche due funzionalità di
«impaginazione» automatica per creare
una Pila o per suddividere tutti i files
aperti equamente sul video (figg. 9, 10).
Grafica e DTP
La Grafica é come già detto uno dei
punti di forza del Quattro Professional,
che pur non avendo adottato una inter-
faccia totalmente grafica, alla Excel per
intenderci, offre una serie di funzionalità
idonee sia a mettere in «bella» il contenu-
to del tabellone, sia ad impaginare tabelle
numeriche e grafici, controllabili da Pre-
view (fig. 1 1 ), sia a realizzare dell'ottimo
Charting (figg. 12. 13), sia infine a rea-
lizzare dei disegni con i quali corredare il
grafico o, al limite, a realizzare disegni del
tutto autonomi (fig. 14).
Queste funzionalità non sono dei gad-
get (ammennicoli graziosi, ma assoluta-
mente inutili) ma sono sempre più indi-
spensabili.
Per quanto riguarda il DTP, si possono
utilizzare sullo stesso foglio ben otto tipi
di font differenti, scelti tra una dotazione
molto più ricca, che tra tipologie, dimen-
sioni, attributi e colori, supera le centinaia
(fig. 15).
Questi sono Font software, della serie
BitStream Fontware, che il Quattro Pro
utilizza sia per la stampante, sia per la
Preview di stampa, sia per la sezione
Grafica. Oltre ai più svariati Font è possi-
bile utilizzare filettature di vario genere
con le quali ad esempio realizzare fincatu-
re nelle stampe o quadrettature attorno ai
dati.
Molto comoda é la possibilità di cam-
biare dal di dentro le varie configurazioni
hardware. Cosa che ad esempio mi ha
permesso di stampare sia sulla HP Laser
che sulla PaintJet, semplicemente scam-
biando i cavi e via menu Opzioni Hardwa-
re cambiando la stampante.
La Grafica è costituita da una parte
Business Graphic con una buona dotazio-
ne di tipologie e da una «sala trucco» (il
comando di menu Grafico Editor) che
permette di manipolare ulteriormente il
diagramma e addirittura di realizzare ex
novo dei disegni o delle scritte di tipo
Draw, per eventuali necessità di Desk-
Top Presentation. È in dotazione anche di
una libreria di disegnini. inseribili diretta-
mente sul foglio di disegno (es. la Valigia).
Il disegno può essere salvato in forma-
to PIC o ESP, per cui può essere utilizzato
in un qualsiasi prodotto di DTP e di WP
evoluto (ho eseguito, con successo, una
prova di esportazione verso MS Word 5).
L' Editor Grafico, pur essendo... gratis.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
PROVA
BORLAND QUATTRO PRO IN ITALIANO
è sufficientemente sofisticato per poter
soddisfare le necessità di un utente
normale-
Si tratta di grafica vettoriale e i vari
oggetti, sia provenienti dalla sezione
Charting che creati con le varie primitive
disponibili e attivabili da menu, possono
essere selezionati uno per uno, per grup-
pi. e possono essere spostati, duplicati,
ecc.
Di ciascun elemento lineare può esse-
re definito tratteggio, colore e spessore,
e di ogni area tratteggio e colore. Di
ciascun elemento testuale, tipo di Font,
dimensione, colore, attributi e caratteri-
stiche della (eventuale) cornice, che sono
quelle dette sopra.
La scelta di aver dotato lo spreadsheet
di un Editr Grafico è particolarmente
indovinata per chi prevede di adottare il
Quattro Professional come prodotto
aziendale.
Mentre in una azienda ha senso diffon-
dere presso tutti gli utenti uno spread-
sheet, non ha invece senso distribuire un
egual numero di prodotti grafici, anche se
la «domanda di strumenti grafici»
aumenta. Con il Quattro si prendono due
piccioni con una fava.
Chi lavora con un computer produce
sempre una stampa, un tabulato, ed è
molto importante che sia dotato di uno
strumento che gli permetta di migliorare
l'estetica del prodotto finale.
È evidente che oltre alla finalità esteti-
ca. che potrebbe essere considerato un
lusso, il fatto che l'utente disponga di uno
strumento più dotato comporta da parte
sua un maggior coinvolgimento e parteci-
pazione, che si risolve sempre in un
miglioramento generale del lavoro.
Conclusioni
Nel giudicare il Borland Quattro Profes-
sional vanno considerati due elementi
fondamentali.
Innanzitutto il suo contenuto spread-
sheet, che parte dall'adozione, dichiara-
ta, delle soluzioni presenti nei prodotti
standard di mercato, ma che si arricchi-
sce di strumenti operativi evoluti e brillan-
temente proposti, come l'efficace Lin-
king. il versatile Windowing, ed una serie
di funzionalità nuove per tale categoria di
prodotti, come buona parte della sezione
matematica avanzata.
Va poi considerata la dotazione di
«accessori» che si affiancano alla struttu-
ra spreadsheet, e che permettono di
allargare il range di utilizzazione del Quat-
tro. con il quale si può fare del DTP, della
Grafica di tipo Drawing, e, tramite il File
Manager, un bel po’ di operazioni DOS
(fig. 16).
Altro elemento «tecnico» da non sotto-
valutare è la interfacciabilità... con il resto
del mondo, che tiene le porte aperte ad
utilizzazioni miste, in cui il Quattro elabori
dati altrui (letti da altri formati) o fornisca
dati ad altri prodotti.
Elemento meno «tecnico» ma altret-
tanto interessante è il prezzo, che va
valutato tenendo anche conto della allet-
tante offerta Borland che permette ai
possessori di un qualsiasi altro spread-
sheet di comprare il Quattro Pro a meno
di trecentomila lire, semplicemente in-
viando una... fotocopia del proprio vec-
chio dischetto originale.
Tutto ciò considerato il giudizio finale
non può che essere largamente positivo.
P.S. La Qualità Totale
Un'ultima considerazione la vorrei
spendere su una sensazione che si prova
utilizzando Quattro Pro. Negli ultimi tem-
pi si parla molto del concetto della Qualità
Totale, se ne parla ad esempio quando si
vuole discutere sul differente standard
industriale che si riscontra sui prodotti
giapponesi rispetto a quelli europei o
italiani.
Nel Quattro Pro si ha l'impressione che
si sia impiegata la massima cura nel
realizzare ciascun piccolo particolare, in-
nanzitutto dal punto di vista operativo, e
quindi la massima attenzione al fatto che
una certa funzionalità sia eseguibile nella
maniera più logica ed intuitiva e quindi più
facile e rapida, e che sia nello stesso
tempo rifinita dal punto di vista estetico.
Ho avuto questa sensazione di Qualità
Totale, ad esempio, nel provare le varie
funzionalità di tracciamento linee, che
pongono problemi meno semplici di
quanto si potrebbe pensare, perché deb-
bono coniugarsi con tutti i comandi nor-
mali di editing del foglio.
Ebbene anche operando per la prima
volta con tale funzioni si ha l'impressione
che siano state sempre li. talmente
elevata è la cura con cui sono state
inserite nella struttura organizzativa del
prodotto.
Il Borland Quattro si propone quindi
come soluzione adatta sia a chi voglia uno
spreadsheet utilizzabile in maniera tradi-
zionale. e trova il Quattro conveniente
economicamente, sia a chi voglia un
prodotto su cui sia semplice operare, sia
a chi voglia fare qualcosa di più di un
semplice spreadsheeting (I?) e trova nel
Quattro un bel po' di accessori di facile
utilizzo e dai sicuri risultati. mc
120
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
g FRA TANTI
UN PROTAGONÌsIA: INTERCOMP
Secondo una recente indagine nazionale, INTERCOMP è stata classificata tra le prime società italiane
protagoniste del settore informatica ('). Il successo INTERCOMP ha solide basi ed è
lo stimolo verso nuovi traguardi. Un esempio? La nuova sede
— -J INTERCOMP ha raddoppiato la capacità produttiva e rappresenta l'inizio
di un forte piano di investimenti e iniziative di ricerca. E la nuova linea
di persona! computer INTERCOMP (*) si pone ai vertici delle
— rispettive categorie per affidabilità e prestazioni, come confermano i test
effettuati dalle più accreditate riviste di settore ( 3 ). i! successo si conquista con i fatti ed INTERCOMP
ne è protagonista con la sua professionalità e competitività.
pi Classica Zerouno -Le top 150 dell rtotmatca 89- Tabella hardware
1*1 ? modelli d 1 Personal Computer con processori 8088 ('0 Mhz)
30236 U2 16 Mhz) 80386 SX (16 Mhz) 80386 (20 Mhz)
80386 Cache Memory (25.33 Mhz) Hard D* da 20 a 760 MB.
' Totale compatibilita con MSOOS. Xenix Unix Prdogue Concorrere
Dos e Oracle reti 10 Nel. Arene! Ethernet Nove» • March newar
(>) MC Mcrocomputer (computer X386 C-33). Mero & Personal
computer (computer X386 SX) Bit (computer XAT)
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-COMPUTERNEWS-
■-■cui cécNÓU; '
X
MC
Computer Associates
SuperCalc 5
di Francesco Petroni
I l mondo dei prodotti per Personal
Computer basati sul concetto di fo-
glio elettronico è abbastanza affolla-
to. Ne esistono infatti numerosi esem-
plari, più o meno diffusi, la cui caratteri-
stica fondamentale è quella di cercare
di «rosicchiare» fette di mercato al Lo-
tus 123, che per motivi storici è tuttora
il prodotto a base spreadsheet piu dif-
fuso.
La presenza dell' 123 è, per fortuna
della Lotus e per sfortuna dei concor-
renti, molto ingombrante al punto che
nessun produttore è stato talmente co-
raggioso. o suicida, da affrontare diret-
tamente l'avversario, contrapponendogli
alternative rivoluzionarie.
Conseguenza paradossale dì questa
situazione è che i tre maggiori concor-
renti dell'123. e cioè il Borland Quattro
Professional, il Microsoft Excel, e il qui
presente SuperCalc 5, da una parte
dichiarano, e effettivamente posseggo-
no. una serie di funzionalità in più. ma
dall'altra vantano la caratteristica di es-
sere compatibili con l‘123, nel senso
che possono scrivere in formato 123, e
che. è il caso del Quattro Pro e del
SuperCalc 5, mettono a disposizione un
albero di menu identico a quello
dell'123.
È significativo che anche il SuperCalc.
prodotto di nobili e antiche origini, es-
sendo nato solo poco dopo il capostipi-
te VisiCalc. ne abbia adottato via via
soluzioni operative e buona parte delle
funzionalità.
Tanto per fare subito un esempio
pratico, il comando di COPIA, che è
quello in assoluto più utilizzato, è ora
del tutto identico a quello dell'123.
Quindi mentre la Borland parte da un
allineamento quasi perfetto con TI 23.
per poi sganciarsi ed offrire numerose e
significative «cose» in più non solo a
livello di trattamento estetico dei dati
ma anche di funzionalità nuove ed utili,
la Computer Associates compie voli dì
avvicinamento conservando però, come
vedremo, proprie caratteristiche origina-
li e significative
122
MCmicrocomputer n, 97 - giugno 1990
PROVA
COMPUTER ASSOCIATES SUPERCALC 5
Chi è la Computer Associates
La Computer Associates è una gran-
de casa di software indipendente spe-
cializzata in prodotti di supporto per
mainframe di classe IBM e DEC/VAX.
Sin dalla nascita, avvenuta nel 1976,
si propose come casa indipendente nel
mercato del software, che allora era.
molto più di adesso (adesso che esisto-
no i Personal Computer), condizionato
dai produttori che in pratica imponevano
sistemi operativi, linguaggi, DBMS, pac-
chetti applicativi ai propri clienti, garan-
tendone la compatibilità con il proprio
hardware.
I prodotti della CA (le famiglie di pac-
chetti si chiamavano CASORT, CA-DY-
NAM, ecc.) ebbero molto successo, al
punto che la società si sviluppò molto
rapidamente negli Stati Uniti e poi subi-
to dopo nel resto del mondo.
Una caratteristica della Computer As-
sociates, comune peraltro a molte altre
case di software, è stata la politica delle
acquisizioni, attraverso la quale ha incor-
porato una ventina di software house di
medie e grandi dimensioni (SORCIM,
CGA, ISSCO, UCCEL. ADR, CULLINET,
CRICKET, ecc.), raggiungendo in tal mo-
do una posizione dominante.
In termini numerici, riferiti alla fine del
1989, la Computer Associates conta
7.000 dipendenti distribuiti in ben 22
paesi, 300 dei quali operano in Italia. Il
fatturato a livello mondiale ha superato
il milione di dollari. Sempre in Italia
supera la soglia dei 1 .000 clienti per un
totale di circa 5.000 package installati e
un fatturato di 89 miliardi di lire.
I segmenti di mercato di interesse
della CA sono i più svariati, vanno dal
software di sistema agli applicativi in
ambito finanziario e di supporto alle
decisioni, ai package di tipo grafico sta-
tistico. Il tutto viene gestito anche attra-
verso una rete di comunicazione che
lega il fornitore con i vari clienti che in
tal modo possono godere anche delle
esperienze altrui.
Nel 1981 la Computer Associates af-
fronta il mercato dei PC, iniziando come
concessionaria IBM e poi COMPAQ.
Subito dopo entra nel mercato del soft-
ware per PC, soprattutto per poter dare
una risposta completa ai propri clienti,
che essendo in genere Aziende, debbo-
no affrontare tutti ì settori in cui è diviso
il mondo dell'Informatica.
I prodotti sono l’Easy Writer, il Super
Project, il SuperBase, il SuperCalc e
molti altri.
II SuperCalc è un foglio elettronico
abbastanza tradizionale, allineato come
SuperCalc 5.0
Distributore:
Computer Associates Spari
Milanofiori Strada 4 Palazzo Q8
20098 - Rozzano IMI)
Prezzo I IVA esclusa):
SuperCalc 5.0 L 1.000.000
funzionalità allo standard di mercato,
che nella recente versione 5 (i file della
versione italiana sono datati 13/02/90)
presenta non solo alcune singolarità ma
anche alcune caratteristiche di rilievo,
come l'intera sezione grafica e le varie
funzionalità di Linking tra più fogli o tra
più pagine dello stesso foglio.
Citiamo la presenza, tra le dotazioni
del prodotto, del Sideways. che è un
classico prodotto di supporto per gli
spreadsheet. Serve per stampare, ruo-
tati di 90 gradi, fogli molto larghi, che
stampati con i metodi tradizionali ver-
rebbero riprodotti su più strisciate.
La confezione
Il pacchetto si presenta in un elegan-
te contenitore di cartone rigido diviso in
due scompartì, occupati dai due manua-
li. Il look è quello standard della CA. e
comporta una rilegatura, per la scatola e
i manuali, in tela color blu scuro con
scritte e decorazioni in bianco e in
rosso.
I due manuali sono del tipo a fogli
mobili. Il primo, che si chiama Guida
all'Utilizzo comprende anche le buste
con i dischetti e due manualetti indipen-
denti, anch’essi inseribili negli anelli.
I manualetti sono la Guida rapida,
circa 40 pagine dedicate ad una prima
familiarizzazione con l'ambiente Super-
123
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
COMPUTER ASSOCIATES SUPERCALC 5
Figura 3 - SuperCalc 5
SuperCalc 5 ha una
gestione della memo-
ria abbastanza tradizio-
nale Su macchine con
640 kbyte lascia liberi
circa 160 kbyte È in
evidente da questa vi-
deata che mostra una
delle pagine con le va-
rie impostazioni del la-
memona
Figura 4 - SuperCalc 5
Help in linea
L 'help è di tipo sensiti-
vo. nel senso che pre-
mendo FI appare la
spiegazione relativa al-
la situazione logica in
cui ci si trova Può an-
che essere percorso
attraverso un comodo
menu, richiamabile da
qualsiasi schermata
dell' Help, premendo
F3.
Figura 5 - SuperCalc 5
Gestione delle periferi-
Una caratteristica moF
to comoda, presente
anche nel Quattro le
non negli altri due.
1123 e l'Excel), è la
possibilità di configu-
rare le periferiche via
menu interno. È anche
possibile, se si dispo-
ne di scheda EGA o
VGA. switchare il vi-
deo alfanumerico in
modo da visualizzare
Cale, poi la Guida ai comandi e alle
funzioni, che in 50 pagine presenta il
riassunto dei vari comandi. Buona parte
del manuale è occupato dalla stampa
dell'albero dei menu, che è particolar-
mente ramificato.
Sono poi presenti i comandi di tastie-
ra, le Funzioni (che nel SuperCalc non
sono precedute dalla chiocciolina), i co-
mandi Macro e inoltre vari altri argo-
menti specifici come la sintassi dei rife-
rimenti o gli operatori matematici. In-
somma un bel concentrato di informa-
zioni, che risulta fondamentale nell'uti-
lizzo quotidiano del prodotto, una volta
superate le fasi iniziali di apprendimen-
to. che hanno bisogno di altri strumenti.
I manuali grandi sono la Guida all'uti-
lizzo, che introduce alle varie funzionali-
tà attraverso 15 capitoli e un glossano,
distribuiti in oltre 320 pagine.
L'altro grande manuale è quello di
Riferimento, diviso in vari capitoli, che
vanno da una introduzione alle caratteri-
stiche del prodotto, ad una descrizione
dettagliata di tutti i rami dei menu (che
da sola occupa 350 pagine), dalla descri-
zione delle funzioni ai comandi macro. Il
manuale comprende anche un capitolo
dedicato al lavoro in Rete e ben 11
appendici tecniche.
I dischetti sono 1 1 nella versione da 5
1/4 e 5 da 3 e 1/2. Nella versione 5 e 1/
4. 6 contengono il prodotto, che preve-
de un file eseguibile e un certo numero
di overlay. Ci sono poi un disco di
Utility, uno di Driver CGI, uno di Esempi
e due con un Tutorial automatizzato.
La procedura di installazione è sem-
plice in quanto comporta il riversamento
dei dischetti sul disco rigido e l'esecu-
zione di un programma che trasferisce
una chiave software dal dischetto pro-
gramma 1 all’hard disk. Le installazioni
hardware, ad esempio quelle delle varie
periferiche, si possono eseguire da
menu.
Si possono eseguire solo due installa-
zioni, e conseguentemente due disin-
stallazioni.
È un sistema di protezione rigoroso
che garantisce il produttore da usi illeciti
del pacchetto, ma mette in difficoltà chi
vuole provare il prodotto, come il sotto-
scritto, e lo vuole fare contemporanea-
mente su più macchine.
L’ambiente di lavoro
II SuperCalc 5 utilizza lo schermo alfa-
numerico. e passa a quello grafico solo
in sede di visualizzazione dei dia-
grammi.
La schermata di lavoro è suddivisa in
due zone, quella superiore con il foglio
vero e proprio che comprende, al carica-
mento, 20 righe e 8 colonne, più la riga
e la colonna con i riferimenti, che sono
alla 123 (cella Al).
Le celle indirizzabili sono 9999 per
255, che corrisponde al riferimento IU,
contro le 8192 per 256 dell'1 23 e del
Quattro e le 16.384 per 256 dell'Excel
(fig. 1).
Inferiormente ci sono le quattro righe
con l'area di dialogo, che assume due
124
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
PROVA
COMPUTER ASSOCIATES SUPERCALC 5
Figura 6 - SuperCalc 5
Gestione del Data-
base
Nella gestione del Da-
tabase le funzionalità
del SuperCalc sono
perfettamente allinea-
te con quelle dell'123
release 2.xx. Costruita
una zona Input Un pra-
tica una tabella di dati
che può anche essere
un lite DBF esterno I si
può interagire con es-
sa mediante le due zo-
ne aggiuntive dei Cri-
ten e di Output.
Figura 7 - SuperCalc 5
Link tra file o file su più
pagine. É possibile digi-
tare formule che fanno
riferimento a celle po-
ste in qualsiasi altro fo-
glio aperto. Digitando
Cntr+ e Cntr- si può
passare da un foglio al-
l’altro, anche durante la
digitazione di una for-
mula. e quindi aggan-
ciare celle di più file.
Oltre alla possibilità di
eseguire un Link tra più
file differenti esiste la
possibilità di inserire, in
uno stesso foglio, altre
pagine, oltre a quella
iniziale, che risiedono
nello stesso file I nel de-
finire la cella va anche
indicata la relativa pa-
Figura 8 - SuperCalc S
Grafica avanzata.
Vediamo una esempli-
ficazione della solisti-
cazione delle funzioni
graliche dei SuperCalc
5. che permette anche
di spogliare il grafico
di tutte le parti testuali
e di scegliere, nella
palette permessa dalla
scheda grafica utilizza-
ta, anche più sfumato-
si arriva a composizio-
ni astratte.
aspetti leggermente differenti tra dì loro
a seconda che sia o meno attivato il
menu.
La prima riga è la riga di Status che
comprende nome del file e della pagina
attiva, se il file ha più pagine, posizione
del cursore, impostazioni della cella (for-
mato. protezione, tipo dì dato, ecc.).
La seconda è quella del Prompt, che
mostra le opzioni possibili nel sottome-
nu in cui ci si sta muovendo. Indica
anche memoria disponibile e l'ultima
posizione riga/colonna occupata da dati.
La terza è la riga di immissione, dove
l’utente inserisce o edita il suo dato o la
sua formula, prima di riportarla, premen-
do enter. sul foglio vero e proprio.
L'ultima è la riga con l'help, in cui
sono presenti o l’indicazione dei tasti
attivabili, o, se si sta eseguendo un
comando, una sintetica spiegazione del
comando stesso.
Nel caso si attivi il menu, questo
inizialmente occupa le prime due righe,
in cui appaiono 21 comandi più il co-
mando/altri che ne fa apparire, sempre
su due righe, altri 11.
Il menu dell'123 comprende 9 co-
mandi, per cui possiamo anticipare che
le singole funzioni sono, con SC5, più
direttamente raggiungibili. Va con l'oc-
casione anche detto che esiste un co-
mando di menu/1 23. che permette di
lanciare una funzionalità secondo la sin-
tassi della Lotus e non secondo quella
del SuperCalc 5.
Per imparare SuperCalc 5
Tra i vari dischi è presente sia un
Tutorial che un Esempi. Il tutorial si
lancia tramite un batch e permette, at-
traverso un menu, di scegliere quale
«lezione» eseguire. L'utente è obbligato
ad eseguire passo passo, digitando di-
rettamente in un facsimile dell'ambien-
te SuperCalc, la sequenza di tasti ne-
cessaria per eseguire una certa funzio-
nalità (fig. 2).
Sono anche disponibili una serie di
esempi che svolgono due funzioni,
quella di illustrare, attraverso un insie-
me di Macro collegate, tutte le funzio-
nalità, anche le più avanzate, e quella di
permettere all'utilizzatore di vedere «co-
me sono fatte» e quindi di analizzare la
sintassi delle macro stesse.
In giro per i menu
Diamo per scontato che i nostri lettori
conoscano gli elementi di base del fo-
glio elettronico, e quindi citiamo, e se
necessario, descriviamo, semplicemen-
te i comandi presenti nel primo livello di
menu.
A — ordina, definibili tre livelli di chiave,
e possibilità di ordinare per righe,
per colonne e per blocchi.
B — blank. svuotamento di celle.
C — copia, copia di celle secondo varie
modalità.
D — distruggi, eliminazione di righe, co-
lonne. zone, pagine e file.
E — edit, con possibilità di sposta-
mento.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
125
PROVA
COMPUTER ASSOCIATES SUPERCALC 5
F — formato, per le celle a contenuto
numerico, data e ora, con possibili-
tà di personalizzazione del formato
stesso. Serve anche per il dimen-
sionamento delle colonne.
G — globale, settaggi generali, salvabili
anche come settaggi di default.
I —inserisci, righe, colonne, zone e
pagine.
J — giustifica, possibilità di ripartire su
più celle incolonnate un testo mol-
to lungo.
L — leggi, caricamento di file secondo
varie modalità.
M —muovi, spostamento di zone, con
possibilità di trasposizione.
N — nomi, per battezzare celle e zone.
0 —output, tutto quello che attiene la
stampa e quindi apposizione di tito-
li, note, filettature, scelta dei font,
ecc. Si può inviare sia su carta, sia
su video, sia su file. Non è possibi-
le però una preview grafica.
P — proteggi, per mettere al sicuro il
contenuto di una cella.
Q — esci.
S — salva, secondo varie modalità e for-
mati.
T -titolo, per bloccare righe e colonne.
U — no protezione, per sproteggere zo-
ne precedentemente protette.
W— finestra, divisione del foglio in due
parti, che possono essere anche
rese indipendenti.
Z — azzera, svuota completamente il
foglio.
1 — 1-2-3, per lanciare un comando at-
traverso un menu 1 23 like. Alla fine
riappare il menu SuperCalc.
/ —altri, per richiamare il seguito del
menu.
A — add-ln. SuperCalc segue la filoso-
fia. nata in casa Lotus, degli Add-
ln. che sono «pezzi» di programma
installabili e disinstallabiii a volontà.
Non ne viene dato nessuno in do-
tazione. Viene nella documentazio-
ne citato il Silverado, della stessa
CA, che serve per interfacciare in
maniera intelligente file DBF.
D —dati, per definire la zona dei dati
(input), la zona dei criteri e la zona
riservata all'emissione (output), e
per lanciare le varie operazioni di
query. Comprende anche le funzio-
ni di data-table, quelle di calcolo
delle frequenze, e quelle di calcolo
matriciale.
Constatiamo che le funzioni di Data
Base sono analoghe a quelle presenti
nel 123. Interessante è la possibilità di
eseguire estrazione di dati da file ester-
ni (ad esempio di tipo DBF), che in
pratica propongono il SuperCalc 5 come
strumento adatto anche ad attività di
post-processing di dati esterni (fig. 6).
E — export, per il salvataggio dei dati in
formati esterni, tra cui DIF, CSV
(dati separati da virgole) e DBF. Per
salvare in formato 123 basta indi-
carne l'estensione WK1.
F — file, serve per scegliere i percorsi e
gli indirizzari di default.
G — grafica, per l’indicazione dei dati da
graficare, per la scelta dei tipo di
grafico, per l'inserimento dei vari
126
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
COMPUTER ASSOCIATES SUPERCALC 5
elementi testuali e delle varie ca-
ratteristiche e per la sua visualizza-
zione.
Citiamo anche la presenza, nel mate-
riale, di driver grafici di tipo CGI (Com-
mon Graphics Interface), per il colloquio
per periferiche particolari (es. Polaroid
Palette) o per riversamento dei file grafi-
ci in altri formati (es. Metafile).
I — import, importazione di file scritti in
alcuni formati esterni, ASCII, DIF,
DBF, SCV, ecc.
M — macro, serve per creare e lanciare
le Macro SuperCalc e anche per
convertire macro scritte con l'1 23.
N — network, per gestire la condivisio-
ne dei dati nel caso che il prodotto
sia stato installato in rete.
R — limita, per definire le celle nelle
quali si possono inserire dati.
S — spreadsheet, per gestire le situa-
zioni in cui siano stati aperti più
fogli.
T — test, con il mapping delle celle, in
cui si può analizzare la tipologia dei
contenuti (ne parliamo dopo).
Lavoro su più fogli
Il SuperCalc 5 permette di caricare in
memoria contemporaneamente più fo-
gli di lavoro, e permette di visualizzarne
sul video uno o due o tre per volta. La
sequenza operativa è molto semplice in
quanto consiste in un solo comando (//
Spreadsheet Nuovo) (fig. 7).
Esiste anche un comando che visua-
lizza l'elenco delle tabelle/fogli caricati e
uno che visualizza l'elenco delle relazio-
ni. Queste vengono ricalcolate sia se il
foglio che crea la dipendenza risiede in
memoria sia se risiede sul disco. I file in
memoria poi possono essere salvati in-
dipendentemente l'uno dall'altro, oppu-
re insieme con un unico comando.
È possibile passare, molto semplice-
mente, via tastiera, da un foglio all’altro
per eseguire operazioni di editing tra
loro, ad esempio per copiare dei dati.
È anche possibile impostare delle for-
mule che lavorano su dati presenti in
altri fogli, e questo, ripetiamolo per la
ennesima volta, serve sia per creare
consolidamenti, sia per organizzare al
meglio i dati, distribuendoli anche tra
più fogli.
I riferimenti alle celle degli altri fogli
deve, ovviamente, essere preceduto dal
nome del foglio, ad esempio si può
scrivere in un'ipotetica cella Al del fo-
glio FOGLIO-A, una formula del tipo
SOMMA (FOGLIO-BIAI.AIO).
Si tratta quindi di un vero e proprio
Link, analogo a quello permesso dal
Quattro Pro, dall'Excel, e per altri moti-
vi, dall' 123 Rei, 3.0. Dal gruppo va
escluso l'1 23 Rei. 2.2, che invece per-
mette solo di leggere il contenuto nu-
merico di una cella di un altro foglio.
Altra possibilità altrettanto importante
è quella che consiste nell'aggiungere ad
un foglio altre pagine, operazione che si
gestisce attraverso i due comandi di
menu INSERISCI e DISTRUGGI.
Un file su più pagine equivale, grosso
modo, ad una organizzazione su più
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
127
PROVA
COMPUTER ASSOCIATES SUPERCALC 5
Figura 15 - SuperCalc
5 - Estrailo da una
Anche le funzionalità
legale alla realizzazio-
ne ed alla utilizzazione
delle Macro seguono
lo standard di merca-
prmcipale, il comando
Macro, che dispone
quindi di un suo speci-
fico sottomenu, con
tanto di registratore, è
possibile anche salva-
che può essere ese-
guita dall'interno di
qualsiasi altro foglio
grazie ad uno specili-
fogli, con la differenza che lavorando
con le pagine il file rimane unico. L'indi-
cazione delle pagine nel riferimento vie-
ne fatta inserendo tra il nome del file e
le coordinate della cella il numero della
pagina. Ad esempio la formula SOMMA
(1.5IA1.A10) significa somma le celle
da Al a AIO, dal primo al quinto foglio.
I fogli di più pagine possono all'occor-
renza essere scomposti in più fogli di
una pagina e viceversa, ed in tal modo
si può mettere via via a punto la miglio-
re organizzazione ai propri dati.
La grafica
La sezione Grafica è un altro dei punti
di forza del SuperCalc 5, che dispone di
un campionario con nove tipi di base,
che con le varianti (ad esempio l'opzio-
ne 3D) possibili per ciascun tipo si allar-
ga ad un centinaio di tipi.
I nove tipi di base sono Barre. Torta.
Duale, Linee Aree. Hi-Lo, X-Y, Radar e
Word. Duale significa in pratica che
alcune tipologie sono miste oppure si
possono appoggiare su due riferimenti
Y e Radar è una tipologia in cui le
grandezze vengono inserite in un riferi-
mento circolare (figg. 9, 10, 11).
Tutti i dati e tutti gli attributi vanno
definiti attraverso una serie di menu e
di pannelli che consentono di riempire e
quindi di controllare una serie di campi.
Il riempimento può essere eseguito di-
gitando le informazioni oppure passan-
do sul foglio e selezionando le zone in
cui siano presenti le indicazioni (figg.
12. 13).
Ad esempio è possibile definire il
colore di una serie di barre referenzian-
do una cella dove è presente una for-
mula logica del tipo:
SE(VENDITE>SOGLIA; "rosso" ; "verde")
II numero massimo di serie definibili e
visualizzabili è 10. Il numero dei font di-
sponibili è di 1 6. Il numero dei colori è 64
e il numero dei tipi di riempimento è 1 6.
Per gli elementi di tipo area sì può
definire motivo e colore del riempimen-
to. per quelli di tipo lìnea, spessore
motivo e colore. Per i font gestiti, si può
definire stile, scelto tra 16. dimensione,
colore ed una serie di attributi. Per gli
elementi numerici o data si possono
utilizzare gli stessi formati disponibili sul
foglio elettronico. Tutte le definizioni
delle caratteristiche estetiche sono faci-
litate in quanto, al momento opportuno,
si possono utilizzare delle tendine che
mostrano le varie opzioni disponibili. La
prima scelta è sempre AUTO, il che
significa che si può rinunciare a qualsia-
si intervento manuale utilizzando le im-
postazioni automatiche (che in genere
sono le più appropriate).
Dispone poi di tipologie e opzioni
particolari (doppio asse Y, scale logarit-
miche, tipologie XY e Radar) che ben si
adattano anche ad utilizzazioni in campo
scientifico per le quali SC5 è sicuramen-
te versato, essendo dotato di altre parti-
colari funzionalità di foglio elettronico.
In definitiva le funzionalità grafiche
del SuperCalc 5 sono degne, sia in
termini di ricchezza di opzioni che di
risultati raggiungibili, di un prodotto di
Business Graphic «stand alone».
Altro e conclusioni
Come al solito la ristrettezza di spazio
ci impedisce di approfondire alcuni ar-
gomenti che invece meriterebbero un
po' più di attenzione.
Ad esempio sicuramente interessan-
te e meritevole di un approfondimento
è la funzione ITER, che è il contatore
delle iterazioni e che permette di gesti-
re dei CICLI di calcolo (fig. 15).
In pratica è possibile definire un riferi-
mento circolare (che provoca una condi-
zione di «quasi» errore). Ad esempio
nella cella Al si può inserire la formula
Al +2, che lanciata l'iterazione assume
via via il valore 2, 4, 6, ecc. Inoltre
esistono dei parametri generali che re-
golano le iterazioni. In particolare esiste
un valore Delta, che serve per stabilire
la condizione di fine dell'iterazione.
Altro aspetto molto evoluto è la sezio-
ne Macro. che rispecchia la filosofia
delle Macro dell‘1 23 (memorizzazione di
sequenze di comandi e di comandi spe-
cifici), ma che dispone di numerosi stru-
menti operativi che ne agevolano le fasi
di sviluppo e di test (fig. 15).
Citiamo la possibilità di salvare «a
parte» il foglio con la Macro che in tal
modo può essere richiamato da qualsia-
si altro foglio.
Importante è anche la presenza della
funzione AUDIT, richiamabile diretta-
mente dal menu con il comando Test,
che serve per controllare ed eventual-
mente correggere il foglio di lavoro.
Tale funzione permette di individuare
dati inutilizzati, oppure di visualizzare il
foglio in forma di mappa, per individuare
le relazioni tra le celle, ecc. In caso di
applicazioni impegnative (anche indipen-
dentemente dall'uso delle Macro) di-
venta un efficace strumento di messa a
punto e di controllo.
In conclusione si tratta di un prodotto
solido ed affidabile, che ha i suoi punti
di forza nella sezione grafica, nelle fun-
zioni di link e di foglio multipagina, nella
sezione Macro. e che dispone di alcune
soluzioni operative molto comode, co-
me le numerose videate che mostrano
insiemi di parametri attraverso le quali
si può controllare, con un solo colpo
d'occhio, tutta una situazione.
La votazione ottenuta nell'articolo di
PC Magazìne, citato all'inizio della prova
del Quattro Pro è di tutti 3. Il 3. in una
votazione che ha come massimo 4.
significa che SuperCalc 5 ha una media
del sette e mezzo. Il che conferma il
buon livello raggiunto dal prodotto in
tutte le materie. Importante è anche la
eccellente qualità della documentazio-
ne. manuali, file di esempio e procedura
tutorial, che ne agevolano un rapido
apprendimento, sia all'utente un po'
inesperto, che può seguire lezioni ele-
mentari e guidate passo passo, sia all'u-
tente più smaliziato, che può sfruttare
gli esempi in cui sono utilizzate anche le
funzionalità più evolute comprese le
macro. Importante, infine, specie se si
tratta di una utilizzazione in ambito
aziendale, è la paternità «Computer As-
sociates», società di rinomanza mondia-
le. che è in grado di garantire per l'A-
zienda una gamma completa di prodotti
e di servizi. mc
128
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
'N«'*Clisco
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lutto 0 “»’” otì ® e *■ ■ v i 0 BtO'' , -"7' _ e vieoo ”n N qo^-
SsSsSSs#*-'
SS»-'*"
Distributore per l'Italia:
Data Peripherat Italiana s.r.l.
20090 Segrate (MI) - Italy
Via L. da Vinci 21/23 - Tel. (02) 2137352 r.a.
Tlx 351490 DPI-I - Fax 2137831
PROVA
WordPerfect
di Dario de Judicibus
F are una prova esaustiva di un pro-
dotto è certamente un'impresa no-
tevole; provarne cinque tutti in una
volta potrebbe sembrare addirittura pre-
suntuoso. Nonostante questo abbiamo
deciso di proporvi questo mese una
prova certamente di tutto rispetto, gra-
zie anche alle caratteristiche del prodot-
to in questione che ben si presta allo
slalom parallelo nel quale ci siamo av-
venturati. Stiamo parlando dell'elabora-
tore di testi WordPerfect, provato in ben
quattro ambienti diversi: MS-DOS (due
versioni). Amiga, Atari ST e Macintosh.
Di tutti i prodotti disponibili su com-
puter, certamente l'elaboratore di testi
è fra i più utilizzati. Non c'è da stupirsi
quindi se l'interesse del mercato e quin-
di delle case di software per questo
particolare tipo di prodotto sia fra i più
elevati. Uno degli elaboratori di testi (o
word processor in inglese) più venduti e
che negli ultimi anni ha riscontrato i
maggiori favori del pubblico è il Word-
Perfect della WordPerfect Corp. I suoi
punti di forza sono la flessibilità, una
buona facilità d'uso, soprattutto per
quello che riguarda le funzioni base, una
solida struttura che bada più alla pratici-
tà che alla spettacolarità, ed un ottimo
servizio di assistenza, a cui la WordPer-
fect Corp. tiene particolarmente, sia ne-
gli Stati Uniti ed in quei paesi in cui
mantiene una filiale, sia là dove, come
appunto in Italia, è presente un distribu-
tore autorizzato. Ma soprattutto, cosa
che lo differenzia da molti prodotti con-
correnti dello stello livello. WordPerfect
viene offerto su una gamma indubbia-
mente ampia di ambienti differenti, dai
personal computer, ai mini ed ai grossi
elaboratori [main-frame] (vedi lista).
Ed è proprio quest'ultima caratteristi-
ca che ci ha permesso di effettuare una
prova certamente originale ed impegna-
tiva. Infatti le varie versioni di WordPer-
fect nei differenti ambienti presentano
un elevatissimo livello di portabilità, sia
in termini di interfaccia utente, che di
funzionalità. Questo, anche se potrebbe
risultare secondario al singolo utente,
non può che essere considerato un
beneficio notevole per quelle società
che possiedono un parco macchine dif-
ferenziato, e quindi devono far fronte a
tutta una serie di problemi quali:
• addestrare le proprie persone su più
ambienti:
• scambiare dati e documenti da un
ambiente all'altro;
• stampare lo stesso documento su
stampanti differenti.
E qui WordPerfect dimostra di posse-
dere una marcia in più. Innanzi tutto
l'interfaccia utente, cioè il modo con cui
l'utente interagisce con il prodotto, ha
un elevatissimo livello di portabilità. A
parte poche differenze dovute al fatto
che alcuni ambienti sono molto diversi
fra loro, vuoi per il sistema operativo
(principalmente il filing systemA vuoi
per l' hardware (ad esempio la tastiera),
questa peculiare caratteristica di Word-
Perfect fa si che chi abbia già esperien-
za su questo prodotto in una qualunque
delle sue implementazioni, non abbia
praticamente alcuna difficoltà ad utiliz-
zarlo su altre macchine. Naturalmente è
richiesto almeno un minimo di cono-
scenza dell'ambiente su cui si vuole
operare, come ad esempio le regole di
130
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
WORDPERFECT
WordPerfect
Produttore: WordPerfect Corporation
1S5S N. Technology Way
Orem, Utah 84057 USA.
Distributore: Sisoft s.r.l.
Corso Sempione 8
Education
L. 381.500
L. 318.500
L 160.000
L 280.000
L. 160.000
Prezzi (IVA esclusa):
0 IT I MS-DOS )
1 US (MS-DOS)
1 11 US (Amiga)
0.3 US (Mac)
US (A tari)
lT.090.000
L 910.000
assegnazione dei nomi ai file, la struttu-
ra del filing System, e cosi via.
In secondo luogo è possibile importa-
re ed esportare documenti da un am-
biente all'altro. Si può cioè preparare un
documento su un Amiga, esportarlo in
ambiente MS-DOS, modificarlo utiliz-
zando alcune caratteristiche di questa
versione, più avanzata di quella Amiga,
come vedremo, e stampare il tutto da
un Macintosh. Ovviamente le procedu-
re di importazione ed esportazione va-
riano da ambiente ad ambiente, ma
sono comunque di immediata compren-
sione e richiedono solo da parte dell'u-
tente di copiare fisicamente il documen-
to da un supporto magnetico all'altro,
cosa possibile con programmi commer-
ciali e di pubblico dominio.
Terzo ed ultimo punto. WordPerfect
mantiene all'interno del documento an-
che una serie di informazioni relative
alla stampa dello Stesso, permettendo-
gli così di stampare nel modo migliore
possibile su una stampante dotata di
capacità limitate (ad esempio una 9
aghi), anche quei documenti che sono
stati preparati per stampanti più avanza-
te 124 aghi o laser), naturalmente nei
limiti del possibile. Tutto ciò fa di Word-
Perfect un prodotto estremamente inte-
ressante, anche nei confronti di quei
prodotti concorrenti che presentano un
analogo livello di qualità. Devo inoltre
segnalare lo sforzo fatto per mantenere
un aspetto coerente del prodotto di una
buona integrazione con le caratteristi-
che peculiari del singolo sistema opera-
tivo, dando così prova di una notevole
attenzione alle esigenze del singolo
utente, oltre che a quelle di società e
studi professionali.
La prova
La prova da me effettuata ha interes-
sato cinque prodotti in quattro ambienti
differenti:
• MS-DOS: la versione 5.0 italiana e la
5.1 americana
• Amiga: la versione 4.1.11 americana
• Atari ST: la versione 4.1 americana
• Macintosh: la versione 1.0.3 ameri-
cana.
Tutte e cinque i prodotti sono confe-
zionati praticamente allo stesso modo,
come si può vedere in fotografia: un
raccoglitore in cartone robusto telato di
colore grigio su cui spicca in blu scuro il
nome del prodotto, racchiuso in una
custodia dello stesso materiale, fasciato
da un sovracopertina leggera bianca e
blu che riporta fra l'altro l'ambiente, la
versione e la lingua (nel nostro caso
italiano o inglese). Le versioni MS-DOS
hanno in più un manuale di addestra-
mento rilegato di circa 400 pagine. Nelle
altre versioni questo è comunque fornito
come una sezione del manuale base.
La struttura dei manuali è più o meno
la stessa, sia per quello che riguarda la
divisione in sezioni che il contenuto,
ovviamente compatibilmente alle diffe-
renti versioni. L'impaginazione è tuttavia
differente, soprattutto in relazione all'uti-
lizzo del mouse nei vari ambienti. Infatti,
mentre ì manuali dell'Amiga e dell'Atari
ST sono stampati su due colonne (quella
interna, più larga, riporta le operazioni da
effettuare in un'ottica di utilizzo della
sola tastiera, quella esterna, più stretta,
riporta le operazioni da effettuare con il
mouse), il manuale delle versioni 5.0
MS-DOS è impaginato su una singola
colonna, non supportando il mouse ed i
menu a tendina [pull-down menu]. Vice-
versa, la versione 5.1 americana, che
supporta entrambi, riporta le operazioni
da effettuare con il mouse inframezzate
nel testo ed identificate da una piccola
Elenco aggiornato al 15 aprile 1990
Amiga (4.1.1 1 ENG)
Apple lle/llc
Atari (4.1 ENG)
Ibm
IBM 370, MS-DOS (5.1 ITA) OS/2 (5.0
ENG), RT (4.2 ITA)
Macintosh (1.0.3 ENG)
UNIX (4.2 ITA)
Altos. Apollo, Arix. AT&T 3B2, AT&T
6386, Bull XPS. Encore. IBM RT. SCO
Xenix 286 e 386, Sparcstation, Stratus,
Sun 386i, Sun 4. Ultrix Vax, Unisys 6000
30, 31, 50, 51, 55, 70, 80 Versys (Contei)
UNIX (4.2 ENG)
Convergent, HP 9000/800. Icon, Interacti-
ve, Intergraph, Microport, Motorola Delta
Series, NCR Tower, Prime EXL, Piramid
Sequent, Siemens MX 300, Sun 3
Figura 1 - Versioni WordPerfect disponìbili.
icona a forma di mouse. Il manuale del
Mac è simile a quello dell'ambiente MS-
DOS. ma in certe sezioni riporta a lato
l'immagine dei menu a tendina.
All'interno del raccoglitore, oltre al
manuale vero e proprio a fogli staccabili,
ci sono i dischetti e le mascherine mne-
moniche per la tastiera, con le funzioni
assegnate ai tasti funzionali. Da segna-
lare la cura nel supportare le possibili
configurazioni utente. Ad esempio le
versioni MS-DOS contengono sette di-
schetti da 3"1/2 e 13 da 5”1/4, oltre
che ben tre mascherine per i vari tipi di
tastiere. Interessante notare come,
mentre negli altri ambienti sono neces-
sari dai quattro dischetti dell'Amiga, ai
sei dell'Atari. fino appunto ai sette
dell'MS-DOS. la versione per il Macin-
tosh contiene solo due dischetti, grazie
all’enorme quantità di servizi che questa
macchina offre allo sviluppatore e che
permette di ridurre notevolmente il co-
dice.
Per finire, molto utile, il pieghevole
con il riassunto di tutte le funzioni con
riportate le operazioni e/o le combina-
zioni di tasti necessarie per attivarle,
fornito in tutte e cinque le versioni
provate.
Il prodotto
Prima di entrare nel dettaglio delle
singole versioni, vediamo in generale
quali sono le caratteristiche di WordPer-
fect, caratteristiche condivise dalle varie
implementazioni in modo sostanzial-
mente identico.
Innanzi tutto il modo di operare.
WordPerfect, come la maggior parte
degli elaborati di testi, è prevalentemen-
te orientato alla tastiera. Questo vuol
dire che. anche in quelle versioni in cui
è previsto l'utilizzo del mouse, è sem-
pre possibile controllare interamente il
prodotto attraverso opportune combina-
zioni di tasti. Questo evita di dover
spostare continuamente le mani dalla
tastiera al mouse rendendo più veloce
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
131
PROVA
WORD PERFECT
operare a ehi ha una certa familiarità
con la prima. Al contrario tuttavia di altri
elaboratori di testi. WordPerfect ha
adottato una strategia alquanto diversa
per quello che riguarda le combinazioni
funzionali, e cioè uno schema operativo
a menu. Vediamo di che cosa si tratta.
Innanzi tutto le operazioni base non
coinvolgono mai direttamente i tasti al-
fanumerici in combinazione o meno con
i selettori di stato (Ctrl. Alt, e Shift). In
altri prodotti sono usate spesso combi-
nazioni quali Ctrl-D o Alt-N e via dicen-
do. La scelta della WordPerfect Corp. è
stata differente, proprio in un'ottica di
portabilità nei vari ambienti. Infatti in
certi sistemi tali combinazioni sono a
volte già riservate per altri scopi, co-
stringendo così il prodotto o ad evitarle,
differenziando l'interfaccia, oppure ad
una sovrapposizione che limita la capa-
cità operativa dell'utente. Ad esempio,
nell'ambiente Amiga, i tasti alfanumerici
in combinazione con il selettore di stato
Alt permettono di accedere al set di
caratteri alternato. Sarebbe un peccato
perdere questa possibilità. Il ragiona-
mento fatto dalla WordPerfect Corp. è
stato invece il seguente:
esistono già dei tasti appositamente
pensati per acquisire funzionalità diffe-
renti a seconda delle esigenze di un
prodotto o di un utente: i tasti funzione.
Se aggiungiamo ad essi i tasti di con-
trollo del cursore e di edizione, abbiamo
un set iniziale di una ventina più o meno
di tasti.
Tuttavia venti tasti non sono certa-
mente sufficienti ad un elaboratore di
testi moderno, così la WordPerfect
Corp. ha adottato quattro metodi per
incrementare di molto le possibilità sen-
za peraltro interessare altri tasti oltre a
quelli già selezionati.
La prima tecnica consiste, ovviamen-
te, nell'utilizzare le combinazioni con i
selettori di stato. Ogni tasto può essere
utilizzato in combinazione con un solo
selettore alla volta. Da notare che si è
volutamente evitato di permettere com-
binazioni di due o più selettori (ad
esempio Shift-Ctrl-FI) per non costrin-
gere l'utente a veri e propri giochi di
prestigio con le dita. L'attenzione che
WordPerfect ha nei confronti delle rego-
le di usabilità e di ergonomia è infatti
uno dei motivi del suo successo nel
mercato, anche se si tratta di una carat-
teristica di cui non sempre l'utente si
rende conto.
La seconda consiste nell'utilizzare
combinazioni a sequenza, specialmente
per quello che riguarda i tasti di control-
lo del cursore. Ad esempio, per cancel-
lare una parola a destra del cursore
basta premere in sequenza i tasti Home
e Del, mentre se ad Home si fa seguire
il tasto cursore verso l'alto, il cursore si
sposta nell'angolo in alto a sinistra dello
schermo (posizione origine).
La terza consiste nel dare un differen-
te significato alle varie combinazioni a
seconda se l'utente ha marcato un bloc-
co di testo o meno. Il WordPerfect può
infatti lavorare sia in modo testo, ricono-
scendo quindi come unità di lavoro ri-
spettivamente il carattere, la parola, la
frase ed il paragrafo, oppure in modo
blocco, in cui opera solo sul blocco di
caratteri marcato dall'utente. Questi
può marcare un singolo carattere fino a
tutto il documento. Tale tecnica si dice
relativa al contesto, ovvero le stesse
azioni conducono ad un risultato diffe-
rente a seconda del contesto in cui si
opera. Questo può portare un attimo di
confusione a chi sia abituato a lavorare
in modo assoluto, in cui ad una combi-
nazione di tasti corrisponde sempre e
comunque una sola operazione sul te-
sto. ma dopo un po' la prima risulta
essere molto più naturale della secon-
da. anche perché è il modo in cui siamo
soliti operare nel mondo reale.
L'ultima tecnica consiste appunto nel-
la selezione a menu. Spesso una combi-
nazione selettore/tasto funzione non
comporta direttamente una operazione,
ma fa uscire sullo schermo un menu da
cui si può selezionare una determinata
opzione. A volte la struttura ha due o
più sottolivelli di menu. Ad esempio,
per cancellare una frase basta premere
Ctrl-F4, selezionare dal primo menu 1 e
dal secondo 3. Il tutto si scrive, nel
formalismo WordPerfect: Ctrl-F4,1,3.
A questo punto qualcuno potrà dire
che quest'ultima tecnica è un po' mac-
chinosa rispetto a quella di utilizzare
semplicemente, ad esempio Ctrl-Shift-
D. In realtà non è così. Innanzi tutto, da
un punto di vista mnemonico, le varie
operazioni sono raggruppate in famiglie,
rendono molto più ristretto il gruppo di
combinazione da tenere a mente. Una
volta individuata la famiglia che ci inte-
ressa e richiamatala con l'opportuna
combinazione selettore/tasto funzione,
il menu ci fornisce un mnemonico sicu-
ro ed efficace. Il tutto è molto utile a chi
ha da poco iniziato a lavorare con il
prodotto. In secondo luogo questa tec-
nica non limita l'utente esperto il quale
può benissimo premere la sequenza
richiesta velocemente senza aspettare
che escano i menu: WordPerfect ope-
rerà come richiesto senza alcun proble-
ma. Si noti che da un punto di vista
strettamente ergonomico, è molto più
veloce battere una sequenza di tre tasti
che una combinazione di tre tasti, spe-
cialmente se è necessario per far ciò
usare entrambe le mani. In terzo luogo,
è sempre possibile assegnare alle se-
quenze più usate una combinazione di
tipo «classica» come ad esempio Ctrl-
D. E questo ci introduce all'altra caratte-
ristica fondamentale di WordPerfect: le
macro.
WordPerfect è un elaboratore di testi
altamente programmabile. Oltre alla
possibilità di personalizzare l’ambiente
di lavoro come più si desidera, é possi-
bile memorizzare sequenze anche com-
plesse di operazioni sotto forma di ma-
cro richiamabili successivamente, ad as-
segnare loro un nome od una combina-
zione selettore/tasto alfanumerico. Non
solo, in alcune versioni di WordPerfect
esiste anche la possibilità di utilizzare
nelle macro vere e proprie istruzioni di
controllo del flusso (MS-DOS), mentre
in altre è possibile comunque utilizzare
un programmino a parte chiamato Ma-
cro Editor che permette di creare macro
avanzate (Amiga). Quest'ultimo tuttavia
non fa parte del prodotto ma è reperibi-
le tra i programmi di pubblico dominio.
È inoltre possibile, quando si lancia
WordPerfect, specificare una macro di
partenza, che viene attivata dal prodotto
al momento del caricamento, ed ese-
guita in modo da inizializzare l'ambiente
di lavoro.
Un'altra caratteristica molto apprezza-
ta del WordPerfect è la possibilità di
aprire un'altra finestra in cui sono visibili
contemporaneamente sia il testo im-
messo. sia i codici specifici di WordPer-
fect. dando la possibilità all'utente di
effettuare un rapido controllo di cosa
effettivamente contiene il documento.
Questo è molto utile per verificare se si
è effettivamente immesso un determi-
nato codice o meno, per controllare ì
codici a fronte di un comportamento
apparentemente in contrasto con quan-
to ci si aspettava, dovuto magari all’in-
troduzione involontaria di un codice in
più. od anche semplicemente per impa-
rare come si può ottenere un certo
risultato caricandosi un documento cre-
ato da qualcuno più bravo di noi.
Non starò a riportare qui tutte le
caratteristiche di WordPerfect, anche
perché ci sarebbe da scrivere un libro,
anzi, molti lo hanno fatto. Inutile dire
che WordPerfect ha tutto ciò che ci si
aspetta da un buon elaboratore di testi :
• gestione del formato della pagina (al-
lineamento. interlinea, margini, testo su
più colonne, salto pagina,...):
• gestione del testo (stili, font, colori,
indentazione, liste, sezioni,...);
• gestione delle opzioni di stampa (for-
mati differenti, buste, etichette, qualità
di stampa,...);
• gestione delle sezioni speciali (indice,
132
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
WORDPERFECT
WP 5.0 italiano per macchine MS-DOS.
Funzione Preview del WP 5.0 italiano
indice analitico, note a piè di pagina,
tabelle matematiche....);
• funzioni varie per la ricerca di parole
nel testo, la numerazione delle pagine, i
riferimenti automatici, e molte altre
operazioni utili sia per l'edizione diretta
del testo, sia per la gestione automatica
delle parti di un documento.
A questo si aggiunge il salvataggio
automatico a tempo o a variazione, cioè
ogni qual volta si salva un documento
modificato, la capacità di importare file
da altri prodotti, sia elaboratori di testi
come Wordstar, sia programmi come
Lotus 1-2-3, una potente funzione di
controllo ortografico, un dizionario dei
sinonimi e dei contrari, cosa questa
abbastanza rara in questo genere di
prodotti, e per finire la possibilità di
definire scheletri di documenti persona-
lizzabili grazie all'utilizzo di variabili da
integrare con file contenenti dati di inte-
grazione (merge). Entriamo ora nel det-
taglio dei singoli prodotti, partendo da
quelli MS-DOS.
WordPerfect 5.0
per MS-DOS
{italiano)
La prima cosa da dire è che lo sforzo
effettuato nel tradurre questa versione
in Italiano è stato indubbiamente notevo-
le. Non solo sono stati tradotti i testi
della guida in linea, i messaggi di errore, i
menu, ma persino i codici visualizzabili
tramite la funzione rivela codici. Ci si
potrebbe dimenticare che ci si trova di
fronte ad un prodotto americano se non
fosse che, a causa di problemi contin-
genti. la Sisoft non ha potuto fornire in
tempo il dizionario dei sinonimi e dei
contrari in italiano. Si tratta comunque di
una situazione temporanea che, come
dice un foglietto allegato sul dischetto
che doveva contenere tale dizionario e
che contiene invece ancora la versione
inglese, verrà prontamente risolta spe-
dendo a tutti gli utenti registrati il dizio-
nario in questione al più presto e gratui-
tamente. Probabilmente, per l'uscita di
questo articolo, la cosa sarà stata oramai
risolta. In compenso il vocabolario per il
controllo ortografico è stato regolarmen-
te tradotto nella nostra lingua.
Per chi avesse dimestichezza con la
versione 4.2 dell'MS-DOS o, volendo
fare un confronto con le altre tre versioni
non MS-DOS qui provate, non c'è dub-
bio che la versione 5.0 è decisamente
più avanzata della precedente. Innanzi
tutto è ora possibile integrare testi e
grafici, con possibilità di importazione di
oltre una dozzina fra i più noti formati
grafici, tra cui UFF, PC Paintbrush, HP
Graphics Language Plotter File ed En-
capsulated PostScript. È possibile visua-
lizzare una o due pagine affiancate in
modo grafico cosi come verranno poi
stampate, ed in aggiunta ingrandire solo
una parte del foglio (zoom).
Il numero di colonne affiancagli è ora
salito a ventiquattro, di ben tre tipi diffe-
renti. È inoltre possibile definire vari
formati e pre-definire all'Interno di questi
aree e campi, permettendo cosi di gesti-
re qualunque tipo di modulo o busta.
WordPerfect può usare diverse unità di
misura nel definire le caratteristiche del-
l'impaginazione e del testo, sia america-
ne che europee. Il risultato finale è un
elaboratore di testi con potenti funzioni
di impaginazione (DTP) anche per quello
che riguarda i singoli caratteri. È possibi-
le ad esempio ridurre lo spazio tra coppie
specifiche di caratteri (accostamento),
creare ligature, sovrapporre due o più
caratteri per generarne di nuovi, avanza-
re in alto o in basso la base di una riga di
testo ed altro ancora.
Una cosa che effettivamente lascia
perplessi è la mancanza di un program-
ma di installazione, presente in molti altri
pacchetti di questo livello. Bisogna
crearsi la directory a mano e copiarvici i
singoli file. Non che sia niente di trascen-
dentale, anche perché la sezione di in-
stallazione riporta passo per passo le
operazioni da effettuare, tanto che po-
trebbe farlo anche un utente che non sa
niente di DOS. ma proprio per questo
stupisce il fatto che non ci sia neanche
una procedura di tipo .BAT. Non ce lo
vedo molto un utente finale copiarsi i
vari file a mano dal prompt del DOS. Non
sarebbe neanche giusto chiederglielo.
Ottima è l'attenzione alle esigenze
degli utenti non di lingua inglese (anzi,
americana), cosa questa non sempre
facile da trovare nei prodotti Made in
USA, non tanto per la traduzione in
italiano, ma per l'impostazione di base.
Ad esempio è possibile impostare la
data in svariatissimi formati od utilizzare
ben tredici differenti set di caratteri, tra i
quali un set matematico/scientifico,
quello greco, ebraico, cirillico ed i due
alfabeti fonetici giapponesi: l'hiragana,
ed il katakana. É possibile inoltre riconfi-
gurare completamente la tastiera, an-
che per quello che riguarda i tasti di
controllo come Home.
Il dizionario dei sinonimi e dei contrari
è tra i più potenti che abbia visto ed è
indubbiamente più utile del controllo
ortografico per quello che riguarda la
nostra lingua. Quest'ultimo viceversa è
indispensabile in inglese, dove la pro-
nuncia non garantisce sempre la cono-
scenza di come una certa parola va poi
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
133
PROVA
WORDPERFECT
scritta. È comunque possibile definire
un dizionario supplementare, ad esem-
pio, nel caso si vogliano aggiungere
termini tecnici o specifici per determina-
te attività (medicina, elettronica, filoso-
fia, archeologia,..,). Si possono inoltre
cercare tutte le parole corrispondenti ad
un certo modello. Ad esempio. Pe*ra
visualizzerà parole come «pera». «Pe-
scara» e «pecora».
Il controllo ortografico può essere ef-
fettuato anche esternamente al prodot-
to. chiamando direttamente il modulo
Speli. Le prove che ho effettuato tutta-
via hanno rilevato un problema. Alcune
opzioni sono applicabili al solo dizionario
principale, fornito col prodotto, e non a
quello supplementare creato dall'utente
o fornito da un’altra casa di software.
Ebbene, tali opzioni non hanno ricono-
sciuto il dizionario italiano come un di-
zionario principale, come di fatto è. ma
lo hanno scambiato per un dizionario
supplementare. D'altra parte le opzioni
che lavorano con i dizionari supplemen-
tari non hanno riconosciuto come tale il
dizionario italiano, come è giusto che
sia. Questo non pone dei limiti all’uso
del dizionario, ovviamente, ma non per-
mette alcune operazioni, come la con-
versione da una versione all’altra di
WordPerfect o la visualizzazione dell’e-
lenco completo delle parole. Le versioni
MS-DOS non sono WYSIWYG per quel-
lo che riguarda i font, le dimensioni dei
caratteri e gli stili. I vari attributi del
testo sono resi mediante combinazioni
del colore di fondo e di quello di testo.
Per quello che riguarda la stampa dei
documenti ho solo due considerazioni
da fare. La prima riguarda la possibilità
di stampare da una certa pagina ad
un'altra. Questa funzione, estremamen-
te utile, è disponibile solo se si richiede
la stampa di un documento che si trova
su disco. Se sì vuole stampare un insie-
me di pagine del documento caricato in
WordPerfect, è necessario utilizzare
l’opzione blocco, cioè marcare esplicita-
mente il testo da stampare, cosa un po’
scomoda. La seconda osservazione ri-
guarda la stampa diretta, cioè la possibi-
lità di usare il computer come una mac-
china da scrivere. Questa funzione non
è disponibile nella versione 5.0 italiana.
Se la si richiama si ottiene il seguente
messaggio:
La funzione si Stampa diretta è stata tolta da
WordPerfect. Per una copia gratuita del pro-
gramma Stampa diretta di WordPerfect, tele-
fonare al (02| 33104382.
Premi un tasto per continuare
cosa che mi ha lasciato un po' perples-
so. Se è gratuita, perché non fornirla nel
prodotto?
Uso di due documenti in contemporanea.
Il programma di definizione dei drive
della stampante — il WordPerfect 5.0
viene fornito con almeno un centinaio
di driver di tutti i tipi, dalle stampanti a
margherita, a quelle a 9 e 24 aghi, alle
stampanti a getto di inchiostro e laser
— è un programma che, per comple-
tezza e possibilità, fa concorrenza allo
stesso WordPerfect. Si chiama PTR e
va lanciato al di fuori dell'ambiente
WordPerfect, cioè direttamente da
DOS. Esso permette di variare o creare
nuovi driver se siete stati tanto sfortu-
nati da non trovare il vostro tra quelli
forniti. In quest’ultimo caso comunque
scrivete o telefonate al Centro Assi-
stenza della WordPerfect Corp. (in Italia
chiamate la Sisoft a Milano), fornite il
vostro numero di licenza ed il tipo di
stampante che avete, e riceverete, po-
ste permettendo, il driver richiesto, il
tutto gratuitamente. A questo punto
potrete usare PTR per aggiungere nuo-
vi formati o nuovi font al vostro driver,
personalizzare alcune sequenze di con-
trollo o modificare il set di caratteri.
Comunque PTR è un programma per
utenti esperti, con una buona cono-
scenza delle sequenze di controllo della
propria stampante e tanta, tanta pa-
zienza: è incredibile quante cose può
contenere un driver per stampante. Do-
po una giornata che lavoravo con PTR
non avevo ancora provato tutte le sva-
riate possibilità offertemi...
Oltre a PTR il pacchetto comprende
altri programmi di utilità, tra cui quelli
per la conversione dei font, dei file
grafici, e dei formati non-WordPerfect o
relativi a versioni precedenti.
Considerazioni finali
sulla versione 5.0 MS-DOS
Una delle cose di cui si sente la
mancanza nelle versioni MS-DOS, è
quella di non poter lavorare contempo-
raneamente con più di due file. In effetti
in queste versioni è possibile caricare
allo stesso tempo due documenti, vi-
sualizzabili alternativamente o contem-
poraneamente dividendo lo schermo in
due parti. Sempre poco se si pensa che
nella versione Amiga ho lavorato tran-
quillamente su quattro documenti diffe-
renti in quattro finestre gestibili indipen-
dentemente sullo schermo. Bisogna pe-
rò riconoscere che tale limitazione è
principalmente dovuta alla povertà del-
l’ambiente operativo in cui si sta lavo-
rando, dato che ('implementazione di
tale funzione senza avere il supporto
diretto del sistema è indubbiamente co-
stosa. A questo riguardo si può dire che
qui gli ambienti Amiga e Atari si prendo-
no una decisa rivincita su quello MS-
DOS, che compensa parzialmente il fat-
to che abbiano, a causa del mercato più
ristretto, una priorità più bassa nelle
strategie della WordPerfect Corp., al-
meno al momento, mentre quello Mac
riesce a sfruttare il meglio dei due mon-
di. ma li la scelta è obbligata, come
vedremo.
Le versioni più avvantaggiate dal si-
stema operativo sono quella dell’Amiga,
essendo il solo dei quattro provati ad
essere multi-tasking, anche se ho avuto
l’impressione che l’attuale versione per
questo sistema non sfrutti al massimo
tutte le possibilità che esso offre, e
quella dei Mac. che può sfruttare l'im-
menso pacchetto di servizi che il siste-
ma offre. Il discorso ovviamente sareb-
be diverso se si andassero a esaminare
altri ambienti multi-tasking quali Unix ed
OS/2. In compenso, la versione 5.0 ci
permette di costruire un documento in
modo strutturato, creando un documen-
to principale ed agganciando a questo
vari sottodocumenti che si trovano in
file separati nei sistema. I vantaggi di
tale struttura sono notevoli, soprattutto
nella gestione di grossi documenti co-
me tesi o manuali.
Un altro punto debole di WordPerfect
è la gestione della grafica, non tanto per
il risultato finale, che dipende principal-
mente dalla stampante, quanto per la
lentezza nella preparazione del lavoro di
stampa. Ho stampato alcune immagini
fornite col prodotto sulla mia NEC P6
Plus. Indubbiamente il risultato è più
che accettabile, soprattutto nelle diago-
nali e negli archi, ma ci vuole troppo
tempo. A volte basta una piccola imma-
gine per rallentare di molto l’emissione
di una pagina. Consiglio quindi calda-
mente di concentrare le figure su alcu-
ne pagine, evitando di mescolare troppo
grafica e testo, a meno che non si abbia
una macchina basata su un 386 ed una
stampante laser. Non spaventatevi pe-
rò: stavo parlando sempre di attese di
una decina di secondi, non di minuti! E
comunque è sempre un elaboratore di
testi, non un prodotto DTP.
134
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
PROVA
WORDPERFECT
WordPerfect 5. 1
per MS-DOS
(inglese)
Chiamare questa versione 5.1 è deci-
samente indice di modestia. Infatti que-
sta versione rappresenta, rispetto alla
precedente, un vero e proprio salto di
qualità in termini di funzionalità fornite
all'utente. Sono rimasto decisamente
impressionato dal numero e dalle carat-
teristiche delle funzioni offerte in più.
Certamente ci sono funzioni che potreb-
bero essere ulteriormente migliorate,
come quelle relative alla velocità di for-
mattazione delle equazioni simboliche,
o quelle relative al formato della pagina
di stampa. Tuttavia il tutto incomincia a
somigliare decisamente più ad un pro-
dotto di impaginazione [DTP] che ad un
semplice elaboratore di testi |WP], La
preparazione degli elementi grafici per
la stampa non è comunque ancora al
livello di un prodotto, DTP.
Al contrario della versione preceden-
te. la 5.1 comprende un programma di
installazione automatica. Non è quindi
più necessario, e di fatto possibile, co-
piare direttamente i singoli file, in quan-
to questi sono impacchettati in file in
formato compresso, uno per dischetto.
Questi file vengono automaticamente
espansi dal programma di installazione
grazie ad altri file di controllo sempre
presenti sui singoli dischetti. Questo dà
la possibilità di installare solo alcuni
dischetti, se si hanno problemi di spazio
sul disco fisso, potendo sempre installa-
re il resto successivamente. Purtroppo
non è possibile estrarre un singolo file,
per cui, se per un qualche motivo si è
cancellato un file dei prodotto e non se
ne ha la copia di riserva, è necessario
reinstallare tutto il dischetto del quale
faceva parte.
La prima differenza rispetto alla ver-
sione precedente la si nota sulla intesta-
zione del manuale. Infatti in aggiunta a
«WordPerfect for IBM Personal Compu-
ter» c'è la scritta «and PC Networks».
Questo vuol dire che la 5.1 può essere
usata in più di una dozzina di diverse
reti per personal computer come risorsa
condivisa fra i vari utenti. Ogni utente
può lavorare con il prodotto dalla propria
macchina anche se il prodotto è installa-
to su una macchina centrale che contie-
ne tra l’altro i dizionari ed i file di confi-
gurazione. Il prodotto gestisce anche i
problemi di sicurezza e le autorizzazioni
di accesso ai file, necessarie quando si
lavora in un sistema distribuito.
Un'altra grossa novità è la possibilità
di utilizzare i menu a tendina, molto
comodi soprattutto per gli utenti meno
esperti. Questi possono essere attivati
con il tasto destro del mouse o premen-
do Alt-=. La loro struttura tuttavia è
molto differente da quella dei menu
classici di WordPerfect, cosa che può
confondere l'utente più esperto, ma
non chi già conosce una delle versioni
che utilizzano i menu a tendina su altre
macchine (eg. Amiga), essendo pratica-
mente la stessa in tutte le implementa-
zioni. A mio avviso si tratta di una scelta
intelligente: da una parte si è giusta-
mente deciso di dare ai menu a tendina
una struttura più consona a questo tipo
di interfaccia, dall'altra si è comunque
mantenuto un alto livello di portabilità
fra i vari ambienti.
La terza novità è l'editore delle equa-
zioni. Il WordPerfect 5.1 permette infat-
ti di costruire equazioni anche molto
complesse, grazie ad un vero e proprio
linguaggio che mette a disposizione un
numero impressionante di simboli e di
operatori. Ovviamente il risultato non
può essere visualizzato in modo testo,
essendo un elemento grafico, ma può
essere visto con l'opzione preview. La
stampa ne è un po' rallentata, ma è di
ottima qualità anche su una ventiquattro
aghi.
Un'altra novità è la possibilità di crea-
re tabelle di dati grandi fino a 32 colon-
ne per 32765 righe. Naturalmente i dati
possono essere importati anche da un
foglio elettronico.
Altre caratteristiche di questa versio-
ne sono un potenziamento nella stampa
di etichetta, la possibilità di associare ad
un documento un nome lungo fino a 68
caratteri, visualizzabile nella lista dei do-
cumenti al posto del più ermetico nome
del file MS-DOS. la possibilità di stam-
pare graficamente qualsiasi carattere tra
gli oltre 1500 supportati dal WordPer-
fect, nuove istruzioni di controllo del
flusso per le macro avanzate, una mi-
gliore gestione della memoria espansa,
la possibilità di riconoscere codici di
pagina [codepage] diversi dal 437 (US.
Italia, ed altri paesi), ed una serie di
opzioni per supportare alcune schede
grafiche che davano problemi con la
5.0.
Il programma PTR è diventato sempli-
cemente mostruoso. Le possibilità sono
aumentate di molto, tanto che alcune
voci precedentemente presenti nel me-
nu principale si sono dovute spostare in
sottomenu appositamente aggiunti.
Certo non tutto serve, specie se si ha
una stampante ad aghi, ma il program-
ma è veramente completo, mostrando i
suoi punti di forza soprattutto nella ge-
stione delle stampanti laser. Se siete
stati tanto bravi da costruirvi da soli una
stampante assolutamente atipica, ebbe-
ne PTR vi permetterà anche di costruire
il miglior driver per quella stampante.
Scherzi a parte. PTR è ora più che mai
un prodotto per esperti, tanto è vero
che il manuale di questo programma
non fa parte del pacchetto base, ma va
ordinato a parte alla casa produttrice.
Considerazioni finali
sulla versione 5.1 MS-DOS
Si tratta di un prodotto veramente di
alto livello, il cui unico limite è rappre-
sentato proprio dal sistema operativo in
cui gira.
Certo, se si volesse sfruttare al mas-
simo, sarebbe necessario passare varie
ore sul manuale. Per fortuna WordPer-
fect ci permette di fare in modo sempli-
ce le cose più semplici, senza costrin-
gerci ad apprendere tecniche comples-
se anche per scrivere una lettera od un
articolo. Tuttavia, se si rende necessario
modificare i valori di default per il pro-
dotto (cioè, non quelli relativi ad un
documento, ma quelli validi per ogni
nuovo documento), è necessario affron-
tare una serie di operazioni non del
tutto banali. Di questo ho forse risentito
più del dovuto in quanto il prodotto era
nella versione americana, per cui ho
dovuto effettuare una serie di modifiche
per europeizzarne le caratteristiche (pa-
gina A4, centimetri,...). Non che si tratti
di operazioni particolarmente comples-
se. ma sicuramente non affrontabili il
primo giorno che si usa il prodotto. Un
utente americano ovviamente non
avrebbe avuto alcun problema, dato che
i default sarebbero andati benissimo per
le prime prove, così come certamente
non avrà alcun problema l'utente italia-
no quando la versione 5.1 sarà disponi-
bile anche nella nostra lingua, verso
maggio di quest'anno.
WordPerfect 4.1.11
per Amiga
Vediamo ora la versione per l'am-
biente Amiga, uscita nel novembre del-
lo scorso anno negli Stati Uniti ed arri-
vato anche da noi questa primavera. A
dispetto del numero, che la porrebbe
logicamente come una semplice modi-
fica della vecchia 4.1, la 4.1.11 rappre-
senta indubbiamente un bel salto di
qualità per questo prodotto, di nobili
origini, ma finora poco fortunato in que-
sto ambiente.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
135
PROVA
WORDPERFECT
Le vicende alterne che hanno visto
alla (ine del 1989 la WordPerfect Corp.
prima discontinuare, poi riconfermare la
versione Amiga del WordPerfect, ave-
vano fatto temere gli estimatori di que-
sto potente elaboratore di testi che la
WordPerfect Corp. abbandonasse del
tutto l'area Amiga. In effetti, i problemi
commerciali avuti dalla casa sul merca-
to Amiga, hanno di fatto fermato o
quanto meno ritardato le iniziative
WordPerfect per questo computer
(DrawPerfect, PlanPerfect. WordPer-
fect Library).
Il fatto che, nonostante i molti cam-
biamenti, la WordPerfect Corp. non ab-
bia ritenuto opportuno chiamare la nuo-
va versione 4.2, è indubbiamente un
indice di serietà e professionalità, in
linea con la posizione presa di allineare
la versione nei vari ambienti. In effetti,
per quanto buona, questa versione non
ha ancora raggiunto, seppur di poco, la
qualità della 4.2 in ambiente MS-DOS.
In particolar modo, come diremo più
avanti, il programma di utilità Printdef
per la personalizzazione del driver della
stampante, è ancora decisamente da
migliorare.
Tuttavia, se andiamo a confrontare le
sequenze di tasti utilizzate per la ver-
sione 4.1.11 dell'Amiga con quelle del-
le versioni 4.1 e 4.2 MS-DOS. l'impres-
sione generale è che la corrispondenza
sia con quest'ultima piuttosto che con
la prima, anche se alcune estensioni
della 4.2 ancora mancano.
Il prodotto si installa molto facilmen-
te per mezzo di un apposito program-
ma di installazione, che permette an-
che di installare una nuova versione su
quella precedente. Al contrario della
versione 5.1 MS-DOS, tuttavia, è anco-
ra possibile copiarsi direttamente i sìn-
goli file da dischetto.
La prima impressione è quella di un
prodotto solido, a suo agio nel sistema
in cui viene offerto, ed in prima appros-
simazione del tutto simile all’analoga
versione disponibile sotto MS-DOS (ov-
viamente la 4.2, non la nuovissima
5.1).
La 4.1.11 è indubbiamente meglio
integrata nel sistema Amiga della pre-
cedente. In particolare il quadro di cari-
camento e salvataggio dei documenti
[file requester) è molto ben studiato, di
facile utilizzo e decisamente potente. I
menu inoltre, permettono a chi abbia
più familiarità con il mouse che con la
tastiera, di effettuare tutte le operazioni
desiderate selezionando direttamente
la funzione con il puntatore del mouse.
L'interfaccia utente è molto chiara, e le
convenzioni usate sono semplici e coe-
renti per tutte le operazioni.
In caso di necessità, WordPerfect
mette a disposizione dell'utente una
guida in linea [help on-line] semplice-
mente permettendo il tasto Help sulla
tastiera. Nella versione MS-DOS. tale
funzione era effettuata tramite F3, che
così, nella versione Amiga, rimane libe-
ro per la funzione Italico. In aggiunta
alle combinazioni classiche, la versione
Amiga permette una serie di combina-
zioni aggiuntive che utilizzano i due ta-
sti Amiga, sinistro e destro.
Una delle prime cose che ho potuto
constatare con soddisfazione, è che
questa versione di WordPerfect non
solo supporta perfettamento lo scher-
mo PAL, ma gestisce correttamente la
tastiera italiana. Anzi, opera con la
mappa caricata in memoria, qualunque
essa sia. Infatti sono stato in grado di
utilizzare tutti caratteri definiti nella
mappa [keymap] che attualmente uso
e che ho modificato con l'aggiunta di
tutta una serie di caratteri oltre a quelli
classici della tastiera italiana fornita dal-
la Commodore.
Non solo: dato che la tastiera italiana
utilizza il tastierino numerico per intro-
durre alcuni caratteri, mentre WordPer-
fect usa tale tastierino secondo lo stile
classico delle tastiere IBM (Home,
PgUp, PgDn, e via dicendo), gli svilup-
patori della WordPerfect hanno risolto
egregiamente il problema ridefinendolo
il tastierino come nella versione MS-
DOS. lasciando inalterate le definizioni
per i tasti in combinazione con Shift ed
Alt. In tal modo, da una parte esso può
essere utilizzato per le operazioni di
spostamento cursore e di scorrimento
del WordPerfect, dall'altra in combina-
zione con il tasto Shift. è possibile in-
trodurre i vari caratteri previsti sulla ta-
stiera italiana, mentre infine, premendo
il tasto Alt lo si può utilizzare come
tastierino numerico. Se poi a qualcuno
dà fastidio dover tenere premuto il ta-
sto Alt, basta premere Alt ed il tasto
meno sul tastierino. Tale combinazione
si comporterà come il tasto NumLock
delle tastiere IBM, permettendo cosi di
introdurre direttamente i numeri e.
sempre in combinazione con Shift, i
caratteri della tastiera italiana.
La versione Amiga è parzialmente
WYSIWYG, dato che sfrutta i codici
ANSI per la visualizzazione sullo scher-
mo dei vari stili del testo (grassetto,
italico,...), ma non gestisce sullo scher-
mo né le dimensioni dei caratteri, né i
vari font.
Per quello che riguarda l'integrazione
tra il prodotto ed il sistema operativo,
ho rilevato solo un certo appesantimen-
to del sistema nel caso più programmi
siano stati caricati contemporaneamen-
te. Non posso esserne sicuro, ma è
possibile che l'integrazione tra il pro-
dotto ed Intuition non sia tra le più
pulite. Ad esempio, sul mio sistema
gira un programmino PD chiamato Ma-
chll, il cui scopo è quello di velocizzare
i movimenti del puntatore, aprire una
finestra Shell premendo lAmi-Esc (co-
me PopCLI) e molte altre cose, tra cui
la cosiddetta funzione Sun-mouse.
Questa attiva automaticamente la fine-
stra sotto il puntatore del mouse, sen-
za bisogno di premere il tasto sinistro
dello stesso.
Ed è proprio questa funzione a crea-
re un effetto collaterale con WordPer-
fect: in pratica, ogni volta che il punta-
tore passava da una finestra all'altra
nello schermo WordPerfect, sembrava
quasi che lo sprite inciampasse sul bor-
do. Si bloccava cioè per un quarto di
secondo rendendo difficile lavorare con
il mouse. Mi é bastato eliminare que-
sta funzione (via Ctrl-IAmi-F3) per risol-
vere il problema.
Un vero e proprio rallentamento delle
operazioni è invece visibile se si carica
nello stesso momento WordPerfect ed
il programma di definizione dei driver
delle stampanti Printdef. Fra gli altri
programmi forniti con WordPerfect
4.1.11, infatti, c'è Printdef. Esso vor-
rebbe essere l'equivalente del pro-
gramma PTR delle versioni MS-DOS.
Devo dire che è l'unico che mi ha
creato problemi. L'interfaccia è povera
e molto lenta. La tastiera è codificata
nel programma, per cui non riconosce
quella italiana.
Inoltre le possibilità di edizione dei
driver e le sequenze supportate sono
estremamente limitate. Possono esse-
re definiti solo otto font, ma dato che
non è possibile definire per ognuno di
essi più di un livello di qualità (e su
certe stampanti più di una dimensione
dei caratteri), questi si riducono ulte-
riormente.
Anche i formati della carta non pos-
sono essere definiti, e le sequenze di
comandi da mandare alla stampante si
riducono a quelle relative ad un nume-
ro limitato dì situazioni. Solo la gestio-
ne dei set di caratteri è più ricca di
possibilità, ma non segue lo standard
WordPerfect utilizzato sulle macchine
MS-DOS, che rende questo prodotto
estremamente indipendente dal set uti-
lizzato dal sistema operativo. Per con-
cludere, Printdef è lontano anni luce
dal programma PTR disponibile con la
versione 5.1 MS-DOS.
Fra le varie icone, quella etichettata
Setup permette di lanciare WordPer-
fect con l'opzione -s direttamente da
Work Bench. Tale opzione serve a per-
136
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
WORDPERFECT
sonalizzare un certo numero di parame-
tri del prodotto.
Considerazioni finali
sulla versione Amiga
Nel complesso si può dire che Word-
Perfect 4.1.11 per Amiga è uno dei
migliori elaboratori di testi non grafici
disponibili per questa macchina. Esso è
chiaramente avvantaggiato sulla con-
correnza dalla grande esperienza che
gli viene dalle versioni disponibili su
altre macchine, come ad esempio quel-
le MS-DOS. Ovviamente non si può
paragonare questa versione a quella di-
sponibile al momento su tali macchine,
sia perché quest'ultima è arrivata ormai
alla versione 5.1, sia soprattutto perché
la differenza dei due mercati si riper-
cuote in una differente allocazione di
risorse ed investimenti da parte della
WordPerfect Corp. nei confronti dei
due ambienti. Infatti, dopo un momen-
to in cui sembrava che la WordPerfect
Corp. avrebbe discontinuato definitiva-
mente il prodotto Amiga, anche in se-
guito alle proteste ricevute da tutto il
mondo per la strategia adottata, si è
deciso di lasciare tre sviluppatori per
l'ambiente Amiga. Certamente non ci
si può aspettare che un gruppo così
modesto, seppure entusiasta e ben
preparato, possa mantenere il passo
dei loro colleghi che sviluppano per
ambienti ben più remunerativi per la
società. A riprova delle buone intenzio-
ni della WordPerfect Corp. di continua-
re a sviluppare in ambiente Amiga
nonostante non sia certo un mercato di
punta per questa società, riporto qui un
estratto della risposta che ho ricevuto
dalla WordPerfect Corp. in seguito alla
lettera di proteste che, come molti altri
utenti Amiga, ho spedito dopo l'annun-
cio di circa un anno fa di abbandonare
il progetto Amiga. Lascio il testo in
inglese, essendo di semplice tradu-
zione:
... WordPerfect Corporation' s plans for con-
tinued Amiga produci development bave
been subject of much discussion. WP
Corp. is continuing development of what
WordPerfect for thè Amiga... We will also
continue to mantain and provide iterim re-
leases for WordPerfect Library for thè Ami-
ga.. The primary reason for thè cutback is
that... sales v/ere good when thè products
were initially released, but they deciined si-
gnificantly soon afterwards. .. Currently three
full-time programmerà and two full-time tes-
ters are working on WP Corp's Amiga pro-
ducts... We had begun development of
PlanPerfect. WP Corp's spreadsheet, for thè
Amiga, but chose not to pursue this...
Reed Haiusworth Manager, Amiga Products
Marketing
Amiga Division of WordPerfect Corporation
ISSS N. Technology Way Orem, UT 84057,
USA
Ho ricevuto questa lettera nel giugno
'89. pochi mesi prima cioè del rilascio
di 4.1.11 negli Stati Uniti (ottobre '89).
Detto questo, tuttavia, come già ac-
cennato. non posso fare a meno di
individuare nella gestione dei driver del-
le stampanti, dei font e dei formati
della carta, il punto debole della versio-
ne Amiga di WordPerfect.
Innanzi tutto otto set di caratteri so-
no decisamente pochi. Poco usabile è
tra l'altro il fatto che essi siano indivi-
duati da un numero e che non possano
essere selezionati tra tutti quelli dispo-
nibili direttamente da WP. ma sia ne-
cessario piuttosto entrare in Printdef e
modificare il driver della stampante. In
secondo luogo sono disponibili solo
due formati predefiniti per la carta, e
cioè il Letter Size US da 11” ed il Legai
Size US da 14”. Se non si usa uno di
questi due formati si può selezionare
Other (Custom) e definire direttamente
il numero di linee per pagina, di testo
ed in totale. Non si può però memoriz-
zare una serie di formati e dar loro un
nome, da riutilizzare successivamente,
come in WordPerfect 5.1 MS-DOS.
Mi aspetto di vedere nella prossima
versione — spero la 6.0, dato che a
mio avviso l'ambiente Amiga dovrebbe
essere allineato a quello OS/2 con PM,
date le analogie — un programma di
personalizzazione del driver della stam-
pante quanto meno allo stesso livello
del programma principale, un supporto
per i set di caratteri analogo a quello
del WordPerfect 5.1 MS-DOS, indipen-
dente cioè dal sistema ed il supporto
della grafica sia in formato WP, che in
quello IFF. Sarebbe bello avere anche il
Note
1 CrossDOS è un handler che permette di operare su un dischetto da 3" 1/2 formato
MS-DOS 720K direttamente su un lettore Amiga, semplicemente montando una unità
logica (ad esempio DIO:) associata a quel determinato handler. Si tratta di un
programma molto potente che permette a tutti i programmi Amiga «educati», in grado
cioè di riconoscere le varie unità logiche e di operare su di esse, di lavorare
direttamente su un file MS-DOS senza prima convertirli al formato Amiga. Difatti è un
gestore del filing System MS-DOS.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
137
PROVA
WORDPERFECT
salvataggio dei file in formato compres-
so analogamente a quello che fa il C1-
Text, l'elaboratore di testi della Cloanto
di Udine. Al momento il prodotto non
vale forse le 400.000 lire del prezzo di
listino, ma certamente è uno dei mi-
gliori. se non il migliore elaboratore di
testi in ambiente Amiga; meno spetta-
colare di altri, ma c’è dentro molto di
più di quello che può sembrare. Uno di
quei rari casi in cui il nome è veramen-
te garanzia di qualità.
WordPerfect 1.0.3
per Macintosh
Quando ho iniziato le prove di questa
versione, devo dire che sono rimasto
veramente impressionato. Il livello fun-
zionale è quello delle versioni 5.0 per
l’ambiente MS-DOS ma le possibilità
addizionali sono notevoli. Parlando con
un esperto di questa macchina mi sono
presto reso conto di due cose: la prima
è che molto di tutto ciò che mi aveva
colpito era dovuto al sistema operativo,
che mette a disposizione delle applica-
zioni una quantità incredibile di servizi
anche di alto livello; la seconda è che
comunque tutti i prodotti sotto Mac —
e quindi anche gli altri elaboratori di
testi — sono obbligati ad avere certe
caratteristiche, peraltro già disponibili
nel sistema. Esemplificativo il fatto che
l'esperto in questione, avvicinatosi
mentre lavoravo con il prodotto, per un
attimo lo aveva confuso con il Word 4.
Ad esempio entrambi usano lo stesso
righello, cioè una finestra orizzontale
contenente un righello diviso in centi-
metri o pollici, che, grazie ad un certo
numero di icone, permette di effettuare
velocemente col mouse tutta una serie
di operazioni relative all'impaginazione
del testo (incolonnamento, allineamen-
to, tabulazione...). Se quindi da una par-
te questa versione sembra offrire, e di
fatto lo fa, molto di più della equivalente
versione MS-DOS. dall’altra essa deve
confrontarsi con gli altri elaboratori di
testi nello stesso ambiente, dove cioè il
gioco è più duro, essendo ad armi pari.
Non dimentichiamoci comunque che, in
un certo senso, il Mac è una macchina
fortemente orientata al DTP. e quindi
l'utente Mac è molto più esigente al
riguardo. Devo dire tuttavia che è stata
un'esperienza interessante per me.
E veniamo al prodotto.
Non esiste una procedura di installa-
zione automatica, ma è necessario co-
piare i due dischetti "a mano". Si tratta
tuttavia di una operazione semplicissi-
ma. Basta inserire il primo dischetto e
spostare l’icona nella finestra del disco
fisso. Il sistema creerà una nuova car-
tellina (folder) e vi copierà tutti i file.
Quindi si inserisce il dischetto dei dizio-
nari, si apre la finestra e si copiano
direttamente i tre file che contiene nella
nuova cartellina, uno alla volta, sempre
con il mouse.
L'interfaccia utente è potente ed
estremamente differenziata. Oltre alle
combinazioni via tastiera ed ai menu a
tendina, esistono in questa versione an-
che molte operazioni che possono alter-
nativamente essere effettuate via
mouse operando su oggetti situati nella
cornice della finestra. Ad esempio si
possono attivare i vari stili, come il
grassetto o l’italico, selezionando gli in-
dicatori di stile posizionati nel lato infe-
riore dello schermo. L’utente ha quindi
in ogni momento più di un modo di fare
la stessa operazione. Una delle prove
effettuate, tuttavia, ha evidenziato un
problema, se tale può essere considera-
to. Dato che la maggior parte delle
tastiere Apple non ha i tasti funzionali,
le varie operazioni sono effettuate via
tastiera utilizzando il selettore Coman-
di □. Ad esempio, i codici nascosti pos-
sono essere visualizzati con il comando
□ 7. La macchina su cui stavo effet-
tuando la prova era un Mac Ilei, con una
tastiera dell'Apple II. Mi sono accorto
che alcune .combinazioni, tra cui quella
menzionata, sembravano non avere al-
cun effetto. Ho allora cambiato tastiera,
sostituendola con una Mac II con i tasti
funzione. Ho quindi provato le combina-
zioni «classiche», come, nel caso dei
codici nascosti, A!t-F3: il tutto ha funzio-
nato egregiamente. Non ho avuto modo
di provare altre tastiere, ma questo po-
trebbe creare dei problemi a quegli
utenti che non hanno i tasti funzionali,
costringendoli ad operare via menu nel
caso una combinazione non funzioni.
Anche per l’utente fornito di tastiera
avanzata, tuttavia, c’è un lato negativo:
la guida rapida pieghevole riporta solo le
combinazioni che utilizzano il tasto □. e
non quelle ottenute con i tasti funzione.
Un'altra differenza nell'interfaccia inte-
rattiva della versione Mac rispetto a
quella MS-DOS è la guida in linea (help
on-line). Questa segue lo stile Mac ad
indice, piuttosto che quello classico
WordPerfect. Inoltre i menu a tendina si
differenziano un poco da quelli delle
altre versioni, a causa di alcune regole
che il sistema operativo impone ai suoi
prodotti.
138
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
PROVA
WORDPERFECT
La prima cosa che salta all'occhio
quando si carica un documento, è che
la versione Mac è completamente WY-
SIWYG, al contrario di quella MS-DOS.
Non solo il documento appare come
quando verrà stampato, ma il testo vie-
ne visualizzato con tutte le caratteristi-
che richieste, sia per quello che riguar-
da gli stili, il tipo di caratteri e le loro
dimensioni. Caratteristiche come quella
delle colonne parallele sincronizzate,
non disponibili nella maggior parte degli
elaboratori di testi per Macintosh, oppu-
re la possibilità di visualizzare grafica e
testo contemporaneamente mentre si
lavora, fanno del WordPerfect per Mac
un prodotto che potrebbe fare a meno
nella maggior parte dei casi di un pac-
chetto DTP anche per documenti com-
plessi. Le immagini possono essere
modificate a piacere mentre si lavora
sul documento, al contrario di quello
che succede nelle versioni MS-DOS.
Non solo, ma oltre a poterle posizionare
dove si vuole, possono essere allargate,
allungate e scalate proporzionalmente.
Tuttavia, la caratteristica che mi ha
impressionato di più, è la possibilità di
includere del codice PostScript diretta-
mente nel testo, in un qualunque punto.
Questo dà una potenza enorme al pro-
dotto, dando di fatto all'utente la possi-
bilità di fare qualsiasi tipo di operazione
all'interno del documento, anche quelle
non direttamente offerte da WordPer-
fect (rotazioni, testo riprodotto lungo
curve, persino frattali!).
Il controllo ortografico é molto poten-
te. Nel caso il prodotto non trovi un
termine all'interno del dizionario (ad
esempio thru) — quello americano con-
tiene più di 115.000 termini — Word-
Perfect propone all'utente due possibili
liste di termini, una basata sulla somi-
glianza tipografica (nel nostro caso
thrum, thur,...), l'altra basata sulla somi-
glianza fonetica (cioè through, threw,...).
WordPerfect 1 .0.3 per Mac è in grado
di esportare ed importare documenti in
e da molti formati. In particolare può
esportare un documento nel formato
5.0 dell’MS-DOS, convertendo quasi
tutti i codici. Ovviamente alcuni elemen-
ti non possono essere convertiti, come
le istruzioni PostScript eventuàlrhente
inserite nel documento, od alcuni tipi di
font. Le figure possono essere importa-
te ma non esportate.
Al contrario degli altri ambienti, la
versione Mac non prevede un program-
ma di definizione dei driver delle stam-
panti. Prevede tuttavia un interessante
programma di conversione (WP File-
Convert) che permette di convertire al-
cuni formati relativi a fogli elettronici o
basi dati, in un sottodocumento di
WordPerfect. Fra i formati ci sono: Ex-
cel, Reflex Plus, Microsoft Works e
Jazz. In tutto sono oltre una decina.
Considerazioni finali
sulla versione Macintosh
Una valutazione che andasse a con-
frontare questa versione con le altre
interessate dalla prova in oggetto, non
potrebbe che segnalarla come la miglio-
re in assoluto. Mi sembra tuttavia cor-
retto ribadire come ciò sia dovuto in
buona parte al sistema operativo in cui
opera, anche se gli sviluppatori della
WordPerfect Corp. hanno fatto uno
splendido lavoro di integrazione senza
togliere nulla alle caratteristiche del pro-
dotto condivise da tutte le versioni. Ho
visto molti prodotti portati da un am-
biente all'altro e. in genere, il risultato è
spesso un ibrido che mal si presenta
vuoi all’utente del sistema, vuoi all'uten-
te dell'applicazione. Penso di poter af-
fermare con tranquillità che questo non
è il caso del WordPerfect. A mio avviso
il vero confronto va effettuato fra il
WordPerfect 1.0.3 e gli altri elaboratori
di testi disponibili su Mac, magari valu-
tando anche le performance comparate
sui vari modelli. Ma questa è un'altra
storia...
WordPerfect 4. 1
per Atari ST
La versione per Atari è funzionalmen-
te equivalente a quella Amiga. Anche
l'interfaccia è molto simile. L'installazio-
ne è tuttavia molto pesante. Al contrario
della 4.1.11 Amiga, la versione Atari
non ha un programma di installazione
automatica, ma, come nel Mac. bisogna
copiarsi i dischetti sul disco fisso spo-
stando le icone con il mouse. Solo che,
mentre per Mac ci sono solo due di-
schetti, la versione Atari ne ha ben
sette! Pergiunta la creazione della direc-
tory non è automatica, ma va creata
prima del menu di sistema.
Su questa versione c’è poco da dire,
dato che ricalca nel bene e nel male
quella Amiga. Rispetto a questa ha la
limitazione dell'ambiente mono-tasking,
ma in compenso, anche se in modo più
limitato rispetto al Mac. è WYSIWYG.
Una considerazione personale. L'uti-
lizzo dei tasti funzione su questa mac-
china è abbastanza pesante: anche se il
loro disegno è elegante, non sono parti-
colarmente ergonomici. E dato che
WordPerfect usa molto tali tasti, a voi
trarne le conseguenze.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
WORDPERFECT
Le prove di stampa sono state impat-
tate da un problema con la definizione
della stampante. Quest'ultima era una
Atari SLM804 Laser, collegata al com-
puter via SCSI. In definitiva, la stampan-
te non risulta collegata né alla porta
parallela, né a quella seriale. Alla sele-
zione del driver, tuttavia, WordPerfect ci
chiedeva le specifiche del collegamento
e. per quanto si sia provato un po' di
tutto, non si è riusciti ad avere una
stampa diretta sulla Laser. Abbiamo
chiamato l'Atari ma non hanno potuto
esserci molto d’aiuto, confermando so-
lo di aver avuto anche loro problemi
analoghi. A questo punto sospendo il
giudizio... Il programma per la definizio-
ne dei driver non vale certo di più di
quello Amiga e difatto ha le stesse
limitazioni, tra cui quella molto grave sul
numero di font definibili: otto. Inutile
ripetere le stesse considerazioni.
Considerazioni finali
sulla versione Atari
Quanto detto per l'Amiga vale anche
per l'Atari, salvo aggiungere che l'inte-
resse della WordPerfect Corp. per que-
sto ambiente sembra essere inferiore di
molto anche a quello dell'ambiente
Amiga. Se si pensa che questa macchi-
na si è presentata sul mercato come
una soluzione DTP a basso costo, que-
sto non è certo un fatto positivo. Diffici-
le però dire se ciò sia dovuto al sistema
operativo, al WordPerfect, od ad una
sfortunata concomitanza di problemi da
parte di entrambi
Le prove speciali
Vediamo ora alcune prove da me ef-
fettuate sulle varie versioni. Non si trat-
ta delle classiche prove di prodotto del-
le quali, per owii motivi di spazio ho già
riportato solo le considerazioni finali e le
impressioni personali, bensì di prove un
po' speciali, che vanno ad analizzare
funzioni e possibilità non previste dagli
sviluppatori, o comunque potenzialità
meno evidenti del prodotto. Per quello
che riguarda gli ambienti Amiga ed MS-
DOS ho effettuato due prove, la prima
con il WordPerfect 5.1 americano, la
seconda con la versione 5.0 italiana.
Nella prima prova, dopo aver montato
l'unità logica DII: grazie a CrossDOS
(vedi nota 1), ho creato un documento
WordPerfect con una frase contenente
tutti i caratteri italiani ripetuta più volte,
una per ogni possibile stile (italico, gras-
setto, sottolineato, e così via). Poi ho
esportato il tutto su un dischetto da tre
pollici e mezzo formato MS-DOS 720K
usando appunto l'unità DII:. A questo
punto ho inserito il dischetto in un PS/2
con WordPerfect 5.1 versione MS-DOS.
ed ho caricato il file. WordPerfect ha
convertito automaticamente il formato
4.2 in quello 5.1. Il documento è risulta-
to perfettamente leggibile, con tutti i
caratteri a posto, grazie alla gestione
WordPerfect dei character set, che è
indipendente da quelli usati nella mac-
china su cui gira il sistema. Naturalmen-
te ho effettuato anche l'operazione in-
versa, dato che WordPerfect 5.1 per
MS-DOS può esportare documenti in
formato 4.2, mentre la versione Amiga
può importare il formato IBM 4.2. Il
tutto senza il minimo problema. Entram-
be le macchine avevano la tastiera italia-
na. mentre entrambi i programmi Word-
Perfect. come già detto, erano nella
versione americana.
La seconda prova l'ho effettuata cari-
cando il WordPerfect 5.0 MS-DOS sul
Sidecar, l'espansione IBM compatibile
dell'Amiga, quindi ho caricato un docu-
mento italiano tra quelli forniti per l'ad-
destramento, l'ho quindi salvato nel for-
mato 4.2 e l'ho scaricato su un dischet-
to Amiga col comando di trasferimento
AWRITE fornito con il Sidecar. A questo
punto ho importato il documento sotto
WordPerfect 4.1.11 che. ricordo per
l'ennesima volta, è nella versione ameri-
cana. Ho quindi stampato il documento,
che conteneva solo vari stili di testo ma
anche funzioni matematiche, sia dalla
parte Amiga, sia, dopo aver lanciato il
programma LPTIs che collega virtual-
mente la parte Sidecar alla stessa stam-
pante collegata fisicamente all’Amiga,
dalla parte MS-DOS. Risultato: i due
documenti stampati erano assoluta-
mente indistinguìbili l’uno dall'altro.
Questa si chiama flessibilità!
Una prova analoga l’ho effettuata cari-
cando direttamente da un dischetto
Atari infilato nell'unità A di un PS/2 uno
dei documenti di prova inclusi nel Word-
Perfect 4.1 per Atari ST. Quindi l'ho
stampato su una Star-LC24-10. Il risulta-
to è stato eccellente. Nessun problema.
Viceversa ho avuto qualche problema
nel convertire una immagine .PCX a 16
colori in una di tipo .WPG da includere
in un documento, usando il programma
di conversione incluso nel pacchetto del
WordPerfect 5.0 MS-DOS. La conver-
sione è stata effettuata regolarmente
ma. anche dopo vari tentativi, non sono
riuscito ad ottenere una immagine sod-
disfacente. Raccomando perciò, se ave-
te una stampante non a colori, di con-
vertire solo immagini in bianco e nero,
per avere il miglior risultato, altrimenti
questo dipende troppo dai colori usati,
non potendo gestire direttamente l'as-
sociazione colore/retino WP.
Una interessante prova relativa alla
capacità di WordPerfect di gestire lo
stesso documento su più stampanti,
anche con caratteristiche molto differen-
ti, è stata la seguente. Dopo aver carica-
to sul Mac Ilei usato per la prova due
nuovi font, e precisamente il PostScript
Park Avenue della Adobe (vettoriale) ed
il Dorovar della Compugraphic (bitmap),
ho aperto un documento ed ho scritto
una decina di frasi in italiano, una per
font, compresi quelli appena aggiunti.
Dopodiché ho stampato il tutto sulla
LaserWriter II collegata al computer. A
questo punto, grazie ad un prodotto
chiamato DOS Maunter, che permette
di gestire su Mac dischetti MS-DOS, ed
al driver HDFD del Mac Ilei (senza il
quale la cosa non è possibile), ho salvato
il documento in formato 5.0 su un di-
schetto MS-DOS. Ho quindi caricato il
documento nella versione 5.0 italiana e
stampato il tutto su una stampante 24
aghi Fujitsu DL3300. Il WordPerfect si è
accorto del fatto che il documento era
stato preparato per una stampante diffe-
rente e che c'erano alcuni font che non
poteva stampare, ma è comunque riu-
scito a stampare regolarmente il docu-
mento utilizzando al posto del font vetto-
riale e di quello bitmap una opportuna
combinazione font/stile disponibile sulla
24 aghi.
L'ultima prova speciale è consistita
nella conversione del dizionario italiano
della versione 5.0 MS-DOS in un diziona-
rio utilizzabile dalla 5.1 americana. Sem-
bra che al momento, ed ho avuto confer-
ma del distributore italiano, ci siano dei
problemi nel convertire dizionari non
americani.
Prezzi e servizio
Il WordPerfect non è certo un prodot-
to economico. La WordPerfect Corp.
giustifica il prezzo elevato con l'ottimo
servizio che fornisce ai suoi clienti sia
per quello che riguarda il supporto tecni-
co, sia per quello che riguarda i nuovi
rilasci. Quest'ultimi sono addirittura gra-
tuiti qualora la versione non sia stata
fortemente migliorata. Ci sono da dire
tuttavia due cose. La prima è che il
prezzo per gli utenti degli ambienti con
un mercato più limitato (Amiga ed Atari)
è troppo elevato per questa fascia di
mercato. La seconda è che il prezzo in
Italia è comunque molto alto per il singo-
lo utente non professionista. Certamen-
te questo è anche dovuto alla differenza
nelle tasse (dal 10% al 15% in più che
negli States, a seconda degli stati) ed
all'inevitabile rincaro per i costi di impor-
tazione. Tuttavia, se per le versioni italia-
ne ci sono da aspettarsi anche dei costi
140
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PROVA
WORDPERFECT
di traduzione, per quelle distribuite in
lingua inglese la cosa è meno compren-
sibile. La risposta ufficiale é che comun-
que il maggior costo deriva dal fatto che
anche per le versioni originali il distribu-
tore italiano garantisce il supporto tecni-
co diretto, e questo è costoso. Non fa
una grinza ma è di ben poca consolazio-
ne per chi comunque non può permet-
tersi di spendere un milione per scrivere
con un elaboratore di testi, ad esempio,
la tesi universitaria. Resta il fatto che una
politica più flessìbile di prezzi forse po-
trebbe essere più proficua in un mercato
come il nostro, che deve ancora decolla-
re e che deve liberarsi dal preconcetto
che il software dovrebbe essere gratuito
al contrario dell'hardware. Questo modo
di pensare è oramai superato in molti
paesi anche europei. Si dà per scontato
che quando si compra un prodotto, si
compra anche un servizio offerto. Non vi
dimenticate quindi di spedire la vostra
cartolina di registrazione: non sottovalu-
tatene i benefici. Ad esempio, gli utenti
registrati della 5.0 italiana (MS-DOS) po-
tranno avere la 5.1 italiana per poco più
di 150.000 lire. Spendendo una cifra
analoga è anche possibile spostare alla
Sisoft il supporto per un WordPerfect
comprato negli Stati Uniti (non dall'Italia
per posta, però). Ed ancora, per chi ha la
fortuna di avere una stampante laser,
con sole 40.000 lire in più si può ricevere
in offerta con il WordPerfect un pacchet-
to di 9 font scalabili.
Il fatto tuttavia che una larga fascia del
potenziale mercato del software non
possa permettersi di spendere più di un
milione all'anno in prodotti, non è certo
Pagelllna riassuntiva per il WordPerfect nelle varie versioni
Caratteristiche HS-DOS HS-DOS Amiga Mac Atari
analizzate 5.0 IT 5.1 US 4.1.11 1.0.3 4.1
una prerogativa italiana. In America, per
venire incontro agli utenti ed incentivare
il mercato, si è giocato molto sulle
offerte speciali per gli studenti, sulle
convenzioni con grosse compagnie per
sconti ai loro impiegati, sul supporto
telematico, sulle offerte incrociate. La
maggior parte dei distributori italiani non
offre nessuno degli sconti che molte
case produttrici americane offrono ai
dipendenti di alcune compagnie od agli
studenti ed alle università. Al contrario
negli Stati Uniti il cosiddetto education
discount è pratica comune presso molte
case di software per incentivare i giovani
verso il mondo dell'informatica. Da que-
sto punto di vista la Sisoft è un passo
avanti rispetto ad altri distributori italiani.
Benché non esistano attualmente con-
venzioni con ditte italiane, vengono of-
ferti forti sconti sia alle scuole, dalle
elementari all'università, pubbliche e pri-
vate, sia agli stessi studenti ed a coloro
che operano nell'ambiente scolastico
come ricercatori o insegnanti. Ad esem-
pio, il WordPerfect 5.0 italiano per MS-
DOS viene solo L. 381.500 rispetto ad
oltre il milione del prezzo di listino, come
si può vedere nella tabella dei prezzi.
Conclusioni
Non credo ci sia molto da aggiungere,
a questo punto. Il giudizio finale è più
che positivo. Se poi si pensa che con
questa prova abbiamo preso in conside-
razione solo quattro dei molti ambienti in
cui WordPerfect viene offerto, c’è da
levarsi tanto di cappello di fronte a
questa casa di software che in pochi
anni si è imposta sul mercato degli
elaboratori di testi in maniera decisa e
con grande professionalità. L'unico ap-
punto riguarda la possibilità di fornire il
dizionario italiano anche per gli ambienti
non MS-DOS provati, senza necessaria-
mente tradurre l'intero pacchetto. Penso
che tale offerta renderebbe più accetta-
bile il prezzo del prodotto al mercato
italiano. Attualmente infatti sono dispo-
nibili 39 dizionari e 38 dizionari dei sinoni-
mi e contrari (escluso il cirillico) solo per
l'ambiente MS-DOS. che non possono
essere utilizzati o convertiti per gli altri
ambienti. A mio parere i dizionari dovreb-
bero essere disponibili a parte in un
formato indipendente dall'ambiente,
sfruttando il formato interno usato dal
WordPerfect MS-DOS per i vari set di
caratteri. Questo permetterebbe anche
all'utente che possiede più versioni di
WordPerfect su macchine differenti di
condividere non solo i documenti, ma
anche i dizionari del prodotto e quelli
supplementari personalizzati.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
141
0
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D.M.
A
MC^toCAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ' j
di Francesco D'Angelo e Gaetano Di Stasio
Multiple Version Administrator
un tool di gestione per progetti sw
di Andrea De Maria
La realizzazione di applicazioni soft-
ware di medio/grandi dimensioni richie-
de spesso il mantenimento di diverse
versioni della stessa applicazione prima
di raggiungere quella definitiva.
Questo accade ad esempio nelle pri-
me fasi di progettazione, o quando ad
un'applicazione già sviluppata si aggiun-
gono nuove funzionalità o se ne ottimiz-
zano le prestazioni.
Inoltre i programmi di una certa mole
richiedono, durante il loro sviluppo, l'uti-
lizzo di tecniche di modularizzazione da
un lato per poter gestire la loro com-
plessità e riutilizzare parti comuni a di-
verse versioni, e dall'altro per permette-
re una maggiore flessibilità rispetto a
nuove esigenze (modificabilità e svilup-
po di parti separate da ricomporre), se-
condo i principi basilari di una buona
programmazione strutturata.
Un programma di medie/grandi di-
mensioni è allora un progetto composto
di vari «oggetti», che chiameremo mo-
duli di elaborazione, ognuno logicamen-
te indipendente dall’altro. Quando si
modifica il programma scrivendo un
nuovo codice, aggiungendo altri moduli
al progetto o variandone alcuni già esi-
stenti, è necessario che l'operazione sia
debitamente documentata affinché il
Chi vuole entrare in possesso di « Multiple
Version Administrator », può trovare il
tutto su MC-Link o acquistare il dischetto
presso la redazione al prezzo di L. 30.000.
L 'importo può essere inviato tramite asse-
gno o de postale ; si prega di specificare il
tipo di supporto (5" 1/4 o 3" 1/21 deside-
programmatore possa rendersi conto, in
un secondo momento, delle differenze
tra le varie versioni di ogni singolo mo-
dulo o dell'intera applicazione. Ebbene
la tesina che vedremo questo mese ha
proprio lo scopo di amministrare la gran-
de mole di file (sorgenti, oggetto e di
commento), di fronte alla quale ci si
trova durante le operazioni di sviluppo e
manutenzione del sw.
Release, Level, Branch, Sequence
Prima di addentrarci nel commento
del lavoro, vediamo come vengono di-
stinte fra loro le varie versioni di un
programma.
Di seguito al «nome» di un'applicazio-
ne è, in genere, giustapposta una se-
quenza di cifre, nel formato R.L.B.S. (ad
esempio 3.2. 0.0 o, omettendo gli zeri,
3.2) che indicano rispettivamente i nu-
meri di Release, Level. Branch. Se-
quence.
I numeri di versione caratterizzano il
«grado di parentela» delle diverse ver-
sioni del programma a cui si riferiscono.
Se due revisioni di un’applicazione diffe-
riscono in maniera fondamentale, ad
esempio se viene stravolta l'intera filo-
sofia del programma da una versione
all'altra, queste avranno differente Rele-
ase. Modifiche minori, come un sempli-
ce miglioramento delle prestazioni,
causeranno l’incremento della cifra di
Level. Chiariamo meglio con un esem-
pio: supponiamo di aver scritto un pro-
gramma di word-processing. In una pri-
ma fase di sviluppo il nostro programma
non dispone di un'interfaccia utente ef-
ficiente. non gestisce file di dimensione
elevata, ha comandi di editing poco
potenti: chiameremo il nostro program-
ma WP 1.0. Successivamente viene mi-
gliorato l'editor con l'aggiunta di nuovi
comandi: poiché non giudichiamo so-
stanziale tale modifica, il nuovo pro-
gramma si chiamerà WP 1,1. Sviluppan-
do ulteriormente tale versione si giun-
gerà alla 1.2; una successiva modifica
della versione 1.1 non potrà avere nu-
mero identificativo pari a 1.3, perché si
presuppone che la versione contraddi-
stinta da tale sigla sia stata ottenuta a
partire dalla 1.2: ecco allora che andrà
incrementata la cifra di Branch ottenen-
do quindi la versione 1.1.1. La cifra di
Sequence ha un significato ed un utiliz-
zo analogo a quella di Branch, infatti se
è già esistente la revisione X.Y.Z+1,
una manipolazione di quella X.Y.Z porte-
rà inevitabilmente alla X.Y.Z. 1.
Lo sviluppo dell'applicazione può es-
sere quindi seguito agevolmente su una
struttura informativa del tipo albero det-
to «albero delle versioni» (fig. 1). con
cui è possibile osservare l'evoluzione di
ogni suo singolo modulo componente
che evidentemente sarà del tutto indi-
pendente dall'evoluzione del main e de-
gli altri moduli.
Il programma MVA
MVA (Multiple Version Administrator)
permette di gestire automaticamente
l'evoluzione di ogni singolo modulo di
un'applicazione così come quella dell'in-
tero progetto e del relativo Make-File
senza sforzo eccessivo da parte del
programmatore, avvalendosi, tra l'altro,
di un'interfaccia utente semigrafica mol-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
143
MCn aoCAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ
to comoda. Il compito di MVA si svolge
su due livelli: da una parte amministra i
sorgenti e i relativi commenti, dall'altra
aiuta l'utente a costruire il file da passa-
re al Make del compilatore scelto ge-
stendo. oltre alle informazioni relative
alle modifiche dei file sorgenti, anche le
conseguenze di tali modifiche sui file
oggetto.
L'interfaccia utente
Una parte rilevante del codice scritto
per il MVA è rivolta a semplificarne al
massimo l'utilizzo. Le funzioni di «pre-
sentazione», infatti, quelle cioè che ge-
stiscono l’interfaccia utente (ne è stata
implementata una classifica con menu a
tendine) e l'help che è di tipo contestua-
le sensitivo, rappresentano una sezione
di codice di circa 1600 righe, su un
totale di 6100 (più del 26%!).
La possibilità di utilizzare il mouse
facilita le operazioni senza penalizzare
però l'utente che ne fosse eventual-
mente sprovvisto poiché le funzioni dei
menu sono comunque accessibili trami-
te i tasti cursore.
In più l'help contestuale sensitivo per-
mette, anche all'utente inesperto, di
muoversi agevolmente tra le diverse
opzioni, mentre in caso di errore è pos-
sibile avere ulteriori informazioni sulla
sua origine attraverso un secondo livello
di aiuto accessibile tramite pressione di
un tasto.
Tutto ciò. non possiamo negarlo, ci
ha colpiti positivamente: a nostro giudi-
zio questo è davvero un ottimo lavoro
forse il migliore in assoluto, sotto gli
aspetti illustrati, fra i lavori pubblicati
Uso di MVA
La prima operazione da compiere è la
creazione di un nuovo progetto, MVA
infatti ne permette la gestione di diversi
creando apposite aree (leggi sottodirec-
tory) riservate. Nella directory riservata
ad ogni progetto vengono create auto-
maticamente tre sottodirectory (fig. 2).
chiamate ADM, TXT e P, contenenti
rispettivamente i record necessari a
MVA per identificare le differenti versio-
ni e i relativi commenti, l'evoluzione dei
file e i relativi commenti, file di soste-
Figura 1 - Evoluzione della struttura dell'albero delle versioni
< Directory utente?
prova . o
CONFIG. MVA
PROJECT . ADM : .
«Project 1
ory MVA>
> «Project n>
ADMIN.FIL
I CONFIG. PRJ
/ADM /TXT /P
prova. c prova.c
Figura 2 - Struttura dell'ambiente di lavoro di MVA
gno per la procedura Delta, che verrà
illustrata più avanti. Accanto a queste
directory vi sono due file che servono a
gestire tutti i parametri particolari di un
dato progetto: ADMIN.FIL, elenco di
tutti i file per tutte le release ammini-
strate e CONFIG. PRJ, che contiene tutti
i parametri per poter creare i file di
Make.
Nella directory di lavoro è presente.
Multiple Version Administrator
un tool di gestione per progetti sw
Realizzatori: Fausto Curridori, Franco Giusep-
pe Tuven
Sviluppato in quattro mesi di lavoro come parte
integrante del corso di Sistemi per l'Elaborazio-
ne delle Informazioni I tenuto presso il c d.l in
Scienza dell'Informazione durame l a a. ’88/'89
presso l'Università degli Studi di Milano.
Docente del corso: prof. Ottavio D'Antona
Configurazione minima: PC/XT o compatibile
con 384Kb di memoria centrale. 0 5Mb liberi su
Hard Disk, scheda video CGA E previsto inol-
tre l'uso di mouse Microsoft o compatibile a
due tasti
Linguaggio: Borland Turbo C 2.0
inoltre, il file PROJECT.ADM, contenen-
te una lista di tutti i progetti amministra-
ti con relativa data di creazione.
Un file di configurazione del program-
ma (CONFIG. MVA) viene poi posto nel-
la directory utente, in cui risiedono i
sorgenti da trattare, permettendo di ri-
chiamare in un successivo momento
MVA con i parametri precedentemente
salvati (progetto attuale, directory usa-
te. ...). Tutti questi file di configurazione
permettono di definire un ambiehte di
lavoro distinto per ogni progetto definito
dal programmatore.
Una volta creato un nuovo progetto si
affidano i sorgenti dei vari moduli alle
cure di MVA tramite la voce File del
menu Adrnin (foto 1 ). L'immissione dei
files è facilitata dalla possibilità di usare
una maschera con i caratteri |olly del
DOS e dall'uso del mouse. Ogni volta
che si inserisce nel progetto un file
esso viene evidenziato sulla lista dei file
presenti nella directory utente, evitando
che possa essere inserito nuovamente.
Ad ogni sorgente può inoltre essere
assegnato un commento.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
MCmicroCAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ
Foto I - Inserimento dei file nel progetto amministrato da MVA Si noti la lista Foto 2 - Gestione delle dipendenze tramite MVA In sottofondo sì può scorgere
dei file presenti nella directory utente la finestra con il Make-Fìle prodotto finora.
Quando si deve revisionare il proget-
to. modificando un dato modulo, trami-
te l'opzione Get si può recuperare il
sorgente nella versione voluta (per de-
fault MVA recupera la più alta), per poi
scrivere, magari usando l'editor incluso
nel pacchetto, il nuovo codice ed even-
tualmente alcune righe di commento
che spieghino le differenze con la pre-
cedente versione.
La procedura Delta provvede, a que-
sto punto, a gestire le differenze tra le
due versioni: quella recuperata col Get
e quella modificata.
Uno strumento fondamentale e indi-
spensabile per il programma è l’algorit-
mo che effettua la differenza tra due
file, implementato in Delta. Grazie ad
esso si possono mantenere le sole dif-
ferenze tra diverse versioni di uno stes-
so modulo, riducendo cosi lo spazio
occupato su memoria di massa (gli
autori si sono liberamente ispirati alle
caratteristiche di SCCS |3| di Unix); ov-
viamente esiste un corrispondente algo-
ritmo di somma che permette la rico-
struzione di un file di cui é stata fatta la
differenza.
Si è già detto che i sorgenti veri e
propri sono salvati nella directory TXT.
assieme ai relativi commenti se presen-
ti, In questa directory esistono file con
gli stessi nomi dei file amministrati, ma
il cui contenuto può essere riassunto
come in figura 3. Si nota che il primo
blocco è costituito dalla versione 1 .0.0.0
integra, ovvero l'intero sorgente, men-
tre le versioni successive alla 1 .0 sono
sotto forma di differenze (in pratica il
sorgente nella sua forma completa lo si
ha solo nella variazione di release cioè
solo per le versioni X.0.0.0).
Il recupero del file è fatto prelevando
prima il sorgente della versione X.0.0.0
aggiungendo, o meglio sommando, le
differenze delle versioni che si incontra-
no percorrendo l'albero per raggiungere
quella specificata.
L'operazione è comunque piuttosto
costosa in termini di elaborazione, ma
garantisce per il file /TXT ridottissime
dimensioni.
Il file prodotto viene creato nella di-
rectory /P e poi copiato in quella utente;
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
145
MCmicroCAMPUS
SOFTWARE & UNIVERSITÀ
quest'ultimo può essere utilizzato per
apportare modifiche nel suo codice.
Gestione delle dipendenze
Questa è forse la parte più importan-
te del programma, dato che in questo
punto viene fornita al programmatore
un'assistenza pressoché completa per
la creazione del file di Make, che é di
formato molto semplice in modo da
poterlo rendere compatibile con i Make
delle maggiori case.
Trovandosi in presenza di molte ver-
sioni di uno stesso modulo, bisognerà
specificare quella giusta in fase di scrit-
tura delle dipendenze.
Per ridurre gli errori che comunemen-
Note bibliografiche
1 1 1 LogiMouse C7 User's Manual
|2| Microsoft Mouse Driver interface
|3| SCCS/PWB User's Manual
Bell Laboratories
te si compiono nelle creazioni di tali file,
si sono distinti due differenti momenti:
nel primo si devono indicare i moduli
che compongono il progetto, nel secon-
do vengono indicati i file di dipendenza
per ognuno di essi. MVA si occuperà
autonomamente di effettuare tutti i con-
trolli su eventuali conflitti di versione
che potrebbero verificarsi, recuperando
i soli moduli necessari.
Il programma è stato concepito in
modo da garantire la massima flessibili-
tà dando la possibilità di definire diversi
parametri di configurazione, tra questi il
tipo di Make disponibile (Borland/Micro-
soft-like), Linker e compilatore utilizzati,
e altri ancora quali modello di memoria,
librerie, etc.
Conclusioni
Il programma è un esempio di come
un esercizio di programmazione possa
dare come risultato un'applicazione real-
mente utile. MVA, comunque, é stato
scritto prestando attenzione soprattutto
alla struttura interna del programma e
alle procedure di base DELTA. SUMM e
DIFF, e risente, in termini di facilità
d'uso, di questa impostazione. La docu-
mentazione interna, che illustra la strut-
tura del programma e gli algoritmi di
ogni procedura, è ben scritta, esaurien-
te e non ridondante. Di contro la «Guida
all'apprendimento» è insufficiente so-
prattutto nella spiegazione dell'ambien-
te MVA. L'ottimo help on-line, comun-
que. rende più semplice l'uso di questo
interessantissimo pacchetto.
In totale il programma è articolato in
ben 6100 linee di programma pari a
128kb di sorgenti. C e 9kb di include file
oltre ai file DOC (scritti in Assembler) di
circa 17kb, che definiscono i file di help
e i messaggi di errore.
MCmicroCAMPUS: elenco software disponibile
Codice
Titolo
MC n.
Prezzo
DMC/01
Net Solver System
88
30 000
DMC/02
PRECOMP: precompilatore Fortran
89
30.000
DMC/04
Un tentativo di stima del consumo di energia
elettrica in Italia
90
30.000
DMC/05
Melod : elaboratore di semplici composizioni
melodiche
91
30.000
DMC/03
YANKEE: Yet Another Knowledge Engineering
Environment
92
30.000
DMC/06
INT FL: interprete di un linguaggio funzionale
93
30.000
DMC/07
MTA: Mathematica! Three Algorithm
94
30.000
DMC/08
Breve introduzione alle banche dati
95
30.000
DM C/09
N-Math: routine di calcolo in precisione multipla
96
30.000
DMC/10
Multiple Version Administrator
97
30.000
Norme per la partecipazione
— Possono partecipare tutti i lavori/studi scientifico-eco-
nomici non tesi di laurea (a sfondo informatico) realizzati
in ambiente universitario ed ultimati a partire dal settem-
bre 1985.
— Ognuno di essi dovrà essere accompagnato dalle
generalità dell'autore, recapito telefonico, università di
appartenenza, matricola, corso in cui il lavoro è stato
sviluppato e norme del docente di corso.
— La documentazione relativa dovrà essere inviata su
supporto sia cartaceo sia magnetico, accompagnata da
un commento scritto dall'autore come presentazione
dell'opera, costituito da circa cinquemila caratteri. Nel
commento dovrà essere sintetizzato l'argomento trat-
tato. indicati i sistemi hardware e i pacchetti software
utilizzati, le eventuali difficoltà incontrate, il modo in cui
sono state superate, il tempo di sviluppo, la bibliografia
(se non presente nella documentazione allegata al lavo-
ro) ed ogni altra eventuale notizia o commento degni di
nota.
— Essendo la partecipazione limitata ai lavori non tesi di
laurea realizzati in ambiente universitario, è gradita una
breve dichiarazione del docente con il quale la tesina é
stata sviluppata.
— Fra tutti i lavori pervenuti via via. ne saranno scelti
dieci da una prima commissione interna alla redazione di
MCmicrocomputer. Questi saranno argomento di altret-
tanti articoli che ne descriveranno caratteristiche e poten-
zialità. I lavori non saranno pubblicati in quanto tali sulla
rivista, ma i lettori interessati potranno entrarne in pos-
sesso con le modalità che saranno rese note.
— Ai dieci autori o gruppi di lavoro sarà corrisposto un
compenso di 300.000 lire, perché comunque appartenenti
alla fascia dei lavori più qualificati.
— Fra questi dieci lavori una commissione di esperti ne
sceglierà uno che sarà ricompensato con ulteriori 700.000
lire.
— É d'obbligo l'invio dei sorgenti e della documentazione
tecnica e di utilizzazione, sia su supporto magnetico che
cartaceo.
— Non è prevista la restituzione del materiale inviato.
— Con l'invio del lavoro, l'autore ne autorizza la pubblica-
zione e la diffusione gratuita come materiale didattico.
146
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
5 SEIKOSHA SP 2000 Al
VINCE IN PRESTAZIONI
E IN CONVENIENZA
Una qualità impensabile per una nove aghi, una
velocità sorprendentemente elevata, soluzioni
tecnologiche avanzatissime. Certo, Seikosha
SP-2000AI vince in prestazioni grazie alla per-
fetta simbiosi tra le caratteristiche meccani-
che e quelle elettroniche. La sua testina pro-
duce grafici e testo con una precisione
superiore e alla considerevole velocità di
192 cps, ha due fonts residenti e di-
spone di ben 17 set di caratteri in-
ternazionali. Unica nella sua cate- -
goria, dispone dell'interfaccia paral-
lela Centronics e della seriale RS-
232C, il suo buffer ha la capacità
di ben 21 Kbyte. Tra i più evoluti, il si-
stema di trascinamento della carta è a frizione con l'in-
serimento automatico del foglio singolo e a tratto-
ri del tipo a spinta con la possibilità di parcheg-
gio del modulo continuo. Oltre a questo e per
merito della notevole forza d’impatto, stampa
senza difficoltà i moduli multicopia. Ovviamente,
può essere corredata del praticissimo alimentato-
re automatico a vaschetta per fogli singoli. Ma
Seikosha SP-2000AI si fa apprezzare anche
per la sua silenziosità in quanto il livello di
emissione sonora è inferiore a 56 dBA. A tutto
vantaggio della praticità, è dotata anche di un
pannello multifunzione da cui possono essere
impostati tutti i principali parametri operativi.
Seikosha SP-2000AI vince in prestazioni e vince
in convenienza, perché è la stampante più com-
pleta al prezzo più vantaggioso della sua categoria.
SEIKOSHA
COMPANY OF SEIKO GROUP
Distribuzione esclusiva: MAFF System - Via Paracelso, 18 - 20041 Agrate Brianza (Milano) - Tel: 039/651761 - Fax: 039/651764 - Tlx: 350118 RA-GE
DESK TOP PUBLISHING
Immagini e calcolatori,
gioie e dolori
Con l'arrivo della grafica
anche sui personal computer,
lo scanner è diventato uno
strumento sempre più
utilizzato. MCmicrocomputer
torna ad esplorare questo
mondo dandovi qualche
consiglio per decidere quale
scanner fa per voi e come
operare per ottenere risultati
di qualità superiore
A cosa serve ?
Può sembrare una domanda banale,
ma vedremo che cosi banale non è.
Infatti uno scanner può essere impiega-
to per tanti differenti modi che si posso-
no accorpare in due grandi categorie
principali: l’acquisizione di immagini e la
«lettura» di testi.
Nel nostro articolo affronteremo le
problematiche legate solo alla prima ca-
tegoria di utilizzi tralasciamo per ora la
complessa trattazione della lettura dei
testi, ripromettendoci di tornare su que-
sto argomento in un futuro articolo.
All'interno della generica indicazione
di acquisizione delle immagini, troviamo
tutta una sene di applicazioni che spa-
ziano dal desktop publishing all’utilizzo
del computer con scheda fax per la
trasmissione diretta di documenti.
Esaminiamo brevemente alcuni degli
usi più comuni.
DTP
É una delle ragioni per cui sono nati
gli attuali scanner. Ma anche questa
tipologia di utilizzo ha due principali sot-
toinsiemi di utilizzatori: coloro che ri-
prendono immagini e le inseriscono nei
loro documenti per utilizzo «definitivo»
e coloro che invece di queste immagini
ne fanno un utilizzo «indicativo». Que-
sto significa che nel primo caso l’utilizzo
di uno scanner avrà una grande impor-
tanza rispetto al risultato finale della
pubblicazione, visto che l'immagine sa-
rà poi riprodotta in maniera definitiva
sulla pubblicazione in preparazione. Al-
tri, invece, vogliono avere comunque
per le loro immagini una qualità molto
più alta di quella che può fornire uno
scanner oppure hanno uno scanner in
bianco e nero e devono poi inserire foto
a colori: in questo caso si utilizzano le
immagini riprese con lo scanner solo
per dare un'indicazione al fotolista che
dovrà poi inserire le immagini definitive.
Desktop Presentation
È un settore parallelo al desktop pu-
blishing, dove lo scanner può essere
utilizzato per rendere più interessanti e
«mosse» le presentazioni. In questo
caso normalmente lo scanner viene uti-
lizzato per poter inserire il proprio mar-
chio nelle presentazioni e per poter in-
serire, per esempio, foto dei prodotti
che si stanno presentando
Telefax
Anche questo é un settore emergen-
te. Il mercato offre sempre più schede
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
DESK TOP PUBLISHING
fax da inserire nel proprio computer: la
comodità di questo nuovo sistema sta
soprattutto nel fatto che si possono
programmare invii a più utenti di uno o
più documenti. L'invio avviene poi auto-
maticamente, magari di notte con le
tariffe telefoniche ridotte e con continui
tentativi di chiamata nel caso che l'uten-
te sia occupato. Ovviamente poter
estendere l’invio anche alle immagini
cosi come già si fa attraverso il normale
telefax, diventa sempre piu indispensa-
bile.
Grafica professionale
Anche in questo settore l'utilizzo di
uno scanner sta diventando molto im-
portante. Le immagini acquisite da
scanner, infatti, non sono modificabili, o
meglio lo sono attraverso parametri co-
me la luminosità o il contrasto che
intervengono su tutta l'immagine, ma
non consentono interventi su singoli
oggetti rappresentati. I grafici a questo
punto possono pensare di utilizzare le
riprese da scanner come immagini da
ricopiare: molti programmi di grafica
consentono infatti di importare un'im-
magine da utilizzare come sfondo su cui
eseguire il disegno vero e proprio. Alcu-
ni addirittura hanno inserito delle funzio-
ni di «trace automatico» che ricreano il
profilo dell'immagine di sfondo attraver-
so una fedele curva di Bezier (successi-
vamente modificabile a piacimento).
Consigli per gli acquisti
Prima di effettuare l'acquisto di uno
scanner sarà bene tenere a mente alcu-
ne importanti considerazioni,
Prezzo - Behl Se il vostro possibile
investimento non arriva al milione di
lire, ovviamente non avete alternative:
uno scanner manuale con uno spazio di
lettura di 4 o 5 pollici. Dallo scanner
manuale la salita è senza limiti: si può
arrivare alle diverse centinaia di milioni
per gli scanner destinati alle arti gra-
fiche.
Risoluzione - Se producete documen-
ti che possono essere stampati dalla
unica vostra stampante da 150 punti
per pollice, forse non vi serve un gran
scanner. Ormai quasi tutti gli scanner
da tavolo arrivano senza problemi ai 300
punti per pollice e quindi per utilizzi
anche con stampanti laser sono più che
ottimali. Se poi le immagini possono
essere riprodotte sui documenti in for-
mato ridotto rispetto all'originale, tanto
meglio: si potranno usare anche dispo-
sitivi di uscita come unità di fotocompo-
sizione con risoluzioni dai 1 000 ai 2500
punti per pollice con buoni risultati. Tor-
neremo su questo problema più avanti.
Velocità - É il problema che tutti ab-
biamo utilizzando qualsiasi sistema
computerizzato: più passa il tempo e
più le operazioni che sembravano velo-
cissime in passato, sembrano ora esa-
speratamente lente. Se l'utilizzo é spo-
radico questo dato non avrà una partico-
lare importanza, ma se avete intenzione
di «spremere» dal vostro scanner fino
all'ultimo bit, informatevi bene sulla sua
velocità e magari chiedete a chi vuole
vendervelo di fare una prova su un'im-
magine standard che poi dovrete impor-
tare in quantità.
Carico di lavoro - Come una fotoco-
piatrice anche uno scanner ha un pro-
prio «duty cicle». Le parti meccaniche
possono avere una durata molto diversa
se utilizzate continuamente piuttosto
che in maniera saltuaria. Se è vostra
intenzione utilizzare 8 ore al giorno il
vostro scanner per 5 giorni alla settima-
na, accertatevi che il costruttore ne
garantisca un uso così pesante.
Posizione - Lo scanner riprende qual-
siasi cosa gli venga data in pasto, nella
posizione in cui viene posta. Così qual-
cosa di storto sarà ripreso storto. L'im-
portante è accertarsi come lo scanner
ripropone le immagini se in maniera
verticale o orizzontale. Normalmente sia
i programmi di grafica che quelli propri
per la gestione dello scanner consento-
no di ruotare le immagini di 90°. Ma è
meglio essere sicuri che ciò che potrà
essere utilizzato sia compatibile con i
propri documenti.
Lastra fissa o originali mobili - Sono i
due principali modelli di scanner da ta-
volo. I primi consentono di riprendere
sia fogli singoli che immagini da libri e
riviste e. talvolta, anche oggetti tridi-
mensionali. I secondi possono solo ri-
prendere immagini su singolo foglio co-
me lettere, fotografie, ecc.
Scala dei grigi - Normalmente si tro-
vano in commercio 3 tipi di scanner:
quelli che riescono a «leggere» 16 tona-
lità di grigio oppure 64 o al massimo
256. Più tonalità di grigio si possono
ottenere più le immagini potranno esse-
re riprodotte con «fedeltà». Ovviamente
insieme al numero dei grigi sale anche il
prezzo e, forse ancor più importante, la
grandezza dei documenti: infatti un'im-
magine in formato elettronico che deve
contenere 256 indicazioni per ricostruire
con precisione così tante tonalità di
grigio occuperà uno spazio notevolmen-
te più grande di memoria sul proprio
computer. Iniziano ad essere presenti
sul mercato anche alcuni interessanti
scanner a colori: il problema sta nel
fatto che normalmente i magnifici file
che vengono molto facilmente visualiz-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
149
DESK TOP PUBLISHING
zati sul monitor a colori del proprio
personal computer, nella maggior parte
dei casi sono inutilizzabili per generare
materiali stampati a colori, Infatti solo
ora iniziano ad essere disponibili sul
mercato dei programmi che partendo
da un file .tiff a colori (quasi uno stan-
dard per il mondo degli scanner a colori)
riescono a trarre le quattro fondamentali
informazioni di giallo, magenta, cian e
nero indispensabili per la stampa in qua-
dricromia.
Formato - L’immagine può essere sal-
vata in differenti formati: più formati
riesce a gestire il software di controllo
del vostro scanner e meno problemi
avrete poi nell’utilizzare le immagini ac-
quisite.
Software intuitivo - Visto che l’attività
di acquisizione delle immagini da scan-
ner, per dare buoni risultati, richiede
molta pazienza e tante prove, vi consi-
gliamo di controllare che il software di
controllo sia di semplice utilizzo da par-
te dell'utilizzatore. Già si dovrà «litigare»
quotidianamente con la qualità delle im-
magini riprese, se poi ci si mette anche
il software a complicare la vita, meglio
darsi alla pastorizia.
Scann.. are senza farsi male
Come detto per ottenere buoni risul-
tati la cosa migliore è dotarsi di tanta
pazienza e fare tante prove. Esistono
tuttavia una serie di consigli che vi
possiamo dare per rendere almeno in
parte più soft la vostra partenza.
Originali - L'importante è partire da un
ottimo originale. Più grande e meglio
definito è l'originale e meglio è La
maggior parte degli scanner sono insen-
sibili alle differenze tra le tonalità dì
grìgio molto scuro. Per questa ragione è
meglio utilizzare foto che non abbiano i
dettagli che ci interessano concentrati
in aree particolarmente scure.
Colori - Talvolta partire da un originale
a colori può essere più vantaggioso.
Un’immagine a colori, una fotografia per
esempio, tende ad avere concentrate in
sé più informazioni rispetto ad un’imma-
gine in bianco e nero. Visto però che gli
scanner sono più o meno sensibili a
determinati colori, per rendere ancora
migliore la ripresa si può ricorrere a dei
filtri in acetato colorato: la loro funzione
è quella di riequilibrare i colori della foto
rispetto alla sensibilità dell’elemento
sensibile di cui è dotato lo scanner.
Mezzetinte - Sono gli originali peggio-
ri da utilizzare. Il trattamento della mez-
zatinta è quello che consente di portare
l’immagine su carta attraverso i normali
sistemi di stampa litografica. Pratica-
mente l’immagine ha già subito un pas-
saggio attraverso un retino che ne ha
scomposto le varie aree con differenti
tonalità di grigio. Lo scanner in pratica
applica un procedimento similare per la
lettura delle immagini, che vengono tra-
sformate in minuscoli punti, come fa un
retino: se questi due processi utilizzano
una differente quantità di punti per polli-
ce o inclinazioni differenti (normalmente
i puntini del retino sono posti su righe
che possono avere differenti inclinazio-
ni) si ottengono delle interferenze che
possono rendere inutilizzabili l'immagi-
ne elettronica acquisita attraverso lo
scanner, introducendo aloni e modifiche
cicliche delle tonalità deH’immagine (ef-
fetto moiré). Questo se si parla di una
mezzatinta in bianco e nero, se invece
l’immagine stampata da riprodurre è a
colori il problema è di molto ridimensio-
nato. Infatti, in una stampa a colori, la
complessa ricostruzione delle immagini
attraverso i quattro retini dei colori in
quadricromia fa si che i singoli retini
abbiano nel complesso meno influenza
sulla sensibilità dello scanner.
Livelli di grigio - Come già accennato
prima, più livelli di grigio il nostro scan-
ner riesce ad Interpretare e meglio po-
tremmo riprodurre le nostre immagini.
Tuttavìa non sempre sono necessari
256 livelli di grigio per le proprie neces-
sità: se per esempio le nostre immagini
sono prevalentemente al tratto (cioè
con due soli livelli di colore - bianco e
nero) uno scanner in grado di leggere
256 livelli di grigio sarebbe un gran
spreco e magari potrebbe portare più
problemi che benefici. Se invece le no-
stre immagini devono contenere ogni
mimmo dettaglio poiché devono poi es-
sere riprodotte sulla pubblicazione defi-
nitiva. allora utilizzare uno scanner con
256 livelli di grigio non solo è consiglia-
bile. ma indispensabile.
Punti per pollice - É normalmente
l'unità di misura della definizione di uno
scanner. Ormai la maggior parte degli
scanner consente di acquisire immagini
a differenti definizioni (75. 100, 150,
200, 300, 400 punti per pollice). Questo
è molto importante poiché uno degli
errori che normalmente fa il neofita é
quello di pensare che se riprende sem-
pre le sue immagini alla massima defini-
zione otterrà sempre risultati migliori.
Questo è assolutamente errato e le
righe che seguiranno vi spiegheranno
con un esempio pratico perché
Visto che si parla di risoluzioni in
pollici, per maggior comodità di calcolo
utilizzeremo questa unità di misura (se
proprio volete un raffronto in centimetri
ricordatevi che un pollice è circa 2,5
cm).
Il problema da risolvere é semplice:
inserire nella nostra pubblicazione una
fotografia che nel formato originale mi-
sura 4x3 pollici. Per eseguire il nostro
lavoro alla perfezione dovremo avere
altre due informazioni: le dimensioni
con cui la foto verrà riprodotta e il
150
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
numero di linee per pollice con cui verrà
stampata la pubblicazione. Per la prima
informazione diciamo che la foto risulte-
rà riprodotta con una riduzione di circa il
50% (2x1.5 pollici). Per il secondo dato
vogliamo ricordarvi che gli attuali siste-
mi di stampa lavorano con circa 150
linee per pollice. Nel caso dei quotidiani
questo dato scende a circa 80/90 linee.
Noi diciamo che vogliamo stampare con
150 linee per pollice.
A questo punto abbiamo tutti i dati
che ci consentono di applicare una sem-
plice, ma poco conosciuta formula che
consente di ottimizzare le proprie acqui-
sizioni da scanner in relazione alla defi-
nizione e alle misure con cui queste
andranno riprodotte. La formula adotta i
dati sopra riportati: la sua applicazione
avviene solo in relazione a uno dei due
lati in quanto l'altro verrà riprodotto pro-
porzionalmente.
Ecco quindi la formula:
Dimensione dell'immagine stampata x defini-
zione di stampa x 1.3 / dimensione iniziale
dell'immagine da acquisire con lo scanner
Bene, ora proviamo ad applicarla e
poi ne commenteremo i risultati. Dun-
que, dimensione deH'immagine stampa-
ta 2 pollici che moltiplicato per le 150
linee di definizione del sistema di stam-
pa fanno 300 che moltiplicato per 1,3
fanno 390. Ora questo valore va diviso
per la dimensione dell'originale che é di
4 pollici: il risultato è 97,5 punti per
pollice, più praticamente 100 punti per
pollice. Questa è la risoluzione con cui
va acquisita l'immagine per ottenere i
risultati migliori: cerchiamo ora di capir-
ne il perché e anche i benefici di questa
scelta. Innanzitutto dobbiamo ricordare
che il documento elettronico relativo ad
una certa immagine contiene tutte le
informazioni di questa immagine che
saranno più o meno a seconda della
definizione con cui noi l'abbiamo acqui-
sita: più e alta la definizione e più
grande sarà questo documento poiché
dovrà contenere più informazioni. Se
noi avessimo «catturato» l'immagine
dell'esempio a 400 punti per pollice
avremmo avuto un documento elettro-
nico rappresentante l’immagine ben 4
volte più ricco di informazioni di quello
che ci serviva.
A parte il grande ingombro di memo-
ria di un simile file, il programma che
poi deve generare le pellicole per la
stampa definitiva della nostra pubblica-
zione, avrebbe cercato comunque di
utilizzare tutte queste informazioni per
ricreare l'immagine su sole 150 linee
per pollice, il risultato sarebbe stato il
classico cammello che passa per la cru-
na dell'ago. Probabilmente l'immagine
sulla pellicola sarebbe risultata perfetta,
ma poi dopo la stampa l'effetto sarebbe
di un'immagine completamente «impa-
stata», senza il dovuto contrasto e lumi-
nosità. ma carica di inchiostro.
Conclusione
Torniamo a ripeterlo: per ottenere il
meglio dal proprio scanner ci vuole pa-
zienza. pazienza e tante prove. Non si
può pensare di ottenere buoni risultati
subito, appena tolto lo scanner dalla
scatola, collegato al computer e alla
presa di corrente. Seguendo i nostri
consigli probabilmente raggiungerete
prima lo stadio dei risultati incoraggianti,
ma dovrete comunque provare e ripro-
vare ancora. Vi possiamo assicurare che
poi. una volta presa una certa dimesti-
chezza, riuscirete già ad occhio a stabili-
re quali parametri dovrete settare per
ottenere buoni risultati già dal primo
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
risoluzione
GRAFICA
L’organizzazione del lavoro grafico
di Francesco Petronì
Uno degli elementi più
importanti da considerare nel
valutare il «costo» di una
attività svolta con l'ausilio di
un Personal Computer è il
tempo necessario per
realizzare un certo lavoro.
Anche se si utilizza un Word
Processor per scrivere un
testo occorre sempre valutare
quanto tempo ci si
impiegherà. Questo tempo
può corrispondere al semplice
tempo di « battitura » se il
testo viene ricopiato o
dettato, oppure può essere
ben più lungo se il testo viene
anche creato mentre lo si
digita.
In ambedue i casi però
l'autore esperto è, in
generale, in grado di fare una
valutazione abbastanza esatta
del tempo necessario
Il lavoro di imissione dati in un Data
Base è ancor più facilmente quantizzabi-
le, in quanto si tratta di lavoro general-
mente di tipo ripetitivo e quindi valutabi-
le con semplici «unità di misura».
Il tempo necessario per realizzare un
lavoro con un prodotto grafico è. al
contrario, valutabile più difficilmente, in
quanto in tale attività entrano numerosi
elementi variabili.
Incide senza dubbio il tipo di prodotto
utilizzato e il tipo di disegno da realizza-
re. poi la conoscenza che l'utente ha
delle funzionalità di Editor del prodotto
grafico, che sono quelle che permetto-
no di ridurre, in certi casi anche drasti-
camente. i tempi necessari per comple-
tare il disegno.
Ma oltre che dell'aspetto organizzati-
vo che è quello che permette di rag-
giungere nel minor tempo il risultato
voluto, va anche tenuto conto del-
l'aspetto estetico che è quello che per-
mette di rendere il disegno più gradevo-
le e quindi, indirettamente, di migliorare
il messaggio che il disegno stesso deve
trasmettere.
Capita a tutti, e capita sempre più
spesso, di vedere disegni, di qualsiasi
genere, fatti con il computer. E capita a
tutti quelli che conoscono qualche pro-
dotto grafico di dare dei giudizi, anche
di tipo estetico, sui vari disegm.
La finalità di questo articolo è duplice,
dare dei suggerimenti di tipo organizza-
tivo e dare delle indicazioni, di tipo
Figura 1 - Il manuale dell'architetto. È uno stralcio del manuale dell'architetto del 1946. il pnmo pubblicato in
Italia dopo la seconda guerra mondiale Se ne deduce che ancora al tempo dei nostri padri era previsto che
si disegnassero, e il singolo disegno non era impegno di poco conto, una per una, tutte le lettere di un
152
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
GRAFICA
compositivo ed estetico, a chi debba
utilizzare il computer per eseguire dei
lavori di tipo grafico.
I due tipi di prodotti grafici
Strumenti comuni
e strumenti specifici
Una delle prime nozioni fondamentali
che chi utilizza un qualsiasi pacchetto
grafico deve conoscere è la differenzia-
zione dei prodotti in Vector e in Raster. I
primi memorizzano gli oggetti che com-
pongono il disegno e i secondi memo-
rizzano il risultato finale del disegno.
Questa differenziazione è a tal punto
importante che comporta una notevole
diversità di dotazione di strumenti grafi-
ci e quindi di funzionalità tra le due
tipologie di prodotti. Comporta inoltre
una totale differenziazione degli ambiti
applicativi loro riservati.
Per fare subito delle esemplificazioni,
ci serviremo inizialmente del concetto
di LOGO, «oggetto» grafico noto a tutti
e in genere facile da maneggiare in
quanto è sempre costituito da un dise-
gno poco complesso, ma che. per quan-
to piccolo, permette di trattare, e di
renderli comprensibili a tutti, quasi tutti
gli argomenti di grafica.
Un logo deve essere innanzitutto un
concentrato di messaggi. Deve dare
un'idea dell'oggetto o dell'entità che
esso rappresenta, ed è in tale maniera
che riesce a rimanere impresso nella
memoria di chi lo vede.
Deve poi essere inconfondibile, nel
senso che deve essere, dall'osservato-
re. collegato all'entità che rappresenta
senza possibilità di errore.
All'inizio del secolo, tanto per darci un
Figure 4. 5 - Logo Autodesk e Logo Hewlett Packard Altra caratteristica del logo è quella che deve essere facilmente nproducibile e. in casi estremi, ncostruibile
Particolarmente schematici sono quelli dell'Autodesk che è da I punto di vista geometrico, composto da alcuni poligoni irregolari, e quello dell'Hewlelt Packard che
è invece costruito con le minali HP inserite in una comicetta tondeggiante
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
153
GRAFICA
Figura 6 - Efletti 3D
vari Per dare un effet-
10 di profondità al di-
segno si deve interve-
nire innanzitutto sullo
sfondo, che deve es-
sere ben distinguibile
come elemento a sé
stante Può essere
semplicemente colo-
rato in maniera diso-
mogenea oppure può
essere esso stesso un
disegno, molto legge-
ro. con un effetto fili-
grana L effetto ombra
può poi essere facil-
mente realizzato dupli-
cando gli oggetti e co-
lorando con un colore
Figura 7 Lotus Free-
lance Ridisponi Alli-
nea Ripartisci In que-
sta figura vengono
semplicemente due
I unzioni di editing evo-
luto. presenti nel Free-
lance Plus, che per-
mettono, data una se-
ne di oggetti m disor
dine,, sia di allinearli.
che. indipendente
mente da come erano
la fine equidistanti gli
uni dagli altri
Figura 8 - Lotus Free-
lance Plus - La giustifi-
cazione Negli stru-
menti di grafica vetto-
riale é importante ave-
re efficaci funzioni di
editing che permetta-
oggetti presenti nel di-
segno Molto ricco di
lance che permette di
allineare, ripartire, giu-
stificare i vari elemen-
nella quale le 20 regio
ni italiane (prese dalla
libreria del prodotto)
sono state facilmente
incasellate in una ta-
bella 5 per 4
limite temporale, non ci si era molto
spinti in queste teorizzazioni, e come
esempio di logo «old fashion» mi viene
in mente quello della Plasmon, che rap-
presenta un uomo seminudo che scal-
pella la parola PLASMON sulla cima di
una colonna, il tutto in uno stile classi-
cheggiante. Evidentemente il disegno
fu affidato ad un pittore, di scuola clas-
sica, che ha utilizzato i suoi strumenti e
i suoi criteri estetici.
Oggi un logo viene ideato da un «cre-
ativo», personaggio che in genere è un
artista, nel senso che possiede un gu-
sto artistico e che sa disegnare, ma
conosce anche altre discipline come
quella della pubblicità e quella della pro-
duzione industriale.
Come esempio più recente, di logo
della civiltà industriale, mi viene in men-
te quello della Pura Lana Vergine, che
tra l'altro non essendo legato ad un
prodotto in particolare può essere p?iva-
to del testo. Per la cronaca è stato
realizzato dal francese Claude Bonin.
Oppure quello, fin troppo riprodotto,
di Italia '90, che è adatto a tutti gli usi.
da quello di partecipazione, con ruolo di
protagonista, a cartoni animati, fino a
quello di essere riprodotto in oro e
pietre preziose dagli orefici.
Quello della Pura Lana Vergine è un
logo basato sulla ripetizione di elementi
semplici (degli archi). Visto nel suo in-
sieme il disegno ha un'apparenza tridi-
mensionale, in quanto i vari archi sem-
brano ruotare per continuare, rovesciati,
negli archi contigui (fig. 2).
Data la sua semplicità questo logo
può essere affrontato con tutti i tipi di
prodotti.
Con un prodotto Raster, in cui in
pratica si disegnano solo dei puntini,
con un prodotto Vector in cui si posso-
no. più facilmente, tracciare degli ele-
menti geometrici, e poi con delle funzio-
ni di editor, si possono ripetere paralle-
lamente (per fare gli archi concentrici)
oppure ripetere ruotandoli di 120 gradi
rispetto al centro.
Sarebbe anche possibile un tratta-
mento con un prodotto di CAD e/o di
animazione tridimensionale, ad esempio
se si volesse realizzare una serie di
immagini in cui il logo si compone par-
tendo da semplici striscioline di lana
che si avvolgono nello spazio realizzan-
do il soffice batuffolo.
Nella nostra foto vediamo il logo
«scannerizzato», letto otticamente e
successivamente colorato utilizzando il
Pai.ntBrush
È da notare anche come il colore
aggiunto ingeneri un certo fastidio. Il
logo è stato pensato in bianco e nero, e
il colore ne falsa l'effetto.
Come secondo esempio proponiamo
la Coca Cola (fig. 3), anch'esso bicolore,
bianco e rosso, che è ad un tempo logo
e nome del prodotto, e che è caratteriz-
zato solo dal tipo di font, che identifica
universalmente il prodotto, al punto che
nelle sue varie versioni nazionali viene
cambiato il nome ma non il font.
Data la sua diffusione, questo mar-
chio ha subito numerosi atti di pirateria,
in quanto produttori di altri oggetti si
sono appropriati del font con cui è scrit-
to Coca Cola, realizzandoci i marchi dei
propri prodotti.
154
MCmicrocomputer n, 97 - giugno 1990
GRAFICA
Un logo con un prodotto
di tipo vettoriale
Ritornando nel nostro ambiente lega-
to ai Computer analizziamo il logo Auto-
desk, che è realizzato con una minima
serie di oggetti geometrici, e quello
della Hewlett Packard, che è composto
dalle iniziali acca e pi, scntte in minu-
scolo, nobilitate da una piccola eornieet
ta tondeggiante (figg, 4 e 5),
Nel logo Autodesk è stimolante Tarn
bigutta che sottointende. Dovendolo ri
costruire con un prodotto di tipo Paint,
occorre dapprima individuare quali siano
gli elementi pieni e quali quelli vuoti.
Ovvero se si disegna in bianconero II
logo può essere indifferentemente rea-
lizzato con poligoni neri su fondo bianco
o viceversa.
In quello dell'HP si può notare la
simmetricità in orizzontale. L'unica dif-
ferenza tra il guardarlo normalmente o il
guardarlo sottosopra sta nel fatto che la
lettera h non è. solo per poco, una p
rovesciata. Una perfetta simmetria ci
sarebbe stata con le due coppie hy
oppure dp.
Tutte queste osservazioni vanno fatte
quando si cerca di ridisegnare tali og-
getti, e quindi occorre scomporli in ele-
menti geometrici semplici, da manipola-
re con funzioni di editor.
Ad esempio tutto quello che é sim-
metrico si disegna una sola volta e lo si
Figura IO - ElfeW 3D
Stondo e ombra sullo
sfondo Se si escludo-
no i disegni di tipo tec-
nico, che devono sot-
tostare a regole ditte-
lavori grafici occorre
tener in gran conto l'a-
spetto estetico Uno
dei c
frequenti in
pologie di disegno è la
piattezza, che si può
lacilmente evitare con
dei piccoli stratagem-
mi che danno un'im-
pressione di profondi-
tà ai van elementi
riproduce in modo speculare. Anche se
la simmetria non è perfetta, come nel
caso di «h» e «p». si può partire da un
oggetto simmetrico e poi modificarlo là
dove occorre.
Gli strumenti di composizione di
un disegno vettoriale
Le considerazioni ora fatte stanno a
significare che sia nel creare che nel
riprodurre un disegno già creato, vanno
soprattutto individuati gli elementi fon-
damentali, sui quali basare tutta la co-
a "9
Figura 9 IBM Storyboard - Strumenti di composizione in un prodotto paini Qui vediamo
utilizzati alcuni degli strumenti per la composizione del disegno presenti in tutti i prodotti di
tipo paini Nel disegno, realizzalo con il modulo picture maker dello IBM Story-Board è sfarò
sfruttato il " Buffer Fili", con il quale si riempie un perimetro, nel nostro caso costituito da
rutto lo sfondo, con un disegno elementare Su tale sfondo è stata riportala con effetto
" Transparent ~ una loto digitalizzala dei Ftollmg Slones
struzione, che si deve avvalere princi-
palmente dei comandi di Editor del pro-
dotto.
Nello scorso numero abbiamo parlato
del Cubo di Rubik. ed è trattando quel-
l'argomento che ci è venuta l'idea di
questo articolo, in cui esiste un solo
elemento base ripetuto nello spazio per
ben ventisette volte e con semplici re-
gole di spostamento e di rotazione.
Praticamente in tutti i disegni che non
siano di tipo specificamente pittorico
esistono elementi ripetibili o comunque
ottenibili facilmente elaborandone altri.
Per spiegare meglio questo concetto
descriveremo una serie di comandi di
Editor presenti nel prodotto Freelance
Plus versione 3,0 della Lotus, che é un
prodotto di grafica vettoriale in cui una
larga disponibilità di comandi é unita ad
una loro effettiva semplicità d'uso.
Definizione e manipolazione
dell'oggetto
Un oggetto semplice può essere
identificato da una linea (ad esempio un
arco) che comprenda o meno al suo
interno un'area (ad esempio un poligo-
no pieno).
In Freelance esistono comandi che
permettono di trasformare una linea in
un poligono e viceversa, nonché co-
mandi che permettono di lavorare sui
punti da cui è composta una generica
linea (per l'inserimento, la cancellazio-
ne. lo spostamento di ciascun punto).
Ad esempio per trasformare un qua-
drato in un esagono, occorre ridurlo ad
una linea spezzata, su questa occorre
poi aggiungere due punti e spostarne
altri due, e infine occorre di nuovo tra-
durre la spezzata in un poligono.
Queste funzionalità sono state utiliz-
zate per tracciare e sistemare via via il
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
155
GRAFICA
Figura II - Elleno strappo Ira due disegni sovrapposti Un altro strumento evoluto di
composizione, permesso sia dall'AutoDesk Animator che dallo Xerox Gray F/X. e il Ditto, che
permette di utilizzare un pennello che non traccia linee e colori, ma esegue direttamente un
altro disegno Se tale pennello si usa su un disegno di sfondo si ottiene un effetto strappo
logo dell'Autocad. in cui si parte da una
piccola sene di spezzate, che vanno
sistemate e poi tradotte in poligoni
pieni.
Di una linea possono essere definiti
colore, spessore e tipologia (continua,
tratteggiata, puntinata. ecc.). Di una su-
perficie. anche quella compresa in una
linea, possono essere definite le carat-
teristiche del perimetro, che sono quel-
le proprie della linea, e quindi colore e
retinatura del riempimento.
Esistono inoltre funzioni che permet-
tono di assemblare e disassemblare og-
getti elementari in oggetti complessi e
viceversa.
Un oggetto può essere copiato, dupli-
cato (copia multipla ordinata), girato di
un dato angolo, ribaltato secondo una
direzione. Può essere ingrandito o rim-
picciolito con o senza deformazione.
Queste sono le funzionalità che per-
mettono di sfruttare le eventuali sim-
metrie degli oggetti, come nel logo
deimP.
Altre funzionalità importanti sono
quelle che consentono di gestire una
«graduatoria degli oggetti», permetten-
do ad esempio di definire quelli che
stanno dietro, e quindi vengono dise-
gnati prima, rispetto a quelli che stanno
avanti, che quindi si sovrappongono a
quelli di sfondo (fig. 6).
Ad esempio nel logo dell'Autocad la
cornice è un rettangolo completo e co-
lorato che viene posto sullo sfondo ri-
spetto agli elementi geometrici neri.
Un'altra serie di comandi di notevole
comodità sono quelli che permettono di
eseguire degli allineamenti e delle «giu-
stificazioni» degli oggetti.
Nel Freelance Plus 3.0 esistono sotto
il comando di menu principale Ridisponi
e sotto il suo sottocomando Allinea
degli ulteriori sottocomandi assimilabili
a quelli più noti presenti in ogni Word
Processor.
Occorre selezionare una serie di og-
getti e poi questi si possono allineare
rispetto ad una delle quattro direzioni
oppure centrare rispetto ad una linea
indicata.
Oppure possono essere ridistribuiti in
una area più piccola o più grande, in due
modi, o conservando le distanze reci-
proche. o rendendole uguali.
In pratica è possibile anche disegna-
re alla rinfusa gli oggetti, che. succes-
sivamente, con tali comandi, possono
essere sistemati secondo l'ordine vo-
luto.
In figura 7 vediamo un chiaro esem-
pio di tali comandi, mentre un esempio
più applicativo è quello mostrato in figu-
ra 8. nel quale abbiamo preso la mappa
d'Italia con le Regioni, presente nelle
librerie Freelance, e abbiamo allineato e
ridistribuito in un reticolo, opportuna-
mente preparato, cinque regioni per
volta.
In mancanza di tali funzioni il lavoro
avrebbe comportato un ben più gravoso
posizionamento manuale di ciascuna re-
gione.
La cura dell'estetica del disegno
Descriviamo ora brevemente gli effet-
ti più utilizzati dai disegnatori per dare
una maggiore efficacia estetica ai propri
lavori, e come questi possano essere
ottenuti con prodotti di grafica vettoriale
e/o pittorica. Innanzitutto in ogni dise-
gno esiste uno Sfondo, che deve esse-
re considerato un elemento compositi-
vo di dignità pari a quella degli altri
elementi e non più una zona vuota.
Lo sfondo può essere colorato omoge-
neamente. colorato con effetti di sfuma-
tura. Può essere esso stesso un disegno
e quindi assume un aspetto di « filigrana » .
Quest'ultimo effetto è permesso dalle
modalità video con molti colori, alcuni dei
quali, in genere i più tenui, possono
essere destinati alla filigrana, e gli altri agli
elementi in primo piano.
Nell'IBM Storyboard, che è un prodot-
to di categoria Painting molto diffuso, é
presente lo strumento Buffer Fili, con il
quale si produce un riempimento, di una
zona delimitata, o al limite, di tutto lo
sfondo, con un ritaglio di piccolo formato
che viene duplicato più volte fino a
riempire, appunto, l'area a disposizione.
In figura 9 vediamo invece uno sfon-
do che è esso stesso un disegno, che
serve dichiaratamente per dare maggior
risalto al suo contenuto.
La Sovrapposizione dei vari elementi
gli uni agli altri, é permessa intrinseca-
mente dal prodotto di tipo Vettoriale per
il fatto che i vari elementi sono degli
oggetti spostabili a piacere, anche avan-
ti e indietro (fig. 10)
Nel prodotto Bit-Mapped è una opera-
zione consentita dal concetto di Traspa-
renza. che in pratica permette di spostare
dei riquadri anche su di un altro disegno,
salvo che si può decidere un colore
trasparente che. non venendo spostato,
fa apparire la figura sottostante.
Un altro strumento, più evoluto, per-
mette sia dall'Autodesk Animator che
dal Gray F/X. è il DITTO, che permette
di utilizzare un pennello che non traccia
linee e colori, ma direttamente un altro
disegno, o un riquadro preso da un altro
disegno.
Si può cosi ottenere un effetto Strap-
po, come con due disegni sovrapposti,
in cui uno strappo su quello superiore fa
emergere quello inferiore (fig. 11).
Infine l'effetto Ombra, che è quello
che dà profondità a qualsiasi disegno e
che è realizzabile in varie maniere.
O è presente come funzionalità del
prodotto, oppure va disegnata una linea
scura, dello spessore voluto, sul bordo
dell'elemento in primo piano, oppure,
molto più velocemente, vanno duplicati
gli elementi da ombreggiare, la copia
156
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
GRAFICA
duplicata la si colora tutta di nero e la si
posiziona sotto, leggermente spostata,
rispetto all'elemento principale (fig. 12).
Computer Grafica
Strumenti originari
e strumenti adattati
É disponibile sul mercato un prodotto
software, lo Xerox Gray F/X, in prova
quanto prima, per il trattamento delle
immagini in toni di grigio, che simula,
con le sue funzionalità operative, alcuni
degli strumenti di lavoro del fotografo
professionista, e con le sue funzionalità
di stampa, alcuni dei metodi usati dai
tipografi, quando sono alle prese con la
riproduzione delle immagini in cui siano
presenti dei grigi. Nello scorso numero,
invece, abbiamo provato l'Autodesk
Animator, che utilizza tecniche e termi-
nologie del cartoonist.
Quello che vogliamo notare è il fatto
che nei vari prodotti grafici su Personal
Computer siano entrati ormai concetti,
terminologie, strumentazioni, prese dal-
le altre e preesistenti attività grafiche.
Facciamo un altro esempio presen-
tando la tecnica di gestione dei colori,
chiamata Pantone, utilizzata dai più sofi-
sticati prodotti grafici che lavorano sotto
Windows (figg. 12 e 13).
Dati due colori visualizzabili per punti.
Dot di stampante o Pixel di video che
siano, miscelandoli in varie combinazio-
ni. e quindi in varie misure percentuali,
si ottengono dei colori intermedi, che
visti da vicino mostrano i due colori
componenti, ma visti da lontano danno
l'impressione del colore intermedio.
Non parliamo quindi di cambiare il
colore del pixel, ma di mischiare pixel di
colori differenti per ottenere un «effet-
to» di colore intermedio. In tale miscela-
zione occorre raggiungere un compro-
messo. tra sfumature volute e dimen-
sione dell'areola di pixel nella quale ot-
tenere il colore intermedio. Per quanto il
pixel possa essere piccolo, se la distri-
buzione avviene con regole rigorose
matematiche si possono ottenere degli
sgradevoli effetti di striatura.
Le figure mostrano più di qualsiasi
descrizione tale concetto. A proposito di
Windows, va notato un certo movimen-
to, ovvero si cominciano a vedere nuovi
ed importanti prodotti, specialmente nel
campo grafico, sui quali faremo, abba-
stanza presto, il punto della situazione.
Conclusioni
Nei prodotti di grafica su personal
computer si è verificata una notevole
evoluzione, permessa sia delle migliora-
te schede video, sia delle migliorate
prestazioni velocistiche delle macchine,
sia genericamente dalle migliorate peri-
feriche di input e output.
Questo comporta da parte di chi uti-
lizza tali prodotti la necessità di avere
una buona sensibilità estetica, senza la
quale comunque si producono lavori
brutti, e di avere una buona padronanza
delle funzionalità dei pacchetti con le
quali ottenere gli effetti estetici voluti.
Occorre inoltre saper organizzare il
lavoro, in modo da sfruttare al massimo
le funzionalità di editor del prodotto, allo
scopo finale di ridurre, a parità di risulta-
to finale, i tempi necessari per raggiun-
gerlo. MC
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
157
intelliGIOCHI
Un'arena quadrata di un chilometro di lato dove quattro robot semoventi, controllati da
un computer preprogrammato, si danno battaglia cercando di distruggere gli avversari.
Questo è Crobots, uno stimolante gioco di Pubblico Dominio assai diffuso sui BBS di
tutto il mondo (lo trovate anche su MC-Link) la cui particolarità è di usare il C come
linguaggio di programmazione dei robot da combattimento
Crobots
di Corrado Giustozzi
I I tipo di giochi che piace ai
programmatori contiene di
solito più di qualche aspetto
relativo alla programmazio-
ne. I migliori sembrano esse-
re quei giochi che consisten-
ti nel «programmare» un
qualche oggetto che poi vie-
ne lasciato libero di andarse-
ne a spasso per il mondo
interagendo con l'ambiente
ed eventualmente con altri
oggetti simili a lui. Scopo del
gioco è far sì che tale ogget-
to preprogrammato abbia il
massimo successo nel rag-
giungere una determinata
meta nonostante gli ostacoli,
imprevedibili a priori, che tro-
verà sul suo cammino. La
meta è, a seconda dei casi,
la semplice sopravvivenza o
qualcosa di più complicato. I
miei lettori conoscono sicu-
ramente almeno un gioco di
questo tipo: si tratta di Core
Wars, che pur essendo l'ulti-
mo nato della famiglia gode
di un lusinghiero successo di
pubblico in tutto il mondo.
Molta gente potrebbe
pensare che giochi come
Core Wars o i suoi antesi-
gnani tipo RobotWar (di cui
parleremo tra poco) siano
cose campate in aria, solite
astrazioni da programmatore
prive di reale sostanza o utili-
tà. Ed invece no; per quanto
strano possa sembrare, que-
sti giochi sono molto più vici-
ni alla realtà di quanto si po-
trebbe sospettare. Probabil-
mente i più grandi esperti
del settore si trovano al JPL
di Pasadena ed alla NASA:
però gli oggetti da essi pro-
grammati non sono fittizi o
simulati bensi assolutamen-
te reali, trattandosi di veicoli
spaziali. Cosa sono infatti le
sonde interplanetarie se non
robot preprogrammati, ab-
bandonati a se stessi in un
ambiente ostile e sconosciu-
to, i quali debbono sopravvi-
vere e raggiungere una meta
lontana facendo conto solo
sul proprio programma per
svolgere nel migliore dei mo-
di la missione per cui sono
stati creati? Pensiamo ad
esempio alla sonda Voyager,
che da una quindicina di anni
viaggia nelle profondità dello
spazio, oramai è giunta fuori
dal nostro sistema solare, e
che durante tutto questo
tempo ha raggiunto, studia-
to, fotografato, analizzato in-
numerevoli obiettivi inviando
meticolosamente a terra le
proprie osservazioni. Un la-
voro. il suo, estremamente
complesso e difficoltoso por-
tato avanti con precisione
eccellente. Ma vi siete mai
resi conto che tutta l'intelli-
genza del Voyager, quella
che le ha permesso di svol-
gere regolarmente la sua ul-
tradecennale missione, è
congelata in qualche Kbyte
di ROM posta a bordo del
veicolo stesso? E che essa
altro non è che un program-
ma scritto a tavolino da un
uomo prima che la sonda
lasciasse il nostro pianeta?
Una sonda spaziale è, e
deve assolutamente essere,
del tutto autosufficiente in
ogni situazione operativa:
anche alla distanza del piane-
ta più vicino, infatti, i segnali
radio impiegano semplice-
mente troppo tempo perché
il controllo da terra possa
prontamente intervenire in
caso di emergenza modifi-
cando qualcuno dei parame-
tri della missione. La sonda
deve decidere da sé, in fun-
zione degli eventi che incon-
tra ed in tempo pressoché
reale, cosa fare. Un bel pro-
blema, no? Essa deve esse-
re dunque essere dotata di
un opportuno programma
che la guidi; e siccome tale
programma non può ovvia-
mente conoscere in anticipo
tutti i possibili problemi che
il veicolo dovrà affrontare nel
corso degli anni, esso deve
essere quanto più possibile
generale e «suggerire delle
regole di comportamento»
piuttosto che imporre degli
schemi rigidi. Il computer di
bordo deve insomma avere
la facoltà di «capire» cosa
sta succedendo e deve sa-
persi regolare secondo
«buon senso» . La sonda nel
suo complesso deve essere
«intelligente» per avere la
possibilità di sopravvivere al-
le evenienze più disparate.
Non per niente uno dei più
intensi campi di ricerca di
possibili applicazioni dell'In-
telligenza Artificiale è proprio
quello dell’esplorazione spa-
ziale: l'obiettivo è quello di
realizzare delle sonde real-
mente intelligenti, che pos-
sano essere inviate ad esplo-
rare lo spazio più remoto o i
pianeti più lontani in totale
assenza di interazione col
, controllo a terra per moltissi-
mi anni. Solo inviando robot
intelligenti l'uomo potrà ef-
fettivamente allargare la sfe-
ra della propria conoscenza
alle regioni più remote del
sistema nel quale vive.
Guerra di robot
L'intelligenza può essere
utilmente applicata alle son-
de spaziali ma può purtroppo
essere inserita anche all'in-
terno di un altro «gioco» che
da sempre appassiona il ge-
nere umano. La guerra. Da
anni oramai sono in corso
studi tesi a realizzare «armi
intelligenti», ossia missili o
veicoli da combattimento pri-
vi di persone a bordo ma in
grado di decidere autonoma-
mente l'obiettivo sul quale
puntare. Tra l'altro la recente
esperienza della guerra delle
Falkland ha dimostrato in tut-
ta la sua drammaticità agli
esperti militari del mondo in-
tero la vulnerabilità insita in
un troppo stretto controllo
remoto dei missili, dando co-
sì l'avvio ad ulteriori quanto
preoccupanti ricerche in que-
sto settore. Non molti sanno
che la maggiore perdita na-
vale degli Inglesi nella guerra
delle Falkland, quella del cac-
ciatorpediniere portaelicotte-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
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INTELLIGIOCHI
ri Sheffield, è stata proprio
provocata da un problema di
controllo a distanza e ricono-
scimento dei missili. I fatti,
che è stato possibile rico-
struire con estrema precisio-
ne, sono drammaticamente
inquietanti. Lo Sheffield è
stato centrato in pieno da un
missile Exocet lanciato dagli
argentini ed é bruciato in po-
co tempo. In effetti il com-
puter di bordo responsabile
della difesa della nave ingle-
se aveva regolarmente avvi-
stato per tempo il missile
argentino in avvicinamento;
tuttavia lo ha riconosciuto
come «alleato» e non gli ha
diretto contro il fuoco delle
batterie antimissile, lascian-
dolo cosi perfettamente libe-
ro di colpire la nave. Ciò è
avvenuto perchè il missile
utilizzato dagli argentini era
un Exocet che. essendo di
fabbricazione francese (ed
essendo usato anche dagli
stessi britannici), ha risposto
all'interrogazione elettronica
del computer dello Sheffield
con segnali di identificazione
riconosciuti dai sistemi ingle-
si come appartenenti ad
un'unità alleata.
L'esercito degli Stati Uniti
dispone attualmente di mis-
sili anticarro sperimentali do-
tati di una telecamera e con-
trollati da un software di ri-
conoscimento delle immagi-
ni che li rende in grado di
riconoscere dalla sagoma e
dai colori i veicoli alleati da
quelli avversari. Tali missili
non possono essere dirottati
o influenzati da segnali
esterni in quanto totalmente
autosufficienti. Al momento
sembra che il comportamen-
to di tali missili «intelligenti»
non sia del tutto affidabile
ma le ricerche proseguono
Si arriverà cosi forse a rea-
lizzare nella realtà quello sce-
nario già più volte dipinto da-
gli scrittori di fantascienza in
cui le guerre non verranno
combattute dagli uomini ma
da eserciti di robot intelligen-
ti costruiti proprio a tale sco-
po? Ovviamente speriamo
tutti di no, e ci auguriamo
anzi che dopo tanta applica-
zione di Intelligenza Artificia-
le i costruttori dì armi ed i
governanti usino la propria
Intelligenza Naturale per
abolire la corsa ai super-ar-
mamenti. Nel frattempo chi
volesse lo stesso sperimen-
tare l'ebbrezza della guerra
fra robot intelligenti può farlo
tranquillamente senza met-
tere a repentaglio la pace
internazionale e stando per
di più comodamente seduti
davanti al nostro fido perso-
nal grazie al programma di
cui sto per parlarvi.
Robot su PC
Chi, come me. si trova co-
involto nelle vicende dell'in-
formatica personale sin dalle
sue origini ricorderà sicura-
mente un gioco uscito molti
anni fa per Apple II e chia-
mato RobotWar. Ad esso ri-
cordo di aver accennato an-
che in passato parlando degli
«antenati» illustri di Core
Wars. Scopo di RobotWar
era costruire dei robot da
combattimento e dotarli di
un programma che li mettes-
se in condizione di sopravvi-
vere ad uno scontro con altri
robot analoghi. Il robot era
dotato di vari tipi di armi e
sensori ed il programma di
controllo andava scritto in
una specie di Assembler ab-
bastanza primitivo. Una volta
assemblati i robot, li si face-
1 scanner. r
DX 029 Se 330
Sp 000 Hd 081
2 sniper.r
D% 015 Se 098
Sp 000 Hd 316
3 counter.r
DX 044 Se 132
Sp 000 Hd 180
4 rook.r
DX 089 Se 270
Sp 030 Hd 000
CPU Cycle: 14010
Siamo nelle lasi inaiali dello scontro fra quattro robot Sulla sinistra si vede schematizzato il campo di battaglia con le
posizioni dei quattro robot II numero 3. chiamato counter. è stato appena colpito in pieno da un proiettile lanciatogli dal
numero 4. rook Sulla destra della schermata è invece riportato lo stato sintetico dei robot ; percentuale di danno subito
ID%). direzione di scansione (Se), velocità attuale (Sp), direzione di movimento (Hd) I robot sniper, counter e rook sono
forniti assieme al programma di gioco come esempi, mentre scanner è stato scritto da me
1 scanner. r
DX 047 Se 152
Sp 000 Hd 015
2 sniper.r
DX 025 Se 002
Sp 000 Hd 180
J counter.r
DX 074 Se 209
Sp 000 Hd 221
DX 100 Se 270
Sp 000 Hd 180
CPU Cycle: 21780
Siamo verso la metà della battaglia ed uno dei quattro robot, precisamente rook. è stato già distrutto ed eliminato
dall’arena In questo momento sniper è stato centrato da un colpo di counter il quale a sua volta è stato colpito di stnscio
da scanner Appare tuttavia chiaro che sarà proprio counter il prossimo robot a soccombere
160
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
INTELLIGIOCHI
II combattimento volge al termine ed i due robot superstiti, scanner e sniper, si affrontano taccia a faccia. Come si vede,
smper sta perdendo rapidamente la superiorità conquistata durante la fase iniziale del gioco: la sua strategia lo fa
appostare negli angoli permettendogli di ricevere ben pochi danni nei momenti «affollatili, ma non è sufficiente a battere
un avversario come scanner che ha dalla sua un metodo di scansione dell'arena estremamente rapido ed efficace
L'incontro, per la cronaca, è finito piuttosto rapidamente f circa 35.000 cicli della CPU virtuale I ed ha visto la vittoria di
scanner
va combattere in un'apposita
arena che veniva visualizzata
sullo schermo in modo grafi-
co ancorché schematico.
Dopodiché si restava a guar-
dare questi robottini che an-
davano qua e là per lo scher-
mo sparandosi l'un l'altro fi-
no a che non ne rimaneva
uno solo. Certo con lo sguar-
do di oggi il tutto era un po’
lento e farraginoso ma non
va dimenticato che eravamo
nei primissimi anni dello
scorso decennio se non ad-
dirittura negli ultimi di quello
precedente (come passa il
tempo!).
Qualche anno dopo, un
gioco analogo a RobotWar
compare anche sui sistemi
Unix diventando un grande
successo fra gli «addetti ai
lavori». Si sa quanto i pro-
grammatori Unix siano gio-
cherelloni, no? E di quanto
amino religiosamente il C?
Beh, fatto sta che la versio-
ne Unix della guerra dei ro-
bot si chiamava Crobots e
non solo in quanto il pro-
gramma era scritto (ovvia-
mente!) in C; la cosa note-
vole è che i robot stessi si
programmavano in C! E non
si trattava di uno pseudo-C
ma di un subset piuttosto
esteso del K&R standard. In
pratica all'interno del gioco
era presente un completo
compilatore C che traduceva
i programmi di gestione dei
robot in un particolare lin-
guaggio macchina adatto ad
un computer virtuale, basato
sul funzionamento a stack.
con parole di trentadue bit. Il
tutto era reso possibile da
quei potentissimi tool di ana-
lisi lessicale e parsing che
Unix mette a disposizione di
chi voglia scrivere un compi-
latore per conto suo: l’analiz-
zatore lessicale lex ed il
compilatore di compilatori
yacc. La gestione del video,
rigorosamente a caratteri co-
m'era ovvio, era invece affi-
data al buon curses
Punto molto interessante
di Crobots, a mio avviso un
merito, è che tutta l’enfasi
del gioco è posta sul softwa-
re dei robot e non sul loro
hardware. Al contrario di Ro-
botWar e di altri giochi analo-
ghi ad esso successivi, in cui
il giocatore ha a disposizione
dei robot costruttivamente
sofisticati formati da vari di-
spositivi di difesa ed offesa
scelti dal giocatore, i robot di
Crobots sono costruttiva-
mente piuttosto semplici e
soprattutto tutti uguali tra lo-
ro (diciamo che il modello è
unico). Tuttavia essi non
vengono programmati me-
diante un linguaggio rozzo
ed a basso livello ma in un
linguaggio di alto livello po-
tente quanto il C reale. Il C di
Crobots ammette variabili lo-
cali e globali: comprende
tutti gli operatori del C com-
presi gli shift. gli operatori
composti e gli autoincre-
menti; permette di scrivere
proprie funzioni richiamabili,
anche in modo ricorsivo, con
regolare passaggio di para-
metri formali; dispone dei
costrutti if e while (manca-
no il do ed il for); compren-
de infine opportune «funzio-
ni di libreria» per la gestione
dell'hardware del robot. Cro-
bots insomma stimola il pro-
grammatore a . concentrarsi
sulla strategia del robot stes-
so. spostando il gioco ad un
livello mentale sicuramente
più elevato rispetto a quei
giochi che invece sottolinea-
no più l'aspetto della costru-
zione dei robot che non quel-
lo della loro programma-
zione.
Giocare a Crobots
Com'era da immaginarsi il
port da Unix a MS-DOS di
Crobots fu fatto ben presto,
facilitato dal fatto che il pro-
gramma stesso era scritto in
C. Il risultato fu una versione
di Crobots esattamente
identica all'originale, fatta
salva la sostituzione delle
potenti ma lente routine di
curses con quelle di indiriz-
zamento diretto del cursore
offerte dal DOS in modo na-
tivo. Eravamo circa nel 1985
ed il programma prese a gi-
rare nel Pubblico Dominio
come Shareware (ossia con
donazione facoltativa al-
l'autore) raggiungendo pre-
sto un buon successo in tut-
to il mondo. Ovviamente es-
so prese piede soprattutto
nel mondo dei programma-
tori C i quali trovavano parti-
colarmente congeniale espri-
mersi nel loro linguaggio fa-
vorito per controllare i propri
robot da battaglia. Da noi pe-
rò non mi sembra che Cro-
bots sia diventato molto fa-
moso. e secondo me è un
male perché si tratta di un
giochino stimolante e real-
mente «intelligente». Ecco
perché ho pensato di pre-
sentarvelo in questa puntata.
Come si gioca dunque a
Crobots? Molto semplice.
Basta mettere a punto un
programma di controllo (e-
stensione .r e non .c) e darlo
in pasto al programma cro-
bots. da solo o assieme ad
altri programmi fino al nume-
ro massimo di quattro. I pro-
grammi verranno compilati
in successione (il listato
scorre su video durante la
compilazione) ed alla fine i
corrispondenti robot verran-
no fatti scontrare in un'arena
quadrata di mille unità di la-
to. Come si vede nelle im-
magini che illustrano l'artico-
lo. lo schermo del computer
durante la battaglia è diviso
in due parti: su quella di sini-
stra si ha una visualizzazione
semigrafìca della situazione
all'interno dell'arena, mentre
su quella destra sono riporta-
te le principali variabili di sta-
to dei singoli robot. In que-
sto modo i giocatori umani
possono seguire, pur senza
possibilità di intervenire, le
sorti delle proprie creazioni.
Lo scontro termina ovvia-
mente quando uno solo dei
robot contendenti è ancora
funzionante.
Come sono fatti i robot? In
modo assai semplice dato
che in pratica dispongono
solo di tre parti principali: lo
scanner, il cannone ed il mo-
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161
INTELLIGIOCHI
tore. Il primo è lo strumento
con cui il robot può accorger-
si della presenza di awersari
in raggio utile; il secondo
serve ovviamente per spara-
re ai robot nemici nel tentati-
vo di danneggiarli; il terzo
serve per spostarsi a scopo
di fuga o di attacco. Sia lo
scanner che il cannone sono
orientabili lungo l'intero arco
di 360 gradi in modo indipen-
dente l'uno dall'altro ed indi-
pendente anche dalla even-
tuale direzione di marcia. Il
movimento del robot può av-
venire in qualsiasi direzione
(salvo che fuori dal recinto
dell'arena) e con una velocità
scelta fra lo zero ed il 1 00%
della potenza del motore. Lo
scanner infine ha un range di
apertura variabile da +/- 1 0
gradi a +/— 1 grado. E per
quanto riguarda l'hardware
questo è tutto. Quando un
robot viene colpito da un
proiettile avversario subisce
un danneggiamento che è
funzione della distanza alla
quale è caduto il colpo. I
danni via via ricevuti si som-
mano, pur senza determina-
re un decadimento progres-
sivo delle funzionalità del ro-
bot; quando però esso rag-
giunge il 100% di danni vie-
ne distrutto ed eliminato dal
gioco.
Il programma di controllo,
dicevo prima, è scritto in un
linguaggio praticamente co-
incidente col C del Kerni-
ghan & Ritchie.
Le sole differenze signifi-
cative rispetto al K&R sono
la mancanza dei costrutti do
e for (sostituibili tuttavia col
while) e la mancanza dei po-
stincrementi (vi sono solo i
preincrementi).
La libreria standard del lin-
guaggio contiene invece al-
cune funzioni speciali che
consentono al programma di
interagire con l'hardware del
robot: cosi scan() attiva lo
scanner, cannoni) il canno-
ne e drive() il motore; men-
tre loc_x{) e loc_y() ritorna-
no le coordinate attuali del
robot. speed() la velocità at-
tuale e damageO la percen-
tuale di danneggiamento su-
bita.
Sono presenti inoltre una
routine di generazione di nu-
162
meri pseudocasuali nonché
le funzioni matematiche e
trigonometriche di base (utili
per calcolare distanze o an-
goli di traiettoria).
Con tali strumenti si può
scrivere un programma real-
mente assai sofisticato; la
sola limitazione è che non si
possono superare le 1000 li-
nee di sorgente. Come
esempio di programmazio-
ne. tanto per farvi vedere
«che faccia abbiano» i pro-
grammi di controllo di Cro-
bots. riporto nel listato 1 il
sorgente di rook.r, il più
semplice dei programmi di
esempio forniti assieme al
gioco.
Invito al gioco
Nelle immagini di queste
pagine vedete riprodotte al-
cune fasi di uno scontro fra
tre dei robot forniti assieme
al programma ed uno scritto
da me per l'occasione. Que-
sto dello scontro singolo fra
due o più robot è il modo più
comune di utilizzo del pro-
gramma, ma ve ne sono altri
due; il primo consente di
«debuggare» un robot ese-
guendone il codice macchina
virtuale un’istruzione alla vol-
ta; il secondo permette di
ripetere più scontri fra gli
stessi robot in modalità
batch (ossia senza visualizza-
zione interattiva) ed è utile
per ottenere i valori medi di
comportamento dei vari ro-
bot su un elevato numero di
incontri. Col programma so-
no forniti quattro robot di
esempio, di differente com-
plessità ed efficienza, che
servono sia come utile espo-
sizione di tecniche di pro-
grammazione che come vali-
di avversari per le proprie
creature. È inoltre compresa
un'accurata documentazione
in lingua inglese-
li programma Crobots lo
trovate su moltissime BBS
italiane e straniere nonché,
ovviamente, su MC-Link. Se
già non lo conoscevate vi
invito caldamente a prelevar-
lo ed a giocarci. Tra l'altro se
già conoscete il C il diverti-
mento è garantito, se invece
non lo conoscete questo
può essere un simpatico si-
stema per farvi prendere co-
noscenza con tale importan-
tissimo linguaggio. Natural-
mente la cosa più divertente
è far combattere i propri ro-
bot contro quelli scritti da un
amico. Da qui al pensare di
organizzare un mini-torneo,
assolutamente informale, di
Crobots il passo è ovviamen-
te breve, A me l’idea di farlo
non dispiace: pensateci e fa-
temi sapere se l'idea attira
anche voi. Eventualmente
mandatemi i vostri robot, io
provvederò a tenervi infor-
mati sugli sviluppi di questa
proposta nei prossimi nume-
ri della rubrica. E con questa
idea buttata là. cui spero ri-
sponderete in molti, conclu-
do questa puntata. L'appun-
tamento è rinnovato, come
sempre, al mese prossimo.
Arrivederci. me
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STORYWARE
L'apertura di uno spazio letterario, annunciata sul n. 95 di MC, ha scatenato il desiderio
narrativo dei lettori. Al ritmo di due racconti al giorno, la redazione è stata lentamente
invasa dai voli fantastici di un popolo, quello informatico, che si è improvvisamente
scoperto anche narratore
StoryWare
Inizia la rassegna
di Elvezio Petrozzi
ézir
L'immagine che vi proponiamo ó
scienza «Il Fiume dell'Eternità » o
Milano - Galaxis n 41,
E hi. ragazzi! Calma! I! nu-
mero di aprile della rivi-
sta non era ancora uscito
dalle rotative che già alla por-
ta della redazione bussava il
postino con i primi plichi
contenenti i vostri racconti.
Anche se nessuno l'ha
confessato, è evidente che
molti di voi tenevano da
tempo nel cassetto (o sul-
l'hard disk, o nei circuiti ce-
rebrali) un racconto di argo-
mento informatico da spedi-
re alla prima occasione.
Altri hanno poi certamente
messo mano alla tastiera
nella notte stessa seguita al-
l'acquisto della rivista, pronti
alla spedizione sin dalle pri-
me luci dell'alba seguente.
A parte queste ipotesi,
probabilmente vere, rimane
comunque il clamoroso suc-
cesso di un'iniziativa che, na-
ta per darvi qualcosa da fare
nei lunghi ed oziosi mesi
estivi, si è rivelata una delle
proposte più apprezzate de-
gli ultimi tempi. Di questo ne
danno del resto ampia testi-
monianza le lettere di ac-
compagnamento ai racconti,
zeppe di elogi per una rubri-
ca che, pur non essendo ori-
ginalissima. ha come pregio
maggiore quello di «pesca-
re» in un serbatoio di lettori
non solo ampio ma anche
qualificato.
Cos'è arrivato
E dopo questa sviolinata
d'apertura, passiamo ad un
rapido commento generale
sul materiale piombato sulle
nostre scrivanie.
Non tutti gli elaborati per-
venuti sono stati ancora letti,
ma quelli esaminati consen-
tono già di tracciare un qua-
dro generale delle «tenden-
ze narrative» (bel colpo!) del-
le nuove leve letterarie del
paese.
Come già rilevava Pizzo
nel suo dotto articolo di pre-
sentazione. anche nei lavori
che ci avete mandato il com-
puter in quanto tale rimane
un po’ defilato.
Ci sono stati, è vero, rac-
conti che ne fanno l'elemen-
to centrale della vicenda, ma
più spesso lo strumento in-
formatico in senso stretto fa
da sfondo alle vicende fanta-
scientifiche narrate.
Abbonda invece la tratta-
zione del binomio anima-ro-
bot, dove il pretesto conce-
de ampio margine all'identifi-
cazione tra umano e macchi-
na; molto spesso poi la crea-
tura cibernetica è una donna,
a dimostrazione che i rac-
conti sono in molti casi lo
sfogo di inconfessate spe-
ranze dei narratori (benedet-
ta giovinezza!).
Altro argomento molto fre-
quentato è risultato quello
legato al mondo dei video-
game. altra attività premi-
nente di molti lettori di MC.
con opere che si sono se-
gnalate sia per l'accurata co-
struzione narrativa che per
l'originalità della conclu-
sione.
Nell'insieme delle opere
proposte si respira comun-
que una sana aria futuristica,
con l'impiego di "tessuti bio-
informatici", di "memorie
164
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
STORYWARE
fwedy", di provvidenziali
"decodificatori domiciliari" e
di "moduli cattedratici", il
tutto durante il trascorrere di
interi "periodi arcomp" o di
semplici "ciclisecondi".
Ad ogni modo, nel com-
plesso la qualità del materia-
le pervenuto ha rivelato uno
standard medio piuttosto
elevato e di questo ci con-
gratuliamo con gli autori.
La rassegna
A questo punto, data la
stura a questo tumultuoso
festival di neo-scrittori, il pro-
blema principale è quello di
dotare di un'organizzazione
razionale la rassegna che de-
sideriamo proporvi.
In primo luogo sarà neces-
saria da parte nostra una pri-
ma selezione dei lavori, giac-
ché é impensabile pubblica-
re su MC centinaia di rac-
conti: evidenti problemi di
spazio e/o di durata delle
pubblicazioni ce lo sconsi-
gliano.
Eseguita questa ingrata
operazione, procederemo
con la pubblicazione delle
opere selezionate, sottopo-
nendovi di volta in volta un
certo numero di autori.
Questo mese trovano spa-
zio solo due elaborati, ma
per il numero prossimo,
quello doppio di luglio/ago-
sto. cercheremo di offrirvi
materiale sufficiente per col-
mare almeno qualche pome-
riggio estivo.
Nel frattempo stabiliremo
in via definitiva la sorte finale
di questa avventura lettera-
ria; sarà un concorso, una
"mostra permanente",
un'anteprima di raccolte "da
libreria": chissà?
Voi intanto non mollate!
Ormai che ci siete affondate-
ci definitivamente sotto ton-
nellate di carta e di dischetti
e quindi continuate a spedir-
ci le vostre creature: ne
avremo amorosa cura.
A questo proposito vi ri-
cordiamo rapidamente i ter-
mini della partecipazione:
racconti dichiaratamente ori-
ginali di lunghezza compresa
tra le 2 e le 10 cartelle (ogni
cartella = 30 righe di 60 bat-
tute ciascuna), testo non
manoscritto e se possibile
accompagnato da disco con
il racconto in formato ASCII,
obbligo di presenza nella tra-
ma dell'elemento informa-
tico.
Buon lavoro!
Gli autori
di questo mese
Per iniziare, vi presentia-
mo due racconti scelti tra i
primi pervenuti, uno "breve"
ed uno "lungo".
Il primo è opera di Nino
De Luca di Livorno; un bre-
ve. fulminante "contributo
sul tema del rapporto tra uo-
mo e macchina", come lo
stesso autore dichiara.
Il secondo, più corposo ed
articolato, è invece merito di
Vindice Deplano di Roma,
già presente in passato sulle
pagine della rivista con altri
lavori non letterari.
Entrambi risultano curati
sia dal punto di vista stilisti-
co che narrativo e pur nella
diversità del "genere" sem-
brano costituire un buon
punto di partenza per la ru-
brica nonché un buon termi-
ne di paragone per altri neo-
autori che volessero cimen-
tarsi.
J.S.B.
di Nino De Luca
I tasti, soltanto i tasti.
La sensazione indescrivibi-
le di un universo fatto di
pensieri che cambiavano
continuamente e che pur se-
guendo un ordine rigoroso si
accalcavano gli uni sugli altri,
si spingevano, scomparivano
per un istante per apparire
subito dopo.
E i tasti, nella loro succes-
sione geometrica apparente-
mente priva di Amore, freddi
e distanti all'inizio, sembra-
vano poi animarsi quando il
flusso dei pensieri spingeva
le mani esperte a muoversi
velocemente su di loro.
Qualche decina di tasti che
potevano racchiudere l'inte-
ro universo oppure il nulla.
Apparentemente uguali gli
uni agli altri, infinitamente di-
versi nelle innumerevoli
combinazioni e sequenze.
Ogni volta accadeva la
stessa cosa. All'inizio l'idea
prendeva forma nella sua
mente in modo impreciso,
quasi caotico. Poi poco per
volta cominciava a definirsi e
quei pensieri che dapprima
si erano svolti in lenta confu-
sione iniziavano a rincorrersi
sempre più veloci ma ordina-
ti e precisi, armonicamente
conseguenti ed impossibili
da afferrare se non con il
movimento veloce delle ma-
ni sulla tastiera. Conosceva
quella febbre che lo assaliva
e non poteva fare niente per
guarirne. Non voleva fare
niente. Soltanto abbandonar-
si completamente al flusso
dei pensieri e a quella febbre
che costringeva le sue mani
a muoversi velocemente sui
tasti. La mente libera di se-
guire gli improvvisi ma ordi-
nati cambiamenti nel flusso
di un diagramma che si svi-
luppava da solo. Non c'era
da fare altro. Solo resistere
alla tentazione di capire fino
in fondo quello che stava av-
venendo. Solo muovere rapi-
damente le mani sui tasti
perché quello che passava
nella mente diventasse real-
tà. La sensazione di usare
uno strumento meraviglioso
ma di farsi a sua volta stru-
mento di una esecuzione
complessa e fantastica. Non
riusciva ad avere l'esatta co-
noscenza di quello che stava
accadendo ma sapeva che
una volta terminato, ogni
movimento che era la tradu-
zione sui tasti di una parte di
pensiero, avrebbe avuto la
propria giustificazione in
quell'armonia generale che
adesso poteva solo intuire.
Poi la paura. Dapprima sol-
tanto l'impercettibile rallen-
tamento del flusso dei pen-
sieri. un'incertezza sottile tra
un passaggio e l'altro, l'om-
bra del dubbio, infine la
paura di non riuscire a com-
pletare quella magnifica co-
struzione, di non saper più
dire a quei tasti cosa accade-
va nella mente, di non esse-
re capace di tradurre i pen-
sieri. La paura di perdere
qualcosa di meraviglioso che
si ha già quasi tra le mani.
E di nuovo la forza. Un
pensiero più preciso degli al-
tri, un cambiamento improv-
viso nello svolgersi della
struttura, la necessità di do-
ver impegnare tutta la men-
te per cercare di coglierlo
subito. E non c’era più spa-
zio per il dubbio, solo la ne-
cessità di proseguire senza
pensare ad altro, senza vole-
re altro che portare a termi-
ne quell'opera.
Adesso riusciva a vedere
l'armonia generata dal flusso
che aveva creato, adesso co-
minciava a capire come tutto
sarebbe apparso una volta
finito.
I pensieri si affacciavano
più lentamente e l'energia
che lo aveva animato si sta-
va pian piano spegnendo.
Era stanco e tornava a senti-
re il mondo d'intorno. Ma
c’era ancora qualcosa da fa-
re, mettere sulla carta dei
segni che lo avrebbero aiuta-
to a ripercorrere il cammino
svolto o a farlo percorrere a
chiunque lo avesse voluto.
Quanti sarebbero riusciti a
capire la perfezione di quel
lavoro e l'armonia che gene-
rava?
A questo pensava nel rac-
cogliere i fogli sparsi intorno
per scrivere in calce all’ulti-
ma riga di note il suo nome:
Johann Sebastian Bach. E
nel posarli sul pianoforte fis-
sava quella bianca fila di tasti
ormai inerti.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
165
STORYWARE
La Bella
Addormentata
di Vindice Deplano
— Valzer? — propose El-
ma. agitando ritmicamente
la chioma bionda.
— Valzer! — accettò il
collega seduto accanto, che
iniziava a farsi prendere da
un frenetico entusiasmo.
Javier quindi dispose le di-
ta sulla tastiera per impartire
rapidamente una lunga se-
quenza di comandi. Il rumore
assomigliava al crepitio di
una mitragliatrice, interrotta
ogni tanto dal tonfo sordo
del tasto «Enter».
Sul monitor tridimensiona-
le la figura iniziò a muoversi
dapprima lenta, quasi incer-
ta, poi sempre più veloce,
ondeggiando con grazia e
leggerezza, seguendo il rit-
mo. Perché si apprezzasse il
perfetto sincronismo col
tempo della musica, in sotto-
fondo si diffusero le note di
«Su! bel Danubio Blu» di
Strauss.
Era una bella figura fem-
minile, slanciata, né troppo
alta né troppo bassa. Lo
sguardo era quello, un po'
fisso e inespressivo, delle
rappresentazioni 3D, ma tutti
i fasci muscolari erano raffi-
gurati alla perfezione. I loro
movimenti, contrazioni e rila-
sciamenti, si succedevano
guidati da un minuscolo pun-
to situato alla base dell'ence-
falo. Gli impulsi, raffigurati
da linee di luce intermitten-
te, seguivano le vie nervose
discendenti del sistema pira-
midale: corteccia cerebrale,
midollo, gangli ventrali, mo-
toneuroni somatici. Una fine-
stra, in alto a destra sul mo-
nitor. codificava i segnali tra-
sformandoli in una lunga fila
di numeri che scorrevano in
continuazione tanto rapidi
che era quasi impossibile
leggerli. Riprodotti da una
stampante sarebbero stati
studiati per giorni alla ricerca
di quegli errori e imperfezio-
ni che avevano in un un mo-
do o nell'altro funestato tut-
te le simulazioni precedenti.
Javier guardava e sembra-
va rapito da quella scena che
pure aveva visto migliaia di
volte negli anni precedenti.
Non finiva mai di stupirsi di
come le luci dei nervi, anche
se non volevano saperne di
andare a tempo con la musi-
ca, riuscissero a produrre un
volteggio cosi perfetto.
Altri comandi impartiti ve-
locemente senza interrom-
pere la scena e alla ballerina
si aggiunse l'immagine, ma
era piuttosto un'ombra appe-
na abbozzata, di un compa-
gno. «Lei» prese con forza le
sue mani e si lasciò guidare.
— Geloso? — Elma striz-
zò un occhio.
Javier non si scompose.
Un’Incursione sui tasti e al
cavaliere in ombra spuntaro-
no i capelli, neri e ricci, e una
barbetta rada.
— Hai pensato a tutto. ...
tranne agli occhiali.
Invece di aggiungerli alla
propria immagine. Javier si
tolse i suoi.
— E adesso?
Elma non rispose subito
limitandosi a scuotere la te-
sta sorridendo, poi aggiunse,
cambiando discorso:
— Javier. davvero fino a
non molto tempo fa credevo
che tu fossi pazzo.
— È cambiato qualcosa
spero.
— Sì. Ora penso di esse-
re impazzita anch'io.
Al termine della simulazio-
ne. che per la prima volta
non aveva evidenziato alcun
errore nel programma di riat-
tivazione, Javier aveva più di
un buon motivo per sentirsi
soddisfatto.
Non era mai stata tentata
prima, almeno su un essere
umano, la riattivazione neu-
ronaie mediata dall'elabora-
tore. Un evento che con tut-
ta probabilità sarebbe finito
nei libri di storia della bioin-
gegneria.
— Il problema è duplice
— aveva esordito Jan Ker-
mel, direttore scientifico del
Centro — perché, in primo
luogo, la lesione della For-
mazione Reticolare produce
uno stato comatoso simile al
sonno nel tracciato elettro-
encefalografico. ma non re-
versibile spontaneamente.
Da questo punto di vista, pe-
rò, potremmo non avere ec-
cessive difficoltà: con oppor-
tuni innesti di tessuto altri
casi sono stati risolti in ma-
niera soddisfacente. Il pro-
blema vero è il danneggia-
mento del fascio piramidale
che comanda la muscolatura
scheletrica... esattamente
qui.
Il direttore indicò un'area,
situata tra bulbo ed encefalo,
dove la tomografia aveva
evidenziato la lesione, e atte-
se la proiezione della suc-
cessiva diapositiva.
— Gli impulsi nervosi a li-
vello di corteccia cerebrale
sembrano, e sottolineo sem-
brano, normali, ma arrivano
incompleti al midollo spinale.
Cioè le facoltà mnemoniche
e ideative sarebbero intatte.
Se l'ipotesi è corretta, sarà
necessario ricostruire il go-
verno del corpo: tutti i se-
gnali devono essere acquisi-
ti, ricodificati e reimmessi
lungo le vie nervose. Prove-
remo a usare un biochip pro-
grammabile innestato per-
manentemente all’interno
della scatola cranica.
Un sistema simile ha dato
ottimi risultati con conigli e
scimmie rhesus. ma confes-
so che è solo l’eccezionaiità
del caso che mi spinge a
portare avanti questa pro-
posta.
Per Javier fu subito chiaro
che si sarebbe occupato per-
sonalmente del progetto.
Non era certo un proble-
ma hardware, se pure si po-
teva chiamare "ferramenta"
quel minuscolo biochip dalle
dimensioni di una lenticchia,
pila e memoria comprese.
La vera sfida era quella di
creare un programma dalla
complessità difficilmente im-
maginabile, in grado di tra-
sformare ricordi, abilità,
emozioni, desideri, sogni e
incubi in movimenti musco-
lari. Un castello di carte da
costruire a occhi chiusi.
Mignon aveva venticinque
anni quando un ictus cere-
brale la ridusse senza preav-
viso a una specie di vegeta-
le, immobile e incosciente.
Da otto anni era mantenuta
in vita artificialmente in atte-
sa dell'impianto del biochip
che sarebbe avvenuto non
appena il programma avesse
dato buoni risultati nella si-
mulazione al calcolatore.
Non era certo possibile con-
durre esperimenti «in vivo».
All'inizio, con molto scetti-
cismo e una punta di cini-
smo, qualcuno le affibbiò il
nomignolo di «Lady Franken-
stein».
Però, quando il caso fu
affidato al gruppo di Javier
Masson, tutti presero a chia-
marla «La Bella Addormen-
tata».
Javier, nonostate la giova-
ne età, era infatti riconosciu-
to da tutti come il migliore
biosoftwarista del Centro,
capace di condurre in porto
nel migliore dei modi impre-
se quasi disperate.
E Mignon era la fidanzata
di Javier.
Ci volle un intero anno so-
lo per ottenere una mappa-
tura della muscolatura volon-
taria di Mignon e di tutte le
relative vie nervose. Altri
due anni per la messa a pun-
to di un programma in grado
di simulare in maniera con-
vincente le connessioni neu-
romotorie. Infine cinque per
progettare e sperimentare il
software per il biochip.
In tutto quel tempo Javier
riusciva, miracolosamente, a
mantenersi lucido, scinden-
do le facoltà intellettive dai
sentimenti. Sembrava quasi
che fosse alle prese solo
con un problema particolar-
mente interessante al quale
concedeva tutta la sua con-
centrazione, né più né meno
delle altre volte. Riusciva
perfino a rimanere sereno e
scherzare anche nei momen-
ti di difficoltà o di grossa
delusione. Cioè nel novanta
per cento dei casi.
Anche se il suo equilibrio
era quello di chi cammina a
piedi nudi sulla lama di un
rasoio, e i ricercatori che ve-
nivano assegnati alla sua
équipe finivano presto per
accorgesene, l'atmosfera del
gruppo rimase a lungo alle-
gra, quasi chiassosa. Tutti
accettavano dì giocare il suo
gioco e nessuno accennò
mai alla sua storia con Mi-
gnon, né gli chiese se aves-
se paura di perderla per
sempre.
Lo tradi la comparsa, pre-
coce, dei primi capelli bian-
chi e di qualche ruga. Prese
l'abitudine di dormire poco la
notte e di passare molte do-
meniche in laboratorio.
Mignon nel frattempo era
mantenuta in animazione so-
spesa. Solo la ginnastica
passiva impediva l'atrofia dei
166
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
STORYWARE
muscoli. Il metabolismo ri-
dottissimo rallentava talmen-
te il suo orologio biologico
che continuava sempre ad
avere venticinque anni.
I primi mesi di prove del
software del biochip Mi-
gnon. cioè la sua figura tridi-
mensionale, non riusciva ne-
anche a tenersi in equilibrio:
c'era sempre un muscolo ri-
gido o non sufficientemente
contratto, il corpo non bilan-
ciato o il baricentro fuori as-
se. Solo dopo molto tempo
incominciò a muoversi, bar-
collando sgraziatamente co-
me fanno gli ubriachi. E ca-
deva. Cadeva invariabilmen-
te dopo pochi passi, assu-
mendo pose innaturali: un
arto cadeva di schianto, op-
pure il corpo scivolava di lato
mentre le gambe continua-
vano a muoversi per aria co-
me quelle dei pupazzi a mol-
la di una volta. La figura non
aveva niente di umano e Ja-
vier preferiva ancora pensare
alla Mignon vera.
In quel periodo Javier era
alle prese con un incubo ri-
corrente che lo tormentava
anche da sveglio. Vedeva
persone camminare, con lo
sguardo sicuro davanti a sé.
per stramazzare al suolo su-
bito dopo, una alla volta o a
frotte. La scena poteva es-
sere simile a quelle dei vec-
chi film di guerra, ma le figu-
re cadevano in maniera stra-
na. Erano come bambole
colpite da una mano invisibi-
le oppure sembravano sgon-
fiarsi di colpo e di loro non
restava che una sottile pelli-
cola.
Si resero presto conto che
il controllo del biochip anda-
va raffinato moltissimo per
raggiungere il livello del sin-
golo fascio di fibre. Anche
per questo i risultati positivi,
che pure venivano raggiunti,
arrivavano con una lentezza
esasperante. Diversi ricerca-
tori. nei primi anni, chiesero
e ottennero di cambiare pro-
getto.
II lavoro assomigliava mol-
to all'insegnare a un bambi-
no a muovere i primi passi,
spiando ogni più piccolo pro-
gresso. Solo che un bambi-
no può contare su un patri-
monio di istinti e riflessi in-
nati, mentre con Mignon si
dovevano ricostruire i movi-
menti più elementari. Volge-
re lo sguardo verso una sor-
gente sonora o luminosa,
grattarsi, reagire a una pun-
tura sulla pelle non erano
affatto cose scontate. Uno
dei più notevoli successi di
quel primo periodo fu pro-
prio la messa a punto di un
software «simulatore di piz-
zichi». Quando il progetto
venne pubblicato sulla rivista
del Centro, qualcuno, non al
corrente dei retroscena,
scambiò Javier Masson per
un geniale burlone.
Il giorno che la figura sullo
schermo riuscì a compiere
un intero percorso senza ca-
dere venne stappata una
bottiglia di champagne. Poi
tutto divenne più facile. Sali-
re e scendere le scale, corre-
re, saltare, nuotare furono
conquiste degli ultimi due
anni di lavoro. Javier inco-
minciò a vedere Mignon an-
che nella silhouette tridimen-
sionale, Se la Bella Addor-
mentata era ancora la sua
donna, quella che gli cresce-
va tra le mani era piuttosto
una figlia.
Quando funzionò a dovere
la prova del ballo, in cui era
necessario un perfetto coor-
dinamento tra segnali uditivi,
tatto e l'intera muscolatura,
fu evidente che il periodo
delle simulazioni era finito.
Al culmine dell'euforia Javier
arrivò a pensare di avere al-
cuni punti in comune con
Dio.
Mignon fu operata per l’in-
nesto del biochip e il ripristi-
no delle funzionalità della
Formazione Reticolare po-
che settimane dopo. Il chip
non fu attivato subito per
favorire la crescita dei capelli
e la messa in scena del ri-
sveglio. Gli psicologi del
Centro ritenevano che non si
sarebbe dovuta accorgere
del tempo trascorso in stato
di incoscienza, per evitare
uno shock che, date le sue
condizioni, presentava alcuni
rischi.
Riportarono Mignon nella
sua casa e la adagiarono su
un letto rivestita con gli abiti
di otto anni prima. Una pic-
cola telecamera, nascosta da
uno specchio, e due antenne
sintonizzate sulla frequenza
irradiata dal biochip e sulle
onde della corteccia cerebra-
le tenevano la situazione sot-
to controllo.
In una stanza poco distan-
te gli operatori del Centro
avevano gli occhi fissi su
uno schermo televisivo e al-
cuni monitor.
Elma ruppe il silenzio.
— Mancano due minuti al
segnale di attivazione, Fate
attenzione. Se le onde corti-
cali non sono regolari fermia-
mo tutto.
— Qui è tutto a postQ —
rispose un tecnico.
Un minuto. Trenta secon-
di. Dieci, cinque, uno.
— Non succede niente!
— esclamò qualcuno osser-
vando i grafici sempre
uguali..
— È probabile che ci vo-
glia un po' di tempo. È previ-
sto che il chip non produca
effetti finché non verifica tut-
te le connessioni. Controlla-
te l'attivazione della Forma-
zione Reticolare — ordinò
Elma.
— È attivata, sembra re-
golare.
— Allora sta dormendo. È
incredibile: ha sonno! Dopo
tutto questo tempo ha son-
no — concluse Javier. che
sembrava divertito.
Attesero alcuni minuti, poi
le ampie onde theta, tipiche
del sonno profondo, lasciaro-
no il posto alle onde alfa e
quindi al caratteristico ritmo
della veglia. Il biochip inviò
un primo «rapporto» rassicu-
rante informando sul pieno
recupero delle facoltà moto-
rie. Da quel momento nes-
suno riuscì più a dire una
parola.
Mignon allora mosse la te-
sa, portò le mani agli occhi e
stropicciandoseli li aprì.
Sembrava stupita di essersi
addormentata in pieno gior-
no. Si mise a sedere respi-
rando profondamente come
se le mancasse l'aria, poi si
alzò portandosi allo spec-
chio. Come accadeva spes-
so, passò molto tempo scru-
tandosi la faccia, centimetro
per centimetro, facendo un
sacco di smorfie e conclu-
dendo l'esame con una pas-
sata di burro di cacao sulle
labbra. Evidentemente sod-
disfatta del suo aspetto, infi-
lò un disco nel lettore e tor-
nò a sdraiarsi sul letto guar-
dando il soffitto e dondolan-
dosi al ritmo della musica.
L'audio non era inserito e la
scena vista dal monitor era
piuttosto buffa.
In quel momento tutti sor-
ridevano cercando un modo
per frenare la commozione.
Qualcuno si mordeva le lab-
bra. mentre Elma fingeva di
controllare scrupolosamente
i tracciati dell'elettroencefa-
logramma. Solo Javier, per-
so ogni controllo, singhiozza-
va ormai senza ritegno, ma
nessuno dava l'impressione
di averci fatto caso.
Solo Jan Kermel si avvici-
nò a lui con un telefono in
mano e attese di essere no-
tato prima di parlare:
— Per caso devi fare una
chiamata?
— Che faccia hai, da dove
vieni? — disse Mignon appe-
na lo vide.
— Ho... dormito male sta-
notte — inventò II per li Ja-
vier, che si era anche tinto i
capelli per nascondere qual-
che anno. E non potè fare a
meno di aggiungere:
— Sono proprio contento
di vederti oggi. Davvero!
— Anch’io sono contenta
di vederti. Lo ero anche ieri
e l'altro ieri. Tutte le volte.
Javier non fece caso all'e-
spressione del viso di lei.
— Usciamo — disse — Ti
porto al mare e poi andiamo
a cena da «Mekong».
— Non ho voglia di cucina
cinese.
— Vietnamita
— E allora non ho voglia
di cucina vietnamita. Non ho
voglia di andare al mare —
Mignon gli avvicinò la mano
al viso contando con le dita e
alzò di colpo il tono della
voce.
— Non ho voglia di vede-
re gente. Non sopporto la
tua macchina e neanche le
tue chiacchiere sui com-
puter!
— Che ti prende?
Mignon si sedette su una
sedia prendendo la testa tra
le mani. Poi gli si avvicinò
prima di proseguire con voce
più dolce:
— Scusa! Sono isterica
da qualche tempo. Non so
come dirtelo, anzi ho cercato
di fartelo capire negli ultimi
giorni, ma tu non ti accorgi
mai di niente.... No Javier,
scusami, davvero è tutta col-
pa mia. È solo che... forse é
meglio che per un po' non ci
vediamo.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
167
Play World
di Francesco Carla
Mentre scrivo queste note
destinate al numero di
giugno del mio adorato
Playworld, sono le sei
antimeridiane e guardo fuori
dalla finestra del mio studio
Nei giorni scorsi ho parlato
con un paio di amici della
Commodore Italia e ho
saputo un bel mucchietto di
cose sul destino dell'Amiga :
i suoi custom chip
friggeranno immagini a tre
dimensioni all'interno di un
corpo privo di tastiera e
assolutamente identico a
quello di un CD player.
LHX Chopper Attack
3 reni Iverson
Electronic Arts < USAI
PCICGA, EGA. VGA I CTO
Dagli United States arrivò,
molti anni orsono. la moda
dei Flight Simulator. Il primo
fu disegnato da Bruce Art-
wick della SubLogic e distri-
buito dalla Microsoft in tutto
il mondo con grandi risultati
di vendite e di entusiasmo
Non a caso sarà il compact
disk e la sua imponente
capacità ottica, il cuore
Storage di questa nuova
macchina.
Ma cosa ci metteranno le
software house in questi
nuovi balocchi interattivi ?
C'è spazio per un bel po' di
kappa di codice, per decine
di mega dì grafica e per due
o trecento megabyte di
suono. E sarà anche ora che
ci mettano, la maggior parte
almeno, tutta la fantasia che
hanno da qualche anno
scordato di avere.
interattivo. Eppure si trattava
di una terribile e pseudovet-
toriale esperienza monocro-
matica girevole sull'Apple 1
che però molto contribuì alla
diffusione del primo compu-
ter della Apple, inaugurando
queU'assioma. poi sempre ri-
spettato a danno delle soft-
ware house, secondo cui la
ferraglia (hardware) si vende
se c'è l'intelligenza (softwa-
re). Dicevo a danno delle
software house perché le
meschine (pensate al caso
della Cinemaware che ha
fatto vendere migliaia di
Amiga 1000 nel 1987 con
Defender of thè Crown e
non é certo diventata per
questo una multinazionale...)
sono diventate per un perio-
do il veicolo di vendite delle
macchine, non riuscendo
contemporaneamente a ven-
dere più di tanto il loro soft-
Sto cercando i procurarmi un
FM Towns della Fujitsu per
simulare qualche samurai
nipponico e giocarmi la
mente contro le pareti
inconsistenti dei villaggi
digitali. FM Towns è l'unico
computer in circolazione che
contenga built in la
tecnologia CD che stiamo
aspettando per l'Amiga e
dalla Philips.
Su Login. il magazine
giapponese più importante
di queste cose, ho visto un
po' di screen di FM Towns.
che tra l'altro trovo abbia un
ware. Ma questa è un'altra
storia rispetto a quella che
volevo raccontarvi oggi qui.
«Sono un sottotenente
dell'US Army. Capisco che
possiate non poterne più di
tipi come me. Si, lo so che
avete simulato alcune mi-
gliaia di missioni bellicose
con mezzi voltanti di tutte le
fogge (Stealth. FI 4. FI 6,
F18, F29...), certo sono al
corrente che avete percorso
deserti e steppe con carrar-
mati di tutte le misure (Tank
Battle, MI Tank, Sherman...)
e che avete solcato i mari e
il fondo degli oceani con il
fior fiore dei sottomarini si-
mulati (Silent Service. The
Hunt for Red October, 688
Attack Sub, Harpoon...), ma,
vi prego di credermi, quella
che stiamo per affrontare è
un'avventura diversa. Perciò
vi prego di indossare il casco
con l'autorespiratore, di set-
tare la scheda VGA e il
Soundblaster per il massimo
simulcomfort e di seguirmi:
avremo un sacco da fare nel-
le prossime ore.
La prima cosa che dovre-
ste fare è definire il vostro
livello di bravura. Dato che
temo siate alla vostra prima
missione, sarà meglio che
stiate un po' bassi. Mi ringra-
zierete quando sarete lassù
e l'LHX Chopper vi seguirà
Index
PW Avvenimenti: Simulated Elìcopter dalla Electronic Arts,
Fisica delle Particelle dalla Assembly Line PW Panorama;
B.I.S. dedicato alla Activision . Memorabile PW Inside Reader
su Manhunter della Sierra : metà della soluzione in questo
numero, metà in quello di luglio/agosto
Infine PW Videoprinter per immortalare il primo calcio » Coppa
dei Campioni Simulator» di Simulmondo. Eurosoccer 3D. Esce
in tutto il pianeta dopo i Mondiali. Intanto vi auguro la massima
interazione possibile, il sempre vostro Francesco Carla.
nome eccitante : erano
Afterburner e New Zealand
più YS (una saga nipponica
che potete simulare anche
su PC visto che ne ha
prodotto una bella versione
la Broderbund...).
Giugno è un mese un po'
malinconico: c'è poco da
simulare e tutti parlano dei
Mondiali di Calcio.
Se ci fosse già mi ritirerei
volentieri per tutto il mese
attraverso lo specchio nel
Simulmondo interattivo di
Alice (in Wonderland).
Perdendomi la finale.
docile come un ciclomotore.
Adesso scegliete una cate-
goria di missione: vanno da
Alpha Strike e Free Flight. E
in mezzo ci sono Surgical
Strike, Dustoff, Truck Con-
voy, POW Rescue, Mede-
vac. Chopper Escort, Supply
Run Sanction. Aenal Inter-
cept, Chemical Warfare. Per
tutti i gusti. Se volete un
aiuto a scegliere, io, povero
sottotenente, non mancai di
farne uso alla mia prima mis-
sione, leggete le note del
comandante per ognuna di
esse. Tanto prima o poi do-
vrete volare in tutti i cieli.
Credo che a questo punto
avrete selezionato da un
pezzo la vostra missione. Mi
complimento per la rapidità
e la determinazione. Sono
entrambi requisiti indispen-
sabili per un pilota simulato
che si rispetti. Con la stessa
rapidità adesso sarete intenti
a leggere il Preflight Brie-
fing: raramente avrete visto
più concisione, più chiarezza,
e perfino più capacità di sti-
molo in un semplice insieme
di linee di testo. Adesso sa-
pete dove dovete andare,
che cosa ci dovete andare a
fare e in quanto tempo lo
dovete fare. I tre obiettivi,
più il quarto che non è scrit-
to, ma che consiglio di tene-
re ugualmente presente e
168
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PLAYWORLD
LHX Chopper Atlack.
che sarebbe «salvare la pel-
le». li raggiungerete con bra-
vura specialmente se avrete
seguito bene i vari training
alla base.
Adesso il vostro problema
più prossimo è scegliere l'e-
licottero. Ce ne sono quattro
e uno di questi è il famoso
LHX Chopper che potete pi-
lotare solo in questa versio-
ne interattiva perché nella
realtà ancora non esiste.
Meglio no? Non tutti gli eli-
cotteri vanno bene per tutte
le missioni: leggete attenta-
mente le descrizioni degli eli-
cotteri prima di decidere. Se-
gue il momento, da molti
super atteso, di caricare il
vostro Blue Thunder con il
maggior potenziale di fuoco
che potete trasportare. Da
sottotenente quale io sono
vi consiglio di non esagerare
con le sputafuoco e di con-
centrarvi sul tipo di missione
che dovete eseguire e quindi
conseguentemente sul tipo
di armamento che dovrebbe
meglio funzionare per la mis-
sione in questione.
Non è una cattiva abitudi-
ne, cosi almeno mi insegna-
vano alla scuola, segnarsi i
waypoint sulla mappa. Ser-
vono a trovare rapidamente
le vie aeree e a non perder-
le, che sarebbe il massimo
per un pilota elettronico e
mezzo bionico, sulla via del
ritorno. Parlando del ritorno,
non voglio fare l'uccello del
malaugurio, ma devo aggiun-
gere «se ce ne sarà uno»,
avrete un Debriefing durante
il quale ascolterete tre rap-
porti sulla missione, sul vo-
stro comportamento durante
la medesima, sugli eventuali
danni subiti dall’elicottero.
Ma adesso credo che vi sia
assolutamente venuta voglia
di volare. Così il vostro ami-
co sottotenente vi saluta e vi
augura buon combatti-
mento».
Dopo questo mucchietto
di usefull spiegazioni presi
un LHX Chopper e svolazzai
verso il Libano. Accadde che
mi accorsi di pilotare un flui-
dissimo (a parecchi MHz è
meglio) elicottero vettoriale
solido. Potevo spostarmi do-
vunque ne avessi voglia, in-
seguire e abbattere gli obiet-
tivi aerei e disintegrare an-
che quelli a terra.
Da allora volo tranquillo
pervaso dalla bellezza del Si-
mulmondo e credo che se
fosse vivo Icaro avrebbe ac-
ceso un monitor e caricato
questo gioiello sullo screen:
altro che stupide ali d'uccello
inutilmente assicurate con la
cera.
E-Motion
Assembly Line ( UK I
US Gold
Amiga, C64, Alari ST, PC
(versione provata Amiga)
Leader
Quella che segue è la ver-
sione divulgativa della teoria
della relatività. É opinione co-
mune che Albert Einstein eb-
be a dire che tutto era relativo
e che nessun giudizio o con-
statazione aveva o poteva
avere validità assoluta. Tutto
dipendeva esclusivamente
dal sistema preso come riferi-
mento. Questa terribile novi-
tà ha creato un mucchio di
problemi alla gente, ma era
già accaduto di peggio quan-
do Galileo ed altri scalmanati
sostennero, ma poi ci ripen-
sarono a due passi dalle for-
che dell'Inquisizione, che la
terra non era un piatto, ma
bensi una sfera e perdipiù
non ferma, ma addirittura in
continuo moto intorno al suo
asse. Questa dottissima intro
fisico-storica aveva l'ambizio-
ne di creare la necessaria
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PLAYWORLD
atmosfera per la susseguen-
te presentazione di E-Motion,
sorprendente e fascinoso
rompicapo elettronico, simu-
latissimo planetario interatti-
vo. intelligente e sospeso co-
smo digitale. Sullo screen ve-
dete un bel po' di sfere colle-
gate e scollegate tra loro. Un
regolatore d'intensità e di po-
wer decide gli scontri e i
rimbalzi tra le sfere. Le sfere
urtano, collidono, tracciano
scie di microsfere e si lascia-
no alle spalle improvvise
scomparse e rivelatrici esplo-
sioni che svelano schermi
nuovi e nuove possibili amici-
zie e delusioni tra le sfere e
quindi altri mondi sempre più
strani e complessi e la simula-
zione di vita nasce e finisce in
mezzo ai colori e alle forme e
pare che ne debba uscire una
creatura viva. Assembly Line
ha fatto un ottimo prodotto e
US Gold ha visto molto giusto
e ha collaborato con un bellis-
simo marketing che enfatizza
il ruolo di Einstein nella fonda-
zione del concetto di relativo
e quindi nella pre-foundation
del concetto di simulato. E-
Motion mi ricorda la grandez-
za dello spazio vettoriale a
linee di Asteroids e la bellezza
dello spazio isterico dì Quartz
del team di Shirley già di
Spindizzy. Sono i più visionari
e intelligenti autori inglesi. E
conducono all'interno dei
mondi subatomici in cui si
forma la materia simulata.
PloyWorld
come
Activision
Benvenuti alia seconda
puntata di questa nuova ru-
brica che si chiama B.I.S.
che sta per Best In Software
e che si propone di essere
una specie di enciclopedia in
stretto ordine alfabetico del-
le più importanti case di soft-
ware e dei loro prodotti.
Questo mese tocca alla Acti-
vision. Buona lettura.
La Activision è una delle
più «antiche» software
house in circolazione. Fonda-
ta all'inizio degli anni Ottanta
da una serie di transfughi
della Atari tra cui il celebre
David Orane, la Activision
partecipò anche all’iniziale
boom delle cartucce per l'A-
tari VCS 2600. E con un paio
di titoli particolarmente fortu-
nati riusci anche a ritagliarsi
una buona fetta di quel mer-
cato e a rendere abbastanza
noto il proprio marchio. Quei
due titoli erano Pittali e De-
cathlon. Cosi furono proprio
questi due i primi game del-
l'Activision per gli home
computer che cominciarono
a diffondersi nel 1983. Da
quell'anno la casa americana
si dedicò quasi esclusiva-
mente al software per com-
puter e dimostrò in questo
sufficiente lungimiranza se è
vero che le console Atari e
Mattel andarono incontro ad
un deciso trend negativo di
mercato che le portò alla spa-
rizione.
Per tutto il 1983 con titoli
come Toy Bizarre e in segui-
to nel 1984 e '85 pubblican-
do game bellissimi come
Park Patrol. The Great Ame-
rican Road Race, Space
Shuttle, Fast Trax e Little
Computer People, la Activi-
sion sì sistemò in cima alle
classifiche dì vendita, mixan-
do abilmente una grande
quantità a temi divertenti e
ad una spessa eccezionale
abilità tecnica
Il 1986 è l'anno della com-
parsa dei sedici bit. Esce l'A-
tari ST. dopo qualche mese
seguito dall'Amiga e subito
l' Activision decide di suppor-
170
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PLAYWORLD
Ghoslbuslers 1984.
tare queste macchine con il
suo software. Nascono le
versioni ST di Little Compu-
ter People e delle bellissime
avventure Interplay, Borro-
wed Time e Mindshadow. Il
1987 è l'anno di Hacker e di
Tass Times in Tonetown e
del romanzo interattivo Por-
tai. Ma è soprattutto l'anno
di Shangay, che in questi
giorni la CTO ripropone nella
sua nuova collana economi-
ca Classic Hits, disegnato da
Brodie Lockhard e giusta-
mente premiato come uno
dei più interessanti software
di sempre. Per l'Amiga, all'i-
nizio del 1988, viene pubbli-
cato il singolare e stupendo
Gee Bee Air Rally, storia di
una mattina funambolica de-
gli anni Quaranta nelle radu-
re americane, in mezzo alla
polvere e agli aerei acrobatici
che svolazzano.
Nel 1988 l'Activision cede
parecchio alla moda imperan-
te delle conversioni coinop e
cinema, ma lo fa senza molta
convinzione e priva della ne-
cessaria professionalità. È il
caso di SDÌ della Sega e di
altri titoli. Questo tipo di ope-
razioni continua nel 1 989 con
la pubblicazione di prodotti
come Powerdrift, Ghostbu-
sters 2 (solo un pallido ricor-
do del bellissimo Ghostbu-
sters di Crane del 1984...) e
Fighting Soccer. Anche nei
casi citati i risultati non sono
all'altezza della fama della ca-
sa americana.
Nel 1990 la tendenza sem-
bra sul punto di essere inver-
tita: la Activision sta distri-
buendo in Europa prodotti
molto interessanti per il PC
come Die Hard e David Wolf
Secret Agent e tutti i titoli
della piccola, ma buonissima
casa inglese Systema 3 fa-
mosa per la saga di Last
Ninja.
Come al solito Panorama contiene informazioni varie, piccole
recensioni e preview sui principali accadimenti interattivi di
questi giorni. Leggetelo come si leggono le brevi di cronaca:
nessun approfondimento, ma solo stimoli intellettuali
Amiga, C64, Atari ST,
PC IBM e co
Di Paul Woakes non si di-
ce mai abbastanza bene.
Fondatore e unico autore
della miticissima Novagen,
autore di alcuni tra i più me-
morabili software di sempre
a cominciare dal primo En-
counter, tormentato simula-
tore di corse folli all'interno
del peggior incubo tre D che
ci potesse capitare, Woakes
torna al suo pubblico di si-
mulanti appasionati con que-
sto attesissimo Damocles.
La cittadella vettoriale è
sotto pressione (la spada di
Damocles), i nemici sono in-
sidiosi e invisibili: i sogni non
bastano più a scacciare la
realtà e noi siamo le prede di
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
171
PLAN WORLD
Golf della Gremlin. Devo dire
che probabilmente speravo
di più, la consulenza di Greg
Norman, lo squalo bianco, ha
un po' appesantito il softwa-
re. Ne è venuto fuori un pro-
dotto complesso, un simula-
tore di golf che ha molte
opzioni e davvero tante
chance per i giocatori piu
tecnici. Se invece pensate
all'interazione e al diverti-
un gioco tecnologico che
non abbiamo chiesto di gio-
care. In uscita per Amiga. ST
e PC ed è inutile raccoman-
darvi di non perderlo.
Kellyn Beck. come molti di
voi sapranno, è l’autore di
Defender of The Crown, uno
dei tre o quattro software
più famosi in circolazione.
Beck ha lasciato la Cinema-
ware e si é messo in proprio
e adesso pubblica i suoi pro-
dotti con l'Electronic Arts. Di
suo sta per uscire questo
Centurion: Defender of Ro-
me che è il primo software
di un certo livello che abbia
per tema i fasti dell'antica
Roma imperiale. Una specie
di Ben Hur interattivo che mi
obbliga a pensare alla polve-
re delle bighe nel foro e all’a-
more dei romani per le lotte
gladiatorie nel Colosseo. In
uscita inizialmente per PC e
subito dopo per Amiga e ST.
Dopo qualsi due anni di atte-
sa esce finalmente Ultimate
GP Tennis Manager
172
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PLAYWORLD
mento, nel primo caso devo
consigliarvi il divino Cham-
pionship Golf della Gamestar
riproposto dalla CTO nella
sua Classic Hits, nel secon-
do caso il top rimane Leader
Board che la Leader ha in
varie versioni e prezzi acces-
sibili.
Dragon's Lair 2: Escape
From Singe's Castle è la se-
conda parte di Dragon's Lair
pubblicata dalla Visionary
che aveva fatto il software
della Ready Soft nella prima
fortunatissima (anche per-
ché sprotetta solo dopo sei
mesi...) edizione della storia
di Dirk. Escape... è ancora
meglio di Dragon's Lair: im-
magini supernitide, anima-
zione pressoché perfetta e
scenari visibilissimi e senza
le dominanti cromatiche del
primo software. E in più un
sacco di opzioni d'uso, perfi-
no quella di allacciare prima
e seconda parte in un unico
film interattivo. Se ci mette-
te anche la bellissima confe-
zione credo proprio che val-
ga la spesa.
GP Tennis Manager è il
simulatore tennistico di Si-
mulmondo che è già uscito
con strombazzo per C64 ed
PLAYWORLD
una buona accoglienza, in
America lo ha pubblicato la
Accolade. e adesso, come è
uso in questi casi, la Infogra-
mes ne fa uscire la sequel.
cioè questo Bubble Plus. In
questa storia interattiva il
fantasma deve dare il meglio
delle sue ectoplasmatiche
possibilità per uscire dall'In-
trico di dedali. E forse la no-
stra esperienza può essergli
d’aiuto.
Dall’ Electronic Arts arriva
questo interessantissimo
Escape from Hell (sottotitolo
Lasciate ogni speranza voi
che entrate). Simulatore en-
tusiasmante di Divina Com-
media. adeguatamente prov-
visto di mostri, demoni e
creature varie, -in generale
poco raccomandabili anche
in versione immateriale. Mi
viene in mente Geppo, il fu-
metto del diavolo buono che
leggevo da piccolo: qui ci
sono un sacco di diavoli
sparsi e molte anime perse.
Escape from Hell è uscito
per MS Dos.
La Chip, distribuita dalla
Rainbow Arts. sta per dare
alle duplicazioni questo Kha-
è pronto anche per Amiga. A
sentire gli autori, di cui pote-
te leggere i nomi sullo scre-
en della copertina, GP ha un
sacco di cose nuove che non
sono mai state simulate pri-
ma: gestisce la classifica
mondiale dell'ATP, compren-
de tutti i tornei della stagio-
ne, può essere giocato da
cinque interattori umani con-
temporaneamente, visualiz-
za il match arcade da una
prospettiva absolutely inno-
vative. Quelli tra voi che han-
no il 64 possono già metter-
gli le mani addosso, gli Arri-
ghi stanno per avere questa
febbrile chance.
La US Gold ha convertito
un poco conosciuto coin op
della Sega che si chiama
Crack Down e che mi ricorda
un altro coin op Sega, tale
Alien Syndrome, che aveva
la stessa prospettiva aerea e
un bel po’ di frenetica gioca-
bilità. Stesse qualità e anche
qualcuna in più denota que-
sto videogame, che vi consi-
glio se vi piacciono i game
veloci e se amate ancora
sparacchiare superarmati nei
labirinti lastricati di pixel.
Qualche anno addietro la
Ere Informatique pubblicò
Bubble Ghost, un videoga-
me labirintico intenzionato a
calcare le stesse orme di
successo del più anziano e
stupendo software della
Taito noto come Bubble
Bobble. E il personaggio del
fantasma fluttuante ha avuto
174
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PLAYWORLD
laan, completissimo simula-
tore del deserto, popolato da
sceicchi e Lawrence d'Ara-
bia vari, in grado di scatena-
re più di un interesse nella
nutrita schiera degli appas-
sionati di questo kind di pro-
dotti. Oltretutto la concor-
renza in quanto a desert
software non è molta: qual-
cosa c'entra il vecchio Sin-
bad della Cinemaware e poi
non me ne vengono in men-
te altri. Mi è piaciuto molto
l'interface simulatorio. Fisio-
logico.
La versione Amiga di Blue
Angels è tra noi. Solo che
dal primo simulatore di for-
mazione aerea mi aspettavo
un po' di più. Intanto non
sarebbe stata una cattiva
idea fare i velivoli più grandi;
eppoi non sarebbe stato un
danno un'animazione più ve-
loce. Di bello ci sono ie mol-
te diverse prospettive di gio-
co e le tante figure acrobati-
che che potete effettuare.
Segnalo il fantastico e com-
pleto manuale esplicativo (o-
hibò! ! !).
Ad un paio d'anni dalla na-
scita di Simulmondo comin-
ciano ad esserci altre case di
software Made in Italy, A
Casciago (VA) il solerte e
bravo Antonio Farina coordi-
na la Idea, l'ultimissima nata
tra le case italiane, che pub-
blica proprio in questi giorni
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
175
PLAVWORLD
il suo primo prodotto. Moon-
shadow. in versione solo
C64. Moonshadow è una
specie di Ghost and Goblms
molto ben rifinito in quanto a
grafica e animazione. Dalla
Idea uscirà fra poco anche
Bomber Bob storia di un
simpatico cane/pilota impe-
gnato in evoluzioni aeree e
in altre avventure che non
conosco ancora perche sto
aspettando la versione (male
di questo game. Bomber
Bob è previsto per Amiga.
Nello stesso tempo la Fa-
shion Design di Bologna
pubblica Mondial '90 Simula-
tion, simulatore dei prossimi
Mondiali di Calcio, completo
delle immagini digitali di tutti
i campioni della World Cup e
di un mucchio di felici possi-
bilità interattive. Mondial '90
esce per Amiga, C64 e PC.
Chiudo questo numero di
Panorama con due tank si-
mulator, il primo è Sherman
M4 della Loriciel e il secon-
do è Heavy Metal della Ac-
cess. Sherman è l'involonta-
ria versione Amiga (e ST) di
MI Tank Platoon della Mi-
croprose. Con in più, secon-
do me, parecchia immediata
interattività.
Finisce che gioisco al co-
mando del carro e cerco di-
speratamente d'inquadrare il
nemico.
Credo comunque che il
miglior simultank resti Con-
queror della Superior per il
maggior realismo dei movi-
menti e lo studio più accura-
to della tecnica bellica. Delu-
dente questo Heavy Metal,
creatura elettronica dei fra-
telli Carver, autori del bellis-
simo Leader Board e di Be-
ach Head che viene regalato
a tutti gli acquirenti della ver-
sione C64. Cos'é che non mi
è piaciuto di Heavy Metal?
Credo che mi abbia infastidi-
to la macchinosità dei co-
mandi e la noia delle intermi-
nabili fasi preliminari. Che ol-
tre tutto non preludono a
niente di speciale. Doveva
essere un simulatore di
guerra totale e non riesce ad
esserlo. Mi ha fatto venire
voglia di ritirare fuori il loro
bellissimo Raid Over Mo-
scow. Fatelo anche voi.
Inside Reader
Manhunter
Sierra I USA I
Sierra (USA)
Apple 2GS. Amiga, ST, PC
Leader
Marco Damiani. Collesalvetti ILI)
Cari lettori di MC Spero
che questo mio articolo ren-
da felici molti utenti GS e
non, in quanto questa adven-
ture della Sierra On-Line non
è certo una delle più facili in
giro. Con questo non voglio
certo dire che io sono uno
che risolve avventure come
se fossero cruciverba (spes-
so non mi tornano neanche
quelli...), ma semplicemente
che molti avranno desistito
dal continuare di fronte ad
ostacoli abbastanza grossi.
Prima di iniziare con la so-
luzione. devo ringraziare infi-
nitamente il mio caro amico
Maurizio Stroppiana di Geno-
va (ciao Maurizio!) che con i
suoi consigli sempre utili e a
volte indispensabili per il pro-
seguimento di questa avven-
tura, mi ha permesso di arri-
vare alla sofferta e desidera-
ta schermata finale.
Passiamo ora alla soluzio-
ne. Mi sembra doveroso fare
una premessa: salvate spes-
so il gioco soprattutto dopo i
mini arcade (intendo quelle
parti di avventura in cui biso-
gna essere armati di joy-
stick) e controllate sempre le
mappe del manuale perché
si renderanno molto utili.
Sì. ma questa soluzione te
la sei dimenticata?, direte
voi! State buoni! Eccola qui!
Giorno 1
Dopo una bella dormita,
un occhione volante vi sve-
glia parlandovi di un'esplo-
sione nel Bellevue Hospital
e vi ordina di investigare.
Dopo uno sbadiglio pauroso,
controllate il M.A.D. Dopo
aver visto le mosse che ha
fatto il vostro uomo, chiude-
te il M.A.D. e recatevi all'o-
spedale. Portate il cursore in
basso a destra finché non
diventa una freccia direzio-
nale e a quel punto andate
in quella direzione. Entrate
nella stanza e guardate il
piede del cadavere. C'è un
nome: Reno Davis. Se volte
sapere chi è usate Info del
M.A.D., ma questo non è
determinante per arrivare in
fondo. Dopo aver fatto tutto
ciò uscite dall'ospedale e
usando Travel andate al Flat-
bush Bar, a Brooklyn. entra-
te nel bar e guardate il vi-
deogame. Ad un certo pun-
to sarete catturati da alcuni
malintenzionati che vi co-
stringeranno a fare il gioco
dei coltelli. Qui dovete sem-
plicemente riuscire a lancia-
re i coltelli tra le dita del-
l'altro uomo; se per sbaglio
lo colpite... sono guai grossi
ppr voi! Se riuscirete a ter-
minare senza aver provoca-
to ferite sarete scaraventati
fuori. Dovrete rientrare nel
bar e andare nuovamente al
tavolo per riprovare. A que-
sto punto (naturalmente se
riuscirete) l'uomo vi farà un
gesto (non è quello che
pensate voi! Pensate subito
male!!!). A questo punto
potrete finalmente giocare
al videogame. Anche in que-
sto caso si tratta di uscire
dal labirinto senza toccare i
bordi, pena ricominciare da
capo. Fate il percorso netto,
cioè senza deviare e pren-
dete le schede che sono su
questo percorso. Usciti dal
labirinto, andate fuori dal bar
e con Travel recatevi al Pro-
spect Park, sempre a Brook-
lyn. Entrando nel parco, vi
troverete di fronte a dei ba-
gni pubblici. Dovrete entrare
in quello di sinistra, quello
delle signore (Sporcaccio-
ni!!!), andare a sedervi nella
terza toelette (quella più a
destra con un segno partico-
lare sopra) e tirare per tre
volte consecutive la catenel-
la dell'acqua (alias sciacquo-
ne). Sarete risucchiati dallo
scarico e attraverso una tu-
batura scaricati nelle fogne
della città. A questo punto è
indispensabile il manuale.
Infatti la mappa delle fogne
corrisponde al millimetro alla
mappa del videogame del
bar e al posto delle schede
troverete delle keycard. Mi
raccomando: prendete tutte
queste keycard: nelle fogne
ce ne sono dodici. Arrivati
alla fine, andate a guardare
sul pontile e troverete un
medaglione (c'è bisogno
che vi dica di prenderlo???).
Ora usate Travel per andare
a Coney Island. Portate il
cursore in corrispondenza
dei baracconi sulla destra e
giocate in quello centrale.
Qui si tratta soltanto di ab-
battere tre pupazzetti (ma
non assicuro che lo siano!).
Ehi! Fermi un attimo. Non
sarà mica che vanno abbat-
tuti in un certo ordine? Cer-
to, altrimenti che avventura
è! Ricordate la sequenza di
abbattimento delle casette
nel videogame? Guarda ca-
so dovete fare lo stesso
adesso Abbattete quindi
nell’ordine: il primo pupazzo
della prima fila, il secondo
pupazzo della seconda fila e
il quarto della terza fila. Se
ci riuscirete, il gestore del
baraccone vi lancerà uno
sguardo che è tutto un quiz
(scusa Arbore!). Svelti svelti
dovrete mostrare il meda-
glione all'uomo (selezionan-
do Invertory e poi cliccando
sull'oggetto in questione).
Cosi facendo egli vi darà di
nascosto una Data Card.
Questa volta la lettura della
Data Card è automatica: ap-
pena finito di leggere un
messaggio del computer
centrale vi ordinerà di rien-
trare a casa, ma prima do-
vrete inserire il nome di
qualcuno di cui sospettate.
Siccome non avete letto be-
ne la Data Card (vero???), il
nome ve lo dico io: Phil,
Inseritelo nel M.A.D. e cosi
potrete tornare a casa e far-
vi una bella dormita. Il primo
176
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
PLAYWORLD
giorno é cosi felicemente
terminato.
Giorno 2
Il nostro caro occhione
(che rottura, però!) vi sve-
glia di buona mattina infor-
mandovi che è stato rubato
un robot adibito alla manu-
tenzione dal Grand Central
Terminal e come al solito vi
ordina di investigare. Aprite
il M.A.D. e osservate le
mosse e i luoghi del nostro
uomo. Se avete ben osser-
vato la situazione al Termi-
nal. vi sarete sicuramente
accorti che il nostro uomo
non è solo (ma ve ne siete
accorti?). Per ora andiamo
oltre perché su questo argo-
mento ci ritorneremo sopra
quando sarà necessario.
Andate al Wretched Ex-
cess Nightclub. A questo
punto ci attendono una se-
rie di piccoli arcade in cui è
necessario armarsi di
joystick e soprattutto di pa-
zienza. Andate nella stradina
a sinistra, portate la freccia
vicino alla faccia, o meglio al
grugno (certo ci vuol corag-
gio ad andare in giro con
quella faccia!) del primo uo-
mo e... fiato alle trombe! La
prima prova consiste nell'e-
vitare i pugnali che vi vengo-
no scagliati contro saltando
e chinandovi nel momento
opportuno. Quando sarete
arrivati abbastanza vicino a
quel cattivone (perché ce
l'ha tanto con noi?) colpitelo
con un pugno (leggi: premi
il pulsante del joystick). Lo
stesso dovrete fare per il
secondo e il terzo mini-arca-
de. Per il quarto, le cose si
complicano un pochino. In-
fatti l'uomo che vi vuol far
fuori usa una pistola e cosi
diventa piu difficile evitare i
colpi. Difficile, ma non im-
possibile! Se riuscirete a
passare indenni, vi ritrovere-
te (ci verrete scaraventati)
all'interno del club in cui si
sta svolgendo un concerto
Mischiatevi tra la folla e
guardate l'uomo vestito di
marrone, sulla sinistra. Que-
st'ultimo vi colpirà e farà ca-
dere una keycard. Siate ve-
loci nel prenderla mentre
siete a terra, altrimenti sare-
te cacciati fuori a pedate
senza di essa. Appena sare-
te fuori dal nightclub, usate
il M.A.D. e con il cursore
selezionate il quadratino
(che corrisponderebbe ad un
uomo, ma ormai l'avete ca-
pito, vero?) centrale. Guar-
date i luoghi in cui si reca e
le azioni che compie. Dopo
aver chiuso il M.A.D. usate
Travel e andate da Vend-O-
Delì. Entrate e guardate la
bacheca di destra (le bache-
che sono sulla parete sini-
stra). Se osservate attenta-
mente. in basso a destra c'é
uno strano messaggio di un
certo Harvey. Uscite e con
Travel recatevi al Central
Park at Strawberry Fields.
Appena arrivati vi attende
una prova che mi è costata
e vi costerà fatica con relati-
ve imprecazioni al vostro
(«vostro» per modo di dire!)
Apple Center. Leggendo il
cartello, verrete a conoscen-
za di una strana cosa: il par-
co è attualmente un campo
minato (ma guarda un po'
che razza di situazioni!!!).
Dovrete quindi prestare la
massima attenzione a dove
metterete i piedi, altrimen-
ti... BOOM!!! Per far ciò do-
vrete seguire sul M.A.D. an-
che il minimo spostamento
del nostro uomo, ma soprat-
tutto i punti da cui è passa-
to. In questo punto, non
posso esservi di molto aiuto
ma, da buon samaritano cer-
cherò di indicarvi la retta via
che porta alle verdi vallate
del Paradiso (ebbene si. lo
confesso: potrei fare anche
il prete! No! No! Scherzavo!
Ci mancherebbe altro!). Ri-
tornando a noi (ogni tanto
divago un po'...), state at-
tenti ai punti di riferimento
che vi darò e vedrete che
riuscirete, in un modo o nel-
l'altro ad andare avanti. Nel
primo schema dovrete pas-
sare tra l'albero che si vede
per metà, quello sulla destra
per capirci, e quello dal tron-
co rosso; nel secondo sche-
ma tra il cespuglio rosa e
quello rosso, sulla sinistra;
nel terzo schema dovrete
passare tra l'albero grande e
il cespuglio verde, corrispon-
dente alla stradina di destra.
mentre nel quarto schema
tra il cespuglio rosa (quello
grande) e quello azzurro, nel
quinto schema dovrete pas-
sare tra l'albero rosa sulla
destra e quello verde, picco-
lo, alla sinistra di quello ro-
sa. Passato anche questo, vi
ritroverete in un prato con
tanti cespugli. Puntate la
freccia tra il cespuglio verde
e quello viola, sulla sinistra,
proprio al bordo della scher-
mata e trovere cosi un
Crowbar. Prendetelo e tor-
nate indietro (freccia rivolta
verso il basso). Vi ritroverete
nuovamente al quinto sche-
ma. Passate tra il cespuglio
azzurro e l'albero rosa-rosso,
alla sinistra di quella specie
di palo con la freccia, nel
sesto schema passate per
la stradina di destra mentre
nel settimo schema tra il ce-
spuglio rosso sulla sinistra e
quello rosa-violetto. Arrivere-
te così, dopo mille peripe-
zie. al cadavere. Guardatelo
attentamente, guardate gli
oggetti che sono per terra.
Sul notes c'è un nome: An-
na e su un fazzoletto ce n'é
un altro H. Osborne. Se ri-
cordate il nome della nota
che era stata appesa nella
bacheca di Vend-Ó-Deli, era
firmata Harvey. Ebbene si, il
nome completo è quindi
Harvey Osborne e Anna
Osborne è sua moglie. Apri-
te il M.A.D. e inserite questi
due nomi. Se osservate la
pietra che si trova accanto
al corpo del povero Harvey.
c'è un cognome incomple-
to; manca infatti l'ultima let-
tera. Essa è infatti la lettera
«K». cosicché avrete il no-
me completo di questo plu-
riomicida: Phil Cook. Natu-
ralmente dovrete inserire
anche questo nel M.A.D.
Usate ora Tracker e selezio-
nate il terzo uomo che pote-
te vedere al Terminal. Vi
renderete conto che il no-
stro uomo si recherà al Mu-
seo di Storia Naturale e, do-
po aver seguito un certo
percorso, scomparirà facen-
dovi cosi perdere le sue
tracce. Qui é necessario se-
gnarsi la strada che fa. dato
che dovrete seguirla passo
per passo. Fatto questo,
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
chiudete il M.A.D. e recatevi
a casa Osborne (vicino al
museo). Entrate in casa,
premete il pulsante sulla de-
stra della porta e quindi
guardate il cadavere; fatto
ciò guardate la scatola e
prendete la chiave, dopodi-
ché uscite. Usando Travel
potrete finalmente recarvi al
Museo di Storia Naturale
(che aspettate? Muovetevi,
pelandroni!!!). Portate la
freccia sulla destra e recate-
vi in quella direzione. Sele-
zionando la chiave dall'in-
ventario. aprite la porta e
quindi entrate. Vi troverete
di fronte a porte tipo NASA
con uno slot in cui dovrete
inserire le vostre keycard fa-
ticosamente raccolte nelle
fogne. Per aprirle seleziona-
te Keycards dall'inventario;
entrate velocemente altri-
menti rimarrete fuori! Segui-
te il percorso che avete se-
gnato e, arrivati in fondo, vi
aspetterà una grossa porta
sbarrata. Per aprirla usate il
Crowbar ma, attenzione:
mentre cercherete di aprirla,
sarete attaccati alle spalle
da un mostro (ma qui c'è
proprio di tutto!). Mostrate-
gli velocemente il medaglio-
ne e sarete salvi. Appena la
porta sarà aperta andate
avanti trovando un altro bel
cadavere (bello per modo di
dire, non sono mica cosi
macabro! Ma per chi mi
avete preso?!?) e sulla scri-
vania ci sono i resti del ro-
bot rubato al Grand Central
Terminal. Osservate il cada-
vere e guardate la sua ma-
no; prendete il Module B.
Se avete osservato il suo
braccio, avrete notato certa-
mente lo strano tatuaggio;
tenetelo bene a mente per-
ché è la sequenza del-
l'accensione delle candele
nella chiesa. Osservate an-
che quel quadro nero sulla
parete e tenetelo bene a
mente, servirà tra un po’.
Usate Travel e immediata-
mente vi sarà comunicato
che il secondo giorno è termi-
nato e dovete così rientrare
alla base. Quando vi saranno
chiesti i nomi dei sospettati,
inserite Phil Cook. Il secondo
giorno è cosi terminato.
177
PLAYWORLD
I Play Soccer 3D
Francesco Carla, Mario
Bruscella, Ricky Cangiai
Simulmondo I Italia I
Amiga. PC. Atari ST. C64
I immagini della versione Amiga)
Impressionate dalla fedele
Hitachi videoprinter eccovi
alcune immagini dal nuovo
simulatore di calcio della Si-
mulmondo. Come potete in-
tuire dagli screen, ci sono
non poche novità in questo
software che uscirà il prossi-
mo settembre. Alcune tra
queste news sono i numeri
sulla schiena, la tridimensio-
nalità totale dei player, la
vettorialità solida del campo
e la soggettività della visio-
ne. Voi potete essere Gianlu-
ca Vialli o Roberto Saggio e
anche Walter Zenga. Oppure
tutta la squadra. In uno scre-
en vedete lo split per giocare
due umani per volta. I Play
Soccer 3D è anche il primo
software di Simulmondo (e
uno dei primi nel pianeta) ad
essere pubblicato anche su
Compact Disc (Rom e Inte-
ractive). Ma uscirà anche
nella versione tradizionale
per Amiga. C64. PC e Atari
ST. Simulo ergo sum. Arrive-
derci al prossimo numero.
178
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
Finestre sovrapposte, anteprima di stampa, linguaggio Macro.
Microsoft Works 2 è decisamente superiore in tutto.
Works 2. Come Works, più di Works. Works 2 è il nuovo programma appli-
cativo creato da Microsoft per aggiornare e migliorare Works. Come Works,
Works 2 integra alla perfezione un word processor, un foglio elettronico con
generatore di grafici, un data base e un programma di comunicazione. Più di
Works, Works 2 possiede funzioni evolute come le finestre sovrapposte, l’an-
teprima di stampa, il linguaggio Macro e molto altro ancora.
Works 2. Come 4 programmi, più di 4 programmi. Qualsiasi testo, grafico,
numero, dato o documento vorrete elaborare con Works 2, potrete farlo sfrut-
tando al massimo 4 applicazioni che sono ancora più potenti di prima, sia
singolarmente integra-
te. Ogni applicazione di
Worb 2 ha infatti lo stes-
so “look and feel" e ciò
significa che potrete pas-
sare dall'una all'altra sen-
za nessuna difficoltà,
scambiando tutti i dati
che vorrete.
Works 2. Più evoluto,
quindi più facile. Sillaba-
re un testo o verificarlo
Anteprime di stampa con Works 2 per MS-DOS.
1 i 1 i ÌE
aitila
k- ni 1
UH
con il controllo ortografico, integrare un documento con elementi grafici, or-
dinare l'archivio dei vostri dati, comunicare con la posta elettronica: chiede-
te a Works 2 e vi sarà dato con la massima semplicità. Works 2 è infatti la
più chiara dimostrazione che oggi potenza e facilità d’uso possono andare d'ac-
cordo, sia sui PC MS-DOS sia sugli Apple Macintosh *. E questo vale anche
per chi è alle prime armi, dato che Works 2 è dotato di una funzione evoluta
di apprendimento che vi aiuterà a risolvere qualsiasi dubbio o problema.
Works 2. Anche averlo è facile. Prima di tutto perchè Worb 2 ha un prezzo
molto conveniente. Poi perchè per provarlo non dovete andare lontano. Vi
basterà entrare in uno dei
tanti Microsoft Excellen-
ce Center o da un Riven-
ditore autorizzato Micro-
soft. Oppure potete chia-
marci direttamente allo
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te le informazioni che vi
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più di 140 moduli con tracciati diversi: studia-
ti per poter essere utilizzati con i diversi soft-
ware in commercio o conformi ai modelli uffi-
ciali, i nostri moduli continui sono realizzati
NEI NEGOZI
con elevate qualità grafiche, in una, due, tre o quattro
copie in carta autoricalcante. Le varietà dei tracciati e
dei colori daranno alla vostra attività una personale ed
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gozi Buffetti, richiedete gratuitamente i mo-
duli fac-simile per le prove di stampa e il ca-
talogo Computer-fornu dove è illustrata tutta
la nostra produzione di moduli continui.
ARCHIMEDES
RISC-OS:
overview sul Kernel (2)
di Bruno Rosati
Seconda «dispensa» di RISC-
OS e secondo appuntamento
con il Kernel. Una overview
che conclude il quadro
generale dell'atomo
kerneliano. eccezion fatta per
il VDU driver la cui trattazione
verrà compiutamente
affrontata nel prossimo
incontro
Differentemente da quanto avevo an-
nunciato al momento di chiudere l'arti-
colo del mese scorso — in cui davo
appuntamento per una «conferenza»
sulla Video Display Unit — rivedendo un
po' la logica di trattazione che mi sono
imposto, ho trovato più esatto riservare
alla VDU stessa il prossimo articolo an-
ziché il presente. In effetti si tratta di
un'argomentazione piuttosto complessa
che oltre a riguardare il discorso Kernel
fa importanti riferimenti alla interazione
tra la VDU ed un primo gruppo di modu-
li d’estensione. Parlare oggi di Video
Display e riferirsi ai moduli del System
Estension, senza aver concluso la tratta-
zione di tutti i rimanenti sisterrii presenti
nel Kernel, oltre a rappresentare un
modo un poco disordinato di procedere,
potrebbe tra l'altro creare una certa
confusione. A conferma di ciò, da que-
sta seconda «overview Kerneliana» è
esclusa anche l'analisi relativa al siste-
ma degli Sprite, proprio perché, la ge-
stione degli stessi più l'interazione con
gli Estension Module (Font Manager,
Draw module, Colour-Trans e Window
Manager) forma in pratica un argomen-
to unico che s'incentra sulle valenze e
le caratteristiche dell'Unità Video. Riser-
vando tutto un articolo a tale tema, il
prossimo mese oltre a concludere l'ef-
fettiva fase dedicata allo studio delle
peculiarità del Kernel, in pratica iniziere-
Name
Value
Example
CS
Centi-seconds
99
SE
Seconds
59
MI
Minuts
05
12
Hours in 12 hour formats
07
24
Hours in 24 hour formats
23
AM
«AM» or «PM»
PM
PM
«AM» or «PM»
AM
WE
Weekend, in full
Thursday
W3
Weekend, in three char.
Thu
WN
Weekend, as a number
5
DY
Day of thè month
01
ST
«st». «nd». «rd». or «th»
st
MO
Month name. in full
September
M3
Month name. in three char
Sep
MN
Month as a number
09
CE
Century
19
YR
Year within century
87
WK
Week of thè year
52
DN
Day of thè year
364
0
Insert an ASCII Obyte
%
Insert a «%»
MCmicrocomputer
97 - giugno 1990
181
ARCHIMEDES
Mappa della
Memoria Logica.
Tale condizione è
quella relativa
all'accensione della
macchina o subito
Esempio
di allocazione
della memoria
munA-310
con paginazione
daSizedi8K.
AREA
FontSIze Z
RamFsSize
RMASIze i
ScreenSIze Z
SprtteSIze I
SystemSIze
System worlcspace
Cursor eie. worLspace
PAGES PAGE'SlZE TOTAL
Application workspace
32K
32K - 3M Configurali
/Dynamlc
o -4M Conflgured
/Dynamlc
o -4M Conflgured
/Dynamlc
o -4M Conflgured
Dynamlc
mo a parlare anche del System Esten-
sion Module.
Se prendete un attimo la tabella ap-
parsa nell'articolo del mese scoso, dopo
la trattazione dei sistemi per il Character
Output ed il Character Input, esclusi il
VDU e gli Sprite. questa seconda parte
dell’overview concentra la sua attenzio-
ne sul restante gruppo di sistemi a
livello di Kernel: ovvero quello relativo
alle routine di conversione, i moduli
rilocabili, il memory management, il ti-
me and Date e il Program Environment.
Time and date... e conversioni
Time and Date vuol dire clock, ovve-
ro. un valore immagazzinato e modifica-
to nel tempo con incrementi regolari.
Vedi il movimento del mouse, la conta
reale di un orologio con allarme — tipo
quello disponìbile nel «block-notes» pre-
sente a livello di desktop — in settaggio
e la catalogazione del tempo di scrittura
legato ad un determinato file, etc.
Tutto il processo di timerizzazione se-
guito sotto RISC-OS avviene con frazio-
ni di un centesimo di secondo e viene
delegato a quattro differenti tipi di ti-
mer: il cosiddetto monotonie timer, il
System timer, l ‘interval time e il real-
time clock. Il vero e proprio «orologio»
è proprio l'ultimo timer citato, ovvero,
come anche il nome lo evidenzia: il reai
timer. Un clock che s'immagazzina con
un valore a 5 byte nei CMOS dell'orolo-
gio di bordo e che riflette un uso norma-
le della datazione. Il classico tipo
00:00:00. Quello che può essere utiliz-
zato (con settaggio a cura dell'utilizzato-
re) anche con l'Alarm o la Clock applica-
tion del desktop. Allo stesso modo il
RISC-OS utilizzerà il reai time clock per
datare un file e distinguerne la stesura
cronologica. In generale tale tipo di ti-
mer può essere solo letto e sincronizza-
to; mai riscritto.
A «sola lettura» risulta anch'essere il
monotonie timer. Immagazzinato con
un valore distribuito su 4 byte esso
incrementa normalmente ogni centesi-
mo di secondo ed è predisposto al
time-stamping relativo alle applicazioni.
Il System clock a sua volta può esser
invece alterato ed è particolarmente
usato per la quantificazione del tempo
trascorso dentro l'ambiente di lavoro di
una determinata applicazione.
Cosi come il monotonico anche il
System clock si resetta ad ogni reset di
tipo hardware.
L' interval timer infine rientra nella im-
portante categoria dei timer event ed è
utilizzabile per creare gli stati di attesa
— wait — facendo riprendere determi-
nati processi elaborativi, dopo un certo
tempo di pausa, nel momento in cui la
sua conta si porterà nuovamente a zero.
Se, per esempio, si abbisogna di un
wait di 10 secondi (calcolando che an-
che l' interval timer incrementa ogni
centesimo di secondo) si dovrà settare
un valore negativo di «-1000». Quando
il timer si riporterà a zero, l'esecuzione
del programma in run riprenderà nor-
malmente. Ovvero si sarà verificato un
evento.
A livello di RISC-OS è anche possibi-
le. attraverso l'uso di stringhe, disporre
l’utilizzatore alla customizzazione delle
modalità con le quali tempo e data
vengono stampati. Se noi scriviamo ad
esempio una stringa del tipo:
% W3, % DY %M3
%CE%YR.%24:%MI:%SE
complicata solo apparentemente a livel-
lo sintattico, altro non faremo che obbli-
gare il riordino del print del Time and
Date. Il RISC-OS rivolgerà il nostro ordi-
ne alla SWI dedicata — ovvero la
OS_ConvertDataAndTime — che una
volta letto il «tempo» lo rinvierà ordina-
to come è nel comando impartito dal-
l'user.
Di conseguenza, per primo vedremo
stampare il nome del giorno della setti-
mana, abbreviato nei primi tre caratteri
che lo compongono, quindi il numero
del giorno, poi quello del mese (an-
ch'esso abbreviato) appresso l'anno ed
infine l'ora, i minuti ed i secondi,
Se guardate la tabella pubblicata nella
pagina precedente vi renderete conto
che si tratta di una cosa estremamente
comprensibile.
Altro importante argomento è quello
relativo alle capacità di conversioni pos-
sibili in ambiente RISC-OS.
Invero «semplici» chiamate ad inter-
rupt predisposte dal sistema per modifi-
care. da una forma all'altra, un valore
numerico, una stringa, un'espressione,
l'argomento di una stringa in equivalen-
te numerico, etc.
Senza entrare nei particolari tecnici,
in RISC-OS è possibile convertire nu-
meri in stringhe e stringhe in numeri,
mutare le coppie di numeri (network e
station) di una informazione ricevuta via
Econet. quindi il taglio di un file in una
stringa infine, come estrema elasticità
operativa, la possibilità data dall'utente
di poter trasformare il numero di una
SWI nell'equivalente valore-stringa e vi-
ceversa.
182
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
ARCHIMEDES
PhysRam » ScreenSize
PhysRam - ScreenSize
Moduli rilocabili
Una delle caratteristiche più interes-
santi garantite dal Kernel archimediano,
fin dai tempi del vecchio Arthur, è sicu-
ramente quella della possibilità di usare
i cosiddetti moduli rilocabili. Ovvero,
parti di software elaborabili dall'utente
che. una volta attivati, permettono una
ulteriore estensione del sistema opera-
tivo.
La validità di tale opzione è estrema-
mente evidente: potendolo (e volendo-
lo) ciascun utente-programmatore è
messo in grado di rendere il RISC-OS
particolarmente dedicato alle proprie,
specifiche esigenze. Integrandolo con
propri sistemi o arrivando a sostituire i
singoli moduli operativi.
Come ulteriore esemplificazione si
pensi alla grossa opportunità di poter
aggiungere nuove SWI o più potenti
«*command».
I moduli rilocabili occupano un'area
della memoria chiamata RMA (Relocata-
ble Module Area) e sono aggettivati
come «rilocabili» proprio perché, in que-
st'area dedicata, possono essere carica-
ti in specifiche locazioni di memoria
indirizzabili da parte del programmatore
stesso.
Detto cosa sono, è interessante ve-
dere anche quando è consigliabile (e
talvolta persino necessario) usare i mo-
duli.
II Programmer's Reference Manual al
riguardo enuncia una sorta di «tavola
dei comandamenti», dove il primo re-
quisito attribuibile ai moduli è che. nella
maggior parte dei casi, siano utilizzati
per la realizzazione di routine estensive
al Sistema. Tra l'altro se ne consiglia
l'uso come «librerie mobili» di linguaggi
ad alto livello come il «C».
Altra caratteristica basilare da osser-
vare nella programmazione di un modu-
lo dovrà esser quella della loro grandez-
za, sempre concentrata in pochi byte e
il loro indirizzamento nelle zone della
RAM residente in modo che siano sem-
pre pronti alla chiamata e che a questa
rispondano in modo rapido.
Una seconda serie di «comandamen-
ti» riguarda le modalità d’uso dei moduli
ed è centrata sulla valenza della SWI
OS_Module, predisposta al caricamen-
to. l'inizializzazione, il run e la rimozione
di ogni modulo. Si tratta di una chiamata
particolarmente efficace e. di conse-
guenza. sfruttabile dal programmatore,
giacché tramite essa è posibile esami-
nare ed eventualmente cambiare l'am-
montare dello spazio della RMA attribui-
bile ad un modulo.
Molto interessante è, per così dire,
l'iter consigliato per le modalità di scrit-
tura.
Un modulo, cosi spiega il Program-
mer's Reference Manual, ha il suo cen-
tro attivo nel module header ; ovvero la
tavola descrittiva composta da 1 1 entra-
te particolarmente finalizzata al dialogo
con il RISC-OS al quale riservano tutte
le informazioni relative al modulo ri-
creato.
La tavola contenente le informazioni
riguardanti l'indirizzo di inizio dell'esecu-
zione del modulo, il codice di inizializza-
zione. il nome del modulo.
Gestione della memoria
Ovvero: il Memory Management.
Come il RISC-OS è in grado di gestire
la memoria a disposizione di Archie lo
abbiamo visto attraverso la descrizione
del MEMC. Il chip delegato al controllo
e alla distribuzione della memoria fisica
ricostituita in equivalenti mappe logiche.
Riprendendo da dove ci eravamo ferma-
HANDLER*
Undefined instruction
Prefetch abort
Data abort
Address exception
CallBack
BreakPoint
Escape
Event
Exit
Unused SWI
UpCall
•Attenzione: tutte le chiamate installate
ad Handler
passano attraverso il ChangeEnvironment
Lisia degli handler disponibili in RISC-OS.
ti la volta scorsa, riannodiamo il discor-
so introducendo il concetto di manage-
ment che il RISC-OS opera sulla stessa
mappa logica.
Il RISC-OS, come è noto, è in grado
di automatizzare l’allocatura di determi-
nati programmi — meglio dire utility —
costituiti in grandezze estremamente
contenute. Differentemente, molti pro-
grammi e, nel caso specifico della trat-
tazione che si sta facendo: i moduli
rilocabili. necessitano dell'assegnazione
per cosi dire arbitraria di memoria. L'e-
lasticità del sistema comunque garanti-
sce l'eventuale riutilizzazione della stes-
sa subito dopo l'uso.
A riguardo il PRM cita gli esempi
inerenti il filing System ed alcuni driver
del VDU (uno per tutti quello per il Font
Manager).
Allocazioni e de-allocazioni di memo-
ria sono azioni che un programmatore
compie assai spesso nel suo lavoro. Il
Memory Management predisposto sot-
to RISC-OS è in grado di offrire facilita-
zioni estremamente potenti. Una delle
strutture più interessanti a riguardo di
management è quella degli heap; «ac-
cumulatori» di memoria che una volta
conformata la stessa in un blocco, per-
mettono al programmatore di allocarne
o liberarne una o più parti separate.
Gli heap possono stare dentro la
RMA, nel caso siano connessi ad un
modulo, oppure dentro la zona di lavoro
di un programma. A riguardo, il RISC-
OS contiene un vero e proprio Heap
Management System predisposto all’al-
locazione delle zone di RMA. Senza
comunque correre più oltre, torniamo
nel seminato osservando la figura relati-
va alla Mappa della Memoria Logica.
Scalando uno per uno i vari gradini del
sistema di set-up, partiamo dai 32K
permanentemente assegnati al work-
space del sistema. Un'allocazione pre-
fissata ed immutabile questa, a cui fan-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
183
ARCHIMEDES
no seguito gli spazi dedicati, ma di
taglio modificabile, della RMA. il RAM-
disk e. insieme allo stack del supervisor
mode, quello del System Heap. Fa ec-
cezione la configurazione della screen
memory che ha un suo size assoluto.
Detto a sufficienza — quanto almeno
basta in un'overview — dei moduli e
dell'area ad essi dedicata, è senz'altro
interessante vedere come il RISC-OS,
organizza la gestione della screen me-
mory. La cui principale caratteristica è
quella della tecnica dello scrolling verti-
cale che sotto RISC-OS permette di
cambiare la locazione di memoria a cui
lo schermo è posto. Se ci pensate un
attimo ciò è di una valenza praticamen-
te unica a livello di utenza personale.
Difatti, dipendendo dal modo di scher-
mo settato (o settabili) ed il relativo
ammontare di memoria riservata, la par-
te della stessa non viene utilizzata, può
essere momentaneamente indirizzata
ad uso dell'utente (la prima cosa utile
che viene alla mente è quella relativa
alla formazione di una zona di buffer).
Una cosa subito da chiedere poi. a
riguardo dell'impiego di memoria video,
è il fatto legato al peso in byte effettivo
che necessita al sistema per assegnare
un determinato Screen Mode in luogo
di un altro. Se difatti prendete l'appendi-
ce ><F» della vostra User Guide dedicata
agli Screen Mode — accanto al modo,
le possibilità di pagine di testo, la risolu-
zione ed il numero dei colori relativa-
mente disponibili, c'è la colonnina che
quantifica i «chili» di byte necessari
affinché venga garantito il modo richie-
sto. In effetti quei valori che voi leggete
non sono quelli che, a livello di manage-
ment, vengono indirizzati. Ovvero: se
per avere un «mode 13» — 320x256 e
256 colori contemporaneamente — ri-
sulta che sono sufficienti 80 Kbyte, nel-
la realtà, malgrado ciò sia vero, il siste-
ma di gestione ne dovrà indirizzare di
più. per l'esattezza 96. E così anche per
gli altri modi. Uno screen da 20K ad
esempio richiede l'uso di un blocco da
32K. Dov'è l'arcano direte voi? Sempli-
cemente nella modalità di paginazione
che il RISC-OS opera sulla memoria,
paginando con blocchi di 8 oppure 32
Kbyte. Se ciò vi sembra una limitazione,
tornate a pensare al fatto che, preziosis-
simi kbyte di memoria possono essere
comunque tirati via dalla totalità dei
480K configurati nella screen memory.
Program environment
Ovvero la possibilità di poter verifica-
Àrchie Mail ♦♦♦& News
di Bruno Rosati
In quest'ultimo periodo
sembra proprio che il popolo
archimediano sia diventato
estremamente attivo. Lavora e
scrive con maggiore frequenza
che in passato e la cosa ci fa
ovviamente piacere. È
evidente che il nostro Archie
sta conquistando sempre più
utenza ma, ottimista per
natura (o se volete:
impenitente presuntuoso. . .)
voglio pensare anche ad
un'altra ragione che non
esclude la prima:
MCmicrocomputer si sta
consolidando, mese dopo
mese, come un vero e proprio
punto d'incontro. Un qualcosa
che, sembra proprio destinato
a non rimanere un caso
isolato, (che sia servita anche
da stimolo?). Ecco difatti
nascere altre interessanti
iniziative come quella da poco
intrapresa dalla Spem di Torino
attraverso l'istituzione di un
club per «soli archimediani»
Anche questo ci fa piacere. L'espe-
rienza maturata dalla Spem che con il
«made in England» deve avere un fee-
ling del tutto particolare, oltre a tutta
una serie di iniziative piuttosto interes-
santi — vedi la progettazione di schede
«Made in Italy»... — si racchiuderà pe-
riodicamente in una sorta di bollettino
informativo perlappunto denominato
Arcltaly. Una iniziativa certamente desti-
nata a migliorare — come la stessa
Spem tiene onestamente a precisare —
ma che già cosi è sufficientemente
interessante. Brava Spem.
Bene, dopo questa prologo che» mi
sentivo in dovere di fare, passiamo a
rispondere a qualche lettera di «utenti
soli in cerca di informazioni». Prendia-
mo dal mucchio la lettera campione
dell'amico Parrello di Pisa (invero sono
almeno una decina quelli che ci pongo-
no gli stessi interrogativi) che ci chiede
lumi ed eventuali conferme a riguardo
di una magica scheda contenente un
altrettanto magico ARM-3.
Dice testualmente l'amico: ... secon-
do certe fonti, corre voce che per l'Ar-
chimedes esiste una magica scheda
che sostituisce l'ARM-2 con un iperve-
loce ARM-3.
Sempre a « sentire le voci» sembre-
rebbe che l'Acoro abbia intenzione di
costruire un nuovo personal basato su
tale nuova CPU. Poiché su MC micro-
computer non ho mai riscontrato con-
ferma a ciò, mi domando: esiste o no
questa benedetta scheda?
Ebbene friend, esiste l'ARM-3 ed esi-
ste la scheda.
Dopo la prima versione e la seconda
è stata effettivamente messa a punto la
versione dell’ARM-3. Nel caso specifico
trattasi di un mostruoso 12 MIPS che
lascia di stucco ogni chip concorrente.
Le sue prestazioni, tra l'altro incentivate
dall'utilizzo di una cache memory di
4Kb, andranno oltre il 400% di quelle
degli attuali ARMI
Il super-chip, a parte l'ovvio fatto che
l'Acorn provvederà ad inserirlo nella
pancia delle nuove macchine in uscita
— si «sussurra» di nuovi modelli Archi-
medes! — sarà disponibile per upgrada-
re i modelli in possesso dell'utenza gra-
zie ad una scheda predisposta per esse-
re innestata nella zoccolatura del vec-
chio ARM. (A riguardo torna in ballo il
nome della Spem che rende già disponi-
bile un proprio circuito ARM-3-Spem al
prezzo di un milione tondo tondo).
Tutto vero quindi e tutto bello, 0
quasi... giacché c'è da fare tutta una
serie di precisazioni. Prima, in assoluto,
quella riguardante il fatto che l'ARM-3 è
utilizzabile solo su macchine funzionanti
sotto RISC-OS ed attenzione: soprattut-
to se già fornite del nuovo MEMory
Controller, il MEMC-1A che lavora di un
buon 20% più veloce del predecessore
e che l'Acorn, oltre a fornire già di serie
nei nuovi modelli A-400/1 ed A-3000,
rende disponibile come upgrade kit per
184
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
ARCHIMEDES
re in quali condizioni un programma o
un modulo vengono eseguiti. Il program
envìronment riferisce lo «state» di un'e-
secuzione basandosi sul raffronto di tre
aspetti. La memoria (usata dal codice
ed allocata nel workspace) gli handler e
le variabili dì sistema. In particolar modo
le maggiori «attenzioni» sono riservate
agli handler ed alle variabili, le cui. ri-
spettive condizioni di lavoro sono parti-
colarmente articolate.
Gli handler — brevi routine che ven-
gono chiamate quando si verificano de-
terminate situazioni (un errore, una con-
dizione di ESCape, il verificarsi di un
evento, un break o la fine stessa dell’e-
secuzione di un programma o di un
modulo, etc) — sono utilizzati dal RISC-
OS in numero di dodici e portano nomi
simili alle condizioni che si possono
verificare nella esecuzione di program-
mi e moduli. (Please: occhio alla tabella
relativa). Gli handler sono massivamen-
te utilizzati nel «detect» degli errori e
più generalmente per analizzare l'effetti-
vo verificarsi di determinate condizioni
indotte.
Per quanto poi riguarda le variabili
queste sono predisposte dal RISC-OS
per garantire l'effettiva «communica-
tion» fra il programma eventualmente in
esecuzione ed il sistema. Autentici
veicoli di informazioni che a seconda del
tipo di richiesta fatta dal programma in
esecuzione ed il tipo di risposta data dal
sistema, con i comandi dedicati ad im-
porre le modifiche, possono perlappun-
to mutare di valore e ritornare per l'ese-
cuzione. Il RISC-OS dispone di: variabili
di tipo stringa (contenenti solo caratte-
ri); variabili intere, settabili ad esempio
per ricevere il risultato di una determi-
nata espressione; variabili di tipo ma-
cro. ovvero stringhe contenenti caratteri
speciali di controllo unitamente ad
eventuali informazioni relative ad altre
variabili.
Stop. La galoppata «numero due» su-
gli aspetti ed i vari sistemi che formano
il Kernel si conclude qui. Certamente,
se prima potevate solo sapere che nel
RISC-OS esisteva un certo «core» chia-
mato Kernel e nulla di più, non è che
ora. al contrario, si può dire che ne siete
degli autentici esperti.
L'overview può solo darvi l'informa-
zione generale e credo, almeno spero...
che ciò sia avvenuto. Di sicuro, ora,
tutto quello che sta dentro e forma il
Kernel del RISC-OS è stato messo in
«dispensa». Il prossimo mese poi. trat-
tando il VDU. la cosa si completerà
definitivamente.
tutto il parco utenza a sole 1 53.000 IVA
compresa.
Di scheda in scheda quindi, prima di
pensare all'ARM-3, si dovrà provvedere
aH'inserimento del MEMC-1A.
L'A400/1 ed il piccolo A3000, come
dicevamo poc'anzi, sono già distribuiti
con il nuovo controller, ma se per il
primo ciò è certamente un vantaggio,
per l'A3000 la cosa potrebbe rivelarsi
del tutto inutile. I chip del «piccolo» di
casa Acorn difatti, invece che essere
inseriti su accoglienti socket, sono bru-
talmente saldati sulla piastra madre,
non vi resta che piangere? Non è detto.
Su che cosa significhi in fatto di velo-
cità. possedere un MEMC-1A (prezzo di
listino dell’upgrade di 153.000 lire) ed
eventualmnte il nuovo ARM. prego
guardare la tabellina riportata a fianco e
gentilmente fornitaci dalla Spem. Se
leggete con attenzione tutti i raffronti
ed il progressivo rimpicciolimento dei
numeri, credo che non abbiate più biso-
gno di ulteriori spiegazioni. Convinti?
Un altro tipo di lettera che arriva
sovente in redazione — a parte il conti-
nuo «A.A.A. offresi collaborazione alla
rivista...» — è quella di stampo filosofi-
co. Lambiccamenti archimediani in cui
molti si dilettano. Nel caso specifico
prendo a riferimento la missiva del dot-
tor Luigi Di Giuseppe di Francavilla. L'a-
mico Di Giuseppe, dopo il background
computeresco che ne ha segnato l'ap-
prodo nel mondo deH'A3000 fa comun-
que due affermazioni molto importanti a
riguardo del fatto che: ...vorrei tanto
trovare in Italia quello che offre l'Inghil-
terra. Plaudo alla Delphi e conto su MC
per realizzare il mio sogno: l'uso ade-
guato del nostro computer.
Uno: ampliando lo spazio dedicato
alla rubrica vorrei tanto che si parlasse
di BBC-BASIC V. Due: magari con una
rubrica nella rubrica, sarebbe stupendo
se si procedesse ad istituire una sorta
di angolo per le «Trips &Traps» a cura
degli utenti più impegnati....
Bene caro amico, posso risponderti
molto semplicemente che non aspetto
altro.
Il tuo allegato «Scoperte e Trucchi» è
un esempio sufficientemente interes-
sante e credo che il «Trips & Traps».
soprattutto se gradito e stimolato da
altri utenti, sia un'avventura da intra-
prendere.
Chissà quante cose utili potrebbero
venir fuori. Ci sto; mandate le vostre
scoperte, noi le controlleremo e le pub-
blicheremo. m*
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
185
ARCHIMEDES
coordinamento di Andrea de Prisco
Archie PD Software
di Massimo Miccoli
Arriva d'oltremanica, ma non
solo, il software di pubblico
dominio per il nostro Archie.
Circa duecento dischetti da
800K zeppi di programmi.
Dalla grafica ai database,
dagli editor di testo ai giochi,
insomma ce n'è per tutti e
per tutti i gusti
Programmi di comunicazione
Dato che la maggior parte del soft-
ware di pubblico domìnio è reperibile
nelle BBS (date uno sguardo all'articolo
di Massimo Gentìlini sul numero 84 di
MC). iniziamo la nostra carrellata di
software di pubblico dominio proprio
dai programmi di comunicazione.
Are Terminal 6.01
Are Terminal é un eccellente pac-
chetto per comunicazione che porta la
firma di Hugo Fiennes. Fra le varie
funzioni offerte dal programma sono di
rilievo la possibilità di scegliere fra tre
protocolli diversi: xmodem. zmodem, e
il classico kermit. Sono inoltre imple-
mentate diverse emulazioni di termina-
le. fra le quali il vt52 e il vtlOO. oltre al
teletype e al viewdata, tipicamente in-
glese. il quale permette di accedere al
prestel inglese e ai view bullettin
board.
Il pacchetto è corredato da un
esauriente file di istruzioni e da un co-
modissimo help in linea. Sempre rima-
nendo nel tema delle comunicazioni
troviamo un ottimo programma per la
compattazione, scompattazione dei file
che sostituisce il vecchio e farraginoso
are.
Sparkplug
Realizzato dal notissimo (almeno per
il mondo Archimedes) David Pilling. dif-
ferisce da are fondamentalmente per la
sua facilità d’uso. Infatti sfruttando a
pieno l'ambiente wimps permette la
creazione di archivi compattati con il
solo uso del mouse. Il programma fun-
ziona in multitasking e una volta partito
viene installato sulla barra delle icone.
Una volta installato, per creare un nuo-
vo archivio basterà selezionare new are
nel menu assegnandogli un nome, cosi
verrà automaticamente aperta la classi-
ca finestra del filing System A questo
punto sarà sufficiente trasportare tutti i
File da compattare all'interno della fine-
stra e il gioco è fatto. L'operazione di
scompattazione è ancora più semplice
in quanto lo Sparkplug assegna agli ar-
chivi con esso creati un particolare ty-
pe rappresentato dall'icona dì una pic-
cola arca. Per scompattare i file pre-
senti in un archivio sarà sufficiente clic-
care sul file. Verrà allora aperta la fine-
stra contenente i file compattati Tra-
sportando i file sulla finestra del disco
dove intendiamo salvarli, i file verrano
automaticamente scompattati. Per il
momento purtroppo la versione di pub-
blico dominio di Sparkplug non permet-
te la creazione di nuovi archivi, ma solo
la scompattazione.
Utility
Fa molto piacere vedere ogni tanto
che anche qualche nome italiano si af-
faccia nel mondo del PD dedicato ad
Archie.
È questo il caso di Guido Masoero
che ha realizzato un programma che
permette la lettura di dischi del QL
sotto RISC-OS. ed un TESTDRIVE che
testa la velocità del drive riportandone
il risultato in forma grafica. Sempre dal-
l'Italia arriva un programma che viene
incontro a tutti i possessori di rom po-
dule.
Rom Podule Manager
Questo programma realizzato da Ro-
berto Compare permette l'installazione
di applicativi su rom podule in modo da
averli sempre pronti ad ogni accensio-
ne della macchina.
Il programma è completamente ge-
stito da mouse e si presenta attraverso
un menu nel quale troviamo tutti gli
applicativi attualmente residenti nel
rom podule. Oltre a permettere l'instal-
lazione di programmi a nostra scelta, il
Rom Podule Manager installa automati-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
ARCHIMEDES
camente anche il Basic editor al quale
si può accedere tramite il tasto FI.
Torniamo in Inghilterra per parlare di
Formatter, un simpatico programmino
che permette la formattazione dei di-
schi in multitasking, fra le varie opzioni
settabili c'è la possibilità di scegliere il
tipo di formattazione, L, D, e ovviamen-
te il nuovo formato E. Nel caso in cui
avessimo la necessità di usare il floppy
mentre si è dato il via alla formattazio-
ne, possiamo sempre arrestarla per poi
riprenderla da dove avevamo lasciato.
Hardbackup
Hardbackup è un programma di
backup per hard disk completamente
gestito dal mouse. Una volta partito, il
programma si presenta in una classica
wimp nella quale possiamo specificare
il floppy sul quale verrà salvata la copia
di backup. e inoltre se il backup deve
essere di tipo Full, cioè totale, o di tipo
Incrementai e in quest'ultimo caso ver-
rà effettuato solo il backup dei file im-
messi nell'hard disk dopo l’ultimo bac-
kup effettuato. Il programma riesce in-
fatti a leggere dall'hard disk automati-
camente la data dell'ultimo backup
eseguito. Possiamo inoltre escludere
dall’operazione di backup quei file di
cui non intendiamo avere una copia e
per far ciò basta settare l'Esclusion.
PCdìr
Questo è un utilissimo programma
funzionante in multitasking che permet-
te di trasportare file dall'ambiente
MSDOS a quello Archimedes e vice-
versa. Una volta lanciato il programma,
verrà installata a destra dell'icona de!
drive di Archie l'icona di un altro drive
caratterizzata dal simbolo «A:» il classi-
co identificatore drive msdos. Giocan-
do con il tasto menu del mouse sull'i-
cona del floppy «A:» verrà aperto un
menu nel quale possiamo decidere, in
caso disponessimo di due drive, in qua-
le dei due inserire il dischetto msdos.
A o B. Oltre a ciò nel menu è visualiz-
zata la quantità di memoria dedicata al
buffer per la lettura dei file. Le dimen-
sioni del buffer possono essere modifi-
cate a seconda delle esigenze attraver-
so il file di configurazione editabile. I
file possono essere trasportati da un
sistema all'altro con il solo uso del
mouse. In pratica sarà sufficiente clic-
care sull'icona del drive msdos per
apnre la finestra del filing System con-
tenente i file e le directory del nostro
dischetto. A questo punto per trasferire
i file basta eseguire le operazioni che
usiamo sotto RISC-OS per copiare i file
da un floppy all'altro.
Tiny Dir
Tiny Dir è una piccola utility che per-
mette di installare nella barra delle ico-
ne qualsiasi applicativo, o directory.
Grafica
Per quanto riguarda il software dedi-
cato alla grafica spiccano fra i vari di-
sponibili due programmi in particolare
Arctistplus e QRT.
Arctistplus
Arctistplus è la versione di pubblico
dominio del vecchio Arctist che ebbe
un notevole successo agli esordi del-
l'Archie dato che all'epoca era l’unico
programma in grado di lavorare in mo-
de 15 sfruttando appieno i 256 colori
disponibili.
li programma, essendo stato conce-
pito per il vecchio Arturh, non sfrutta il
multitasking e nemmeno le wimps of--
ferte dal RISC-OS.
Lanciando il programma sale in alto
in screen un menu ben assortito. Oltre
alle solite primitive geometriche: ret-
tangoli, circonferenze, ellissi e triangoli,
troviamo la possibilità di disegnare li-
nee spezzate miste e rette a raggiera
con origine comune. Sempre dallo
stesso menu possiamo scegliere il co-
lore da assegnare alla matita o allo
spray, e ancora possiamo effettuare
uno serali orizzontale ciclico del nostro
disegno, ritagliare sprite e zoomare un
dettaglio del nostro disegno. Dal primo
menu si può accedere al menu dedica-
to alla manipolazione font, dove oltre ai
vari tipi tipografici settabili: bold, sotto-
lineato. fuzz, troviamo la possibilità di
editare i font con ombra, scegliere fra
vari tipi di fili graduato. Molto comoda
è la possibilità di disegnare sfere om-
breggiate indicando la direzione della
luce.
A mio avviso Arctist+ è attualmente
il miglior programma di grafica pittorica
attualmente disponibile nell'ambito del
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
187
ARCHIMEDES
pubblico dominio per Archie.
QRT (Quick Ray Tracer)
QRT è l'unico programma ray tracing
di pubblico dominio attualmente in cir-
colazione. Essendo multitasking, il pro-
gramma può essere usato contempora-
neamente ad altri applicativi, ma perso-
nalmente vi consiglio di non far partire
altri applicativi insieme al QRT in quan-
to i tempi di attesa per il calcolo di
un'immagine crescono in maniera spro-
positata. Il QRT purtroppo non dispone
attualmente di un editor interattivo, nel
senso che gli oggetti devono per il
momento essere definiti attraverso file
di testo che ne descrivano tutte le rela-
tive caratteristiche.
Nel linguaggio del QRT oltre alle
usuali primitive geometriche è offerta
la possibilità di definire: superfici qua-
driche. il pattern per ogni singolo og-
getto, il livello di riflessione diffusa, lo
spettro di riflessione e la luce am-
biente.
Possiamo inoltre definire più sorgenti
luce nella stessa scena con differenti
caratteristiche, e ancora possiamo sce-
gliere l'ammontare del dithering per
ogni singolo oggetto o per tutta la
scena.
Una volta scritto il nostro file con
Edit trasportiamo il file di testo nella
finestra del QRT. A questo punto sce-
gliamo il modo grafico nel quale inten-
diamo realizzare l'immagine e la dimen-
sione dell'Immagine. Fatto ciò diamo il
via al rendering cliccando su start ed il
gioco è fatto.
Chart Draw
Chart Draw è un programma per la
realizzazione di grafici statistici. Com-
pletamente multitasking, permette la
realizzazione di grafici a torta con
esplosione, grafici a barra colorati o
reti nati.
Fra le varie opzioni disponibili possia-
mo invertire gli assi nei grafici a barra,
scegliere l'intervallo di valori sugli assi,
aggiungere eventualmente etichette
dopo che il grafico è stato disegnato,
salvare i dati in un file, o l'intera scher-
mata.
Unica pecca di questo programma è
che può per il momento disegnare solo
grafici in due dimensioni, ma l'autore
assicura che nella prossima release ta-
le limitazione sarà eliminata.
Game
Tantissimi i giochi disponibili nel pub-
blico dominio di Archie. molti dei quali
di pessima realizzazione purtroppo, il
più delle volte perché semplicemente
trasportati dal vecchio BBC ad Archie,
eccezion fatta per ADASTRA una sim-
patica implementazione del classico In-
vaders spaziale, e del Poker altro pro-
gramma Made in Italy realizzato da Raf-
faele Ferrigno nel quale risulta molto
ben curata la grafica.
Conclusione
Anche se di dimensioni relativamen-
te ridotte in confronto alle migliaia di
programmi disponibili per altre macchi-
ne (vedi Amiga) il parco software di
pubblico dominio per Archie dimostra
pur sempre che le acque si muovono
intorno al nostro Archimedes. E ben
vengano tutti gli sforzi di questi ragazzi
che, lavorando dietro le quinte in onore
della pura informazione, o a volte in
cambio di poche lire, contribuiscono al-
la diffusione di software spesso di buo-
nissima qualità e non sempre purtrop-
po accessibile alle nostre tasche per
altre vie. «c
Dove trovare il PD citato
Riportiamo qui di seguito gli indirizzi e i numeri telefonici di BBS e autori di programmi.
Acorn BBS; Cambridge Tel. (0223) 243642 24/h viewdata (1200/75)
Eureka; Norwich Tel. (0603) 250689 24/h viewdata (1200/300)
Compare Roberto Tel. (01 84) 40515 c.p. n. 10/18010 Badalucco (IM)
Raffaele Ferrigno Tel. (081 ) 7612720Via Andrea d'Isernia. 16
80122 Napoli
... e naturalmente su MC-Link Tel. (06) 4180440 18 linee R.A,
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
MUSICA
PER I VOSTRI
OCCHI
Z
24- Salone Internazionale della Musica e High Fidelity
International Video and Consumer Electronics Show
Fiera Milano * 20/24 Settembre 1990
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Giornata professionale: lunedi 24 settembre
Segreteria Generale SIAA-HI • FHVES: Via Domenichino, 11 - 20 149 Milano - Tel. (02) 48 1 554 1 - Telex 3 1 3627 - Fax (02) 4980330
ASSOEXPO
MACINTOSH
Raffaello de Masi
Aldus FreeHand
A ncora una volta a parlare di grafica,
ma per il pacchetto in prova in
questa puntata il discorso è un poco
diverso ; si tratta del famosissimo Free-
Hand, il package di grafica finalizzata al
DTP della sotware house che ha gene-
rato il più famoso pacchetto di editoria
elettronica del mondo, il PageMaker og-
gi giunto alla prestigiosa versione 4.0.
Fino a quattro anni or sono non c'era
poi molto in circolazione in questo set-
tore; oltre all'onnipresente PageMaker,
alla versione 1.0 (che oggi fa sorridere)
c'era un gracilino Ready-Set-Go, e una
serie di utility-accessori di mela che
permettevano di simulare un ambiente
di composizione peraltro estremamente
rudimentale.
I programmi di vera e propria editoria
sono stati, in ogni caso, sulla breccia da
molto più tempo di quelli di grafica
DTP; essi assolvevano a compiti per cui
il mercato aveva una grande necessità;
la possibilità di importare poi disegni in
formati abbastanza correnti, ricavati da
applicazioni specifiche come Draw,
Paint e altri faceva avvertire poco l'as-
senza di questi programmi specifici.
Ma come per i programmi di grafica,
presto o tardi comparvero i CAD cosi le
pur prestigiose realizzazioni come Page-
Maker e QuarkXPress cominciarono a
mostrare la corda delle limitazioni gra-
fiche.
Tanto per restare in casa Aldus, PMa-
ker possedeva solo tool di disegno
piuttosto primitivi (d'altro canto essi so-
no limitati a realizzare riquadri, ratinatu-
re e pochi altri elementi grafici del tutto
finalizzati a pubblicazioni di solo testo;
mettersi a fare grafica, anche semplice,
con loro è pura utopia) e le grandi
possibilità offerte dal linguaggio Post-
Script avevano ben pochi sbocchi grafici
nel DTP.
Ecco allora comparire programmi co-
me Adobe lllustrator e Aldus FreeHand,
che tamponano alla perfezione le falle
prodotte dall'avanzata tecnologica del
software dì DTP puramente o prevalen-
temente n parolaio».
Oggi FH (cosi viene chiamato confi-
denzialmente negli USA, con la diffusa
abitudine di usare gli acronimi) è uno
dei più diffusi package del genere nel
mondo (con concorrenza per la verità
piuttosto limitata e rappresentata da
non più di un paio di unità specializzate)
e mostra di saper combattere ad armi
pari con i più famosi pacchetti, analoghi,
presenti sulle workstation speciali-
stiche.
Questa edizione 2.0 che ha compieta-
mente rivoluzionato le prestazioni della
precedente, consente, in mano ad una
persona allenata, di accedere a eccel-
lenti realizzazioni e, anche in un'ottica
non da DTP può essere molto ben
utilizzata per realizzare documentazioni
gradevoli ed efficaci. Vediamo come.
Il pacchetto
FH viene fornito in una elegante e
ben realizzata (anche dal punto di vista
grafico) confezione (poteva non essere
così, trattandosi di un programma di tal
genere?) di cartone viola, illustrata con
ampia dovizia di effetti speciali Post-
Script. La confezione é rappresentata
da un contenitore ad anelli che racchiu-
de tre volumi (il manuale d'uso, una
Il contenuto del packa-
ge nella sua configura-
zione minima , l'instal-
lazione avviene utiliz-
zando un opportuno
Installer
190
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
MACINTOSH
guida all'apprendimento e una guida
specifica dedicata alla stampa), un por-
tafoglio con alcuni esempi di stampa a
colori di effetti avanzati PostScript, un
sottomano in plastica con i riferimenti di
colore Pantone, una guida rapida di rife-
rimento nel classico formato di cartonci-
no, un righello di setup del colore dello
schermo e il software vero e proprio,
che è qui rappresentato da 4 dischetti
da 800K. Per l'uso del package (che
abbisogna almeno di un Macintosh Plus
o di un 512 enhanced con un Mb di
memoria) è consigliabile (ma in pratica
diviene necessario) disporre di un disco
rigido, e, ovviamente, per ottenere il
meglio, di una stampante PS. La confi-
gurazione minima consente comunque
•di utilizzare anche stampanti non PS.
come la Imagewriter II e LQ, cosa che
consentirà di gestire, anche se in ma-
niera rudimentale, il colore. Il pacchetto
non va semplicemente copiato sul disco
rigido, ma occorre eseguirne una instal-
lazione che avviene attraverso un pro-
gramma all’uopo realizzato, programma
che consente di settare le opzioni (tipo
di macchina, schermi, stampanti) relati-
ve alla configurazione posseduta e alle
relative periferiche. Per l'installazione
completa occorre disporre di circa 1 Mb
di memoria di massa libera (99 1K per la
precisione), ma escludendo alcuni docu-
menti. come le cartelle di portafoglio e
gli esempi è possibile scendere a 800K.
E previsto un upgrading per gli utenti
registrati del package 1.0.
Per l'installazione vengono chiamati
in causa 3 dischetti; il quarto è una
spettacolare visita guidata capace di
mettere in evidenza le caratteristiche
più avanzate del package. Esistono, co-
me al solito, i Prep particolari, da instal-
lare nella cartella sistema.
Che cosa è FH e a cosa serve
Il campo della grafica, dominio speci-
fico di artisti e disegnatori professionali
diviene ogni giorno più avanzato; l'uso
di macchine dedicate, in particolare i
computer dell'ultima generazione, ha
portato di converso a richiedere sempre
maggiore facilità d'uso e versatilità. A
scopi di tal genere risponde FH che
mette a disposizione di utenti anche
non specialisti le attrezzature per espri-
mere contemporaneamente idee e
creatività. In termini tecnici FH è un
programma di grafica basato essenzial-
mente su linguaggio PostScript, capace
di importare documenti redatti con altri
tool e pacchetti, il tutto attraverso l'in-
terfaccia estremamente amichevole di
Macintosh. Il componente essenziale di
Aldus FreeHand™
Produttore:
Aldus Corporation -411 First Avenue South
Suit 200 - Seattle WA 98104 USA
Distributore:
Via Masaccio 11, 42100 Reggio Emilia
Prezzo (Iva esclusa)
Aldus FreeHand 2.0 italiano L. 1.295,000
aggiornamento da inglese a italiano L. 150.000
un foglio di disegno redatto con FH è
l'illustrazione, che in gergo specifico
viene definito elemento. Tutto è ricon-
ducibile a elementi; blocco o costruzio-
ne grafica, testo, immagine in formato
PAINT o TIFF, gruppi di oggetti importa-
ti da altre applicazioni.
Ogni elemento, per analogia alla
struttura di lavoro di PostScript, è defini-
to da un path, un percorso. In ossequio
alla teoria dei path (vedasi PostScript
Reference Manual, della Adobe) qualun-
que cosa presente sul foglio di disegno,
dal più semplice quadrato alla più sofi-
sticata stringa di caratteri nel più com-
plesso font, è rappresentato da un per-
corso, descritto pedissequamente da
una serie di comandi in PS.
Per giungere a questo, e per even-
tualmente eseguire correzioni su quan-
to già presente sul foglio. FH si serve di
una serie di tool: alcuni generali dell'in-
terfaccia Mac, altri specifici dell'applica-
zione; tra questi ricordiamo il toolbox, la
mano di trascinamento, gli zoom, gli
Lindo gerarchizzati, la barra di informa-
zioni. la pagina e il tavolo di lavoro, e
tutti i tool attivabili attravero i menu.
Proprio per essere un programma di
grafica, la maggiore sofisticazione di FH
la ritroviamo nei tool di disegno di cui
191
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
MACINTOSH
i rea di r
nipolazio-
fireslra dedicala, con
le impostazioni tipo-
grafiche ; complessiva-
mente esistono circa
3500 possibilità diver-
se di controllare il te-
parliamo immediatamente; questi si
possono dividere essenzialmente in due
grandi famiglie: quelli a mano libera e
quelli con formato di base prefissato.
Sebbene i primi siano quelli di uso più
frequente in questo tipo di disegno, i
secondi consentono di tracciare formati
di base (rettangoli, cerchi, quadrati, li-
nee rette, ecc.) più comunemente usati,
dove l'impiego dei tool precedenti sa-
rebbe come minimo noioso e impre-
ciso.
Circa i tool con formato di base pre-
definito, la loro struttura e l'uso di base
è del tutto simile a quello presente in
altri programmi; ma qui appaiono sofi-
sticate e utili aggiunte, come quella di
tracciare poligoni imponendo il centro,
cambiare le dimensioni degli stessi at-
traverso l'inserimento diretto di dimen-
sioni e coordinate, modificare la curva-
tura degli spigoli o imporne addirittura
una nuova, per elementi come rettango-
li e quadrati.
Una delle possibilità più entusiasman-
ti per questa categoria di oggetti è
quella di poter trasformare in ogni mo-
mento questi in elementi a formato
libero: un esempio è quello di dover
realizzare un semicerchio; giungere a
questo risultato con un tool a mano
libera è certo non cosa immediata, lo
stesso risultato lo si può ottenere dise-
gnando un cerchio e «ritagliandone» la
parte desiderata; in pratica si fa «esplo-
dere» l’elemento nelle sue parti (nel
caso particolare in quattro settori) e si
sceglie solo la parte desiderata.
Ma passiamo immediatamente al
piatto forte del pacchetto, i tool a mano
libera. Come questi sono la croce di
pacchetti anche molto sofisticati, come
Draw e Claris Cad, in FH sono tool del
tutto nuovi capaci di mettere a disposi-
zione una nuova e più precisa strada per
disegnare. Si tratta un po' come dise-
gnare con una matita o un rapidograph,
ma la differenza è fondamentale; in
questo caso, in caso di disegno errato
occorre cancellare il tratto e ritracciare,
qui addirittura non ha quasi alcuna im-
portanza la traccia realizzata all'inizio, in
quanto è possibile, su di essa eseguire
modifiche di qualsiasi genere tanto da
renderla del tutto diversa da quella di
partenza.
Per utilizzare al meglio i tool in parola
è necessario ricordare sempre che tutti
i tool a mano libera creano path. percor-
si. che sono definiti da punti caratteristi-
ci. Tracciando un percorso, a seconda
del tool utilizzato, si vedranno diversi
punti (che restano visibili finché la linea
è deselezionata). Capire bene la funzio-
ne e l'uso di tali punti è la chiave di
volta del perfetto uso di FH.
La grafica a mano libera di FH (e più
genericamente di quella che adotta PS
come linguaggio di descrizione) si basa
su tre tipi diversi di punti: il punto di
curva, quello d'angolo e quello di con-
nessione. Il primo crea una curva rego-
lare. passante per esso, che congiunge
due punti posti ai lati opposti. Per defini-
re e creare una curva, un punto di curva
deve avere un punto (di qualunque tipo)
su ambedue i lati di esso, o un punto
d'angolo che è unito a un punto di curva
da un punto di connessione (vedremo
tra poco il significato di questi attributi).
Il secondo crea una linea retta tra esso
e il punto precedente, e, sotto questo
punto di vista, è qualcosa di più conven-
zionale, il terzo infine è, se così si può
dire, una via di mezzo tra i due in
quanto crea un passaggio raccordato tra
una linea retta e un segmento curvili-
neo. I tre tipi di punto sono riconoscibili,
sullo schermo per la loro forma diversa
(cerchio, quadrato e triangolo, rispettiva-
mente).
FH possiede cinque tool principali per
la creazione di un percorso; la traccia a
mano libera, la combinazione dì curva e
angolo, il tool di aggiunta di punti di
curva e di punti d'angolo, e quello di
posizionamento dei punti di connessio-
ne. Indipendentemente da queste defi-
nizioni. che possono sembrare anche
complicate, è importante tener conto
che disegnare con questi attrezzi è né
più né meno che lavorare con matita.
192
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
MACINTOSH
squadra e tiracurve; non tutti i tool sono
però equivalenti, in funzione della versa-
tilità e della potenza; quello a cui, proba-
bilmente, si fa ricorso almeno nel 75%
dei casi è il «combination tool» partico-
larmente utile e efficace in quanto abbi-
na potenzialità diverse, che possono
essere agevolmente attivate sia attra-
verso il diretto uso del mouse, sia chia-
mando in aiuto i tasti di comand,.shift,
option e, addirittura, la barra spaziatrice.
Proprio per la presenza di tali potenziali-
tà il tool in fase di programmazione è
stato organizzato per essere sensibile
ad una chiamata di «on mouse», che
permette di settare parametri d'uso del
tool stesso, come l'approssimazione
della curva e la sua curvatura; dicevamo
della combinazione di mouse e tasti;
tanto per fare un esempio, adottando il
Command è possibile eseguire modifi-
che su un path senza abbandonare il
tool che si sta utilizzando; l’option (a
buon motivo) permette potenzialità più
accurate, con l'inserimento diretto di
punti d’angolo, di punti di curvatura e di
manipolazione di essi senza particolari
problemi.
Gli altri tool possono a buon ragione
essere considerati complementari ai pri-
mi due. Ad essi si ricorre più di rado, e
soprattutto quando si eseguono modifi-
che. In questo caso è di fondamentale
importanza tenere sempre sotto con-
trollo la tipologia e le funzionalità delle
maniglie (in gergo Mac è maniglia un
quadrato, pieno, che serve a individuare
l'oggetto attraverso le sue peculiarità)
che sono organizzate ed evidenziate
sempre in relazione delle funzioni che
sono chiamate a svolgere.
Lavorare con le path, per chi è abitua-
to a programmi di grafica strettamente
geometrica come i vari Draw e CAD
non è agevole immediatamente; la
maggiore confusione si genera in quan-
to non si tien conto della differente
funzione delle diverse maniglie. È suffi-
ciente, comunque un training di qualche
giorno per giungere senza problemi al-
l'uso più avanzato di questi tool.
E passiamo all'uso del testo; sebbe-
ne finora abbiamo ampiamente dimo-
strato come già la grafica e l'uso dei
suoi tool siano del tutto innovativi ri-
spetto a quelli visti altrove, le vere novi-
tà sono ancora da venire; la manipola-
zione del testo è. in FH, un vero mondo
a parte.
Il testo non viene mai battuto, con
questo programma, direttamente sulla
pagina; scegliendo di lavorare con una
stringa e posizionando il cursore (il co-
siddetto l-beam) in un punto qualsiasi
dello schermo, si apre una finestra se-
parata, che consente di battere, format-
tare. inquadrare, applicare effetti specia-
li al testo battuto attraverso la tastiera,
L'OK dato attraverso il relativo bottone
crea il solito riquadro, già pronto, che
può essere poi trascinato sulla pagina
nella posizione più opportuna.
Tralasciando le tecniche di formatta-
zione comuni al ToolBox-QuickDraw.
già note in altri pacchetti vediamo qual-
che particolarità interessante propria di
FH. Come dicevamo il package adotta
in maniera estesa e incondizionata le
caratteristiche di estrema potenza e
avanzata versatilità del PostScript. Que-
sto si risolve nella disponibilità di una
serie di comandi addizionali che danno
al pacchetto l'impronta tipica di desi-
gner che lo differenzia dai più generici
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
193
MACINTOSH
programmi di grafica. Passando a volo
radente su tali caratteristiche, ricordia-
mo la possibilità di eseguire il «charac-
ter fili», riempiendo le lettere con un
retino, personalizzato o non, di scegliere
colori e spessori diversi per bordo e per
corpo delle lettere, di eseguire anneri-
menti e grassetti addirittura anche sullo
stesso grassetto, inclinare ancora di più
il corsivo, e cosi via; utilizzando una
apposita routine di PostScript è possibi-
le finalmente adottare anche l'ombreg-
giato. che nello standard prodotto attra-
verso il ToolBox non ha mai dato in altri
programmi risultati soddisfacenti (l'om-
breggiatura non è piena, ma costruita
attraverso un puntinato molto gradevole
a vedersi). Lo zoom, che poi somiglia in
parte a quello già visto in CricketDraw,
permette di creare ombreggiature e sfu-
mi dietro lo scritto, con effetti maggiori
di tutto quello visto altrove. Finito? Non
siamo neppure all'inizio! Sulla stringa
cosi scritta è possibile eseguire tutta
una serie di operazioni di scalatura, sti-
ratura, deformazione, spaziatura tra le
lettere, rotazione; da tool dedicato so-
prattutto all'editoria, sono implementati
potentissimi tool per la crenatura. Ma,
soprattutto, e ne parleremo tra poco, il
principio è che. anche se battuta come
una frase intera nella finestra apposita,
ogni stringa può essere considerata
sempre composta dalle singole lettere
componenti, indipendenti tra di loro (e
addirittura, ogni lettera può essere divi-
dibile nei suoi elementi caratteristici).
Tutto ciò fornisce una eccezionale mani-
polabilità dello scritto, che consente di
avere la più ampia libertà di utilizzo della
pagina.
Cosa già vista altrove, ma qui portata
al massimo della flessibilità grazie alla
completa implementazione delle routine
di PS. abbiamo la possibilità di concate-
nare scritto e path per creare effetti
speciali. La differenza tra quanto avvie-
ne qui e quello che era possibile in
CricketDraw (che implementava an-
ch'esso tale caratteristica) é che l'effet-
to finale appare anche sullo schermo e,
inoltre è possibile visualizzare o meno il
path; ancora è lecito, cosa non sempre
possibile altrove, concatenare stringhe
con linee chiuse (come cerchi o rettan-
goli). creare un timbro è. in questo
modo, gioco da ragazzi se si considera,
udite, udite, che la posizione e l'orienta-
mento dello scotto può essere settato
indipendentemente dall'andamento del-
la curva cui si deve adattare.
Passiamo ad una diversa caratteristi-
ca del pacchetto; in analogia ai CAD più
recenti FH permette di manipolare, spo-
stare, modificare gli elementi seleziona-
ti non solo attraverso il mouse, ma
anche utilizzando un reticolo cartesiano
e lavorando su «edit window» che mo-
strano direttamente le coordinate nu-
194
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
MACINTOSH
meriche. Si tratta di una opzione molto
importante in fase di rifinitura del docu-
mento, quando potrebbe essere non
desiderabile affidarsi al mouse per le
operazioni di aggiustaggio finale.
Una serie di tool sono ancora destina-
ti alla modifica e alla traformazione degli
elementi; rotare, distoreere, rovesciare
sono operazioni eseguite direttamente
attraverso tool selezionabili dalla tavo-
lozza degli attrezzi. Tanto per citare an-
che qui qualcosa di fino è possibile
eseguire una rotazione di un elemento
ruotando o no la campitura interna; è
possibile eseguire automaticamente ro-
tazioni multiple, e riflettere secondo
uno o due assi. La scalatura può essere
affidata a valori numerici cosi come
l'inclinazione o la ripetizione-clonazione.
Infine, cosa non da pcoo, ogni elemento
può essere dotato di una nota, in cui
inserire commenti personali utili, ad
esempio in fase di debug o modifica.
Ma il fiore all'occhiello del capitolo mo-
difica è rappresentato dalla possibilità di
clipping.
Immaginiamo di avere un disegno su
un foglio e di ritagliare un buco, di
qualunque forma e dimensione, su un
altro. Se posizioniamo questo su quello
vedremo, ovviamente, solo una parte
più o meno piccola dell'originale. Con
FH è possibile fare tutto ciò, non solo,
ma ritagliare la parte di disegno visualiz-
zata e trasformarla in un elemento da
utilizzare poi alla bisogna.
Per l'organizzazione della pagina, FH
dispone di una serie di tool piuttosto
generali (allineamento, visualizzazioni
varie, organizzazione delle sovrapposi-
zioni. ecc.); si tratta di materiale già
visto, di cui già si conosce la buona
efficienza.
Un intero capitolo del manuale è de-
stinato all’uso di linee, retini e colori,
cosa si possa ottenere attraverso di
essi è possibile vederlo nelle illustrazio-
ni; il tutto viene ottenuto attraverso la
classica combinazione dei quattro colo-
ri, che poi possono essere stampati
separatamente per consentirne l'uso in
macchine di stampa. La cosa interes-
sante è che FH, oltre ai ben noti modelli
di colore LHS e CMY (cyan, magenta e
yellow) adotta in pieno il sistema Panto-
ne; adottando le specifiche di questo
standard FH permette di definire più di
700 colori Panforte negli elementi d'illu-
strazione. È possibile usare o crearsi
librerie di colori, cosa senz'altro utile in
caso d'uso ripetitivo.
E passiamo alla croce e delizia di tutti i
programmi di tal fatta: l'interfacciabilità
o almeno la compatibilità con altri pro-
grammi. Attraverso il comando «Place»
è possibile importare documenti in bit-
map (come quelli costruiti da MacPaint,
FullPaint o SuperPaint), in formato TIFF
(Tag Image File Format, come quelli
catturati attraverso scanner o program-
mi come ImageStudio). in formato PICT
(come in MacDraw, Canvas, o Claris
Cad), e in EPS (Encapsulated PostScript,
come quelli di CricketDraw, Adobe lllu-
strator, ecc.). La tecnica di importazione
e incollaggio è quella tipica di PageMa-
ker; su molti di tali formati è possibile
eseguire modifiche e aggiustaggi, trami-
FH e PS
Una intera sezione del manuale è dedi-
cata ad illustrare, attraverso una serie di
esempi, le potenzialità di PostScript in am-
biente FreeHand; abbiamo letto con molto
interesse questa parte della pubblicazione,
in quanto dimostra in maniera molto evi-
dente come, indipendentemente dalle
possibilità messe a disposizione dal packa-
ge. sia possibile attraverso l’inserimento
nel documento di comandi PS personaliz-
zati. accedere a possibilità neppure imma-
ginabili.
La cosa che ci ha sconcertato è stata la
estrema flessibilità di questo linguaggio
che permette di simulare effetti (di linea,
di retino e di tessitura) inimmaginabili at-
te comandi peraltro già visti in PM.
Viceversa è possibile esportare illustra-
zioni in altre applicazioni, soprattutto in
vista di cessioni di immagini elaborate a
macchine diverse (PC in primis).
Conclusioni
Come già ebbi modo di dire, qualche
mese fa. in un precedente articolo, cre-
do che oggi, con la potenza cui sono
giunti diversi pacchetti di elevata qualità,
ben poche persone facciano a tempo ad
impadronirsi di tutte le tecniche che
vengono loro messe a disposizione pri-
ma che una nuova versione o un nuovo
pacchetto sia disponibile sul mercato.
Ho avuto modo di constatarlo personal-
mente con Word ed Excel e mi è suc-
cessa la stessa cosa passando dalla
versione 1 alla versione 2 di FH. Credo
che la pubblicità con cui il package viene
presentato negli USA («Tu metti l'inven-
tiva. il resto lo mettiamo noi») sia, mai
come in questo caso, veritiera. Sotto
questo punto di vista il costo del pac-
chetto, in valore assoluto non certo
trascurabile, diviene qui una vera inezia.
Oggi parlare di grafica pubblicitaria,
area d'elezione del package, non credo
possa più prescindere da applicazioni di
tal genere. Il loro vantaggio è rappresen-
tato dalla velocità di preparazione dei
documenti, dalla possibilità di eseguire
verifiche, correzioni e modifiche in tempi
brevissimi, dall'avere a disposizione su
una scrivania una serie di attrezzi che.
altrimenti, avrebbero richiesto una stan-
za in uno studio professionale; il tutto
con la possibilità di lavorare senza mai
alzarsi dalla propria poltrona e. per assur-
do senza spostare i gomiti dai braccioli.
Se il futuro lontano sarà, secondo certe
vedute fantascientifiche, dominio di es-
ser umani dotati di grandi scatole crani-
che e di corpi gracili, una piccola parte
della colpa sarà anche di pacchetti come
FH. mc
traverso l’inserimento di un semplice codi-
ce mnemonico. Si tratta di effetti cui acce-
dono in maniera superba (e più facile e
immediata) programmi come LaserFX o
Tourbillon, ma anche qui con un poco di
pazienza (e seguendo le facili istruzioni
presenti) è possibile costruirsi un'ampia
libreria di effetti da poter poi utilizzare alla
bisogna.
Parlare di PostScript, qui, sarebbe inuti-
le. probabilmente dedicheremo proprio su
queste pagine un più ampio spazio sull'ar-
gomento; ci basti solo dire che credo che
ben pochi conoscano tutte le diverse pos-
sibilità offerte da tale linguaggio, che, pe-
raltro. ha il pregio di essere anche abba-
stanza semplice e intuitivo. Chissà, a ri-
sentirci!
195
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
AMIGA
coordinamento di Andrea de Prisco
ADPnetwork
Net-Handler & Net-Server
di M. L. Ciuchini e A. Suatoni
quinta parte
D opo un mese di salutare riposo,
per voi e per noi, torniamo di nuo-
vo a parlare della nostra rete e delle
caratteristiche della sua interfaccia con
l'AmigaDOS.
Questo non significa che il progetto
sia completamente definito, ma dopo
un anno di lavoro ha ormai assunto una
sua fisioniomia e delle caratteristiche
salienti, che sono poi quelle che vi
abbiamo descritto nelle puntate scorse.
Tuttavia, in questi tempi di entusia-
smanti novità in casa Commodore,
nessun prodotto software per Amiga
può considerarsi definitivo. Con l'an-
nuncio ufficiale della versione 2.0 del
sistema operativo, che ha accompagna-
to l'introduzione sul mercato dell'atteso
A3000, saranno molti (noi compresi) i
produttori di software che si dovranno
adeguare alle nuove specifiche.
Infatti, pur essendo compatibile con
le precedenti versioni, il sistema opera-
tivo 2.0 offre nuove possibilità che i
programmatori vorranno senz'altro
sfruttare
L'autoconfigurazione di Hi-Level
Dopo queste divagazioni iniziali sul
nuovo sistema operativo, che speriamo
di vedere al più presto anche sulle mac-
chine già vendute, occupiamoci del-
l'argomento saliente di questa puntata,
che è anche una delle caratteristiche
degne di nota della nostra rete: l’auto-
configurazione di alto livello. In ogni
sistema di rete (locale e non) è neces-
sario identificare in modo univoco ogni
singolo nodo, ovvero stazione, della re-
te tramite un qualsiasi identificatore.
Per la nostra rete, come già sapranno
quelli che ci seguono fin dalla prima
puntata, è stata adottata la soluzione di
identificare ogni Amiga presente nella
rete con un numero a 16 bit: questo
«limita» (teoricamente) il numero di no-
di configurabili a 65536. L'assegnazione
di questo codice identificatore è effet-
tuata automaticamente (ovvero, senza
l'intervento dell’utente) dalI’SDR (Soft-
ware Di Rete) di AdP. Tuttavia, sarebbe
stato sicuramente poco «user-friendly»
lasciare l'utente a cercare di indirizzare
gli Amiga in rete tramite numeri, per di
più random (infatti, come visto lo scorso
mese, l’SDR assegna gli identificativi
con un algoritmo parzialmente casuale
e poi controlla la loro univocità). Molto
più naturalmente le stazioni sono identi-
ficate da stringhe di caratteri ASCII (ov-
vero da nomi veri e propri). Inoltre non è
sufficiente conoscere gli identificatori
delle altre stazioni, qualunque essi sia-
no, ma è necessario avere informazioni
circa i volumi che esse montano, in
modo da poterli mostrare in caso di
richiesta da CLI o da Workbench. Per lo
stesso motivo è necessario che le altre
stazioni vengano a conoscenza del no-
me e dei volumi della stazione che si
configura, nuova entrata nella rete. Le
routine di autoconfigurazione provvedo-
no a queste necessità. Non si creda
però che questi problemi, apparente-
mente banali, siano altrettanto banal-
mente risolvibili. Le difficoltà più grandi
nascono dai possibili conflitti nell'asse-
gnazione dei nomi identificatori che, co-
196
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
AMIGA
(c) 1989, 90 n. Cluchlni .
/* Variabili di environment
/* Nuove azioni per la coni Iguraz ione *,
#def ine ACTION_ASK_NAME 0x9990
«define ACTI0N_ASK_C0NFIG 0x9991
«define ACTI0N_FIRST_C0NFIG 0x9992
«define ACTI0N_REM0VE_N0DE 0x9993
«define ACTI0N_ADD_N0DE 0x9994
«define ACTI0N_PUT_C0NFIG 0x9995
«define ACTION_ASK_CFG_PKT 0x9996
«define ACTI0N_SET_CFG STATUS 0x9997
me vedremo, possono presentarsi con
diverse modalità.
Cosa abbiamo a disposizione
Vediamo ora quali facility il SDR ci
mette a disposizione per fare l'autoconfi-
gurazione. Appena montato, il device
NET: conosce SOLO il proprio numero
identificatore, che gli viene comunicato
dal SDR tramite la SendBlock del-
l'ADPmttb in modalità rendez-vous este-
so. A questo punto non sarebbe in grado
di fare altro (non conoscendo gli identifi-
catori di nessun'altra stazione) se non
fosse per un modo di indirizzamento
particolare che il SDR mette a disposizio-
ne e che abbiamo concordato con AdP
proprio ai fini dell'autoconfigurazione: il
modo NEXT. Questo modo consente di
indirizzare la stazione successiva nell'a-
nello senza conoscere l'identificatore di
basso livello (ovvero il numero assegna-
togli dal SDR). Sottolineamo che la topo-
logia ad anello di ADPnetwork è tale che
il successore di una stazione è definito in
maniera univoca. I pacchetti di tipo
NEXT si aggiungono ai già descritti pac-
chetti di tipo Server e di tipo Handler che
normalmente «girano» nell'anello. I Ser-
ver delle varie stazioni fanno l'eco dei
pacchetti di tipo NEXT fino a che il
pacchetto stesso non torna al mittente.
In questo modo un pacchetto di tipo
NEXT porta informazioni a TUTTE le
macchine in rete.
Realizziamo l'autoconfigurazione
Torniamo al nostro device appena
montato: che fare? Evidentemente l'uni-
ca possibilità è inviare uno o più pacchet-
ti con indirizzamento di tipo NEXT per
informare le altre stazioni in rete della
propria esistenza e contemporaneamen-
te ottenere le informazioni ad esse relati-
ve. Questo in due parole: in pratica le
cose sono ben più complicate. Lo sche-
ma logico delle operazioni compiute dal-
le routine di autoconfigurazione è ripor-
tato in figura 1. Illustriamo in dettaglio
cosa fanno queste routine, seguendo
passo dopo passo la configurazione del
nostro device. La prima difficoltà che si
incontra è «imparare» il proprio nome,
ovvero la stringa di caratteri che l'utente
ha deciso di utilizzare come identificato-
re della propria stazione. La soluzione
che abbiamo deciso di adottare per la
definizione di questa stringa è quella di
leggere la variabile di environment Net-
Name (le variabili di environment si im-
postano con il comando SetEnv). Per
l'Handler anche questa semplice opera-
zione è un problema: infatti come abbia-
mo già osservato in passato gli Handler,
pur essendo dei processi AmigaDOS,
non possono utilizzare in maniera diretta
le funzioni della dos. library in quanto la
MsgPort del processo, normalmente uti-
lizzata come Reply Port dalle funzioni
deN'AmigaDOS, viene impiegata per ri-
cevere i pacchetti provenienti dagli uten-
ti del device. Purtroppo l'environment
della Commodore usa le dos. library per
accedere alle variabili (che sono salvate
sotto forma di comuni file di testo nel
device logico ENV:), quindi siamo co-
stretti a far eseguire questo compito a
qualcun altro. E chi potrebbe farlo me-
glio del Net-Server (anche perché, come
vedremo, Handler e Server dovranno
dialogare)? Infatti il Net-Server; chia-
mando semplicemente una funzione,
legge la variabile che ci interessa e la
comunica al Net-Handler. In che modo?
La soluzione migliore ci è sembrata
quella di definire un pacchetto privato.
In effetti tutti gli scambi di informazio-
ni tra Handler e Server avvengono me-
diante questo meccanismo. La lista delle
azioni private definite a questo scopo è
riportata in figura 2. Vorremmo sottoli-
neare il fatto che. essendo l'attuale im-
plementazione dell’Handler sincrona (ov-
vero in grado di soddisfare una sola
richiesta alla volta), l'utilizzo di pacchetti
privati tra Server e Handler della stessa
macchina avrebbe potuto condurre a
situazioni di deadlock. Potreste divertirvi
a verificare, seguendo lo schema logico
che abbiamo dato, che questo in realtà
non accade. Quindi ciò che effettiva-
mente accade è che l'Handler invia un
pacchetto ACTION_ASK_NAME al Ser-
ver (in pratica l'Handler fa una richiesta al
proprio Server passando attraverso il
SDR) che gli ritorna un puntatore alla
stringa richiesta. Una volta ottenuta.
l'Handler notifica al proprio Server che
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
197
AMIGA
passerà In stato di configurazione: que-
sto al fine di evitare possibili collisioni nel
caso, sia pure remoto, che due Handler
decidano di configurarsi contempora-
neamente con lo stesso nome. Se ciò
dovesse accadere. l'Handlercon l'identi-
ficatore di basso livello più piccolo aspet-
terà il termine della fase di autoconfigu-
razione dell'altro (o degli altri in caso di
coincidenze multiple); infatti il codice
identificatore assegnato dal SDR costi-
tuisce un ordinamento totale e non am-
biguo delle macchine in rete.
Ora l'Handler è finalmente pronto ad
inviare su rete un pacchetto (con indiriz-
zamento NEXT) ACTION_ASK_CONFIG
con il quale chiede alle altre stazioni già
configurate di accettare o meno il nome
specificato dall'utente. In realtà, il risulta-
to finale di questa azione può essere di
vario genere; in figura 3 sono visibili i
possibili codici di esito. Nel caso in cui il
«tdefine CONFIG_FAIL, O
«tdefine CONFIG_OK l
«deflne CONFI G_W ARN 2
ttdef Ine CONFIG_WAIT 3
Figura 3 - Codici dì errore dell 'autocon figurazione
nome scelto sia un identificatore univo-
co, il codice di ritorno sarà CONFIG—OK
e quindi l'Handler passerà al passo suc-
cessivo. Se invece esiste un'altra mac-
china già configurata con lo stesso no-
me. l'esito della richiesta sarà CONFIG
_FAIL, nel qual caso l'Handler rifiuterà di
montarsi tornando all'utente un codice
di errore. Gli altri due casi tengono conto
di situazioni più complesse: lo stato
CONFIG-WARN verrà ritornato dalle
stazioni che. pur avendo un nome diffe-
rente da quello della macchina che si
vuole configurare, hanno nella lista dei
nomi delle altre stazioni in rete un nodo il
cui identificatore è uguale a quello in
fase di configurazione.
Questa apparente ridondanza è utile
per individuare e parzialmente risolvere il
problema di stazioni uscite dalla rete in
modo improprio (tipicamente a seguito
di un crash). In particolare questo accor-
gimento serve a consentire a tali stazioni
il rientro in modo «pulito» nella rete:
infatti, se un nodo riceve un CONFIG
_WARN come risposta ad un pacchetto
ACTION-ASK _CONFING. invia un pac-
chetto ACTION_REMOVE_NODE a tut-
TEXT Volitili
UWORD Voll_Top;
UWORD Voll_Left;
UWORD Voll_Wldth;
UWORD Voll_Heisht;
TEXT Vol2 [ ] ;
UWORD Vo12_Tod ;
UWORD Vol2_Lef t ;
UWORD Vol2_Width;
UWORD Vol2_Heioht ;
TEXT VolNC ] ;
UWORD VolN_Top ;
UWORD VolN_Left;
UWORD VolN_Width ;
UWORD VolN_Heioht;
Figura 4 - La » struttura » dinamica ConfigPacket.
te le macchine in rete, azione che can-
cella tutti i NetLock. i FileHandle e la Dir
Entry relativi al nodo «scomparso», e
quindi ritenta la configurazione. Infine,
una risposta CONFIG_WAIT significa
che un nodo con il nostro stesso nome e
con priorità maggiore della nostra si sta
configurando e che si deve attendere il
termine di questa fase per poter tentare,
a nostra volta, la configurazione (che
verosimilmente ritornerà un CONFIG
_FAIL).
L'esame dei device in rete
Scelto nel modo che abbiamo appena
visto, il nome che ci identificherà sulla
rete, dobbiamo ancora informare le altre
stazioni del buon esito della scelta e dei
volumi di cui disponiamo. Inoltre dobbia-
mo fare in modo che gli altri nodi ci
spediscano i loro nomi e le loro liste di
volumi. A questo scopo l'Handler chiede
al Server di fornirgli il puntatore ad un
buffer di tipo ConfigPacket mediante il
pacchetto ACTION^ASK_CFG_PKT.
Questo buffer contiene una BSTR con
il nome del volume e quattro unsigned
word rappresentanti le coordinate e le
dimensioni della finestra del Workbench
ad esso corrispondente per ogni volume
montato (si veda figura 4). La funzione
che provvede alla lettura di volumi e
icone e alla costruzione dinamica del
buffer ConfigPacket. presa «as is» dal
Net-Server, è riportata in figura 5 (atten-
zione: la funzione si aspetta di trovare
delle librerie già aperte. In particolare la
dos.lijDrary e la icon. library) insieme alle
GetDosMem e FreeDosMem, funzioni
di allocazione e liberazione della memo-
ria in formato AmigaDOS.
Grazie al ConfigPacket (e al nome), at-
traverso il pacchetto privato ACTION
_FIRST_CONFIG di tipo NEXT. tutti i
nodi della rete vengono informati dall'e-
sistenza e dei volumi della nuova stazio-
ne; infatti ogni Server, ricevendo questo
pacchetto, invia una ACTION_ADD_NO-
DE al proprio Handler (in questo caso i
ruoli sì sono invertiti, ma d'altro canto il
Server può fare richieste all' Handler pro-
prio come ogni altro processo Amiga-
DOS sempre però facendo attenzione a
possibili deadlock) seguita da una AC-
TION_PUT_CONFIG. La prima di queste
due azioni fa in modo che l'Handler crei
le DirEntry relative al nuovo nodo e ai
suoi volumi (e cosi rende possibile l’ac-
cesso da parte dell'utente alla stazione
neo-configurata), mentre la seconda
chiede all'Handler di inviare al nuovo
nodo le proprie caratteristiche (nome
identificatore e ConfigPacket) in modo
che quello, a sua volta, possa rendere
queste informazioni disponibili all'utente
(anche in questo caso il Server, riceven-
do l'ACTION_PUT_CONFIG effettuerà
le opportune ACTION_ADD_NODE sul
suo Handler).
Conclusioni
Eccoci dunque giunti alla fine di que-
sto ciclo di articoli sull'interfaccia di alto
livello della nostra rete. Speriamo non
avervi annoiato oltre misura e soprattut-
to ci auguriamo che abbiate trovato in
queste pagine informazioni utili sul fun-
zionamento dell'AmigaDOS, che. come
avrete visto, non è sempre di immediata
Bibliografia
Commodore-Amiga Ine. The AmigaDOS Manual
Bantam Books
ISBN 0-553-34294-0
CBM Ine. Amiga ROM Kernel Re ference Manual - Includes & Autodocs-revised & updated
Addison-Wesley Publishing Company
ISBN 0-201-18177-0
CBM Ine. Amiga ROM Kernel Reference Manual - Libraries & Devices - revised & updated
Addison-Wesley Publishing Company
ISBN 0-201-18187-8
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
AMIGA
comprensione, nemmeno per chi ha una
buona conoscenza delle altre librerie del
sistema operativo di Amiga. Per noi
questo progetto, oltre a darci la soddisfa-
zione di arrivare ad un software funzio-
nante che ha riscosso consensi tra chi
ha avuto occasione di vederlo al lavoro e
di utilizzarlo, è stato l'occasione per
approfondire la conoscenza dell’Amiga-
DOS e provare «sul campo» i suoi pregi,
i difetti e i trucchi di programmazione
utili per metterlo al proprio servizio.
E «l'esperimento» è riuscito (scusate
la modestia) cosi bene che non ce la
sentiamo affatto di lasciare le nostre
fatiche quale semplice esercitazione di-
dattica come era partita, ma stiamo già
pensando da un pezzo di rendere dispo-
nibile la rete al «folto pubblico» (speria-
mo...) in pratica sotto due distinte versio
ni. La prima software, basata cioè sull'
terfaccia seriale disponibile su ogni mac
china e «viaggiante» a 31250 baud (velo-
cità ridicola per una rete vera ma più che
sufficiente per carichi leggeri); la secon-
da hw+sw ovvero basata su una scheda
intelligente di nostra realizzazione, di-
sponibile per A500 e A2000, che per-
metterà un transfer rate dell'ordine di un
megabit/sec. ma che soprattutto non
impegnerà il processore dell'Amiga
quando passano per la nostra macchina
frame di rete diretti ad altri nodi. Nell'arti-
colo del prossimo mese vi daremo qual-
che informazione in più riguardo la com-
mercializzazione del prodotto, intanto chi
vuole può mettersi in contatto diretto
con AdP per vie telematiche (MC0258
su MC-Link) o direttamente «in voce»
telefonando in redazione.
Concludiamo con due osservazioni,
una dettata dall'esperienza e l'altra dalla
megalomania («effetto AdP»): l'Amiga-
DOS e la dos.library sono efficienti, ma
spartani. Infatti molte funzioni elementa-
ri, ad esempio di manipolazione delle
liste, non sono presenti. Inoltre, poiché
sono «non-standard» rispetto ad Exec,
sembrano fatti apposta per fare impazzi-
re i programmatori. Tuttavia le funzioni
della dos.library, con la versione 2.0 del
sistema operativo, aumentano conside-
revolmente in numero e funzionalità.
Scorrendo la documentazione prelimina-
re ci siamo resi conto che molte funzioni
scritte per la nostra rete (alcune delle
quali descritte in questi articoli) sono di
sistema nella 2.0. Se da una parte que-
sto ci fa piacere, consentendoci proba-
bilmente di ottenere sotto la 2.0 una
versione della nostra rete particolarmen-
te piccola e efficiente, dall'altra non
possiamo che rammaricarci. Di cosa? È
evidente: di avere realizzato una rete
invece dalla nuova dos.library!
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
199
AMIGA
Easyl Graphic Tablet
dì Bruno Rosati
L'avvento della «version-lll»
del DPaint prima e del DVideo
poi, l'assunzione effettiva
dello standard ANIM... e il
mondo del cartoon schiude le
sue porte all'amighevole
videografico. Prevedendo
l'inevitabile «attrazione fatale»
che l'accoppiata vincente
della Electronic Arts saprà
produrre sull'utenza e prima di
partire, come promesso,
nell'escursione programmata
del «nuovo mondo » ANIMato
di Amiga, andiamo comunque
incontro all'argomento,
presentando lo strumento che
in questo rinnovato contesto
assume un valore assoluto. La
tavoletta grafica : l’anello di
congiunzione della catena
video-produttiva.
Oggetto della nostra prova:
l'Easyl Graphic Tablet...
«... che non è certo una novità!», po-
tremmo aprire con l'articolo, continuan-
do in appendice al «cappello». Il gioiello
della canadese Anakin Research difatti
vede la propria, fortunata storia, segna-
ta dallo stesso orologio che marca le
fortune di Amiga.
Personalmente già lavoravo di Easyl
fin dai tempi del mio glorioso Amiga
1000 e con la tavoletta in questione ho
sempre avuto un ottimo rapporto pro-
fessionale. Una tavoletta d'artista; fatta
apposta per chi non sa rinunciare alla
matita e come con questa disegna sulla
carta, allo stesso modo è in grado di
farlo anche sul pad sensibile di una
tavoletta. Un procedimento, quello
adottato dai canadesi (di tipo presso-
sensitivo) che in luogo di cursori e pen-
ne «seriali» tecnologicamente al passo,
privilegia il più comune modo di riprodu-
zione. Prendete un foglio di carta, sten-
detelo sul pad della Easyl e per mezzo
di una matita o la punta di una Bic
prowederete a disegnare quello che il
vostro estro artistico vi propone. Allo
stesso modo, oltre all'artista puro, può
essere efficacemente servito anche chi,
pur non essendo ferrato nel disegno, si
ritrova nel bisogno di «ricalcare» (vecchi
plagiatori che non siete altro!) i tratti di
un paesaggio o quelli di qualche perso-
naggi disneyìano.
Easyl è OK, quindi. Ma perché tutto
questo sperticare di elogi nei confronti
di una tavoletta grafica? In generale è
una vita che le tavolette esistono e la
Easyl, tutto sommato, altro non è che
un normalissimo pad di lavoro.
Invero l'elogio a Easyl è solo una
conseguenza, prima della quale, c'é da
pesare il fatto di cosa significhi poter
disporre e di uno standard per le ANI-
Maziom e di una base di lavoro potente
e flessibile per la prima volta felicemen-
te insieme. Ovvero: il fatto che nel
DPaint III si sia ufficializzato l'assunzio-
ne a standard del formato ANIM della
Sparta Ine. con un intero e ricco ANIM-
menu a disposizione e che un Paperino
come le Turile ed altre star del cartoon,
possono da oggi finire nei nostri ANIM-
file producendosi in movimenti estre-
mamente fluidi e naturali. Ricercati, arti-
stici come i «vecchi» capolavori disney-
iani.
Se ci pensate un attimino, non è cosa
da poco questa. Il perché poi la soddi-
sfazione di molti videografici incalliti sfo-
ci naturalmente nell'elogio pubblico di
Easyl è presto detto. Benché Amiga sia
difatti servita da interfacce ed ottimi
driver per digitizer dal nome altisonante
come la «urta e la mitica SummaGra-
phics. è difatti Easyl, la vera, ideale gra-
phic tablet del nostro. Perché è nata per
Amiga e perché, come si accennava
prima, ha quel certo tocco d'artista par-
ticolarmente indovinato. La sensibilità di
lasciare inalterato il nostro modo di di-
segnare. Chi già lavora di ANIM e di
tavoletta grafica avrà assaporato l'effet-
to. ma posso garantire a chi si è appena
introdotto o che ancora non si è affac-
ciato più di tanto nel «nuovo mondo»
che negli articoli che seguiranno ci sarà
di che leccarsi i baffi.
Easyl, a parte le scorte di magazzino
che ancora potrebbero esserci rimaste
per la versione relativa all'Amiga 1000,
è oggi disponibile in due distinte versio-
ni. Una per TA2000, con una scheda
d'interfaccia da inserire in uno slot inter-
200
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
AMIGA
no; l'altra per il 500. dotata di un'interfa-
ce-box da agganciare al bus esterno.
Per quanto riguarda il prezzo, diversifi-
cato anch'esso, quello dell'Easyl-2000 è
di 1.025.000 e quello per l'Easyl-500 di
990.000; entrambi IVA compresa. Co-
munque. a prescìndere dal modo d'in-
terfacciarsi con i due differenti modelli
di Amiga. Easyl è fondamentalmente la
stessa per entrambe le confezioni e se
in questo articolo potrebbe evidenziarsi
qualche caratteristica in più relativa alla
versione per il 2000, il motivo sarà da
ricondursi al semplice fatto che è que-
sta la versione in nostro possesso.
La Easyl, e cominciamo così ad entra-
re nel merito, è ufficialmente distribuita
in Italia dalla Quest di Verona e aldilà dei
soliti canali paralleli, è comunque acqui-
stabile presso diversi punti vendita ami-
ghevolmente distribuiti. Personalmente
la mia Easyl scende da Milano grazie
alla cortesia della DigiMail che tra l'altro
cito con piacere anche e soprattutto per
mettere subito in evidenza il particolare
tipo di servizio in più che offre. Nella
confezione originale della tablet difatti,
fra scheda o interfaccia che sia, manua-
le in inglese e software di gestione,
viene inserita, proprio a cura della Digi-
Mail, una guida all'uso in perfetto italia-
no ed un invito ad un mini-training pres-
so lo show-room della stessa DigiMail.
Se il «come si usa Easyl» potrà esse-
re praticato solo dagli abitanti del circon-
dario meneghino, resta comunque la
serietà del servizio e la gradita sorpresa
della guida in italiano che a questo
punto è il caso di cominciare a sfogliare.
Descrizione
Rispetto al «legno» della versione per
l'AlOOO, la nuova Easyl, appena tirata
fuori e dal cartone e dal foglio di gom-
mapiuma che l'avvolge, si mostra con
un design tutto suo, estremamente so-
brio quanto funzionale. Nella forma
esterna di 21.5x33 centimetri, il pad di
Easyl è circondato da una cornice in
plastica di color beige, sulla quale sono
posti due pulsantini colorati. La loro
funzione è quella di equivalenti ai tasti
del mouse. Quello rosso per emulare il
bottone sinistro — funzione «selector»
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
— e quello bianco per il destro —
funzione «menu» — . L'altra metà del
mouse, ovvero lo scorrimento della pal-
lina-cursore sarà ovviamente sostituita
dall'oggetto «puntuto» con cui si prov-
vederà a tracciare segni sul pad sensibi-
le. Quest'ultimo ha infine la caratteristi-
ca di poter mappare pagine grafiche
fino a 1024x1024 pixel.
Su un lato del pad, proprio sotto al
logo della Anakin com'è visibile in figu-
ra, è posta una stringa colorata che fa
AMIGA
da barra-comandi al programma di dise-
gno omonimo alla tavoletta: l'Easyl
Paint che è possibile rintracciare sul
disco di sistema e che. vi basti questo,
è un discreto emulo dell'inarrivabile
DPaìnt. La barra colorata se non si entra
nell'ambiente di lavoro dell'E-Paint non
è funzionante.
Bene, Easyl è tutta qui. Sia per quan-
to riguarda il mio 2000 (nel caso del
quale bisogna aprire la macchina ed
inserire la scheda da mezza lunghezza
in una slot a disposizione) che del 500
(procedimento ancora più semplice, con
l'aggancio immediato al bus esterno) la
fase d'installazione è cosa estremamen-
te rapida anche se non finale. Prima di
partire in quarta e provare a disegnare i
nostri capolavori c'è difatti da svolgere
un'ultima manovra. Caricando il disco di
sistema, daccanto all'icona dell'E-Paint
potrete trovare due cassetti emblemati-
camente denominati NTSC-driver e
PAL-driver. Si tratta chiaramente delle
versioni relative ai due differenti stan-
dard video delle guide software che la
Anakin Research ha ottimizzato per po-
ter sfruttare Easyl al massimo delle sue
capacità. Farne cioè un completo quan-
to preciso dispositivo di input. Così co-
me il mouse funziona, per precisione e
velocità settate nel pannello di Prefe-
rences del WB. cosi anche Easyl — che
sempre un mouse è — abbisogna del
settaggio del suo software di guida.
Prima di partire a disegnare in allegria,
bisognerà quindi attivare uno dei drive
disponibili.
Clickando ovviamente sul cassetto
delle guide PAL allora ci rendiamo im-
mediatamente conto di quanto sia com-
pleta la disponibilità di driver tra cui
scegliere. La prima ripartizione che veri-
fichiamo appena apertasi la finestra del-
la sub-directory è quella effettuata fra i
cosiddetti «driver» e «pro-driver». Il pri-
mo tipo, altrimenti distinto come «regu-
lar-driver» è rappresentato da guide in
grado di mappare l'intera superficie sen-
sibile della tavoletta su tutto lo screen
di Amiga e suddivise a loro volta in
LeftDriver e RightDriver Si tratta chia-
ramente di guide rispettivamente dedi-
cate a disegnatori mancini e destri. La
differenza peculiare è tutta nel modo in
cui. a seconda la funzionalità manuale
del disegnatore, viene armonizzata l'o-
peratività dei tasti-mouse equivalenti.
Sempre facenti parte del raggruppa-
mento «regular». daccanto ai due appe-
na descritti, è possibile trovare altre due
versioni di driver: IRLeftDriver e
IRRightDriver La «R» che appare in
più sta per «red» e specifica l'automa-
tizzazione del tasto di selezione.
In pratica, disegnando con i Left/
Right-driver, affinché il tratto venga ri-
prodotto. bisognerà premere il tasto
«red», mentre al contrario, con gli
RLeft/RRight-driver l'inserimento dello
stesso tasto «red» avverrà via software
ed in maniera permanente.
La differenza fra le due funzionalità è
evidente: se il disegno che si vuole
digitalizzare dovrà essere creato al mo-
mento — un foglio bianco sul pad ed
una matita in resta... — sarà il caso di
scegliere la funzionalità del «red» ma-
nuale. In tal modo le tracce «matitate»
sul foglio si trasferiranno in video solo
quando, dopo averle eventualmente ve-
rificate al tratto, premendo il tasto sare-
mo effettivamente pronti e sicuri di
segnarle in video. Al contrario, se si
dovrà procedere con un semplice «rical-
co» di un disegno già realizzato su car-
ta. il tratto continuo garantito dagli
RLeft/RRight sarà ovviamente da prefe-
rire.
Dopo i «regular», di click in click,
portiamoci ad illustrare le caratteristiche
dei «prò».
Disponibili nelle stesse pluriversioni
dei precedenti (quindi Left e Right.
RLeft e RRight) i pro-driver si distinguo-
no per lo specialissimo tipo di mappatu-
ra che possono fornire della superficie
sensibile della tavoletta. Una mappatura
che può essere settata a discrezione
dell'utente a seconda delle proprie esi-
genze. Di un disegno, ad esempio, un
volto in primopiano, normalmente ripro-
ducibile a tutto schermo, potremmo im-
porre. al momento della codifica digita-
le. una riduzione automatica delle misu-
re che vorremo. Dal pieno schermo, ad
esempio, a soli 100x100 pixel. La fun-
zionalià è tanto notevole quanto facile
da attivare. Il settaggio della pagina di
lavoro dei pro-driver difatti è una mano-
202
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
AMIGA
vra piuttosto semplice da compiere.
Con una speciale combinazione di tasti
— CTRL/ALT/ALT — una volta caricato
il pro-driver prescelto ed ovviamente già
da dentro all'ambiente grafico, si aprirà
una finestra di lavoro che potrà essere
dimensionata a piacere dell’utente.
Una volta date le misure desiderate e
richiusa la finestra, il pro-driver, appena
cominceremo a tracciare i segni sulla
tavoletta, riprodurrà a scala ridotta qual-
siasi tipo di disegno che proveremo a
tirare o ricalcare. Per la precisione del
settaggio della finestra del pro-driver,
appaiono dei box con le segnalazioni
aggiornate delle coordinate X e Y impo-
ste. delle larghezza e dell’altezza in
pixel.
Ovvero i valori relativi alla posizione e
del dimensionamento della finestra
stessa. Tali set-up, come sono settabili
via mouse, possono essere assegnati
anche da tastiera. A conti fatti la raffina-
tezza dei pro-driver si traduce in un'op-
portunità potente e da sfruttare con
ottimi risultati in tutti quei casi in cui,
come già detto, di un disegno a tutto
schermo si ha l'esigenza di disporne in
screen una trasposizione digitale più
piccola del reale e senza che la precisio-
ne dei particolari ne venga ovviamente
inficiata.
Easyl, D Paint e le maschere...
Qualsiasi sia il driver preferito dall 'uti-
lizzatore. la resa che Easyl offre nell'am-
biente di lavoro del DPaint è estrema-
mente ottimizzata; a tal punto che vie-
ne consigliato all'utente di «maschera-
re» un foglio di lavoro in modo che su
questo vengano riportati tutti i tool
(strumenti di lavoro, selezioni di effetti e
palette-colori) presenti in video sulla
barra operativa del DPaint stesso. In
pratica, per arrivare a dimenticarsi o
quasi del mouse, sarebbe sufficiente un
grab della pagina grafica standard del
DPaint e stamparne un'hardcopy. Certo,
poi bisognerebbe anche individuarne la
posizione esatta sulla mappa del pad
sensibile. Assai più semplice é allora
ricrearsi, direttamente su Easyl, i vari
punti di contatto dei relativi tool abilita-
bili. Ciò è possibile stendendo un foglio
bianco sul pad e con la solita matita —
alternativa «scrivente» consigliata in
luogo delle classiche punte in teflon
solo «ricalcanti» — ; quindi individuare
le zone di delimitazione di ogni icona
attiva a tracciarne sul foglio stesso il
relativo box.
Lo stesso metodo è chiaramente ap-
plicabile anche alla realizzazione di ma-
schere per altri ambienti grafici di lavoro
(SuperBase, PageSetter, etc.) dei quali
si dovrà ovviamente conoscere a fondo
le caratteristiche principali da riprodurre.
In tal maniera, più si perfezionano le
maschere, più Easyl tende a trasformar-
si nel miglior dispositivo di input oggi
disponibile per gli ambienti di Amiga.
Impressioni d'uso
A parte il discorso delle maschere, è
comunque della praticità d'uso del ta-
blet che si è maggiormente interessati
di sapere. Non fosse altro che uno
compra Easyl soprattutto per disegnare,
vero?
Ebbene, dopo l'attivazione del driver
prescelto e nell'ambiente di lavoro del
DPaint — quello più utilizzato nel
99,99% dei casi... — ciò che serve è un
foglio bianco ed una matita (nel caso
che l’estro artistico sia la nostra dote
principale) oppure un disegno o una
fotocopia ben dettagliata dello stesso,
con l'indispensabile punta in teflon della
Letraset, con la quale provvedere alla
nostra miseranda attività di rìcalcatori
impenitenti.
OK. Bastano pochi giri di prova per
verificare che Easyl, affinché legga e
traduca i segnali in equivalenti informa-
zioni digitali, abbisogna soprattutto di
una pressione costante, tra l'altro da
ottimizzare sui nostri polsi. Il movimen-
to dovrà allora essere abbastanza lento
(in modo che se ne guadagni in preci-
sione) e costante. Senza accelerazioni
né decelerazioni improvvise. Il pad. per
la cronaca, compone l'informazione
ogni 2 microsecondi, con una velocità di
campionamento pari a 250 paia di coor-
dinate al secondo e quello che si riesce
a digitalizzare presenta un effetto di
deformazione estremamente contenu-
to, addirittura inesistente se dalla mas-
sima mappatura di 1024x1024 si passa
ad una risoluzione più dello schermo di
Amiga.
Nella mia, forsennata attività «creati-
va» (e qualche volta plagiarne...) di per-
sonaggi per il mondo dell'infanzia scola-
stica, così come di paesaggi generici,
Easyl occupa un posto preminente ed è
ormai fedelissima compagna di avven-
tura.
Sinceramente non riesco più ad evi-
denziarne difetti — già ne aveva pochi —
e la colpa sarà pure dell'esperienza fatta
all'uso, ma resta il fatto che la «prima»
graphic tablet di Amiga si sta dimostran-
do estremamente affidabile. E sì che ne
faccio un uso estremamente intensivo.
Ormai matitando quando debbo creare
ex novo e dandoci sotto di Letraset
quando posso bearmi su qualche ricalco,
il mio archivio d'immagini, pupazzetti,
eroi e clip di ogni genere (medici, storici,
geografici, etc.) è ormai sconfinato. Ea-
syl è sempre pronta con il suo pro-driver
attivato, ma anche il buon vecchio
mouse non è certo da meno, sempre
disponibile al momento di rifinire qual-
che linea o di raccordare qualche pixel
sbafato via. Dai primi disegni realizzati
con il topo in tre-quattro ore, con fre-
quenti ritorni nei giorni a seguire, sono
passato ai pochi secondi che bastano ad
Easyl per codificare le informazioni.
Se per fare cartoon amighevoli l’A-
NIM-format è al momento insostituibile,
allo stesso modo posso garantirvi del-
l’assoluta indispensabilità dell' Easyl, con
il suo tocco d'artista e la libertà espressi-
va che conserva intatta sia per scatenare
il genio pittorico sia per l'ulteriore utilizzo
in sede di presentazione didattica. Una
«lavagna computerizzata» fra le mani di
un insegnante scolastico o dell'istruttore
in genere. mc
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
203
AMIGA
coordinamento di Andrea de Prisco
Programmiamo Videogiochi
di Marco Pesce
prima parte
Eh! eh! eh! Credevate di
esservi liberati di me vero? E
invece, come si era intuito
nella penultima puntata
dedicata al Commodore
sessantaquattro. siamo
passati alla «signorina»
Amiga. Non preoccupatevi
perché non ho intenzione di
realizzare un nuovo
«megagame», quindi il nostro
sarà un discorso fine a se
stesso, anche se non
mancheranno esempi pratici
di corredo alle «lezioni»
teoriche
Per chi ancora non avesse capito,
questo è il primo di una serie dì articoli
su come realizzare un videogioco sull'A-
miga. dando per scontato che siete già
in possesso di un minimo di cultura di
base sull'argomento, magari maturata
in seguito alle puntate dedicate al Com-
modore 64. Il linguaggio di programma-
zione sarà l'Assembler (del 68000 ovvia-
mente) e se non lo masticate non è il
caso di preoccuparsi perché rientra ne-
gli obiettivi quello di trattare l'argomen-
to in una apposita rubrica di prossima
istituzione. Cominciamo al volo con le
argomentazioni «visive».
La grafica
La prima cosa che non farò è quella di
elencarvi i modi grafici di Amiga, perché
li sa anche mio fratello (... scherzavo
Paolo). La prima che farò invece è par-
larvi di ciò che possiamo fare riguardo i
videogiochi. Lo spasso di Amiga in que-
sto campo è senz'altro lo scrolling flui-
do, che la esalta rispetto alla concorren-
za; i vantaggi che riporta in questo
settore sono soprattutto meriti del Cop-
per e del metodo di gestione dei bipla-
ne. Vediamo di spiegare brevemente.
Un bitplane è l'insieme dei byte che
costituiscono la pagina grafica. Per una
pagina grafica multicolore occorrono più
bitplane, una pagina di 320x200 pixel in
16 colori necessita dì 4 bitplane da 8
«byte ciascuno (40 byte in orizzontale
per 200 in verticale). I primi 8 pixel,
dell'angolo video in alto a sinistra, sono
realizzati con il primo byte (prendiamo in
esame il caso ad un solo bitplane). Il
primo pixel è rappresentato dal bit più
significativo. Il successivo byte rappre-
senta i successivi 8 pixel, continuando
in orizzontale verso destra, e cosi via
fino alla fine della prima riga di 320 pixel
e continuando quindi con la seconda.
Fin qui sembrerebbe che questo sia
solo un sistema un po’ diverso da quel-
lo usato nel 64, ma c'è un'altra partico-
larità; il primo byte della serie può esse-
re scelto indipendentemente tra i 512
Kbyte disponibili per i custom chip. È
Foto 1 - Esempi di Bobs e relative ombre.
204
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
AMIGA
già un passo avanti, ma anche così
sembrerebbe che il tutto abbia poco a
che fare con lo scrolling fluido. Ed ecco
l'ultima chicca; esiste un registro che
permette di regolare il «pitch» fine del
bitplane visualizzato. Adesso i più bravi
avranno capito che per uno scrolling, ad
esempio, verso sinistra è sufficiente
decrementare il pitch del bitplane fin
quando si azzera e una volta giunto a tal
valore incrementare la posizione di start
della prima parola (i primi due byte) e
ristabilire il massimo valore nel pitch
control per poi continuare all'infinito.
L'unico accorgimento sarà quello di ag-
giornare in modo opportuno la grafica
contenuta in ram, ma di questo parlere-
mo in seguito. Per lo scrolling in vertica-
le il discorso è ancora più semplice;
basta incrementare (per uno scrolling
verso l'alto) il puntatore della prima pa-
rola di 20 word (40 byte). Ed ora vedia-
mo cosa c'entra in tutto questo il Cop-
per. L'Amiga possiede 6 registri (per un
totale di 24 byte. 4 byte a registro
quindi) dedicati ai puntatori dei bitplane.
che come abbiamo detto possono con-
tenere un valore qualsiasi. La cosa buffa
è che, ad ogni ciclo di scansioni del
pennello elettronico, i puntatori devono
essere riposizionati al loro valore iniziale
(stabilito dall'utente), perché durante la
visualizzazione della pagina grafica ven-
gono alterati, o meglio incrementati fino
all'ultima word dello screen. Un compi-
to così ingrato poteva essere realizzato
tramite un sistema di interruzioni colle-
gato al pennello elettronico, ma è pro-
prio qui che interviene il Copper, che
grazie alla sua bravura in questo campo
(l'azione in funzione della posizione del
pennello elettronico), ci permette di
ignorare questo problema o quasi. È
evidente che le sue funzioni non si
limitano a questo. Esso può essere con-
siderato un piccolo coprocessore. Pos-
siede solo tre istruzioni, Wait, Move e
Skip, tuttavia queste ci permettono di
programmare molti eventi, tutti collegati
Foto 2 - II caltivone.
Foto 3 e 4 - I risultali.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
205
AMIGA
alla posizione del raster. Brevemente,
l'istruzione Wait mette il Copper in sta-
to di attesa fin quando non viene rag-
giunta la posizione indicata dall'istruzio-
ne stessa, l'istruzione Move si usa dopo
la Wait per intraprendere un'azione di
trasferimento di valori nei registri di
controllo dell'hardware e l'istruzione
Skip serve per «saltare» istruzioni. In
sostanza quindi possiamo fare in modo
che ad una particolare posizione del
raster vengano alterati i colori dello
schermo, il modo grafico di visualizza-
zione delle prossime linee o qualunque
altro (o quasi) avvenimento riguardo i
registri dei chip di I/O. I «programmi»
del Copper sono scritti con un sistema
particolare che vedremo in seguito.
Vediamo un'altra caratteristica parti-
colare di Amiga: il Blitter. Sicuramente
ne avrete per lo meno sentito parlare; si
tratta del coprocessore che manipola le
aree ram con grande dimestichezza, in
termini di velocità. Alcune particolari
funzioni lo rendono particolarmente indi-
cato alla produzione e gestione dei fa-
mosi «Bobs» ovvero sprite software,
che necessitano anche delle «ombre»
(vedi foto 1, 2. 3 e 4). Le sue capacità
non consentono però di ottenere imme-
diatamente i risultati desiderati, ma con
un'opportuna gestione software si aggi-
ra ampiamente il problema; nelle pros-
sime puntate vedremo come realizzare
praticamente (in LM) questi Bobs, sen-
za l’ausilio del (lento) sistema operativo.
In alcune occasioni, tuttavia, preferisco
servirmi di quest'ultimo perché risulta
più pratico, e vedremo anche quali so-
no. Dopo questa brevissima occhiata
alla grafica di Amiga passiamo ad occu-
parci un po' del sonoro.
L'audio
Un po' tutti sappiamo dell'esistenza
delle 4 voci stereo (tranne mio fratello).
Quello di cui ci occuperemo in questa
parte della rubrica sarà l'utilizzazione
diretta del chip che li gestisce, con
annessi trucchetti. Le 4 voci sono costi-
tuite da convertitori digitale-analogico. Il
funzionamento è simile a quello che
troviamo nell'elettronica di un CD
player, ad eccezione del fatto che in
quest'ultimo i convertitori sono a 16 bit
e sono solo due (uno per canale), men-
tre nell'Amiga sono ad 8 bit, ma in
compenso ce ne sono 4 (due per cana-
le). Tali convertitori possiedono (anche)
un sistema di accesso diretto alla me-
moria (DMA), che gli permette di opera-
re senza richiedere l'intervento del mi-
croprocessore, almeno per quanto ri-
guarda il prelievo dei dati da convertire.
Per generare una nota con questo siste-
ma (il DMA) occorre memorizzare una
serie di dati in ram relativi all'evoluzione
dell'ampiezza del segnale nel tempo,
per ottenere qualunque tipo di forma
d'onda. Possiamo scegliere di memoriz-
zare anche l'inviluppo (attack, decay,
ecc.) e quindi prepararci ad utilizzare
una porzione di ram maggiore, oppure
agire direttamente sul volume (specifi-
co) della voce. Vediamo di spiegare con
un esempio. Ammettiamo di voler ge-
nerare una forma d'onda quadra. I dati
della ram possono contenere sia una
breve tabella che indichi solo una venti-
na di valori (foto 5). suddivisi in stato
alto e stato basso come più ci piace, sia
una tabella molto più lunga che com-
prenda anche l’evoluzione del volume
(vedi foto 6). Più ram consumiamo e
meno affaticamento subirà il micropro-
cessore. I dati possono anche riferirsi
ad un segnale campionato tramite op-
portuna apparecchiatura, In ognuno di
questi casi occorrerà tuttavia specificare
la frequenza della nota tramite il sam-
pling rate. E se proprio vogliamo liberar-
ci di tutti i nostri doveri da musicista
allora possiamo campionare l'intera can-
zone e mandarla in loop con opportuna
frequenza fissa. L'ultimo metodo é il più
dispendioso ovviamente e anche il più
monotono in termini di varietà delle
sonorità, in quanto il brano campionato
non può durare molto a lungo, a meno
di «taglia e incolla» musicali. Esiste
un'ultima modalità, che occupa a tempo
pieno il microprocessore, il Non-DMA.
In tale sistema dovremo fornire i singoli
campioni al chip sonoro agendo nei suoi
registri, con evidente impegno del mi-
croprocessore. Anche se sembra il si-
stema peggiore esso permette di rag-
giungere nuovi risultati in termini di ver-
satilità di sintesi sonora, in quanto pos-
siamo simulare oscillatori software e
inviare il risultato al chip sonoro, magari
aumentando la polifonia dell'Amiga; più
adatto per un sintetizzatore che per un
videogioco. Concludiamo qui con la pro-
messa di entrare più in dettaglio nei
prossimi numeri della rubrica. mc
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
THE BIG APPLE
COMPUTER
COMPUTER
IcomputerI
COMPUTER
386 33MHz
64 K CACHE
IcomputerI
IcomputerI
IcomputerI
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Uff. Comm. Via P. Fumaroli 12/A - Tel. 06/2251517 - 0337/726451 - ROMA
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IcomputerI
AMIGA
coordinamento di Andrea de Prisco
PD Software:
Fratelli (d’Italia e) d'Amiga
di Enrico M. Ferrari
(MC-Link: MC0012)
Italiani, popolo di santi, poeti e
navigatori. E recentemente
forse «di» programmatori.
Stiamo assistendo ad una
vera e propria fioritura di
ottimo software interamente
pensato e realizzato in Italia,
spesso da semplici amatori di
Amiga che realizzano prodotti
notevoli.
Siamo felici, ed anche un po'
orgogliosi, di presentare un
intero articolo sul software
shareware e PD nato in Italia:
molti di questi programmi
sono già presenti sul circuito
internazionale e ricevono i
consensi che meritano. Gli
autori dei programmi che
andiamo ad analizzare sono
ben noti ai frequentatori di
MC-Link perché con la loro
presenza animano e danno
lustro alla conferenza Amiga,
dalla quale ricevono consigli
su possibili miglioramenti e
alla quale vi rimandiamo per
un diretto contatto con loro
Spy
L'ineffabile Federico Giannici l'ha rifat-
to: dopo l'enorme successo del suo
VIEW80 (un praticissimo lettore di file
ASCII già recensito su queste pagine) si
ripresenta con un nuovo programma del
tutto particolare.
Potremmo brutalmente dire che Spy
controlla di soppiatto (da cui il nome,
«spia», appunto) quello che fanno gli altri
programmi: in termini più precisi il pro-
gramma intercetta visualizzandole, le
principali funzioni Amiga DOS ed Exec.
Spy permette di scegliere un certo
numero di funzioni da osservare: tutte le
chiamate dei programmi attualmente
operativi che faranno riferimento a quel-
le funzioni verranno visualizzate, come le
librerie richiamate, i task aperti in uso, i
file e tutto quanto possa servire per farvi
un esatto quadro di «cosa succede» in
quel momento su Amiga.
Nel menu «General» rileviamo una
utilissima voce «Functions» tramite la
quale possiamo scegliere quali funzioni
DOS ed Exec vogliamo tenere sotto
controllo, sempre nello stesso menu
possiamo redirezionare l'output su
stampante oppure salvare il file di confi-
gurazione con le opzioni scelte dall'uten-
te. Nel secondo menu « Preferences» si
sceglie invece quale comportamento do-
vrà avere Spy nella intercettazione e
visualizzazione delle funzioni richiamate:
ad esempio possiamo scegliere una de-
scrizione completa o concisa («verbose»
o «brief») dei parametri utilizzati da una
funzione, oppure scegliere se vedere
una di seguito all'altra tutte le funzioni
intercettate od invece esaminarle una ad
una.
Il programma ha come logo (ripreso
anche nella sua icona) un buffissimo
omino vestito come un agente dell’FBI
che guarda da dietro ad un muro, tutto
Spy in azione, si nota la finestra delle funzioni osservabili.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
AMIGA
l'uso di Spy è caratterizzato da una
simpatia e praticità che abbiamo già
apprezzato in VIEW80.
QSP e WHO300
Si tratta di due piccoli programmi
eseguibili da CU creati da Dario de
Judicibus autore della rubrica Program-
mare in C su Amiga, anche lui notissimo
con il suo acronimo DDJ nella conferen-
za Amiga di MC-Link della quale è uno
dei più brillanti frequentatori.
QSP visualizza lo spazio libero in byte
presente su qualsiasi dischetto, hard
disk o ram disk presente, semplicissimo
da usare e di poco ingombro e più
pratico di qualsiasi altro comando del
genere.
WHO. basato sul programma originale
di George Musser, elenca i task attivi e
in attesa visualizzandone il nome, il nu-
mero di riferimento, la priorità e il tipo di
task.
Di ambedue i programmi vengono
forniti i sorgenti in C per eventuali imple-
mentazioni personali.
Wave
Questo programma di Andrea Minu-
tello è un potente editor di onde sonore
scritto in Basic: tramite Wawe possiamo
creare una forma d'onda, ascoltarla a
qualsiasi frequenza e calcolarne i suoi
valori in modo da poterli anche inserire
direttamente in linee DATA per utilizzarli
su nostri programmi.
Una volta lanciato il programma si
apre su uno schermo 640 x 330 interlac-
ciato sul quale viene disegnata una gri-
glia dove possiamo visualizzare e cam-
biare la nostra forma d'onda.
Tramite le opzioni del primo menu
possiamo caricare e salvare la forma
d'onda, suonarla a diverse frequenze e
calcolarne i suoi valori numerici: questa
parte, che è anche la più complessa e la
più lenta a venire eseguita, è molto
curata graficamente con un monitorag-
gio continuo della parte calcolata.
Con un menu a parte possiamo dise-
gnare automaticamente una forma d'on-
da quadra, triangolare e a dente di sega,
scegliendo per ognuno i valori dei cicli
tramite i quali determinare i picchi positi-
vi e negativi dell'onda stessa.
Il programma è bilingue sia nelle istru-
zioni sia nel suo stesso uso. è infatti
possibile selezionare la lingua (inglese/
italiano) tramite apposito menu.
Purtroppo la limitazione del program-
ma è nella lentezza intrinseca dell'inter-
prete Basic, e forse dovrebbero anche
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
209
AMIGA
essere curati alcuni aspetti grafici, nel
complesso però è un prodotto ben fatto
e la frequenza con la quale l'autore fa
uscire le nuove release ci fa sperare in
ulteriori miglioramenti.
Snapshot
Creata da Nick Salmoria di Siena que-
sto programma è il più semplice e prati-
co screen saver; si tratta cioè di un
programma che esegue il salvataggio di
qualsiasi schermata verso un file IFF
comodamente manipolabile.
Il programma si lancia da CLI e si
attiva in presenza di un evento quale ad
esempio la pressione del tasto sinistro
del mouse e del fuoco del joystick, a
quel punto la schermata viene salvata su
un file il cui nome e path sono stati
specificati nella sintassi del comando.
Snapshot permette anche di recupera-
re una immagine dopo un reset, è infatti
possibile specificare una opzione tramite
la quale il programma scandaglia la me-
moria chip nel tentativo di trovare una
copper list indice di una schermata.
Questo può essere molto comodo nel
caso un guru ci abbia costretto ad un
reset oppure nel caso di quei programmi
(giochi in genere) che bloccano comple-
tamente ogni ulteriore risorsa del siste-
ma; c'è da notare che nelle macchine
dotate di un mega di memoria chip ci
sono dei problemi a causa di un riazzera-
mento della memoria ad ogni reset.
L'unico limite del programma è la
capienza del dispositivo sul quale si
salvano le immagini, infatti il programma
numera progressivamente i file in modo
da poter eseguire vere e proprie «raffi-
che» di schermate, memoria o disco
permettendo.
Covertina
Questo programma di Angelo Mariani
permette di editare e di stampare eti-
chette per cassette audio; sembra una
stupidaggine ed invece è una cosa utilis-
sima visto che l'unica alternativa compa-
rabile è quella di usare i trasferibili senza
dubbio molto meno pratici, ed infatti il
programma ha riscosso subito un gran
successo.
Una volta lanciato, il programma pre-
senta sullo schermo una mascherina
simile a quella di una etichetta per cas-
setta. possiamo specificare fino a 12
titoli per lato e c'è anche la possibilità di
editare una linea supplementare sul tipo
di nastro (Metal. Cromo, ecc.) o di regi-
strazione effettuata. Ovviamente ci vie-
ne anche data la possibilità di scrivere
titolo e autore dei brani contenuti, que-
sta è quella informazione che solitamen-
te compare sulla «costina trasparente»
della cassetta.
Il tutto si può poi salvare o stampare,
ne risulterà una mascherina con tanto di
bordi e righe separatrici perfettamente
uguale a quelle originali.
Nessun commento ulteriore, il pro-
gramma è semplice, utile e funzionale,
praticamente perfetto.
Worp
Worp è una interfaccia DOS intera-
mente gestita da mouse, la differenza
rispetto a programmi simili è che i suoi
menu son del tipo «pop up» cioè appaio-
no accanto al pointer appena si preme il
pulsante destro e non nella usuale barra
comandi in alto.
Appena avviato Worp visualizza una
maschera divisa in due parti: in quella
superiore c'è la finestra di visualizzazio-
ne dei file presenti nel volume scelto,
avvicinando il pointer ad un file e pre-
mendo il pulsante destro del mouse
immediatamente appare in quel punto
un menu che ci permette di eseguire
alcune operazioni sul file quali rinominar-
lo, eseguirlo (potendo anche specificare
una riga di parametri), visualizzarlo se
ASCII, ed infine eseguire un comando
selezionabile dall'utente.
La seconda parte della finestra è dedi-
cata alla gestione del volume in esame,
clickando infatti, sempre col pulsante
destro, nel riquadro dove è presente il
nome del volume selezionato compare
un menu con tutti i volumi selezionabili,
andando con il pointer su uno di essi e
rilasciando il pulsante questo viene sele-
zionato. da notare che con questo tipo di
interfaccia il pulsante sinistro serve solo
per eseguire un comando su più file
selezionati e per cambiare directory.
L'ultima parte della finestra è dedicata
a comandi di disco specifici quali la
cancellazione dei file, la copia e la crea-
zione di una nuova directory.
Worp, scritto da Massimiliano Favilli, è
più un esperimento per future applica-
zioni che un programma destinato a
funzionare da solo, dopo averci preso la
mano il sistema dei menu popup risulta
abbastanza comodo, resta da verificare
la sua effettiva utilità su un programma
con funzioni più complesse.
Libreq
Ancora Nick Salmoria ci fornisce que-
sto piccolo comodo comando che colma
una lacuna del sistema operativo.
Quando un programma che viene ese-
guito cerca una libreria nella directory
LIBS senza trovarla, generalmente abor-
tisce senza fornire ulteriori spiegazioni,
oppure va a finire tutto in guru: lo stesso
può accadere quando il programma fa
riferimento ad un particolare device o
font, in tutti questi casi può risultare
difficile per l'utente capire dove risieda il
problema. Libreq modifica alcune routi-
ne di sistema in modo da far apparire un
request ogni qualvolta non venga trovata
una libreria, un font o un device richie-
sto; oltre a sapere cosa c'è che non va si
può sempre salvare al situazione riasse-
gnando da CLI la directory incriminata
verso un'altra che abbiamo a portata di
mano.
210
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
AMIGA
IFF2Sky
Nel campo dei programmi di comuni-
cazione sono da sempre presenti un
certo numero di emulatori di terminale
più o meno «intelligenti»; un terminale
di tipo «stupido» è un programma che
scrive sullo schermo ciò che riceve fa-
cendo scrollare il testo man mano che
questo supera il bordo dello schermo,
con i terminali intelligenti il cursore può
invece essere pilotato in modo da far
apparire i caratteri diversamente dal solo
standard ASCII, quali ad esempio in
reverse o in bold o, nei tipi di terminale
più intelligente, accompagnati da una
vera e propria grafica a colori.
Sebbene nel campo il terminale intelli-
gente più noto sia quello di tipo ANSI
grande successo sta riscontrando recen-
temente la grafica di tipo Skypix che per
la sua complessità consente incredibili
virtuosismi: collegandosi ad un BBS che
supporta tale terminale, ed usando ov-
viamente dalla nostra parte un terminale
Skypix. possiamo ricevere addirittura
scritte secondo diversi font o effettuare
delle scelte di menu direttamente con il
nostro mouse clickando sul video.
Questo programma di Oscar Silliani
consente la conversione di file IFF mo-
nocromatici in immagini di tipo «ASCII-
brush» visualizzabili sia su terminali Sky-
pix sia su finestre CLI, mediante l'acclu-
so programma Skytype.
Il programma ha una sintassi estrema-
mente semplice, basta digitare «iff2sky
nomefile» dove «nomefile» rappresenta
il file da convertire per avere l'equivalen-
te file Skypix distinguibile dal suffisso
«,sky». Si può anche utilizzare il pro-
gramma per realizzare delle piccole pre-
sentazioni da far partire nella startup-
sequence. il programma Skytype servirà
appunto a visualizzarle in una finestra di
CLi; per una corretta visualizzazione è
necessario installare l'accluso font IFF
nella directory Fonts.
PCX2lff
Sempre da Oscar Sillani ancora un
programma di conversioni grafiche; que-
sta volta si tratta di rendere in formato
IFF i file PCX PC-Paintbrush in modo da
poterli utilizzare sul nostro Amiga. Non
c'è nessuna limitazione sulla grandezza
dell'immagine da convertire, l'unica con-
dizione è che si tratti di file monocroma-
tici; durante la conversione vengono
visualizzate le dimensioni originali del file
PCX e la relative dimensioni IFF che
risultano comunque sempre inferiori nel-
l'originale.
Di questo come del precedente pro-
gramma vengono forniti i relativi sorgen-
Particolare di Worp e delle sue funzioni, il menu appare sotto al pointer
ti in C. le istruzioni sono bilingui e non ci
sono particolari difficoltà d’uso, vengono
anche sempre acclusi dei file da conver-
tire per prova.
Show
Scritto da Sebastiano Vigna, Show è
l'ennesimo visualizzatore di file IFF.
Sembra incredibile, eppure, come am-
mette l'autore, non si riesce ad avere
«il» visualizzatore completo di tutte le
funzioni che si vorrebbero, così siamo
costretti a tenerne più di uno perché
immancabilmente ogni versione ha delle
peculiarità non riscontrabili nelle altre.
Show visualizza qualsiasi tipo di file
IFF ILBM senza preoccuparsi della gran-
dezza o del tipo di immagine.
Il programma ha una sintassi di tipo
Amigados/Arp, ciò vuol dire ad esempio
che accetta l’uso delle wildcard e ha una
piccola descrizione richiamabile con
«show?» e ancora «?» per una ulteriore
spiegazione, inutile dire che Show ne-
cessita della libreria Arp per funzionare.
Il programma presenta un gran nume-
ro di parametri selezionabili sulla linea di
comando e questo lo rende estrema-
mente versatile ed usabile anche per
una piccola «proiezione» di più file cicli-
camente, vediamo le opzioni più interes-
santi. Per prima cosa possiamo selezio-
nare il numero dei secondi per i quali
vogliamo che appaia l'immagine, possia-
mo quindi selezionare una opzione FA-
DE che ci consente una dissolvenza
temporizzabile di grande effetto; altra
interessante opzione è il CENTER che
forza il centraggio, ed eventualmente
l’overscan, dell'immagine nello scher-
mo, possiamo anche ciclare le immagini
infinitamente oppure specificare a no-
stro piacimento le dimensioni dello
schermo da visualizzare.
Ci sono poi una serie di interessanti
opzioni grafiche: si possono forzare tutti
gii schermi in modo alta o bassa risolu-
zione o HAM o interlacciato, sempre
compatibilmente con l'immagine relati-
va. il programma è di una versatilità
esemplare, nel dubbio su quale visualiz-
zatore usare siamo convinti che sia sem-
pre meglio provare questo primo, in
tutte le condizioni d'uso non abbiamo
mai dovuto lamentarci di questa ottima
creatura di Sebastiamo Vigna.
Conclusioni
In realtà avremmo potuto continuare,
il panorama del software PD Made in
Italy è infatti in continua espansione, ma
non abbiamo lo spazio per analizzare
ulteriori programmi; abbiamo cercato di
presentarvi gli autori più noti e prolìfici
nella speranza di stimolare quanti altri
pensassero di intraprendere questa via.
Continueremo ad avere un occhio di
riguardo per l'italica pattuglia di program-
matori, la qualità dei prodotti, testimo-
niata anche dalle nostre foto, e il succes-
so che questi programmi riscontrano
all'estero ci confermano l'idea che dalle
nostre parti non c’è nulla da invidiare
verso gli USA; come al solito chiunque
volesse farsi avanti può direttamente
presentarsi tramite MC-Link o altri canali
similari, noi vi aspettiamo.
MK
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
211
AMIGA
coordinamento di Andrea de Prisco
IH
Programmare in C su Amiga (23)
di Dario de Judicibus
(MC2120)
La possibilità di definire due o
più voci come mutualmente
esclusive ci permette di dare
ai nostri menu una maggiore
capacità di controllo sulle
operazioni effettuate
dall'utente. Vedremo inoltre
come risolvere il problema
della gestione dei testi
alternati senza impattare le
caratteristiche delle funzioni di
servizio
Introduzione
Nella scorsa puntata abbiamo dato allo
scheletro di programma su cui stiamo
lavorando da qualche mese una struttura
più flessibile. Questa struttura ci sarà
molto utile quando, nella prossima pun-
tata, introdurremo altri due file per la
gestione dei messaggi di errore. Per il
momento chiudiamo il discorso relativo
alla struttura Menultem parlando del
campo MutualExclude, come promes-
so in precedenza, vedremo inoltre come
risolvere il problema evidenziato nella
22 a puntata relativo all'allocazione di me-
moria di strutture IntuiText per i testi
alternati di alcune voci, inclusa impro-
priamente nella funzione di servizio Set-
upltemList() Tale scelta, temporanea-
mente adottata per introdurre la tecnica
di evidenziazione di una voce via Select-
Fill, aveva in realtà lo scopo di mostrare
quanto sia facile, anche in un ottica di
strutturazione del programma in moduli
funzionali, limitare i vantaggi che tale
tecnica di programmazione comporta
utilizzando scorciatoie che, benché sul
momento rappresentino la soluzione più
semplice, alla lunga finiscono per vanifi-
care lo sforzo fatto in precedenza per
dare al tutto una struttura coerente e
flessibile. Sempre per lo stesso motivo,
vedremo come modificare la procedura
CloseSafelyWindow() per renderla del
tutto indipendente dal programma che la
chiama.
Per finire, continueremo la nostra car-
rellata sui coimandi d eWAmigaDOS 1.3
con altri cinque comandi, a partire da dir
Il campo MutualExclude
Due voci si dicono mutualmente
esclusive se non possono essere sele-
zionate contemporaneamente. Tale tec-
nica si usa per quegli attributi che siano
non compatibili l'uno con l'altro. Suppo-
niamo ad esempio di aver scritto un
programma per disegnare. Uno dei me-
nu serve a definire lo stato della penna.
Tra le varie voci ce n'è una relativa al
colore della penna stessa. Questo menu
avrà un sottomenu le cui voci corrispon-
dono ai vari colori disponibili. Selezionan-
do un colore si informa il programma che
la penna deve scrivere in quel colore.
È evidente a questo punto che:
1 . non è possibile avere due colori sele-
zionati alio stesso tempo
2. almeno un colore deve sempre esse-
re selezionato.
Il primo punto si ottiene appunto utiliz-
zando il campo Mutual Exclude, come
vedremo tra poco: il secondo si ottiene,
assumendo che la prima caratteristica
sia già stata abilitata, usando solo la
costante CHECKIT nel campo Flags re-
lativo agli elementi del sottomenu Colo-
ri, senza cioè aggiungere MENUTOG-
GLE. Vedremo tra un attimo perché.
Il campo Mutual Exclude è formato
da quattro byte, cioè da trentadue bit. Ad
ogni bit corrisponde uno dei primi trenta-
due elementi di un menu (o di un sotto-
menu). Da questo se ne deducono due
cose: primo, che le voci da impostare
mutualmente esclusive devono apparte-
nere allo stesso menu o sottomenu ;
secondo, che esse devono essere tra le
prime trentadue voci di quella lista. Men-
tre quest'ultimo punto non pone troppi
problemi, dato che una lista non più di
trentadue voci non indica certo un dise-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
212
AMIGA
gno oculato della nostra struttura a me-
nu, e che comunque anche in questo
caso basta spostare gli elementi interes-
sati in cima alla lista (non credo sia
verosimile che essi siano più di questo
limite massimo), il primo punto potrebbe
porre qualche limite al disegno dei nostri
menu. In genere, però, sembra ragione-
vole pensare che attributi mutualmente
esclusivi facciano parte di una stessa
lista. Ad ogni modo, il bit meno significa-
tivo («0») del campo MutualExclude
corrisponde alla prima voce nella lista, il
bit più significativo, quello cioè più a
sinistra («31»), corrisponde alla trenta-
duesima. Supponiamo ora che la terza
voce sia mutualmente esclusiva con la
prima e con la quinta, per indicare ciò ,
basterà impostare ad uno nel campo
MutualExclude della terza voce i bit
corrispondenti alle due voci con le quali
essa è mutualmente esclusiva, cioè il
primo («0») ed il quinto («4»), Analoga-
mente queste due voci avranno il terzo
bit. cioè il numero «2». impostato ad
uno. Tutti gli altri bit saranno nulli.
Vediamo ora come questo si applica al
caso del menu dei colori, facendo riferi-
mento alla figura 1 . Ogni colore esclude
tutti gli altri, tranne ovviamente se stes-
so. Questo vuol dire che il suo campo
MutualExclude avrà tutti «1» tranne il
bit corrispondente alla propria posizione
nel menu. Da qui ne conseguono i valori
riportati in figura. Se a questo punto
impostiamo CHECKIT nel campo Flags,
in modo da far sì che l'utente possa
selezionare il colore desiderato facendo
click con il mouse sulla voce corrispon-
dente, ma non impostiamo MENUTOG-
GLE, in modo da impedire all'utente di
deselezionare tale colore con un secon-
do click, ne risulta che l’unico modo per
deselezionare un colore è quello di sele-
zionarne un altro. Naturalmente, all’aper-
tura del menu, il programma stesso avrà
provveduto a selezionare un colore di
default impostando per esso anche il
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
213
AMIGA
valore CHECKED. E adesso un piccolo
quiz. Supponiamo che, come in figura, il
sottomenu dell'esempio contenga solo
quattro colori. Intuition andrà allora a
verificare solo i primi quattro bit del
campo MutualExclude. ignorando i ri-
manenti. Dato che tuttavia questo cam-
po ha comunque 32 bit. quale è la scelta
migliore per gli altri. «0» oppure «1»?
Premetto che tale scelta non influisce in
alcun modo sul comportamento di Intui-
tion, e che in ogni caso essa deve
essere valutata caso per caso, non può
cioè essere generalizzata. La risposta
nella prossima puntata.
Il programma scheletro
E vediamo ora come, nel programma
scheletro, abbiamo affrontato il proble-
ma della mutua esclusione delle voci.
Dato che la definizione di quali voci
siano mutualmente esclusive e quali no
non può essere generalizzato a meno di
non pagare un prezzo troppo elevato in
termini di codice, e dato che in genere
solo un numero ristretto di voci ha tali
caratteristiche, ho pensato di scrivere, a
titolo di esempio, due piccole procedure
che possono rivelarsi utili nella maggior
parte dei casi (vedi figura 2).
La prima, SetExcludeO. serve a far si
che in un set contiguo di voci, ogni voce
escluda mutualmente tutte le altre. In
pratica può messere usata per dire ad
Intuition: « Nel menu pincopallìno. rendi
mutualmente esclusive tutte le voci dal-
la terza alla settima incluse ». Infatti i
parametri da passare a questa funzione
sono tre: il primo è il puntatore al menu
(o sottomenu) a cui appartiene il set di
voci interessate; il secondo ed il terzo
sono rispettivamente gli identificativi
della prima e dell'ultima voce dell'insie-
me mutualmente esclusivo. Se diamo
un'occhiata al codice, vediamo che esso
è formato da due blocchi. Nel primo
viene creata una maschera di quattro
byte in cui tutti i bit sono a zero tranne
quelli relativi alle voci che fanno parte del
set in questione. Nel secondo questa
maschera viene assegnata al campo
MutualExclude di ognuna delle voci del
r <111st[1].C«wend I- '\B')
tltst[1].F1ags |> COHNSEQ;
1t[1] • basetext;
IttO.ITMt • itemi ane[!].txti
1t [1 ] -LeftCdge »■ ( (ttenFlags 8 CHECKIT) ? CHECKHIDTH : 0):
iltSt[1].Ite.FiU - (ARTR)iit [i];
tst[l].Flagi
lst[t).FIags
' (HI GHBOX | H I GHCOHP ) ;
• HIGHIHAGE;
itesrwidth . u>( iteawidth, (imi(8al ttext[altc)) .
«Heaflags & CHECKIT) ? CHECKWIOTH : 0) )); /• Harcatore? •/
214
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
AMIGA
set. avendo cura di mettere prima a zero
il bit relativo alla voce interessata, dato
che una voce non può escludere se
stessa. È importante comprendere co-
me questo sia solo un esempio. Molte
altre scelte potevano essere fatte. Ad
esempio, invece di scrivere
iptr— -MutualExclude =
exclamask' (1« i);
potevamo scrivere
iptr— MutualExclude =
exclamask' (1« i);
in modo da non salvaguardare eventuali
altre esclusioni impostante in preceden-
za per quella singola voce.
La seconda funzione, ClearExclude().
cancella tutte le specifiche di mutua
esclusione relative ad un set contiguo di
voci. I parametri passati sono gli stessi
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
usati in SetExcludeO Anche in questo
caso si poteva pensare di azzerare solo
quei bit interessati dallo stesso insieme
di voci, piuttosto che semplicemente
azzerare il campo MutualExclude per
ogni voce dell'insieme. Una variazione di
questo tipo può facilmente essere im-
plementata sulla falsalinea della funzio-
** Prototipi delle nuove funzioni di servizio
*/
int TotTextNumber( IDESC*, int ) ;
void Set Enel ude ( ITEH *, int, int );
void ClearExclude ( ITEH *, int, int );
Figura 8 - Prototipi dette nuove funzioni.
ne precedentemente descritta, cioè
creando prima una maschera opportuna,
e poi utilizzando quest’ultima sul campo
da modificare, in modo da non modifica-
re i bit non interessati. Per l'occasione
ho definito due nuove costanti, EXCLU-
DEALL che rappresenta la mutua esclu-
sione di tutte e trentadue le prime voci di
un menu, e EXCLUDENONE, che equi-
vale a non avere alcuna specifica di
esclusione. In particolare quest'ultima
costante l'ho utilizzata anche nella pro-
cedura SetupItemListO (vedi figura 4) al
posto della costante generica NULL,
tanto per dare una certa coerenza al
tutto.
Usiamo ora la SetExcludeO per defini-
re come mutualmente esclusive la se-
conda e la terza voce del terzo menu.
215
AMIGA
Questo va fatto nella BuildMenusf) do-
po aver chiamato le funzioni SetupMe-
nu() e SetupItemListl) ma prima di
chiamare la SetMenuStripf). come ri-
portato in figura 3.
I testi alternati
Come certamente ricorderete, nella
scorsa puntata abbiamo aggiunto alla
procedura SetupItemListl) la gestione
del campo SelectFill per supportare i
testi alternati delle voci e delle sottovoci
Nel far ciò, allo scopo di evitare di
allocare inutilmente una struttura Intui-
Text in più per ogni voce nella StartAIIO
dato che in genere solo un numero
limitato di voci hanno testi alternati,
avevamo dato alla stessa SetupItemLi-
st() la responsabilità di effettuare tale
allocazione per le sole voci interessate.
Questo però comporta una deviazione
dal proposito di fare di questa funzione
una funzione di servizio, secondo cioè la
logica della scatola nera. Come fare
allora?
Per risolvere il problema ho scritto una
nuova funzione, la TotTextNumberf).
riportata in figura 5. Questa funzione ha
10 scopo di contare in ogni menu o
sottomenu il numero di testi alternativi
effettivamente desiderati, e di restituire
11 numero totale di strutture intuiText (o
La scheda tecnica
Continua la nostra carrellata sui comandi deH'AmigaDos 1.3.
216
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
AMIGA
ITXT secondo la convenzione adottata
qualche puntata fa) da allocare, incluse
quelle relative ad i testi base. Per far ciò
è necessario passare come parametri il
puntatore al descrittore dei menu, al
vettore cioè che viene utilizzato anche
dalla SetupItemListf) per generare le
strutture da passare ad Intuition, ed il
numero di elementi in esso contenuti,
cioè il numero di voci per quel menu.
Questa funzione viene poi utilizzata
nella StartAllf) come si può vedere in
figura 6. sostituendo ai moltiplicatori
ITEIVLxNM e SUBLxyN della sizeof
(ITXT). rispettivamente
TotTextNumber(itemname[MENUxOO],l-
TEIVLxNM)
e
TotTextNumberfsubinamefMENU xOO]
IITENLxyO], SUBLxyN)
Naturalmente questa soluzione ha ri-
chiesto dei cambiamenti massicci nella
SetupMenuListf) Vediamo quali
Innanzi tutto, per aumentare la leggibi-
lità del codice, ho ridefimto IntuiText-
LengthO come ITXTL(). Quindi ho rino-
minato il puntatore alla lista dei testi
alternati alttext. Quest'ultima non viene
più allocata dinamicamente dalla stessa
SetupItemListf), essendo già stata allo-
cata implicitamente grazie alla TotText-
Numberf) Di conseguenza basta defini-
re tale puntatore come un numero di
strutture IntuiText equivalente ad item-
num a partire dal puntatore alla lista di
tutte le strutture testo, sfruttando la ben
nota proprietà dei puntatori C di venir
incrementati dai numeri interi di tanti
byte quanti sono quelli che compongono
l'elemento a cui essi puntano.
A questo punto il gioco è fatto. Aven-
do infatti a disposizione un'area di me-
moria sufficiente a contenere le struttu-
re IntuiText sia dei testi base che di
quelli alternati, ed avendo a disposizione
sia il puntatore all'intera area, sia quello
alla zona riservata ai testi alternati, la
SetupItemListf) non deve far altro che
utilizzare quest'ultimo ogni volta che ha
bisogno di una struttura per un testo
alternato, incrementando opportuna-
mente di uno il contatore corrispondente
Alt. Il risultato è quello di aver eliminato
il secondo ciclo aggiunto la volta scorsa,
semplificando così notevolmente il codi-
ce. e di aver ricondotto la procedura che
costruisce la lista delle voci al suo ruolo
di funzione di servizio.
CloseSafelyWindowf)
La stessa cosa può essere fatta anche
per l'altra funzione « sporca » tra quelle
nel file sklprocs.c. Qui la cosa è più
semplice, come si può vedere in figura
7. Basta infatti ricavare il puntatore alla
porta messaggi da quello relativo alla
finestra da chiudere, senza dover sco-
modare così una variabile globale.
Per concludere, in figura 8 sono ripor-
tati i prototipi delle nuove funzioni intro-
dotte in questa puntata.
Conclusione
Nella prossima puntata vedremo co-
me far gestire al nostro programma i vari
messaggi di errore ed informativi, intro-
ducendo un nuovo oggetto alla nostra
collezione: il quadro automatico lAuto-
matic Requesterj. Nel frattempo eserci-
tatevi con i segnalatori per le voci mu-
tualmente esclusive e provate a modifi-
care le due funzioni introdotte in questa
puntata in modo da non cancellare le
specifiche di mutua esclusione imposta-
te in precedenza.
Buon lavoro! mc
I seguenti comandi non hanno subito variazioni nel passaggio dalla
versione 1.2 alla 1.3. e per questo non sono riportati in questa
scheda:
BREAK ELSE LAB RENAME
CO E NOIE MAKEDIR SORT
EO FAILAT QUII STACK
EOIT FAULT RELABEl WHY
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
217
ATARI ST
coordinamento di Andrea de Prisco
GFA Raytrace V 2*1
di Vincenzo Folcarelli
Nonostante la speranza sia
l'ultima a morire, credo che
molti ataristi appassionati di
videografica stiano per gettare
la spugna!
Intendiamoci, qui non si vuole
convincere gli utenti ad
abbandonare la battaglia (per
la continuazione e
proliferazione dello stand ST).
ma si vuole soltanto gridare la
rabbia di fronte all'indifferenza
di produttori e distributori
(soprattutto locali) verso certi
tipi di prodotti.
In altre parole a tutt'oggi,
esiste un solo programma che
permette un approccio
consistente al mondo della
videografica (in particolare
3D): Cyber Family.
Non può e non deve bastare!
I limiti di Cyber sono innumerevoli,
modellatore non integrato con il pro-
gramma di rendering, shading a soli 16
colori in bassa risoluzione, mancanza di
un animatore a keyframe.
Inoltre, è mai possibile che in due anni
nessun produttore europeo o la stessa
Atari non siano stati in grado di introdur-
re un nuovo standard grafico? Che nes-
suno tiri fuori la scusa dei costi! Basta
immaginare che nel mondo dei PC com-
patibili una scheda video con una risolu-
zione di 800*600 punti e 256 colori
contemporanei da una palette di
256.000 e dotata di una propria RAM
video di 512 KByte, è acquistabile per
meno di 400.000 lire. È vero dei tentativi
in atto ci sono, ma non è possibile
programmarsi degli obiettivi facendo af-
fidamento soltanto ad ipotesi.
La verità è che NON si vuole investire
nel settore della videografica e ciò a tutti
gli ataristi, in particolar modo al sotto-
scritto, dispiace.
GFA Raytrace non è tutto ciò che un
appassionato di grafica chiede, ma è
(almeno sotto l'aspetto del rendering e
di nuove strategie per scavalcare i limiti
hardware) quanto di meglio è finora
stato prodotto.
Premesse di GFA Raytrace
Sviluppare un programma di modella-
zione solida con rendering in Raytrace,
animazione in keyframe ed il tutto otti-
mizzando i tempi di esecuzione, è certa-
mente una delle mete più impegnative
che si possa prefiggere una società di
produzione software.
Se poi si pensa che l'hardware a
disposizione è, o si è scelto che fosse,
un semplice ST la meta rimane raggiun-
gibile per pochissime software house.
Grazie alla conoscenza profonda che la
GFA ha delI'ST, quest'ultima non poteva
che essere la più indicata per tale im-
presa.
Un programma come il succitato deve
permettere ad un utente casalingo, di
sviluppare modelli solidi (senza fare ri-
corso a complesse descrizioni analiti-
che), di «ambientare» il modello in un
mondo di luci ed ombre (senza dover
conoscere i profondi meandri della foto-
grafia), di animare modelli e camere di
ripresa virtuali (senza dover essere dei
registi).
In seguito verranno puntualizzati i pre-
cedenti requisiti facendo riferimento alle
effettive caratteristiche del programma
in esame.
La verità sui 9600 colori
Come ben noto a tutti, quando si parla
di Raytrace si fa riferimento ad immagini
ricche di realismo fotografico.
Premessa di ciò non può non essere
una adeguata risoluzione ed una larga
tavolozza di colori.
Scavalcare il limite dei 320*200 punti
di risoluzione é impresa quanto mai
ardua, quella di superare i 16 colori
contemporanei lo è di meno.
Per aumentare i punti di risoluzione
GFA Raytrace è distribuito in Italia dalla Eurosolt di
Firenze. Via del Romito 10. 50140 Firenze
Tel. 055/496455.
GFA
D AyTriACE
218
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
ATARI ST
esiste un piccolo e semplice progetto
sviluppato dalla rivista tedesca ST Maga-
zin. che permette un pieno overscan fino
a 800*600 punti in alta risoluzione. Per
aumentare i colori visualizzabili contem-
poraneamente esistono varie tecniche
software che garantiscono ottimi risulta-
ti. La tecnica utilizzata dai programmatori
in questa occasione è quella di visualiz-
zare su una sola linea di scansione
orizzontale 48 colori equivalenti a tre
palette da 1 6 colori, moltiplicando 48 per
le 200 linee di risoluzione otteniamo i
9600 colori potenzialmente visualizzabili.
Di fatto i colori non possono essere più
di 512 sulle attuali macchine (a meno di
utilizzare tecniche di interlace come in
Quantum Paint), saranno 4096 sui nuovi
STE. Pur non potendo svelare (soprattut-
to perché nessuno ha reso disponibile
una completa documentazione) in ogni
dettaglio i segreti della precedente tecni-
ca è comunque possibile tracciarne le
linee fondamentali.
Il commento seguente si riferisce ad
un ST in modalità colore.
Il punto fondamentale è quello di ren-
dere possibile la visualizzazione di tre
palette indipendenti nella stessa linea di
scansione. In tal modo non risulta avver-
tibile lo switch delle varie palette.
Alla frequenza di circa 16 kHz viene
generato un HSVNC dal chip «GLUE», a
questo interrupt è legata una routine
(HBL) che rilegge l'indirizzo di allocazio-
ne della palette. Se questo indirizzo non
viene alterato, il funzionamento è quello
tradizionale ed i colori visualizzabili sono
soltanto 16 (su 512). Già cambiando
indirizzo di palette ogni HSYNC si otten-
gono 16*200=3200 (su 512). È evidente
che 3200 sono colori potenziali e che
saranno visualizzati soltanto i 512 per-
messi dal convertitore D/A a 9 bit (ovve-
ro con una risoluzione di tre bit per
ciascun colore). Cambiando quest'ulti-
mo componente (come è stato fatto
nella serie STE dove si è adottato un
convertitore a 12 bit) si possono tranquil-
lamente visualizzare tutti i 3200 colori.
Questa soluzione vincola comunque a
poter scegliere per una linea non più di
16 colori. Per un programma di Raytrace
sarebbe un limite eccessivo. La soluzio-
ne adottata dai programmatori della GFA
è stata quella di generare ben tre inter-
rupt per ogni linea di scansione orizzon-
tale. potendo cosi ottenere 16*3=48
colori per linea e complessivamente
48*200=9600 sull'intero schermo.
Evidentemente mentre HSYNC è un
segnale già sincronizzato con l'interru-
zione (HBL), le tre interruzioni per scan-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
sione devono necessariamente sincro-
nizzarsi. A questo scopo al momento
dell'accensione del computer è neces-
sario che una routine sincronizzi le tre
interruzioni con l'HSYNC.
Evidentemente neppure i convertitori
D/A dei nuovi STE saranno in grado di
visualizzare i 9600 (è necessaria una
risoluzione di 15 bit), colori, disponibili
con la tecnica del triplo interrupt. Grosso
limite di questa tecnica non è, come si
potrebbe pensare, instabilità di immagi-
ne o lentezza nel refreshing; il vero
limite è il carico computazionale che
viene riversato sulla CPU. Ciò comporta
una limitata interattività. Questo difetto
potrebbe essere un limite sensibile per
un programma di painting (Spectrum
512 docetl), ma è assolutamente inin-
fluente in un programma di rendering
(trandizionale o Raytracing) che opera in
modalità batch. Quindi dopo aver effet-
tuato i calcoli per la colorazione dei vari
«oggetti in scena», in cui non è richiesta
una visualizzazione reale a schermo ma
una virtuale in memoria, la CPU può
tranquillamente gestirsi la visualizzazio-
ne dei 48 colori per linea.
Il giudizio positivo su questa tecnica è
scontato. Il fastidio maggiore, dal punto
di vista dell'utente, è quello di non
vedere una politica integrata per farne
uno standard. Non a caso Spectrum non
legge immagini di GFA Raytrace.
Se programmi come Cyber Studio
avessero fatto uso di questa tecnica
credo che la storia delI'ST videografico
avrebbe avuto ben altro peso.
Il modellatore
Il modellatore è il primo modulo sul
quale si lavora per realizzare una scena
tridimensionale.
219
ATARI ST
Il piano di lavoro si presenta con
quattro finestre (simil GEM) non ridi-
mensionabili (ma espandibili in full scre-
en) e non traslabili.
Tre di queste visualizzano le proiezioni
ortogonali della scena, la quarta visualiz-
za una vista prospettica.
L'interazione avviene attraverso menu
pop-up.
Sul lato destro dello schermo compa-
re il menu principale. Da questo è possi-
bile richiamare tutte le funzioni del pro-
gramma. La prima voce è Add che
permette l'aggiunta di oggetti 3D oltre
alla possibilità di definire sfondi e luci di
scena.
Gli oggetti 3D a disposizione sono:
superfici triangolari, superfici quadrango-
lari. cerchi, archi di cerchio, corone circo-
lari. sfere, cilindri, corone cilindriche e
coni.
I primi cinque oggetti sono di natura
2D, ma è necessario vederli in uno
spazio 3D; non nascondo che sin dall'ini-
zio questi oggetti mi hanno dato l'im-
pressione di una scarsa malleabilità.
Tutti gli oggetti sono controllabili tra-
mite i parametri stessi di definizione; per
il cerchio e la sfera i parametri son il
centro ed il raggio, per il cilindro si
aggiunge il parametro altezza, per le
corone il doppio raggio e cosi via. Questi
parametri sono tutti «meditabili».
Una specifica fondamentale per il ren-
dering di oggetti di scena è la specifica
dei materiali.
Questa consiste nel definire la percen-
tuale di raggi riflessi e/o assorbiti, il
colore dell'oggetto od una eventuale
trasparenza. Sfortunatamente non è di-
sponibile la specifica di irregolarità delle
superfici e neanche una vera definizione
del materiale (legno, marmo, metallo,...).
Ogni volta che un nuovo oggetto 3D
deve essere inserito in scena è necessa-
rio prima specificarne il materiale.
Per le superfici di sfondo è possibile
inserire sfondi di terra e sfondi di cielo.
Questi possono essere immagini bit-
mapped prese dai più tradizionali
painting disponibili, compreso Spectrum
512 (anche se per i soli sfondi di cielo).
Le luci di scena possono essere inseri-
te ovunque ed il loro numero può arriva-
re fino a 15. È comunque sconsigliabile
arrivare a tale numero per evitare un
aumento eccessivo dei tempi di calcolo.
La seconda e terza voce del menu
principale sono Load e Save. Tramite
queste è possibile caricare e salvare i
vari tipi di file gestiti dal programma:
Data (per le immagini in wireframe).
Screen (per le immagini bit mapped).
Anim (per le animazioni), Ground (per
gli sfondi di terra). Sky (per gli sfondi di
cielo), Text.M (per le immagini da «map-
pare» sulle superfici degli oggetti 3D).
La voce Observer permette di posi-
zionare l'osservatore nel mondo 3D.
Nonostante l'importanza che ha in fase
di editing una funzione di tal tipo, non è
stato fatto un ottimo lavoro in termini di
semplicità d'uso, ed interattività. Infatti è
necessaria una certa esperienza per ben
capire dove posizionarsi per una corretta
visione della scena. Peraltro sbagliando
la posizione dell'osservatore, è facile
non distribuire correttamente le luci di
scena.
Erase è la voce che permette di
cancellare, in maniera graduale, i vari
oggetti inseriti.
Clickando su Status si ottiene un
Dialog Box che visualizza e permette di
selezionare alcune opzioni e parametri,
come il numero ed il tipo di immagini
caricate per gli sfondi, lo stato di com-
pressione delle informazioni.
La voce Edft permette di rielaborare
gli oggetti inseriti nella scena. La rielabo-
razione prevede sia la rimodellazione
geometrica che la riassegnazione degli
attributi di materiale. Molto utile tra le
varie funzioni disponibili è quella di Con-
nect che permette di fondere più oggetti
in uno soltanto. Il beneficio maggiore
portato da questa funzione è quello di
ridurre i tempi di calcolo nella fase di
rendering e soprattutto la possibilità di
muovere all'interno di una scena più
oggetti contemporaneamente. Ingiustifi-
cabile sotto vari aspetti la mancanza di
funzioni di duplicazione, rotazione,
espansione e compressione di oggetti e
gruppi di oggetti.
Tirando le somme sugli strumenti
messi a disposizione e sulla funzionalità
globale del modellatore di GFA Raytrace,
mi dispiace dirlo per il rispetto che ho
per i prodotti della GFA, sono rimasto
deluso!
Tale delusione è motivata da due
grandi lacune.
La prima riguarda il mancato uso dei
tradizionali approcci alla modellazione,
ossia la Constructive Solid Geometry
(utilizzata in Cyber Studio) ed il Patch
Modelling (utilizzata in Cyber Sculpt).
Queste filosofie di lavoro, pur essendo
complesse da apprendere hanno enormi
potenzialità e comunque garantiscono
una certa familiarità per chi ha già utiliz-
zato modellatori.
L'approccio utilizzato in GFA Raytrace
è macchinoso e non prevede assoluta-
mente strumenti per una modellazione
realistica. Anche la semplice realizzazio-
ne di un cubo è un’impresa!
La seconda lacuna, che diviene imper-
donabile alla luce della prima, è la chiu-
sura ermetica del file Format: non è
possibile importare modelli prodotti da
altri programmi.
Una parziale giustificazione potrebbe
essere la necessità di vedere un prodot-
220
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
ATARI ST
to molto integrato con il Raytracer e
quindi facente uso di prevedibili superfici
spaziali (!?!).
Il Raytracer
Prima di commentare le funzioni ed i
relativi menu, un piccolo commento teo-
rico per meglio capire di cosa si parla.
Già in un precedente numero di MC
avevo accennato alle varie tecniche di
rendering. II Raytracing è una di queste
ed ha dalla sua il miglior realismo con il
quale trattare riflessione e rifrazione di
raggi luminosi.
A partire da ogni pixel, si individua
quale raggio a partire dal punto di vista,
raggiunge tale pixel. Per ogni superficie
incontrata vengono utilizzati i principi di
riflessione e rifrazione, individuando rag-
gi derivati (ad esempio attraverso una
superficie trasparente si genera un rag-
gio riflesso ed uno rifratto, da una super-
ficie riflettente si genera un raggio rifles-
so). In base alle caratteristiche della luce
e della superficie si ottiene un colore
specifico per il pixel in esame. Ciò è
quanto di più conciso sono riuscito a
scrivere per spiegare cosa sia il Raytra-
cing, ma in confidenza, sono convinto
che in due parole è impossibile spiegarlo
bene, quindi abbandono l'impresa e pro-
seguo nella descrizione del programma.
La voce Do Raytracing avvia il pro-
cesso di Raytrace, visualizzando i risulta-
ti parziali del rendering in soli 16 colori.
Tale scelta è motivata dal grosso carico
che grava sulla CPU nel momento in cui
si entra nella modalità di visualizzazione
a 512 colori; tale carico rallenterebbe la
fase di calcolo di per sé già impegnativa.
Pur non contenendo molte informazio-
ni sulle superfici, questa visualizzazione
è sufficiente per una verifica sommaria
sull'avanzamento del processo e sui
suoi effetti sulle superifici visibili. Que-
st'ultima è una verifica importante poi-
ché è molto frequente, soprattutto nei
primi periodi di lavoro con GFA Raytrace.
di compiere errori nel posizionamento
delle luci di scena. È comunque possibi-
le, premendo il tasto HELP, vedere il
risultato parziale del rendering a 512
colori.
In ogni caso, quando si verifica che il
rendering non sta evolvendo nel modo
previsto, è possibile bloccare il processo
premendo il tasto ESC.
Ricordando quanto detto nelle pre-
messe sul Raytracing, poiché questo
processo si svolge a partire dal numero
di pixel che compongono la scena, mino-
re è questo numero e minore risulta il
tempo di calcolo. Legate a ciò sono le
due funzioni disponibili nel menu di
raytrace: Do Area e «Scala»
Con la prima si seleziona una parte
della scena da sottoporre al Raytracing.
Con la seconda si specifica, tramite 4
button (1/1, 1/2, 1/4, 1/8), la scala che
definirà le dimensioni finali di questa. La
scala 1/1 è full screen e necessita del
maggior tempo di elaborazione, la scala
1/8 del minore. Quando non si é sicuri
del lavoro svolto in fase di editing è
consigliabile utilizzare le scale 1/8 o
meglio 1/4,
Al termine del processo di Raytracing,
l'immagine generata, a 512 colori ed in
bassa risoluzione, rimane visualizzata,
mentre sul lato destro dello schermo
ricompare la menu table. Ad uno sguar-
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
221
ATARI ST
do attento sicuramente non sfuggirà la
lieta sorpresa: la menu table risulta in
media risoluzione!
Per la prima volta, almeno credo, un
programma riesce a visualizzare con-
temporaneamente due immagini a riso-
luzioni differenti in 512 colori.
Load Screen e Save Screen permet-
tono di caricare e salvare scene già
«renderizzate».
È possibile caricare immagini a 48
colori per linea anche da programmi in
GFA Basic. Nel dischetto di programma,
sono fomiti due file; il primo, in formato
ASCII, i comandi Basic per il caricamen-
to, il secondo in formato .OBJ (assem-
blato), contiene la routine di gestione
degli interrupt.
C'è un piccolo limite nella tecnica a 48
colori per linea che potrebbe creare
qualche problema nel processo di
Raytrace.
Non è. infatti, possibile visualizzare 48
colori adiacenti differenti! Tale limite
crea i problemi maggiori quando vengo-
no trattate superfici con texture map-
ping.
Di natura simile è anche il problema
dello smear. Questo ha origine nelle
superfici a specchio che presentano il
Mach Band Effect. ovvero una sfumata
lucentezza sulle spigolosità. La limitatez-
za delle sfumature rende troppo omoge-
nee questo tipo di superfici. Per limitare
questo difetto si può settare nel menu
status lo Smear ad on. Il risultato sarà di
visualizzare il M.B.E. come una combina-
zione quasi casuale di colori; sfortunata-
mente bisogna accontentarsi!
Animazione
Come accennato all'inizio dell'articolo,
la tecnica per produrre fotogrammi in
GFA Raytrace è quella dei keyframe.
Questa consiste, sommariamente, nel
definire due situazioni estreme (la prima
e l'ultima) di una scena in Soluzione, in
seguito, dopo aver definito il numero di
fotogrammi entro i quali si dovranno
verificare la prima e l'ultima situazione, il
programma elabora in maniera batch i
vari fotogrammi intermedi. Gli elementi
che possono assumere stati differenti
nei vari fotogrammi, sono tutti gli oggetti
che compongono una scena. Possono
cambiare tonalità le luci e le superfici.
comparire e scomparire oggetti, muove-
re sfondi, ecc...
Questa tecnica è estremamente sem-
plice da utilizzare anche per un utente
non esperto, ed è sempre stata una
funzionalità mancante in Cyber Family,
ha però i suoi svantaggi (evidentemente
nell'implementazione fatta in questo
programma). Primo tra tutti quello di non
poter controllare completamente lo svi-
luppo dei vari fotogrammi. In secondo
luogo, poiché non è possibile definire
delle traiettorie ma soltanto un punto di
inizio ed uno di fine, i movimenti seguo-
no sempre delle rette. Ecco dunque la
necessità di definire più segmenti e
quindi di complicare l' interattività.
Tra le note positive di maggior inte-
resse, la possibilità di animare senza
fine uno sfondo, simulando in tal modo
un movimento coerente di tutti gli og-
getti.
La velocità di generazione dei foto-
grammi è chiaramente legata ai tempi
di Raytrace.
La tecnica dell'autosaving, permette
di rendere completamente automatico il
processo di animazione.
Affinché, però, tale processo dia i
risultati desiderati, è necessario avere
una certa esperienza nella definizione
dei keyframe. A tale scopo di estrema
utilità, anche se limitatamente ai movi-
menti spaziali, è la funzione di preview
in wireframe.
Raytrace in monocromatico
Visto che 512 colori sono spesso
considerati pochini per fare un Raytrace
accettabile, come si può pretendere di
fare cose buone in monocromatico?!
Eppure GFA Raytrace è in grado di
creare scene realistiche facendo uso di
soli pattern.
È chiaro che nessuno può pretendere
miracoli!
Per chi dispone di entrambi i monitor,
consiglio l'uso del monocromatico per
la creazione dei modelli in wireframe: la
maggiore definizione e stabilità del mo-
nitor aiutano di molto il disegnatore.
Conclusioni
GFA Raytrace è stato sviluppato in
larga parte in GFA Basic 2.0, le routine
di interrupt per i 48 colori per linea ed
altre per alcuni impegnative fasi di cal-
colo, sono state scritte in Assembler.
Questa ibridezza non deve far pensa-
re ad un programma lento o privo di
risorse.
In realtà i veri limiti sono di natura
«filosofica» ed alcune peculiarità hanno
dell'incredibile (basti pensare alla doppia
risoluzione contemporanea).
Ho spesso provato rabbia nel pensare
che un programma con caratteristiche
tanto avanzate dovesse scadere nel-
l'hobbystico per interattività e cura nei
dettagli.
I limiti del modellatore sono ridicoli
alla luce dello stato dell'arte di Cyber
Sculpt e di altri prodotti GFA.
Al contrario le caratteristiche del ren-
dering sono avanzate e soprattutto velo-
ci (pur peccando in semplicità di para-
metrizzazione).
Alla luce di ciò non si può serenamen-
te giudicare il prodotto in esame perché
la qualità è il frutto della sintesi bilancia-
ta di caratteristiche avanzate e funziona-
lità standard. Quello che mi aspetto nel
futuro prossimo, è l'adozione da parte
dei tradizionali programmi di video grafi-
ca su Atari ST, Cyber Family ed Imagic,
delle tecniche multi risoluzione e multi
palette egregiamente implementate in
GFA Raytrace.
Questo per accontentarmi. Per farmi
felice mi aspetto il lancio definitivo e
massiccio di nuove schede grafiche e
nuovi standard. Certo nessuno preten-
de che GFA Raytrace in versione pro-
fessionale costi, come attualmente,
149.000 lire.
222
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
• motherboard Suntac
• Landmark speed 16 MHz
• espandibile a 1/2/4 Mb
• gestione memoria EMS
• Award bios con setup
configurazione base con
cabinet da tavolo. 512 Kb
RAM, drive 1.2 Mb e tastiera
con hard disk 20 Mb
sk. dual L. 1.630.000
sk. VGA 8 bit L. 1.740.000
con hard disk 40 Mb
sk. dual L. 1.840.000
sk. VGA 8 bit L. 1.950.000
espansione 1 Mb
espansione 2 Mb
VGA 16 bit
. 130.000
. 220.000
. 100.000
• Landmark speed 37 MHz
• espandibile 16 Mb
• cache controller Austek
• AMI bios + cache bios
• 32 Kb 25 ns cache
configurazione base con
cabinet tower, 4 Mb RAM,
drive 1.2 Mb e tastiera
con hard disk 40 Mb
sk. dual L 4.220.000
sk. VGA 16 bit L. 4.430.000
con hard disk 80 Mb
sk. dual L 4.720.000
sk. VGA 16 bit L. 4.930.000
con hard disk 150 Mb ESDI
sk. dual L 5.350.000
sk. VGA 16 bit L 5.560.000
• Landmark speed 21 MHz
• espandibile 8 Mb
• NEAT Chip&Tech chipset
• gestione memoria EMS
• Phoenix bios con shadow
configurazione base con
cabinet da tavolo, 1 Mb RAM,
drive 1.2 Mb e tastiera
con hard disk 20 Mb
sk. dual L.. 2.180.000
sk. VGA 8 bit L. 2.290.000
con hard disk 40 Mb
sk. dual
sk. VGA 8 bit
espansione 2 Mb
espansione 4 Mb
VGA 16 bit
L. 2.390.000
.. 2.500.000
+ L. 90.000
L. 430.000
L. 100.000
80386/33
• Landmark speed 53 MHz
• espandibile 16 Mb
• cache controller Austek
• AMI bios + cache bios
• 64 Kb 15 ns cache
configurazione base con
cabinet tower, 4 Mb RAM,
drive 1.2 Mb e tastiera
con hard disk 80 Mb
sk. dual L 5.020.000
sk. VGA 16 bit L. 5.230.000
con hard disk 150 Mb ESDI
sk. dual L 5.650.000
sk. VGA 16 bit L 5.860.000
disponibili anche 33 MHz Hauppauge
configurazioni e prezzi di
20/25/33 MHz possono variare
• CPU 80386 32 bit
• Landmark speed 28 MHz
• espandibile a 8/16 Mb
• Phoenix bios con shadow
configurazione base con
cabinet da tavolo, 2 Mb RAM,
drive 1.2 Mb e tastiera
con hard disk 40 Mb
sk. dual L 3.090.000
sk. VGA 16 bit L 3.300.000
con hard disk 80 Mb
sk. dual L 3.590.000
sk. VGA 16 bit L. 3.800.000
con hard disk 150 Mb ESDI
sk. dual L. 4.220.000
sk. VGA 16 bit L 4.430.000
espansione 4 Mb + L 370.000
mmm »
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• batterie + aliment. 220 V
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asm
APPUNTI DI INFORMATICA
coordinamento di Andrea de Prisco
Architettura e programmazione
dei sistemi multiprocessore
di Giuseppe Cardinale decotti
parte seconda
La principale caratteristica di
un sistema multiprocessore è
la possibilità per ciascun
processore, di condividere un
insieme di moduli di memoria
e, se possibile, di dispositivi di
I/O. La condivisione delle
risorse è quindi affidata ad
una rete di interconnessione.
Questa può essere divisa in
due blocchi logici dei quali il
primo è responsabile delle
comunicazioni tra processori e
moduli di memoria e l'altro tra
i processori e i dispositivi
di I/O. Ci sono molte forme
diverse per realizzare tali reti
di interconnessione;
presenteremo quattro schemi
di organizzazione, che
rispondono alle più comuni
realizzazioni
Bus comuni o condivisi
temporalmente (time shared)
Il più semplice sistema di intercon-
nessione tra processori multipli è un
canale di comunicazione comune che
connette tutte le unità funzionali. Un
esempio di tale schema è visualizzato in
figura 1 . Questo canale di comunicazio-
ne è spesso chiamato «bus time shared
o bus comune»; la dizione «time sha-
red» significa «condiviso temporalmen-
te». Il bus è in generale un’unità passiva
che non ha nessuna componente attiva.
Le operazioni di trasferimento sono
completamente controllate dalle inter-
facce di bus delle unità trasmittenti e
riceventi. Tuttavia in un sistema multi-
processore, il bus è una risorsa condivi-
sa e deve essere previsto un meccani-
smo atto a risolvere le contese per il
possesso del bus stesso.
I metodi per la risoluzione dei conflitti
sono basati sui concetti di priorità stati-
ca o dinamica, di code servite con disci-
plina primo arrivato primo servito (first-
in first-out) e di daisy Chain. Bisogna
tener presente che in un sistema multi-
processore. non esiste più il concetto di
unità master e unità slave; infatti ogni
unità può comportarsi da master cioè
può iniziare a gestire una trasmissione e
Figura 1
Multiprocessore con
organizzazione a bus
singolo condiviso
Figura 2
Organizzazione a
Hodu
1/
lo
Hodu
Meno
0
ria
Hodu
Meno
o | Modulo
ia | Menoria
I j
i :
lJ
11 ^
Hodu) o
I/O
Processore
Processore
Processore
224
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
APPUNTI DI INFORMATICA
di conseguenza prendere il possesso
del bus. Risulta perciò chiaro che ogni
unità funzionale del sistema debba «af-
facciarsi» sul bus comune tramite un'in-
terfaccia che possa comportarsi sia da
master che da slave. In generale, una
unità che voglia iniziare un trasferimen-
to deve eseguire i seguenti passi:
1 - verificare la disponibilità del bus.
2 - Se il bus è disponibile, verificare la
disponibilità dell'unità ricevente.
3 - Se il punto 2 è verificato, specificare
un'eventuale operazione sui dati.
4 - Iniziare la trasmissione.
L'unità ricevente deve, per parte sua.
essere in grado di riconoscere se è
presente sul bus un messaggio indiriz-
zatole e rispondere al mittente in modo
opportuno.
L'organizzazione a singolo bus condi-
viso è quindi semplice e soprattutto
economica, tuttavia presenta due incon-
venienti piuttosto pesanti. Il primo è un
problema di tolleranza ai guasti che è
evidentemente assai basso, infatti un
malfunzionamento di una sola unità po-
trebbe bloccare il sistema, per esempio
non rilasciando più il bus, bisogna per-
ciò prevedere, come minimo, delle uni-
tà indipendenti che d'autorità tolgano il
possesso del bus e ripristinino il funzio-
namento corretto del sistema; queste
unità sono chiamate, in maniera appro-
priata, «watch-dog» cioè cane da guar-
dia. Il secondo è un problema di espan-
dibilità del sistema, in quanto all'aumen-
tare delle unità di processo o di memo-
ria sul bus, vi è un incremento di conflit-
ti per l'accesso al bus con un inevitabile
degradamento dell'efficienza del siste-
ma e un aumento della complessità
della logica di arbitraggio. Rifacendoci
alle considerazioni fatte riguardo al mo-
dello di Von Neumann nei primi articoli
di questa serie sui calcolatori paralleli, le
prestazioni totali del sistema sono de-
terminati dalle caratteristiche del canale
che collega il PE alla memoria. Nel caso
di sistemi a bus condiviso, il canale è
costituito dal bus stesso e perciò, per
aumentare le prestazioni del sistema,
spesso si prevedono moduli di memoria
e di I/O privati, il sistema nel suo com-
plesso quindi ha un numero maggiore di
canali.
Per alleviare le limitazioni di questa
architettura ad un solo bus. si può adot-
tare quella mostrata in figura 2 con due
bus bidirezionali, questa soluzione ha il
pregio di aumentare le prestazioni tutta-
via pesa sull'organizzazione del sistema
in quanto c'è la necessità di stabilire
volta per volta a quale bus è assegnata
la trasmissione; in questo caso i due
bus diventano necessariamente un'uni-
Figura 3 - Bus condiviso arbitralo con algoritmo «Daisy Chain statica»
Figura 4 - Bus condiviso arbitrato con algoritmo » Daisy Chain rotante».
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
225
APPUNTI DI INFORMATICA
tà attiva. Molti sono i fattori limitanti le
prestazioni del bus. questi includono il
numero di dispositivi attivi sul bus. l'al-
goritmo di arbitraggio del bus la centrali-
tà del controllo, il numero di bit del dato
trasferito, la sincronizzazione delle tra-
smissioni e il riconoscimento di even-
tuali errori.
Di seguito esamineremo un certo nu-
mero di algoritmi di arbitraggio che con-
trollano l'accesso al bus dei dispositivi
in conflitto. Le realizzazioni commerciali
sono basate su algoritmi relativamente
semplici, al fine di permetterne l'imple-
mentazione hardware e assicurarne
un'elevata velocità di esecuzione.
Algoritmi a priorità statica
Nello schema a priorità statica, quan-
do due o più dispositivi richiedono l’uso
del bus. questo è assegnato a quello
con priorità maggiore. La priorità può
essere implementata in varie maniere,
la più semplice e diffusa è quella detta
«daisy chaining». nella quale la priorità è
stabilita dall'ordine del dispositivo lungo
la linea di assegnazione (Grant). Il servi-
zio perciò è assegnato al dispositivo più
vicino all'arbitro tra quelli che hanno
richiesto la risorsa.
In figura 3 si possono notare le linee
di richiesta del bus. BRQ. comune a
tutti i dispositivi e di conferma. BU-
SACK, anch'essa comune. Quando
BRQ è asserito, l'arbitro del bus attiva
BGT se BUSACK indica che il bus è
libero. BGT giunge al primo dispositivo
nella catena; se tale dispositivo aveva
asserito BRQ, blocca la propagazione di
BGT e prende il controllo del bus set-
tando BUSACK. Non appena ha finito il
trasferimento, il dispositivo libera il bus
resettando BUSACK; se un altro dispo-
sitivo richiede il bus, BRQ rimane asse-
rito e perciò l’arbitro asserisce di nuovo
BGT. Questa volta il dispositivo a priori-
tà più alta che è stato già servito lascerà
passare il Grant che si propaga fino al
successivo dispositivo ripetendo la
stessa procedura di handshaking. Con
questa disciplina di arbitraggio i disposi-
tivi fisicamente più vicini al bus sono
ovviamente favoriti e nel caso peggiore
i dispositivi a priorità più bassa potreb-
bero non essere mai serviti; in un siste-
ma del genere è perciò buona norma, a
meno di particolari esigenze, assegnare
priorità più alte a dispositivi che occupa-
no per un tempo minore il bus. Un'altra
pecca di questo sistema è che il tempo
richiesto per determinare quale disposi-
tivo ha priorità maggiore non è fisso;
nei sistemi Digital VAX 1 1/780 è stato
implementato uno schema chiamato
«risoluzione parallela delle priorità» per
ovviare a tale inconveniente.
Algoritmi a partizioni
di tempo fisse
Un altro algoritmo di arbitraggio molto
comune consiste nell'assegnare il bus
ad ogni dispositivo del sistema per un
tempo prefissato. In questo modo il
tempo in cui il bus è disponibile per le
comunicazioni, viene diviso in tante
«fette» temporali offerte a ciascun di-
spositivo a rotazione, secondo uno
schema detto round-robin. Se un dispo-
sitivo non ha necessità del bus nel
momento in cui gli spetta il controllo del
bus, nessun altro dispositivo può pren-
dere il possesso del bus che perciò
rimane inutilizzato. Questa disciplina di
arbitraggio usualmente indicata in lette-
ratura come «fixed time slicing». è
spesso adottata nel caso di bus sincro-
no nel quale tutti i dispositivi sono sin-
cronizzati su un clock comune. Lo sche-
ma a partizioni di tempo fisse è intrinse-
camente simmetrico, infatti il servizio
assegnato a ciascun dispositivo non di-
pende né dalla sua posizione sul bus né
da alcun'altra caratteristica logica o fisi-
ca del dispositivo o del bus. In particola-
re se ci sono m dispositivi, ognuno ha il
controllo del bus esattamente per un
tempo fissato pari a una partizione ogni
m. Questa soluzione ha il vantaggio di
fissare un tempo massimo di attesa per
un servizio richiesto da un dispositivo,
tuttavia le prestazioni migliori si otten-
gono nel caso di massimo carico cioè
quando tutti i dispositivi hanno necessi-
tà del bus; solo in tale condizione il bus
è totalmente utilizzato. Bisogna notare
comunque che un'espansione del siste-
ma. con conseguente aumento dei di-
spositivi sul bus, comporta un aumento
dei tempi di attesa poiché bisogna
aumentare il numero delle partizioni, e
se anche si diminuisce il tempo di ognu-
na di queste, per completare una comu-
nicazione saranno necessarie più parti-
zioni. Tuttavia la semplicità e le caratte-
ristiche di simmetria spiegano la diffu-
sione che tale schema ha avuto.
Algoritmo a priorità dinamica
I due algoritmi precedenti hanno il
difetto di non adattarsi alle varie condi-
zioni di carico in cui il sistema si trova: è
lampante l'inefficienza dell'algoritmo a
partizioni di tempo fisse nel caso che
uno solo di m dispositivi utilizzi il bus. In
questo caso tale risorsa verrà utilizzata
solo per 1/m del tempo di ciclo di bus.
Per evitare tali situazioni, si può modifi-
care la logica di assegnazione delle prio-
rità in modo che il controllo sia ceduto
ad un dispositivo o ad un altro in modo
da massimizzare l'utilizzo del bus. L'al-
goritmo può essere strutturato in modo
da non favorire alcun dispositivo, oppu-
re può privilegiare determinati dispositi-
vi per esempio assegnando loro soltan-
to priorità alte. I due concetti fondamen-
tali per la permutazione dinamica delle
priorità sono quello detto del «daisy
Chain rotante». DCR, e quello del «di-
spositivo da più tempo in attesa». Que-
st'ultimo consiste nell'assegnare la prio-
rità maggiore a quello che. tra i disposi-
tivi richiedenti, da più tempo attende sia
esaudita la sua richiesta. Questo effetto
Figura 5 ■ Bus condiviso arbitralo con algoritmo ttFIFOv implementalo mediante log > linee di polling
226
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
APPUNTI DI INFORMATICA
Figura 6 - Bus condiviso arbitralo con algoritmo
indipendenti,
può essere ottenuto riassegnando le
priorità dopo ogni ciclo di bus.
Nello schema DCR a differenza dello
schema daisy chain a priorità fissato,
non esiste un controllo centralizzato e la
linea di bus-grant è portata dall'ultimo
dispositivo indietro al primo in un anello
chiuso, come mostrato in figura 4. L'ul-
timo dispositivo che ha avuto accesso
al bus, viene utilizzato come arbitraggio
per la successiva assegnazione (il primo
accesso è naturamente arbitrario). La
priorità di ciascun dispositivo per ogni
arbitraggio è determinata dalla distanza
(in una determinata direzione) sulla linea
di bus-grant dal dispositivo che in quel
momento agisce come arbitro; in figura
4 il dispositivo precedente è quello a
priorità minore.
Algoritmo primo arrivato,
primo servito
In questo schema, più conosciuto
probabilmente come First In First Out
(FIFO). una richiesta è semplicemente
servita nell’ordine stesso in cui è ricevu-
ta. Questo schema é simmetrico per-
ché nessun dispositivo è favorito per
l'accesso al bus. È stato dimostrato
che, se il tempo di trasferimento sul
bus è fissato, lo schema FIFO offre il
minor tempo di attesa medio fra tutti i
possibili schemi. Tuttavia presenta due
difficoltà implementative; una è che
l'hardware di arbitraggio deve predi-
« FIFO » implementalo mediante linee di richiesta
sporre un meccanismo per registrare
l'ordine di arrivo di tutte le richieste
pendenti, a differenza degli altri algorit-
mi analizzati. La seconda, più importan-
te, riguarda l'impossibilità di definire un
intervallo di tempo tanto piccolo tale da
poter isolare fisicamente la singola ri-
chiesta senza collisioni con altre. In que-
sta situazione è impossibile distinguere
correttamente l'ordine di arrivo delle
richieste. Quindi da un punto di vista
«filosofico», qualsiasi implementazione
di uno schema FIFO è un'approssima-
zione.
Per realizzare tale algoritmo può es-
sere adoperata la tecnica del «polling»
oppure di attivare linee di richiesta indi-
pendenti. In figura 5, viene illustrato lo
schema di un arbitro di bus che usa il
polling; la linea di bus-grant è sostituita
da log 2 (m) linee di polling. ognuna
connessa ad un dispositivo. In risposta
ad una richiesta di accesso al bus. se-
gnalata da BRQ, l'arbitro interroga i sin-
goli dispositivi immettendo in sequenza
i codici binari da 1 a m sulle linee di
polling. Quando un dispositivo richie-
dente, Di, riconosce il proprio indirizzo,
asserisce BUSACK per indicare che il
bus è occupato. L'arbitro allora termina
il processo di polling e assegna il con-
trollo del bus a Di. L'accesso è mante-
nuto finché il dispositivo asserisce BU-
SACK. Notate che la priorità di un dispo-
sitivo è determinata dalla posizione del
suo codice nella sequenza di polling.
In figura 6 vedete invece uno schema
in cui per ogni dispositivo sono predi-
sposte le linee di BRQ e BGT. Questa
tecnica di richiesta può permettere l'im-
plementazione di molti degli algoritmi
presentati.
Per incrementare le prestazioni è ne-
cessario. come ormai sappiamo,
aumentare il numero di canali tra pro-
cessori e memoria; seguendo tale diret-
tiva la rete di interconnessione nei si-
stemi multiprocessore può assumere le
stesse caratteristiche già viste negli Ar-
ray Processor. Avremo perciò strutture
crossbar e reti di interconnessione stati-
che o dinamiche che non presentano
problemi diversi da quelli già considerati
se non per il fatto che i processi nei
sistemi multiprocessore sono inerente-
mente asincroni e influenzano la gestio-
ne delle comunicazioni.
Organizzazione
di memorie parallele
In un sistema multiprocessore l’orga-
nizzazione della memoria assume gran-
de importanza, poiché l’esecuzione
asincrona dei processi non consente di
prevedere a priori i tempi in cui si
accede alla memoria. L'effetto diretto è
che bisogna organizzare la memoria in
modo efficiente rispetto alla complessi-
tà delle connessioni e dei tempi di ac-
cesso, tuttavia basandosi su considera-
zioni necessariamente generali. Un si-
stema è quello di predisporre un certo
numero di moduli di memoria doppia
porta connessi ai processori come in
figura 7. Ogni processore vede un mo-
dulo di memoria come memoria privata
ma tramite il bus può accedere anche
agli altri moduli. La memoria privata
serve a mantenere i dati dei processi
attivi sul processore rispettivo; questa
memoria viene detta «F(ome memory»
e non deve contenere informazioni rela-
tive a processi attivi su altri processori.
In questo modo è ovvio che non si
generino conflitti di memoria. Tuttavia la
natura stessa del multiprocessing com-
porta la comunicazione dei dati, e quindi
saranno necessari alcuni moduli devolu-
ti al compito di memoria comune. I
processori potranno accedere ai dati
contenuti in tali moduli tramite una rete
di interconnessione qualsiasi, come un
bus o dei crossbar oppure delle reti
riconfigurabili secondo gli schemi visti
per gli Array Processor; in generale
questa rete sarà più lenta del canale
privato verso la Home memory. Può
essere necessario perciò predisporre
delle «cache memory» che permettano
una gestione più veloce dell'accesso ai
dati condivisi. Le cache memory sono
speciali memorie la cui caratteristica
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
227
APPUNTI DI INFORMATICA
Figura 7 - Schema concettuale di sistema con Home Memory
principale è l'elevata velocità di acces-
so, tuttavia la tecnologia che permette
tali velocità non consente un'integrazio-
ne comparabile con le memorie dinami-
che; usualmente la grandezza di una
cache memory è di qualche decina di
«byte. Lo scopo di disporre tali memo-
rie è quello di conservare in esse i dati
che vengono più frequentemente richie-
sti dal processore; ad ogni richiesta la
cache memory controlla il contenuto
delle proprie locazioni e soltanto se il
dato non è presente passa la richiesta
alla memoria esterna, in modo invisibile
al processore.
Ultimamente sono stati prodotti di-
spositivi che integrano cache memory
sempre più grandi, questo è dovuto
all'incremento del clock dei processori a
cui non è corrisposto un pari incremen-
to delle memorie dinamiche. Frequenze
di clock intorno a 50 MHz hanno quindi
costretto i progettisti a integrare le ca-
che memory nei processori stessi per
sostenere tali velocità. Il largo uso di
queste memorie ha necessariamente
affinato le loro modalità di gestione, in
particolare la soluzione del problema
della frequenza dell'aggiornamento dei
dati nella cache memory.
La coerenza dei dati
nei sistemi multicache
In un sistema multiprocessore con
una cache per processore, si pone un
ulteriore delicato problema: quello di
garantire la coerenza dei dati nelle diver-
se cache del sistema. Può accadere
infatti che copie di uno stesso dato
siano presenti in diverse cache memo-
ry; poiché i processi non hanno espliciti
meccanismi di sincronizzazione fra di
essi, possono verificarsi gravi situazioni
di inconsistenza dei dati. Per esempio,
poniamo il caso di un processo A, attivo
sul processore i. che produce un dato x,
utilizzato da un processo B, eseguito dal
processore j diverso da i. Il processo A
scrive un nuovo x nella sua cache men-
tre B usa il vecchio valore di x contenu-
to nella sua cache memory perché que-
st'ultìma non è stata aggiornata; ricor-
date che le cache memory sono traspa-
renti al processore e quindi anche ai
processi. Il processo B continuerà ad
usare il vecchio x finché il nuovo valore
di x sarà copiato nella sua cache memo-
ry. Vale a dire che avremo risultati scor-
retti pur essendo il programma e l'algo-
ritmo corretti sintatticamente e seman-
ticamente.
Un'altra situazione d'errore può verifi-
carsi in ambiente multiprogrammato;
supponiamo che il processo in esecu-
zione su un processore sia interrotto e
messo in stato di attesa da un interrupt
0 da un qualsiasi altro evento. Successi-
vamente il processo può essere asse-
gnato dall'algoritmo di scheduling ad un
altro processore, i dati utilizzati con
maggior frequenza del processo non
saranno ovviamente presenti nella ca-
che del nuovo processore e saranno
perciò letti dalla memoria comune. Que-
sti dati non sono corretti perché l'ultimo
aggiornamento è nella cache memory
del processore precedente! Il processo
è eseguito come si dice «fuori dal con-
testo». Come si può intuire tali errori
sono assai difficili da scoprire, è quindi
indispensabile garantire la consistenza
dei dati nelle cache aggiornandoli con
qualche tecnica.
Due sono le metodologie usate per
raggiungere questo scopo: la prima vie-
ne indicata col nome di «controllo stati-
co della coerenza» e si basa sull'idea di
distinguere i dati in «cacheabili» e «non-
cacheabili». Al primo tipo apparterranno
1 dati privati dei task di un processo e al
secondo quelli comuni, associando un
indicatore, un «tag», a ciascun dato la
cache memory può riconoscere se con-
servare o no il dato. Il problema del-
l'applicazione del tag può essere risolto
in fase di compilazione del programma.
Se si usa un linguaggio strutturato, i
task sono gestiti dal programmatore e il
programma è eseguito in ambiente uni-
programmato, il compilatore può essere
in grado di applicare i tag opportuna-
mente, in modo automatico. La maggior
parte dei compilatori commerciali non è
tuttavia in grado di automatizzare il
«tagging» e il programmatore deve indi-
care espressamente se il dato è privato
o comune a tutti i task.
Il «controllo dinamico della coerenza»
è l'altra metodologia proposta per risol-
vere il problema della coerenza nelle
cache memory, risulta più flessibile ed
efficiente ma è sicuramente più costo-
so e complesso. In questo schema so-
no permesse copie multiple tra i dati,
ma non appena un processore modifica
una locazione x nella propria cache,
deve controllare tutte le altre cache per
invalidare le eventuali copie. Questa
operazione è detta «Interrogazione in-
crociata». L'implementazione più sem-
plice di questo schema prevede che
tutte le cache memory siano collegate
da un bus ad alta velocità attraverso il
quale il processore che aggiorna un
dato nella cache, trasmette l'indirizzo di
memoria del dato modificato. Questo
segnale fa sì che gli altri processori
rileggano il dato in questione dalla me-
moria centrale. Naturalmente è neces-
saria una logica di handshaking per assi-
curarsi che la lettura avvenga dopo che
il processore abbia scritto il dato nella
memoria comune. È ovvio che un'ope-
razione di interrogazione incrociata inva-
lida un dato solo se questo è presente
nella cache interrogata.
Conclusioni
Proseguendo nel nostro «viaggio» nel
mondo della elaborazione parallela, ab-
biamo analizzato due aspetti particolari
ma importanti dei sistemi multiproces-
sore. La rete di interconnessione e l'or-
ganizzazione della memoria riguardano
più la struttura del sistema che il suo
schema logico; la prossima volta, inve-
ce, dedicheremo la nostra attenzione ai
sistemi operativi per multiprocessore.
228
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
AT 286 12MHz
80286 16MHz operativi. I Mb RAM esp. a 4Mb
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14" monoerom. basculante bifreq.. I parallela .
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80286 2 1 MHz operativi. 1 Mb R AM esp. a 8Mb
su Piastra M/B NEAT-EMS gestore EMS Sha-
dow RAM per Bios. controller per 2FD e 2HD.
Floppy da 1.2Mb o 1.44Mb. HDda 20Mb Sea-
gate veloce 3,1/2, Tastiera Italiana 101 tasti,
scheda video Duale, Monitor 14" monocr. ba-
sculante bifreq., I parallela. 2 seriali
TUTTO A LIRE 1.850.000
AT 286 20MHz
80286 26MHz operativi, 1Mb RAM esp. 8Mb
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py da 1.2Mb o 1.44Mb. HD da 20Mb Seagate
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80386 25MH/.0WS. 32Kbcache memory, I Mb
RAM esp. 8Mb su Piastra madre, controller per
2FDe 2HD. Floppy da 1 .2Mb o 1 ,44Mb. HDda
20Mb Seagate veloce 3,1/2, Tastiera Italiana
1 0 1 tasti. Scheda video Duale. Monitor 1 4" mo-
nocr. basculante bifreq.. I parallela. 2 seriali
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386 33MHz
80386 33MHz 0WS. 32Kb cache memory esp..
1 Mb RAM esp. 8Mb su Piastra madre, control-
ler per 2FD e 2HD Floppy da 1 ,2Mb o 1 .44Mb.
HD da 20Mb Seagate veloce 3,1/2. Tastiera Ita-
liana 101 tasti. Scheda video Duale. Monitor
14" monocr. basculante bifreq.. 1 parallela, 2
seriali
TUTTO A LIRE 3.950.000
486 25MHz
80486 25MHzOWS Landmark 150MHz cache
memory 4Mb RAM controller 2FD 2HD Flop-
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di Raffaello De Masi
Cosa è
Dopo l'esposizione, la volta
passata, delle aree
d'interesse dei sistemi esperti
e dopo aver girovagato nelle
varie sfere di competenza, è
giunto il momento di parlare
in particolare di qualche
sistema presente sul
mercato, che assume, nel
surreale mondo
dell'Intelligenza Artificiale,
importanza per essere stato
un precursore, un polo di
paragone, o una realizzazione
avanzata e interessante.
Di Sistemi Esperti presenti sul
mercato ce ne sono molti; per
primo consentitemi di parlare
di uno che ho avuto modo di
vedere all'opera e a cui sono
affezionato non fosse altro
perché oltre ad avere valore e
funzione storica (nonostante
la particolarità della disciplina
che investe è stato uno dei
primi a essere sviluppato),
affronta argomenti che mi
sono congeniali per la mia
professione. Ma non è tutto,
parleremo, successivamente,
di ROSI E, un ambiente di
programmazione per SE,
ROSS un linguaggio object
oriented adatto per
simulazioni. TATR un
prototipo per gestire tattica
aerea, DEC un sistema
esperto per combattere il
terrorismo internazionale, e se
avremo il tempo e
l'occasione, di una
realizzazione di casa nostra,
destinata alla pianificazione
territoriale di una regione. Ma
avremo tempo per questo
Sistema Esperto
Oggi parleremo di Prospector. un
vecchio sistema esperto messo a punto
dall'Istituto di ricerca Stanford, e desti-
nato ad assistere una équipe di geologi
nella ricerca di depositi di minerali. Si
tratta della prima realizzazione in tal
senso, e forse a causa della relativa-
mente modesta indeterminatezza delle
problematiche affrontate funzionò, fin
dall'inizio, abbastanza bene e. con un
occhio anche al fatto economico, portò
ai realizzatori un discreto ritorno finan-
ziario e al committente lusinghieri suc-
cessi, in fatto di risultati ( Duda , Hart.
Nillson, Barret. Gaschnìg. Konolige. fle-
bo/?, e Slocum - Development of thè
Prospector consultation system for mi-
nerai exploratìon. SRI Report, Stanford
Research Institute. 333 Ravenswood
Avenue. Mento Park, CA, 10/78).
L'idea di Prospector nacque nel 1974
e il suo sviluppo durò, a varie riprese,
fino al 1983. Durante le varie fasi del
progetto nove diversi professionisti,
esperti nelle ricerche di minerali, forni-
rono il loro contributo ad uno staff parti-
colarmente ampio e articolato di inge-
gneri della conoscenza e di programma-
tori. La qualità di lavoro può essere
mediamente valutata in 30 persone-an-
no, cosa che ha portato alla fine alla
realizzazione di un prodotto di grande
qualità, in certi termini ineguagliato, Lo
sforzo molto articolato che si dovette
intraprendere fu motivato da diverse
ragioni; Prospector fu sviluppato diretta-
mente in Interlisp, un linguaggio di livel-
lo relativamente basso, che ovviamente
impose uno sforzo programmatorio non
comune; fu necessario e ritenuto fon-
damentale sviluppare un sofisticato pac-
kage di supporto destinato a funzionare
da coadiutore per le facility di acquisizio-
ne e sviluppo di conoscenza; e infine,
cosa non da poco, il sistema aveva
bisogno di una estesissima base di co-
noscenza. Prospector non é quello che
si suol dire un peso piuma; esso contie-
ne più di 1 000 regole, e usa una tasso-
nomia di termini geologici con più di
1200 elementi.
‘ Richard Duda. uno dei maggiori con-
tributori al progetto, descrive il funziona-
mento del sistema in questo modo:
Un geologo esegue una serie di os-
servazioni sull'area destinata a più ap-
profondito studio (strutture geologiche,
stratificazione, tipi di rocce, materiali,
minerali, e prodotti di alterazione pre-
senti e prevedibili). Questa osservazio-
ne, vera chiave di volta per la soluzione
del problema, viene confrontata con vari
modelli di depositi, evidenziando le ana-
logie. le differenze e le informazioni
mancanti. Il programma, a questo punto
interviene ponendo al geologo una serie
di domande destinate ad acquisire nuo-
ve rilevanti informazioni e si serve di
queste (e del modello in possesso) per
inquadrare le possibili caratteristiche del
giacimento presente.
La stessa versione di Prospector ha
una base di conoscenza con almeno tre
classi diverse di depositi di minerali.
Queste informazioni sono organizzate in
tre «modelli» di conoscenza; uno per
descrivere depositi di solfati, uno per
depositi di piombo-zinco e il terzo per
depositi di rame. Ogni modello contiene
regole combinate in reti semantiche,
come vedremo tra poco.
La struttura di funzionamento di Pro-
spector è mostrata nelle figure allegate;
c'è da dire che esso fu contemporanea-
mente un interessante e efficiente
esempio di SE; interessante da un pun-
to di Al perché per la prima volta furono
combinate in maniera cosi ampia rap-
presentazioni di conoscenza articolate
da una parte su reti semantiche, dall'al-
tra su un motore inferenziale ben artico-
lato su una estesa rete di regole; effi-
ciente perché, dal punto di vista scienti-
fico e economico dimostrò di saper
fornire valutazioni di notevole qualità. La
fase iniziale di test, che si basò, come
prevedibile, sull'analisi di informazioni
relative a giacimenti già conosciuti, mo-
strò che il programma era capace di
predire accuratamente la presenza e la
dislocazione di depositi di minerali con
un errore massimo del ' 18%.
Il sistema, sebbene avesse mostrato
eccellenti risposte già nella fase di spe-
rimentazione su dati certi, fu sottoposto
ad una prova per cosi dire sul campo,
inserendo certe informazioni circa un
deposito di minerali e verificando poi
l'esattezza delle risposte. Il test fu ese-
guito nel 1980 valutando una serie di
230
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
dati reaitivi ad un'area vicino a monte
Tolman. solo parzialmente esplorata
nella regione orientale dello stato di
Washington. Prospector analizzò i dati
geologici, geofisici e geochimici relativi
alla regione e predisse la presenza di un
filone di molibdenite in un determinato
punto. Perforazioni successive, esegui-
te da una compagnia mineraria, confer-
marono non solo i siti mineraliferi, ma
anche quelli sterili; non poteva esserci
migliore conferma dell'efficacia del si-
stema.
Lasciamo per un momento la descri-
zione dei sistemi esperti, per affacciarci
in un'area, per così dire, di servizi. Dopo
quanto detto circa Prospector (e dopo
quanto si dirà successivamente), viene
spontanea la domanda: come si svilup-
pa un grosso Sistema Esperto?
La risposta non è semplice; indipen-
dentemente da quanto diciamo in altre
pagine della rivista, occorre tener conto
che Prolog è un linguaggio piuttosto
recente; inoltre si tratta davvero del
primo passo verso l'AI, ma per costruire
un Sistema Esperto non basta disporre
di un linguaggio, ma occorre un vero e
proprio ambiente, cosa che tool come
Turbo Prolog certo non possono fornire.
Nel 1979 fu iniziata la messa a punto di
ROSI E un linguaggio di ingegneria della
conoscenza specificatamente realizzato
per costruire SE. ROSIE era la naturale
evoluzione di RITA, un linguaggio svilup-
pato precedentemente dalla Rand Cor-
poration. La sua peculiarità, che lo ren-
de unico, è la possibilità messa a dispo-
sizione del programmatore di descrivere
complesse relazioni in maniera abba-
stanza semplificata, e di manipolare tali
relazioni simbolicamente e deduttiva-
mente. Inoltre ROSIE fornisce un am-
biente interattivo, compilato, e mette a
disposizione una articolata messe di to-
ol di programmazione e debug.
Due cose rendono ROSIE particolare;
il fatto che la sintassi del linguaggio
consente all'utente di scrivere codici
che somigliano molto da vicino a fasi
della lingua inglese: il risultato è una o
più pagine «leggibili» nelle quali idee
anche complesse sono poste sotto una
forma per lo meno più familiare, (questa
caratteristica fu imposta fin dall'inizio,
per ridurre i problemi di redazione e
mappatura delle regole formali incorpo-
rate nel programma). La seconda cosa è
che ROSIE utilizza due potenti tool di
programmazione; la modellazione basa-
ta su regole e il calcolo orientato alla
procedura. Combinando questi due me-
todi il programmatore può definire pro-
cedure, chiamate blocchi di regole («ru-
leset») ognuno contenente regole che
chiamano altri blocchi. In questo ROSIE
produce programmi che risultano orga-
nizzati in maniera abbastanza simile a
quelli prodotti in LISP, vale a dire come
gruppi di funzioni o subroutine nidifi-
cate.
ROSIE (acronimo di Rute Oriented
System for Implementing Expertise)
usa, come dicevamo una sintassi molto
simile a quella della lingua inglese per
rappresentare fatti e regole. Una perso-
na anche non proprio specializzata in
programmazione potrà leggere un codi-
ce redatto con ROSIE e almeno com-
prendere a che cosa è destinato. Il
principio in base al quale fu imposta
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
231
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Una parziale
struttura tassonomica
Prospector Ida
Waterman. opera
questa corrispondenza partì dall'osser-
vazione e dall'assunto che un set ri-
stretto di regole della lingua parlata per-
mette di manipolare e codificare in ma-
niera abbastanza efficace ed efficiente
un'ampia area di soggetti (domini) da
leggere, interpretare, e nello stesso
tempo conserva una struttura sufficien-
temente formale da poter essere inter-
pretata da un computer.
Parlare di linguaggi english-like non
vuol dire, ovviamente, implementare
strutture tipiche della lingua inglese; è
sufficiente creare un gergo, abbastanza
rigido nella struttura ma elastico nell'u-
so, tanto da poter essere non franteso
dalla macchina. Un esempio finale di
regola, redatta con ROSIE potrebbe es-
sere la seguente:
[REGOLA A: RICERCA DELL'EVENTO
RESPONSABILE DELLA FERMATA DI
UN’AUTO]
IF l'auto si è spenta e non è stato
possibile più riaccenderla
e la temperatura dell'acqua è salita
continuamente
e il motore non gira neppure con
l'avviamento
e il livello dell'olio è basso
THEN il motore è grippato.
La forma di base delle regole di RO-
SIE [IF condizione, azione] viene comu-
nemente definita come regola descritti-
va (si confronti quanto abbiamo diverse
volte detto nella rubrica dedicata al Pro-
log) che, si badi la sottigliezza dell'argo-
mento, lavora in base a circostanze, più
che a fatti. I fatti vengono in questo
caso definiti come conoscenza descrit-
tiva.
ROSIE fu realizzato per costruire si-
stemi che ragionano simbolicamente.
Molti sistemi agiscono su parti di cono-
scenza o esperienza che. normalmente
si associa con aspetti umani. Gli esperti
umani conoscono fatti, asserzioni, sulla
loro area di esperienza (medicina, archi-
tettura, geologia) e conoscono regole e
inferenze che consentono di muoversi
nel dominio di conoscenza specifico. Le
regole inferenziali (si confronti lo stesso
articolo nel numero 1/90) non sempre,
comunque, permettono di giungere a
risposte corrette. Come dicemmo ap-
punto nel numero della rivista citato
esse non si basano su algoritmi formali,
ma su regole euristiche, regole guidate
da opportuni processi di ragionamento.
È da questo «ambiente» che proviene il
concetto e il costrutto di un Sistema
Esperto.
I sistemi basati su regole, come RO-
SI E appunto, forniscono una appropriata
metodologia per l'implementazione dei
Sistemi Esperti. Le regole sono formali-
smi naturali destinati a catturare e gui-
dare la conoscenza, avendo inoltre una
adeguata flessibilità per consentire uno
sviluppo di essa. A seconda del mutare
di un problema, un sistema basato su
regole può essere facilmente modifica-
to o esteso, mentre un programma tra-
dizionale richiede, nella maggior parte
dei casi, una drastica ristrutturazione
per adeguarsi alle nuove esigenze. Ad
esempio, se un meccanico ha bisogno
di aggiungere nuove regole al suo Siste-
ma Esperto per la diagnosi della fusione
dei motori, magari applicati a un motore
rotativo Wankel, deve solo estendere il
suo Sistema Esperto per accettare nuo-
ve diagnostiche (ad esempio, soffio allo
scarico e all'aspirazione).
I Sistemi Esperti basati su regole ge-
neralmente contengono tre componenti
principali (e una serie di accessori):
• un database di fatti e asserzioni rela-
tivo ad un dato soggetto;
• una serie di regole redatte nella for-
ma descritta in precedenza;
• un motore inferenziale (detto talvolta
anche monitor), che applica le regole
con il conforto dei dati del database. Un
motore inferenziale serve anche a verifi-
care se due o più regole possono inter-
ferire, e comunque, sempre in base a
scelte euristiche, determina quale è la
esatta regola da scegliere.
ROSIE supporta tutte e tre le compo-
nenti appena descritte. Asserzioni o di-
nieghi modificano il database dei fatti, in
base ai blocchi di regole predefiniti.
ROSIE fornisce inoltre tre tipi diversi di
motore inferenziale; sequenziale, ciclico
e random. Ma consente in ogni caso, in
mano a un buon ingegnere della cono-
scenza, di realizzare motori ad hoc. se-
condo determinate specifiche. Questa
libertà d'azione permette di rendere la
base di conoscenza molto flessibile, in
modo da creare strategie di controllo
personalizzate, ricerca di conseguenze
(mettendo insieme fatti e conoscenze
del database) con il metodo dell'aggan-
cio avanti o indietro (in gergo «forward
chaining» e «backward chaining»). Non
solo, ma proprio per evidenziare la po-
tenza di tale rete, è possibile combinare
insieme tutte queste caratteristiche per
il miglior risultato.
Anche stavolta terminiamo la nostra
carrellata su Sistemi Esperti: ma siamo
solo agli inizi; anche nella prossima par-
leremo di ROSIE, per vedere, nei parti-
colari come fu strutturato e come, su di
essa, si basarono altri SE famosi. M
232
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
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c
dì Corrado Gius tozzi
Scrivere programmi portabili
Prima parte:
dipendenze dall'hardware
Non sempre è possibile o
addirittura opportuno scrivere
programmi completamente
portabili, però è generalmente
meglio tentare di minimizzare
le dipendenze del proprio
codice dagli aspetti troppo
particolari legati all' hardware o
al software su cui si sviluppa.
La maggiore o minore
portabilità di un programma
dipende da diversi fattori che
è bene conoscere a fondo per
poter agire su di essi con
cognizione di causa
Una delle caratteristiche per cui il C
va più famoso è quella di essere un
linguaggio particolarmente «portabile».
Ciò è generalmente vero anche se qual-
siasi affermazione di cosi elevata gene-
ralità finisce spesso per non dire niente.
Cosa significa in effetti «portabile»?
Chi mi segue da tempo avrà certa-
mente notato l'enfasi con la quale insi-
sto sulla realizzazione di programmi por-
tabili, in particolare fra gli ambienti DOS
e Unix. In effetti tutto il codice che ho
presentato su queste colonne in tutti
questi anni può essere indifferentemen-
te compilato sotto l'uno o l'altro siste-
ma operativo senza alcuna modifica. Ciò
però non significa che la portabilità di un
programma sia un sottoprodotto auto-
matico del fatto di stare usando il C;
tutt'altro, essa deve essere raggiunta
mediante un accurato progetto del pro-
gramma ed un suo attento sviluppo sin
dalle prime fasi. La portabilità viene
sempre ottenuta a scapito di qualche
altra caratteristica del programma; essa
è un compromesso e come tale alle
volte capita di doverla sacrificare in
cambio di qualche altro vantaggio. Vi
sono cioè delle situazioni in cui sempli-
cemente non si può scrivere codice del
tutto portabile. Ma ciò non vuol dire
comunque che si debba rinunciare com-
pletamente ad essa: esistono vari livelli
intermedi di dipendenza dall'ambiente
locale per cui è sempre possibile trova-
re il migliore bilanciamento fra portabili-
tà e, mettiamo, efficienza di un pro-
gramma.
Questi sono i principali temi connessi
alla portabilità del software. È chiaro
che le esigenze di portabilità sono mol-
to importanti ma é altresi evidente che
esse non sono sempre le più importanti
in assoluto. Certo più un programma è
portabile e meglio è, ma é solo l'espe-
rienza e la conoscenza di tutti i problemi
connessi alla portabilità che consentono
al programmatore di ottenere il migliore
compromesso possibile in ogni data oc-
casione. Ecco dunque che, come prose-
guimento ideale delle ultime due punta-
te dedicate al raggiungimento di una
buona compatibilità fra programmi per
DOS e per Unix, ho pensato di occupar-
mi specificamente dei problemi generali
della portabilità di un programma C. Il
discorso che farò tenderà dunque ad
identificare ed analizzare le tre principali
aree di non-portabilità (hardware, com-
pilatore e sistema operativo) suggeren-
do di volta in volta i comportamenti
migliori per evitare le molte insidiose
«bucce di banana» che si incontrano
lungo il cammino
Cos'è la portabilità ?
Il linguaggio C. si dice, è «portabile».
Cosa vuol dire? Essenzialmente due co-
se: primo che si trovano compilatori C
su molti computer anche architettural-
mente differenti; secondo che le varie
implementazioni del linguaggio disponi-
bili sulle diverse macchine in commer-
cio non differiscono significativamente
l’una dall’altra. A questa favorevole si-
tuazione si è giunti per una fortunata
serie di circostanze che già ho illustrato
in dettaglio nelle primissime puntate di
questa rubrica: esse sono in sostanza
riconducibili al fatto che il C è un lin-
guaggio relativamente «povero» dal
punto di vista sintattico e dunque facile
da implementare (un compilatore C può
essere scritto con relativamente poca
fatica) e che esso cominciò a diffonder-
si uscendo dai Bell Labs quando era già
un linguaggio maturo e stabile. Come
conseguenza di ciò si suppone che un
«programma normale» possa essere
compilato senza modifiche e con suc-
cesso su macchine differenti mante-
nendo inalterata la sua funzionalità. Tut-
to bello ma c'è ovviamente un punto
debole: il «programma normale» non
esiste! Un programma intrinsecamente
234
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
portabile dovrebbe non avere interazioni
troppo strette con l'utente né sfruttare
caratteristiche locali del sistema operati-
vo o dell'hardware e ciò è ovviamente
impensabile. Oltre alla consistenza del
linguaggio in sé, dunque, per avere una
portabilità di base garantita fra ambienti
diversi è necessario che anche le princi-
pali librerie di funzioni siano compatibili.
Ricordo infatti che il C, proprio per moti-
vi di portabilità, é un linguaggio forte-
mente «esternalizzato»: la maggior par-
te delle funzionalità che in altri linguaggi
sono intrinseche al linguaggio stesso
sono in esso implementate come fun-
zioni di libreria. L'esempio classico è
costituito dalle funzionalità di I/O o da
quelle di manipolazione delle stringhe
che non sono implementate tramite
istruzioni native del linguaggio ma ap-
punto come funzioni esterne.
Fortunatamente questo primo livello
di compatibilità costituito dall'uniformità
del nucleo del linguaggio e delle funzio-
ni di libreria di base è quasi ovunque
superato. Si può anzi dire che esso non
sia più virtualmente un problema grazie
all'avvenuta standardizzazione del lin-
guaggio C ad opera dell'ANSI (e presto
dell’ISO), che garantisce una uniformità
controllata e certificata fra ambienti di-
versi. C'è da dire che anche prima del-
l'avvento dell'ANSI la portabilità di base
del C si poteva ritenere assai buona
grazie al fatto che tutte le varie imple-
mentazioni ricalcavano in modo più o
meno fedele lo standard «di fatto» co-
stituito dal linguaggio descritto nel K&R
e dalla libreria standard di Unix. Ora
comunque l’ANSI ha ufficialmente stan-
dardizzato non solo la sintassi del lin-
guaggio, aggiornandolo ed aggiungen-
dovi alcune nuove caratteristiche, ma
anche la libreria standard di base. Cosic-
ché ora ogni implementazione del C che
sia ANSI-compatibile possiede certe ca-
ratteristiche minime irrinunciabili che
garantiscono almeno la portabilità di
«primo livello». (Per una descrizione
dettagliata del C ANSI e delle sue diffe-
renze principali nei confronti del C K&R
vi rimando alla puntata specifica pubbli-
cata su MC 82 di febbraio 1989).
Le fonti deU'incompatibilità
Potrebbe allora sembrare che il pro-
blema della portabilità non esista affat-
to. E invece no. vi sono altre fonti di
incompatibilità che non sono legate di-
rettamente alla sintassi del linguaggio e
che proprio per questo motivo, purtrop-
po, sono assai più sottili e difficili da
identificare. Ed è proprio di queste in-
CHAR_B I T
SCHAR_M 1 N
SCHAR_MAX
UCHAR_MAX
CHAR_M 1 N
CHAR_MAX
MB_LEN_MAX
SHRT_M I N
SHRT_MAX
USHRI_MAX
INI M I N
I N T _M A X
U I N T _M A X
L0NG_MIN
L0NG_MAX
UL0NG_MAX
Figura I - Gli identificatori predefiniti nello header stai
ANSI, danno informazioni sulle dimensioni dei tipi ir
compatibilità di «secondo livello» che
parlerò in questa sede. Esse nascono
dalle inevitabili differenze fra un compu-
ter ed un altro e si manifestano quando
il programma è in qualche maniera di-
pendente dalla struttura fisica o dalle
convenzioni operative dell'ambiente lo-
cale. Chiariamo subito che molte di es-
se possono essere eliminate con un'ac-
corta programmazione mentre altre, per
definizione, sono e resteranno insoppri-
mibili: ad esempio è chiaro che un
device driver è scritto per uno specifico
hardware e non può essere «portato»
ad un hardware diverso. Tuttavia anche
in questo caso limite è sempre possibi-
le minimizzare le dipendenze del soft-
ware dallo specifico hardware in modo
che risulti più facile, ad esempio, adatta-
re lo stesso device driver ad un disposi-
tivo differente senza doverlo necessa-
riamente riscrivere da capo. Non è una
portabilità al 1 00% ma è sempre meglio
di nessuna portabilità, e comunque è
una non-portabilità ragionata e non ca-
suale.
Vediamo dunque di classificare a
grandi linee le fonti di incompatibilità
secondarie prima di analizzarle singolar-
mente. Procedendo dal basso verso l'al-
to possiamo dire che esse possono
essere legate a particolari assunzioni
riguardanti l'hardware. il compilatore, il
sistema operativo o l'ambiente locale in
genere. Ciascuna di queste tre grandi
aree ha le sue problematiche e le sue
differenti soluzioni che vedremo in det-
taglio ora e in futuro. In generale co-
munque va sottolineato che è il fatto
stesso di sfruttare nel proprio software
una conoscenza predefinita riguardante
qualche aspetto locale a creare non
portabilità verso sistemi caratterizzati da
>er un unsigned short
■r un signed int di default
ler un signed int di default
>er un unsigned int di default
•r un signed long
ier un signed long
>er un unsigned long
1 LIMITS.H. obbligatorio in ogni implementazione
aspetti anche solo secondariamente dif-
ferenti. Ad esempio un programma che
assuma per i nomi dei propri file il
formato «otto punto tre» tipico dell'M-
SDOS non sarà direttamente portabile
verso ambienti dove le convenzioni lo-
cali per i nomi dei file siano diverse; un
programma che assuma una lunghezza
di parola di trentadue bit non sarà facil-
mente portabile su processori a sedici
bit; un programma che sfrutti particolari
estensioni fornite da un certo compila-
tore non sarà portabile verso compilato-
ri strettamente aderenti allo standard; e
via dicendo per una infinità di casi più o
meno eclatanti. In ognuno di essi occor-
re identificare i punti critici e decidere
se la non portabilità che essi comporta-
no è un male necessario o no. Spesso
non è facile decidere, e alle volte non è
neppure facile riconoscere che una cer-
ta caratteristica comporti un problema
di portabilità. Nella discussione che fa-
remo voglio dunque soprattutto sensibi-
lizzarvi verso le istanze di portabilità,
facendovi notare come certi piccoli ac-
corgimenti a prima vista insignificanti
siano invece importantissimi e sottiline-
ando quali pratiche di programmazione
siano sicure e quali siano sconsigliabili e
perché. Come dicevo in apertura, si può
anche rinunciare alla portabilità: ma lo si
deve sempre fare coscientemente in
cambio di qualcos'altro, mai per scarsa
cura o per errore.
E dopo questa necessaria premessa
entriamo nel vivo del discorso occupan-
doci innanzitutto di vedere in che modo
le dipendenze dall'hardware possono
creare problemi di portabilità ai nostri
programmi. Nella prossima puntata ve-
dremo invece i problemi creati dalla
dipendenza dal software.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
235
c
Dimensione di parola
Il C, lo sappiamo, è un linguaggio di
alto livello che però gode di una certa
«vicinanza» con la macchina. Ciò è ge-
neralmente un vantaggio ma comporta
come contropartita il fatto che un uso
eccessivo o disattento di tale vicinanza
può generare seri problemi di portabili-
tà. Uno dei principali è quello che riguar-
da la dimensione delle varie quantità
fondamentali usate nei programmi, sia-
no essi interi, puntatori o valori in virgo-
la mobile. Avere conoscenza delle loro
dimensioni può alle volte consentire utili
sull'Intel 80286 e sul PDP-1 1 è a sedici
bit come lo short.
É chiaro a questo punto che già l'as-
sumere una certa dimensione per i tipi
espliciti può creare problemi, ma a mag-
gior ragione ne crea il fare affidamento
su una certa dimensione per l'intero
generico. Se nel proprio codice si sfrut-
ta in qualche modo la conoscenza aprio-
ristica della dimensione dell'int generico
si rischia che esso non funzioni più
quando venga portato su un processore
differente. E se il passaggio da una
macchina a sedici bit ad una a trentadue
bit può essere relativamente priva di
dei vari tipi base sul particolare hardwa-
re a disposizione (vedi figura 1), La
compilazione condizionale basata su tali
informazioni permette di ottenere codi-
ce direttamente portabile fra implemen-
tazioni ANSI.
Collegata alla dimensione dei tipi inte-
ri è quella dei puntatori: qui il discorso è
molto più delicato per via della criticità
del codice che fa uso di puntatori
nonché della deprecabile tendenza di
certi programmatori ad effettuare con
disinvoltura particolari trucchi consisten-
ti nell'assegnare puntatori a variabili in-
tere e viceversa. Ovviamente questo
Figura 2 - Gli identifi-
catori predefiniti nello
header standard
FLOATH. aneli 'esso
obbligatono in ogni im-
plementazione ANSI,
danno invece informa-
zioni sulle dimensioni
dei tipi in virgola mo-
bile.
trucchi di programmazione ma diminui-
sce la generalità dei programmi e dun-
que ne limita la portabilità. E vediamo
subito perché, cominciando dal caso
classico degli int.
Sappiamo tutti che vi sono diversi
modi di dichiarare in C una variabile
intera: le sì può dare una dimensione
esplicita (short o long) o la si può lascia-
re con dimensione implicita (int). In nes-
suno di questi casi, se notate, si fa
riferimento assoluto ad una determinata
dimensione in bit. Vero è che sulla
maggioranza dei moderni processori lo
short corrisponde generalmente a sedi-
ci bit ed il long a trentadue, ma ciò non
è affatto obbligatorio (provate ad esem-
pio a vedere cosa succede su un Cray!).
Tutto ciò che è garantito è che uno
short è inferiore o tutfal più uguale ad
un long e basta. La dichiarazione int
«generica» corrisponde di norma alla
dimensione dei registri del particolare
hardware costituendo cosi il formato
più efficiente da maneggiare per la
CPU; però a priori non si possono fare
assunzioni sulla sua dimensione, che
può essere equivalente a quella di uno
short o a quella di un long a discrezione
della particolare implementazione. Ad
esempio un int sull'Intel 80386, sul Mo-
torola 68K e sul VAX è a trentadue bit
come il long mentre sull'Intel 8086,
problemi (salvo il caso degli shift che
vedremo prossimamente) il passaggio
contrario ne crea sicuramente. Ricordo
a questo proposito che non tutti i com-
pilatori segnalano come warning i tenta-
tivi di assegnare un long ad uno short, e
sicuramente nessuna implementazione
controlla gli overflow a runtime. Dunque
ci sono molte probabilità che un pro-
gramma con problemi dimensionali su-
gli int compili regolarmente salvo poi
andare in crash o. peggio, fornire risulta-
ti errati senza dare altri segni di malfun-
zionamento. E i mal di testa in questo
caso si sprecano!
È dunque buona norma ricorrere alle
dichiarazioni esplicite ogniqualvolta il
proprio codice dipenda dalla dimensione
di parola del processore, assegnando
short e long a seconda della effettiva
necessità e lasciando int solo quelle
variabili per le quali la dimensione di
parola non ha importanza. Naturalmente
è possibile usare l'operatore sizeoff) per
conoscere la dimensione dei vari tipi in
modo da lasciare al programma stesso
la scelta di come comportarsi, magari in
sede di compilazione condizionale. Va
detto a questo proposito che lo stan-
dard ANSI prevede appunto la presenza
obbligatoria dello header limits.h nel
quale sono elencate, sotto forma di
identificatori predefiniti, le dimensioni
tipo di programmazione, che assume
esplicitamente l'uguaglianza dimensio-
nale fra interi e puntatori, va assoluta-
mente evitata in quanto poco «pulita»
ed estremamente poco portabile. Oc-
corre però notare che esistono situazio-
ni in cui un costrutto perfettamente
lecito e «pulito» può creare insospetta-
bili problemi di portabilità. Il caso in
questione è quello della differenza fra
puntatori. Sappiamo che in C è sempre
possibile sottrarre un puntatore da
un'altro: il risultato è un intero che
rappresenta l'offset fra i due puntatori
misurato in char (i quali solitamente
corrispondono univocamente ai byte
della memoria). Bene, viene spontaneo
supporre che tale differenza sia di tipo
int; purtroppo però ciò non è affatto
stabilito a priori: essa potrebbe essere
invece long o unsigned e dunque creare
problemi di overflow al momento del-
l'assegnazione ad una variabile dichiara-
ta genericamente int. Tale situazione si
evita usando sempre il tipo di maggiore
capacità per memorizzare la differenza
fra puntatori ovvero, ma solo nello stan-
dard ANSI, usando per tale differenza il
tipo speciale ptrdiff_t. Esso è dichiarato
nello header stddef.h ed esiste proprio
per risolvere questo tipo dì problemi di
compatibilità, in quanto è garantito es-
sere sufficientemente ampio per conte-
236
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
nere il risultato della differenza fra pun-
tatori; owiamente esso corrisponde in
ultima analisi ad uno short o ad un long
a seconda della particolare macchina su
cui ci si trova.
E sempre restando nel campo dei
puntatori occorre anche fare attenzione
al puntatore nullo simbolicamente indi-
cato con NULL; in particolare non si
può fare affidamento sul fatto che esso
sia equivalente ad un normale zero inte-
ro e dunque i cast del tipo (char) 0 sono
da evitarsi.
Un discorso analogo a quello relativo
agli interi si può infine fare per la preci-
sione delle variabili in virgola mobile. Lo
standard ANSI oltre ai tipi classici float
(singola precisione) e doublé (doppia
precisione) ha introdotto l'ulteriore tipo
long doublé la cui modalità di imple-
mentazione è lasciata libera. Tutto ciò
che è garantito è che la precisione
(ossia il numero di cifre significative) del
long doublé è quantomeno uguale a
quella del doublé, la quale a sua volta è
quantomeno uguale a quella del float.
Sui processori Intel 80x86 ad esempio il
float è a trentadue bit. il doublé a ses-
santaquattro ed il long doublé è ad
ottanta bit in modo da corrispondere col
formato dei registri interni dei coproces-
sori numerici 80x87. Esistono tuttavia
compilatori che considerano i long
doublé equivalenti ai doublé. Anche in
questo caso lo standard ANSI prevede
che nell'apposito header float.h siano
elencati degli speciali identificatori pre-
definiti che riportino la precisione dei
vari tipi floating point in modo da con-
sentire, tramite compilazione condizio-
nale, di scrivere codice il più possibile
portabile (figura 2).
Ordinamento dei byte
Un secondo ordine di problemi, an-
ch'essi piuttosto comuni, nascono dal
differente modo adottato dalle diverse
CPU di ordinare in memoria i byte delle
word e delle doublé word. Si tratta di
questioni che si affacciano alla ribalta
quando si ha necessità di analizzare i
singoli byte di una variabile o di leggere
ed interpretare file di dati binari scritti
da un computer differente. Tutto deriva
dal fatto che non vi è un modo univoco
fra i vari hardware di ordinare in memo-
ria i byte di una word e le word di una
doublé word. Come esempio per quan-
to riguarda il caso dell'ordinamento del-
le word (parole di sedici bit) notiamo
che sia i processori Intel 80x86 che i
VAX ed i PDP-1 1 memorizzano per pri-
mo (ossia a locazioni inferiori) il byte
meno significativo e per secondo quello
più significativo, mentre i processori
Motorola 68K e Z8000 fanno esatta-
figura 3 - Nell'Intento del programmatore questa
union dovrebbe servire ad accedere ai singoli byte
di un long Tuttavia vi sono due gravi erron di
portabilità: in primo luogo non è sempre detto che
un long sia formato da quattro byte, in secondo
luogo l'ordinamento dei byte nella rappresentazione
in memoria di un long non 6 noto a priori e varia da
macchina a macchina
mente il contrariò. Ancora peggiore è il
caso delle doublé word (parole di trenta-
due bit) nel quale i casi teoricamente
possibili sono quattro: la word meno
significativa può infatti essere posta pri-
ma o dopo, ed in ciascun caso il byte
meno significativo può essere messo
prima o dopo. Tanto per esemplificare,
se diciamo B0 B1 B2 e B3 i quattro byte
della doublé word, i processori Intel
80x86 ed il VAX usano la sequenza B0
B1 B2 B3 (word meno significava prima
con byte meno significativo prima), il
PDP-11 usa la sequenza B2 B3 B0 B1
(word meno significativa dopo con byte
meno significativo prima), il 68K e lo
Z8000 usano la sequenza B3 B2 B1 B0
(word meno significativa prima con byte
meno significativo dopo). Insomma una
bella confusione; appare dunque chiaro
che ogni programma che faccia uso
diretto della conoscenza sul modo in cui
il processore ordini i byte in memoria
risulta intrinsecamente non portabile.
Come esempio di casi in cui si sfrutta
implicitamente questa conoscenza cito
il comune uso di strutture ed unioni per
separare i vari byte di una variabile
intera e la tendenza ad effettuare cast
su strutture formate da array di byte per
convertirle a tipi long e viceversa (figura
3). Da notare come ulteriore conse-
guenza che l'uso delle funzioni di libre-
ria fwritef) e freadO per scrivere o legge-
re in un colpo solo intere strutture o
variabili può creare problemi di non por-
tabilità dei file di dati; esse infatti opera-
no sui file mantenendo lo specifico ordi-
namento nativo che vige sul proprio
hardware, cosicché l'ordine dei byte nel
file può essere differente da quello che
si crede.
Le soluzioni in questo caso sono mol-
teplici. Per accedere ai byte di una
variabile di tipo intero conviene usare
shift e mascherature, magari definendo-
si apposite macro alla bisogna. Per
quanto riguarda i file, se vi è necessità
di portarli a macchine dalla differente
architettura l'unica cosa da fare è salva-
C
re le variabili e le strutture un byte alla
volta secondo un ordinamento scelto
dal programmatore ed indipendente dal-
la rappresentazione interna. Ricordo che
un esempio pratico di applicazione di
questa ultima tecnica lo potete trovare
in uno dei moduli del programma di
compressione di dati huffman.c discus-
so qualche mese fa. il quale provvedeva
appunto a creare dei file portabili aventi
formato indipendente dalla struttura
hardware della macchina (cfr. in partico-
lare MC 88. settembre 1989. e MC 89,
ottobre 1989, dove sono descritte le
routine in questione).
Aritmetica del processore
Un caso più raro ma ugualmente criti-
co di dipendenza troppo stretta dall-
'hardware è quello in cui il programma
faccia delle assunzioni riguardo al tipo di
aritmetica del processore. Sappiamo
che alcuni processori utilizzano il tipo di
aritmetica in complemento ad uno ed
altri quella in complemento a due. Ciò
rende intrinsecamente non portabili al-
cuni comuni trucchi di programmazione,
quali quello per cui si assegna ad un
byte o ad una word il valore -1 nell'in-
tenzione di impostarne a 1 tutti i bit. Ciò
funziona solo su macchine in comple-
mento a due (quali i microprocessori
Intel 80x86) perché su una macchina in
complemento ad uno la rappresentazio-
ne binaria di -1 non è 11111111 ma
11111110.
Occorre inoltre tenere presente che
in una macchina in complemento ad
uno esistono due rappresentazioni per
lo zero (una positiva ed una negativa) e
quindi alcuni test eseguiti direttamente
a livello dei bit potrebbero dare risultati
erronei. Ovviamente un codice che
sfrutti i normali operatori relazionali for-
niti dal linguaggio è del tutto immune da
quest'ultimo ordine di problemi.
Conclusione
Questi che abbiamo visto sono i prin-
cipali casi di non portabilità dovuti ad
una troppo stretta dipendenza del pro-
gramma dall'hardware sottostante. In
fin dei conti si può dire che nessuno di
essi è particolarmente critico ed anzi
tutti sono facilmente evitabili una volta
riconosciuta l'importanza di farlo. La
prossima volta passeremo a vedere i
problemi provocati da particolari assun-
zioni fatte sul comportamento del com-
pilatore e scopriremo che le cose si
complicheranno un pochino.
Appuntamento come al solito fra
trenta giorni.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
237
TURBO PASCAL
d,S, V o Polir,
La unit TSR al lavoro
Approfitto anche questa volta
del corsivo iniziale per
scambiare due chiacchiere
con un lettore. Francesco
Guarnieri, di Lastra a Signa
(FI), mi ha scritto di aver
copiato con grande attenzione
i listati della unit EXECSWAP
(ottobre, novembre e
dicembre 1989), che però non
funzionerebbe in modo
corretto. Prima di lui anche
Edgardo Firinu Missio di
Monfalcone (GO) aveva
lamentato un analogo
inconveniente, ma poco dopo
mi aveva riscritto per
comunicarmi di aver
finalmente risolto il problema:
un MOV DS. AX gli era
diventato MOV DX. AX.
Nessun altro lettore, e nessun
utente di MC-Link, ha mai
denunciato difficoltà con la
unit, i cui listati, cosi come
tutti quelli pubblicati, non
sono altro che la riproduzione
fotografica di sorgenti che,
una volta compilati, hanno
funzionato regolarmente
almeno su una macchina.
Spesso (come nel caso di
EXECSWAP e TSR) su più di
una. Consiglio quindi a
Francesco Guarnieri di
controllare ancora una volta.
Una sola. In caso di ulteriori
problemi mi riscriva pure:
troveremo comunque una
soluzione
La volta scorsa abbiamo finalmente
terminato l'illustrazione dei sorgenti del-
la unit TSR, dandoci appuntamento a
questo mese per vedere un paio di
esempi concreti, È stato un lungo cam-
mino: il discorso era cominciato a gen-
naio, ma per alcuni temi (struttura del
PSP, «contesto» di un programma, ecc.)
si potrebbe risalire ancora più indietro
nel tempo. Visto che siamo alla fine di
un lungo cammino, posso confessarvi
che ero preparato ad alcune critiche:
non esiste un unico modo per scrivere
una unit del genere, e fin dall'inizio
avevo accennato alle diverse soluzioni
adottate da alcuni autori americani. Non
ho mai pensato di aver risolto ogni
problema nel modo migliore. Visto che
però le critiche non sono arrivate (nep-
pure dai numerosi utenti di MC-Link che
da tempo hanno prelevato la unit via
modem) farò da solo; si può infatti
ripetere per il programmatore quanto
una volta Einstein disse per lo scienzia-
to: è lui che sa «dove la scarpa fa
male»; è proprio l'autore di un program-
ma, o di una teoria, quello che meglio
ne conosce i punti deboli. Vi mostrerò
quindi dove modificherei la unit per ren-
derla più versatile e più funzionale.
SNAP.PAS
Vediamo intanto un primo esempio di
uso della unit. Dal momento che, come
ormai ben sapete, abbiamo attinto a
piene mani dalla MS-DOS Encyclopedia.
mi sembra giusto iniziare dalla versione
in Turbo Pascal del programma residen-
te lì illustrato. Si chiama SNAP.ASM e
non fa altro che salvare su disco, in un
file chiamato SNAP.IMG, una «immagi-
ne» dello schermo, cioè una copia della
memoria video. La sua «traduzione» in
Turbo Pascal (figura 1) è piuttosto sem-
plice. ma già consente di mettere a
fuoco importanti dettagli.
(*SM 4096,0,0*)
Figura 1
SNAP.PAS, la
versione in Turbo
Pascal di SNAP ASM.
il programma
residente illustralo
nella MS-DOS
Encyclopedia
vasche rinata.
238
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
TURBO PASCAL
In primo luogo notiamo alcune diretti-
ve di compilazione. Con la direttiva $M
limitiamo a 4096 byte lo spazio da riser-
vare allo stack e non lasciamo nulla per
lo heap, in modo da contenere al mini-
mo l'occupazione di memoria; è soprat-
tutto importante ricordare di stabilire
una dimensione massima «non ingom-
brante» per lo heap. Con la direttiva $S
disabilitiamo il controllo dello stack
overflow ; molte routine della unit ven-
gono infatti eseguite usando lo stack
del programma interrotto (quando si
controlla se sussistono le condizioni per
un'attivazione), poi. appena attivato il
programma residente vero e proprio,
viene momentaneamente ripristinato lo
stack che questo aveva in origine, al
momento della installazione. I meccani-
smi di controllo dello stack overflow
non prevedono ovviamente che si passi
repentinamente da uno stack ad un
altro, e vanno quindi disabilitati.
Più giu troviamo la dichiarazione delle
variabili, la prima delle quali appartiene
ad un tipo «esportato» dalla unit. Ricor-
derete che il tipo BuffVìdeo e la variabi-
le MemoriaVideo erano stati dichiarati
nella interface della unit proprio per
possibili applicazioni di questo tipo.
Il corpo principale del programma si
limita ad assegnare alla variabile f il
nome del file e ad installare il program-
ma. I parametri passati alla procedura
Installa sono nell'ordine: il nome del
programma residente, la procedura da
eseguire quando il TSR può essere atti-
vato, il byte di identificazione, il codice
di scansione del tasto da premere per
l'attivazione (zero per «solo i tasti di
shift» ). il byte che designa la combina-
zione desiderata dei tasti di shift (6 sta
per "4 + 2". ovvero: Ctrl + Shift sini-
stro). SalvaSchermata è un parametro
procedurale e quindi, come tutti i para-
metri di questo tipo, deve essere il
nome di una procedura da chiamare con
una far cali: di qui l’uso — obbligatorio
anch'esso — della direttiva $F.
Una volta rispettate queste poche re-
gole, si può scrivere in piena libertà il
(«SM 8192,0,0*)
Program TsrDemo;
Testo « White;
Sfondo = Blue;
type
SetChar • set of char;
Nome: stringi
f: file;
k: char;
procedure Box(x0, yO, xl, yl : integer);
begin
GotoXf(xO.yO); Urite<#218);
for i := xO+1 to xl-1 do
Urite<#196);
Write(#191);
for i :■ yO*l to yl-1 do begin
GotoXY ( xO , i ) ; Write(#179);
GotoXVfxl , i ) ; Write(#179>
GotoXY(xO.yl); Write(#192);
for i :■ x0»l to xl-1 do
Hrite<#196>;
write(#217)
functlon Readstring( var s:strlng; Col, Riga, Max: integer; Ammessi : SetChar ) : char;
k: char;
p: integer;
Ins: boolean;
PrevStr: string;
begin
TextColor(Black) ;
TextBackGround(LightGray ) ;
Ins := TRUE;
CtrlBreak :- FALSE;
p := Length(s);
repeat
GotoXY(Col , Riga);
Urite! s, 1 ' : (Max-Length(s) ) ) ;
GotoXY(Col+p, Riga);
k := ReadKey;
if CtrlBreak then begin
s :=■ 'CtrlBreak';
k := (713;
CtrlBreak :• FALSE
(* if CtrlBreak then begin *)
(* k :• #27; *)
(* CtrlBreak := FALSE *)
if k = «0 then begin
k := ReadKey;
case k of
#71: p :■= 0;
#79: p := Length(s);
#82: Ins := not Ins;
#75: if p > 0 then Dec(p);
#77: if p < Length(s) then Inc(p);
#83: if p < Length(s) then
Deletets, p*l, 1);
else begin
case k of
#3: begin
Ctrl-C *)
(continua a pag 2401
239
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
TURBO PASCAL
codice della procedura da attivare; uni-
ca avvertenza, usare la funzione Erro-
relO invece della tradizionale lOResult
(ricordo anche che, come abbiamo visto
nell'appuntamento di febbraio, va evita-
to l'uso delle procedure Intr o MsDos
— o di istruzioni inline o di moduli in
assembler — per chiamare funzioni
DOS comprese tra la 01 h e la OCh). Nel
caso di SNAP.PAS si è seguita una
strategia molto semplice: se si è verifi-
cato un qualsiasi errore non si scrive
nulla sul file SNAP.IMG. Punto.
TSRDEMO.PAS
Nel file TSRTP100.ZIP, in cui sono
racchiusi i file ASM, OBJ, PAS e TPU
della unit TSR a beneficio degli utenti di
MC-Link. è presente anche un «demo»
un po’ più complesso. Una volta che si
abbia a disposizione la unit, si possono
scrivere infiniti tipi di programmi resi-
denti; il punto più delicato è comunque
sempre lo stesso: non si può permette-
re che un errore, soprattutto un «errore
critico», provochi la terminazione ano-
mala delle operazioni, con conseguenze
facilmente immaginabili. Il programma
TSRDEMO.PAS (figura 2) ha proprio lo
scopo di collaudare la «resistenza» della
nostra unit a questo tipo di inconve-
nienti.
La' novità più appariscente rispetto a
SNAP.ASM è rappresentata dalla pre-
senza di vari strumenti per l' interattività
con l'utente: si apre una finestra borda-
ta, si mostrano messaggi, si chiede un
input dalla tastiera. La funzione Read-
String già ci consente di vedere come
usare un'altra variabile esportata dalla
unit. CtrIBreak. La variabile viene posta
uguale a FALSE all'inizio, e poi dopo
ogni volta che viene trovata TRUE. cosa
che avviene appunto se l'utente preme
Ctrl-Break. grazie alla -sostituzione della
routine associata all'INT IBh. Una «nor-
male» funzione come ReadString tra-
durrebbe probabilmente il Ctrl-Break in
un ESC. come suggerito nel commento
al listato della figura 2; in TSRDEMO.
tuttavia, si fa si che l'effetto sia quello
di visualizzare un messaggio che con-
fermi la corretta intercettazione dell'INT
IBh.
L'uso della variabile CtrIC è in linea di
principio identico, con una importante
differenza esemplificata proprio dalla
funzione ReadString. In essa infatti i
tasti digitati dall'utente vengono letti
mediante la funzione predefìnita Read-
Key che, usando l'INT 16h del BIOS, è
«insensibile» alla pressione del Ctrl-C
(non fa scattare l'INT 23h). Quando si
2391
#8: if p > 0 then begin (* Backspace *)
Deletels, p. Di
Dec(p)
#13: begin end; <* Enter *)
#27: s (* ESC *)
else begin
if k in Annessi then begin
if Ins then begin
if Length(s) < Max then begin
Inc(p);
Inserti k. s, p)
<* Length(s) then s[p] :
until (k = #13) or <k = #27) ;
if k - #27 then
s := PrevStr;
TextColor(White) ;
GotoXY! Col .Riga);
Urltels, 1 1 : (Max-Lengthls) ) ) ;
GotoXYI Col .Riga) ;
ReadString := k
<*$F-*)
procedure Demo;
begin
TextColor(Testo);
TextBackGround(Sfondo) ;
Box(9,9,71 ,21 ) ;
Uindov! 10,10,70,20);
ClrScr;
Nome : = ' 1 ;
GotoXYI 1 5 ,6) ;
Urite! 'Come ti chiami? ' ) ;
k :■ ReadString(Nome, 31, 6, 12, (' ' . ' A 1 . . 'Z' , 'a' . . ’z' 1 ) ;
if k <> #27 then begin
ClrScr;
GotoXYI 1,1);
Vriteln! 'Ciao '.Nome.'!');
Uriteln! 'Apri il drive A:, poi premi un tasto.');
Assignlf , 'a:pippo' ) ;
(*SI-*> Rewrite(f) (*SI**);
Errore :- ErrorelO;
Uriteln! 'Tentativo apertura file. Codice d''errore: ’,Errore:3);
(*SI-*> Close(f) (*$I<-*>;
Errore := ErrorelO;
Uriteln! 'Tentativo chiusura file. Codice d' 'errore: ’,Errore:3);
GotoXYI 1,11);
Urite! 'Premi ESC. ' ) ;
repeat k ReadKey until k = #27;
ClrScr;
GotoXYI 1,4);
Uriteln! 'Ora spegni la stampante (se collegata)');
Uriteln! 'poi premi un tasto.');
repeat until KeyPressed;
(*$I-*) UritelnlLst, 'pippo' ) (*$I**);
Errore :- ErrorelO;
Uriteln! 'Tentativo uso stampante. Codice d"errore: ’.Errore:3);
GotoXYIl.il);
Urite! 'Premi ESC per tornare al programma interrotto.');
repeat k :• ReadKey until k • #27
end;
Uindov! 1,1,80,25);
end;
begin
Installa! 'TSRDEMO' , Demo. SF2. 0.6)
end.
Figura 2 - Il programma TSRDEMO. che mette alla prova il corretto funzionamento della unit TSR in
situazioni di Ctrl-C. Ctrl-Break ed errori critici.
240
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
TURBO PASCAL
usa ReadKey quindi, il Ctrl-C va ricono-
sciuto verificando se il carattere ritorna-
to dalla funzione non abbia codice ASCII
3. Anche in questo caso un programma
«normale» tradurrebbe probabilmente il
carattere in ESC, ma TSRDEMO preferi-
sce dare conferma che il Ctrl-C è stato
correttamente gestito.
TSRDEMO apre una finestra sul vi-
deo, vi chiede il vostro nome (fase
durante la quale potete provare a pre-
mere Ctrl-Break o Ctrl-C). quindi vi invita
ad aprire il drive A:. Lo scopo è natural-
mente quello di provare a fare qualcosa
(apertura di un file) su un disco inacces-
sibile. Seguendo le istruzioni, potrete
vedere accendersi la spia del drive e poi
apparire subito dopo una messaggio
con il codice di errore 152: unità non
pronta. Dopo aver premuto ESC, verre-
te invitati a spegnere la stampante;
dopo il tentativo di stampa, vedrete un
altro messaggio che vi comunicherà il
codice d'errore 160: errore di scrittura.
Questo è quello che succede se avete
una versione del DOS pari o successiva
alla 3.1 ; con versioni precedenti può
capitare che il tentativo d'accesso ad
una stampante spenta o assente provo-
chi una lunga misteriosa attesa, seguita
dalla generazione del codice d'errore
152 invece che 160. I motivi di questo
comportamento sono da ricercare tutti
nella storia del DOS, come avevamo già
visto nella chiacchierata dello scorso
aprile.
Quello che importa, comunque, è che
TSRDEMO consente di verificare che la
unit TSR offre strumenti sufficienti per
mettere i vostri programmi residenti al
riparo anche dagli errori critici.
Estensioni e modifiche
Il programma SNAP ha come byte di
identificazione un $F 1 ; a TSRDEMO è
toccato un $F2. Non a caso diversi. Ma
cosa succederebbe se i due byte fosse-
ro uguali? Se SNAP fosse già residente
in memoria, l'installazione di TSRDEMO
fallirebbe perché il programma, a causa
dell'uso che fa dell'INT 2Fh, crederebbe
di essere già stato installato. Una situa-
zione del genere può ben capitare: nulla
vieta che, sulla macchina su cui voglia-
mo usare un programma residente rea-
lizzato con la unit TSR, sia già residente
un altro programma che faccia un analo-
go uso dell'INT 2Fh (in particolare, rico-
noscimento «di se stesso» mediante un
byte di identificazione). A ciò si può
ovviare con poco sforzo: basta infatti
prevedere che il byte non venga inserito
nel codice sorgente, ma venga invece
Reg.AH := $49;
Reg.ES := Word(Ptr(PrefixSeg. $20") j
MsDos(Reg) ;
Figura 3 - II codice da aggiungere alla procedura
Installa per sbarazzarsi dell'environment.
dato dall'utente sulla riga comando. In
questo modo, se l'installazione fallisse
perché apparentemente già avvenuta,
basterebbe ripetere provando con un
byte diverso.
SNAP e TSRDEMO hanno però in
comune la combinazione di tasti pre-
scelta per l'attivazione. Se provate ad
installare prima l'uno poi l'altro vedrete
che, premendo i tasti Ctrl e Shift sini-
stro, viene sempre attivato solo quello
che è stato installato per primo, mentre
un beep avverte che l'altro non può
venire attivato. La unit TSR. così come
è ora, non offre rimedi a questa situa-
zione; ho infatti preferito lasciare a voi
la scelta della soluzione.
In primo luogo, infatti, si potrebbe
procedere in modo analogo a quanto già
accade per il byte di identificazione: la
routine che viene associata all’INT 2Fh
(vista il mese scorso) potrebbe control-
lare anche i codici dei tasti invece che
limitarsi al byte di identificazione. Ciò
però sarebbe d’aiuto solo nel caso di
programmi residenti realizzati con la
unit TSR, mentre non offrirebbe alcuna
garanzia nel caso di programmi realizzati
in altro modo. Si potrebbero però anche
modificare le routine da associare agli
interrupt 08h e 28h; riguardando i listati
pubblicati a marzo, potrete notare che
alla variabile InTSRKey (che vale TRUE
quando viene riconosciuta la combina-
zione di tasti che si vuole attivi il pro-
gramma residente) viene assegnato
FALSE nel caso non siano verificate
tutte le condizioni che consentono l'atti-
vazione. Sia in Nuovolnt8 che in Nuovo-
Int28 ciò accade nell'ambito di una
istruzione if TSRAttivabile then ... else
...; l’unica differenza è rappresentata
dalla chiamata della procedura Beep.
che è presente solo in Nuovolnt8. In
entrambi i casi, basta eliminare il ramo
else di quella istruzione per ottenere un
comportamento diverso: assegnare
FALSE a InTSRKey equivale ad annulla-
re a tutti gli effetti la pressione dei tasti
attivatori; eliminando -l'assegnazione si
otterrebbe invece solamente di riman-
dare l'attivazione del programma resi-
dente, in modo tale che diventerebbe
possibile attivare due programmi l'uno
dopo l'altro con una sola pressione degli
stessi tasti.
Quanto ciò sia desiderabile, lascio a
voi giudicare. Non mi sembra esagerato
pretendere che l'utente sia consapevole
di quanti e quali programmi residenti
sono installati sulla sua macchina e del-
le combinazioni di tasti che li attivano.
Da tale punto di vista, sarebbe sufficien-
te prevedere anche in questo caso la
possibilità di indicare i codici di scansio-
ne e di shift nella riga comando.
C’è infine da considerare l’environ-
ment. Questa area di memoria occupa
160 byte per default, ma le più recenti
versioni del DOS consentono di espan-
derla fino a 32K. Ogni programma si
porta dietro una copia dell'environment,
e ciò potrebbe rappresentare un proble-
ma in quanto si rischia di tenere inutil-
mente occupata memoria preziosa. Il
rimedio è molto semplice: basta ag-
giungere alla procedura Installa codice
come quello in figura 3, che restituisce
al DOS la memoria occupata dall'envi-
ronment. C’è però da notare che cosi ci
si precluderebbe la possibilità di «comu-
nicare» con il TSR mediante le variabili
dell'environment; al più si potrebbe
quindi prevedere un ulteriore parametro
di Installa, di tipo boolean, attraverso il
quale comunicare alla procedura se si
desidera o meno che venga eseguito il
codice della figura 3.
Strumenti ulteriori
Non voglio lasciare l'argomento dei
programmi residenti senza segnalarvi
un'altra perla del «solito» Kim Kokko-
nen. È disponibile su MC-Link un file
TSRSRC.ZIP contenente alcuni pro-
grammi di utilità da lui realizzati; sono
certo che troverete interessante in par-
ticolare una coppia di programmi chia-
mati MARK e RELEASE, che consente
la disinstallazione di programmi residen-
ti senza bisogno di resettare la macchi-
na: va prima eseguito MARK, che rima-
ne residente; tutti i TSR installati suc-
cessivamente possono essere rimossi
dalla memoria (con tanto di ripristino
degli interrupt sostituiti) con RELEASE.
Ho usato diverse volte MARK e RELEA-
SE in questi ultimi mesi, e ho avuto cosi
modo di constatarne la validità e l'utilità.
Se poi pensate che in TSRSRC.ZIP ci
sono anche i sorgenti...
Con ciò abbiamo terminato. Vi do
quindi appuntamento tra trenta giorni
per una nuova escursione: exception
handling in Turbo Pascal. A presto.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
241
di Raffaello De Masi
TURBO PROLOG
Il controllo dell’editing
sullo schermo
Ci avviamo a rapidi passi verso la conclusione di queste nostre chiacchierate
sul Prolog e sul Turbo Prolog. Tempo ne è passato parecchio, da quando
all'inizio cominciammo a parlare di goal, di predicati, di funzioni, presenti in
questo particolare linguaggio, cosi diverso e anticonvenzionale. Tempo ne è
passato, dicevamo e abbiamo visto le possibilità di questo idioma, che, al di
fuori delle pur vaste aree delTintelligenza artificiale, possiede caratteristiche
che lo rendono all-purpose, come d'altro canto sta accadendo per quasi tutti i
linguaggi esistenti sul mercato.
Finora però abbiamo sviluppato solo gli aspetti generali del linguaggio, quelli
legati a una programmazione all-purpose, appunto, senza approfondire, come
ha potuto senz'altro vedere chi ci ha letto, gli aspetti fondamentali
delTintelligenza artificiale.
Parlare di Prolog legato all'intelligenza artificiale sarebbe come parlare di
Fortran nell'ottica di risoluzione di formule matematiche; ha e non ha senso
contemporaneamente. Non si possono imparare le tecniche delTintelligenza
artificiale imparando un linguaggio dedicato ; sarebbe come pensare di saper
guidare solo acquistando un'automobile. Anche per questo, poche pagine
accanto, c'è una rubrica specifica destinata all'AI con più precisi riferimenti
circa le tecniche; Prolog è solo un tool, un mezzo per rendere più facile
T implementazione di queste tecniche. Ma di questo avremo modo di parlare
estesamente altrove.
Come avevamo preannunciato la volta scorsa, in queste ultime battute ci
interesseremo di controllo dell'editing sullo schermo; si tratta di un argomento
di notevole interesse, non foss' altro perché ci facilita molto il lavoro. Vediamo
come
L'editing di schermo
Sebbene generalmente non ci sia ne-
cessità di accedere direttamente al Dia-
log Window, Turbo Prolog mette a di-
sposizione due predicati piuttosto po-
tenti, capaci di lavorare e modificare il
testo sullo schermo [edit] e [editmsg].
Il predicato [edit] lavora con due valori
di stringa. Il primo è una stringa, o una
variabile che si riferisce a una stringa. Il
secondo è una variabile non inizializzata
a un valore, alla quale si desidera inizia-
lizzare la stringa quando il predicato ha
esaurito il suo compito e le sue funzio-
ni. Chiamando questo predicato, la cor-
rente finestra attiva cambia in un modo
abbastanza evidente; la linea superiore
della finestra si trasforma a simulare
funzioni di editor. Il cursore si sistema
sulla prima lettera della stringa; l'utiliz-
zatore può manipolare, battere e riscri-
vere il messaggio esattamente come se
fosse in editor; all'atto pratico, e non è
una esagerazione, è come se fosse
stata creata una seconda finestra di
editor. Dopo aver concluso, l'utente
premerà il tasto FIO e la nuova stringa
così scritta verrà immagazzinata nella
variabile definita nella seconda parte del
predicato.
Immaginiamo di battere alla tastiera:
Goal: edili uLa lettera A viene prima della
lettera Z», Messaggio).
Spostandosi con le frecce cursore
dopo la parola «viene» battiamo molto,
quindi premiamo il tasto FIO. avremo
sullo schermo:
Messaggio = La lettera A viene molto
prima della lettera Z
1 Solution
Goal:
disporre di tale caratteristica, senza
ricorrere aH’editor, è di particolare utilità
se si considera che un utente della
tastiera ben allenato preferirà eseguire
l'operazione con grande velocità.
[edit] è il fratello minore (molto mino-
re) dell'altra funzione [editmsg]. Un
maggiore livello di complessità viene
attinto quando si desidera usare una
forma di editing durante l'esecuzione di
un programma. Questa seconda funzio-
ne consente di usare l'editor in maniera
abbastanza simile al predicato [edit], ma
aggiunge un help file, un messaggio di
prompt, e la possibilità di indicare se
l'utente, dopo la modifica, desidera che
questa divenga effettivamente definiti-
va o no. Non a caso questo predicato è
uno dei più complessi di tutto il linguag-
gio. La figura a mostra le caratteristiche
e le peculiarità delle parti del predicato.
Sebbene questo predicato non sia
stato realizzato per essere usato all'in-
terno di una finestra standard di Turbo
Prolog, è possibile immediatamente
eseguire una sperimentazione di esso.
Nella finestra di editor, pulita, battiamo:
Goal: editmsg(«Prova del predicato
editmsg», Stringai, «Sinistra», «Destra», «Ve-
diamo che succede», 0,«file1»,Codicedichiu-
sura).
242
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
TURBO PROLOG
Il messaggio «Prova del predicato
editmsg» comparirà al top della finestra,
e alla base della finestra stessa ci sarà il
messaggio «Vediamo che succede».
Chiaro?
Spostandosi sul messaggio iniziale
con la freccia del cursore il messaggio
di fondo scompare. Immaginiamo di
cambiare il messaggio stesso in «Verifi-
ca del predicato editmsg». Premendo
FIO la finestra si modifica interamente
nel modo seguente:
Stringa 1 = Verifica del predicato editmsg,
Codicedichiusura=0.
1 solution
Goal:
Il controllo del cursore
Parlare di editing non è solo parlare di
schermo e di finestre; è interessante
anche parlare di cursore e controllo del-
lo stesso. A tale proposito Turbo Prolog
mette a disposizione due predicati, [cur-
sori e [cursorform]. Il primo permette di
riposizionare il cursore nella finestra, o
di determinare dove è andato a finire. Il
secondo permette, in certi limiti, di ridi-
mensionare il cursore stesso. Vediamo
come.
Per trovare dove è andato a finire il
cursore nel corso di un programma il
predicato [cursori viene usato con due
variabili intere come argomenti. Come
prevedibile, la prima variabile conterrà la
riga e la seconda la colonna dell'indiriz-
zo del cursore.
Usando invece lo stesso predicato
con due costanti intere come argomen-
to il cursore verrà rilocato all'indirizzo
determinato dall’intersezione dei due
assi riga-colonna.
La forma e la relativa posizione all'in-
terno del rettangolo dedicato a uno spa-
zio è controllato dal predicato [cursor-
formj. Anche questo predicato, come
quello precedente utilizza due argomen-
ti interi che devono essere compresi tra
0 e 7 (se si desidera che il cursore sia
visibile). Se si usa un valore superiore, il
cursore scompare dallo schermo.
La linea di partenza è il primo valore
delle variabili, e la seconda rappresenta
la forma del cursore stesso, come nu-
mero di lineette rappresentanti lo spes-
sore del cursore stesso. Si tratta, più
che altro, di qualcosa relativa a look, e
ha ben pochi fini pratici.
Creazione delle finestre
Per la verità, di questo argomento
abbiamo già parlato in più riprese. Ve-
diamo di affinare un poco il tiro usando
il predicato [makewindow]. Esso richie-
de otto argomenti tutti tranne uno inte-
ri. La figura b mostra la struttura specifi-
ca del predicato.
Un esempio d'uso potrebbe essere;
goal:
makewindowd .7. 7. «finestra 1»,
5,60,15.15).
makewindow(2,1 12,7,«finestra 2».
10,0,8.75).
Capire come queste finestre si com-
portano non è difficile, utilizzando la
figura b). Vediamone brevemente le ca-
ratteristiche.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
243
TURBO PROLOG
graphics(Risoluzione, Palette, Sfondo)
/
con valori da 1 a 0 o 1 da 0 a 15
5, seleziona la seleziona il livello seleziona il
risoluzione dello dei colori di colore dello
schermo risoluzione sfondo
II predicalo I graphics I
e i suoi parametri,
Numerazione delle finestre: ogni fine-
stra ha bisogno di un numero di identifi-
cazione, che deve essere un intero e
che deve essere unico nel programma
(non ci possono essere due finestre
aventi lo stesso numero). Ciò può esse-
re vantaggioso se si organizza il gioco
delle finestre con una certa logica, cosi
da assegnare, ad esempio, le finestre
da 1 0 a 20 per operazioni di output,
quelle da 20 a 30 per messaggi all'uten-
te. e così via.
Il secondo e il terzo valore determina-
no il look delle finestre stesse. Il primo
determina gli attributi dello schermo
(secondo lo schema visto la volta passa-
ta). il secondo determina le caratteristi-
che del bordo, sempre con le stesse
regole. Se si utilizza, in questo caso, il
valore 0 la finestra non avrà bordo, ma
l'assenza di bordo impone poi la man-
canza del parametro successivo (che
semplicemente non verrà mostrato).
Il quarto valore fornito al predicato
(l'unico non rappresentato da un nume-
ro) è il titolo della finestra, che viene
mostrata in alto al centro della window
corrente, come un vero e proprio titolo.
I successivi argomenti del predicato
servono a individuare le dimensioni e la
posizione della finestra. I primi due de-
terminano la locazione dell'angolo in al-
to a sinistra della finestra che si sta
manipolando; tanto per capirci, (0,0] è
10 spigolo in alto a sinistra dello scher-
mo. Gli altri due argomenti specificano
invece le dimensioni dello schermo. Il
primo mostra l'altezza della finestra in
righe, il secondo la larghezza in colonne.
Ovviamente, per evitare errori, occorre-
rà ricordare di non eccedere le dimen-
sioni massime, in particolare 80x25.
Una volta creata la finestra è possibile
creare gli attributi in ogni momento con
11 predicato [window_attr], che consen-
te di settare i parametri appena visti in
maniera diversa da quella iniziale. Inol-
tre una finestra creata nel modo appena
visto può essere ripulita del suo conte-
nuto, rimossa completamente, o sele-
zionata e deselezionata attraverso l'uso
di tre predicati che vedremo di seguito.
Il primo, Iclearwindowl ha ben poco
da essere spiegato. Non possiede, ov-
viamente alcun argomento e la sua fun-
zione è del tutto simile al più generale
CLS di DOS. C'è da ricordare solo che
alcuni predicati, come (editi e leditmsg]
appena visti, eseguono automaticamen-
te un [clearwindow] prima dell'entrata
in azione.
Per cancellare una finestra sullo
schermo occorre usare il predicato |re-
movewindow]. Anche questo predicato
ha ben poco da essere illustrato. È
opportuno ricordare solo di essere ben
sicuri che. quando si desidera cancella-
re una finestra, questa sia quella attiva
e non ci siano in essa dati da ricuperare
o salvare.
Infine, quando si hanno diverse fine-
stre sullo schermo si desidera passare
dall'una all'altra, per renderle attive, è
necessario ricorrere al predicato [shift-
window]. Anche qui è abbastanza intui-
bile che esso maneggi un solo argo-
mento nella forma.
shiftwindow(Variabile)
dove (Variabile]', si noti la lettera maiu-
scola, rappresenta un valore di finestra
raggiungibile dal comando stesso.
La grafica in Turbo Prolog
Parlare di grafica in un linguaggio di
intelligenza artificiale potrebbe sembra-
re un controsenso, e in effetti lo è. È
ben difficile che, almeno allo stato ini-
ziale, un utente di Al abbia bisogno di
grafica sofisticata. In ossequio a queste
scarse esigenze la grafica di Turbo Pro-
log non ha comandi estremamente sofi-
sticati. né d'altro canto lo stesso PC
appare particolarmente votato a raffinati
lavori di disegno. Approfittiamo, quindi,
di questo scorcio di puntata per affron-
tare e chiudere rapidamente l'argo-
mento.
Per lavorare con la grafica, occorre in
Prolog, «entrare» in modo grafico. Ciò
avviene utilizzando il predicato (gra-
phics), che manipola tre parametri nel
modo mostrato dalla figura c.
Il primo parametro determina il modo
grafico in cui si desidera che lo schermo
PC lavori. Se si dispone di un monitor
CGA è possibile disporre solo dei primi
due valori; se si dispone di una scheda
EGA si può accedere a tutti e cinque i
tipi di risoluzione. Le diverse risoluzioni
sono ben note agli utenti del DOS.
Il linguaggio fornisce due predicati
principali finalizzati alla grafica; (dot] e
(line], ambedue somigliano molto ai ge-
nerici comandi di grafica presentì nei
più diffusi linguaggi. Il primo manipola il
pixel (dipendente dalla risoluzione) attra-
verso tre argomenti; i primi due sono i
valori dì riga e colonna, il terzo è il
colore al quale viene settato il pixel
In effetti il predicato (dot] non è molto
utile. Molto meglio fa il predicato |line|,
che permette (in analogia a tanti altri
linguaggi) dì tracciare una linea retta tra
due punti. La sintassi del predicato è
molto semplice ed è cosi rappresenta-
bile:
linelPuntoAriga, PuntoAcolonna. PuntoBri-
ga.PuntoBcolonna.Colore).
con significato più che ovvio.
Oltre a questi due predicati principali,
esiste in Turbo Prolog un package di
grafica più potente, che permette di
accedere ad un ambiente abbastanza
simile a quello in cui si muove la tartaru-
ga del logo. Con una serie di predicati
implementati nel linguaggio la «turtle»
consente di disegnare in maniera abba-
stanza intuitiva, «guidando» la tartaruga
con ordini (e relativi movimenti) del tipo
(left], [forward], (right], Ipenup] (pen-
down], e cosi via. É ancora possibile
mescolare grafica e testo, ma il testo
non può essere posizionato dove si
desidera effettivamente, ma é trattato
come un qualsiasi altro testo manipola-
to dal predicato Iwrite]. Non si tratta
quindi, strettamente parlando, di me-
scolanza di testo e grafica,
Anche stavolta abbiamo completato
con l'argomento, che avevamo per la
verità affrontato ben due puntate or
sono. Ci restano, prima di concludere,
da affrontare ancora due argomenti pe-
raltro fondamentali nell'ottica e nell'am-
biente del Prolog e, in particolare dei
linguaggi di intelligenza artificiale. L'uso
dei database e il controllo di flusso del
programma (in questo caso per trattare
anche del famigerato backtracking);
concluderemo infine con le tecniche di
debug, e con le direttive del compila-
tore.
244
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990-
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MSX
di Maurizio Mauri
L'interfaccia di comunicazione
seriale RS232-C è il
dispositivo che permette ai
computer MSX di comunicare
con il mondo esterno, di
pilotare, cioè, altre periferiche
come la stampante, di
collegarsi ad altri computer
connessi in rete, anche come
terminale intelligente di un
altro computer più evoluto e
di lavorare, in questo caso,
con un sistema operativo
come lo UNIX, oppure, infine,
di collegarsi alla linea
telefonica e dialogare con altri
computer
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1 990
La RS232
La RS232 ci riporta con la mente
indietro di qualche anno, quando il siste-
ma MSX era sulla cresta dell'onda e
tutti i negozi erano forniti dei più svariati
accessori atti ad espandere le possibili-
tà offerte dalla macchina. La RS232 era,
in genere, il primo dispositivo che veni-
va offerto, ma, per scarsità di reali appli-
cazioni era anche, di solito, il primo che
veniva rifiutato. Infatti qualsiasi stam-
pante, anche quelle non MSX, può es-
sere collegata in maniera più economica
anche all'uscita parallela che tutti gli
MSX hanno come dotazione standard,
mentre le altre applicazioni erano un po'
futuribili e non interessavano in genere
coloro che intendevano fare del compu-
ter un uso prettamente hobbistico e
domestico. Le altri applicazioni sono
state senz'altro portate avanti, ma solo
nelle ristrette mura di qualche labora-
torio.
L'unica applicazione che appariva di
un certo interesse era il collegamento
alla linea telefonica. Ma, in questo caso,
si aveva bisogno anche di un altro di-
spositivo (il modem); e nel complesso il
loro costo era tutt'altro che trascurabile.
D’altra parte lo scarso numero di ban-
che dati, quasi tutte a livello amatoriale,
a cui collegarsi e la mancanza assoluta
di programmi di comunicazione che per-
mettessero un utilizzo accettabile di
questo dispositivo fece sì che i pochi
possessori della RS232 la riponessero
rapidamente nel cassetto dopo qualche
tentativo difficoltoso di collegarsi con
qualche amico per scambiarsi l'ultimo
videogioco. Il tutto faceva pensare un
po' a quelle prime applicazioni con le
quali si voleva tirare fuori il caffè dal
computer, passate rapidamente (per
fortuna) nella storia.
Poi è venuto il boom telematico: le
banche dati sono cresciute e hanno
cominciato a offrire una varietà di inte-
ressanti servizi, quali il prelievo di pro-
grammi o lo scambio di informazioni fra
utenti e non ultimo il colloquio in tempo
reale fra utenti: il chat. I modem torna-
rono ben presto di attualità, primi fra
tutti quelli integrati, cioè quelli che in
una sola scheda contenevano sia la
RS232 che il modem, che apparivano
molto economici.
Molto successo di vendite ha avuto il
modem della Philips che consente col-
legamenti sia a 300-300 baud (300 baud
in ricezione e in trasmissione, protocollo
V21) sia 1200-75 baud (1200 baud in
ricezione e 75 in trasmissione o il con-
trario - protocollo V23). Quest'ultima
modalità è quella utilizzata dal Videotel
della Sip, con il quale è consentito il
collegamento con questo tipo di mo-
dem, disponendo ovviamente di un pro-
gramma adeguato. Insieme al modem
la Philips fornisce anche un programma
di comunicazione (DATACOMM) che,
per quanto lasci a desiderare in molte
tringa di inizializzazione
Significato
Numero del canale
Lunghezza del dato
Parità’
Bit di stop
Controllo XON/XOFF
CTS-RTS
Line feed dopo un CR
Line feed dopo un CR
in trasmissione
Controllo
Shift in/Shift out
Valore di default
247
MSX
cose, è sicuramente migliore di tutti
quelli che lo hanno preceduto. Questo
programma, per quello che è di mia
conoscenza, è l'unico per MSX con il
quale è possibile collegarsi al Videotel
della Sip, dato che supporta l'emulazio-
ne di terminale Prestel.
Un successivo programma.
XMOD1250. ha costituito, poi, un note-
vole salto di qualità nella tematica ama-
toriale, consentendo trasferimenti di file
con il protocollo di trasmissione Xmo-
dem e per molto tempo ha permesso al
modem della Philips di essere conside-
rato l'unico vero punto di riferimento
telematico degli utenti MSX.
; Routine trasferite in area di si
; della RS232 e richiamate dalla
; Enalnt e Dislnt
OFFCFH: PUSH DE
LD E , 2 ;
JR 0FFD7H
0FFD4H:
PUSH DE
LD E. 3 ;
0FFD7H : LD D.O
PUSH IX
PUSH IY
CALL OFFCAH ;
EI
POP IY
POP IX
POP DE
Figura 3
Caratteri associati ai tasti di funzione dal comando COMTERM
Tasto Stringa
F6 OAOH , 006H , 000H , 06CH , 069H
F7 OAOH, 007H.000H.068H.066H
F8 OAOH.OOBH.OOOH, 07 OH, 065H
Ma pian piano le esigenze dei linker
aumentano e la velocità di trasferimen-
to di soli 300 baud comincia veramente
a pesare, anche perché ormai velocità
di 1200 o 2400 baud costituiscono la
norma e qualcuno già comincia a utiliz-
zare velocità di 9600 baud. In assenza di
modem integrati per MSX che consen-
tissero queste prestazioni, è stata ri-
spolverata la vecchia soluzione della
RS232 da collegare ad un qualsiasi mo-
dem, possibilmente appartenente allo
standard Hayes. Questa soluzione, an-
che se meno economica (circa 200 mila
lire costituiscono il costo della sola
RS232), ha il vantaggio di permettere di
riutilizzare il modem anche su altri com-
puter, purché provvisti della loro RS232.
L'unico grosso problema di questa
soluzione è sempre stato però il softwa-
re di comunicazione del tutto assente
per il nostro computer, almeno fino a
poco tempo fa. I primi pionieri della
telematica MSX hanno avuto un bel da
fare a programmarsi da soli qualcosa
che consentisse loro lo sfruttamento
delle maggiori velocità anche se a prez-
zo di prestazioni limitate nel trasferi-
mento di file, senza utilizzo di protocolli
di trasmissione. In altre parole i file
venivano trasmessi cosi come erano,
senza alcun controllo sui possibili e pro-
babili errori di trasmissione dovuti alle
linee telefoniche disturbate.
La programmazione viene fortunata-
mente facilitata dal fatto che la RS232
per MSX, cosi come è definita nello
standard, deve possedere, oltre che al-
cuni componenti hardware, anche una
ROM con del software di gestione del
dispositivo. Di questi programmi ne ri-
cordo due: PROCOMM (fatto a somi-
glianza dell'omonimo e più famoso pro-
gramma di comunicazione per i compu-
ter IBM) e HAYES, per i modem Hayes
compatibili; i due programmi sono stati
fatti in collaborazione fra alcuni utenti di
MC-Link.
Caratteristica comune di questi pro-
grammi è il linguaggio di programmazio-
ne. l'MSX-Basic, che possiede alcune
istruzioni estese per la gestione della
RS232, di cui farò un breve riassunto
soprattutto in quelle parti che potranno
interessare altre applicazioni.
La RS232 e il Basic
Tutte le istruzioni Basic che consen-
tono di gestire la RS232 sono dei co-
mandi estesi, richiamabili tramite l'istru-
zione CALL. Per chi volesse approfondi-
re questo aspetto, ricordo che i coman-
di estesi sono stati esaurientemente
trattati in questa rubrica allorché descri-
vemmo la struttura software della car-
tridge (nei numeri 65 e 66 di MC). Un
ripasso di quelle notizie potrebbe per-
mettere non solo di ricostruire e meglio
comprendere il funzionamento della
RS232, ma anche di programmare (in
Assembler) nuovi e più potenti co-
mandi.
Ma prima di effettuare qualsiasi ope-
razione è necessario definire i parametri
di trasmissione, cosa possibile tramite il
comando di inizializzazione CALL COMI-
Nl, che ha la seguente sintassi:
stema all ' inizializzazione
disk ROM
function 2 Disable interrupt
function 3 Enable interrupts
device = all
Cali Exteded BIOS
CALL COMINI(str$. Rx, Tx. timeout)
dove Rx e Tx sono rispettivamente le
velocità di ricezione e trasmissione,
espresse in baud. che possono essere
scelte in qualsiasi maniera fra le se-
guenti:
50, 75. 110. 300, 600. 1200, 1800, 2000,
2400. 3600, 4800. 7200, 9600, 19200.
In realtà queste non sono le uniche
velocità di comunicazione possibili, ma
solo quelle previste dal BIOS esteso
della RS232. Se si volesse selezionare
una velocità di trasmissione di 38400
baud sarebbe ancora possibile farlo, ma
si dovrebbero scrivere gli opportuni va-
lori direttamente nei registri interni della
RS232. Questi valori possono essere
passati anche tramite l'istruzione CALL
COMINI. ma con segno negativo, per
permettere al Basic di distinguerli dal
baud rate. La corrispondenza fra il valo-
re da scrivere nei registri della RS232 e
la velocità di trasmissione espressa in
baud è data dalla seguente formula:
115.200
baud_rate
I valori di default, che vengono assun-
ti nel caso che non siano specificati,
sono 1200 baud in entrambi i casi.
In realtà una velocità trasmissione
molto elevata ben difficilmente sarà
permessa sul nostro computer, anche
disponendo del modem adeguato, per-
ché si va a scontrare con i limiti di
velocità dello Z80 oltreché con quelli
permessi dal software contenuto nella
RS232. Si tenga presente infatti che la
RS232, all'arrivo di ogni carattere dal
modem, genera una interruzione hard-
ware che provoca un salto alla routine
posta al solito indirizzo 038H. E già a
19200 baud, 19200 bit al secondo, si
avrebbero 2400 interrupt ogni secondo,
ben superiori ai 50 usuali. In genere
248
MCmicrocomputer n, 97 - giugno 1990
MSX
l'unica operazione richiesta in questo
caso è la lettura del carattere e il suo
salvataggio in un buffer; ma. se per fare
questo, vengono effettuate anche ope-
razioni di cambio di slot, molto forte
diventa il rischio di avere una nuova
richiesta di interruzione quando ancora
non sono state portate a termine le
operazioni relative alla precedente inter-
ruzione; e questo porterebbe, quanto
meno, a perdere più di un carattere. Il
valore di 4800 o di 9600 baud sembra
costituire il limite per le nostre macchi-
ne soprattutto se si fa uso delle routine
del BIOS.
Tanto per avere un'idea di quanto
siano impegnative certe velocità, basta
pensare che, con un ciclo di istruzioni
Basic FOR-NEXT, si riescono a stampa-
re sullo schermo solo 240 caratteri al
secondo.
Il time-out ammette valori da 0 a 255
e rappresenta, in pratica, il tempo mas-
simo di attesa di un carattere prima di
produrre un errore. Il valore 0 (di de-
fault) indica un tempo di attesa infinito.
La stringa STR$ deve contenere di-
versi parametri riportati nella figura 1,
nella quale sono anche riportati i valori
di default, che sono poi quelli di più
frequente uso.
La RS232 viene vista dal Basic come
un nuovo dispositivo (COM:), o meglio
come una serie di 10 dispositivi diversi
indicati con la sigla "COMn:". dove la
lettera n sta ad indicare un numero
qualsiasi fra 0 e 9. Se n viene omesso si
fa riferimento al dispositivo "COMO:".
Come vedremo in seguito, questo valo-
re di "n" è del tutto fittizio; non vuol
dire, in ogni caso, che ci vengono mes-
se a disposizione 10 diverse linee di I/O.
Il dispositivo COM viene visto dal
Basic come un device esteso, sui quali
si è discusso nei già citati numeri 65 e
66 di MC.
L'accesso alla RS232 può quindi
essere effettuato come un normale
accesso ai file, con le consuete
istruzioni OPEN, CLOSE. INPUT, LOAD,
RUN e altre. Così l'istruzione:
OPEN "COM:" FOR INPUT AS # 1
ha l'effetto di associare al file numero 1
il dispositivo COMO:.
Si faccia attenzione che dopo il nome
del dispositivo (COMn:) non può essere
specificato nessun nome di file,
altrimenti si produrrebbe un errore di
sintassi.
Ovviamente gli unici modi di aprire il
file sono soltanto i modi di INPUT e di
OUTPUT. Se si omette di specificare il
modo nell'istruzione OPEN, questo non
viene assunto RANDOM come avviene
per i normali file su disco, ma si
permette l'uso contemporaneo dei due
precedenti modi (RAW mode). D'altra
parte sarebbe priva di senso una
operazione RANDOM sulla por-ta
seriale, non potendo posizionare il
contatore di record nel punto in cui
vogliamo noi.
Quindi tutte le successive operazioni
di I/O dalla RS232 possono essere
effettuate solo con le istruzioni PRINT,
PRINT USING. INPUT. LINE INPUT e
INPUTS come nel seguente esempio:
LINE INPUT * 1,A$
in cui l'istruzione effettua la lettura dei
caratteri che provengono dalla RS232 e
li assegna alla variabile A$.
Se il file è stato aperto in modo
INPUT oppure in modo OUTPUT il
carattere CTRL-Z (ASCII 26) verrà
riconosciuto come contrassegno della
fine del file; potrà così essere utilizzata
la funzione EOF, non consentita,
invece, in raw mode.
Analogamente potranno essere
eseguiti i comandi per il caricamento
[LOAD, RUN, MERGE) e il salvataggio
ÌSAVE) di programmi Basic, sia in
formato ASCII che in formato
tokenizzato, utilizzando sempre il CTRL-
Z come contrassegno di fine del file.
Non potranno, però, essere utilizzate
le istruzioni BLOAD e BSAVE per il
DVINFB .0,0
SETUPI
OPEN
RDSTAT
RSSQI
SD232C
RS2CLS
EOFX
bOCX
LOFX
RS2BCK
SNDBRK
DTRONF
Lficato del byte DVINFB
riservato
TxReady interrupt
Sync/Break oharacter detec
Timer interrupt
Carrier detect
device information
initialize port
open RS232C port
read status
receive data
send data
dose RS232 port
teli EOF code coming
teli a number o£ character
teli a number o £ thè rest
into receive buffer
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
249
MSX
ASCII
MICROSOFT
CANON
CASIO KEISANKI
FUJITSU
GENERAL
HITACHI SEISAKUSYO
KYOCERA
MATSUSHITA DENKI
MITSUBISHI DENKI
NIHON DENKI
NIKON GAKKISEIZOU
NIHON VICTOR
PHILIPS
PIONEER
SANYO
SHARP
SONY
SPECTRAVIDEO
TOSHIBA
trasferimento dei file binari.
Un altro comando interessante del
Basic è CALL COMTERM per entrare in
modo terminale e rappresenta, in
effetti, un piccolo programma di
comunicazione. Consente di
trasmettere messaggi digitati sulla
tastiera o di riceverne sullo schermo o
sulla stampante. Non permette, però, di
salvare sul disco ciò che si riceve dalla
RS232 né di inviare dei testi preparati in
precedenza. Inoltre l'unica emulazione
di terminale consentita è solo l'ASCII.
L'unica cosa da segnalare,
riallacciandoci al discorso sui tasti di
funzione fatto nel numero scorso, è che
con questa routine viene effettuato il
riconoscimento dei tasti di funzione F6,
F7 e F8 nel modo consueto ma poco
elegante di ridefinire la stringa associata
a questi tasti. È poco elegante perché
basta attivare la visualizzazione delle
stringhe associate a questi tasti (KEY
ON) prima di richiamare il comando e
poi premere il tasto SHIFT, quando si è
in modo terminale, per vederne gli
effetti. Nella figura 2 sono riportate le
sequenze di caratteri associate a questi
tasti.
Tralasciamo gli altri comandi sia per
non fare una ripetizione del manuale
della RS232 sia perché c'è ben poco da
dire.
Il problema che ci interessa affrontare
in questo momento è di vedere se vi è
la possibilità di utilizzare ì comandi
estesi della RS232 anche al di fuori
dell'ambiente Basic o perlomeno di
sfruttare le routine presenti nella ROM
senza dover riscrivere tutto il software.
Per questo innanzi tutto c’è da
prendere in considerazione un concetto
nuovo: il BIOS esteso.
Chiamate al BIOS esteso
Per quanto generoso sia. il BIOS degli
MSX non possiede le routine necessa-
rie alla gestione di tutti i possibili dispo-
sitivi. Manca per esempio qualsiasi pos-
sibilità di leggere un carattere ricevuto
dal modem o di inviare un carattere alla
RS232.
Ovviamente queste possibilità debbo-
no essere offerte dal software contenu-
to nelle cartridge aggiuntive, che debbo-
no contenere delle routine richiamabili
anche a livello di Assembler.
Per le chiamate a queste funzioni è
previsto un meccanismo particolare tra-
mite un hook presente in area di siste-
ma. all'indirizzo OFFCAH. Richiamando
tale hook con opportuni valori passati
tramite dei registri si possono avere
informazioni sui dispositivi collegati al
computer.
In generale nel registro D deve esse-
re contenuto un numero che individua il
tipo di dispositivo su cui si vuole opera-
re e nel registro E il numero della fun-
zione da richiamare.
Per tutti i dispositivi valgono quattro
funzioni che si richiamano passando nel
registro D il valore 0. La funzione 0
riporta informazioni sul tipo di dispositi-
vo connesso al computer. Per richia-
marla. oltre al valore zero nel registro D,
sono da passare nei registri B e HL
rispettivamente l'identificatore di slot e
l’indirizzo di memoria di un buffer in cui
verranno depositate le informazioni. In
uscita, all'indirizzo puntato da HL, trove-
remo una tabella di tutti i dispositivi
connessi al computer. Ad ogni dispositi-
vo sono riservati 2 byte: il primo che
rappresenta il numero identificativo del
dispositivo e il secondo (normalmente
0) è riservato per futuri usi. Inoltre il
registro HL punterà alla prima locazione
libera dopo la fine della tabella. Questa
operazione, fatta con la RS232 collega-
ta. riporterà il valore 8 che è, appunto, il
codice identificatore della RS232.
La funzione 1 riporta il numero di trap
usati dai vari device. In altre parole ogni
dispositivo capace di generare un inter-
rupt hardware avrà una propria routine
che dovrà essere eseguita durante le
interruzioni, Questa funzione riporta il
numero complessivo di queste routine.
Per richiamarla è necessario porre 0
nell'accumulatore, oltre che nel registro
D. e 1 (il numero della funzione) nel
registro E. In uscita l’accumulatore ri-
porterà il numero richiesto. Si faccia
attenzione che se non si provvede ad
annullare il registro A, il valore riportato
sarà dato dalla somma del precedente
contenuto dell'accumulatore e del nu-
mero di trap.
La funzione 2 (Disable Interrupt) è un
po' più complessa da spiegare ed è
necessaria a quei dispositivi, in partico-
lare il disk driver, che per funzionare
necessitano che gli interrupt siano di-
sattivati e non tollerano che altri disposi-
tivi interrompano il loro funzionamento.
Così la routine DISKIO della disk ROM,
prima di procedere alla lettura o alla
scrittura di un settore, effettua una chia-
mata ad un opportuno hook (DISINT)
dove deve trovare le istruzioni necessa-
rie a disattivare le interruzioni. La funzio-
ne 2 esegue appunto questa operazio-
ne, facendo si che tutti i dispositivi
connessi al computer siano impossibili-
tati a generare interruzioni.
La funzione 3 (Enable Interrupt) svol-
ge il compito opposto, quello cioè di
consentire a tutti i device di tornare a
svolgere il loro normale lavoro e di
generare le interruzioni Le normali
istruzioni che troviamo agli hook
ENAINT e DISINT, dopo l'inizializzazione
della RS232. sono quelle riportate nella
figura 3.
Oltre a queste quattro funzioni di uso
generale ve ne sono altre relative ad
ognuno dei dispositivi previsti nella car-
tridge. Per quanto ne so io l'unico di-
spositivo per cui è stato previsto questo
particolare meccanismo di chiamata è
stata finora la sola RS232; ma non si
può escludere che nel lontano Giappo-
ne. paradiso degli MSX. siano presenti
e diffusi altri device. Quindi l'unico codi-
ce identificativo del device che si cono-
sce è il numero 8. Richiamando II solito
hook con questo valore nel registro D e
il numero della funzione nel registro E si
possono avere ulteriori informazioni sul
dispositivo il cui codice è contenuto in
D.
In particolare la funzione 0 riporta una
250
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
MSX
tabella di informazioni su tutte le RS232
collegate al computer. In ingresso i regi-
stri B e HL debbono contenere rispetti-
vamente l'identificatore di slot e l'indi-
rizzo di memoria di un buffer destinato
a contenere i dati in uscita. In questo
buffer, in cui sono riservati 4 byte per
ogni dispositivo, troveremo, nell'ordine,
lo slot dove si trovano le routine di
gestione del device e l'indirizzo in cui
inizia una jump table, cioè un insieme di
istruzioni di salto alle varie routine del
BIOS esteso del dispositivo. Il quarto
byte è riservato.
Ad esempio, la routine di figura 4
richiama la funzione 1 del BIOS della
RS232. Andando a leggere nel buffer i
valori riportati troviamo di solito che la
jump table inizia all'indirizzo 0401 OH. Le
entrate previste in questa jump table
sono riportate schematicamente nella
figura 5 e su di esse torneremo il pros-
simo numero per un necessario appro-
fondimento.
La funzione 1 riporta il numero di
canali utilizzati dalle varie RS232 con-
nesse al computer. Di norma ogni
RS232 utilizza un solo canale, per cui il
numero che viene aggiunto alla stringa
"COM" per attivare un canale è solo
fittizio. Questa funzione è del tutto equi-
valente alla precedente funzione 1. nella
quale il device passato nel registro D
era il numero 0. La differenza consiste
nel fatto che, mentre la precedente
riporta i canali utilizzati da tutti i disposi-
tivi, quest'ultima, invece, riporta solo
quelli utilizzati dalla RS232. Anche per il
modo di richiamarla e per i valori riporta-
ti si può fare riferimento a quanto già
detto per la precedente funzione.
Infine questo hook (OFFCAH) può es-
sere richiamato indicando come nume-
ro di device il 255 (System exclusive
extended BIOS cali) con un'unica fun-
zione a disposizione (la numero 0) prati-
camente equivalente alla precedente
funzione 0, con numero di device 8. La
sola differenza consiste nel fatto che
ogni voce della tabella di informazioni
che viene riportata è lunga 5 byte inve-
ce di 4. e il byte in più (il quarto) indica
un numero identificativo (Maker ID) del-
la società che ha programmato il soft-
ware della RS232.
Per curiosità viene riportata in figura 6
la corrispondente fra questo identificati-
vo e le varie società. Vedendo tutti
questi nomi assieme ancora non si rie-
sce a capire come sia potuto fallire il
progetto di invadere il mondo con gli
MSX per farlo diventare lo standard nel
campo hobbistico.
In realtà per quanto riguarda la RS232
non è che ognuna di queste case abbia
programmato in proprio il software per
la propria cartridge. L'unico software
che si vede in giro è solo quello del-
l'ASCII, anche in cartridge Spectravideo
o Toshiba. Questa identificazione dove-
va avvenire per altri dispositivi che
avrebbero dovuto prevedere le chiama-
te al BIOS esteso o per software ag-
giuntivo all'interno della stessa cartrid-
ge. Inutile dire che tutto questo, almeno
in Italia non si è mai visto.
Al prossimo numero per i necessari
approfondimenti.
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edili e quindi alla nso-
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MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
CP/M
Software PD per il CP/M:
un Sistema Operativo Shareware
di Corrado Conforti
{MC4126 su MC-Lmkl
Il CP/M venne dotato dalla
Digital Research di una
interfaccia utente un po'
criptica, ma funzionale, tanto
da venir poi ripresa dalla
Microsoft per il suo MS-DOS.
È pur vero che le prime
versioni del sistema operativo
furono dotate di un CCP
(Console Command Processor,
di fatto il cuore dell'interfaccia
utente) decisamente povero di
comandi, che non permetteva
all'utente le sofisticate
operazioni dei sistemi operativi
più evoluti. La Microsoft, ad
esempio, nel progettare il suo
MS DOS usò il CP/M come
base ma rendendosi conto
delle sue limitazioni lo integrò
ed espanse con una
moltitudine di comandi
sofisticati per la gestione delle
varie potenzialità della
macchina, oltre che di un vero
e proprio linguaggio Batch di
estrema utilità in una gran
quantità di casi
La Digital Research, con il passare
degli anni, continuò a produrre e immet-
tere sul mercato delle nuove versioni
del CP/M sempre più evolute, con dei
CCP sempre più ricchi di comandi e di
utility per l'utente, fino ad arrivare al CP/
M+ (anche chiamato CP/M 3.0) l'ultimo
nato sulle macchine ad 8 bit, che equi-
paggia com’è noto sia il Commodore
CI 28 che gli MSX2.
Ma nonostante tutte le modifiche, il
CP/M resta un sistema operativo con
delle grandi carenze a livello di interfac-
cia utente, come la non possibilità di
usare un comando residente in una
directory di un disco su un file residente
in una directory diversa, la mancanza di
un vero linguaggio Batch, l’impossibilità
di redirigere l'output verso un device
diverso da quello predestinato, e cosi
via.
Molto software è stato prodotto con
l'intento di sostituire al CCP originale
della Digital Research un processore di
comandi più evoluto, ma non é stato
mai preso in seria considerazione, so-
prattutto per la non completezza e per il
grande dispendio di memoria RAM che
comportava (non dimentichiamoci che il
CCP è interamente caricato in memoria,
e nelle macchine bank-switchinq è sem-
pre in RAMI).
Ma tra i tanti package sostitutivi, uno
in particolare si è fatto notare per le sue
peculiarità, tali che ne hanno decretato
il successo ed una discreta diffusione
negli Stati Uniti. Essendo un prodotto
Shareware, ed avendolo io trovato e
prelevato da un BBS californiano, dopo
averlo scompattato e velocemente in-
stallato sul mio CI 28 sono rimasto
esterrefatto: ecco qualcosa che vale
veramente la pena di avere su una
macchina CP/M!
Il ConIX
La copertina del manuale fornito nella
libreria di distribuzione recita più o me-
no cosi: «Il Sistema Operativo ConIX,
una potente interfaccia utente creata
esclusivamente per l'uso con il CP/M
80: aiutiamo il tuo computer a lavorare
meglio per te!». Non c'è male come
inizio, ma vediamo esattamente di cosa
si tratta. Il ConIX (con la «IX» finale in
maiuscolo) può essere descritto come
un qualcosa per rimpiazzare il CCP, per
l'appunto la parte del CP/M che proces-
sa ed esegue i comandi. Ma oltre al
pieno supporto delle preesistenti funzio-
ni del CCP, il ConIX aggiunge più di 100
nuove peculiarità, dai comandi interni
accessibili al livello di prompt di sistema
alle chiamate di sistema che operano
nel profondo del computer. Il manuale
afferma che «tutto ciò fa si che il ConIX
sia più di un rimpiazzamento per il CCP,
praticamente un nuovo Sistema Opera-
tivo».
Il ConIX è nato inizialmente per lavo-
rare su una macchina che adottava un
microprocessore 8080 a 2 MHz con i
vecchi dischi a 8 pollici, praticamente il
più lento sistema CP/M mai visto. Su un
computer con uno Z80 a 4 MHz come il
CI 28 o l’MSX2 il ConIX si installa tran-
quillamente senza che sia possibile no-
tare un qualsiasi rallentamento nelle
normali operazioni. Se poi si è dotati di
una RAM disk o meglio di un hard disk,
il ConIX aumenterà di molto le presta-
zioni della macchina, mantenendo una
Principali caratteristiche del ConIX
- Piena gestione delle pipe e delle redirezioni degli input e degli output;
- gestione ottimizzata delle User Area, ora praticamente delle sottodirectory;
- definizione di un path, cioè di un percorso, per la ricerca dei file comando e overlay;
- possibilità della paginazione dell’output su video;
- 22 nuove chiamate al BDOS;
- tasti di funzione definibili dall'utente;
- codice d'uscita per il test dello status;
- il prompt mostra sempre il dnve. il numero dell'area e avverte se il disco è read-only;
- possibilità di usare un disco virtuale,
- piu di 300 variabili per i programmi batch;
- comandi multipli sulla stessa linea e gestione degli argomenti;
- possibilità di rilocare in RAM il processore di comando.
- device di I/O definibili dall'utente;
- più di 100 comandi residenti;
- sofisticata gestione della TPA;
- manuale ON-Line. personalizzabile.
Figura 1
252
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
CP/M
totale compatibilità con il software CP/
M esistente. Il manuale informa che il
ConIX può girare su qualsiasi calcolato-
re CP/M con 8080/8085/Z80 con un
minimo di 48K RAM. ed un CP/M 2.2,
3.0 o equivalenti (inclusi gli emulatori
software). Di fatto io l'ho installato sen-
za alcun problema sia sul mio CI 28 che
su un PC-XT su cui girava il noto emula-
tore CP/M 2.2 chiamato Z80MU310. Il
ConIX può essere infatti installato in
poco più d'un minuto senza alcuna mo-
difica all'hardware o al software esi-
stente. Non c’è il classico complicato
programmone d’installazione che pone
101 questioni su intricati dettagli a cui
neanche un esperto saprebbe risponde-
re. e le domande sono al massimo 5.
semplici, chiare e prevedono anche il
caso che l'operatore non sappia rispon-
dere.
Le peculiarità
Sfogliando il manuale salta subito al-
l'occhio una lunga lista delle caratteristi-
che aggiuntive del ConIX rispetto al
CCP originale. Tra queste, le più interes-
santi sono elencate in figura. Si nota
senz'altro uno sforzo da parte dei pro-
grammatori del ConIX di creare un si-
stema operativo compatibile con il CP/
M. che non risulti formalmente troppo
diverso da questo, ma con uno sguardo
all' MS DOS ed allo UNIX, in modo da
riprenderne qualche funzione o concet-
to. Ed ecco quindi che abbiamo la ge-
stione delle pipe e delle redirezioni del-
l'I/O, la possibilità di comunicare tra le
user area come se fossero a tutti gli
effetti delle sub-directory, l'uso sofisti-
cato del disco con uno schema di me-
moria virtuale e un potente e strutturato
linguaggio Batch. Il manuale, in proposi-
to afferma che «sarebbe stato bello se
Unix e il suo Shell avessero potuto
funzionare su un micro a 8 bit. ma
questo non é possibile per le limitazioni
dell'hardware. Il ConIX è nato per sop-
perire a questo problema: infatti imple-
menta molte delle caratteristiche del
nuovo sistema operativo».
Il manuale
Il manuale è fornito come 9 file di
testo in formato ASCII, pronti per esse-
re stampati, producendo un libro di circa
140 pagine. È diviso in 8 capitoli che
affrontano via via l'installazione, i princi-
pi d'uso, la lìnea di comando e le nuove
possibilità, la gestione della memoria,
l’uso dei file, delle sottodirectory e della
memoria virtuale, le variabili, i tasti fun-
zionali, il linguaggio Batch, la redirezione
dell' I/O ed infine tutti i comandi resi-
denti.
Il manuale è fatto per presentare al
nuovo utente i prìncipi e l'uso del ConIX
e assume che si abbia una minima
conoscenza del CP/M e del suo uso.
Ogni nuovo concetto è presentato ge-
neralmente come se l'utente non aves-
se alcuna conoscenza di programmazio-
ne, La cosa può sembrare eccessiva-
mente pesante, soprattutto a coloro
che si ritengono degli esperti, ma l'auto-
re del manuale raccomanda caldamente
di spendere tutto il tempo necessario
per apprenderne i contenuti.
Vi sono molti esempi, alcuni dei quali
autoesplicativi, e non dovrebbero sorge-
re problemi di non comprensione, an-
che tenendo conto del fatto che é scrit-
to in un inglese semplice e regolare
senza l'abbondante uso di neologismi e
parole tecniche tipico delle documeta-
zioni del software Shareware.
L'installazione
La procedura necessaria per rendere
operativo il ConIX sulla propria macchi-
na è estremamente semplice e veloce.
Vediamo in breve di cosa si tratta. Una
volta dissolto l'archivio di distribuzione,
sul disco ci saranno anche i file IN-
STALL.COM e CONIXR.COM. Il primo
è usato principalmente per customizza-
re il sistema operativo per la mappa di
memoria del computer su cui dovrà
girare, mentre il secondo è il program-
ma vero e proprio, ma salvato in una
forma rilocabile.
L'INSTALL legge semplicemente il
codice di CONIXR e crea una nuova
versione basata sulla quantità di RAM
disponibile sul computer ospite. Prima
di proseguire neH'installazione, bisogna
assicurarsi che la mappa di memoria del
sistema appaia esattamente come si
prevede che in futuro si lanci il ConIX.
Infatti spesso vengono usati alcuni pro-
grammai di patch che vengono perma-
nentemente rilocati nqlla parte alta della
memoria, e che svolgono particolari
speciali funzioni, come una RAM disk o
conversioni di formato del drive. Quindi
bisogna decidere una volta per tutte se
usarli SEMPRE oppure MAI poiché l’IN-
STALL potrebbe creare una versione
del ConIX adatta per una configurazione
di memoria diversa da quella effettiva.
Per l'installazione, basta quindi dare il
comando: A>INSTALL e dopo qualche
secondo verrà chiesto il nome del file
rilocabile. Premendo <RETURN> verrà
assunto per default il file CO-
NIXR. COM. Dopo di ciò verrà richiesto il
nome del file installato da creare. Pre-
mendo semplicemente <RETURN> si
assumerà CONIX.COM.
In seguito verrà richiesto l'indirizzo a
cui rilocare il programma. La procedura
d'installazione calcola automaticamente
questo valore, ma lascia all'utente la
possibilità di modificarlo se, per qualche
ragione, questo ha la necessità di crea-
re uno spazio di buffer tra il CP/M ed il
ConIX per la memorizzazione di routine
in codice macchina o di patch. Questa
zona di memoria verrà protetta dal nor-
male accesso in quanto verrà vista dal
ConIX come «NON USATA» e non co-
me parte della TPA. Se non si ha inte-
resse alla creazione di tale buffer, basta
premere <RETURN> e il ConIX verrà
configurato per risiedere direttamente
«a contatto» con il CP/M o con qualsiasi
patch presente in memoria al momento
dell'installazione.
Figura 2 La mappa di memoria di un sistema CP/M con il ConIX installato.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
253
CP/M
Dopo questa specifica, verranno ri-
chieste alcune informazioni per il pat-
ching del BIOS e del BDOS. Nel caso
che si abbia qualche dubbio sul cosa
rispondere, basta premere sempre
<RETURN>. Il prossimo passo da se-
guire e il test della versione appena
installata per vedere se funziona tutto
correttamente. In caso negativo, proba-
bilmente esiste qualche incompatibilità
tra il sistema ospite e il CP/M 2.2 a
livello di BIOS o di BDOS. Per ovviare a
questo problema, il manuale consiglia di
«fare ripartire il programma INSTALL e
cercare di disabilitare alcune delle featu-
re del ConIX. provando alcune combina-
zioni fino a trovare quella più adatta al
proprio sistema».
Il controllo della memoria
Il ConIX è senz'altro molto piccolo,
considerando ciò che fa e il numero dei
comandi che mette a disposizione. In
ogni caso circa 25 Kbyte sono abbastan-
za per accorciare sensibilmente la TPA
di qualsiasi macchina Z80, che ricordo
può vedere contemporaneamente solo
fino a 64K.
La riduzione di memoria disponibile
può sentirsi in particolar modo con pro-
grammi, ad esempio dei Word Proces-
sor, che necessitano della quasi totalità
di RAM della macchina.
Il ConIX é stato studiato per eliminare
o ridurre al minimo questi problemi,
grazie ad un processo chiamato Control-
lo della Memoria (memory manage-
ment). In parole povere, ciò con cui il
ConIX controlla la quantità di memoria
TPA che sta occupando nel sistema.
Usualmente il momento in cui necessi-
ta più memoria possibile è quando sta
girando un programma, cosi che i dati
possano essere mantenuti in opportuni
workspace attivi. Ed è proprio in questo
momento che è possibile selezionare la
quantità di RAM allocata per l'uso del
sistema operativo. Infatti ci sono otto
differenti livelli con cui è possibile setta-
re la memory management, in base alla
quantità di memoria libera che occorre.
Ógni livello corrisponde ad un segmen-
to del codice del ConIX che viene o
meno tenuto attivo in macchina.
Il primo è il livello più basso in cui
nessun controllo viene effettuato ed il
ConIX è residente per intero nella mac-
china. Ogni volta che ci si alza di un
livello, tutti quelli precedenti vengono
rimossi dalla TPA prima dell'esecuzione
di un qualsiasi comando che acceda ad
un disco, e lo spazio lasciato libero è
disponibile per il programma che deve
girare. Alla fine dell'esecuzione, il ConIX
ricarica automaticamente le parti di se
stesso che gli necessitano per eseguire
Figura 3 ■ Parie iniziale di un file batch fornito con
potente e flessibile.
i comandi impartiti. Ad esempio, se si
richiede l’uso di un comando residente
da un segmento del ConIX che al mo-
mento non è in memoria, verrà caricato
da disco solo la parte interessata ed il
comando sarà eseguito. I vari segmenti
del sistema operativo sono contenuti
all'Interno del file CONIX.COM che è
quello usato dal CP/M inizialmente per
attivare il programma.
Il livello operativo del ConIX può es-
sere modificato in ogni momento o set-
tato inizialmente nel file di configurazio-
ne che viene caricato all'accensione, e
personalmente ho riscontrato che pro-
grammi abbastanza lunghi come il
Wordstar 3.3 o il Dbasell girano senza
problemi usando il Controllo di Memoria
a livello 6 (ad esempio in questo mo-
mento sul mio CI 28 sta girando il
Wordstar sul ConIX settato a livello 6!).
La gestione delle sottodirectory
Nel CP/M la cosa che più si avvicina
ad una subdirectory è ciò che viene
chiamata user area anche se questa è
molto meno versatile e potente della
prima, come senz'altro chi sì è imbattu-
to nel CP/M già saprà. Infatti il sistema
operativo della Digital Research non as-
socia in nessun modo un identificativo
di sottodirectory ad un nome di file,
come succede ad esempio nell'MS
DOS o nello Unix. Il ConIX risolve par-
zialmente ed in modo abbastanza ele-
gante il problema sul CP/M, definendo
I ConIX. Come si vede il linguaggio è estremamente
un nome di file da: Drive, numero-area,
nome, estensione. In questo modo le
user area diventano a tutti gli effetti
delle subdirectory, anche se:
1) non c'è necesità di crearle. Nel CP/M
infatti una subdir viene creata implicita-
mente quando vi si richiede l'accesso;
2) non vi è la possibilità di creare delle
strutture ad albero tipiche delle subdir
degli altri sistemi operativi, dato che le
user area sono 16, tutte allo stesso
livello, e numerate da 0 a 15.
Con questa innovazione, il ConIX per-
mette di fatto l'interazione tra file esi-
stenti nelle varie aree di un disco, cosa
che con il CP/M era negata. Con que-
sto, vengono rese disponibili tutta una
serie di utility di largo uso sulle macchi-
ne MS DOS come ad esempio la defini-
zione di una path (percorso) di ricerca
d’un file, l'esistenza di un’area di un
particolare drive dove poter mettere i
file di sistema senza bisogno di dupli-
carli sui vari dischi e cosi via. Come per
tutte le altre definizioni di setup del
ConIX, anche la path di ricerca è possi-
bile dichiararla nel file PROFI LE.SET che
viene caricato al bootstrap.
Le variabili
Spesso si ha la necessità di eseguire
delle piccole routine di linguaggio Batch
che non è conveniente memorizzare su
disco perché troppo corte, cosi che si
finisce per digitarle sempre manual-
mente. Il ConIX risolve brillantemente
254
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
CP/M
questo problema mettendo a disposizio-
ne dell'utente 25 «variabili» che vengo-
no memorizzate in un file di configura-
zione e che vengono lette una sola volta
all'accensione. Ognuna di queste varia-
bili può contenere sino a 255 caratteri e
vi si possono memorizzare dentro co-
mandi di sistema, nomi di file, etc.
Semplicemente chiamando il nome del-
la variabile, il ConIX eseguirà i comandi
in essa contenuti. Se ad esempio defini-
sco A= "DIR; ERA PIPPO.COM; ED
PROFILE.SUB; ", basterà che io al
prompt di sistema scriva «SA» ed ecco
che il computer mi mostrerà una direc-
tory. cancellerà il file PIPPO.COM e farà
partire l'ED sul file PROFILE.SUB, man-
tenendo il valore di A permanentemen-
te nel file di configurazione fino a che
non deciderò di rimuoverlo.
La redirezione dell'l/O
Per definizione la redirezione è il cam-
biamento nella direzione del flusso dei
dati sia nell'input che nell'output di un
programma. Normalmente la maggior
parte del software usa la tastiera per
l'input e il video o la stampante per
l'output. Con il ConIX è possibile rediri-
gere l'input da un file su disco o da una
porta seriale RS232, generalmente as-
sociata al device AUX. Inoltre è possibi-
le inviare l'output su video dì un pro-
gramma su un file su disco o sulla
stampante e viceversa. Entrambe le re-
direzioni possono inoltre utilizzare dei
file virtuali residenti in memoria. Il ma-
nuale dedica un intero capitolo alle redi-
rezioni, descrivendo in dettaglio ogni
singola feature che il sistema operativo
mette a disposizione dell'utente.
Conclusioni
Le funzioni del ConIX di cui non ab-
biamo ancora parlato sono molte, ma
d'altronde lo spazio a mia disposizione è
limitato e dubito che basterebbe mezza
rivista solo per dare uno sguardo super-
ficiale a ogni cosa. D'altronde credo che
la miglior cosa da fare sia proprio dar
retta alla propria curiosità, collegandosi
a MC-Link con un modem e fare il
download del programma (presente nel-
le due parti CONIX.ZIP e CONIXDOC
.ZIP, il secondo dei quali contiene solo il
manuale).
Non dimentichiamoci poi che il ConIX
è un prodotto Shareware e di conse-
guenza è possibile prelevarlo in modo
gratuito da un qualsiasi BBS o sistema
telematico e visionarlo per un determi-
nato periodo. Nel caso che poi si decida
di usarlo definitivamente, nell'archivio di
distribuzione è compreso un file testo
che stampato produce una cedola da
compilare e spedire alla Computer Hel-
per Industries Ine., la software house
produttrice del programma. Quest'ulti-
ma prowederà ad inviare a casa di ogni
utente registrato in questo modo, la
versione definitiva e più completa del
ConIX, insieme al manuale stampato
con una laser printer.
Concludendo posso solo dire di esse-
re stato molto ben impressionato dal
ConIX, in particolar modo dalla cura
adottata nella redazione del manuale,
dalle incredibili possibilità che vengono
offerte all’utente e che, bisogna am-
metterlo. semplificano non poco la vita
a coloro che usano ancora una macchi-
na ad 8 bit con il CP/M. *c
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MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
255
SOFTWARE
Ricordate l'interfaccia per
« pilotare il mondo » con l'Amiga
di cui abbiamo parlato un po' di
numeri fa su MC? L'autore di
queirinfernale aggeggio torna
questo mese alla carica con un
prodotto leggermente più
«morbido i>: un bel programma
per formattare dischetti. Se vi
state chiedendo se disponevate o
o simile,
«spiritosi», vi ricordo che questa
rubrica non serve principalmente
per espandere la propria
biblioteca software, ma,
speriamo, per insegnare qualcosa
a chi l'Amiga non solo lo usa ma
lo programma. E il valore
didattico di quest'articolo non è
certo da poco.
Leggete, leggete...
XFormat
di Alessandro Manotti - Roma
Il programma (come il suo nome fa
dedurre) serve a formattare un disco.
Premetto subito che il progetto origina-
le era molto più ampio, ma ciò avrebbe
causato la scrittura di una mole di dati
molto superiore a quella attuale, quindi
avrebbe perso il suo secondo scopo:
quello didattico, in quanto troppo lungo
e complesso.
In compenso vi fornirò tutte quelle le
idee che mi erano venute in mente,
cosi che potrete realizzarle voi, magari
abbellendolo anche con della grafica.
A proposito: vorrei ringraziare il sig.
Maurizio Mangrella per l'articolo sulla
trackdisk.device (MC n° 83) ed il sig.
Luca Ceccatellì per l’articolo sull'Amiga
Filing System (MC n° 78), che sono stati
a dir poco vitali per la creazione dì
XFormat.
La teoria
Cosa significa (e a cosa serve) for-
mattare un disco?
Beh. cercate di paragonare un disco
appena comprato (quindi senza alcun
tipo di formattazione) ad un enorme
foglio bianco. Se voi provate a scrivere
dei conti su un foglio del genere, dove-
te ammettere che sarebbe piuttosto
scomodo sia per la grandezza del foglio
stesso (magari iniziereste a scrivere di
qua e di là creando un grande «casino»)
sia per la mancanza dei quadretti. Per
programmi (come il comando DIR, op-
pure TYPE, oppure COPY, etc...) che
gestiscono i file tramite le funzioni del-
l'AmigaDOS (tipo Read, Write, Open,
etc...) si viene a creare una situazione
256
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
SOFTWARE
AMIGA
molto simile; l'unica differenza è che
voi potete comunque scrivere qualcosa
sul foglio, mentre tali funzioni non sa-
prebbero dove mettere le mani...
oops... la testina (del drive ovviamen-
te!!!). Bisogna quindi suddividere que-
sto disco «vergine» in tanti «fogli» più
piccoli e tracciare su questi ultimi tanti
quadretti, infine bisogna scrivere in al-
cuni quadretti di certe pagine (vedremo
dopo quali) delle parole chiave, che per-
mettano all'Amiga di sapere che in quel
disco ci sono effettivamente dei dati
scritti da un altro Amiga. A questo pun-
to qualcuno si chiederà: ma come si
può formattare un disco se le funzioni
dell’AmigaDOS non permettono di scri-
vere su tale supporto (domanda da 1 00
milioni!)? Risposta: semplice! Non si
utilizzano le funzioni dell'AmigaDOS!!!
La trackdisk.device
È a questo punto che in entra in gioco
la trackdisck.device. Cos'è? Per una de-
scrizione accurata rivedete MC n, 83
sulla trackdisk.device. Brevemente (per
chi non avesse sottomano quel nume-
ro) dirò che — «un device è una parte
del Sistema Operativo che quest'ultimo
provvede a caricare ogni qual volta ne
ha bisogno». — «Un device è, in so-
stanza, solo un programma con il quale
il S.O, si interfaccia tramite un normale
port. attraverso cui vengono passati i
comandi e gli argomenti organizzati in
una struttura dati detta lORequest».
Ora, grazie alla trackdisk.device pos-
siamo pilotare direttamente le testine
del drive ed i dati che esse scrivono o
leggono, abbiamo cioè il drive nelle no-
stre mani (ghigno maligno)!!!
Come far riconoscere all'Amiga
un disco...
. . ovvero come non far apparire sul
monitor quella maledetta finestrella che
al primo «SAVE AS...» di un menu di un
programma ci esclama qualcosa del ti-
po «mi dispiace, ma il disco non è
AmigaDOS. quindi non posso salvare il
tuo lavoro di una giornata su tale sup-
porto» ed è a questo punto che avreste
voglia di smontare il vostro Amiga tasto
per tasto, e tutto questo solo perché vi
siete dimenticati di formattare un mise-
ro disco. Cos'è che non ha trovato
XFormat
•include ‘stdio.h’
•include "exec/types.h"
•include "exec/aeaory.h"
•include "exec/parts.h"
•include "exec/to.h"
•include "devices/trackdisk.h"
•define N0_ERR 0
•define 031 1
•define OUNDER 11264
•define SECTOR 1024
struct NsgPort «TrackPort , •CreatePortl);
stmct IOExtTD «DiskReq , *CreateExtIOO ;
UBYTE «NainBuffer;
UBYTE CheckOpenDevice;
Heeoryl)
if( (NainBuffer = (UBYTE »)AllocHe«(CYllW)ER , WF.CHIP I IOF_CL£AR)) = NULLI return(ERR);
return (ND_ERR);
void ExitClearO
if (NainBuffer) FreeNendlainBuffer , CYLINBER);
if (CheckOpenDevice) CloseDevice(DiskReq);
if (DiskReq) OeleteExtlOIDiskReq , sizeof (struct IOExtTD) ) ;
H(TrackPort) DeletePort(TrackPort);
pnntf ("\033t0e");
pnntf (•\n\n\033C33tH4 Errore. Paraietri errati.");
printf ("\n\n\033[0«S!NTASSI:\0J3[33« >For«at\033[0« (drive) (note)");
pnntf C\n<dri»e> = ’0’ per il drive DF0-. oppure T per il drive UFI:, etc...");
pnntf C\n\nP.S.: fforaat foraatta soìaaente HICRCFLOPPY (80 cilindri, 1760 settori).");'
printf ("\n\n’l;
_exit();
void Notar 0
DiskReq -) iotdjteq . io_Lenqth = 0;
DiskReq -) iotd_Req . lo Comand = (UNORD)TD MOTOR;
DoIO (DiskReq);
OpenTrackDisk (Ori veSel )
int DriveSel;
int ChangeNua;
if I (TrackPort = CreatePortCDiskPort" , NULL)) = MUU) return(ERR);
ifUDiskReq = CreateExtlOITrackPort , sizeoflstruct IOExtTD))) = NULL) return (ERRI ;
CheckOpenDevice = OpenDevicellchar »)TD.N«C , DriveSel , DiskReq , NULL);
DiskReq -> iotdjeq . io_Co«and = TD_CHAN6ENUN;
DoIO (DiskReq);
ChanqeNu» = DiskReq -> iotd Req . io_flctual;
DiskReq -> iotd_Count = ChangeNu»;
if (DiskReq -> iotd_Req . io_Error) retum(ERR);
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
257
SOFTWARE
AMIGA
l'Amiga per essere costretto ad inviarvi
quel messaggio? RISPOSTA:
1) i primi quattro bytp del blocco zero
(per intenderci, il primo dei due blocchi
in cui si annidano i virus e molti carica-
tori) devono contenere i valori (in esade-
cimale): 44 4F 53 00 oppure la stringa:
DOS\0 (lo «\0» è il codice ASCII 0
utilizzato per informare che la stringa è
terminata):
2) il blocco 880 deve essere riconosciu-
to dall'Amiga come il ROOT-BLOCK (fi-
gura 1):
3) si utilizza un blocco (di solito V 881)
per memorizzare la Free Space (vedre-
mo dopo di cosa si tratta) puntata da
una long word (4 byte) che si trova nel
ROOT-BLOCK,
Dal dire al fare
Come dice il proverbio? Ah, si: tra il
dire ed il fare c’è di mezzo.., l'Amiga
(beh, non era proprio cosi, comun-
que...). Passiamo quindi al fare.
Per formattare un disco tramite la
trackdisk.deviee, si utilizzano gli stessi
comandi usati per scrivere una traccia,
con la sola differenza che invece di
utilizzare il «comando» ETD_WRITE si
utilizza il «comando» ETD-FORMAT (da
notare che esiste anche il «comando»
standard CMD-FORMAT, ma quest'ulti-
mo non controlla se il disco sia stato
cambiato o meno). La figura 2 illustra
tutti i parametri da definire per formatta-
re un cilindro, semplice noi I più attenti
avranno notato che viene fornito un
puntatore ad un buffer, perché? In veri-
tà il «comando» ETD-FORMAT non è
altro che un rozzo ETD-WRITE, ma ci
sono due sostanziali differenze: primo:
se. per esempio, nello scnvere un cilin-
dro tramite ETD-WRITE, si incontra un
settore che contiene uno o più errori
(per es. un «bad sector sum»), non solo
verrà ritornato il numero dell'errore (co-
sa utile), ma il settore non verrà scritto
con i dati richiesti neanche se pregate
l'Amiga in ginocchio, invece al «coman-
do» ETD-FORMAT non importa assolu-
tamente niente se cl sono degli errori
nel settore, lui scrive e basta; secondo:
ETD_FORMAT scrive i dati nel disco in
modo più rapido di ETD_WRITE (molto
probabilmente perché ETD_WRITE si
preoccupa di controllare la validità di
ogni settore in cui scrive, rallentando
quindi, il processo di scrittura dei dati),
Free Space
Chi di voi avrà utilizzato almeno una
volta lo Smart Disk, avrà sicuramente
utilizzato l'opzione Bitmap. Essa per-
mette di visualizzare quali sono i blocchi
liberi e quelli occupati di un dato disco;
come fa Smart Disk ad avere tali infor-
mazioni? Legge la Free Space!
Ma cominciamo dall'Inizio.
La Free Space occupa un solo settore
ed indica quali sono i blocchi disponibili
in un disco gettandola opportunamente
si può ingannare l'Amiga facendogli cre-
dere che il disco sia completamente
pieno, anche se non contiene alcun fi-
le!). È proprio a questo settore che
(segue da p aq 25 71
AnalSinlargc , argv)
char largvU;
printf C\n\033[33»ffor«at VI . 1 . S033C0® Creato Nel 1998 Da Alessandro Nanotti.');
printf CXnSOFTNARE «ADE IN ITALY.'lj
if (argc != 31 SyntaxO j
ìf Ustr«p(argv[l] , '0') = NULLI) return(B);
else if ((strceplargvlll , T) = NULLI) return (11;
else ìf ((strceplargvlll , *2") = NULLI) return(2);
else if ((strceplargvlll , •3”) = NULLI I return(3> ;
else SyntaxO;
Far eatDisk (argv)
char «argvtl;
register int i = 433 , NexSua = B , offset , erri = B;
register char »hyte , *naee , x = 0 , y = B;
long int «lbyte;
DiskReq -> ìotd_Req . ìo Data = (APTRINainBuffer;
DiskReq -> iotdjìeg . io_Co«and = (UMORD)ETD_FORMAT;
DiskReq -> iotd.Req . io_Length = CYLINDER;
byte = (char *INainBuffer;
lbyte = (long int «IKainBuffer;
naie = argv[21;
printf (’\n 00 01 02 03 04 05 06 07 08 89-);
printf C\n 0 \033t43efT\033t0e "I;
* (lbyte) = 0x444F53B0;
DiskReq -) iotd_Req . io_Offset = 0;
DoIO (DiskReq);
if (DiskReq -> iotdjteq . io_Errorl
printf (■\b\b\b\833l42e7?\03310e ■);
>
forloffset = 0 ; offset < 5 ; offset**) «(byte * offsetl = 0;
forloffset = 1 ; offset < 80 ; offset**)
t
lf(x = 9)
x - 0 ;
y += 10 ;
printf <’\n X2d \B33t43rfF\033t0« ■ , yl;
>
else
t
printf ( '\B33t43eFF\B3310e •);
DiskReq -> lotd Req . io Offset = offset « CYLINDER;
DoIO (DiskReq);
ifIDiskReq -> iotdjteq . io_Error)
printf (■\b\b\b\033t42e??\033t0e ');
printf (’XnVnlnizializzazione del disco...');
•(byte * 3) = 0x02;
•(byte ♦ 15) = 0x48;
•(byte ♦ 312) = BxFF;
«(byte ♦ 313) = BxFF;
258
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
SOFTWARE
AMIGA
fanno riferimento programmi che, per
esempio, permettono di sapere quanti
Kbyte sono ancora disponibili nel disco.
La Free Space è utilizzata anche da
alcune funzioni dell'AmigaDOS come
WriteO, etc... (cioè le funzioni che scri-
vono dati nel disco) per sapere in quali
blocchi si possono salvare i dati.
Ma vediamo com'è strutturata e co-
m'è possibile salvare in un solo settore
(512 byte) le informazioni dei 1760 set-
tori che compongono l'intero disco.
Ogni long word è composta da 32 bit.
quindi, se utilizziamo ogni bit per rap-
presentare un settore, possiamo impor-
re che, se tale bit è posto ad 1 , significa
che il settore corrispondente è libero,
cioè può essere riempito con dei dati,
mentre se è posto a 0, significa che dei
dati sono già presenti in tale settore.
Tenendo in considerazione che abbiamo
a che fare con 1760 settori, significa
che avremo bisogno di 55 long word
per descrivere la bitmap dell'intero di-
sco. La cosa è più facile a farsi che a
spiegarsi, spero comunque che abbiate
capito; facciamo comunque un esem-
pio utilizzando lo schema della figura 3.
La long word numero 2 contiene il
valore (in esadecimale) FFFFFFFE, ciò
significa che sono liberi tutti i primi 32
blocchi del disco tranne il primo, perché
il primo bit (ricordo che un numero
binario va letto da destra a sinistra) è
posto a zero (vedi il relativo valore bina-
rio sulla stessa figura); ora dobbiamo
fare un'osservazione molto importante:
per l'Amiga i primi 2 blocchi di ogni
disco risultano SEMPRE occupati, cioè
appena formattate un disco non potete
salvare (utilizzando le normali funzioni
dell'AmigaDOS) più di 900096 byte,
contro i 901120 teorici (cioè 1760 bloc-
chi per 512 byte di ogni settore). Non
c'è modo di far «vedere» alle funzioni
dell'AmigaDOS quei 2 blocchi (nessuna
long word della Free Space può control-
larli), quindi, se volete scriverci sopra
qualcosa, dovete utilizzare le funzioni
della trackdisk.device forzando la scrit-
tura dei dati in tali blocchi (con il famoso
(!) ETD_WRITE o... ETD_FORMAT!).
Vediamo il perché di questa osservazio-
ne: poche righe fa abbiamo detto che il
valore FFFFFFFE indica che sono liberi i
primi 32 blocchi tranne il primo... ma
non essendo controllabili i primi 2 (che
quindi dobbiamo scartare), significa che
i blocchi liberi sono i primi 34 meno il
primo, il secondo ed il terzo. La long
word numero 3 contiene il valore (in
hex.) FFFFFFFC. quindi risultano liberi i
blocchi compresi tra il 33 ed il 64 com-
presi, tranne il 33 ed il 34, ma. a causa
dell'osservazione precedente, i blocchi
liberi sono quelli compresi tra il 35 ed il
66 compresi, tranne il 35 ed il 36 (è
tutto shiftato di due blocchi). Le long
word dalla 4 alla 55 contengono (in
hex.) FFFFFFFF ciò significa che tutti i
blocchi oltre il 66 (osservazione compre-
sa!!!) sono liberi.
Voglio ricordarvi che quando create
una Free Space dovete organizzarla in
modo che sia il ROOT-BLOCK sia il
settore contenente la Free Space stes-
sa devono essere «catalogati» come
•(byte ♦ 314) = 0xFF;
•(byte ♦ 315) = BxFF;
♦(byte + 31B) = 0x03;
•(byte ♦ 3191 = 0x71;
♦(byte + 432) = strlen(argvt21);
Nhile((i < 443) U (Ma*))
t
•(byte ♦ i) = »name;
•(byte • 5111 - 0x01;
forti = 0 ; i < 128 ; i*+) f
•llbyte ♦ 5) = Ne«Sue;
farli = 128 ; i < 184 ; i++)
•llbyte ♦ 128) = 0xC008C037
•llbyte + 156) = 0xFFFF3FFF
•llbyte ♦ 183) = 0X3FFFFFFF
DiskReq -) iotd_Req . loJJf
DoIO(DiskReq);
ìf (DiskReq -> iotd_Req . iojrror)
printf C\n\B33t33«»*« Errore. *
print-f l“\n“);
Notori);
ExitClearl);
void »ain largo , argv)
int erge;
ctiar •argvll;
drive = RnalSinlargc , argv);
printfC\n\nInserisci nel drivi
getcharl);
if (OpentrackDisk (drive) I
wSum -= «llbyte ♦ i);
•llbyte ♦ i) = BxFFFFFFFF;
1 disco da foreattare, poi preei RETURN 1 , drive);
printf("\n\033C33m*M Errore. Non posso allocare la m
printf C\n\n\033[0m - );
ExitClearl);
printf C\n\033[33mZd cilindri
printf (•\n\B33tli');
Notori);
ExitClearl);
printf CVnDisco formattato senza erro r
printf <*\n\n“) ;
Notori);
ExitClearl);
n sono stati foreattati correttamente. ■ , errs);
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
259
SOFTWARE
AMIGA
blocchi occupati, altrimenti correte il ri-
schio di creare nel disco un bel ca-
sino!!!
Dopo questa BOTTA intellettuale (sta
friggendo il mio cervello solo per fare
questi conticini... non oso immaginare
le condizioni del vostro!) vi concedo 10
secondi di pausa per freddarvi le menin-
gi: 1... 10! OK. si riparte!!!
Forse non lo avrete notato, ma nella
figura 3 inizio la descrizione dalla long
word numero 2 ... e la prima che fine ha
fatto? Dovete sapere che anche i 32 bit
della long word contenente il Check-
sum fanno parte della Bitmap, ciò signi-
fica che o si scrive nel settore un corret-
to Checksum, risultando però errata la
bitmap dei blocchi 163-192 compresi,
oppure si utilizza una corretta Bitmap di
tali blocchi ottenendo però un errato
Checksum. Per ovviare all'inconvenien-
te i progettisti del S.O hanno utilizzato
un trucchetto (a dire il vero un po'
scomodo):
1) si calcola il Checksum del settore
ponendo la long word numero 1 pari a
zero;
2) si esegue la differenza tra il Check-
sum ottenuto (cioè quello errato) ed il
Checksum da scrivere per ottenere una
corretta Bitmap;
il risultato di tale differenza nella long
word numero 1;
4) si scrive il corretto Checksum (cioè
quello per ottenere una corretta Bitmap)
al posto del vecchio.
Se ora provate a calcolare il nuovo
Checksum vedrete che risulterà cor-
retto.
A proposito: ho detto che la Free
Space è scritta dalla long word numero
I alla 55; da ciò che ho visto le long
word rimanenti non servono a niente.
II programma
Il programma, come qualsiasi pro-
gramma in C che si rispetti, è suddiviso
in più funzioni.
Riguardo la funzione main non c'è
molto da dire, in quanto si limita a
chiamare le altre funzioni e a verificarne
il loro corretto svolgimento.
ExitClear esce dal programma chiu-
dendo le porte e liberando la memoria.
Motor permette di far partire/fermare
il motorino del drive.
AnalSin controlla la corretta sintassi
del comando. A tal proposito voglio far
notare che per segnalare al programma
in quale drive si trova il dischetto da
formattare non si deve inserire «dfO:» o
«df 1 : » ma semplicemente «0» od «1».
Ho adottato questa soluzione perché la
trovo molto più pratica, a chi non va può
sempre modificare il programma ed uti-
lizzare le parole che più ritiene oppor-
tune.
Syntax si limita a visualizzare il classi-
co messaggio «USAGE» (cioè i parame-
tri richiesti dal programma per il suo
funzionamento).
OpenTrackDisk crea le porte neces-
sarie ed apre il trackdisk.device e prele-
va il CHANGENUM del disco. Ciò signi-
fica che deve essere chiamata DOPO
che il disco su cui si vuole operare è
stato inserito.
Formatdisk è la funzione che provve-
de alla formattazione vera e propria del
disco.
Le variabili «byte» ed «Ibyte» sono
dei puntatori alla zona di memoria utiliz-
zata come buffer; la loro differenza è
che la prima restituisce i valori contenu-
ti nel buffer sotto forma di byte, mentre
la seconda restituisce valori sotto forma
di long word. Come si vede dal listato,
viene innanzi tutto scritto il blocco zero
con la parola chiave DOS (vedi paragra-
fo «Come far riconoscere all'Amiga un
disco...»), poi grazie ad un ciclo for...
next si formattano gli 80 cilindri, si
scrive il ROOT-BLOCK con gli identifica-
tori di tale blocco, si scrive il puntatore
alla Free Space (XFormat utilizza come
Free Space il blocco n. 881, cioè 0371
in hex.), si scrive il nome del disco (a
questo proposito voglio dirvi che il no-
me deve essere preceduto dal numero
di caratteri da cui è composto, pena la
sua mancata lettura al momento del
«validating» del disco al suo inserimen-
to). ed infine si scrive la corretta Free
Space.
Al lancio del programma dovete inse-
rire il numero del drive da usare ed il
nome del disco, pena un rimprovero da
parte di XFormat ed un messaggio che
illustra la corretta sintassi da utilizzare.
Durante la formattazione appaiono due
simboli: «FF» indica che il cilindro è
stato formattato correttamente; «??»
indica invece che il comando non ha
potuto formattare correttamente quel
determinato cilindro.
Riguardo la compilazione del pro-
gramma non c'è nulla da dire: nessuna
opzione è necessaria, mentre è suffi-
ciente collegare le librerie «amiga.lib»
ed «Ic.lib» tramite il linker (es. BLINK).
Il compilatore da me utilizzato è la
versione 5.0, comunque non credo che
si possano avere problemi utilizzando le
versioni precedenti... o successive.
Conclusioni
State calmi, lo so che vi avevo pro-
messo delle idee, ma almeno datemi il
tempo di raffreddare i polpastrelli! Ma
prima devo dire una cosa...
In MC di dicembre 1989 (n. 91) nel-
l’articolo dedicato al calcolo del Check-
sum di un settore (pag. 260), il sig.
Giuliano Peritore afferma che il Check-
sum si calcola sottraendo al valore
SFFFFFFFF tutte le long word costi-
tuenti il settore, eccetto quella conte-
nente il Checksum. Invece, secondo i
miei calcoli, il corretto valore a cui sot-
trarre tutte le long word, eccetto quella
contenente il Checksum, è $00000000
(per il calcolo del Checksum del ROOT-
BLOCK ho utilizzato questo valore con
successo).
Riguardo alle possibili modifiche da
apportare al programma sono le se-
guenti:
1) installare il disco. L'operazione è
possibile in due sistemi diversi: il primo
consiste in una- normale installazione
con un programma in L.M. prefissato; il
secondo sistema è quello di dare la
possibilità all'utente di costruirsi una
libreria su disco di molti programmi per
il BOOT-BLOCK e di poter decidere di
volta in volta quale utilizzare per installa-
re un dato disco;
2) formattare il disco con o senza DOS;
3) decidere quali cilindri si vogliono for-
mattare;
4) verifica di una corretta formattazione
di ogni cilindro (tipo il classico format
incluso nel disco del workbench). Per
verificare la formattazione vi consiglio
di: formattare il cilindro; rileggerlo tra-
mite il «comando» ETD-READ e con-
trollare se la funzione ritorna qualche
errore; in caso negativo, verificare se i
valori letti corrispondono ai valori che
desideravate scrivere in esso.
Sperando che vi siate divertiti (!) vi
prometto di farmi vivo di nuovo tra
qualche mese con un programma che,
se riesco ad ultimare, vi permetterà di
ovviare al piccolo (!) inconveniente sulla
lentezza dell’Amiga nel mostrare una
directory. A presto!
260
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cabinet baby con alimentatore 200W,
tastiera 101 tasti,
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1 disk drive a scelta 360 K o 720 K,
scheda video duale Hercules+CGA,
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coprocessore opzionale 8087.
286 UniSystem 1.295.000
CPU 80286 con clock 6/12 MHz,
cabinet baby con alimentatore 200 W,
tastiera 101 tasti,
1 MB Ram espandibili a 8 MB EMS,
controller AT interleave 1:1,
1 disk drive a scelta 1 .2 MB o 1 .44 MB,
scheda video duale Hercules+CGA,
porta parallela Centronics,
coprocessore opzionale 80287,
0 wait States.
386-SX UniSystem . — 1.695.000
CPU 80386-SX con clock 8/16 MHz,
cabinet baby con alimentatore 200 W,
tastiera 101 tasti,
1 MB Ram espandibili a 8 MB EMS,
controller AT interleave 1:1,
1 disk drive a scelta 1.2 MB o 1.44 MB,
scheda video duale Hercules+CGA,
porta parallela Centronics,
coprocessore opzionale 80387-SX,
0 wait States.
386 UniSystem ..
.. 2.595.000
c
CPU 80386 con clock 20/25 MHz,
cabinet tower con alimentatore 220 W,
tastiera 101 tasti,
1 MB Ram espandibili a 8 MB EMS,
controller AT interleave 1:1,
1 disk drive a scelta 1 .2 MB o 1 .44 MB,
scheda video duale Hercules+CGA,
porta parallela Centronics,
coprocessore opzionale 80387,
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personalizzate o usare gli sprites nei vostri programmi
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distruggendo tutti i virus conosciuti
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parametri quali sync o lunghezza della traccia, calcolatrice, notepad, ricerca di immagini
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SOFTWARE /a 1
a di Vincenzo Folcarelli
Questo mese un contributo
all'impegno tecnico-didattico ed
uno alla simpatia di uno dei più
tradizionali passatempi come il
gioco del Tris.
La prima applicazione è utilizzata
in calcoli di verifiche per strutture
navali, ma evidentemente l'utilità
è nei numerosi algoritmi
matematici e per l'uso del GEM.
La seconda è una funzionale e...
imbattibile versione del Tris
Tris e Carene
di Guido Conio - Torre Annunziata INA)
Sono uno studente di ingegneria di
22 anni. Possiedo un computer Atari ST
ed ho sviluppato due programmi che
ritengo sufficientemente interessanti da
potervi sottoporre. Il primo che è anche
il più complesso essendo costituito da
più di 500 linee di programma scritte
interamente in GFA Basic riguarda lo
studio di un fenomeno fisico, persona-
lizzato nel mio caso alla analisi delle
prove in vasca di un modello di carena,
in cui occorra poter effettuare delle in-
terpolazioni.
Il programma in questione sfruttando
le potenzialità che offre il GFA Basic
permette di gestire quasi tutte le opera-
zioni tramite menu pull-down.
Il programma ha una vita relativamen-
te breve, è stato usato unicamente da
me per effettuare dei calcoli su alcune
prove in vasca di modelli di carena e di
redigere una tesina. Non è quindi esclu-
so che vi possano essere pìccoli bug
che non ho risolto in quanto, essendo
stato sempre io l'unico utilizzatore ed
usando il programma sempre in manie-
ra corretta conoscendone i limiti, sem-
plicemente non li ho ancora trovati.
L'hardware necessario perché tutto
funzioni è composto da un ST in confi-
gurazione minima e monitor monocro-
matico. Non dovrebbe però essere diffi-
cile adattare le routine alle altre risolu-
zioni. Dal momento che ho sviluppato il
tutto per i miei scopi, si vedrà che tutto
fa riferimento a prove in vasca, a veloci-
tà, a RTM, a dati riguardanti il modello
di carena.
Non è però un programma unicamen-
te per Navali in quanto è possibile adat-
tarlo ad altre esigenze ovunque sia ne-
cessario ricercare una funzione polino-
miale di ordine prefissato che interpoli
una serie di punti e ne restituisca il
valore in altri più significativi.
Qualche parola di commento per i
non pratici con problemi di questo tipo.
Durante la progettazione di una nave
si eseguono sul modello in scala delle
prove in vasca atte a determinare la
resistenza dello scafo e ricavare me-
diante l'espressione della potenza (P-
= Velocità* Resistenza) la potenza ne-
cessaria da installare a bordo alle varie
andature. Ciò è di importanza enorme
per un cantiere navale in quanto deve
ricercare il giusto compromesso tra
economia e prestazioni e in ogni caso
deve rispettare le condizioni imposte
dall'armatore pena il pagamento di gros-
se penali.
È importante quindi effettuare le mi-
sure esattamente alle velocità stabilite
per non trovarsi di fronte a sgradite
sorprese al momento in cui l'armatore
fa effettuare la cosiddetta prova in ma-
re. La prova del modello in una vasca
navale è molto semplice, ma occorrono
molta pazienza e attenzione oltre natu-
ralmente all'attrezzatura adeguata che
in Italia pochi istituti possiedono. Un
carro a cui è collegato il modello tramite
un dinamometro viene messo in movi-
mento fino alla velocità di regime a cui
si vuol effettuare la misura. Successiva-
mente vengono letti i valori di velocità e
resistenza misurati. Il problema risiede
proprio qui: occorre misurare anche la
velocità a cui si è mosso il carro per
l'impossibilità della macchina di muo-
versi esattamente alla Velocità imposta-
ta dall'operatore.
Per conoscere il valore della resisten-
za (RTM) all'andatura prevista occorre
per forza di cose ricorrere ad una inter-
polazione che solitamente viene fatta a
mano perché più precisa.
Convinto della capacità del mio com-
£ disponibile, presso la redazione, il disco
con i programmi presentati in questa
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli altri programmi disponibili
sono a pag. 279.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
263
SOFTWARE
ÀTARi
puter dì risolvere il problema, iniziai a
cimentarmi anche perché il tutto poi
doveva essere oggetto di una tesina da
presentare all'atto dell'esame.
Durante la stesura del programma
per scoprire eventuali bug, che inizial-
mente erano frequentissimi dotai il pro-
gramma di alcune routine che sono
state lasciate in sede di revisione pur
sembrando apparentemente inutili.
Questo perché il programma è stato
pensato e realizzato con finalità preva-
lentemente didattiche. Non che io mi
ritenga in grado di insegnare qualcosa a
chicchessia, semplicemente ritengo
che con il programma strutturato in un
modo siffatto l'operatore abbia la possi-
bilità di USARE il programma e non di
essere un oggetto passivo che una vol-
ta inseriti i dati aspetti i risultati.
Mi riferisco alle routine f
Ausiliaria, Calcolo Punto, ed altre che
sarebbero perfettamente inutili se si
credesse ciecamente ai risultati del cal-
colatore (o meglio del programma) e si
utilizzassero unicamente quelli.
Con queste funzioni invece ritengo
che un operatore con questo program-
ma possa studiarci come d'altronde ho
fatto io. È infatti da notare che il pro-
gramma non imposta da solo l'ordine
della funzione interpolante ma si limita a
restituire gli errori con cui la funzione
approssima i punti da cui la funzione è
stata generata.
Sarà l'operatore a decidere quale sarà
l'ordine della funzione ad approssimare
meglio il fenomeno fisico che si sta
studiando.
Ecco quindi che le routine che per-
mettono di calcolare gli errori su di una
funzione inserita dall'operatore (che l'a-
vrà inserita per poter farsi un'idea di
come si sviluppa il fenomeno) assumo-
no un'importanza non trascurabile.
Spero insomma di aver realizzato un
programma piuttosto aperto suscettibile
di tante modifiche anche perché esso è
strutturato in modo da poter aggiungere
quante routine si voglia, purché venga-
no passati gli argomenti in modo esatto.
Si tratta unicamente di aggiungere
un'altra opzione a quelle già esistenti
sul menu pull-down e la relativa sub-
routine. Per quanto riguarda l'attendibili-
tà dei risultati ritengo che essi sì avvici-
nino molto ai risultati ottenibili da un
buon disegno o da programmi di calcolo
più complessi che usano sistemi diversi
di risoluzione.
Come funziona il programma.
Il listato di per sé è già pieno di
commenti per i più esigenti dirò che è
sfruttato il metodo dei minimi quadrati e
per risolvere il sistema di equazioni è
sfruttato il metodo di Gauss (triangola-
rizzazione della matrice) cose queste
1 ks
264
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
SOFT WARE
ATARI
che per chi ha un po' di esperienza con
il calcolo numerico sono estremamente
elementari. Non è in ogni caso questo il
luogo per rispolverare vecchie cono-
scenze. Con i due metodi sopradescritti
si ottengono i coefficienti di una equa-
zione polinomiale di grado prestabilito
tale che sia minima la somma dei qua-
drati dei residui (differenze tra il punto
immesso e il punto approssimato della
funzione).
Particolare è invece l'opzione Com-
pound in quanto permette di spezzare la
funzione in due parti e assegnare l'ordi-
ne ai due spezzoni in maniera separata
utilissima nei casi in cui il fenomeno
fisico dipende da più variabili di ordini
diversi.
Importante è la costruzione della fun-
zione collegante le due funzioni calcola-
te. Il programma calcola le derivate agli
estremi delle due funzioni e imposta un
sistema di equazioni, che passa alla
subroutine risolvente già inserita, tale
da imporre il passaggio per i due punti
estremi, e la conservazione in essi della
tangente. Riprova che tutto funziona
è l'output grafico in cui si osserva che
molte volte occorre scegliere bene il
punto di divisione delle funzioni di ordi-
ne diverso pena il calcolo di una funzio-
ne che appare chiaramente impossibile
che sia caratteristica di un fenomeno
fisico.
Qui si ritorna al concetto di program-
ma come strumento di studio.
Per entrare nel programma più ad-
dentro rimando tutti a leggere il listato
con i relativi commenti che ritengo in
numero sufficiente per chi abbia un
minimo di esperienza di programma-
zione.
Interessante inoltre ritengo la routine
Load-Degas che permette di caricare un
immagine generata con il Degas. La
routine è utilizzata per la schermata di
presentazione anche dell'altro program-
ma: Tris.
Non è un programma eccessivamen-
te complicato che però può risultare
utile a coloro che vogliano listati da
studiare (come desideravo io qualche
tempo fa) per poter sfruttare le possibi-
lità del mouse e del sistema operativo
come i box alarm. In effetti l'algoritmo
usato non è mio, ma di un programma-
tore francese Franck-Olivier Lelaidier Al-
varez che cito per correttezza.
Ultima cosa e poi chiudo: consiglio a
Sono tutti ben fatti e completi (anche
se meglio stare attenti alle edizioni in
quanto nelle prime vi sono madornali
errori), lo son dovuto andare in Svezia
o al corrente che ora
ì in Italia.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
SOFTWARE
di Valter Di Dio
Ogni volta che pubblichiamo un
gioco hna incredibile richiesta di
dischetti sommerge il nostro
ufficio diffusione. Subito seguita
da una serie di telefonate
disperate di quei lettori che per
vari motivi, non riescono ad
avviare i giochi. Da questo se ne
potrebbero dedurre due cose: la
prima è che i lettori sono
interessati più al gioco in sé che
alla rubrica, la seconda che a noi,
come redazione, non conviene
pubblicare giochi visto che
portano solo lavoro in più. In
realtà le cose stanno in tutt'altro
modo, spesso le routine
pubblicate sono molto specifiche
(gestione video in C, trucchi vari
in Pascal, ecc.) e quindi
interessano una ridotta parte dei
lettori, secondariamente dal
gioco si apprende sempre
qualcosa di utile, vuoi la gestione
del video, dei colori o della
tastiera, semplicemente il modo
di scrivere un programma
completo.
Per quanto riguarda il lavoro in
più ... beh, ci fa piacere!
Sono disponibili, presso la redazione, i dischi
con i programmi pubblicati in questa
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli altri programmi disponibili
sono a pag. 279.
Il diavoletto
di Maxwell
di Doriano Brogioli - Busto Arsizio (VA)
I! programma è un gioco, in particola-
re un arcade, ma questa volta l'avversa-
rio non è una flotta di astronavi nemiche
ma l'entropia.
Tutto cominciò quando Maxwell for-
mulò il secondo principio della termodi-
namica: non è possibile trasportare ca-
lore da un corpo freddo a uno caldo
senza utilizzare energia. Ciò ‘significa
che le differenze di calore esistenti ten-
dono ad annullarsi (cioè l'universo tende
alla massima entropia, cioè al massimo
disordine, in cui molecole fredde e cal-
de sono mescolate casualmente).
A questo punto il diavolo ci mette la
coda: si tratta di un diavolo talmente
piccolo da riuscire a distinguere le mole-
cole calde dalle fredde a seconda della
loro velocità, posto in un tubo che colle-
ga due contenitori di gas alla stessa
temperatura. Il diavoletto ha a disposi-
zione una porta, che apre quando una
molecola calda sta passando, nel suo
continuo rimbalzare da una parete all'al-
tra. dal recipiente di destra a quello di
sinistra o una fredda da sinistra a de-
stra, mentre la chiude nei casi contrari.
Dopo alcune ore il recipiente di sinistra
sarà molto più caldo di quello di destra,
senza aver consumato energia, cosa
che dovrebbe essere impossibile se-
condo la legge di Maxwell.
Il gioco
Nel gioco il giocatore fa la parte del
diavolo: deve infatti aprire e chiudere la
porta di collegamento dei due scompar-
timenti in modo da dividere molecole
calde e fredde.
All'inizio del gioco vengono presenta-
te le varie opzioni: informazioni, colori,
massimi punteggi, inizio gioco e fine.
Premendo il tasto «4» il gioco inizia. Lo
schermo appare diviso in due da una
linea verticale, che presenta un varco al
centro. Nelle due parti in cui è diviso lo
schermo rimbalzano le molecole calde e
quelle fredde (riconoscibili per la forma).
All'inizio sono dieci, ma con l'aumen-
tare del -livello esse aumentano.
Per aprire e chiudere la porta si usa il
tasto «Print Screen», quello che gene-
ralmente serve per stampare lo scher-
mo; se non si possiede la tastiera este-
si si deve premere contemporaneamen-
te «Shift» e «Prt Se».
Il trascorrere del tempo è indicato da
una linea orizzontale, posta in basso
nello schermo, che si accorcia gradual-
mente, e, quando si riduce a un pixel,
indica che il tempo è scaduto. La veloci-
tà con cui si accorcia aumenta con il
crescere nel livello.
Se si riesce a dividere completamen-
te le molecole entro il termine del tem-
po, si ricevono dieci punti per ogni
molecola, più un certo numero di punti
proporzionale al tempo risparmiato sul
tempo limite; altrimenti si perde una
vita (all'inizio sono tre) e si ricevono
dieci punti per ogni molecola nel settore
giusto (è indifferente che le molecole
calde siano a destra o a sinistra, l'impor-
tante è che siano divise dalle fredde).
Dopo ogni schermo il livello sale auto-
maticamente (le molecole arrivano a un
massimo di quindici, mentre il tempo
limite si riduce sempre più velocemen-
te). A 500, 1 000, 1 500 punti (ma solo a
quei punteggi esatti) si ricevono 200
punti di bonus.
Il programma
Pur essendo scritto quasi totalmente
in Turbo Pascal, il programma è abba-
stanza veloce su un XT a 8 MHz da
necessitare riflessi molto pronti già do-
po i primi tre/quattro schermi.
Per funzionare correttamente il pro-
gramma necessita di due file: uno per
memorizzare i punteggi più alti (file
«fmax») e un file di 16384 byte conte-
nente l'immagine di presentazione.
Inoltre prima di avviare il programma
si devono caricare gli speciali caratteri
grafici ridefiniti che si trovano sul disco
(vedi su MC n.83 marzo 1989 pag. 228
il programma Charset Editor), perché il
programma usa i caratteri 128 e 129 per
rappresentare rispettivamente le mole-
cole fredde (un cerchio vuoto) e calde
(un cerchio pieno).
La parte fondamentale del program-
ma, quella che corrisponde al gioco
vero e proprio, è registrata anche sepa-
ratamente. con il nome di Maxwell 1.
Pas.
La posizione, la direzione e lo stato
(calda o fredda) delle molecole è memo-
rizzata nella variabile «p»: i campi «.x» e
«.y» sono le coordinate, mentre «.dx» e
«.dy» sono le variazioni sulla coordinata
orizzontale e verticale ad ogni ciclo. Se
266
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
SOFTWARE
MS-DOS
267
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
SOFTWARE
MS-DOS
codici sono memorizzati nella costante
«Imi», poi in Im2 viene posto il valore
di Imi e si modificano i valori corrispon-
denti all'indirizzo della variabile da nega-
re, Ogni volta che si preme «Print Scre-
en» la variabile passa da 0 a 255 e da
255 a 0.
Per chi non lo sapesse, la storia del
diavoletto di Maxwell è a lieto fine:
infatti si dimostrò che il diavoletto do-
vrebbe consumare ugualmente energia
per compiere la sua opera di riconosci-
mento delle molecole: esattamente la
stessa che si sarebbe dovuta usare per
scaldare e raffreddare i due recipienti.
Criminals
di Luca Gambino - Quarto d'Altìno (VE)
Sono un ragazzo di 17 anni che da
poco tempo ha finito un gioco per MS-
DOS con scheda CGA. Lo ho sviluppato
per motivi di velocità e di memoria, in
Quick-Basic V. 2.00 un linguaggio per
me sufficientemente potente.
Passo ora subito a descrivervi di cosa
si tratta: è un adventure ambientato
all'interno di un palazzo, sede centrale
della malavita, dove un poliziotto (non è
altro che il giocatore) ha una missione
da compiere (queste ed altre informa-
zioni sono inserite nel gioco, e possono
essere richiamate con il tasto FIO quin-
di per saperne di più vi prego di andarle
a leggere lì).
Attenzione però, perché il gioco fun-
zioni bisogna prima scompattare il file
«game.com» (contenente un’immagine,
il programma d'inizio e l'interprete bru-
n20). Ho dovuto fare questo in quanto,
avendo sbagliato i calcoli, alla fine del
mio lungo lavoro di programmazione
l'intero gioco è risultato essere troppo
lungo per un singolo disco da 360 Kb.
Ho risolto il problema appunto compat-
tando alcuni file. Il gioco è tuttavia ese-
guibile in tutti i sistemi (tutte queste
informazioni sono contenute nel disco e
possono essere richiamate digitando
semplicemente «leggimi»).
Il gioco
Dopo una breve presentazione, com-
parirà un piccolo menu con 3 opzioni:
1 — per iniziare una nuova partita;
2 — per continuare una partita regi-
strata precedentemente durante il gioco
grazie alla funzione di HELP;
3 — per ritornare al sistema.
Una volta entrati nella prima stanza...
beh, il resto scopritelo da soli.
268
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
§©nrwAiiE aipipilucah’ii'v© ©eugiinalie amuga
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45.000
45.000
45.000
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CLIMATE1.2 69.000
DE LUX PRINT CTO 90.000
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IATION CTO 79.000
EKRIDUT. SISTEMI CTO 45000
45.000
139000
129.000
S©1FTTWAIR1E AMH<GA
UNTO ATTTIBNBMaENT©
POPUIOUS (STRATEGIA) «
THE ARCHON COUECTION (STRATEGIA
SORCERY PLUS (ROLE*PWYNGI
PROTECTOR (SHOOTEM SPAZIALE!
WS VEGAS (CASINO'!
ANI (AVVENTURAI
3W (AVVENTURA!
THE BWCK CAULDRON (AVVENTURAI
EE STOOGES (AVVENTURAI
‘SCACCHI! 3
IC BOUNCER (ARCADE) 3
BU5TERS (ARCADEI 3
NORTH S SOUTH (STRATEGICO ARCADEI 38
(CALCIO STRATEGICO!
SKIOOO (GUIDA GATTO DELLE NEVII
SKRULL (DUNGEON)
ZANY GOLF (MINIGOLF)
l LUOICROUS ICOMBATTIMENTOI
ORAGOMSUIR II (TIPO LASERI
PWYER MANAGER (STRATEGICO CALCIOl
SOFTWARE
di Maurizio Mauri
Dopo circa un secolo, o poco
meno, che questa rubrìca non
appariva, per l'occasione
presentiamo un gioco: Anoid,
ovvero un clone del noto
Arkanoid della nipponica Taito.
Il programma, di per se stesso,
non ha niente di originale, il solito
tema del muro da distruggere a
colpi di pallina, già sfruttato in
decine e decine di software per
MSX. Eppure, nonostante
questo, offre un elevato livello
qualitativo, confrontabile con
quello dei migliori giochi
commerciali.
Lo studio dei sorgenti Idi
lunghezza tale da determinarne
l'automatica esclusione dalla
pubblicazione) ed una attenta
lettura del file di spiegazioni
contenuto sul dischetto, in
vendita secondo le solite
modalità, costituiscono un'ottima
lezione per tutti gli aspiranti
programmatori di video game
Anoid
di Aldo Ghignano - Cuneo
A beneficio di quei pochi che non lo
conoscessero ripeto brevemente l'ante-
fatto e le regole del gioco. Siete una
capsula spaziale sfuggita all'ultimo mo-
mento all'esplosione della nave madre
Anoid. ma caduta sfortunatamente subi-
to preda di una grande trappola. Se
riuscirete ad attraversarne indenni tutti
quanti i trentadue livelli vi sarà conces-
so di risuscitare Anoid.
Il vostro compito è semplice: si tratta
di far rimbalzare una pallina contro sva-
riate disposizioni di mattoncini. usando
la vostra capsula come «racchetta». Ap-
pena la pallina tocca un mattoncino es-
so sparisce oppure precipita recando in
evidenza una lettera.
Se si riesce a fermare la sua caduta
con la navetta, tale lettera determina
l'azione da effettuare: la «E» fa espan-
dere la navetta, la «C» vi permette di
trattenere la pallina decidendo con cal-
ma il momento del rimbalzo, la «S»
diminuisce la velocità, la «L» attiva un
potente laser con il quale è possibile
spazzare via i mattoncini in pochi istanti,
la «D» divide la pallina in tre palline,
aumentando la confusione sul video, la
«B» apre un varco nel muro per permet-
tervi di passare immediatamente al li-
vello successivo, infine la «P» vi regala
una vita aggiuntiva.
Naturalmente cì saranno in giro dei
fastidiosi esseri, messi li apposta per
deviare il percorso della vostra amata
pallina, in modo da aiutarvi a farvela
sfuggire verso il fondo del video. Se ciò
avviene la navetta esplode, e dopo alcu-
ne volte la vostra missione si conclude
con un misero fallimento.
Il programma
Il programma è nato a poco a poco da
un substrato Pascal, successivamente
tradotto, per le parti necessitanti di
maggiore velocità, in linguaggio macchi-
na. Dapprima c'erano solo navetta e
pallina, poi sono arrivati i mattoncini, poi
a poco a poco le lettere più semplici, il
laser, i mostri, le tre palline.
Ci voleva ancora una bella presenta-
zione. possibilmente in movimento. Infi-
ne ho inserito anche l’auto-demo che
parte dopo la seconda presentazione se
nessuno preme spazio.
Il programma occupa oltre 90 pagine
di sorgenti (soprattutto L.M.). Il sorgen-
te Pascal è diviso in un corpo principale
e 3 include file.
Il gioco incomincia praticamente con
il primo di questi file. STAR, che si
occupa della presentazione. Prosegue
poi il corpo principale, che carica i dati
relativi al font di caratteri, agli sprite, alle
disposizioni dei mattoncini e ai mostri.
Inizia poi il ciclo più esterno, che
all'inizio e dopo il game over effettua la
seconda presentazione e aspetta la
pressione di spazio. Se questa avviene
ia parte seguente è eseguita in versione
normale, altrimenti in versione Demo.
Il ciclo principale è costituito in gran
parte dal file di inclusione AUX62J (bel
nome vero?) completamente in L.M ,
che si occupa di:
— muovere la pallina (MOV-PAL)
— far precipitare i mattoncini (CAD-
MATT)
— gestire il laser (LASER)
— gestire l'esplosione dei mostri
(ESPL-MO)
— gestire gli sprite (SPRITES)
— gestire il rimbalzo della pallina con-
tro tutto, navetta compresa e mostri
esclusi (RIM-PAL)
— muovere i mostri e gestirne il rim-
balzo (MUOV-MO)
È disponibile, presso la redazione, il disco
con il programma presentato in questa
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli altri programmi disponibili
sono a pag. 279.
270
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
SOFTWARE
MSX
— gestire le collisioni pallina-mostri
(PAL-MOS)
— gestire gli spostamenti della navetta
(MUOVALI).
La rimanente parte in Pascal genera
in modo casuale i mostri e gestisce la
diminuzione del bonus con il trascorrere
del tempo. Finito il ciclo principale si
controlla il numero delle vite e quindi si
genera il messaggio di game over oppu-
re si passa al livello successivo. Segue
una descrizione sommaria dei metodi di
gestione delle varie entità in gioco.
Presentazione
La presentazione doveva essere
quanto più possibile spaziale: niente di
meglio quindi che simulare un'immer-
sione nella galassia, per far comparire
dopo un certo tempo la scritta Anoid
come fosse un'astronave in naviga-
zione.
Per rendere il movimento si deve
ridisegnare l'universo più volte al secon-
do, usando la classica tecnica cinemato-
grafica dell'animazione, ed ogni volta
con le stelle un po' spostate, ciascuna
per conto proprio a seconda della pro-
pria posizione nello spazio rispetto all'
osservatore. Ho usato l'interlacciamen-
to per disporre la scritta e le stelle su
linee orizzontali alternate (una riga pro-
veniente dalla schermata con le stelle,
una proveniente dalla schermata con la
scritta e così via). A parte il classico
sfarfallamento tutto funziona benis-
simo.
Come tocco finale è stato aggiunto
un bel disegno di una galassia sullo
sfondo, con qualche stella intorno.
Sprite
I 32 sprite forniti dal VDP sono stati
più che sufficienti e sono stati forse
sottoutilizzati rispetto alle loro possibili-
tà. La routine SPRITES si occupa di
passare le loro coordinate e le loro
forme al VDP. prendendole dalle oppor-
tune variabili.
SPRITES inoltre determina la forma
(normale o laser) e le coordinate degli
sprite della navetta rispetto a quelle
generali Xv.Y.
Mattoncini
I mattoncini sono gestiti mediante
l’array Matt: essa contiene a partire da
Matt[0| fino a Matt[233] informazioni
sullo stato del mattoncino (se esiste e
di che tipo è), da Matt[234] in poi i
colori, nel seguente formato:
MattlOI tipo del mattoncino numero 0
Mattili tipo del mattoncino numero 1
Matt[233) tipo del mattoncino numero 233
Matt[234) colore del mattoncino numero 0
Matt[235] colore del mattoncino numero 1
Matt[467] colore del mattoncino numero 233
La corrispondenza fra numero del
mattoncino e posizione in video dello
stesso in figura 1 . Matt è ricopiata all'i-
nizio di ogni livello dall'array Mt, che
contiene colori e tipi di mattoncini per
tutti i livelli, nel formato seguente:
Mt[0..6| 7 byte (dovuti al Basic)
Mt[7..201) 195 byte tipi per il primo livello
Mt(202..396] 195 byte colori per il primo
livello
Mt[397..591| 195 byte tipi per il secondo
livello
Mt[592..787| 195 byte colori per il secondo
livello
Mt| 12097 . 122911 195 byte tipi per il 32esi-
mo livello
Mt[1 2292. .124861 195 byte colori per il
32esimo livello
Sono memorizzati 195 byte anziché
234 in quanto, per semplificare le ope-
razioni di controllo delle collisioni effet-
tuate dalla routine RIM-PAL, le righe 0.
1 e 17 esistono ma non sono mai
occupate da mattoncini (quindi tipo e
colore sono sempre a 0). Questo per-
mette a RIM-PAL di essere attivata pri-
ma della zona in cui cominciano effetti-
vamente ad esserci mattoncini (cosa
necessaria per le collisioni dall'alto ver-
so il basso e viceversa), ma già dentro
ad un’area in cui può effettuare i suoi
controlli senza sbagliarsi ad accedere
all'array Matt.
I colori sono memorizzati nelle array
inserendo direttamente il codice del
prescelto fra i 256 disponibili.
Navetta
La navetta è realizzata come un insie-
me di sprite.
Per muoverla è necessario impiegare
le variabili X (Xv) e Y (Y); basta associa-
re alla pressione del tasto Freccia Sini-
stra (o joy a sinistra) il decremento della
variabile X e al tasto Freccia Destra (o
joy a destra) l'incremento della stessa
variabile. Occorreranno naturalmente
dei controlli per fare in modo che la
capsula non esca dall'area di gioco. Chi
andrà a vedersi i sorgenti noterà che
(per ragioni storiche) la Xv non indica I'
estremità sinistra della barretta, ma l'ini-
zio della parte bianca.
Dato che la forma della navetta non è
molto regolare il rimbalzo della pallina
dovrebbe risentirne, quindi per dar mag-.
giore realismo alla simulazione nella"
routine Life si fa in modo che il rimbalzo
sia differenziato a seconda che la pallina
venga colpita con il centro o con i bordi
della capsula.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
271
SOFTWARE
MSX
Pallina
Se assumiamo come Xs e Ys le coor-
dinate della pallina e ad ogni ciclo princi-
pale del gioco eseguiamo:
Xs:=Xs+Q;
Ys:=Ys+Qy;
Vediamo che a seconda dei valori di
Q e Qy la pallina si muove:
— Q=1,Qy=1 in basso a destra
— Q=1.Qy= — 1 in alto a destra
— Q=— 1.Qy=1 in basso a sinistra
— Q=— 1,Qy=— 1 in alto a sinistra
Con la stessa velocità orizzontale e
verticale, quindi su rette inclinate di
315, 225, 135, 45 gradi.
Per farla muovere con diversa angola-
zione e velocità saremmo tentati di
mettere ad esempio Q=1 e Qy=— 3
(spostamento in alto a destra con ango-
lo di 71 gradi), ma questo farebbe muo-
vere la pallina a scatti, cosa estetica-
mente poco bella (anche se rapida). Per
fare meglio si proceduto in modo diver-
so, eseguendo ad ogni passata del
gioco:
Wx:=Wx+Q;
Wy:=Wy+Qy;
If Abs(Wx) > 3 Then Begin
Xs:=Xs+Sgn(Q); Wx:=0; End;
If Abs(Wy)> 3 Then Begin
Ys:=Ys+Sgn(Qy); Wy:=0; End;
( Sgn non è standard Pascal ma una funzio-
ne )
( costruita in modo da restituire il segno }
{ dell' argomento )
Cioè ponendo ad esempio Q=1 e
Qy=— 1 ogni 4 passate la pallina si
muove in alto a destra con angolo di 45
gradi, ponendo Q=4 e Qy=— 2 si muo-
ve ogni passata a destra di un punto e
ogni 2 (4/2) in alto di un punto, proce-
dendo cosi con un angolo di 26 gradi
(atn(2/4)). Di quanto appena descritto si
occupa la routine MOV-PAL.
Caduta mattoni
Quando un mattoncino viene colpito
può diventare blu e precipitare recando
in evidenza una lettera. La caduta e il
rilevamento della eventuale collisione
con la navetta (che determina l'imme-
diata efficacia della lettera) è gestita da
CADMATT. In pratica un certo numero
casuale determina se il mattoncino col-
pito deve precipitare: se lo deve fare e
ci sono meno di tre mattoncini già preci-
pitanti la sua X viene assegnata al primo
mattoncino blu libero, il quale viene
attivato e dotato di una funzione (lette-
ra) casuale. I mattoncini cadenti disponi-
bili sono tre ed hanno coordinate
Dx!n.ro_matt.], Dy(n.ro_matt.], Quando
la pallina tocca un mattoncino con una
certa caratteristica CADMATT chiama
PMD che provvede ad inizìalizzare le
variabili necessarie all'azione corrispon-
dente. Per rallentare la pallina è suffi-
ciente uguagliare Q a Sgn(Q) e Qy a
Sgn(Qy), per espanderla porre E=26,
per il Laser porre Va=1,... In linea di
massima altre routine si accorgeranno
da opportune variabili dell'avvenuto
cambiamento e agiranno di conse-
guenza.
Mostri
Ci sono 5 mostri in circolazione, in
numero variabile a seconda del livello.
come specificato nell'array Mst che
contiene in ordine il numero di mostri
per ogni livello. Il numero di mostri in
circolazione è in Mn.
I mostri devono girovagare per il vi-
deo, cercando di dare intralcio alla palli-
na. Si è scelto per semplicità di farli
muovere come la pallina, rimbalzando
contro i bordi e contro i mattoncini. Di
questo si occupa MUOV-MOS, che usa
delle variabili analoghe a quelle usate
per le palline: Qm[n. mostro] che gesti-
sce l'incremento della X e Qym|n.mo-
stro] che gestisce quello della Y. Ad
ogni esecuzione del ciclo principale vie-
ne spostato uno solo dei mostri, altri-
menti si muoverebbero troppo veloce-
mente, dato che non è stato adottato
l'accorgimento che per la pallina impie-
ga le variabili Wx e Wy (i mostri si
272
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
SOFTWARE
muovono sempre con incremento oriz-
zontale o verticale +— 1). La stessa
routine si occupa delle collisioni dei
mostri con i mattoncini: il controllo è
analogo a quello da effettuare per la
pallina, con la differenza che i mostri
sono 16 x 16 e il mattoncino urtato non
deve sparire ma rimanere (basta non
chiamare MSIGN).
Normalmente i mostri, mentre girano
per lo schermo compiono movimenti
propri (cubo che gira su se stesso,
insetti che volano....). Questi effetti so-
no ottenuti come di consueto cambian-
do velocemente (ogni 5 cicli principali)
la forma dello sprite che rappresenta il
mostro.
La posizione di ogni mostro è conte-
nuta nelle variabili Xm[n.mostro], Ym[n
.mostro], lo stato dei mostri nella varia-
bile Bj|0..4|. In particolare se:
Bj|n.m.|=0 il mostro sta girando tranquillo
Bj|n.m.)=1 é iniziata l'esplosione del mostro
Bjln.m.) > 1 l'esplosione é in corso
Quando Bj posto ad 1 ESPL-MO capi-
sce che si vuole causare l'esplosione
del mostro: innanzitutto sostituisce gial-
lo e rosso ai colori (CI e C2) del mostro
prescelto, quindi ogni quattro cicli prin-
cipali cambia la forma dello stesso, se-
condo 7 forme diverse che si susseguo-
no nell’ ordine voluto dall’array Es.
Laser
Il Laser è attivato quando si prende la
lettera 'L'. La forma della navetta cam-
bia grazie a SPRITES. e la routine LA-
SER entra in azione, permettendo di
sparare con <SPAZIO> o con il pulsan-
te di fuoco del joy, indicati nel seguito
con «Fire» . Appena Fire è premuto
LASER fa partire un colpo, e aspetta
che Fire sia rilasciato e nuovamente
premuto per farne partire altri (se avete
un joystick con l'autofire esso non fa
altro che simulare continui rilasci e pres-
sioni del pulsante di fuoco, e quindi
riesce a ingannare la routine). Per que-
sta funzione è usata la variabile FI.
Gli sprite che visualizzano i proiettili
sono 4, e LASER si adopera perché più
pressioni di Fire generino uno sparo
continuo.
Contemporaneamente allo sposta-
mento verso l'alto dello sprite visualiz-
zante il colpo viene generato un effetto
sonoro. Precisamente si passa da una
frequenza più bassa ad una più alta
(cioè all'incirca da una nota più bassa a
una più acuta): tale frequenza è conte-
nuta nella variabile Sp,
Il numero di colpi in movimento con-
tenuto in NI (è un numero compreso tra
0 e 4).
Ciascun colpo è definito da una cop-
pia di coordinate (alle quali verrà visua-
lizzato lo sprite) contenute in XI[n.colpo]
e YI[n.colpo), array ciascuna di 5 byte
(LASER per sfruttare al meglio i 4 sprite
non fa partire un colpo finché quello
partito precedentemente non ha supe-
rato la posizione Y=160: per far questo
serve una Yl[4] e la variabile Z).
Quando un colpo è partito occorre
controllare prima di tutto se è in collisio-
ne con mattoncini o mostri e in caso
affermativo eliminarli. Bisogna poi elimi-
nare il colpo se ha raggiunto la fine dello
schermo.
Suono
Il suono nel programma non è di
sicuro la cosa migliore: per la presenta-
zione me la sono cavata con un po’ di
musica casuale, ma mi sarebbe piaciuto
assai più mettere qualche musichetta
tipo Star Wars...
Gli effetti sonori usati sono tutti mol-
to semplici e ne potete trovare tracce
nei manuali. Fanno eccezione le musi-
chette e gli effetti provocati dai matton-
cini cadenti che sono generati grazie
alla routine Music.
INCL62J
Il file di inclusione nominato nel titolo
contiene tutte le routine usate da Anoid
per 1*1/0 su video e su disco.
A qualcuno potrà interessare COPYF,
che carica un'immagine salvata nel for-
mato COPY dal Basic, necessitando di
un buffer Buff di 8K, GWR, che stampa
una stringa sul video partendo dal font
PIPPO +7 (potete usare font salvati dal-
lo SCREEN 1), QWR, che stampa velo-
cemente una stringa di 5 caratteri con
sfondo sfumato (usata per il punteggio)
RD, che legge un file qualsiasi e lo
mette nell'array di cui gli si passa l'indi-
rizzo. VCOPY che effettua movimenti
con operazioni logiche sulla VRAM sen-
za richiamare il BIOS, VIL. che carica
immagini nel formato BSAVE del Basic
e varie altre funzioni.
Aggiungo in conclusione che per i più
giocosi fra voi ho anche messo le vite
infinite e il passaggio di livello istanta-
neo: cercatele, non è difficile.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
273
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SOFTWARE
di Tommaso Paniuso
SAM:
scritte scorrevoli
di Salvatore Festa - Lucerà fFGI
Questo programma serve per visua-
lizzare delle scritte scorrevoli a caratteri
giganti.
Il suo nome è Sam Junior (scritte
scorrevoli) e si divide in due parti:
1. SAM DATA: questa sezione contie-
ne le procedure in linguaggio di macchi-
na che hanno lo scopo di visualizzare le
scritte scorrevoli, di comunicare con le
unità di massa e di svolgere altri compiti
vari che in Basic sarebbero risultati trop-
po lenti. Questa parte costituisce anche
il loader della sezione successiva:
2. SAM JUNIOR: questa è la parte
Basic che ha la funzione primaria di
generare la frase che si vorrà far scorre-
re ingrandita sullo schermo.
Per caricare il programma si dovrà
caricare il SAM DATA e lanciarlo, dopo-
diché bisognerà caricare e avviare SAM
JUNIOR.
A caricamento ultimato, il programma
entra automaticamente in modo edita-
zione. si potrà cosi digitare la frase
(circa 16.350 caratteri) che si vuole far
scorrere ingrandita sullo schermo. In
modo editazione la parte più bassa del-
l'ultima finestra dello schermo (finestra
di stato) è a sua volta una finestra (di
editazione) che visualizza 30 caratteri
per volta del testo inserito; il cursore è
invece rappresentato da due asticciuole
verticali che scaturiscono verso l'interno
della finestra di editazione.
In questa sezione i seguenti tasti (di
editazione) svolgono alcune funzioni
elementari di aiuto alfinserimento del
testo:
CURSORE A destra: serve per avanza-
re di un carattere senza cancellare ciò
che è scritto. Se si preme questo tasto
contemporaneamente allo shift si avan-
za di 27 caratteri per volta.
CURSORE GIÙ: è la funzione inversa
della precedente, permette cioè di in-
dietreggiare di un carattere. Se si usa
questo tasto con lo shift si indietreggia
di 27 caratteri.
È disponibile, presso la redazione, il disco
con il programma presentato in questa
rubrica. Le istruzioni per l'acquisto e
l'elenco degli altri programmi disponibili
sono a pag 279.
HOME: serve per riposizionare il tasto
dall'inizio, nella finestra di editazione.
DELete: cancella un carattere alla posi-
zione cursore, spostando il testo verso
sinistra.
INSert: Inserisce uno spazio, nel testo,
alla posizione cursore.
RETURN: Deve essere sempre premu-
to alla fine del testo inserito. Il suo
scopo è di permettere durante la fase di
visualizzazione uno scorrimento a caro-
sello del testo.
N.B.: è importantissimo che si prema
questo pulsante alla fine del testo, altri-
menti durante la visualizzazione il pro-
gramma uscirebbe dal range della pagi-
na di testo.
Si può inoltre variare la forma ed il
colore dei caratteri della scritta scorre-
vole. nonché leggere o memorizzare il
testo su un supporto di massa, ed alcu-
ne altre funzioni. Per fare ciò è necessa-
rio impartire dei comandi mediante i
tasti funzione. Qui di seguito vi è un
elenco documentato dei comandi:
F3=sprite: Questo comando permette
di scegliere un carattere fra quelli dispo-
nibili sul C64, come carattere usato per
visualizzare la scritta scorrevole. Per
esempio se con questo comando si
sceglie il carattere *. allora tutta la frase
verrà visualizzata con quel carattere.
F5= colore sprite: Con questo coman-
do si potrà scegliere il colore che la
frase inserita dovrà avere in modo vi-
sualizzazione. Per esempio se si preme
il tasto 2, allora tutta la frase sarà di
colore rosso.
F7=colore schermo: Selezionando
questo comando si potrà scegliere un
colore per il bordo ed uno per lo
schermo.
F4=cancella pagina: Il comando ha la
funzione di azzerare tutta la pagina di
testo (16 Kbyte circa).
F6=legge dati:
F8= registra dati: Questi due comandi
permettono di caricare o salvare la pagi-
na di testo su disco o cassetta.
Per la registrazione dei dati è sempre
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
275
SOFTWARE
C-64
SANI JUNIOR
necessario dare un nome al file da
archiviare, ed indicare l'esatta fine del
testo (con eventuali codici aggiunti dal
programma).
Per la lettura dei dati è necessario
indicare il nome del file solo se si acce-
de al registratore; mentre, se si vuole
caricare da disco, il programma leggerà
automaticamente la directory, si può
cosi scegliere il file mediante i tasti
cursore che permettono di avanzare ed
indietreggiare nella directory, la pressio-
ne del «return» serve a selezionare il
file da caricare. Sebbene il programma
utilizzi anche il registratore come unità
di massa, questa periferica non era sta-
ta prevista, per cui non vi sono sezioni
di programma adibite alla verifica di
eventuali errori su tale periferica, al con-
trario di quanto avviene per il disco.
FI =visualizzazione con parametri per-
sonali:
F2=visualizzazione: I due pulsanti fun-
zionano come interruttori permettendo
di entrare ed uscire dal modo visualizza-
zione (in cui il testo inserito scorrerà
ingrandito sullo schermo).
Mentre la F2 usa i parametri imposta-
ti nel programma, la FI usa i parametri
scelti dall'utente.
Si faccia attenzione a non premere F2
se non si ha intenzione di ripristinare i
parametri di default del programma, poi-
ché la pressione di F2 cancella i para-
metri impostati dall'utente.
Si noti che se è stato selezionato un
comando non si potrà richiamarne un
altro se prima non si esce da quello
abilitato. Ogni volta che si seleziona un
comando la finestra di stato segnala
l'operazione scelta ed eventuali mes-
saggi del programma. Qualunque sia il
comando selezionato il «return» serve
per convalidare l'operazione scelta,
mentre il tasto « f » permette di uscire
dal comando ritornando al modo edita-
zione. Ciò ovviamente non è valido per i
comandi relativi ai tasti FI ed F2.
Se il comando selezionato richiede un
input da tastiera allora la pressione del
<i return» non avrà nessun effetto se
non si è digitato nulla. Ciò non è vero
per il comando relativo ad F7 che per-
mette di scegliere due colori distinti per
il bordo e lo schermo, per cui se si
vuole variare uno solo dei due è suffi-
ciente battere «return» alla richiesta del
codice colore che non si vuole variare e
digitare invece il codice per l'altra ri-
chiesta.
Si noti che i tasti di editazìone (tranne
il «return») vengono disabilitati quando
si richiama un comando, fa eccezione
quello relativo al tasto F8 per il quale
sono disabilitati solo INSert e DElete.
Il listato Basic è piuttosto chiaro e
conciso, e già ampiamente spiegato dal-
le numerose note presenti all'inizio di
ogni sezione. Do comunque una spiega-
zione sommaria di quei punti che riten-
go meno chiari. Userò la convenzione di
indicare con il numero di linea la sezio-
ne che in quel punto comincia con una
rem e termina alla successiva rem
esclusa.
La 130 si riferisce alla finestra di
stato.
La 380 memorizza il carattere digitato
all'interno della pagina di testo.
La 470 richiede il nome del file da
usarsi per operazioni di lettura e scrit-
tura.
Alla 520 si usa la dicitura «sprite» per
indicare il carattere rom usato per visua-
lizzare le scritte scorrevoli.
La 1020 inserisce a fine testo un
codice di controllo che permette la vi-
sualizzazione a carosello del testo inse-
rito. Si noti che si possono variare gli
argomenti delle poke per ottenere effet-
ti diversi, per esempio si può far visua-
lizzare una sola volta una eventuale inte-
stazione mentre il resto del testo scor-
276
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
SOFTWARE
C-64
rerà all'infinito.
Con la 1050 si comunica il nome del
file alle procedure di «load» e «save».
Qui di seguito riporto un elenco docu-
mentato delle variabili del programma:
T: variabile locale che esaurisce il suo
compito in una sola linea Basic o co-
munque entro una definita sezione. Per
questo motivo viene usata ripetutamen-
te in più parti del programma, ed il suo
valore viene continuamente settato in
relazione al suo uso.
CF$: è una stringa composta da 30
spazi e viene usata per cancellare le
finestre di stato e di editazione.
ST$: è una stringa contenente, di volta
in volta, i messaggi che il programma
invia all'utente tramite la finestra di
stato.
X,Y: rappresentano il punto sullo scher-
mo dove verrà stampato il primo carat-
tere di ST$.
FZ: rappresenta la funzione che il pro-
gramma esegue in un preciso momento
secondo la seguente corrispondenza:
FZ= 0: visualizzazione con parametri
personali.
FZ= 1: sprite.
FZ= 2: colore sprite.
FZ= 3: colore schermo.
FZ= 4: visualizzazione.
FZ= 5: cancella pagina.
FZ= 6: legge dati.
FZ= 7: registra dati.
FZ= 8: inserimento testo.
IN$: contiene il testo inserito da tastie-
ra durante l’immissione dei dati richiesti
dal programma. Si noti che IN$ non
contiene il testo che si vuole far scorre-
re ingrandito sullo schermo.
LU: indica il numero di caratteri di cui è
composta IN$.
NC: è il massimo numero di caratteri
consentito durante l'immissione da ta-
stiera. cioè il numero di caratteri che
IN$ può contenere. Questa variabile vie-
ne modificata dalle diverse sezioni del
programma in relazione alle loro esigen-
ze di immissione.
A$: è una variabile locale, usata in un
ciclo di GET, che contiene il carattere
digitato in un preciso momento.
A: indica il valore ASCII del carattere
contenuto in A$.
D: indica la distanza fra i messaggi di
convalida ed annullamento operazione,
normalmente «D» ha valore 2.
XI: indica l'ascissa per la stampa del
codice carattere o del codice colore.
L'uso di questa variabile ha permesso la
fusione quasi completa delle sezioni per
la scelta del colore e del carattere da
usarsi per la visualizzazione del testo,
permettendo così di risparmiare memo-
ria e semplificare il listato.
PR: indica la periferica selezionata per
operazioni di lettura e scrittura. PR=1:
tape driver, PR=8: disk driver.
X$,W$,Y$,J$: ritornano il codice dell'er-
rore durante una operazione di lettura o
scrittura dati su disco,
F,C: sono usate per l'individuazione e la
stampa del nome del prossimo file nella
directory.
D1,D2: indicano l'esatto punto in cui
termina il testo inserito. Vengono usate
per l'operazione di archiviazione del
testo.
Vediamo ora la sezione scritta in as-
sembly, contenuta in SAM JUNIOR.
Apparentemente la parte Basic di questa
sezione sembra contenere una protezione
che impedisce di vederne il listato, ciò non è
assolutamente vero, sono stati inseriti esclu-
sivamente dei codici per variarne il colore,
ottenendo una forma più apprezzabile da
osservare. Segue una lista documentata del-
le procedure in linguaggio di macchina usate
dal SAM JUNIOR:
n. label. hex. dee.
01. INCPTR: S7200 (29184)
Incrementa il puntatore per l’inserimento di
un nuovo carattere nel testo, o per lo scorri-
mento del testo inserito.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
277
SOFTWARE
C-64
02. SCROLL: S720B (29195)
Questa è la procedura che fa scorrere il
testo In questa sezione vi è un codice di
NOP (nessuna operazione), tale codice non
ha nessun significato pratico, è stato inserito
solo per testare la funzionalità di questa
procedura.
03. MEMCAR: S7311 (29457)
Memorizza il carattere digitato nella pagina di
testo.
04. CANPAG: $7319 (29465)
Cancella tutta la pagina di testo.
05. VINPAG. $7331 (29489)
Visualizza l'inizio del testo nella finestra di
06. VISPAG: $7339 (29497)
Visualizza nella finestra di editazione 30 ca-
ratteri del testo a cominciare dal puntatore di
testo.
07. FRASSX: $7350 (29520)
Sposta il testo di un carattere a sinistra.
08. FRASDX : $735D (29533)
Sposta il testo di un carattere a destra
09. INSSPA: S737A (29562)
Inserisce uno spazio alla posizione cursore.
10. CANCCR: $73DA (29658)
Cancella un carattere alla posizione cursore.
11. LOAD: $7410 (29712)
Procedura di lettura dati.
12. SAVE: S742F (29743)
Procedura di scrittura dati.
Qui di seguito è dato un elenco delle
variabili, indicate con il proprio indirizzo, usa-
te dal Basic per inviare informazioni alle
procedure in linguaggio di macchina.
$70FE: colore del bordo durante la visualizza-
$70FF: colore del video durante la visualizza-
$7100: carattere con cui rappresentare la
scritta scorrevole.
$7101: colore del testo durante la visualizza-
zione.
$7102: informa la procedura di scroll sulla
fase del programma durante la visualizza-
$71 0E : imzializzazione. Invece di questa va-
riabile viene usata la più efficiente locazione
02, che viene sempre azzerata al reset del
sistema.
La variabile di inizializzazione comunica se
è la prima volta che si è caricato il SAM
JUNIOR, in tal caso il programma azzera
automaticamente la pagina di testo. Anche
dopo un break del programma la pagina di
testo non viene persa, ma dopo un reset, il
SAM JUNIOR interpreterebbe la sua parten-
za come se fosse la prima cancellando la
pagina. In tal caso per i più sbadati è suffi-
ciente sostituire alla linea 30 del programma
Basic l'argomento (2) della funzione di peek
con 28942 ($71 OÉ) assegnando a questa
locazione un valore che non assumerebbe
mai all'accensione del sistema
Basterà poi ricaricare il SAM JUNIOR, o
impartire le istruzioni per il recupero del
programma Basic, per ritrovare il testo inseri-
to senza nessuna variazione. L'altra soluzio-
ne più semplice è di cancellare compieta-
mente la linea 30.
$710F-711E: contiene il nome del file da
usarsi nelle operazioni di lettura e scrittura
dei dati
$71 1F: indica il dispositivo di massa selezio-
$7120: contiene la lunghezza del nome del
file.
$7121-7122: byte basso e byte alto dell'indi-
rizzo di fine testo. Vengono usati durante
l'operazione di archiviazione.
$7123: indica un caricamento rilocato, viene
usata per caricare la directory di un disco
depositandola da SCOOO in poi.
Nelle 352 linee, (in fase di stampa
aumenteranno notevolmente) che il mio Su-
perscript mi indica di aver digitato, spero di
non essere stato troppo pignolo nelle descri-
zioni facendovi annoiare. Il mio desiderio è di
veder pubblicato questo lavoro, che mi ha
tenuto attaccato alla macchina fino alle 2 di
notte per circa 10 giorni
Rinnovandovi i miei più sinceri compli-
menti per l'ottima qualità della vostra rivista
vi porgo i miei cordiali saluti,
Strisce colorate
nel bordo
di William Patti - Pisa
Sia il bordo che lo sfondo all’accen-
sione del C-64 o 128, mantengono en-
trambi due colori diversi. Per cambiarli
di colore, tutti sappiamo che bisogna
modificare le due poke dello schermo:
la 53280 per il bordo e la 53281 per lo
sfondo inserendo due valori positivi
compresi tra 0 e 255 nelle due poke
suddette.
Questa routine in L.M. per C-64/128
in modo 64. (caricatore Basic) inserito
nel ciclo di interrupt, è richiamata ad
ogni sessantesimo di secondo, permet-
tendo cosi di ottenere il bordo di un
determinato colore, ma con delle stri-
sce colorate che si muovono in su e giù
per il bordo, abbellendo cosi il bordo
stesso.
I più esperti potranno sbizzarrirsi con
le loro fantasie a migliorare la routine
inserendo altre funzioni, per es.: cam-
biamento colore del cursore. La routine
è rilocabile e l'indirizzo iniziale è S033C
= Dee. 828; mentre quello finale è
$0353 = Dee. 853.
Essa risiede nel buffer di cassetta,
quindi per cancellarla dalla memoria do-
vete caricare un programma dal regi-
stratore oppure impartire: SYS 64738 e
premere RETURN, in modo di avere la
memoria libera per caricare altri pro-
grammi in Basic o in L.M. e per evitare
spiacevoli conseguenze tipo l'inchioda-
mento del computer (questo se all'inter-
no dei programmi Basic si annidano
delle routine in L.M. con locazione ini-
ziale a 828). **
10 REM STRISCE COLORATE SUL BORDO
15 REM SI ATTIVA CON SYS 828
20 FOR J-0 TO 25 -.READ A: POKE 828+J.A:NEXT
30 DATA 120.169.73.141,20.3.169.3.141.21.3.88.96
40 DATA 162.0.142.32.208.232.224.255.208.248,76,49.234
READY.
Disassemblato commentato
ROUTINE: STRISCE COLORATE NEL BORDO
AUTORE. PATTI WILLIAM
ORIGINE: $033C -
DEC. 828
$033C SEI
$033D LDA #$49
S033F STA $0314
$0342 LDA #$03
$0344 STA $0315
Installa la routine
Mette nel vettore CINV l'indirizzo $0349
$0347 CU
Clear Interrupt
$0348 RTS
$0349 LDX #$00
$034B STX SD020
Poke 53280, X
$034 E INX
$034F CPX#$FF
X=255?
$0351 BNE $034 B
NO- vai a $034B
$0353 JMP $EA31
Si: salta a $EA31 (Routine di gestione delle interruzioni)
278
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
Elenco del software disponibile su cassetta o minifloppy
Per ovviare alle difficoltà incontrate da molti lettori nella digitazione dei listati pubblicati nelle varie rubriche di
software sulla rivista. MCmicrocomputer mette a disposizione i programmi più significativi direttamente su
supporto magnetico. Riepiloghiamo qui sotto i programmi disponibili per le varie macchine, ricordando che i titoli
non sono previsti per computer diversi da quelli indicati. Il numero della rivista su cui viene descritto ciascun
programma è riportato nell'apposita colonna; consigliamo gli interessati di procurarsi i relativi numeri arretrati,
eventualmente rivolgendosi al nostro Servizio Arretrati utilizzando il tagliando pubblicato in fondo alla rivista.
Per l'ordinazione inviare l'importo fa mezzo assegno, c/c o vaglia postale) alla
Technimedia srl. Via Carlo Perrier9, 00157 Roma.
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
279
guida computer
I prezzi riportati nella Guidacomputersonocomunicati
dai distributori dei vari prodotti e si riferiscono alla
vendita di singoli pezzi all'utente finale. Sui prezzi indicati
possono esserci variazioni dipendenti dal singolo
distributore. Per acquisto OEM e comunque vendite
multiple sono generalmente previsti sconti quantità. I
dati sono aggiornati acirca 20-30 giorni prima della data
di uscita in edicola della rivista. MCmicrocomputer non si
assume responsabilità per eventuali errori o variazioni.
Tutti i prezzi sono IVAesclusa.
^ J
ACER
SUR. Srl - via Faentina 175/A. 48100 Ravenna
SHR-500 +/001M-M
SHR-500 +/002M-M, -
SHR-500 +/021M-M -
SHR-500 +/021V-V - f
SHR-91Q/021M M - 801
SHR-910/041M-M 80;
SHR-9I0/041V-S - 8021
SHR-9IO/09IM-M - 801
SHR-910/091V-S - 8021
SHR-915P/021M-M - 8(
SHB-915P/021 V-V - 801
SHR-915P/041M-M - 8(
SHR-915P/041V-V - 801
SHR-915V/041V-M - 80i
SHR-915W041V-S - BOI
SHR-915V/100V-M - 81
1088 640K. FD 2x360K mon 12" monocr
188 640K. FO 360K, HD 20M, mon 12“ monocr
88 640K. FD 360K. HD 20M, mon 14" col
6 512K, FD 1 2M. HD 20M mon 14" monocr
6 512K. FD 1 2M, HD 40M mon 14" monocr
512K, FD 1 2M. HD 40M mon 14" col
6 512K. FD 1 2M, HD 90M mon 14" monocr
512K. FD 1 2M. HD 90M mon 14“ col
86 640K, FD 1.2M, HD 20M mon 14" monocr.
6 640K, FD 1.2M. HD 20M mon 14" col
86 640K, FD 1 2M, HD 40M mon 14" monocr
K. FD I
I. HD 4(
5 RAM 1M. FD I.2M, HD 40M mon
B RAM 1M FD 1 2M, HD 40M m
B6 RAM 1M, FD 1 2M, HD 1001
SHR-1 116/041 M-M - 80386 RAM 2M. FD 1 2M HD 40M mon. 14" monocr
SHR-1116/091M-M - 80386 RAM 2M. FD 1.2M HD 90M mon. 14" monocr
SHR-1116/161M-M - 80386 RAM 2M. FD 1.2M HD 160M mon I4-
86 20MHz, RAM 2M, FD 1 2M HD 40M mon 14"
31 M-M - come SHR-5200/041 con HD 90M
SHR-5200/161M-M - come SHR-5200/041 con HD 160M
SHR-5200/341M-M - come SHR-5200/041 con HD 340M
SHR-1 125/071M-M - 80386 25MHz. RAM 2M. FD 1 2M HD 70M mon 14"
SHR-1125/101M-M - come SHR-1125/071 con HD 100M
SHR 1125/161M-M - come SHR-1125/071 con HD 160M
SHR-1125/341M-M - come SHR-1125/071 con HD 340M
SHR-1 133/101M-M - 80386 33MHz RAM 2M, FD 1 2M HD 100M mon 14"
ACORN
DELPHI SpA ■ Via della Vetrata, Il - 55049 Viareggio (LU)
11290.00
11 590000
13190.00
15290 00
13.990.000
1699000
20900 000
Podule Back Piane
Ethernet Expansion Cara
Floaling Poinl Expansion Card
SCSI Adpier Expansione Card
Interfaccia per drive esterno
ROM Podule
1/0 Podule
Chroma 320 • Scheda geniock per Archimedes
Chroma 335 - Scheda geniock per Archimedes
Chroma 345 - Scheda geniock per Archimedes
Digitalizzatore Wattord
Hawk V9 - Digitalizzatore real-lime 512x256
Colour Converìer per digitalizzatore
Modem Pace Linnet V21/V23
AEG OLYMPIA
la Stephenson. 94 - 20157 Milano
Olystar
Olyslar
Olystar
20/01 F
20/21 F
60/41 H
70/41 F
70/101H
80/41 - E
ar 80/101 -
ar 80/141 -
ar 80/341 -
18-2 10MHz. 540K FD 720K mon 14"
ìe mod 20/01 F con HD 20M
!86 12 MHz, 1M FD 1.44M HD 40M mo
I86sx 16 MHz. 1M FD 1 44M HD 40M n
ne mod 70/41 F con HD 10OM
i 20 MHz, 2M FD 144M HD 40M mon.
i mod 80/41 con HD 100M
16 25 MHz 2M FD 1 44M HD 140M mo
16 20 MHz. 2M FO 1 44'
- 80C88 8MHz, 640K FD 720K H
I0M display LCE
20M display L<
D 40M display
ALLOY
Della Srl Viale Aguggiari. 77 - 21100 Varese
Retriever/40 Dack-up ALLOY interno da 40 Mb per 80286. 80386 e personal
Syslem/2 Model 30
Tape Syslem/2 back-up ALLOY Interno da 40 Mb per Personal System/2
Relriever/120. back-up ALLOY esterno da 120 Mb per 80286 e Personal
Syslem/2 Model 30
Controller IFTFA. del Relriever/120 per XT, AT. 386 e PS/2 Model 30
Adapler TA/2. adattatele del Reliever/120 per PS/2 Model 50,60,80
95.000
1 000 000
1.350000
750 000
115 000
144000
207000
494.000
940 000
1 259000
948 000
1.610000
562000
503 000
1.590.000
2410 000
5.210.000
7010 000
9460 000
9860000
12260000
15560000
18060000
3600 000
4 900 000
6900000
8.500.000
12 650 000
1 150.000
4000000
350.000
350000
A3000 - RAM 1M FD 3.5" + Mouse 1 490000
Archimedes 410/1 Base - RAM 1M - FD 3.5" mon monocr. ris 1280x976 2 690.000
Archimedes 410/1 Colour - come II 410/1 Base con mon colori 3.277.000
Archimedes 420/1 Base - come II 410 Base con 2M RAM e HD 20M 3890 000
Archimedes 420/1 Colour - come II 420 Base con mon colori 4 477000
Archimedes 440/1 Base - come il 410 Base con 4M e HD 50M 5.690.000
Archimedes 440/1 Colour - come II 440 Base con mon colori 6 277000
R140 Workstation - RAM 4M HD 50M 7990000
Monitor Archimedes MR 587 000
Monitor Taxan Multisync 7701 us 1 400.000
Disk drive aggiuntivo (per 410/1) 305.000
Hard Disk 20M + controller (serie 300) 1 182.000
ALPHA MICRO
Alpha MicroSystem Italia SpA
Via Faentina. 175/A - 48010 Fornace Zarattim ( RAI
AMI-JUNIOR - 6800/8086/10 RAM 512K. FO 360K HD 20M mon 14" 6 670.000
AM-1000PC/20 - 80286/68000 RAM 1M. FD 1 2M HD 20M mon 14" 8 790 000
AM-1000PC/40 - 80286/68000 RAM 1M. FD 1 2M HD 40M mon 14" 9 380 000
AM 1000PC/70 - 80286/68000 RAM 1M, FD 1 2M HD 70M mon 14" 11 180 000
AM-1000PC/20 PLUS - 80286/68000 RAM 3M, FD 1 2M HD 20M mon 14" 12 470 000
AM- 1000PC/40 PLUS - 80286/68000 RAM 3M. FD 1 2M HD 40M mon 14" 13060000
AM-1000PC/70 PLUS - 80286/68000 RAM 3M. FO 1 2M HD 70M mon 14" 14860 000
MCmicrocoinputer n. 97 - giugno 1990
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
281
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
283
284
MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
Modem Box V21. V22, V22bis FPC066
Modem tascabile 1200 baud
Modem Board V22, V21
Modem Card V21, V22. V22bis FPC053
4 Modem su unica scheda V21, V22
Monitor 12" BM7502 CGA
Monitor 14" 7BM713 HERCULES
Monitor colore 14” CGA
Monitor colore 14" CGA/EGA
Monitor colore 14” Professional CGA
Monitor 14" OMT per CGA/EGA/VGA/PGA
CORNESTONE TECNOLOGY INC.
Editrice Italiana Software Spa - Via Fieno. 8 - 20123 Milano
CORVUS SYSTEM
guida computer
415.000
331 000
281 000
344.000
776.000
174 000
238.000
439.000
685000
631000
1387000
DPC38620 DC-4023 - come mod. DC-4020 con HD 65M
DPC38625 DC-5110 - 80386 25MHz. RAM 4M FD 1 2M
DPC38625 DC-5113 - come mod DC-5110 con HD 65M
DLT86 DC-8011 - 8086 8/IOMHz, RAM 512K FD 720K
DLT286 DC-8112 - 80286 8/12 MHz, RAM 512K FD 1 44M + HD 20M
DLI386 DC-8212 - 80386 8/16MHZ. RAM 512K FD 1 44M + HD 20M
DR-1240 - Monitor mono 12"
KD-14S2 - Monitor mono 14" VGA
KD-1430 - Monitor colore 14" VGA
DATACOPY
Datatec - Via De Vili de Marco. 46D - 00191 Roma
leicom - Via M Civitall, 75 - 20148 Milano
2.960.000
3.420.000
2990000
3520.000
5670.000
6240.000
7760.000
5.670.000
730GS - Scanner 450 dpi 16 toni grigio
830 - Scanner 300 dpi 64 toni grigio
OCR DATA - Software di ricon caratteri alfanumerici
DATACOPY
Della srl - Viale Aguggiari 77 - 21100 Varese
Jei Reader - Scanner 300 dpi a Irascinamento
730 GS - Scanner 450 dpi 64 livelli di grigio
830 - Scanner 75/300-300/600 64 livelli di grigio
Via Roncali. 9 - 40134 - Bologna
w per rete a IMb/s con 4 staz. di lavor
w per rete a IMb/s con 10 staz di lave
' " 'lb/s con 4 staz di I»
3.750.000
7.950.000
3.920.000
2.650.000
5.380.000
11 950.000
5.820.000
700.000
590 000
1.095.000
1056.000
990000
1 410.000
1 320.000
2.473.000
2.725 00
4 975.000
5.475.00"
250 000
Kit per l'uso di 960KB di memoria a convenzionale MS-DOS
1.250.000
COSMIC (Italia)
Cosmic sr.l. - Via Viaggiano. 70 - 00187 - Roma
Galaxy 90 386/FD - 80386 20MHz. RAM 1M FD 1 2M Tower
Galaxy 90 386/40 - 80386 20MHz. RAM 1M FD 1 2M + HD 40M Tower
Galaxy 90 386/70 - 80386 20MHz. RAM tM FD 1 2M + HD 66M Tower
Galaxy 90 386/110 - 80386 20MHz, RAM 1M FD 1 2M + HD 110M Tower
Galaxy 90 AT/20 - 512K 8/12MHZ,' FD 1 2M + HD 20M
Galaxy 90 AT/40 - 512K 8/12MHZ. FD 1 2M + HD 40M
Galaxy 90 AT/70 - 512K 8/12MHZ, FD 1 4M + HD 66M
5.500.000
6.700.000
7.700.000
9.500000
2350000
3.000.000
3.550.000
4.950.000
CRYSTAL
C.D.C. SpA
Via T Romagnola. 61/63 - 5 6012 Fomacelte (PI)
Monitor Crystal Duai Frequency monocromatico
Monitor Crystal CTX Multisync 800x600
296000
1313.000
DAEWOO
Soico S p A - Via Eridano, 15 - 26100 Cremona
DPC88E DC-1510 - 8088 10MHz, RAM 5I2K FD 720K
DPC88 DC-2010E - 8088 10MHz, RAM 512K FD 360K + HD 30M
DPC286 DC-3010 - 80286 12MHz. RAM 512K FD 1 2M
DPC286 DC-3013 - come mod DC-3010 con HD 65M
DPC386 DC-3210 - 80386 16MHz, RAM 2M FD 1 44M
DPC386S DC-3110 - 80386sx, 16MHz, RAM 2M FD 1.2M
DPC386S DC 3113 - come mod DC-3110 con HD 65M
DPC38620 DC-4020 - 80386 20MHz, RAM 1M FD 1.2M
1340.000
2.300000
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MICROPOWER 1800 - Stesse caratteristiche del 700 con 1800VA
MICROPOWER 350 - gruppo di continuità 350VA
VIK 12-1" - Scheda modem 300-1200 bps, V21/V22
VIK 12-IV - Scheda modem 300-1200-1200/75 bps V21/V22/V23 Video!
VIK 24-1" - Scheda modem 300-1200-2400 bps V21/V22/V22B
VIK - MCA-12" - Scheda modem 300-1200 bps. V21/V22
VIK 12-P" - Modem pocket 300-1200 bps, V21/V22
VIK 24- P" - Modem pocket 1200-2400 bps. V22/V22B
VIK 12-E" - Modem 300-1200 bps, V21/V22
VIK 12-EV" - Modem 300-1200-1200/75 bps, V21/V22/V23 Video!
VIK 24-E" - Modem 300-1200-2400 bps, V21/V22/V22B
VIK 24-EV" - Modem 300-1200-1200/75-2400 bps, V21/V22/V23/V22B
Commutatore elettron ico/software con l'ingresso e 2 uscite
Commutatore elettronico con 1 ingresso e 2 uscite Centronics
Commutatore elettronico con 2 ingressi e 2 uscite Centronics
Commutatore seriale 1 ingresso e 3 uscite
Butter di stampa GPA 727 con 64 KRAM Centronics
Buffer di stampa GPX 232-S con 64KRAM RS232
Convertitore GPX da RS232 a CENTRONICS con 32K butter
Convertitore GPX da CENTRONICS a RS232 con 32K butter
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DECstalion 200 - stessa contigurazione con monitor colore
DECstation 300 - RAM 2M, FD 1 44M + HD 40M mon monocr
DECstalion 300 - stessa contigurazione con monitor colore
DECstation 350 - RAM 2M. FD 1 44M + HD 80M mon monocr
DECstation 350 - slessa contigurazione con monitor colore
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7 940.000
9 500 000
2 890.000
2.400.000
4.900.000
1 100.000
1.800.000
2.850.000
4 700.000
2.300000
3.500.000
1.220 000
260.000
400 000
450 000
500.000
270 000
520 000
310 000
460 000
530 000
660000
175000
145.000
210000
240 000
128000
130000
320 000
240 000
240 000
25.000
4.621000
5494 000
7.541 000
8.41400
12251 000
13124000
990000
1.400000
1.600.000
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6100 E20 - come SPC 6100 con HD 20M 3 450 000
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SD 700 - 80386SX 15MHz, 2M FD 1.44M VGA 3.550.000
SD 700 V40 - come SD 700 con HD 40M 4 750 000
SD 700 V100 - come SD 700 con HD 100M 5 750 000
S 800 V 80386 20MHz, 2M FD 1.2M/1 44M VGA 6.300000
S 800 V40 - come S 800 con HD 40M 7500.000
S 800 V100 - come S 800 con HD 100M 8.500,000
PCT-286A 80286 12MHz, 640K MGA 2 500000
PCT-286A 3 - 80286 12MHz. 640K FD 1 44M MGA 2.700.000
PCT-286A 320 - 80286 12MHz, 640K + HD 20M MGA 3.550000
386 AE - 80386 16MHz, 4M FD 1 2M MGA 5200 0000
386 AE 40 - 80386 16MHz. 4M FD 1.2M + HD 40m MGA 6400000
386 AE 100 - 80386 16MHz. 4M FD 12M + HD 100M MGA 7.400000
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Espansione 1Mb RAM 1 690000
Espansione 4Mb RAM 3.400 000
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QMS PS 810 - Stampante Laser 8 pagine mm RAM 2M 35 Ioni 8900000
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PC Plus Sii - Via Bollano 31 - 20127 Milano
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SP-180 VC - 80 col 100 cps 9 aghi Commodore 345 000
SP- 185 Al 80 col 120/100 cps 9 aghi parallelo (telex) 550.000
SP-2000 Al - 80 col 192 cps 9 aghi parallela+seriale 590000
SL-80 IP - 60 col 135 cps 24 aghi parallela 780.000
SL-80 VC - 80 col. 135 cps 24 aghi Commodore 780.000
SL-92 - 80 col 240 cps 24 aghi parallela+seriale 990 000
SL-230 Al - 136 col 277 cps 24 aqhi parallela+seriale 1 900 000
SL-532 - 136 col 324 cps 24 aghi parallela colori 4 700000
MP-1350 Al 80 col 300 cps 9 aghi parallela+seriale colori 1 190000
MP-5350 Al - 136 col 300 cps 9 aghi parali + set colori 1 400.000
BP-5500 FA - 136 col 462 cps 8 aghi parali. + ser 2.990000
SBP-10 Al - 136 col 800 cps 18 aghi parali + seriale 5 990 000
0P-105 A - A4. B5 5ppm laser parallela + seriale 3.990 000
OP-215 A - A4. B5 15ppm laser parallela + seriale 11.000 000
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Corso Ricci, IO Torte Marconi 17100 Savona
PC RM 100 XT 8088 RAM 512K. 1 FD 360K 1.200.000
PC RM 100/1 XT - 8088 RAM 512K 1 FD 360K+HD 20M 1 970.000
PC RM 200 AT 80286 RAM 512K, 1 FD I.2M+HD 20M 2.550.000
PC RM AT TOWER come RM 200 AT -80286 3.000.000
PC RM 386 TOWER - 80386 RAM IM. 1 FD 1.2M + HD 40M, mon 14" DF 6.450.000
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PCD-2 - 80286 12MHz, RAM 1M FD 1 44M HD 20M mon 12/14" 5 480000
PCD-2L - 80286 12MHz. RAM 1M FD 1 44M mon 12/14" 3.620 000
PCD-2M - 80286 12MHz. RAM 1M FD 1 44M HO 20M mon 12/14" 4 860 000
PCD-2P - Portatile 80286 12MHz. RAM IM FD 1 44M HD 20M 6380 000
PCD-2T - 80286 12MHz, RAM IM FD 1 44M HD 40M mon 12/14" 7890000
PCD-3 - 80386 20MHz. RAM IM FD 1 44M HD 40M mon 12/14" 9490.000
PCD-3T - 80386 16 MHz, RAM 4M FD 1 44M HD 70M mon, 12/14" 12240000
PCD-3TS - 80386 25 MHz. RAM 2M FD 1 44M HD 70M mon 12/14" 14.810000
PCD-3M - 80386 20MHz, RAM IM FD I.44M HD 40M mon 12/14" 8.550000
PCD-3MSX - 80386 16MHz. RAM IM FD 1 44M HD 20M mon 12/14" 5 740 000
PT t8 - Stampante 18 aghi 80 col 240 cps 1 200.000
PT 19 - Stampante 18 aghi 136 col 100 cps 1 400 000
PT 3100 Sampanle 24 aghi 80 col 135 cps 925.000
PT 4100 - Stampante 24 aghi 80/136 col. 225 cps .1 300000
PT 4200 - Stampante 24 aghi 225 cps ! 700 000
PT 4400 - Stampante 24 aghi 136 col 300 cps 2 900.000
PT 44Q0C - Stampante 24 aghi 136 col 300 cps 3 100.000
PT 10 - Stampante laser 512K 4 700.000
PT 6001 - Slampante 9 ugelli 80 col 200 cps 1.490000
PT 6002 Stampante 9 ugelli 136 col 200 cps 1 760.000
PT 90 - Stampante 32 ugelli 156 col 400 cps 3459.000
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HD 45 1 Fasi - HD 45M interno 18 ms 1680000
HD 210 1 Fasi - HD 210M interno 18 ms 3.300.000
HD 20 E Plus - HD 20M SCSI esterno per Mac Plus. SE. Mac II 65 ms 1 250 000
HD 45 E Plus - come HD 20 E Plus con capacità 45M 28 ms 1690000
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HD 100 E Plus - come HD 45 E Plus con capacilà 100M 2.660.000
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HD 1000 1 Plus RXI - come HD 450 1 Plus RX con capacilà 100M 2200000
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PC MASTER 386 SX - IGMHz. IM HD 20M SK DUAL + mon DUAL 14" 2.360000
PC MASTER 386 SX - 16MHz, IM HD 40M SK VGA + mon VGA
colore 14" 3 190.000
PC MASTER 386 - 20MHz. IM HD 40M SK DUAL + mon DUAL 14" 3180.000
PC MASTER 386 - 20MHz, IM HD 40M SK VGA + mon VGA colore 3790000
PC MASTER 386 - 25MHz. CACHE 4M, HD 40M SK VGA + mon VGA
colore 4 900.000
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Vedere istruzioni e modulo a pag. 305.
Per motivi pratici, si prega di non lasciare comunicazioni o chiedere
informazioni (telefoniche o scritte) riguardanti gli annunci inviati.
VENDO
ATTENZIONE
Per gli annunci a carattere
commerciale - speculativo è
stata istituita la rubrica
MCmicrotrade.
Non inviateli a
MCmicromarket, sarebbero
cestinati. Le istruzioni e il
modulo sono a pag. 305.
Per motivi pratici, si prega di
non lasciare comunicazioni o
chiedere informazioni
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riguardanti gli annunci inviati.
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MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
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Annunci a pagamento di carattere commerciale-speculativo fra privati e/o ditte;
vendita e realizzazione di materiali hardware e software, offerte vane di
collaborazione e consulenze, eccetera. Allegare L. 50.000 (in assegno) per ogni
annuncio. Vedere istruzioni e modulo a pag. 305. Non si accettano prenotazioni
per più numeri, né per più di un annuncio sullo stesso numero.
MCmicrocomputer si riserva il diritto di respingere, a suo insindacabile giudizio
e senza spiegazioni, qualsiasi annuncio dietro restituzione della somma inviata.
In particolare saranno respinte le offerte di vendita di copie palesemente
contraffatte di software di produzione commerciale. Per motivi pratici, si prega
di non lasciare comunicazioni o chiedere informazioni (telefoniche o scritte)
riguardanti gli annunci inviati.
Oca System BBS è lieta di annunciare
l’apertura della propria libreria di soft PD e
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telefonare a Voce in orario d'ufficio (0965-
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MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
microMARKET • microMEETING • microTRADE
Desidero che il presente annuncio venga pubblicato nella rubrica:
□ Micromarket
□ vendo □ compro □ cambio
Annunci gratuiti per vendita o scambio di materiale usato o comunque in unico esemplare fra privati.
□ Micromeeting
Annunci gratuiti per richiesta di contatti e scambio di opinioni ed esperienze tra privati.
□ Microtrade
Annunci a pagamento di carattere commerciale-speculativo fra privati e/o ditte; vendita e realizzazione di materiali
hardware e software originale, offerte varie di collaborazione e consulenze, eccetera. Allegare L. 50.000 (in assegno) per
ogni annuncio (lunghezza màssima: spazio sul retro di questo modulo). Non si accettano prenotazioni per più numeri,
né per più di un annuncio sullo stesso numero.
RICHIESTA ARRETRATI 97 >
Cognome e Nome
Indimi
C.A.P Città Prov
(firma)
Inviatemi le seguenti copie di MCmicrocomputer al prezzo di L. 8.000* ciascuna:
* Prezzi per l'estero: Europa e Paesi del bacino mediterraneo (Via Aerea) L. 14.000 Altri (Via Aerea)
L. 20.000
Totale copie Importo
Scelgo la seguente forma di pagamento:
□ allego assegno di c/c intestato a Techmmedia s.r I
□ ho effettuato il versamento sul c/c postale n, 14414007 intestato a: Technimedia s.r.l. Via C. Perrìer n. 9
00157 Roma
□ ho inviato la somma a mezzo vaglia postale intestato a: Technimedia s.r.l. Via C, Perrier n. 9 - 00157 Roma
N.B.: non si effettuano spedizioni contrassegno
CAMPAGNA ABBONAMENTI 97 >
Cognome e Nome
Indirizzo
C.A.P. Città Prov
(firma)
□ Nuovo abbonamento a 12 numeri
Decorrenza dal n
□ Rinnovo
Abbonamento n.
□ L. 63.000 (Italia) senza dono □ L. 66.500 con dono 2 minifloppy Dysan 5" ’/«
□ L. 66.500 con dono 2 minifloppy Dysan 3,5"
□ L 165.000 (Europa e Bacino Mediterraneo - Via Aerea) - senza dono
□ L. 230.000 (USA. Asia - Via Aerea) - senza dono
□ L 285.000 (Oceania - Via Aerea) - senza dono
Scelgo la seguente forma di pagamento:
□ allego assegno di c/c intestato a Technimedia s.r.l
□ ho effettuato il versamento sul c/c postale n. 14414007 intestato a : Technimedia s.r.l, Via C. Perrier, 9
001 57 Roma
□ ho inviato la somma a mezzo vaglia postale intestato a: Technimedia s.r.l. Via C. Perrier n. 9 - 00157 Roma
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Testo dell’annuncio (max circa 350 caratteri)
MC 97
Attenzione gli annunci inviali per le rubriche Micromarket e Micromeeling il cui contenuto sarà ntenuto commerciale-
speculativo e gli annunci Microtrade mancanti dell'importo saranno cestinati sema che sia data alcuna specifica comunicazione
agli autori Per gli annunci relativi a Microtiade. MCmicrocomputer si riserva il diritto di respingere, a suo insindacabile giudizio e
senza spiegazioni, qualsiasi annuncio dietro semplice restituzione della somma inviata In particolare saranno respinte le offerte
di vendita di copie palesemente contraffatte di software di produzione commerciale
Per motivi pratici, si prega di non lasciare comunicazioni o chiedere informazioni I telefoniche o scritte I riguardanti gli
annunci inviati.
Scrivere a macchina. Per esigenze operative, gli annunci non chiaramente leggibili saranno cestinati.
Spedire a : Technimedia - MCmicrocomputer - Via Carlo Perrier n. 9 - 00157 Roma
RICHIESTA ARRETRATI
di
Compila il retro
questo tagliando
e spediscilo
oggi stesso
Spedire in busta chiusa a:
TECHNIMEDIA
MCmicrocomputer
Ufficio diffusione
Via Carlo Perrier n 9
00157 ROMA
CAMPAGNA ABBONAMENTI
Compila il retro
di questo tagliando
e spediscilo
oggi stesso
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Ufficio diffusione
Via Carlo Perrier n 9
00157 ROMA
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MCmicrocomputer n. 97 - giugno 1990
WordPerfect 5.1.
Se è vero che la perfezione non è di questa tetra è anche vero che le si può andare molto, molto vicino. Ma se non
avete mai usato WordPerfect allora ne siete ...ancora lontani! Perché, nella nuova versione 5.1, WordPerfect, il
wordproccssor più venduto al mondo, si è avvicinato ancora di più al senso del suo nome: le novità infatti sono molle e
tutte importantissime. Cominciando da un supporto completo del mouse e del trackhall, dai menù a tendina e dall'help
contestuale alla funzione attiva sempre pronto a soccorrervi (ma non ce n'è bisogno perché WordPerfect è chiaro,
chiarissimo).
Ancora più perfect,
Con WordPerfect 5.1 oggi è possibile collegarsi a file di fogli elettronici e realizzare tabelle che si aggiornano
automaticamente ogni qualvolta si modifica il file originale.
E inoltre grazie ad una speciale funzione è possibile scrivere equazioni utilizzando luiti i simboli matematici. Come
nelle versioni precedenti WordPerfect sa naturalmenle scrivere in bello stile (anche in greco, russo e giapponese), sil-
labare, correggere l'ortografia, generare indici e numerare. Dialoga con estrema facilità con più di 450 stampanti - molle,
come molte sono le lingue in cui è disponibile WordPerfect: ben 39; e si acconlentn di poca memoria perché gli sono
sufficienti 384 Kb. ^ ^
sempre piu
E poi imporla e impagina immagini in qualunque formalo (ed ha una sua biblioteca di figure realizzale con
DrawPerfect) e lavora in sintonia con i suoi fratelli PlanPerrect, DataPerfect. Office e DrawPerfect, al quale è possibile
accedere direttamente da WordPerfect senza passare dal sistema operativo. Pi' Punico wordprocessor a conoscere, oltre
ai sinonimi, i contrari ed è disponibile in diverse versioni per tutti i sistemi operativi/piatlaforme hardware (MS DOS",
OS/2 PM*, Windows®, Atari*, Amiga*, Apple U®, Macintosh®, Unix®, Xenix", Data General®, Vax®, IBM* 370, Next*).
WordPerfect.
C'è altro? C'è ancora molto. Perché WordPerfect 5.1 ha un'assistenza e un supporlo a dir poco ...perfetli e un gruppo
di esperti a vostra completa disposizione telefonica dalle 9 alle 18.
Bull presenta Unix,
l’ambiente universale
per tutti i gusti.
La diffusione di Unix* è ormai
una realtà consolidata ed in rapida
espansione, poiché soddisfattola del-
le più vive aspettative degli utenti
informatici: disporre di un ambien-
te di sviluppo sta
dente daU’hardwai
essendo portabile,
le applicazioni.
Nel mondo Unix, i clienti posso-
no scegliere in assoluta libertà le
apparecchiature ed i software che
meglio si adattano alle loro proble-
matiche. In seguito, possono far
evolvere la loro dotazione informati-
ca certi della immutata validità degli
investimenti applicativi fatti.
D Gruppo Bull ha immediata-
mente percepito questa enorme op-
portunità per i propri clienti e fin dai
primi anni ottanta progetta, produce
e commercializza sistemi standard
Unix e conferma la sua scelta strate-
gica estendendo alle principali piat-
taforme di offerta proprietary l’inte-
grazione con l’ambiente Unix.
Tra ^fondatori di X/Open*. auto-
rità mondiale in materia di sistemi
aperti e di OSF (Open Software
Foundation), Bull è particolarmente
jEBttfègnatà nelle iniziative interna-
zionali volte a definire e diffondere
gli standard informatici.
Questo impegno viene oggi riba
dito con la presentazione della pri-
ma linea di sistemi Unix basati su
microprocessore Motorola 68040.
Anche la nuova linea Unix di Bull
è dotata di B.O.S.* (Bull Open Soft-
ware), l’ambiente software integrato
appositamente disegnato per l’am-
biente Unix, che consente le comuni-
cazioni in un ambiente di sistemi
eterogenei ed offre un’interfaccia
uomo/macchina particolarmente evo-
luta che consente ai non-specialisti di
accedere al sistema per essere aiutati
nelle loro attività professionali.
Oggi il B.O.S. arricchito con nuo-
ve funzionalità come la security e
certificato per conformità al più re-
cente livello dello standard X/Open -
XPG/3, rende la nuova linea Unix di
Bull in grado di estendere in modo
praticamente illimitato le possibilità
applicative dei suoi utenti, di qualun-
que dimensione e settore essi siano.
I sistemi Unix di Bull sono frutti
dell’informatica Bull, risultato delle
attività sinergiche di ricerca che
uniscono il meglio dell’informatica
mondiale.
Worldwide
Information
Systems
Bull
I frutti deH'informatica.
•Uni*